Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Rota    28/11/2012    0 recensioni
[Imayoshi Shoichi x Hanamiya Makoto - Gakuen]
Fu durante uno dei primi Festival della Cultura della sua scuola, sulla fine di Novembre, che accadde qualcosa che gli fece cambiare idea.
Stava semplicemente passando il tempo scacciando la noia, mangiando dolcetti cucinati da alcune ragazze particolarmente fastidiose nel frattempo. Niente di tutto quello era capace di entusiasmarlo davvero, tra rappresentazioni teatrali che gli risultavano monotone e concerti musicali che davano tutto fuorché piacere alle sue orecchie.
Girò per la terza volta l'angolo dell'edificio scolastico, introducendosi così presso un vicolo secondario e addobbato solo da un solitario stand dalla tenda color blu. Non avendolo notato prima, ne fu abbastanza incuriosito da avvicinarsi e spiare dentro. Lo scrutarono diverse paia d'occhi, una tra le quali abbastanza conosciuta.
-Oh, ciao. Vuoi partecipare anche tu?-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Makoto Hanamiya, Nuovo personaggio, Shoichi Imayoshi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*Autore: Rota

*Titolo: The first flush of youth was upon you when our eyes first met

*Fandom: Kuroko no Basket

*Personaggi: Imayoshi Shoichi, Makoto Hanamiya, Nuovo Personaggio, Altri

*Generi: Sentimentale, Introspettivo

*Avvertimenti: Missing moment, Shonen ai,

*Rating: Arancione

*Dedica: Alla mia piccola Makochan personale e a tutte quelle personcine malvagie la cui azione mi indotto ad adorare questa coppia (L)

*Credits: Titolo preso dalle lyrics di “Love is only a feeling”, Darkness

*Note: ImaHana, come ultimamente sto facendo. Lo so che non dovrei iniziare un'altra long, ma sono in vena.

Mi è venuto in mente di raccontare l'infanzia di Makoto e Shoichi, come si sono conosciuti e come si è evoluto il loro rapporto. Questo ne è nato.

 

 

 

 






 

 

 

Si era convinto, attraverso lunghe ore di meditazione, che tutto quello di certo non l'avrebbe scottato in qualche modo né avrebbe influito sulla sua carriera personale. L'orgoglio, dopo tutto, era facilmente domabile: bastava ricordargli che, nel caso di sconfitta, poteva godere dell'umiliazione e del dispiacere del ragazzo, compresi tutti nella mancanza di quel suo sorriso tanto detestabile.

Per tutte queste ragioni quel sabato pomeriggio decise di andare a vedere la partita di basket della squadra della sua scuola.

Non sapeva di che torneo si trattasse né per quale titolo si concorresse, ma dato l'esiguo numero degli spettatori ipotizzò che non dovesse essere molto importante, né l'uno né l'altro. Si prese qualcosa da mangiare e andò ad occupare un posto sugli spalti in alto, in modo da godersi la visuale senza correre il rischio di essere disturbato in qualche modo.

Lo notò subito, con i suoi capelli scuri e gli occhiali appena visibili, il numero quattro con la divisa color violetto. Era mingherlino rispetto agli altri, come se rappresentasse una maturità non del tutto raggiunta, acerba nel suo essere esile e sfuggente. I compagni di squadra e gli avversari, specie uno che sembrava torreggiare su tutti gli altri, erano decisamente di un'altra stazza.

La partita iniziò presto.

 

Makoto non conosceva le regole del basket se non nelle sue basi più elementari, tipo il palleggio e la regola del terzo tempo – qualcosa forse sull'impossibilità di camminare tenendo la palla in mano ed l'assoluto divieto di contatto fisico ma davvero non oltre.

Durante il primo quarto d'ora si limitò a guardare quei dieci ragazzi che andavano avanti e indietro inseguendo la palla, rubandosi il tesoro all'improvviso e rincorrendosi a perdifiato, con le braccia tese avanti o parallele ai fianchi. Neppure Imayoshi giocò fin da subito ma fu relegato in panchina per tutto il primo tempo senza che l'allenatore decidesse di metterlo in campo.

Decise per questo di scendere dagli spalti e andare a infierire su di lui.

 

Era quasi giunto presso gli spogliatoi delle due squadre quando lo vide, solo, che usciva dalla porta dei servizi con una mano che ancora mandava via, attraverso movimenti rapidi, gocce d'acqua e di sapone.

Gli si mise accanto prima di parlargli direttamente.

-Partita assai divertente.-

Imayoshi impiegò qualche secondo a riconoscere chi fosse, anche perché non era certo nell'ordine di idee di essere avvicinato da chicchessia – men che mai proprio da Makoto. Tuttavia, fu in grado di sorridergli in maniera anche cordiale.

-Ah, Hana-chan! Sei qui!-

L'altro infierì subito, prima che Shoichi potesse approfittare dell'occasione di porsi in vantaggio su di lui. E no, non fu per niente gentile.

-Ero curioso di vedere come giocavi ma sembra che non vogliano concedermi questo privilegio...-

-Hana-chan, tu devi portare pazienza. Non puoi avere tutto e subito!-

-Quindi dopo comincerai a giocare?-

Shoichi sospirò, cercando di attirare a sé con quello sbuffo rassegnato tutta la pazienza di cui era capace. Sembrava sul punto di chiedergli pietà, che non sarebbe riuscito ad accusare tutta quella cattiveria in una volta – in realtà, se si guardava bene il suo sguardo, sembrava si stesse divertendo un mondo.

-Sì, direi di sì. Il coach ha detto di aver in mente qualcosa per me.-

-Spero solo che movimenti un po' la cosa. Mi sto annoiando a morte!-

Gli sorrise, serio in volto e quasi propenso ad avvicinarsi a lui; fortuna volle che non trasformò l'intenzione in gesto, perché era la volta buona che il più giovane gli dava un pugno in pieno viso.

-Hana-chan, tu non sei una persona che si diverte con poco. Per questo ti faccio i miei complimenti. Ma devi anche sopportare il dovuto perché il giusto ti sia tornato indietro.-

-Cosa vorresti dire con questo?-

A quel punto lui fece quel ghigno ferino che in sole due altre occasioni Hanamiya gli aveva visto indossare. In quel frangente, lo trovò interessante.

-Che saprò farti divertire nel secondo tempo...-

 

Vide in effetti che qualcosa cambiò, durante il secondo tempo. Non servì vedere bene le espressioni dei vari giocatori per accorgersene, anche una visione sommaria e da lontano poteva suggerire una soluzione più che verosimile: la presenza in campo di Imayoshi aveva creato una certa tensione sottile e generale, che rendeva i movimenti nervosi e facili allo sbaglio.

Ad un certo punto, un ragazzo arrivò anche a prenderlo direttamente per la divisa e strattonarlo, urlandogli chissà che cosa pieno d'ira e irritazione. Fu costretto ad abbandonare la partita e fu sostituito dal suo allenatore all'istante, senza neanche un solo minuto d'attesa. Shoichi, a quel modo, fu libero di continuare la sua opera.

 

Ma non lo attese alla fine della partita – quando il tabellone segnava un risultato di 64-81 a favore della squadra di Imayoshi. Se ne andò via poco prima del fischio conclusivo e lasciò la propria postazione con l'intento di non essere affatto visto: l'irritazione di non essere riuscito in qualche modo a capire cosa fosse successo in campo lo aveva mosso velocemente verso l'esterno dell'edificio e quindi in strada, lungo la via per il ritorno.

Dichiarare che non fosse successo nulla di tanto interessante era una bugia, e non tanto nei confronti di Imayoshi quanto verso lui medesimo. Se non ci fosse stato Shoichi a mettergli la pulce nell'orecchio, con ogni probabilità avrebbe trovato l'incontro sportivo semplicemente noioso e inutile. Così, però, non era stato: qualcosa nel gioco di Imayoshi aveva cambiato l'esito della partita o l'aveva aiutato a realizzarsi con più celerità, difficile a dirsi.

Non era descrivibile con uno schema, non era classificabile con qualche regola – il punto era proprio questo, perché in caso contrario Makoto avrebbe analizzato tutto il possibile nel suo schema di gioco, ridicolizzandolo in quanto prevedibile e avvicinabile da chiunque.

Decise di non lasciar correre. Per principio, semplice questione di principio.

 

Non servì che Shoichi gli comunicasse personalmente la data dell'incontro successivo, dal momento che il club di basket si prodigava nell'appendere, ogni anno, il calendario completo tra tornei e non tornei all'inizio della stagione sportiva. Seppe da sé quando e dove andare, senza bisogno di ulteriori suggerimenti.

Anche quella volta, dovette aspettare il secondo tempo per vedere Imayoshi scendere in campo. La squadra avversaria era più forte ma questo non sembrò smuovere di troppo il loro allenatore, anzi. In compenso le conseguenze dell'intervento di Shoichi si fecero più evidenti e palesi.

Gli fu chiaro quasi subito – complice anche il fatto che Hanamiya si era messo molto vicino al campo, tanto da poter quantomeno intravedere le espressioni dei giocatori.

Irritazione, rabbia, sconcerto: sui loro volti si alternavano quei tipi di sentimenti, senza possibilità di scampo alcuno. Non era tanto questione di prestanza fisica o di bravura nel maneggiare la palla, perché nel momento in cui si ritrovavano di fronte al ragazzo sembravano gravati tutti da una pressione psicologica che non li lasciava liberi, né nel movimento né nel pensiero.

La squadra di Imayoshi non vinse, ma arrivò a far sudare quei due punti di distacco nel risultato finale come non si sarebbe mai creduto possibile.

 

Lo vide in realtà per caso, alla fermata del tram. Aveva in mano un ombrello color crema e addosso un cappotto verde militare.

Alzò appena lo sguardo quando lo vide arrivargli di fianco, in silenzio. La scritta del monitor sopra le loro teste annunciava loro che avevano ancora dieci minuti di tempo prima che il mezzo di trasporto venisse a prenderli e a portarli via.

-Sei venuto anche oggi, Hana-chan. Il basket deve piacerti proprio!-

Makoto evitò di registrare il nomignolo con il quale veniva chiamato, per non iniziare una discussione assolutamente inutile. Non era il punto su cui voleva focalizzarsi.

-Ho scoperto il tuo trucco, Imayoshi.-

Lo vide muoversi, un po' a disagio.

-Che trucco?-

Quando lo guardò in viso, la sua espressione gioviale parve deformarsi appena, consapevole pienamente di quel particolare a cui l'altro alludeva. E no, non pareva molto propenso a negare l'evidenza: sapeva quanto fosse intelligente e acuto Hanamiya, un comportamento del genere era davvero stupido.

-Il mio non è un trucco. Io rispetto tutte le regole che il basket impone. Non ne forzo proprio nessuna alla mia volontà.-

-Immagino che fare quello che fai tu debba costarti molta fatica.-

-Non è niente di speciale, in realtà. È solo un gioco, come il poker o come gli scacchi: basta guardare in faccia la gente per capire molte cose, specialmente desideri e intenzioni. E il bello sta tutto lì, nella capacità di gestire le reazioni.-

Sentì la pioggia sopra il telo dell'ombrello aperto intensificarsi, mentre Shoichi prendeva a saltellare ai lati di una pozzanghera sulla banchina del tram. Era ancora pieno d'energia.

-Deve essere molto divertente, per te.-

-La gente è divertente, in generale, perché non c'è un individuo uguale all'altro!-

Ci fu silenzio solo per qualche secondo, prima che Imayoshi non gli si rivolse direttamente. Aveva un sorriso smagliante, gradevole, di chi vuole a tutti i costi farsi apprezzare. Makoto lo trovò decisamente irritante, tanto che non si fece scrupolo alcuno a rispondergli in malo modo: quel tipo sapeva tirare fuori il peggio di lui, neanche lo facesse proprio apposta.

-Dovresti provare anche tu, Hana-chan...-

-No.-

-Perché no?-

-Io trovo disgustosa la gente!-

-Non vedo alcun impedimento al gioco in questo.-

Volse lo sguardo altrove, cercando in quel modo di chiudere il discorso. Però lo sentì sogghignare, quasi ridere, e rosso di rabbia tornò a fissarlo di nuovo in volto e lo trovò ancora nell'atto di coprirsi la bocca.

-Hana-chan, tu sei ancora un bambino.-

-Cosa?-

Shoichi si sporse verso di lui, con tutto il busto, tanto che quasi il suo naso toccò quello dell'altro.

-Prova a giocare. Sono sicuro che anche un tipo come te lo può trovare divertente.-

Makoto si ritrasse subito, tanto da farlo ridere ancora.

-Neanche morto!-

-Ah, sei sempre così vitale, tu!-

Arrivò alle loro orecchie il fischio del tram – e la mano di Shoichi si sporse per prenotare la fermata, in fretta. Il lungo mezzo si fermò proprio davanti alla fermata e aprì le proprie porte, sbuffando piano.

Ormai all'asciutto, Imayoshi si rivolse un'ultima volta all'altro ragazzo, con un sorriso smagliante e tante paroline dolci.

-Ripensaci! Hai un sacco di tempo per farlo!-

Makoto imprecò, anche se ormai il ragazzo non poteva in alcun modo sentirlo.

-Crepa, Imayoshi!-

 

Non si incontrarono più per quasi la durata dell'anno scolastico.

Hanamiya passò il tempo a dimenticarsene, trovando impiego nel distruggere prede più semplici che non costavano a lui molta fatica – ci fu un episodio spiacevole riguardo una ragazza della sua classe che, dopo essersi sfamata con un particolare tipo di dolce che l'aveva relegata in bagno a vomitare per un intero pomeriggio, non era più riuscita a mangiare in compagnia di qualcuno.

Shoichi andò avanti semplicemente per la sua strada, tra studio feroce e selvaggio e gli allenamenti sempre più duri di basket, atti a definire quello che in seguito sarebbe stato un giocatore capace e completo.

L'inizio dell'anno scolastico successivo fu il primo evento dopo tanto tempo che li vide nel medesimo luogo nel medesimo tempo. Shoichi, in quanto rappresentante degli studenti, era incaricato di tenere un discorso che avrebbe poi concluso Makoto, elemento di spicco di tutto il corpo studentesco per la propria media prodigiosa.

Trovandosi vicino a lui, Shoichi gli sorrise cordiale.

-Allora, cos'hai deciso per il club?-

Fu probabilmente un momento di pazzia, lo scaricarsi di un nervosismo piuttosto palese e feroce, eppure Makoto non trovò così strano sentirsi pronunciare determinate parole.

-Verrò.-

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Rota