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Autore: Josie5    02/12/2012    9 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(grazie a Jess Graphic per la copertina :3)
12. Sadie Hawkins

 

 

Era stata una settimana impegnativa.

Tra studio per i vari test, tra la visita a casa di Emily - che finalmente si era ripresa, - tra i compiti idioti che mi venivano affidati da Parker - particolarmente frequenti in quei giorni, - tra l'acquisto del vestito per Sadie Hawkins, tra tutto insomma, era arrivato Venerdì.

Venerdì mattina e quindi le ultime ore per provare a vincere, dato che quella sera ci sarebbe stato il ballo.

Durante quella settimana avevo anche avuto un vago sospetto.

Sospetto nato dal fatto che i ragazzi tendevano ad evitarmi e quei pochi a cui ero riuscita ad avvicinarmi ed accennare al ballo avevano risposto tutti allo stesso modo: “non voglio problemi con Parker”.

Sembrava infatti che quella testa di cazzo, per vincere la scommessa, avesse chiesto a tutte le sue conoscenze di rifiutarmi.

E quindi avevo avuto automaticamente un certo sospetto: perchè tutto quell'interesse a vincere?

Il sospetto era diventato tremendo ed orribile.

Tremendo ed orribile perchè avevo pensato, per bene, a tutte le cose che avevo chiesto che rispettasse, ad Ottobre.

C'era sì il non chiedermi di uccidere nessuno, di non fargli arrivare le soluzioni dei compiti, ed era quello a cui avevo subito pensato, ma c'era anche … C'era anche la richiesta di niente nudismo in pubblico e di niente che riguardasse la sfera “sessuale”.

E tutto quell'interesse a vincere stava facendo aumentare, sempre di più, il sospetto.

Era più probabile che Parker fosse interessato a vincere per copiare o per farmi fare qualche improbabile spogliarello (i favori sessuali li avevo esclusi a priori dalle possibilità), umiliante e magari pubblico?

Non c'era bisogno di esitare molto prima di rispondere.

Ero quindi disperata.

E con fare disperato osservavo Billy. Billy da solo in fila per prendere da mangiare.

Billy Hans, migliore amico di Parker e probabilmente l'unico che non lo temesse. Forse la mia ultima speranza.

- Evelyne, conosco quello sguardo. - Francy mi stava guardando preoccupata.

- Sì - risposi impassibile e continuando a stare impalata davanti all'entrata della mensa.

- Stai davvero per andare a chiedere a Billy di accompagnarti? - Chiese cercando una definitiva conferma.

- Sì - risposi di nuovo, un po' più incerta.

Sospirò scuotendo la testa. - Io non capisco a priori perchè con quell'altro ci hai scommesso. Okay che la foto ti ha fatto gola ma è Parker, è satana. - Continuai mentalmente il discorso per lei: “lui è abituato a fare scommesse, ha imbrogliato e continuerà a farlo”.

- Ci provo - ribattei alla fine convincendomi e marciando verso il ragazzo.

- Magari tu hai fortuna - mi urlò dietro, un po' mogia. Un po' mogia perchè da Jack, causa altra festa a cui aveva già confermato la sua presenza, aveva ricevuto un no all'invito. Francy aveva quindi deciso di andare al ballo senza accompagnatore, ma sapevo che Kutcher le avrebbe fatto in ogni caso compagnia.

Billy, che intanto faceva la fila sbadigliando e osservando a tratti il suo vassoio e a tratti le polpette dietro la vetrinetta, mi vide quasi all'ultimo, di sfuggita, e sorrise subito, capendo che miravo a lui.

Mi morsi le labbra, ansiosa, fermandomi davanti a lui. - Ehy - salutai a disagio e guardandomi alle spalle. Parker non era al solito tavolo dei “fighi”, continuava a non farsi vedere in giro per evitare di essere stressato dalle ragazze, come diceva lui; anche quello mi incoraggiava a parlare col suo amico.

- Gray - rispose salutando così e avanzando un po' nella fila.

- Come mai senza Parker? - Chiesi tanto per rompere il ghiaccio e continuando ad affiancarlo.

Lui sorrise e mi guardò divertito. Sapeva evidentemente perchè gli stavo parlando. - Ogni tanto ci separiamo, la distanza fortifica l'amore.

Un po' mi venne da ridere, ma cercai di trattenermi. - Ah.

- Comunque, cosa posso fare per te? - Si riempì il piatto con del cibo, continuando sempre col suo sorriso.

Mi sfiorai il collo a disagio. - Sai … Sai della scommessa di Parker, vero?

Lui annuì distrattamente.

- Ecco … Quello stronzo ha detto a tutto il mondo di rispondermi con un no e visto che credo tu sia l'unico che non gli darebbe ascolto: mi accompagni a Sadie Hawkins? - Chiesi, sputando di getto l'ultima richiesta.

Billy scoppiò a ridere. - Me l'aspettavo che saresti venuta da me alla fine, sai?

- E' un no? - Borbottai triste, mentre la mia ultima speranza si scioglieva davanti ai miei occhi.

Lui mi sorrise gentile. - Ti avrei detto di sì, vedere la reazione di Max stasera sarebbe stato interessante, ma sei arrivata troppo tardi: mi hanno già invitato e ogni anno accetto sempre la prima richiesta, per non fare un torto a nessuna e ormai ... - Spiegò, sul serio un po' dispiaciuto.

- Ah, vabbè niente ... - Borbottai facendo per andarmene. Cominciavo ad essere seriamente disperata.

Mi fermò. - Evelyne, aspetta. - Quando mi girai mi sorrise divertito. - Suggerimento: Max ha avvisato tutta la scuola coi suoi mezzi, ma è possibile che ad alcuni, come quelli del coro e robe del genere, non sia arrivato niente. Con loro non ha mai a che fare. Prova a cercare per di là, forse uno decente lo trovi.

Lo guardai sorpresa, perchè non ci avevo pensato e perchè me lo stava dicendo? - Vado, ma ...

- Non perdere tempo qua, non te ne rimane molto. - Non rispose e sorridendo tornò al suo cibo e alla sua fila.

Seguii i due consigli e velocemente me ne andai.

Sorpassai Francy che mi guardò interrogativa ma avrei spiegato più tardi.

Il coro, aveva detto Billy?

Marcia verso quell'aula sperando con tutto il cuore che ci fosse qualcuno.

La consapevolezza di quella scommessa stava diventando sempre più pesante.

Aprii la porta e una pura espressione di delusione mi si dipinse sul viso: non c'era nessuno ad occupare le numerose sedie e la grande stanza.

Sospirai e, definitivamente disperata, stavo pensando se, inginocchiandomi e scongiurando, avrei potuto cancellare la scommessa. Ma era effettivamente poco dignitoso, anche per difendersi da uno spogliarello.

E se non fossi andata al ballo? C'era la possibilità di far saltare la scommessa, così?

Mentre analizzavo quell'allettante possibilità sentii un leggero colpo di tosse alle mie spalle. Mi girai.

- Scusa, dovrei passare. - Un ragazzo moro con dei sottili capelli lisci che tendevano a ricadergli sulla fronte era appena arrivato. Mi spostai per lasciargli spazio, senza dire niente e rimasi lì. Mi guardò curioso entrando e vedendo che non me ne andavo.

Io intanto una mezza idea ce l'avevo già. Ricambiai lo sguardo ed entrai piano. Insomma, quella settimana ero già sembrata una pazza disperata quindi tanto valeva ...

Lui, tranquillo, andò verso l'armadio, una chitarra in mano che appoggiò su una delle sedie. - Come mai qua? - Chiese sorridendo.

- Mi era sembrato di sentire qualcuno suonare ed ero curiosa di vedere - risposi in un modo amichevole che normalmente non avrei mai usato con uno sconosciuto.

Lui sbuffò divertito, per la scusa penosa. - Evelyne Gray, no?

Lo guardai sorpresa. Mi osservò di sottecchi con gli occhi più neri che avessi mai visto. - Una ragazza del giornale non si interessa di musica - commentò.

Tornai a sorridere. - Sono così conosciuta come solo la ragazza del giornale? - Chiesi dondolandomi sui piedi.

Lui ridacchiò. - Da quando hai umiliato Parker lo scorso anno, sì. - Sentii una leggera nota nel tono che mi incoraggiò. Sperai di non sembrare troppo maniaca e che non avesse la ragazza, ma ormai avevo deciso che quello sconosciuto mi avrebbe dovuta aiutare.

- Quest'odio verso Parker mi piace - risposi.

- Perchè qui? - Chiese di nuovo e mi osservò attento. Era carino, con dei lineamenti comuni e forse, notai, un po' da bambino, ma carino.

- Per sentire musica. - Dissi ancora.

Lui ridacchiò sommessamente, continuando a non crederci. - Che Parker abbia chiesto a tutta la scuola di rifiutare qualunque cosa ci chiederai non c'entra?

Feci una smorfia. Che mezzo di comunicazione aveva usato per arrivare ovunque?!

Rise vedendo la mia faccia. - Peccato che detesti Parker per principio, quindi, qualunque sia la cosa che stai chiedendo a tutti, rifiuterò solo se lo vorrò io.

Gli feci un grandissimo sorriso, contenta, e avvicinandomi a lui. - Come ti chiami? - Chiesi prima di tutto.

Lui ridacchiò di nuovo tirando su intanto la chitarra. - Ben, piacere.

- Quanti anni hai? - Domandai ancora, ridendo. Mi sembrava di essere qualche strana reclutatrice e cercai di non pensare a l'idea che dovevo avergli fatto.

Ben però mi sorrise e i suoi sorrisi mi piacevano: erano aperti e sinceri. In quello, almeno per quanto riguardava quelli che venivano rivolti a me, batteva Parker. - Sono del penultimo anno - rispose mentre mi chiedevo mentalmente perchè lo stessi paragonando a Parker.

Un junior.

Feci una faccia che probabilmente capì. - Se stai cercando qualcuno per Sadie Hawkins e c'entra Parker, non credo che sappia che sono del penultimo anno e non un Senior come voi due - rispose con ovvietà e in effetti il ragionamento quadrava. Si portò dietro la chitarra e andò verso uno degli armadi nella stanza. - Vuoi farlo ingelosire? - Mi chiese scettico, ma sempre col sorriso.

- No, ho fatto una scommessa ... - Risposi un po' a disagio, seguendolo.

- Ha scommesso che non trovavi nessuno per stasera? - Era così ovvio?

La chitarra la mise dentro l'armadio che poi chiuse.

- Esatto - risposi inumidendomi le labbra. - E tutti hanno paura di lui e mi dicono di no.

Mi interruppe. - Mi sta antipatico e tu sei parecchio carina - cominciò e io arrossii, all'improvviso a disagio. - Quindi se stai cercando qualcuno che ti accompagni per me va bene - concluse, facendo spallucce e sorridendomi. - Senza contare che andare a un ballo con una più grande non è per niente male.

Il rossore mi passò presto e sorrisi. - Ci sfruttiamo a vicenda, quindi? - Ultimamente ero solo in grado di avere a che fare con nuove persone per motivi fin troppo particolari.

Lui annuì. - Stasera alle 9 dalla palestra? - Mi chiese. Non sembrava abituato a quelle cose o semplicemente cercava di guardare solo il lato pratico della faccenda, come avremmo in effetti dovuto fare.

Sorrisi per fargli capire che mi andava bene.

Non vedevo l'ora di osservare l'espressione di Parker, quando si sarebbe reso conto che aveva perso. Ed io ero la vincitrice.

Per il resto della giornata mi accompagnò quel dolce sapore di vittoria, che aveva sostituito la disperazione.

E niente mi era mai sembrato così dolce. Sapeva a frutta.


 

E sempre con quella consapevolezza di vittoria, stavo uscendo di casa, pronta per guidare fino al ballo a cui ormai volevo andare solo per Parker.

Sorrisi allegra infilandomi in macchina e canticchiando.

Avevo un vestitino azzurrino, stretto sul seno, che si allargava all'altezza della vita, scendendo poi in fronzoli leggeri fino alle ginocchia. Era molto acqua e sapone, come me dopo tutto. Mi trovavo a mio agio, tranne, parecchio, per la scollatura a cuore e per il fatto di avere il seno più in vista del solito: amavo i vestiti larghi non per niente; ma in quell'acquisto Francy aveva insistito fin troppo e alla fine avevo ceduto, peccando di vanità.

Perchè ero comunque carina.

E così avevo il vestito, che non era costato quasi niente, e avevo un accompagnatore: sembrava che tutto potesse andare bene.

Arrivai come sempre in anticipo, davanti alla palestra e me ne stetti, appoggiata contro il muro di quel palazzetto a guardare altri studenti che entravano.

Speravo poi che non arrivasse Parker troppo presto: lo conoscevo abbastanza per sapere che sarebbe stato capace di dirmi che avevo perso, dato che non ero stata accompagnata in OGNI parte della festa.

Sbuffai e mentre lo facevo mi sembrò di vedere il morettino di quella mattina.

Socchiusi gli occhi, vedendolo mentre si avvicinava guardandosi attorno.

Nonostante il buio quando incrociammo lo sguardo mi sembrò di incontrare i suoi occhi.

Lui alzò le sopracciglia e mi sorrise come aveva già fatto. Si avvicinò velocemente. - Ciao, Evelyne.

- Ciao - feci ridendo.

Mi osservò. Avevo ancora la giacca, ma la gonna azzurrina si vedeva scendermi leggera sotto quella. Poi mi guardò in faccia. - Il vestito non ho ancora capito com'è ma sei bella - mi disse, infilando una mano in tasca.

Io risi ancora. Era un Junior, ma decisamente cascamorto. - Grazie! - Ringraziai, con una piccola riserva che mi rendeva un po' a disagio: era pur sempre uno sconosciuto, quello davanti a me.

E lo sconosciuto tirò fuori una scatolina dalla tasca.

Lo guardai sorpresa, mentre mi prendeva la mano destra e mi infilava delicatamente al polso uno di quei classici fiori da ballo. 
Era bianco e semplice e senza volere perfetto col resto.

Gli sorrisi. - Per essere uno sfruttamento reciproco sei stato fin troppo carino.

- Già che ci sono conviene approfittarne, no? - Insinuò.

- Non esagerare, Ben - lo ammonii, ma con un leggero sorriso, ed accennai ad andare verso la palestra.

Fece una smorfia comica. - Ah, peccato!

Entrammo e lì, vicino al guardaroba, davanti a uno sfondo, molto pessimo, del mare al tramonto, uno dei ragazzi del club di fotografia faceva, annoiato, foto alle varie coppie. Francy l'aveva scampata ottenendo il compito di fare foto durante la festa. Lei ovviamente sperava di beccare scene equivoche, imbarazzanti e cose del genere, ma non sarebbe stata Francy sennò.

- Foto? - Chiese Ben sorridendo.

Mi spuntò una smorfia. - Non credo sia una buona idea ... - Soprattutto data la mia capacità di venire "bene" e che le immagini sarebbero state messe sul sito della scuola.

- Dai, su! - Insistette, ridendo.

E mentre insisteva sentii delle risate: mi girai vedendo Parker e Billy e i soliti, più alcuni della squadra di basket, che arrivavano insieme, accompagnati da un gruppo di ragazze.

Dawn, che durante quella settimana non aveva mai incrociato per bene Parker, aveva ripiegato su Clark che in quel momento se la teneva, soddisfatto, al fianco. Mai rifiutare un paio di belle tette.

- Facciamo la foto - mi corressi spingendolo verso il ragazzo all'entrata, cercando in quel modo una fuga.

Ci mettemmo dietro l'unica coppia davanti a noi. Ben sorrideva avendo notato il motivo per cui avevo cambiato idea e io mi ero irrigidita.

Mi sentivo, senza apparente motivo, nervosa e giocavo quindi con la zip della giacca. E non era normale sentirsi nervosa, soprattutto dato che avevo vinto la scommessa. Diedi la colpa alla scollatura del vestito su cui avevo, evidentemente, cambiato opinione durante il tragitto.

Proprio mentre i biondi davanti a noi si facevano un paio di foto, Parker e i suoi amici entrarono facendo un gran baccano.

- Foto tutti insieme? - Chiese la voce squillante di Dawn. - Io però anche una da sola con Max - insinuò poi civettando.

Feci una smorfia senza girarmi, mentre sentivo il gruppo che dicendo altro si sistemava dietro di noi.

- C'è la Gray - notò qualcuno, Billy probabilmente. Guardai Ben con una faccia strana, ma lui mi scosse la testa, sorridendo tranquillo, come a dirmi che qualunque cosa avessero detto non importava.

Mi girai quindi leggermente, mentre Parker si avvicinava sorridendo divertito. I due sorrisi, quello di Ben e Parker, si contrapposero ancora più violentemente.

- Niente panda, oggi? - Domandò fingendosi dispiaciuto e guardandomi tranquillamente. Dawn cominciò a blaterare qualcosa con tono acido, sapevo cosa ma non volevo farci caso.

Lanciai così a Parker uno sguardo di sufficienza. - No, e non ...

Mi interruppe: come per caso aveva guardato il ragazzo di fianco a me, notandolo. Alzò le sopracciglia e il sorriso sembrò accigliarsi. - Sei riuscita sul serio a trovare qualcuno? - Chiese, assumendo velocemente la solita espressione ironica.

Sorrisi, ricordandomi che non c'erano motivi per stare sulla difensiva. - Esatto. Ben, Idiota; Idiota, Ben - presentai, con un veloce gesto della mano, dall'uno all'altro. - Sulla scommessa, ne riparleremo - ricordai con il tono deliziato che avrei dovuto avere tranquillamente fin dall'inizio.

Parker aprì la bocca per ribattere ma il fotografo ci chiamò.

Mi allontanai veloce e sentii il castano sbuffare sonoramente, lasciandoci perdere.

Il fotografo ci indicò il bancone dove appoggiare le giacche prima delle foto. Ben si tolse velocemente la giacca, ricevendo in cambio un numeretto e io, con lentezza, abbassai la zip e alla fine tolsi giacca e coprispalle.

Ben mi squadrò un attimo. - Oh - fece solo.

- Così male? - Chiesi a disagio, facendomi comparire delle rughe sulla fronte, pronta a subire il colpo, mentre il fotografo scocciato ci diceva di muoverci.

- In realtà l'oh diceva tutt'altro - chiarì, grattandosi la nuca e sorridendomi. Lo guardai scettico, ma distendendo la fronte.

Ben ignorò la mia reazione e andò davanti al poster e un po' scocciata, di star per subire davvero quella tortura, lo raggiunsi.

Furono solo due foto ma durarono un eternità.

Sospirai alla fine e lanciai una vaga occhiata a Parker & Company.

Dawn continuava a sparlare, muovendo la mano scocciata e le amiche la ascoltavano annuendo; Billy sorrideva dicendo qualcosa a mezza voce a Parker; e Parker sembrava non ascoltarlo particolarmente, mi guardava, distratto, passandosi una mano tra i capelli.

Incrociammo un attimo lo sguardo.

Ben mi risvegliò, appoggiando la mano sul mio fianco e trascinandomi via.

- Ti eri incantata? - Chiese ridendo.

- No - risposi subito, accigliandomi. Perchè tutti dicevano che mi incantavo?!

- Sembrava! - Scherzò, lasciandomi il fianco. - Comunque so che il tuo obiettivo era solo vincere la scommessa, ma da come si stanno mettendo le cose, posso divertirmi un po' anch'io?

Lo guardai perplessa, incintandolo a continuare, mentre mi portava verso uno dei tavoli che erano stati collocati nella palestra.

- Devi sapere che di cognome faccio Johnson.

Il cognome era comunissimo e non capivo cosa dovesse suggerirmi. Lo guardai per vedere se continuava. Lui rise della mia espressione sedendo ad una sedia, io di fronte a lui.

- In effetti non te lo ricorderai … Mia sorella l'anno scorso era una Senior e Parker all'inizio dell'anno, non so come, mia sorella non è di quel tipo, ma diciamo che l'ha … Sedotta e le ha, letteralmente, spezzato il cuore, dopo - spiegò prendendo un bicchiere vicino alla scodella del punch - ovviamente non alcolico, - della festa.

Feci una smorfia: non era la prima volta che sentivo storie del genere; Parker aveva davvero una brutta reputazione in quanto a relazioni: più grandi, più piccole, ragazze della stessa età, in molte erano rimaste abbagliate da lui. E lui, ragazze facili, difficili, tutte avevano creduto di essere diverse dalle altre e tutte erano rimaste fregate, in un modo o nell'altro. Perchè Max Parker non si era mai innamorato e mai era rimasto ferito.

Mi passai una mano per i capelli, nervosa. Tra quelle dell'ultimo anno Francy, Emily ed io eravamo tra le poche a non essere cadute nella trappola e a non avere nemmeno una cotta per quel ragazzo.

Ben mi porse il bicchiere che aveva appena riempito, guardandomi di sottecchi, mentre pensavo.

Il bacio, innocente alla fine, che ci eravamo scambiati ad Halloween non valevano come fregatura, vero? Bevvi, cercando di sciogliere uno strano nodo in gola.

- Per questo odio Parker. E, non so perchè, ma in parte vedo che è lo stesso anche per te - fece ridacchiando e osservandomi ancora in modo strano.

Riassunsi il sorriso di prima, per non far capire troppo di essermi persa nei miei pensieri. - Quindi?

- Quindi. - Si appoggiò sul tavolo coi gomiti. - Io non ho mai a che fare con Parker e non ho mai avuto l'occasione di vendicarmi per mia sorella, non come avrei voluto. Oggi posso.

Lo guardai interrogativa, puntando il gomito sul tavolo e appoggiando il mento sul palmo della mano. - E come? - Vendicarsi su Parker era parecchio interessante come argomento.

Lui sorrise. - Ti basta solo assecondarmi di più di quello che faresti normalmente ... - Spiegò divertito.

Risi. Sembrava molto una scusa campata per aria. - E come?

Arricciò un attimo le labbra, facendo comparire una fossetta che gli diede un aspetto ancora più infantile. - Ridendo come adesso, per ora, può bastare.

Lo guardai scettica, ma sorridendo.

- Fallo! - Ordinò convinto.

Ridacchiai, più perchè perplessa che per assecondarlo.

- Ma più entusiasmo! - Ribatté, ridendo anche lui e poi alzando gli occhi al cielo. Quando gli occhi si riabbassarono, osservò con insistenza qualcosa alle mie spalle e mi girai.

Parker, nella sua camicia bianca con cravatta - perchè lui non poteva portare i papillon come tutto il mondo, - si stava avvicinando con un'espressione impassibile pennellata in faccia. I capelli, pettinati per quella sera in modo diverso dal solito, rendevano più giustizia ai suoi occhi: il verde risaltava sul bianco e il nero dell'abbigliamento, in un contrasto di colori che non poteva essere casuale, sembrando uscito da un quadro.

Mi rigirai verso Ben, scuotendo la testa.

Parker arrivò sul serio al nostro tavolo e si sedette lì, con una smorfia scocciata.

- Cosa vuoi? - Chiesi con un tono sinceramente insofferente.

- Non avevo ancora iniziato - fece subito guardando il mio accompagnatore.

Fui battuta sul tempo da Ben che rispose, mentre io deglutivo sentendomi la gola secca: - Di far cosa? - Sostenne il suo sguardo.

Parker lo guardò davvero malissimo. - Di criticare il bambinetto che Evelyne ha avuto il coraggio di portarsi dietro - rispose.

- Parker, non è né un bambino né niente, solo perchè hai perso la scommessa non puoi cominciare a dirgli ... - Cominciai, irritandomi per tutta la cattiveria gratuita.

- E' dell'ultimo anno quanto io sono una donna! - Commentò sbuffando e interrompendomi. Ben non disse niente, perchè in effetti aveva ragione.

Non ne potevo più e, decisamente non in me, cercai di zittirlo: - Sarà piccolo d'età, ma dove conta è più grande di molti. - Riuscii anche a sorridere tranquillamente, guardandolo negli occhi, mentre lo dicevo.
 

- Credo di essermi innamorato - sospirò Ben, quasi estasiato, mentre ci allontanavamo, andando verso l'entrata. Io ero fuggita prima che Parker avesse potuto capire e replicare.

Risi un po' imbarazzata, guardandolo. - Stava per iniziare a trattarti male e per farlo tacere bisogna usare metodi poco ortodossi.

- Beh di certo non se l'aspettava. - Rise più di me.

Lanciai uno sguardo distratto verso il tavolo che avevo appena lasciato: Parker era ancora seduto, mi dava le spalle e si tirava i capelli all'indietro. Dawn lo stava raggiungendo.

- Direi allora di continuare così, collega - fece Ben con tono confidenziale e dandomi una gomitata.

Non ci feci molto caso però, perchè in quel momento vidi arrivare Francy ed Emily, insieme a tanta altra gente: la palestra si stava rapidamente riempiendo. Tutte e due senza coppia, camminando vicine tra ragazzi e ragazze a braccetto.

Avevano tutte e due i vestiti che ci eravamo comprate il giorno prima. Francy ovviamente nero e Emily uno, un po' primaverile, color pesca.

- Oh, la mia tettona preferita! - Mi urlò Francy, venendomi incontro e abbracciandomi. Ogni volta, soprattutto al mare, o in qualunque situazione in cui si vedessero le mie tette, cominciava a chiamarmi così, facendosi odiare. Tanto.,

- Dai! - Mi lamentai, guardandomi intorno a disagio; l'unico ad aver sentito era stato Ben che si grattò la testa ridacchiando.

- Che carina, Eve! - Fece Emily, avvicinandosi e sorridendo dolcemente, nel suo solito modo.

Francy continuava a non mollarmi e, sempre stritolandomi, vide Ben. Si staccò finalmente, di colpo e facendomi quasi traballare. - Oh, tu sei quello della chitarra che Eve ha assalito!

Ben mi interruppe prima che mi ribellassi alla frase appena detta. - Assalito no! La cosa mi ha fatto anche piacere - disse ridendo.

- Oh, che tenero! - Francy se la ridacchiò, osservandolo e mordicchiandosi le labbra in uno strano modo pensieroso; quasi mi preoccupai.

- E' un po' esagitata stasera e non capisco il perchè - spiegò Emily, facendo una smorfia teatralmente perplessa.

- E' perchè vede Kutcher e quindi ... - Proposi.

Francy sbuffò con un cenno. - Avrei anche voglia di soffocare le pene d'amore - disse con tono drammatico. - Anche con qualche ragazzo, ma dopo non me lo tolgo più di dosso Kutcher.

Emily ed io annuimmo gravemente e d'accordo.

Ben rise. - Ma avete solo a che fare con con Parker e i suoi amici?

Emily fece spallucce sorridendo. - Io mi salvo!

- Farei volentieri cambio - risposi acida.

- Ed è tutta colpa di Evelyne, prima che cominciasse a farsela con Parker non ci cagavano - spiegò Francy ridacchiando.

Feci una smorfia e intanto partì la musica di una delle band della scuola. - Non mettere mai più l'espressione “farsela” nella stessa frase con me e Parker - le ordinai, schifata.

- Ma scusa - intervenne di nuovo Ben, divertito, sembrava star approfittando veramente della situazione per socializzare. - Perchè allora hai così tanto a che fare con lui?

Sospirai. La gente non capiva che se la voce non si era ancora sparsa significava che non si poteva, davvero, venir a sapere.

Emily fece un gesto per richiamare l'attenzione. - E' un segreto. Non lo so bene nemmeno io, alla fine. - E ridacchiò.

Ben mi guardò curioso.


 

La festa era quasi finita.

Dopo la band della scuola era seguita musica da discoteca e poi per chiudere: i lenti.

- E adesso l'ultima canzone! - Urlò il dj, distruggendo l'atmosfera romantica creatasi tra alcune coppie, che ballavano dondolandosi sul posto; poi cominciò a trafficare con i cd.

Non avevo idea di che ora fosse ma i più piccoli se n'erano andati tutti, insieme anche a molti Senior, spariti, spesso, di due in due.

Sbadigliai staccandomi da Ben.

Lui era riuscito, in qualche modo, ad obbligarmi a ballare un lento, ma mi ero rifiutata di farne più di uno.

- Va bene, non insisterò oltre - fece infatti il morettino capendo il mio sbadiglio e la mia mezza occhiata. Io risi, d'accordo. - Vado in bagno un attimo e andiamo? - Chiese conferma e con un'aria stanca che notai solo in quel momento.

Annuii andando a sedermi a un tavolo lì vicino. Non lo guardai andare via e sbadigliai di nuovo.

Il giorno dopo sarei dovuta andare a lavorare presto, alle 8:30, e dopo quella settimana ero quasi morta dalla stanchezza.

La musica partì, evidentemente il dj aveva trovato il cd che voleva.

Qualche ragazzo mi passò davanti osservandomi. Non capivo perchè quella sera mi guardavano tutti in modo strano. Forse mi ero truccata e sembravo relativamente strana, ma per il resto non ne avevo idea, ma le occhiate mi irritavano.

Sbadigliai di nuovo, nonostante tutto.

Sentii un rumore e una sedia si spostò vicino a me.

Mi girai curiosa: Emily e Francy se n'erano già andate, la prima aveva il coprifuoco molto presto e la seconda era voluta fuggire da Kutcher. Io totale libertà, come sempre.

Parker si sedette, o per lo meno, si lasciò cadere sulla sedia con fare stanco e mi osservò.

- Il nanetto?

Sospirai alzando gli occhi al cielo. - Perchè ce l'hai tanto con lui? Comunque è in bagno.

- Perchè per colpa sua dovrò farmi una cazzo di foto per il tuo giornale. - Sì, in effetti era logico.

La canzone che era stata scelta era una versione, a volume molto basso e forse anche rallentata, di “Kiss Me” dei Sixpence None e non ricordavo cosa.

Dopo un po' di silenzio mi guardò. Lo notai e mi girai leggermente anch'io.

Mi squadrò come l'avevo già visto fare una volta, seppur non ricordassi quando. Poi, tranquillamente, quando tornò ai miei occhi, disse con leggerezza una cosa che non mi sarei mai aspettata: - Sei quasi carina stasera. - Mi ritrovai a sgranare gli occhi, quasi senza volere. Perchè davanti a qualsiasi parola di Parker ero sempre pronta, tranne che con i complimenti.

Lui sorrise divertito e fu sul punto di aggiungere altro. - Eve, andiamo? - Ma venne interrotto.

Mi voltai e vidi Ben. Era tornato in quel momento e guardava Parker con uno strano fare sospettoso. La canzone finì in quel momento e non ci fu più musica.

Io annuii e mi alzai. A Parker feci un leggero cenno di saluto che lui ignorò, voltandosi da un'altra parte.

Accigliata quindi andai verso la mia macchina.

Ben avevo scoperto che non aveva né patente, né mezzo di trasporto e alla fine gli avevo proposto di riaccompagnarlo io a casa.

Arrivai alla macchina, che quel giorno avevo parcheggiato più vicina, trovando il mio solito posto occupato, e aprii la portiera del conducente.

- Eve - mi chiamò Ben.

Lo guardai interrogativa, bloccandomi sul posto, in attesa. Lui portò lo sguardo, da un punto vuoto dietro di me, ai miei occhi.

- Mi fai un regalo? - Chiese sorridendo. - Un piccolo ringraziamento.

Lo guardai scettica, ridendo. - Cosa?

- Un bacio.

Alzai le sopracciglia, sorpresa. Non quanto dopo la frase di Parker, ma la cosa ci andava vicino: era partito un embolo a tutti i ragazzi in quella palestra?

Ci pensai però un attimo, tentennando: un bacio, un bacio a stampo non sarebbe stato niente, no? E dopo tutto quel ragazzo mi aveva evitato uno spogliarello a casa di Parker o Kutcher, probabilmente. Era il mio salvatore.

Lui mi lanciò uno sguardo ansioso e alla fine annuii, sorridendo un po' a disagio.

Ben mi regalò uno dei suoi soliti sorrisi, e quello che mi aveva chiesto per un attimo non mi sembrò così malvagio. Avvicinò velocemente una mano al mio fianco e accorciò le distanze.

L'alito di Ben sapeva molto a menta e mi chiesi divertita se in bagno avesse masticato una cicca. Pensai a quello mentre si chinava per baciarmi, un pensiero ben poco romantico.

E poco romantico fu il bacio.

Incontro tra labbra. Labbra morbide che cercavano un semplice bacio e niente di più.

Pochi secondi e si staccò sorridendo, lasciandomi solo quell'impressione di morbidezza e labbra umide, poi mi sorpassò per poi andare al posto del passeggero.

Io entrai nel mio e, senza fare molto caso al mio compagno in macchina e a nient'altro, uscii dal parcheggio.

Lui si era dipinto un cipiglio soddisfatto in volto, e quando lo notai mi venne da ridere.

- Tutto questo per un bacio? - Gli chiesi a un certo punto, tamburellando le dita sul volante, a un semaforo.

Lui ridacchiò. - Per le conseguenze del bacio - insinuò

Lo guardai perplessa, chiedendomi se pensasse sul serio che dopo quel bacio potesse esserci qualcosa tra di noi. Ma non chiesi altro, e arrivati a casa sua lo lasciai tranquillamente lì.

Così, finalmente, stanca morta, andai verso la mia di casa.

Parcheggiai pensando a che cavolo di ora potesse essere e a quante ore di sonno avessi davanti.

Uscii, così, infreddolita, dalla macchina e arrivai quasi alla porta di casa senza accorgermi di niente.

Poi praticamente urlai.

Quasi alle 3 del mattino, nel mio quartiere, si sentì uno strepito.

- Che cazzo urli?! - Chiese, scoppiando a ridere, seduto sugli scalini che portavano al piccolo portico di casa mia.

Parker.

Alle 3 del mattino.

Davanti a casa mia.

Abbassai la mano sinistra che avevo portato terrorizzata sul cuore. Lui la osservò sorridendo, divertito in modo assurdo. - Parker - cominciai, respirando normalmente. - So che ADORI spaventarmi. Ma non è da persone normali sedersi davanti alle case altrui, alle 3! - Cercai di fargli notare.

Lui rise ancora di più.

- Sei pazzo! - L'apostrofai, con fare isterico, superandolo e sollevando il tappetino sotto al quale avevo nascosto le chiavi di casa.

- Non sono pazzo! - Ribatté, mettendosi in piedi. - Volevo solo proteggere la tua verginità da un bambino idiota! Cosa credi?!

Aprii la porta di casa e gli feci cenno di entrare, con rabbia: volevo evitare di svegliare sul serio mezzo mondo con la nostra imminente litigata.

Entrò, con un sorrisetto da schiaffi e gli chiusi la porta dietro le spalle.

Mi passai una mano per i capelli, esasperata, mentre lui entrava e si avvicinava alle scale, camminando per l'atrio.

- Di che cosa stai parlando? - Sillabai.

Stavo cercando con tutte le mie forze di trattenermi dal picchiarlo.

Perchè l'avrei fatto.

Forte.

Anche usando la punta delle chiavi. Mi avevano insegnato ad usarle come armi, pochi anni prima.

Tutto pur di fargli male.

- Quel tizio là. E ti sei fatta baciare da lui! - Fece una faccia disgustata. Come faceva a saperlo poi? - Quindi, da bravo amico quale sono, mi aspettavo, visto che in effetti non è difficile, che ti seducesse mentre eri in macchina e che sareste finiti qua: casa vuota. E io, da bravo amico, volevo impedire spiacevoli situazioni - rispose, cercando di essere convincente, ma gli occhi verdi, che vedevo chiaramente con la luce secca del lampadario, facevano capire quanto si stesse solo e soltanto sputtanando.

- Non siamo amici - ribattei acida.

- Così mi ferisci! - Disse fingendosi triste.

Lo fulminai incrociando le braccia. - E come sai che ci siamo baciati?!

Esitò un attimo, questa volta, ma alla fine parlò: - Sai, se vi baciate davanti a tutto il mondo, fuori dalla palestra, non è colpa mia se appena esco vi vedo! - Spiegò, accigliandosi.

Rimasi un attimo perplessa, la casualità di essere stata vista proprio in quei pochi secondi sembrava troppo grande: Ben l'aveva forse fatto apposta per farsi vedere da lui? E perchè?

Mi ritrovai ad arrossire, per qualche motivo e Parker si accigliò ancora di più. - Quel pudico rossore? Ti piace il nano?! Oddio.

Questa volta fui io ad irritarmi e mi tolsi la giacca velocemente. - Okay, basta, sei un idiota. Vattene e tornatene a casa. - Appesi la giacca e senza guardarlo più feci per superarlo.

- No - si oppose. - Non ho sonno e dopo quella scena orrenda ti meriti la mia presenza. - Che avesse capito perfettamente che la sua presenza fosse una punizione era detestabile.

Salii le scale ignorandolo e provando a respirare profondamente. Entrai in camera, presi il pigiama da sotto il cuscino e, girandomi, vidi che mi aveva seguita sul serio. - Tu sei malato - gli feci notare.

Mi sorrise e passandogli di fianco gli diedi una spallata, sperando di fargli male, ma sapendo quanto fosse impossibile.

- Vattene! - Ripetei urlando ed entrando in bagno sbattei la porta.


 

Non avevo idea di quanto tempo avessi fatto passare, ma speravo fosse stato abbastanza per spazientire il bambino e farlo sparire.

Perchè nonostante il carattere da stronzo e puttaniere Parker era terribilmente un bambino. Solo un bambino avrebbe fatto quello che lui aveva appena fatto. Senza motivo, oltre tutto.

Chiusi l'acqua e mi ravvivai i capelli. La mia rabbia intanto si era in parte sbollita: quella provocata dalle offese a me e a Ben e al bacetto da niente; quella invece che comprendava il fatto che fosse in casa mia, no. Che poi l'avevo fatto entrare io, quant'ero stata stupida?!

Ero in pigiama e sperai davvero, davvero, che Parker se ne fosse andato. L'ultimo dei miei desideri era che, proprio lui, mi vedesse in quello stato, vestita in quel modo. Erano le 3 e qualcosa e non avevo voglia di essere presa per il culo per i miei pigiami. Non anche per quello.

Tornai in camera mia e purtroppo l'incubo c'era.

Sospirai, fulminando Parker. Se ne stava appoggiato alla mia scrivania, tranquillo, scrivendo qualcosa sull'iPhone.

Non mi guardò nemmeno e io andai così sul mio letto. Abbassai le coperte e arricciando le labbra, guardando malissimo Parker, mi ci infilai.

Finii e alzò lo sguardo su di me. - Bel pigiama, Gray - si complimentò ironico.

- Si, grazie e sei ancora qua?!

Lui fece spallucce annoiato e avvicinandosi; io avevo tremendamente sonno quanto lui non ne aveva minimamente. - Non ho sonno - disse infatti. - E Billy è andato a farsela con la sua tipa, Clark ha detto che voleva combinare qualcosa con Dawn e io per permetterglielo dovevo sparire … Kutcher era depresso e mi scocciava passarci altro tempo; con gli altri stessa cosa ...

Accennò a sedersi sul bordo del letto e lo fulminai. Lui sorrise e lo fece comunque.

Mi sollevai, appoggiandomi alla testiera del letto. - Chi ti ha dato il permesso?

Alzò gli occhi al cielo. - Evy, non essere pesante* - mi canzonò inventandosi quell'abbreviazione, in uno strano gioco di parole.

E alla fine mi arresi sul serio, perchè tanto ad urlargli contro non ottenevo mai niente, se non peggiorare le cose. Sospirai. - E quindi rompi a me?

Lui rise, forse anche divertito perchè avevo ceduto. - In realtà volevo davvero vedere se tu e il bimbetto facevate qualcosa. - Mi osservò e si sistemò anche lui, contro la testiera, come me, avvicinandosi di conseguenza. - Dopo quel commento sulle sue dimensioni, poi - mi ricordò.

Cercai di non ridere, ma era comico che si ricordasse e citasse quella frase del cavolo, che mi era uscita senza pensarci e di cui mi ero subito pentita. - Cos'è Parker? Sei geloso? - Lo presi in giro. Ed era ovvio che non potesse esserlo.

Ma fece una faccia strana e mi guardò sorpreso. Fu una cosa di pochi secondi, che notai solo per la vicinanza; si riprese subito, passando a una normale faccia schifata. - Per carità! - Ribatté. - Tu le mie dimensioni non le saprai mai e non ci tengo a fartele sapere!

- Siamo d'accordo su questo - dissi sbuffando.

- Anche se è ovvio che è un numero grandissimo.

- Su questo non siamo d'accordo.

Sbuffò.

Dopo un po' di silenzio, passato ad osservarlo giocare con le lenzuola, parlai: - Ma i tuoi non si preoccupano? E' tardi e non sei ancora a casa - gli feci notare.

- E' un modo per cacciarmi? - Chiese divertito e continuando a guardare le coperte.

- Anche.

Rise, e poi i suoi occhi tornarono ai miei. - No, comunque no. Saranno tornati tardi e non avranno nemmeno controllato se ero in camera o cosa, oppure non sono nemmeno tornati e passano la notte all'appartamento a New York - rispose, tranquillo e il verde sembrava a suo agio, senza niente di diverso del solito.

- Ah. - Per un attimo pensai che forse Parker, più che non avere sonno, non volesse stare solo. Fu un pensiero stupido, che cancellai subito, ma la frase che ne seguì mi uscì comunque: - Dai, ti assecondo per dieci minuti, poi sloggi. - Arrivai all'accordo.

Parker mi osservò un attimo, pensandoci e poi ondeggiò la testa indeciso. - Venti minuti. Poi giuro che me ne vado!

Sorrisi, stanchissima, ed arrendendomi. Girai la testa dalla sua parte, eravamo sempre appoggiati alla testiera del letto, osservai il suo profilo quasi troppo perfetto per sembrare di un adolescente. - E cosa vorresti fare in questi venti minuti? Non penso di avere abbastanza argomenti pacifici di cui parlare con te. Non abbiamo argomenti pacifici, diciamocelo.

Fece spallucce sbloccando l'iPhone e guardandolo distratto. - E' uguale. La tua compagnia rimane noiosa in ogni caso e con qualunque cosa. Indifferente.

Sospirai, alzando gli occhi al cielo, troppo stanca per continuare a reagire nel solito modo. - Da come la cerchi di continuo la mia compagnia, non direi.

- Ma solo perchè a volte hai qualche reazione interessante. - Si girò a guardarmi e al buio vidi i suoi occhi incontrare i miei, ma in modo diverso. Il buio gli donava, pensai per un attimo, stupidamente.

- Tipo? - Chiesi, continuando a guardare le sfumature chiare anche nell'oscutirà.

Sorrise e in qualche modo mi sembrò di sobbalzare. - Ci hai creduto?!

Arricciai le labbra cercando di fulminarlo. - Ti odio - sbottai.

- Anch'io, ovvio.

E tornò il silenzio.

Poco dopo, spalla contro spalla, un po' mi appoggiai stanca a lui, senza rendermene conto, pesandogli probabilmente sul braccio; lo guardai mentre apriva la cartella di foto e video del cellulare.

Emanava come al solito quel calore piacevole, soprattutto in inverno e il contatto non mi dispiaceva, forse per quello non mi ero spostata quando ci eravamo sfiorati.

- Stai per vedere la cosa più bella della tua vita! - Mi avvisò, gasandosi.

- Immagino. - Se stava per farmi partire un porno l'avrei ucciso, pensai.

Mi diede una spallata, facendomi mugugnare. - Più entusiasmo! - Mi sgridò ridendo ed era la seconda volta quel giorno che me lo dicevano.

Feci una smorfia. - Ma se ti sto addirittura assecondando!

- Non basta.

Fece partire dei video di Billy, alle Hawaii, che faceva cose idiote che è meglio non ricordare.

Io sorridevo però e ad intervalli riposavo gli occhi, limitandomi ad immaginare le scene, sentendo la voce calda e bassa di Parker e ci riuscivo benissimo

E comodo e caldo ormai era anche il mio letto, con la coperta, il cuscino che avevo scaldato e soprattutto lui, alla mia destra.

Fu probabilmente in uno di quei momenti, con gli chiusi, che mi ritrovai ad appoggiarmi ancora di più a Parker. Non so bene.

Il punto fu che mi addormentai.

Mi addormentai e non avrei dovuto, per una semplice cosa che mi ero dimenticata di fare.

Peccato che me ne sarei resa conto solo il giorno dopo. 




*Angolo autrice:

Eccomi! Il capitolo mi ha dato un po' di problemi: non mi piaceva più tanto come l'avevo scritto e ho modificato delle cose dall'originale, tutto oggi, perchè durante la settimana non ne avevo la voglia. Ahahahaha
Comunque eccoci qua :3
Non direi niente e chiederei più che altro a voi cosa pensate di quello che è successo e cosa pensate che succederà.
Da questo capitolo inizia una strana catena, o dal prossimo diciamo, ma questo e il prossimo sono in un certo senso uniti. Vedrete comunque :)
E cosa si è dimenticata Eve?! Chi indovina vince un cioccolatino :D (c'è un accenno e potrebbe, forse, essere intuibile, se non lo è la prossima volta mi sgriderete ...)
E ho scoperto recentemente (o almeno il mio prof di Filo dice così) che "Dire su" si dice solo a Reggio Emilia. Chiedo venia se da qualche parte l'ho scritto. Modificherò, prima o poi. (Vuol dire "sgridare" in un senso un po' diverso, comunque ahahahah)
Poi ho notato recentemente che un capitolo non aveva più la fine, si era cancellata. Se qualcuna non era riuscita a leggere la fine, riguardi, ho sistemato. Il capitolo era "Fregata" :)
Alla prossima!
I love Parker <3 (mi andava di dirlo :3)

Josie.

E ringrazio MaudeScott per l'aiuto con la battuta sulle dimensioni di Ben che sono abbastanza grandi. <3


*Evy e heavy (pesante in inglese) si leggono uguale. Non so se pesante in quel senso si dica heavy, ma nel caso, c'è un dolcissimo gioco di parole che adorerei :D (fare il linguistico mi fa male ...)

   
 
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