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Autore: AsfodeloSpirito17662    01/12/2012    1 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SECONDO CAPITOLO
 
Life’s oo short to even care at all, oh
I’m coming up now, coming up now
Out of the blue, oh
These zombies in the park,
They’re looking for my heart, oh oh
A dark world aches for a splash of the sun, oh oh

(Young The Giant, Cough Syrup)

 
 
"Così tu vivi qui" esclamò Mathias, uscendo dall'ascensore e lasciando cadere la borsa e lo zaino nel grande atrio dell'appartamento di Blaise che no, non era decisamente il Maniero Zabini. Il Ministero, come aveva fatto anche con Draco, l'aveva confiscato per perlustrazione approfondita e comprovata. La stessa, durava all'incirca da... ah, sì. Dalla fine del suo settimo anno ad Hogwarts. Fortunatamente sua madre in quel periodo era già riuscita a trascinare tra le sue grinfie l'ennesimo riccone, che aveva conseguentemente sposato ed ovviamente ucciso, come da copione. Ora viveva in un bel villone nella Scozia del Nord che a bellezza e grandezza, eguagliava il vecchio e caro Maniero. Tuttavia, non si poteva certo dire che l'appartamento attuale dell'Ex Serpeverde fosse una catapecchia. Era riuscito ad accaparrarsi nella Londra centrale un bell'attico all'ultimo piano di un moderno palazzo, con delle grandi porte finestre che affacciavano direttamente sulla strada principale. Con il bambino dentro casa, il Dipartimento lo aveva già costretto a prendere le dovute precauzioni e così, aveva dovuto rendere magicamente il vetro infrangibile. Lo stile di Blaise era molto moderno e minimalista, squadrato per lo più. Non c'erano molti oggetti sui mobili dai colori scuri e dalle forme spigolose, nette. I numerosi quadri attaccati alle pareti emanavano tinte forti, che servivano a smorzare i colori scuri della mobilia. Non appena Mathias mise piede dentro casa, i personaggi dei ritratti si accalcarono tutti nel quadro della Strega Morgana, appeso accanto all'ascensore che fungeva da entrata per l'appartamento. Si sollevò dalla tela un mormorio concitato, che non riusciva a coprire del tutto gli aggraziati insulti di una Morgana indignata, ritrovatasi senza alcun preavviso schiacciata contro la propria cornice. Blaise trasse un profondo sospiro silenzioso ed uscì dall'ascensore, lasciando che le porte dell'aggeggio babbano si richiudessero tacitamente alle sue spalle. Con movimenti veloci delle dita, pigiò alcuni numeri di una tastiera montata sul muro, che serviva a bloccare l'accesso al proprio appartamento da parte degli altri condomini. Quello era il rimedio per i babbani. Per quanto riguardava i maghi, il Ministero aveva avuto la brillante idea, per sua fortuna, di ispezionare l'appartamento solo al momento del suo acquisto. Blaise aveva dunque potuto sperimentare con gioia e solerzia alcuni incantesimi di natura non proprio definita e legale, grazie all'aiuto di sua madre, che l'aveva appoggiato sin da subito nel suo progetto di andare a vivere finalmente da solo. Non che lui non fosse affezionato alla donna, ma certe volte era mostruosamente morbosa nei suoi confronti e Blaise aveva avuto il timore che un giorno o l'altro, una delle proprie frequentazioni, sarebbe sparita all'improvviso in circostanze misteriose. Per la sua incolumità mentale e per quella fisica delle persone con cui usciva, aveva preso la sofferta -non così tanto- decisione di staccarsi dalla genitrice, che in fondo, aveva degnamente colmato il vuoto della figura paterna nella propria vita. Sua madre, quando ce ne era bisogno, sapeva aggraziatamente tirar fuori le palle, ammise, anche se il pensiero un po' lo straniva -e non c'è bisogno di chiedersi il perché. Il ronzio fastidioso dei personaggi del ritratto lo distrasse.
 
"Blaise, fa qualcosa! Non puoi lasciare che questi balordi mi trattino in questa man-"
 
"Oh, sta zitta Morgana e sposta un po' quel sederone, che qui ci annoiamo tutti"
 
"Già, il Menestrello ha ragione. Dicci caro" la dea della beltà osservò il padrone di casa, "chi è questo giovine?"
 
L'ex Serpeverde li osservò tutti, non solo loro tre, ma anche gli altri che lo guardavano senza nemmeno avere la decenza di nascondere la propria avidità di sapere. Pendevano dalle sue labbra, letteralmente e Blaise per qualche attimo lo trovò perfino divertente. Cercò di ricordare perché aveva deciso di portare con sé quei quadri, azione che ripeteva ogniqualvolta questi si rendevano insopportabilmente chiassosi. Poi, una risposta (come accadeva sempre) cominciò ad affiorare lentamente nella sua testa, contrastata dall'istinto primario di prendere tutti quei maledetti quadri e gettarli nel camino, magari con un sorriso sadico a fare da contorno. Di solito quel genere di pensieri riuscivano a calmarlo e a metterlo di buon umore; in effetti, la tattica funzionò anche quella volta e Blaise poté più chiaramente ricordare il motivo per cui se li era portati tutti appresso. Quei quadri erano l'unico collegamento sicuro che aveva con il luogo dove abitava ora sua madre. Non potevano essere controllati né spiati dal Ministero e sapeva di potersi fidare ciecamente di loro, nonostante la natura un po' pettegola che li caratterizzava. Erano molto più sicuri del camino e per usare una passaporta, aveva bisogno dell'autorizzazione del Ministero, cosa che non avrebbe mai ottenuto, viste le accuse ancora valide che lo tenevano metaforicamente per le palle. Avrebbe potuto smaterializzarsi ma sia casa sua che quella della madre, erano protette da incantesimi anti smaterializzazione. Sì, decisamente quei ritratti erano ciò che più di sicuro aveva per comunicare liberamente con sua madre, che di certo sarebbe venuta a sapere a breve della presenza di Mathias in casa sua. Già non riusciva più a scorgere il Principe di Galles, tra quelli accalcati nella tela di Morgana. Probabilmente era già corso da lei a darle la notizia. Era proprio quello, infatti, il lato negativo: qualsiasi cosa o persona portasse dentro casa, non sarebbe mai potuta restare una sua cosa privata, personale. Ora, ricordava anche perché si era sempre detto che prima o poi -più prima che poi, sperava- avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa e drastica per mettersi in contatto con sua madre in un modo altrettanto sicuro. Un crash lo costrinse a guardare con malcelata preoccupazione verso l'angolo cottura disposto all'altro capo della stanza. Mathias stringeva in una mano una bottiglia d'acqua aperta e l'altra era chiusa quasi a pugno, come stesse reggendo qualcosa che, in realtà, non aveva. O meglio, che aveva. Infatti, sparsi sul pavimento c'erano i resti di quello che era stato un bicchiere degno di essere chiamato tale e che, probabilmente, era stato anche orgoglioso di essere un bicchiere. Mathias lo guardava con occhi sgranati  - Blaise si stupì di come riuscissero a diventare ancora più grandi - e con l'aria di un cerbiatto che è appena stato colto dai fari di un'auto di passaggio.
 
"Tu non ti smuovevi, sembravi essere caduto di nuovo in trance..." si giustificò il bambino, senza cambiare di una virgola la propria espressione, con la mano ancora impegnata a stringere qualcosa di invisibile. Con quell'abbigliamento di tutto punto ma i capelli scarmigliati, sembrava proprio un delinquente. Cosa avrebbe dovuto fare a quel punto Blaise? Prenderlo per i capelli? Appenderlo per gli alluci al soffitto? Oppure dirgli di non preoccuparsi, che prima aveva avuto in credenza dieci bicchieri e che quindi, ne rimanevano altri nove da distruggere? Ma poi, sinceramente... che ci doveva fare lui, con dieci stramaledetti bicchieri?
 
"Reparo" dalla punta della bacchetta di Blaise uscì un guizzo a mala pena percettibile ed i cocci sul pavimento, similmente ad un rewind, tornarono ad unirsi come se non fosse mai successo niente e Mathias nel giro di qualche secondo, si ritrovò a stringere qualcosa di solido nella mano vuota. Il bambino sbatacchiò i suoi occhioni un paio di volte e mise a fuoco l'oggetto, magicamente tornato sano. Senza nemmeno fiatare, riempì il bicchiere d'acqua con la bottiglia che aveva già aperto e ne prese silenziosamente un bel sorso, neanche provenisse dal deserto. Blaise senza apparente motivazione, si sentì vagamente irritato. Non solo quel Mostriciattolo aveva messo le mani -senza permesso- su qualcosa di sua proprietà, ma l'aveva anche distrutto. Senza chiedere scusa. Lui, buon'anima qual era ovviamente, l'aveva aggiustato sfruttando tutte le sue doti migliori   -perché ci vuole un genio, per fare un perfetto incantesimo di riparazione - . Ma il Mostro, non l'aveva neanche ringraziato. Il moro avvertì chiaramente un brivido di orrore percorrergli la spina dorsale, lento e serpentino come qualcosa di malvagio che intende insinuare idee malsane in qualcuno. Gli balenò in mente la folle idea che, forse -e dico forse- in qualità di suo temporaneo tutore, avrebbe anche dovuto insegnarli un po' di educazione. Lui, sì. Proprio Blaise Zabini.

"Merda, questo è un incubo"
 
Mathias gli lanciò un'occhiataccia, dando a vedere che aveva compreso con estrema perfezione, ciò che Blaise aveva appena detto. No, decisamente l'Ex Serpeverde stava iniziando in maniera alquanto errata, il suo programma educativo. Al più presto, avrebbe dovuto escogitare una buona strategia o, senza neanche accorgersene, la sua autorità sarebbe stata sabotata da quel bamboccio ambulante. Il suddetto bimbo, dopo aver appoggiato il bicchiere sul ripiano della cucina asettica insieme alla bottiglia, si girò verso di lui guardandolo con quella che sembrava proprio essere un'aria di rimprovero e disapprovazione. Blaise si sentiva un po' stordito da quella situazione, se proprio vogliamo essere sinceri. Chi diamine era il tutore, lui o il ragazzino?! La cosa che più di tutte non gradì neanche alla lontana, fu lo sghignazzare -neanche tanto discreto- del Menestrello di corte, ancora accovacciato nel quadro di quella poveretta di Morgana. Il moro si chiese cosa ci fosse di tanto divertente nell' essere per poco surclassato, senza quasi accorgersene, da un individuo di 8 dannatissimi anni. Ovviamente, si rifiutava categoricamente di vedere la situazione dal punto di vista di un... quadro! Gli bastò semplicemente lanciare uno sguardo ombroso al Menestrello e limitarsi a sventolargli la bacchetta sotto il naso dipinto, per farlo smettere seduta stante. Nel frattempo, uno scalpiccio proveniente da due cornici più a destra si fece sempre più insistente, sino a quando il Principe di Galles non arrestò la propria corsa, dando una poderosa testata contro la cornice dorata. Blaise chiuse lentamente gli occhi, mostrando così tutta l'insofferenza che provava in quel preciso momento; alzò la mano sinistra, appoggiando il pollice e l'indice lungo le tempie, il capo chinato in avanti. Sapeva già, cosa stava per accadere.
 
"Per tutti i fulmini! Chi ha messo qui questa cornice?!" la voce del Principe si alzò espandendosi in un lamento appena accennato per tutta la stanza. Gli occhi di Mathias erano puntati sul quadro, ma non sembrava neanche vagamente divertito da quello che era successo, anzi; la faccia era praticamente inespressiva, come se la figura ridicola del Principe, gli fosse scivolata addosso senza tangerlo minimamente. Fortunatamente Blaise non notò quel particolare, altrimenti avrebbe avuto l'ennesimo pretesto in più per rafforzare le sue credenze: quel bambino era un cyborg  - e no, a tutt'oggi non abbiamo ancora fonti attendibili su cui basarci per scoprire come Blaise potesse esattamente sapere cosa fosse un cyborg. Dopo aver ritenuto di essersi lamentato abbastanza, il nuovo giunto schiarì la propria voce con fare pomposo e cavalleresco, assumendo in seguito una posizione impettita e degna d'importanza. Mise un braccio dietro la schiena e poggiò una mano sul petto, sopra le vesti da mago raffinate che andavano di moda ai suoi tempi.
 
"La Signora sta per arrivare, Blaise. Non vede l'ora di conoscere il ragazzo"
 
Fantastico. Veramente fantastico. Avrebbe dato fuoco, con estrema gioia, a tutti quei stramaledettissimi quadri. Ci mancava solo sua madre! Non aveva neanche avuto il tempo di fare mente locale e di organizzare in maniera abbastanza decente la situazione, che lei stava già venendo a salvare la sua anima da martire. La veridicità delle parole del Principe in effetti, non si fece attendere neanche tanto. Il crepitio sempre più insistente del camino avvisò tutti i presenti che un ospite ben conosciuto stava per giungere. I personaggi accalcati nel quadro di Morgana si fecero improvvisamente silenziosi, interrompendo in simbiosi qualsiasi borbottio o pettegolezzo, perfettamente coscienti del fatto che presto avrebbero ricevuto una risposta alle loro domande direttamente dalla Padrona. Questione di pochi secondi ed un'intensa fiammata verde illuminò il soggiorno, lasciando in breve il posto alla figura longilinea della madre di Blaise. Constance era una donna dalla bellezza veramente incredibile e possedeva uno charme che solo poche donne potevano vantare di avere. Neanche la madre di Draco, Narcissa, emanava tutto il fascino che invece la donna dalla carnagione scura riusciva a sprizzare. Quella della signora Malfoy era una bellezza algida. Constance era calda ed avvolgente. La donna appena giunta uscì dal camino con eleganza, non un briciolo di cenere le aveva intaccato i bei capelli morbidi, raccolti in una crocchia elaborata ma discreta o le vesti dalle tonalità scure ma dal taglio giovanile. Ad occhio e croce, non sembrava possibile potesse essere la madre di Blaise, dato il suo aspetto ingannatore: sembrava avere giusto una decina di anni in più del proprio pargolo. Constance individuò immediatamente la figura del figlio, fermo ancora praticamente davanti l'ascensore; l'unica differenza ora era che lui aveva scostato la mano dalla fronte e la stava guardando come fosse quasi in aspettativa.
 
"Blaise" esalò morbidamente la donna, mentre un sorriso affettuoso si faceva strada sulle labbra morbide e macchiate da un rossetto scuro, rosso. Senza degnare la casa di uno sguardo, diresse i propri passi verso il ragazzo, già allargando le braccia per accoglierlo. L'Ex Serpeverde non si sottrasse a quel contatto ricercato, dovendo piegare un po' la schiena in avanti, data l'enorme differenza di statura tra lui e la madre. Tra loro non c'era quel contenuto rispetto che invece era d'obbligo tra i componenti della famiglia Malfoy. No. Loro due erano l'uno la famiglia dell'altra e certi convenevoli, non venivano neanche presi in considerazione. Blaise non riuscì a reprimere un piccolo sorriso sulle labbra carnose, infondo era contento di vedere la madre. Lo era sempre a dire il vero ed il profumo familiare che avvolgeva la donna, riusciva a trasmettergli una calma quasi assoluta; per questo inspirò profondamente, preparandosi ad affrontare una situazione per lui del tutto scomoda ed inopportuna.
Quando si separarono, Constance aguzzò la vista con aria critica, sottoponendo il figlio ad un esame silenzioso che l'altro ormai conosceva bene; infatti, si limitò semplicemente a roteare gli occhi verso il soffitto, attendendo la sentenza che presto avrebbe decretato la donna.
 
"Stai mangiando? Sei dimagrito troppo, caro"
 
"Ciao anche a te mamma, sono contento di vederti"
 
L'espressione della donna non si rabbonì neanche un poco, troppo furba per essere distratta da un nuovo argomento, ma questo Blaise lo sapeva bene. Infatti, il suo obiettivo non era stato quello di farle cambiare discorso, ma solo di allontanare il più possibile il momento in cui avrebbero cominciato a parlare del motivo della sua visita. Mathias. Già, il Mostro. Blaise si era quasi dimenticato della sua presenza, talmente era silenzioso e tranquillo. Quello, lo indusse infatti a ricercare immediatamente con lo sguardo la sua piccola figura, ferma nello stesso punto esatto di prima. Mathias, braccia a penzoloni lungo i fianchi, aveva gli occhioni puntanti su sua madre, osservandola in una maniera praticamente amorfa.Sembrava quasi che avesse assunto un atteggiamento da spettatore incurante degli avvenimenti che lo circondavano. Era... inquietante nella sua immobilità e pacatezza. Constance, seguì con gli occhi la direzione dello sguardo di Blaise, posandoli per la prima volta su Mathias; osservò il bambino con espressione indecifrabile, praticamente impenetrabile persino da parte di Blaise che la conosceva da quando era nato. Il moro poteva quasi sentire il rumore dei pensieri che affollavano la testa di sua madre, mentre lei assottigliava le palpebre in maniera un po' felina, come di solito accadeva quando un pensiero particolarmente impegnativo prendeva forma nella sua mente. Come volesse riprendere il discorso precedente, Constance schioccò sagace la lingua contro il palato, tornando a sorridere in maniera gentile perché, quando voleva, sapeva essere la donna più garbata del mondo.
 
"E così è lui il tuo ospite, Blaise" commentò lei, attraversando la stanza per raggiungere il bambino. Si fermò a pochi passi da lui, praticamente di fronte e la donna congiunse le mani in grembo con movenze delicate; gli occhi non avevano smesso neanche un attimo di osservare Mathias, ma in maniera abbastanza discreta, così da non creare soggezione o nervosismo. Non che il bambino sembrasse intimorito dalla situazione, anzi, alzò il visetto pallido verso l'alto, sostenendo lo sguardo profondo della donna. Constance sembrò apprezzare quel particolare, dato che avere a che fare con una persona dal carattere forte è sempre più piacevole del contrario; tralasciò il fatto che l'anglo spagnolo era ancora solo un bambino. Certi tratti dovevano iniziare a manifestarsi presto, in giovane età.
 
"Non volevo essere sgarbata, ma è da molto che non vedo mio figlio" iniziò la signora Zabini, riferendosi chiaramente al fatto di aver notato la sua presenza solo in quel momento. Alzò appena le sopracciglia fini, che rendevano il suo sguardo ancora più fine ed elegante, la forma dell'occhio leggermente allungata.
 
"Mi chiamo Constance e tu?"
 
Blaise aprì la bocca per rispondere come fosse lui il diretto interessato ma sua madre, che ormai lo conosceva bene, alzò una mano per invitarlo al silenzio, senza nemmeno averlo guardato; l'Ex Serpeverde richiuse la bocca, stringendo appena le labbra tra loro ma sfoggiando un'espressione neutra. Osservò Mathias restare in silenzio e gli parve quasi un miracolo, dato che per i suoi gusti aveva detto anche troppo fino a quel momento.
 
"Mi chiamo Mathias Ramos" rispose dopo un po' il bambino, allungando con un gesto deciso la mano aperta in direzione di Constance. La donna sorrise più morbidamente, mentre si accingeva a stringere quella piccola mano tesa verso di lei, completamente diafana messa in contrasto con la propria carnagione. Mathias aveva una stretta determinata, doveva riconoscerlo e sembrava non essere lontanamente turbato dalla disgrazia che si era da poco abbattuta sulle sue gracili spalle. Il pensiero che forse Blaise avrebbe avuto pane per i suoi denti con quel bambino, le balenò velocemente nella testa e quel che è peggio, lo trovò estremamente divertente. Per questo una ferina smorfia di soddisfazione deturpò un poco quello sfoggio di gentilezza che stava attualmente propinando. L'Ex Serpeverde si perse la scena, dato che la madre gli dava le spalle, ma se avesse visto il modo in cui ora Constance osservava Mathias, probabilmente si sarebbe già dato alla macchia. La donna, dopotutto, aveva avuto una visione positiva della situazione e non ne sembrava minimamente preoccupata. Si voltò nuovamente verso Blaise, congiungendo le mani con aria completamente deliziata.
 
"Non trovi che sia un bambino adorabile?" cinguettò, sfarfallando le ciglia lunghe e scure, perfettamente modellate. Sapeva benissimo che quel modo di fare, così in contrasto con il carattere del figlio, irritava quest'ultimo profondamente... altrimenti, che gusto ci sarebbe stato? Blaise strinse i denti e la linea marcata della mascella si irrigidì di conseguenza. Constance altalenò per pochi attimi lo sguardo dall'adulto al bambino, cercando di avere una visione dei due nell'insieme ed ebbe la netta sensazione che in futuro, si sarebbero praticamente adorati. Il suo sesto senso femminile raramente sbagliava, ma sapeva benissimo che ci sarebbero state delle complicazioni non indifferenti. Si trattava pur sempre di Blaise del resto e lui non aveva mai avuto a che fare con i bambini. Quando il moro, poco dopo, aprì la bocca per dire qualcosa, Constance irruppe in una risata cristallina e piacevole, ma per niente frivola.
 
"Non credo proprio, caro" sentenziò lei, senza nemmeno dar tempo al figlio di parlare. Lasciandosi ora Mathias alle spalle, si avvicinò nuovamente al figlio, fermandosi di fronte a lui; per osservarlo negli occhi, fu costretta ad alzare il mento ma la cosa sembrò non disturbarla minimamente. Ebbe l'accortezza di abbassare il tono di voce nel pronunciare il suo intoccabile ruolo in tutta quella faccenda.
 
"Anche volendo, non potrei aiutarti in alcun modo. Ho una villa da mandare avanti, insieme agli affari del mio povero defunto marito, nonché tuo ultimo patrigno" utilizzò un tono di voce melodrammatico, sventolando con grazia la mano in aria per aumentare la drammaticità di quell'affermazione, nonostante non fosse neanche lontanamente affranta.
 
"Di elfi domestici non se ne parla nemmeno, ricorderai meglio di me la vertenza del Wizengamot, non è vero? Tenerne anche uno solo in un centro così abitato da babbani, può essere controproducente".
 
Blaise, prima di quel momento, non aveva mai saputo di poter bestemmiare anche in aramaico. Ma incredibilmente, nella propria testa, ci stava riuscendo alla perfezione.Constance alzò una mano, accarezzando in maniera affabile la guancia del figlio, un sorriso sinceramente dispiaciuto a piegarle le belle labbra. Lei non era preoccupata per quella situazione così assurda, glielo si leggeva in quegli occhi scuri creati appositamente per ammaliarti e poi ucciderti dolcemente, senza neanche lasciarti il tempo di rendertene conto. Constance era proprio così, un uragano che improvvisamente entrava nella tua vita e ti portava via tutto con incontrastabile forza. Non ti lasciava neanche l'anima. Tuttavia, poteva benissimo intuire il disagio del proprio figlio e di certo, quello era un lato della faccenda che non poteva apprezzare, essendo sua madre. Ma Blaise era un ragazzo intelligente, determinato, razionale... per quale motivo non avrebbe dovuto saper affrontare la situazione? Dopo le difficoltà iniziali, sarebbe stato in grado di capire come far andare le cose nel verso giusto. Lei era diventata madre, ma nessuno le aveva insegnato ad esserlo, eppure... aveva tirato su un figlio meraviglioso -ed è in questi casi che l'obiettività e l'oggettività di una madre vanno a farsi fottere, sì-.
 
"Caro, ascoltami, ragiona con me. Se ti prenderai cura di questo bambino come il Ministero si aspetta che tu faccia, non credi che la situazione per te... potrebbe migliorare? Voglio dire, sappiamo entrambi che il suo affidamento non è stato causale, l'hanno fatto di proposito perché pensano che non sarai in grado di fronteggiare adeguatamente la situazione. Se dovessero avere ragione, tu daresti loro il pretesto di farti affondare sempre di più, perché odiano il fatto di non essere riusciti a sbatterti in prigione…" corrugò leggermente la fronte, ma questo non fece altro che donarle, se possibile, un'aria ancora più affascinante "e lo sai meglio di me. Ti hanno costretto a fare una determinata scelta ma non ti hanno mai detto se le cose cambieranno, in futuro. Questo bambino potrebbe essere la tua occasione per riscattarti, guadagnarti la fiducia di qualcuno e riappropriarti del trattamento adeguato che ti spetta di diritto. Non guardarlo come un peso, Blaise. Guardalo come un mezzo. Guardaquesta faccenda da una diversa prospettiva"
 
Blaise fissò il suo sguardo scuro e profondo, dall'aria assorta, sul volto di Mathias che in religioso silenzio, fissava la famiglia Zabini come se in realtà lui fosse solo un fantasma; l'Ex Serpeverde aveva ben compreso che non aveva a che fare con un bambino come tutti gli altri, sapeva che sarebbe stato difficile. E lo sapeva anche il Ministero, sua madre aveva ragione. Avevano previsto un fallimento in lui, ci avevano scommessosopra e chissà... probabilmente s'erano già azzardati a brindare alla loro vittoria. Blaise si immaginò qualcuno preparare la sua cella con l'accortezza dovuta al caso, lì ad Azkaban. Le guardie in giubilo alla voce di corridoio che presto lui avrebbe fatto loro una visita di lunga durata. Si immaginò l'eccitazione fremente dei Dissennatori all'idea di avere un nuovo prigioniero da spolpare vivo. Storse appena le labbra carnose da un lato, mentre l'orgoglio intrinseco nel suo carattere, dentro di lui ruggiva dall'indignazione. Avevano macchiato il nome della sua famiglia, avevano limitato la sua libertà e la sua privacy, gli avevano tolto la casa e tutto per un reato che non aveva commesso. Non sarebbero riusciti ad umiliarlo ulteriormente, né a piegarlo. Si aspettavano di vincere così facilmente, contro di lui? Bé si sarebbero presto pentiti della scelta che avevano fatto. Lui si sarebbe preso cura di quel fottuto bambino come fosse stato il suo maledetto figlio e, per Dio, fosse stata l'ultima cosa che faceva... avrebbe cambiato le carte in tavola. Per lui e per sua madre, che volente o meno, era finita in mezzo a quella faccenda per forza di cose.
Spostò l'attenzione sul volto di Constance facendo un respiro profondo ma silenzioso ed a quel punto la donna seppe di aver raggiunto il suo obiettivo. Conosceva meglio di chiunque altro suo figlio e sapeva premere i punti giusti, quando intendeva guidarlo verso una determinata strada. La signora Zabini noncredeva fermamente in quello che aveva detto, maaveva semplicemente avuto la necessità di dirlo, al fine di convincere il figlio a fare del suo meglio con quel bambino. Ne avrebbe fatto anche a meno, se avesse potuto. La donna si scostò da Blaise, stendendo le belle labbra in un sorriso rilassato ed al contempo comprensivo.
 
"Bene, credo che a questo punto la mia presenza sia diventata di troppo. Vi lascio soli, così avrete tutto il tempo necessario per conoscervi" voltò la testa verso Mathias, indicando con un movimento aggraziato della mano la borsa e lo zaino abbandonati senza alcun riguardo sul pavimento, vicino l'ascensore "sono tuoi quelli, Mathias?" chiese con estremo garbo ed affabilità, avvicinandosi al bambino di un paio di passi. Il Mostro, come lo chiamava Blaise, annuì silenziosamente un paio di volte, osservando la donna dalla pelle scura unire le mani tra loro con aria deliziata, come avesse ricevuto una meravigliosa notizia.
 
"Oh, ma perché allora non andate a fare delle compere insieme a Diagon Alley? Blaise, credo tu sappia che fin quando il bambino non sarà maggiorenne, non potrà usufruire del patrimonio dei suoi genitori. Te ne dovrai occupare tu, come per tutto il resto ovviamente" ampliò impercettibilmente il sorriso, parlando abbastanza lentamente. Doveva lasciare il tempo al figlio di metabolizzare la situazione, perché con le relazioni sociali, Blaise era stato sempre decisamente pessimo. Il fatto di dover vivere ed occuparsi di un bambino, sicuramente aveva già creato effetti devastanti sulla sua persona che ancora dovevano semplicemente uscire fuori, perché l'Ex Serpeverde reagiva in maniera abbastanza lenta alle novità. E proprio per questo, anche con fare più violento, Blaise si passò una mano sulla faccia ed annuì inerme. Cos'altro poteva fare, del resto? Si era appena ripromesso che si sarebbe comportato come un bravo tutore, alla faccia di quegli avvoltoi del Ministero che non vedevano l'ora di fregarlo. Constance annuì soddisfatta dall'atteggiamento positivo -in realtà passivamente negativo- del proprio pargolo e si rivolse per ultimo a Mathias.
 
"E' stato un piacere fare la tua conoscenza Mathias Ramos e se dovessi aver bisogno di qualcosa che Blaise non è in grado di darti, ma ne dubito enormemente, parla pure con quel valoroso cavaliere che vedi lì dentro" il Principe di Galles gonfiò il petto con estremo orgoglio, nel momento in cui il dito della signora Zabini indicò proprio lui "così verrà a cercarmi subito ed in men che non si dica, sarò qui per entrambi. Buon pomeriggio, miei cari!"
 
Quando sua madre sparì nel camino, Blaise comprese che spettava a lui prendere in mano la situazione a quel punto. O meglio, l'aveva sempre saputo ma la consapevolezza di doverlo effettivamente fare lo schiaffeggiò barbaramente. Schiarì la gola, sentendo gli sguardi dei personaggi accalcati nel quadro di Morgana che tentavano di perforargli il cranio per leggere i suoi pensieri. Avrebbe giurato che sua madre si sarebbe raccomandata con loro di farle sapere tutto quello che sarebbe successo in casa sua da lì fino a quando non si sarebbe liberato del Mostro. Avrebbe fatto in modo di farla raggiungere esclusivamente da notizie positive, perché lui ce la poteva fare. Era una persona adulta, razionale e indipendente mentre l'altro era solo un moccioso di 8 anni ancora confuso sulla sua identità sessuale  - come se un bambino potesse sapere cosa fosse un'identità sessuale a quell'età - .
 
"Bene, mettiti il giacchetto, usciamo"





NOTE DELL'AUTORE:
Oh, eccoci qui con il secondo capitolo. Come sempre il mio doveroso ringraziamento ad Arianna che beta la storia, in secondo luogo a voi che avete il coraggio di recensire :D
Per chi fosse curioso di vedere che volto immagino per Mathias: http://img.poptower.com/pic-60650/mason-cook.jpg?d=600 (Mason Cook)
Lo so che vi state chiedendo dove diavolo è Neville... abbiate pazienza fino al terzo capitolo ;)
   
 
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