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Autore: mari9    02/12/2012    2 recensioni
Vivo in una scuola particolare, dove ci sono i figli degli dei. Vengono chiamati Mezzosangue. Io sono l'unica figlia di una dea che non dovrebbe avere figli. Una dea che incute timore al solo nominarla...
Anche se vivo in questa scuola, nessuno sa chi è mia madre... preferisco non dire niente.
Mi tengo in disparte e ogni tanto mi diverto a provocare.
Mi innamorerò di un altro Mezzosangue, ma mia madre non sarà daccordo, perchè non crede nell'amore. Tenterà in tutti i modi di tenermi lontana da lui, ma quello che non sa è che io sono molto potente e farò di tutto per riprendermelo.
Chi è mia madre?
Chi sono io?
Cosa mi succederà?
Leggete e lo scoprirete...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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CAPITOLO 3
 
Mi alzo con un forte mal di testa e tante voci che rimbombano nella testa. Guardo nel letto accanto al mio e fortunatamente Abbie non c’è.
Non vorrei mai mostrarle la mia debolezza.
Crollo a terra all’ennesimo urlo e il suono della carne lacerata.
Una guerra…
In quanto figlia di Eris posso sentire tutto, ma di solito riesco ad annullare quelle voci.
Guardo l’orologio che mi dice che sono in ritardo di quindici minuti.
Mi preparo e vado verso la palestra. Oggi abbiamo lezione con la spada.
Maledizione…
 
 
Entro nella palestra sotto lo sguardo meravigliato di tutti, ma come al solito passo avanti senza degnarli di uno sguardo.
Vado nella stanza che contiene le nostre armi e incontro un piccolo e fondamentale problema…
Qual è la mia spada? Quelle di sinistra o destra?
Cazzo…
Perché cavolo vedo doppio adesso. Non mi sono mai ammalata in vita mia e di certo non voglio iniziare proprio oggi.
Tento di prendere la spada alla sinistra che con mio sommo orgoglio si rivela la spada vera.
Sorrido felice per la riuscita dell’ardua missione.
“Visto che la signorina Julie ha deciso di degnarci della sua presenza, stamattina, direi che possiamo incominciare.”
La voce del professore mi risveglia dai miei pensieri facendomi perdere il sorriso.
Apro la bocca per protestare, per la milionesima volta, che mi chiamo Juliette e non Julie quando il mal di testa e le urla si fanno più forti di prima.
Stringo i denti cercando di non urlare o di toccarmi con una mano la testa.
“Bene. Adesso prendete le posizioni con il vostro compagno.”
Guardo il professore confusa. Quale compagno?
Una persona alle mie spalle mi batte sulle spalle, cercando di attirare la mia attenzione.
Mi giro e mi trovo Mira davanti che mi sorride mortificata.
“Juliette mi dispiace… ti hanno messo in coppia con me e sono la peggiore del corso…”
Vorrei tanto rassicurarla ma il mal di testa si fa più forte di prima.
“Avanti.”
Mi metto in posizione con la spada sguainata e lo stesso fa Mira.
“Pronta?”
Vedo Mira alzare la spada e venirmi incontro. Guardo la posizione della spada e delle gambe. Completamente sbagliata. Se mi attacca in questo modo la disarmerei immediatamente.
Preparo la spada per difendermi quando il mio mal di testa mi fa un altro brutto scherzo insieme alla vista.
Davanti a me non c’è solo una Mira…ma ce ne sono ben due.
Chiudo gli occhi cercando di riprendere il controllo ma sento la punta di una spada contro il petto e il silenzio di tutta la palestra.
Apro gli occhi, che fortunatamente sono ritornati alla normalità, e guardo Mira.
“Juliette… che hai?”
“Niente. Perché?”
Butto la spada per terra quando un sordo rumore mi penetra le orecchie facendomi accasciare a terra.
Vedo tante ombre sfocate accanto a me, poi solo il buio…
 
 
 
 
Apro gli occhi di scatto e non riconoscendo immediatamente dove mi trovo tento di alzarmi di scatto. Un dolore ai polsi però mi blocca.
Guardo verso l’alto e vedo che i miei polsi sono legati con delle corde al letto.
“Che diamine?”
Tento di tirare con forza le corde ma non faccio altro che farmi male.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Rilasso il mio corpo e chiamo a me il fuoco che disintegra le corde.
Appoggio i miei piedi nudi per terra quando la porta si apre e davanti a me trovo… l’infermiera?
Mi guardo intorno e noto le pareti bianche, scaffali pieni di medicinali e odore d’alcool e disinfettante. Il letto su cui ero attaccata era il lettino dell’infermeria.
“Come hai fatto a scendere?”
L’infermiera è visibilmente sorpresa e i suoi occhi mi superano per guardare il letto.
“Non crederà mica che quattro stupide corde possano tenermi incatenata al letto, vero?”
“Immagino di no.” Sospira sconsolata e mi guarda attentamente.
“Siediti sul letto che devo visitarti.”
“Non ho bisogno di nessuna visita.” Sprezzante e sarcastica faccio un giro su me stessa per concludere con un bellissimo inchino. “Sto benissimo.”
“Sei stata in quel lettino per due giorni interi.”
“Eh?”
Adesso, sono sempre stata una ragazza intelligentissima che non si risparmia mai di parlare con qualcuno, che sia per freddarlo o per dire qualcosa di interessante, le cose che dico sono sempre delle frasi costruttive e tutto ciò che dico adesso è un misero ‘eh?’
“Juliette che ti è successo? Tutti i valori erano nella norma, ma perché non ti svegliavi?”
Tutto era nella norma?
Oh, so io cosa mi è successo…
Mia madre!
Questa cosa è abbastanza semplice da capire, ma ora arriva la parte difficile…
Perché?
Le urla strazianti dei uomini che muoiono in guerra le ho sempre respinte, ma non due giorni fa perché mia madre, che ha un potere più forte del mio, me le ha inculcate nel cervello.
Perché?
È chiaramente il suo modo di punirmi, ma per che cosa?
Non è cambiato niente! Faccio sempre le cose nella stesso modo di sempre…
Aspetta!
Assottiglio gli occhi pericolosamente e sento il gemito strozzato e spaventato dell’infermiera.
Una cosa è cambiata…
I gemelli!
Mia madre mi ha punita perché sto diventando amica di Mira e per il bacio con Gabriele.
Lei sa! E non le piace assolutamente.
Ha punito me, ma non si fermerà lì… oh no!
“Non ho tempo per farmi visitare.”
Vado verso la sedia dove ci sono i miei vestiti e mi cambio in fretta e furia.
“Juliette, io credo…”
Con la maglietta ancora in mano mi giro verso di lei e la ghiaccio con il mio sguardo.
“Stia zitta! Siamo tutti fottuti!”
Corro fuori dall’infermeria e vado verso la mensa, sperando che già non sia successo qualcosa hai gemelli.
 


Arrivo alla mensa e trovo tutti lì a mangiare. Mira è seduto al suo tavolo, ma dov’è Gabriele?
Mi guardo intorno, ma non lo vedo da nessuno parte.
“Julie ti sei svegliata.”
La voce del capo mi fa girare la testa verso la tavolata dei professori.
“Juliette.” Rispondo facendo una smorfia al mio nome abbreviato.
“Vedo che due giorni addormentata in infermeria non hanno migliorato il tuo caratteraccio.”
Ma come è simpatico oggi il capo. Non può starsene un po’ zitto?
Questa bellissima e simpatica creatura si è appena risvegliata da un sonno pieno di urla e lui deve venirgli a rompere immediatamente le scatole? Ma stiamo scherzando!
Per non parlare di tutte le teste che si sono appena girate verso di me.
Odio quando mi guardano con quello sguardo curioso e sospettoso.
“E vedo che lei non ha migliorato il suo senso dell’umorismo. Pessimo tra l’altro.”
Mi fa un sorriso tirato e cala la testa sul suo piatto pieno di carne.
Faccio una smorfia. Che schifo! È appena l’una del pomeriggio e lui già mangia quantità industriali di cibo. Come faccia a digerirla tutta e a non mettere su neanche un chilo è un mistero.
“Juliette!” la voce di Mira mi fa voltare la testa, di nuovo, verso il loro tavolo.
La figlia di Poseidone è alzata in piedi e mi guarda con un gran sorriso stampato in faccia.
Mi giro di nuovo verso la porta, ma vengo bloccata dal corpo dell’infermiera.
“Ma perché tutte le seccature di questo mondo toccano a me?” sospiro sconsolata e alzo il viso verso l’infermiera, aspettandomi la sfuriata.
“Tu non hai il diritto di parlarmi a quel modo!”
Ha gli occhi spiritati che farebbero paura anche a un dio in persona, ma ormai è risaputo che io non ho nessuno spirito di conservazione e affronto i problemi a testa alta e con un po’ di incoscienza.
“Lo sa che gli sguardi non possono uccidere le persone, vero?” piego la testa di lato e la guardo con un sorrisino irritante in viso.
“Tu adesso vieni con me!” mi prende per un braccio, ma io impunto i piedi e oppongo resistenza.
“Smettila di fare la bambina.”
Con una scatto veloce e forte mi libero dalla sua presa, facendola cadere all’indietro.
“TU!!” urla infuriata e si rialza per prendermi.
Non vedo la sua mano venire verso di me che la vista mi si appanna di nuovo.
Urla, urla…
Mi prendo la testa tra le mani e mi chino per terra. Chiudo gli occhi e mi mordo forte le labbra per impedirmi di urlare.
Perché? Perché mia madre mi fa questo?
Le urla diventano piano piano più flebili e pacate finché non cessano completamente.
Mi rialzo un po’ traballante e mi accorgo che una mano fredda mi tocca la fronte.
Alzo il viso e mi trova davanti i due occhi verdi dell’infermiera.
“Che cosa ti succede, Juliette?”
Appena la sua voce mi arriva dolce all’orecchio, mi ricordo immediatamente di dove sono e di essermi mostrata debole… davanti a tutti.
“Non mi tocchi!” scosto la sua mano con forza e mi faccio invadere dalla furia.
Corro fuori dalla mensa sperando di non incontrare nessuno, ma le mie speranze vengono infrante nel momento in cui vedo Gabriele.
Il cuore mi si gonfia di speranza e per la prima volta in vita mia mi viene voglia di piangere.
Avanzo di qualche passo verso di lui.
È più bello del solito, seduto vicino alla finestra con il sole che gli illumina i capelli neri.
Sorride felice…
Mi sporgo per vedere a chi sorride in quel modo stupendo…
Abbie!
Faccio un passo indietro e corro dalla parte opposta stando attenta a non farmi vedere.
La mia testa sembra scoppiare… così come il mio cuore.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Umm…
Ciao…
Lo so… sono in ritardo pazzesco!
Perdonatemi! Ma purtroppo in queste settimane ne ho passate di tutti i colori.
Comunque ci tengo ad avvertirvi che anche se sono lenta ad aggiornare ( molto lenta) non lascerò mai le mie storie incompiute.
Le finirò sempre.
Un bacio.
 
Mari.
  
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