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Autore: Moiraine    02/12/2012    1 recensioni
Salve a tutti :)
La protagonista, Estel, è una ragazza dal passato oscuro e misterioso del quale apparentemente non ricorda nulla. Vive una vita difficile o, almeno, vive una vita difficile fino all'incontro con un ragazzo speciale.
Questa è la prima storia che pubblico; quindi non fatevi scrupoli e commentatemi o criticatemi.
Buona lettura :) Spera che la storia vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ribelle
                                                                
Era una tranquilla mattina di ottobre; la scuola era iniziata già da qualche giorno quindi, come era di consuetudine in quel periodo, Estel se ne stava davanti al cancello dell’edificio in attesa che arrivassero Shaza e Aira, le sue due migliori amiche.
Mentre aspettava si era seduta ai piedi di un albero per ripassare nuovamente tutto da capo. Era ormai da due settimane che si preparava a quel giorno e, finalmente, il momento era arrivato. Si sentiva eccitata ed emozionata come ogni volta che si avvicinava il momento di entrare in azione e sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene in maniera sempre più veloce. Aveva controllato tutto e tutto stava filando secondo i piani; anche il ritardo di Shaza e Aira rientrava nel piano, ormai erano troppo prevedibili quindi Estel si era dovuta munire di qualche minuto extra in modo da poter iniziare tutto in perfetto orario.
Erano le sette e mezza quando finalmente le due arrivarono. 
«Finalmente» disse Estel loro con un sorrisetto, fingendosi infastidita per la lunga attesa.
«Scusaci, ma Shaza ha perso un’ora per decidere cosa indossare» le disse Aira, una ragazza dai lunghi capelli rossi, con un’espressione scontrosa  e al tempo stesso infastidita.
«Non è assolutamente vero! Avevo tutto pronto, sei tu che hai perso tempo con il tuo Maraud!» le disse Shaza storcendo le labbra come se stesse baciando un ragazzo invisibile.
«Non c’entra niente Maraud!» disse la rossa difendendo il proprio ragazzo, stringendo i pugni e lanciandole un’occhiataccia.
«Se non foste rimasti mezz’ora a sbaciucchiarvi forse..» Shaza fu interrotta da un pugno ben assestato della rossa che la colpì in pieno sulla testa. Si zittì per qualche secondo, il tempo di tenersi e massaggiarsi la testa dolorante; dopodiché iniziò a gridare con molta più forza di prima.
Mentre le due continuavano a battibeccare, Estel sbuffò e, nell’attesa che il litigio finisse, controllò nuovamente ciò che aveva preparato la notte prima, appuntando gli ultimi ritocchi. Aveva passato settimane a studiare quel piano e finalmente era arrivato il momento di metterlo in atto.
Guardò l’orologio; erano ormai le otto. Si voltò verso le sue amiche con un sorriso, desiderosa di condividere quel momento adrenalinico con loro, ma il suo desiderio si spense nel notare che quelle stavano ancora litigando. Sbuffando si mise in mezzo per dividerle, buscandole a sua volta.
«Volete smetterla?!» urlò spazientita spingendole; «Sono ormai le otto!».
Le due si calmarono di botto, come se il tempo si fosse fermato; si guardarono (un’ultima volta in cagnesco) e, finalmente, rivolsero alla loro amica quello sguardo emozionato che tanto Estel aveva sperato di vedere. Si guardarono tutte e tre eccitate e si appostarono dietro l’albero, per aspettare.
Quel giorno sarebbero state scattate le foto per l’annuario scolastico, quindi era il giorno migliore per intervenire. Estel e le sue amiche, fin dalle elementari, erano sempre state oggetto degli insulti o delle marachelle di una certa Tuima, la solita principessina della classe che, viziata come poteva esserlo soltanto la figlia unica di due ricconi, credeva di poter fare o dire tutto ciò che voleva. Ma con Estel aveva, come si usa dire, preso un muro di faccia. Non era una di quelle che si lasciava intimidire facilmente; anzi, l’unica cosa in grado di poterla intimidire erano i fulmini, ma per fortuna era riuscita a tenere segreta questa sua paura.
Estel e Tuima erano sempre state l’una contro l’altra e quella a vincere sul piano “legale” era sempre Tuima, mentre Estel vinceva sul piano dell’orgoglio; il che le bastava perché faceva ingelosire tanto la sua avversaria.
Ovviamente, Tuima non poteva essere punita dato che era l’alunna prediletta di tutta la scuola, e quella che ci andava di mezzo, naturalmente, era sempre Estel, tutto il contrario di quella che potrebbe essere definita una studentessa modello. Era una di quelle che pensava che la scuola fosse solo una perdita di tempo e che tanto valeva sprecare questo tempo divertendosi e facendo stupidaggini, soprattutto se quelle stupidaggini erano dirette e organizzate contro Tuima. Quindi, a causa di questi suoi divertimenti quotidiani, passava il più delle ore scolastiche nell’aula delle punizioni che ormai per lei era diventata come una seconda casa.
Era la tipica ribelle disposta a fare qualunque cosa pur di potersi godere la vita e, come tutti i ribelli, nascondeva un passato misterioso di cui neanche lei sapeva molto. Era sempre stata presa in giro, soprattutto da Tuima, per via delle sue orecchie appuntite, veramente troppo strane per appartenere ad un essere umano normale, però lei non si era mai fatta abbattere da questo. Anzi, a lei piacevano le sue orecchie perché la rendevano unica e speciale in mezzo a quel gregge di pecore pronte a vestirsi tutte allo stesso modo per via della moda e senza un briciolo di personalità.
 
Estel si sporse l’ennesima volta da dietro il tronco per controllare se stesse arrivando qualcuno e, finalmente intravide la persona che stavano aspettando. Guardò l’orologio e sorrise soddisfatta; era in perfetto orario.
Come da piano, Tuima si fermò davanti al cancello della scuola. Aveva lunghi capelli castani che le arrivavano fin sotto la vita e un corpo degno di una modella. In viso, poi, era davvero bella: aveva due occhi verdi brillanti e delle labbra carnose e rosse (per il rossetto che mai osava dimenticare di mettersi). Per l’occasione aveva indossato un vestitino turchese che le arriva poco sopra il ginocchio e che le si stringeva sotto il seno, e un candido cappotto bianco che si intonava con il colore degli stivaletti.
«Guardate com’è carina» disse Shaza in un sussurro, indicandola furtivamente.
«Già, quel vestitino è davvero bello» disse Aira annuendo lentamente.
«Quasi, quasi, mi viene voglia di lasciar perdere il piano» sussurrò Estel guardando intensamente la sua preda. Le due amiche la guardarono immediatamente, sconvolte.
«Ma..» sussurrò Shaza, stupita. Estel le guardò e, si portò velocemente una mano davanti alla bocca per evitare di scoppiare a ridere.
«Guardate che facce che avete» disse loro ridacchiando. Le due la guardarono senza accennare minimamente un sorriso. «Sembra quasi che non mi conosciate! È ovvio che stavo scherzando!» disse loro, scuotendo la testa; era incredibile che le sue amiche avessero creduto così facilmente al suo scherzo. Quelle la guardarono per qualche secondo e si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo.
«Sei una stupida!» la insultò Shaza, imbronciandosi, e lei ridacchiò nuovamente. Era sul punto di risponderle a tono, quando però Aira la interruppe, indicando con l’indice il punto in cui si trovava Tuima. Shaza ed Estel si voltarono immediatamente per controllare.
«È arrivato» disse Estel seriamente. Le altre due annuirono concentrate. Secondo il programma, Tuima avrebbe aspettato davanti al cancello l’arrivo del suo ragazzo che era comparso oltre l’angolo della scuola proprio in quel momento e, tranquillamente, le stava andando in contro. Era a un metro da lei, quando..
«Ora!» sussurrò Estel e Aira, immediatamente, scoccò la sua freccia che andò a colpire e infilzare il palloncino pieno di pittura verde (il colore preferito di Tuima) che era stato incastrato nella chioma dell’albero sovrastante la ragazza inerme. La pittura cadde e cosparse Tuima dalla testa a piedi.
Proprio in quel momento, e proprio secondo il loro programma, suonò la campanella  della scuola e, come le pecore riunite dal richiamo del pastore, gli studenti affluirono da tutte le parti ammirando la meravigliosa opera d’arte di cui Estel, Aira e Shaza erano le artiste.
 
Ridendo come il resto della scuola, le tre colpevoli uscirono dal loro nascondiglio senza dare nell’occhio e tranquillamente si avvicinarono al cancello della scuola, come se niente fosse, fingendosi curiose di scoprire cosa era successo.
«Tu!» urlò Tuima contro Estel, non appena la riconobbe tra la folla di studenti. Quella si bloccò e la guardò, fingendosi confusa.
«Io?» le chiese innocentemente, indicandosi con l’indice.
«Sei stata tu! Come hai osato?» le urlò rossa in viso dall’imbarazzo, sbattendo i piedi per terra. Il suo ragazzo si era dileguato tra la folla senza lasciare traccia.
«Cosa avrei fatto, scusa? Non sei sempre verde d’invidia di solito?» le chiese con un sorrisetto.
«Io ti faccio espellere!» le urlò quella, cercando di pulirsi di dosso la pittura.
«Con quali prove? E poi credevo che il verde fosse il tuo colore preferito» le disse sorridendo, scrollando le spalle.
«Sei una stronza!». Estel si finse offesa e scosse la testa.
«Ed io che stavo quasi per complimentarmi con te, per come il colore si intona ai tuoi occhi.. non ti meriti niente» le disse scuotendo la testa e incrociando le braccia, guardandola con uno sguardo offeso. Alle sue spalle Shaza e Aira, trattenevano a stento le risate.
Tuima aprì la bocca, molto probabilmente per insultarla di nuovo, ma venne interrotto da una presenza già ben programmata.
«Estel». Una voce, diversa da quella della mora-verde e da quelle delle sue amiche, ma comunque ben familiare, la chiamò facendole aumentare il sorriso che sfoggiava con fierezza.
«Oh è lei signor Maiwe» disse, voltandosi, al professore che la controllava durante ogni punizione. Era un uomo abbastanza ingenuo e magrolino, un qualcuno da poter modellare a proprio piacimento.
«Seguimi» le disse cercando di suonare severo, incollando i suoi occhi castani in quelli dorati della ragazza.
«Perché?» gli chiese quella, confusa (almeno apparentemente).
«Per ciò che hai fatto a Tuima» le disse il professore incrociando le braccia.
«Come fa a dire che sono stata io?» gli chiese alzando un sopracciglio.
«Se stata tu?» le chiese guardandola di sottecchi ben sapendo che quello sguardo non avrebbe sortito nessun particolare effetto.
«No» gli rispose, infatti, tranquillamente.
«Professore, è ovvio che sia stata lei!» gli urlò Tuima ancora verde mentre i vari studenti continuavano a ridere.
«Voi andate tutti nelle vostre classi, la campanella è suonata già da un pezzo» urlò alla marmaglia ancora raggruppata intorno a Tuima ed Estel, senza ottenere alcun effettivo risultato. Scosse la testa e si rivolse alla ragazza colorata di vede.
«Lo so» le disse, annuendo lentamente. Poi si avvicinò alla colpevole e, messale una mano sulla spalla, cominciò a camminare verso l’aula delle punizioni, mentre la martire, sacrificata per il bene delle sue amiche, si voltava verso Tuima per salutarla con un sorrisetto trionfante. 
  
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