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Autore: Josie5    25/11/2012    10 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(grazie a Jess Graphic per la copertina :3)

11.Di nuovo



- Siamo indietrissimo.

- Lo so ...

- Dobbiamo pubblicare domani e non abbiamo niente ...

- Sai qual è il problema?

- Quale?

- Che abbiamo socializzato troppo col nemico migliore.

Francy aveva in parte ragione.

In parte perchè non è che avessimo poi socializzato sul serio, ma che, per colpa di Parker e quelle maledette foto, avessi problemi col giornale era vero.

Avevamo, poi.

Francy infatti, per colpa di quella storia, non sapeva più tanto bene cosa fare col suo angolo delle foto, sul giornale.

Da quando ero obbligata a “frequentarlo”, anche Francy, automaticamente, lo faceva di più e le belle occasioni, alle feste a cui prima non eravamo mai state invitate, c'erano di continuo.

Ma Parker e i suoi amici erano ormai off limits. Un cartellino pendeva su di loro, mostrandoceli, ma impendendoci di usarli per i nostri scopi. E detta così suonava quasi male, pensai con disgusto.

- Se fosse un giornale su internet, un po' più segreto, che sono sicura che i prof non vedono, farei foto a loro! Non sai quante volte vedo Hoppus che, nella sala professori, quand'è da solo, si infila un dito nell'orecchio e poi se lo mette in bocca!

Alzai lo sguardo su Francy con una smorfia schifata. Stava scherzando, vero?!

In quel momento eravamo di nuovo a scuola. Di nuovo nella mensa, pranzando. Mancava solo Emily che si era ammalata durante le vacanze e continuava ad esserlo, come suo solito nel periodo invernale, considerando il suo fisico cagionevole.

- Però credo che la mia adorata C sparirebbe se Hoppus mi scoprisse a pubblicare quella sua bella foto - realizzò guardando il trancio di pizza.

- Direi di sì - ridacchiai.

- Comunque, pensando a qualcosa di più frivolo! - Fece Francy allegra.

Risi guardandola: sapevo già che piega stava per prendere il discorso. Era il primo giorno dopo le vacanze di Natale e quello a cui tutte pensavano, nell'intera scuola, era Sadie Hawkins, il ballo invernale, che quell'anno, per problemi del consiglio studentesco, era stato posticipato da Dicembre a Gennaio, creando vario scompiglio.

- Non so se possiamo pensare ad altro! Oggi dovremmo solo riuscire a fare una foto - ricordai, ma mi bloccò gesticolando scocciata.

- Sadie Hawkins! Vestiti! Dobbiamo procurarci due vestiti entro questo venerdì! - Si mosse sul posto con una strana eccitazione nel corpo, che sembrava impedirle di stare ferma.

Il tavolo di ragazze di fianco al nostro era in preda alla stessa enfasi, nell'identica modalità e per quell'unico motivo.

- Non ti sono mai piaciuti i balli ... - Cercai di ricordarglielo, anche se in teoria non sarebbe stato necessario: essendo parte del suo carattere.

Lei fece un cenno con la mano per minimizzare. - Ma comprare vestiti ha cominciato a piacermi di più ultimamente ...

Risi, per dissimulare il mio scetticismo. - Fingerò di crederti. Ma ho un piccolo budget, eh. Cecilia ci ha pensato e mi ha dato qualcosa, però una parte mi serve. - Feci ondeggiare il liquido all'interno della mia bottiglietta, pensando che dovevo anche iniziare a sentire in giro per trovare un nuovo lavoro. Anno nuovo, vita nuova e lavoro nuovo, no? - Anche se, in realtà, non ho una così gran voglia di andarci, a questo ballo.

Sadie Hawkins era una festa amata e detestata per lo stesso motivo, l'unico anche a caratterizzarla davvero: erano le ragazze a dover chiedere ai ragazzi di accompagnarle, contro la solita tradizione. Io ci ero andata, entrando nella solita palestra fittamente decorata, solo due volte in quattro anni e solo una volta accompagnata - in prima, quando non ero ancora la ragazza odiata del giornale.

- E' l'ultimo anno! Dobbiamo andarci! Siamo le senior fighe! - Quasi urlò Francy gasandosi.

- Certo - commentai con una smorfia e infilandomi in bocca, distrattamente, un pezzo del toast che avevo comprato poco prima.

Sentii il sapore familiare di pane bruciacchiato e di troppo formaggio. In un certo senso mi era mancato. Sapeva di routine, di normalità per una studentessa come ero io.

Tutto era tornato di nuovo normale, come doveva essere. Tutto tranne una cosa.

- Io ho intenzione di prendere un bel vestito lungo, nero, con uno di quei robi che si mettono sul collo e poi trascini dietro anche con le braccia, hai capito?! O forse dovrei prenderne uno così bello per il Prom; Sadie dovrebbe essere informale in effetti ... - Lasciai che Francy continuasse a sproloquiare, agitandosi sulla sedia. Cosa avesse non lo sapevo.

- Non capisco tutta questa emozione per un ballo idiota. Non sono nemmeno tanto divertenti, soprattutto se non hai la coppia ... - Mi bloccai. - Ma un attimo, a chi hai intenzione di chiederlo? - Forse quello era il motivo di tanta emozione?

Francy rise, arrossendo leggermente. Beccata. -Dici che … Potrei farmi avanti con Jack o Sadie Hawkins è da bambini per gli universitari? - Jack il cassiere del bar.

Sorrisi, avevo quasi temuto puntasse a Kutcher. Quella novità e non un altro “di nuovo” mi avrebbe preoccupato. - Non credo. Stringi le braccia contro le tette e annuirà non capendo altro - incoraggiai ironicamente, facendole il pollice all'insù.

Lei si accigliò, imbronciandosi verso il piatto. - Ma non ho tette!

Tornai a guardare la mensa in generale, distrattamente, mentre lei, persa in quel momento nei suoi pensieri, osservava la pizza accigliata.

Dawn, seduta al tavolo dei “fighi”, scuotendo i lunghi e liscissimi capelli biondi, simili a una cascata d'oro grazie alla nuova tinta, si agitava al suo posto. Ma non nello stesso modo in cui l'aveva fatto Francy fino a quel momento.

Lei era così perchè Parker non si vedeva in giro e non poteva saltargli addosso, per proporgli di andare con lei alla festa. Chiaro.

Parker che era sparito dalla circolazione e non si sapeva dove.

Dalle Hawaii con Billy era tornato: la sua macchina, rossa fiammante, era ben visibile nel parcheggio. Ma in qualche modo era riuscito a sfuggire agli sguardi, e a mensa, lui e Billy mancavano. Anche Kutcher, notai all'ultimo.

Continuai a mangiare, sentendo di nuovo il pane bruciato.

- Domani glielo chiedo - decise poi la mia amica di punto in bianco.

Sorrisi e sperai in un successo, tornando completamente a lei.

Ma in quel momento qualcuno mi toccò una spalla. Mi girai scocciata, preparando già un'occhiataccia, aspettandomi di vedere Parker.

- Max vuole le chiavi della tua macchina - fece Nicholas ritirando immediatamente la mano, neanche avessi potuto morderlo.

- Dopo la storia dell'essere vergine mi sorprende che ci parli ancora - commentai sospirando e girandomi meglio sul posto per guardare lo schiavetto.

- Dovresti ribellarti e ucciderlo! Così posso anche tornare alle mie foto - aggiunse Francy annuendo.

Nicholas corrucciò le sopracciglia in difficoltà. - Ma, ma siamo amici io e lui.

Francy rise, io per rispetto alle sue convinzioni e, forse, ai suoi sentimenti, cercai di stare seria. - Comunque non gli dò le mie chiavi! Che faccia quello che vuole combinare con la macchina di qualcun altro!

Nicholas si grattò la testa di nuovo nel panico. - Ha detto che devi e di non … Essere pesante e di dirti “foto”.

Feci una smorfia e lentamente mi chinai verso la tracolla, l'aprii e dopo aver trovato le chiavi le porsi a Nicholas. Il suono dei miei denti che si digrignavano sembrò sentirsi.

Quelle cose non mi erano mancate e stavo già male: la mia macchina.

- E dove cavolo è sparito? - Gli chiesi prima che potesse scappare, avendo svolto il suo compito.

Mi prese le chiavi e se le infilò in tasca. - Ah, ha detto che deve evitare di farsi vedere troppo in giro, se non in classe, per tutta la settimana.


 

Le mie chiavi finirono rumorosamente sul banco.

Il portachiavi con la piccola mela di New York - o della Apple, dipendeva come lo si voleva intendere, - che mi aveva regalato Elizabeth, per pensare a lei un po' ovunque, sembrò quasi rompersi.

Sospirai alzando lo sguardo. - Cos'hai fatto? - Chiesi preoccupata, ma rassegnata: ormai qualsiasi fosse il danno era stato compiuto.

Parker mi sorrideva. In quelle due settimane si era un po' abbronzato e il colorito donava al verde chiaro dei suoi occhi e ai denti bianchi. Sembrava che entrambi si fossero schiariti al sole, per quanto impossibile.

Era l'ora di trigonometria e quell'individuo era spuntato all'improvviso, poco prima del suono della campanella. Come dal nulla davvero!

- Ti ho fatto il mio regalo di Natale! Ti avevo detto che ti avrei preso qualcosa - rispose ovvio, come se avessi dovuto indovinare senza il suo aiuto, e tremendamente divertito, in modo preoccupante. - Sono bravo, buono e bello. Al contrario di te che non mi hai nemmeno preso qualcosa, stronza. - Ricominciò a camminare per andarsene al suo posto e quando mi passò di fianco mi diede una piccola spinta sulla testa. - Oh, questo mi era mancato!

Mi accigliai portando le mani dove mi aveva colpito. - A me no! E che cosa hai fatto, ho detto!

Francy che aveva ridacchiato per tutto il tempo, mi diede all'improvviso una gomitata.

Mi girai vedendo Hoppus che si accomodava dietro la scrivania. Il professore mi guardò scettico. Ma almeno non avevo detto parolacce e non meritavo occhiatacce.

Gli sorrisi strettamente, con il mio solito sorriso da "professori", rimettendomi composta.

Quando suonò la campanella, alla fine dell'ora, mi alzai di scatto.

Dovevo andare a vedere subito cosa aveva fatto alla mia macchina; così avrei potuto picchiarlo comodamente a scuola, nel parcheggio, senza andarlo a cercare a casa dopo.

- E ti raggiungo che dopo ci appostiamo davanti alla villetta di ... - Francy mimò una palla che si alzava in cielo e supponevo, in qualche modo, che parlasse di Dawn*. - Che ho scoperto dove vive così ... - Finì mimando una macchina fotografica.

Sospirai scuotendo la testa e correndo fuori.

Della neve erano rimasti solo mucchi sporchi e marroni ai bordi delle strade e tanto freddo. Aveva piovuto recentemente e molta neve si era sciolta e il gelo sembrava essere aumentato, insieme allo spuntare di lastre di ghiaccio che compromettevano seriamente alla mia vita.

Anche per quelle non sarei voluta andare a Sadie Hawkins. Non con i tacchi almeno.

Arrivai quindi, cercando di non correre, ma con passo più che sostenuto, alla mia macchina.

Mi fermai ad osservarla: non era rigata ed era esattamente come l'avevo parcheggiata; sembrava non l'avesse minimamente spostata.

Aveva parlato di un regalo, quindi aprii la macchina e guardai nei sedili posterieri: ma niente. Baule: ma niente.

Poi salii nel posto del passeggero, per guardare dentro il cruscotto: ancora niente.

Fermai così la ricerca, perplessa. - Cos'ha fatto? - Chiesi ad alta voce e sospirai, cominciando a guardare sui tappetini. Ma niente anche lì.

Mi arresi facendo spallucce, qualcosa aveva fatto ma sembrava che non fossi in grado di capirlo, non senza il suo aiuto. Guardai davanti a me, sopra il cruscotto, per cercare Francy, che doveva essere in procinto di arrivare, con lo sguardo.

Ma così lo vidi. In quel momento.

Sapete quei gingilli strani che ci sono a volte dietro, a volte davanti, nelle macchine? Quelli che muovono la testa, collegata al corpo con una molla, mentre la macchina va?

C'era quel robo sopra il cruscotto della mia macchina e mi chiesi come avessi fatto a non notarlo prima.

Era un babbo Natale sopra una tavola da surf. E almeno era piccolo.

Il problema del babbo era la testa. Di quelle di plastica, apribili, in cui poter mettere la foto che si preferiva.

E c'era quella di Parker che sorrideva: si era anche impegnato.

- Che idiota - commentai freddamente e sbuffai sporgendomi per prenderlo e buttarlo via, o venderlo a qualche cheerleader. Di tutto, ma lontano dalla mia vista!

Cercai di alzarlo senza molti sforzi: ma niente. Mi accigliai provando con più forza: ma niente.

Mi sporsi meglio per guardare e aprii la bocca sconvolta.

COLLA. Aveva usato della colla per attaccare quella cazzata sul mio cruscotto!

Provai di nuovo a toglierlo, forse quello strato trasparente che vedevo sotto la tavola da surf non si era ancora seccato del tutto.

Provai con due mani, forse non era davvero così resistente, ma niente.

Mi portai le mani alla testa, disperata.

Aveva anche messo colla nei bordi della testa, da dove si poteva aprire, per non farmi cambiare foto.

Cominciai a vedere, ai lati del mio campo visivo, fisso e incredulo su quel maledetto regalo, la massa di studenti che in ritardo se ne andavano a casa.

Appoggiai la tracolla e uscii, tutta una furia, dalla macchina, sbattendo la portiera. Chiusi e marciai verso il ragazzo che avrei presto ucciso.

Francy che mi stava già venendo in contro mi sorrise. - Oddio, cos'è quella faccia? Che ti ha fatto? - Chiese, un po' indecisa se ridere o meno.

- Mi ha attaccato, con la colla, un souvenir al cruscotto e lo uccido - risposi ringhiando. Era stata una chiara provocazione e se aveva voglia di litigare l'avrei accontentato.

Avevo già avvistato il nemico, i suoi capelli tra la folla, non facilmente mimitizzabili. Ero a metà della strada per raggiungerlo, ma Parker era velocemente arrivato alla macchina e salutando solo leggermente i suoi amici si stava infilando dentro.

Ignorando tutto mi misi a correre, sentendomi più decisa che mai a vedere sangue su quell'asfalto.

Non mi sarebbe mica sfuggito! Pensai “furbamente”, aumentando sempre di più la corsa e rendendomi conto che nelle prossime lezioni di ginnastica, prima di cominciare a correre, avrei dovuto visualizzare Parker e il suo viso alla meta. Ci avrei dato l'anima, come in quel momento: di tutto per ucciderlo il prima possibile.

O forse non sarebbe stata una buona idea, come in quel momento. - Eve, il ghiaccio! - Mi urlò Francy.

Il ghiaccio. Avevo dimenticato il ghiaccio, ma in quel momento continuavo a non farci caso.

Parker, come molti, sentendo Francy urlare si era girato dalla mia parte.

Lui vedendomi sorrise divertito, mentre decelleravo ormai vicina.

- Parker! Ti uccido! - Sbraitai, per rendergli chiara la sua fine che credevo prossima.

Ma a fregarmi non fu la corsa. Fu la frenata.

Scivolai.

Scivolai su un'enorme lastra di ghiaccio.

E in avanti.

Non pensavo fosse fisicamente possibile cadere in avanti scivolando. Ma io sfidavo evidentemente la fisica.

Vidi solo Parker a cui spariva il sorriso e poi il marciapiede.

Sentii molte risate ma anche alcuni versi preoccupati: probabilmente di Francy e qualche primina che non mi conosceva.

Io intanto avevo sbattuto per terra col mento. Ero riuscita a bloccare la caduta solo con una mano ottenendo come risultato di farmi male in due punti diversi e quasi insaccarmi un dito senza attutire niente.

Dopo un attimo di smarrimento cercai di sollevarmi con la mano sana, mentre portavo quella insanguinata verso la bocca. La botta l'avevo presa col mento e coi denti di sotto. Un male cane.

Sentii delle braccia che mi aiutavano a tirarmi su e alzai lo sguardo, cercando gli occhi scuri di Francy, ma ne trovai un paio chiari.

- Che idiota! - Mi sgridò Parker, serio, facendomi mettere in piedi strattonandomi.

Cominciavano a bruciarmi anche le ginocchia e sentivo di essermi rotta i jeans, ma in quel momento pensavo solo alla mia bocca.

Parker mi trascinò, afferrandomi per una spalla, verso la sua macchina. Io ancora non fiatavo.

Francy ci raggiunse mentre lui apriva una portiera posteriore e mi obbligava a sedermi. La sua presa sulle spalle mi sembrò di sentirla solo in quel momento, forte e ferma; la sentii nonostante il dolore e il sapore metallico in bocca, che avevano tutta la mia concentrazione.

- Stai bene? - Mi chiesero insieme.

Io continuavo a tenere la mano sulle labbra. - Credo di aver perso un dente - risposi incolore sentendomi gli occhi caldi e quasi nel panico non osavo spostare la mano o fare niente per verificarlo. Sentivo solo un gran male alle gengive, dove dovevano esserci due denti e il gusto del sangue sulla lingua.

Mi furono tutti e due addosso.

Francy mi spostò i capelli da davanti al viso. - Fai vedere!

Parker senza tanti preamboli mi afferrò il polso per cercare di spostarmi la mano e, dopo un po' di resistenza, mi arresi.

Francy immediatamente si spostò per cercare qualcosa dentro lo zaino.

Parker mi lanciò uno strano sorriso, non l'avevo mai visto e sembrava essere in qualche modo di incoraggiamento, mi stava dicendo di calmarmi, che non era niente. Ritirai quell'unica mezza lacrima che stava per uscire davvero, mentre lui premeva leggero un dito sul labbro inferiore per spostarmelo in basso e controllare. Lo guardai disperata cercando il suo sguardo.

- Okay, stai calma. Ci sono tutti i denti - fece ridendo e incrociando gli occhi coi miei; il suo dito che cambiava pressione sulle mie labbra.

- Sicuro? - chiesi un pelo più rilassata.

Francy tirò fuori una bottiglietta d'acqua e dei fazzoletti e fece spostare Parker. Ne bagnò uno e cominciò a pulirmi il mento, facendomi male attraverso la pelle alla gengiva. - Un po' di sangue, ti sei sbucciata il mento, ma direi che va tutto bene - disse anche l'altra, sorridendo.

Parker rise appoggiandosi alla portiera. - Che bambina.

- Oh, Parker, ho visto il tuo sguardo preoccupato eh! - Fece l'altra maliziosa.

Parker si accigliò.

Francy mi osservò per bene il mento. - Conosco gente che per robe del genere si è beccata i punti. Hai un culo assurdo - mi diede un buffetto sulla guancia.

- Chiamalo culo - borbottai controllando con la lingua se i denti si muovevano. - Ma si muovono i denti, non è che mi si staccano?! - Chiesi riniziando a disperarmi.

Spuntarono Billy e Kutcher evitando a Francy di rispondere, esasperata. - Che volo, Gray! - Fece il primo e tutti e due scoppiarono a ridere.

- No, la cosa migliore è stata Parker da infermierina che le correva incontro disperato! - Sottolineò il secondo dando una gomitata al sopracitato.

Parker li fulminò. - Non ero disperato!

- E correva! - Rincarò la dose Billy.

Io guardai Parker che si arrabbiava sempre di più. Mi venne da sorridere e per due secondo non pensai ai denti.

- Sentite, se mi muore la schiavetta chi mi pulisce la camera fino alla fine dell'anno?! - Chiese retorico sbuffando. Poi mi guardò. - E adesso puoi andartene, ferita di guerra, mi insanguini tutto e mi fa abbastanza schifo.

Mi alzai tranquillamente, notando di avere sul serio i jeans rotti. - Sei tu che mi hai portata qua - gli ricordai toccandomi il mento.

- Gray, devi capirlo, non vuole farsi vedere in uno stesso punto per troppo tempo. Potrebbero avvicinarlo sennò! - Spiegò ovvio Billy, mettendosi di fianco a Parker e sorridendo ironico.

Kutcher si avvicinò invece a Francy che aveva accennato ad allontanarsi. - Sì, sennò le ragazze lo assalgono per chiedergli di accompagnarle a Sadie Hawkins - aggiunse l'altro prendendolo in giro.

Parker si accigliò e, dopo aver dato uno spintone a Billy, marciò verso il sedile del guidatore. - Guardate che è vero! Sadie Hawkins è un ballo orribile! - Sbuffò, con l'orgoglio ferito e si chiuse dentro la macchina.

Billy rise andandosene e non aggiungendo altro con noi.

Kutcher rimase lì, mentre io mi chiudevo la portiera dietro. - E, Reed, a proposito del ballo ... - Cominciò.

Francy alzò la mano per bloccarlo. - Le donne invitano! - Poi sorrise e mi trascinò via.

Kutcher ci rimase un po' male, corrucciandosi.

- Ma io dovevo picchiare Parker ... - Mi ricordai mentre evitavamo la lastra di gelo, tornando indietro.

- Su, Eve, pensiamo alle foto!

- Ma i miei denti ... - Mi lamentai borbottando.


 

Il giorno dopo pensai di prendere la cosa con filosofia.

Non avevo mai capito bene quel modo di dire ma avrei fatto così.

Sul giornalino, infatti, come foto del mese, ero finita io.

Respirai profondamente guardando il giornalino che avevo dovuto autorizzare proprio io.

Non credetemi pazza. Era stato Parker. Come sempre.

Parker, il babbo Natale che mi aveva osservato ridendo quel mattino, muovendo la testa su e giù di continuo.

Parker il pomeriggio prima mi aveva inviato la foto per MMS, fatta da non sapevo nemmeno chi, di me per terra.

Si vedeva anche leggermente Parker che si era avvicinato e faceva per chinarsi, ma era il dettaglio trascurabile.

E vabbè, com'era prevedibile, mi aveva obbligata a metterla sul giornale.

Me la prendevo con filosofia perchè in effetti, se non fosse stato per quella foto, il giornalino per quel mese avrebbe fatto senza, e la mia era tra le meno imbarazzanti che fossero mai state pubblicate. Anche se alla gente era piaciuta comunque: l'odio nutrito nei miei confronti si era rivelato utile.

Ma odiavo Parker comunque. E il brutto era che non potevo nemmeno vendicarmi.

- Non so cos'hai, davvero, in questo periodo - mi fece Luke.

Quel mattino eravamo stati noi due ad arrivare per primi a scuola. Avevamo montato su il solito tavolino nell'atrio, il punto vendita invernale, e via come ogni mese.

- Perchè? - Chiesi rileggendo per l'ennesima volta gli altri articoli.

- Sei diventata amica di Parker, ti fai vedere sempre in giro con lui. Poi metti una tua foto sul giornalino! - Elencò.

Cominciai a guardare un gruppo di ragazze che si avvicinavano, non preoccupandomi molto del sermone che sapevo star per arrivare.

- Non è mio amico e ti preoccupi troppo di tutto, Luke. - Sospirai posando gli occhi su di lui.

- Mi preoccupo per te - rispose all'improvviso dopo un attimo di silenzio.

Alzai le sopracciglia. Il gruppetto però ci interruppe chiedendo dei giornali. Glieli porsi e presi i soldi tranquillamente, cercando di far passare secondi dall'ultima frase di Luke.

- So badare a me stessa - risposi alla fine, sorridendo appena le ragazze si allontanarono.

Lui sbuffò. - Non sembrerebbe!

Mi accigliai di nuovo guardandolo scettica. - Luke, se sei di mal umore me ne vado e ti lascio fare, eh!

Si imbronciò ancora di più ma non rispose.

Tornai al giornale, per cercare così di ignorarlo. Quella volta Nicky aveva trovato una cosa carina da scrivere da solo: inizia a rileggere il suo articolo con fare orgoglioso.

- Noi siamo amici, no? - Mi chiese all'improvviso.

Alzai gli occhi dalle pagine stampate, poi lo guardai, abbozzando un sorriso. - Sì, anche se mi maltratti.

- Tu maltratti la gente - ribatté grattandosi la testa.

Feci una smorfia. - Non è vero.

- Invece sì e proprio per questo non stai particolarmente simpatica a tutti. Che Parker mostri interesse per te va fuori da ogni legge del mondo: c'è qualcosa sotto; non mi fido di lui. In qualche modo ti farà stare male, davvero male e siamo amici e vorrei evitarlo - confessò velocemente.

Non capivo se quella inutile preoccupazione fosse carina o solo innecessaria. - Non ci saranno mai modi in cui potrà ferirmi, tranquillo Luke.

Era insoddisfatto dalla mia risposta ma ormai si stava arrendendo. -Spero sia vero.


 

- I posteri la chiameranno “La profezia di Luke” - commentò Francy ridendo.

Scossi la testa divertita. - A volte è troppo melodrammatico.

Lei sbuffò d'accordo. - Come va, comunque? - Mi chiese sorridendo e indicando il mento.

Stavamo andando verso i bagni: Francy aveva bisogno e io ero l'ufficiale accompagnatrice. Emily stava ancora male e cominciavamo a temere che si perdesse il ballo.

- A me preoccupavano i denti, poi del resto amen. - A parte le antiestetiche crosticine, mi era andata effettivamente bene come aveva detto Francy.

Lei mi mimò un okay col pollice ed entrò in bagno. Io l'aspettai fuori: i bagni puzzavano perennemente a fumo e mi scocciava intossicarmi.

Cominciai a dondolarmi sul posto, annoiata, mentre le ragazze che passavano mi osservavano ridacchiando.

E intanto io non capivo perchè i coinvolti nelle foto si lamentassero sempre così tanto: quella era l'unica conseguenza e non era poi un granchè; risate, cosa potevano fare di male? O forse c'entrava che cambiasse la mia condizione sociale da quella dei soliti fotografati e che a me, dopo tutto, non importasse poi troppo; non di una caduta sul ghiaccio.

Persa nei miei pensieri, riuscii comunque a sentire, quasi fosse stato un rumore strano, la porta del bagno dei maschi aprirsi e poi richiudersi. Mi girai, verso il rumore, vedendo Parker, bello e tranquillo, che usciva.

Lo guardai scettica, capendo subito che si era nascosto lì dentro di proposito e che quindi stava sul serio continuando col suo piano di tenersi lontano dalle ragazze.

Quando mi vide - gli occhi verdi tornarono su di me, veloci, dopo un'occhiata che era sembrata non sfiorarmi, - alzò le sopracciglia e si avvicinò. - Quel tocco di marrone sotto il mento richiama il colore dei tuoi occhi! - Commentò con tono galante, come se mi avesse fatto chissà quale complimento.

Mi accigliai guardandolo male. - Con queste frasi conquisti le donne? - Chiesi ironica.

Lui rise. - No, basta la mia bellezza - fece ammiccando e fermandosi di fianco a me, contro il muro.

- Che cazzata - commentai distogliendo lo sguardo. Ma in effetti se non fosse stato Parker così Parker e se non l'avessi conosciuto, quel semplice occhiolino avrebbe avuto un altro effetto: a un'altra persona quell'occhiata sarebbe sembrata sincera e avrebbe bloccato il respiro. Mi accigliai mordendomi le labbra a sangue per aver avuto davvero quel pensiero.

- Che balla - rispose a tono.

Tornai a guardarlo, acida come al solito. - Ti stai ancora nascondendo? - Chiesi per cambiare argomento.

Lui annuì convinto. - E sono serio. L'anno scorso sono arrivato a quattordici richieste! La gente non capisce che se vado con la coppia devo restare con la coppia! - Disse come se quella fosse stata una qualche strana assurdità. Ma per lui, che probabilmente aveva pianificato cose ben precise per il ballo, in effetti la era.

- I balli, sai, sarebbero fatti per andarci in coppia. - Sorrisi ironica.

Mi osservò. - Gray, sarai la prima a entrare senza il partner Venerdì.

- Chi te lo dice?! - Chiesi punta nell'orgoglio e mettendomi dritta per bene. Anche se sapevo che era la pura e semplice verità.

- Dovresti invitare tu qualcuno al ballo e non lo farai mai. - Rise con quel fare da ragazzo popolare: da sono migliore di te; ti sto provocando e me la stai dando vinta.

- Scommettiamo? - Proposi girandomi con tutto il corpo verso di lui e, senza rendermene conto, dandogli solo corda.

Lui fece lo stesso. - Non valgono i due sfigatelli del tuo giornale - mise subito in chiaro e assecondandomi del tutto, senza la minima esitazione.

Increspai leggermente le labbra: avevo subito pensato a Luke, in effetti. - Va bene - risposi però convinta.

- E se vinci tu? - Chiese sorridendo. Era un sorriso di vittoria già chiara; negli occhi verdi sembrava già vedersi il riflesso di quello che era convinto sarebbe accaduto. Ma non avrebbe vinto lui, non l'avrei permesso.

- Se vinco io ti farai fare una bella foto imbarazzante per il giornale; senza censura - proposi, mordendomi le labbra: già pregustavo la foto del prossimo mese e la mia piccola vendetta.

E porsi la mano pronta a stringerla.

Lui rise, non cedendo né nello sguardo, né nella postura; nessuna traccia di disagio, di dubbio. - Che fissata.

- Tu? - Chiesi sbuffando e sicura di me quanto lo era lui.

Mi osservò: il verde chiaro divertito; ci pensò un attimo, sembrò trovare qualcosa, poi parlò: -Se vinco io e vieni alla festa senza coppia, io potrò cambiare una delle tue condizioni nel ricatto.

Provai a fare velocemente mente locale delle cose che avevo detto, stipulado quella nostra sorta di contratto, e la clausola che principalmente mi ricordai fu la storia del: “Niente contro la legge! E con questo intendo anche che non ti faccio copiare i compiti”. Accigliata all'idea, che nel caso avessi perso, sarei tornata a fare quelle cose ritirai un po' la mano.

- Questa perdita improvvisa di sicurezza? - Chiese prendendomi in giro con una faccia da schiaffi.

Punta di nuovo e come sempre nel vivo, rialzai la mano, cascandoci ancora. - Accetto.

Sorrise soddisfatto e la sua mano circondò la mia in una presa salda. - Tanto perdi, Gray.

- Vedremo, Parker.

Mi sembrò per un attimo di star scommettendo col diavolo.

E Parker lo era, davvero, il diavolo.

Ma alla fine, che problemi c'erano? Avrei vinto.

Il diavolo non avrebbe vinto.


 


 

*Angolo Autrice


Salve a tutte :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se è breve e più che altro prova a strapparvi un sorriso. Il prossimo capitolo, il ballo invernale, Sadie Hawkins, invece sarà più intenso. (Sadie Hawkins esiste sul serio e sul serio sono le donne a invitare gli uomini, comunque :D)
Evelyne senza nemmeno pensarci scommette con Parker. Che sia una buona o una cattiva idea lo scopriremo poi. E lei istintivamente pensa subito alla storia del copiare, quando lui dice che cambierà una delle clausole, ma non è nella testa di Parker e lui potrebbe benissimo intendere altro. Questo per dirvi di non dare per scontato quello che pensa la nostra Evelyne :)
Poooi che dire. Il robo che Parker attacca sul cruscotto di Evelyne verrà tolto poi con molto impegno da lei, ma vedrete, e la macchina non si rovinerà sul serio, è un idiota ma lo scherzo così è almeno perdonabile. AHAHAH
Per la caduta di Evelyne mi sono ispirata alle mie: anch'io sfido le leggi della natura e una cosa del genere mi è successa. E l'esperienza di ricevere un colpo al mento e avere due denti traballanti è sempre personale . . .
E niente direi, alla prossima, tra una settimana, come al solito. :)
A presto, ciao!

Josie.


 

Spoiler:
“Ma i ragazzi, avevo notato quella settimana, tendevano ad evitarmi e quei pochi a cui ero riuscita ad avvicinarmi ed accennare al ballo avevano risposto tutti allo stesso modo: -Non voglio problemi con Parker-.

Sembrava infatti che quella testa di cazzo, per vincere la scommessa, avesse chiesto a tutte le sue conoscenze di rifiutarmi.”

Chi vincerà la scommessa? Parker gioca sporco, ricordo :D


 

*Dawn significa “Alba” in inglese e per questo viene mimata una “palla” che si alza nel cielo, da Francy. Ahahahah
E che Dawn abbia il mio nome in versione inglese è solo perchè avendo utilizzato uno stereotipo (la cheerleader bella, tettona e bionda) e visto che la descrizione corrispondeva a una mia grande amica che però non è per niente oca, per non offenderla e compensare le ho dato il mio nome. :) ahahahah

   
 
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