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Autore: Averyn    02/12/2012    1 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Mentre Silente evocava le sei fiale sul tavolo della cucina, Harry guardò ciascuna di esse con disgusto.
Gli avrebbero procurato i turbamenti che aveva sofferto la prima volta?
“Devi berle. So che ora tutto ti apparirà confuso…”
“Io voglio delle risposte adesso!” s’impuntò Harry. “Perché mi sta facendo vedere le immagini dei miei sogni? Che cosa a che fare, con me?”
Silente lo guardò. “Ha tutto a che fare con te. Ma non posso spiegarti meglio di così. Sono tuoi percorsi, che sto cercando di decifrare meglio che posso con te, formulando teorie e ipotesi…”
QUARTO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE, SEGUITO DE 'IL PRESCELTO, 'L'EREDE' E 'L'INIZIO'. spero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Note dell'Autrice: scusatemi per il ritardo tremendoooo purtroppo stanno succedendo un sacco di cose e non riesco mai a pubblicare quando vorrei...allora...eccovi qui un capitolo lungo lungo, e vi annuncio che Harry sarà un pò...troppo fuori di testa. Poi, per favore, potete lasciarmi una recensione? ve lo chiedo solo per sapere se la storia vi sta piacendo così come i nuovi sviluppi...per il resto nulla, mi dispiace che sto pubblicando una volta al mese...ma questo capitolo è lungo lungo, e spero di tornare il prima possibile...grazie a Angelstorm e a tutti i nuovi arrivati! la serie è arrivata a 310 visualizzazione! non l'avrei mai creduto possible...perciò un bacio e...buona lettura e alla prossima...scusate per gli eventuali errori!
Averyn


Capitolo  6
 
La Lettera di Frank

“Secondo voi cos’ha Malfoy?” chiese Hermione, mentre scendevano dalle scale a chiocciola della Guferia, due giorni dopo; la lettera non era ancora arrivata.
“Che ci importa di lui?” ribatté Ginny. “Voglio dire, penso che qualunque cosa gli sia successa, non ci riguardi…con tutto quello che ci ha fatto in questi anni, non vale la pena proprio di preoccuparsi! E si rimetterà, in ogni caso. Può darsi che abbia, che ne so, la febbre. Ho ragione, Harry?”
“Ecco, io…Non ne ho idea” rispose lui, la cui mente stava lavorando frenetica. Era da quando l’avevano incontrato in Guferia che Malfoy sembrava aver abbandonato i suoi atteggiamenti vili, e girava per la scuola solitario, con quell’aria malaticcia…forse gli era capitato davvero qualcosa di grave, ma non poteva saperlo. In ogni caso, l’avrebbe scoperto. Quell’atteggiamento era sicuramente sospetto.
 
“Che cosa è successo?” chiese Remus, sbigottito.
“Non lo so, James! Era qui! Ti dico che era qui, santo cielo!” sbraitò Lily, furiosa.
Harry aprì gli occhi; si trovava – di nuovo- nel salotto del suo sogno, quello cui le immagini lo perseguitavano anche da sveglio.
James, rosso in volto, lo guardò orgogliosamente. “Non è colpa tua, ovviamente, Harry”.
Harry guardò tutti loro: sembrava la seconda parte del sogno di due notti prima, e a quel punto sentì una certa inquietudine.
“Mi dispiace tanto, Harry…” disse Sirius, addolorato, dando un pugno sul tavolo. “Non sarebbe dovuto accadere!”
“Non sarebbe dovuto accadere cosa?” chiese Harry, interrogativo.
“Ma come possibile che non ricordi? Qui c’era uno scrigno…”
“Deve essersi svegliato, James, è per questo che ora non c’è più” osservò Remus, con aria allarmata.
James, cercò con lo sguardo tutti, poi i suoi occhi si posarono intensamente su Harry; prima ancora che il ragazzo riuscisse a decodificare completamente la situazione, suo padre lo prese per le spalle. “Harry, ti prego, è importante. È andata così?”
Harry avvertì un certo pizzicore alla gola ma lo ignorò.
“Io non capisco cosa….”
“Harry, è una semplicissima domanda. Ti sei addormentato?”
“Ecco io…sì”.
“Lo sapevo!” scattò Sirius veemente, picchiando un pugno sul tavolo.
“Calmati! Non l’ha fatto apposta!” lo riprese Lily, difendendo il figlio.
“Già, ma ora come faremo a recuperarlo?” chiese Sirius, lanciandole un’occhiata ferita.
“E’ quello che ci stiamo chiedendo tutti, qui” sospirò Lily “ma una soluzione si troverà”.
Un inaspettato silenzio calò fra i presenti. Questo bastò a Harry per rendersi conto di quanto fosse confuso e impaurito. Così approfittò della situazione, e chiese: “Perché sono di nuovo qui?”
Tutti sgranarono gli occhi nella sua direzione.
“Che vuoi dire, Harry?” chiese Remus, guardandolo accigliato come tutti. “Che domanda è?”
“Beh, mi pare legittimo che Harry sia confuso” s’inserì Cedric. “Non capisce perché faccia lo stesso sogno due volte; non succede spesso, o sbaglio?”
Harry l’avrebbe abbracciato se non l’avessero guardato tutti con quell’espressione allarmata. Poi James tirò un sospiro e si grattò la nuca, in imbarazzo. 
“Bene, Harry” iniziò Remus pazientemente, “devi sapere che neanche noi sappiamo esattamente perché tu sia ancora qui. Sfruttando la tua capacità di viaggiare fra i vari mondi paralleli, la prima volta siamo stati noi ad attirarti qui, e il motivo era lo scrigno. Quello che possiamo immaginare” e qui si scambiò un’occhiata con sua madre e suo padre, che annuirono, “è che, siccome hai interrotto la comunicazione con noi, tu abbia…sospeso questa esperienza e abbia avuto  la necessità di tornare ”.
“E mentre ero sveglio” esitò Harry, per cui la situazione si faceva sempre più strana ma sempre più logica, “qualcuno potrebbe essersene approfittato per rubare lo scrigno?”
“Proprio così” annuì Sirius, con lo sguardo penetrante fisso su di lui, “ sicuramente qualcuno che ha un collegamento con te”.
“E quindi potrebbe essere che magari quella persona ha il pieno controllo di questa dimensione, e voleva che mi svegliassi?” chiese Harry impulsivamente, scattando a sedere sul bordo del divano, più motivato.
James esitò.
“Noi….pensiamo che possa essere una possibilità. Del resto, questo spiegherebbe perché tu sei tornato nel tuo mondo, e per te sono passati minuti, anche giorni, forse, e qui invece neanche un secondo” rispose.
“Proprio così, Harry” gli sorrise per la prima volta sereno Sirius.
Harry ricambiò in modo breve e agitato.
“Il fatto grave è proprio questo” continuò Sirius, “la persona collegata a te potrebbe averti usato per prendere il controllo della situazione, aver escogitato un modo per bloccare la dimensione attraverso di te e rubare lo scrigno. Nel momento in cui sei stato liberato, sei ripiombato qui. E tu sai che c’è solo una persona che può aver fatto tutto questo”.
Il nome attraversò la  mente di Harry in un lampo.
“Voldemort?” chiese lui, sconcertato. “Ma come è possibile? Lui…lui non è collegato direttamente con me…”
“Però tu sei collegato a Neville, che è collegato a sua volta con Voldemort” rispose Remus profondamente.
“Quindi Neville potrebbe aver fatto lo stesso sogno?” scattò Harry, il cuore in gola.
“Non lo sappiamo, ma è probabile di no. Se Voldemort sa che tu puoi accedere a quei sogni- e hai negato a Neville quella possibilità – probabilmente è passato silenziosamente per la mente di Neville in modo da arrivare direttamente a te facendo sì che Neville non ricordasse nulla la mattina seguente”.
Harry batté le ciglia, perplesso, mentre il cuore gli si alleggeriva; la spiegazione era piuttosto coerente, e in qualche modo aveva la sensazione che fosse vera. In quel momento, sentì la gola inaridirsi ancora di più, mentre il dubbio gli sorgeva nella mente. Come facevano a sapere tutte quelle cose?
“Cosa c’era in quello scrigno?” chiese lentamente.
“Noi…non sappiamo neanche questo, Harry” rispose Lily, con la fronte corrugata.
“E’ per questo che ci hanno detto di chiamare Harry Potter, signore” intervenne Dobby, che si avvicinò saltellando ai piedi di Harry, gli enormi occhi verdi che brillavano; ora il ragazzo l’aveva riconosciuto come lo stesso elfo che aveva aiutato Neville l’anno prima.
“ Harry Potter è l’unico che può vedere cosa c’è dentro il piccolo scrigno!”
“Chi è che vi ha inviato?” chiese gentilmente Harry, rivolto a Dobby . “Chi vi ha espressamente chiesto…?”
“Silente” rispose sua madre Lily. “Silente, e….”
 
“Harry! Oh, santo cielo, ma che fai dormi?” lo svegliò la voce stizzita di Hermione.
Harry sbatté le palpebre; si era addormentato su uno dei divanetti della sala comune, e la  ragazza era davanti a lui con l’espressione severa e con i libri stretti al petto.
“Dobbiamo andare in biblioteca, ricordi?”
“Io…sì” boccheggiò Harry, la testa che gli pesava e la gola che gli bruciava.
“Andiamo, allora” disse Hermione, e con il naso all’insù avanzò a grandi passi verso l’uscita.
Harry esitò; avrebbe voluto raccontarle del sogno, ma qualcosa dentro di lui gli suggerì di  farlo in un’altra situazione.
Dopo aver attraversato la zona autunnale ed estiva (Harry sudò sotto la sua maglia a maniche corte, non essendo abituato a quegli improvvisi cambiamenti di temperatura) entrarono nella biblioteca.
Era più grande di quanto l’avesse vista dall’esterno. Ora capiva perché Hermione vi andava sempre: illuminata a giorno dalle finestre (Harry intuì dovette trattarsi di un incantesimo, simile a quello del soffitto della loro Sala Grande, dato che si trovavano all’interno della montagna) che  circondavano l’ambiente,  era due volte quella di Hogwarts. Da un capo all’altro di questa vi erano file di scaffali, che a occhio contenevano moltissime scritture, da quelle antiche a  alcune proibite nella loro scuola in Gran Bretagna,  e quelle più moderne (Harry giurò di aver intravisto una copia di Trekking con i troll di Gilderoy Allock).  Tra i diversi settori della biblioteca vi erano dei tavoli cui erano seduti molti studenti, avvinti da letture che dovevano essere molto interessanti.
Hermione camminò spedita lungo il perimetro degli scaffali centrali, fino ad arrivare quasi all’altro capo della sala.
“Oh, eccolo lì!” disse, agitando una mano in aria verso un tavolo poco lontano e poi prendere  camminare a grandi passi, la chioma cespugliosa che le volteggiava sulle spalle.
Harry le trotterellò dietro, fino a che distinse una testa bionda quasi bianca proprio davanti a loro, seduto fra un settore e l’altro, l’aria annoiata.
Come li notò, gli occhi gli brillarono, e si scambiò un’occhiata di puro odio con Harry, che fu costretto con un gesto autoritario di Hermione a sedersi accanto a lui.
“Siamo arrivati” fece notare la ragazza a Malfoy. “Dovresti almeno salutarci!”
“Se permetti, Granger, sono qui solo per fare lezione” replicò Malfoy, acido.
Hermione gli scoccò un’occhiataccia, e prese posto davanti a loro prima di svuotare la borsa piena di volumi di magia.
“Dov’è Ginny?” chiese Harry, ignorando il compagno che gli faceva dei gestacci da sotto il tavolo.
“Lei non è del nostro anno, mi verrà qui più tardi” rispose Hermione.
“Avete le vostre bacchette?”
Harry e Malfoy gliele mostrarono.
“Perfetto” disse lei “ qui è tutto pronto. Oggi volevo iniziare con…” si bloccò, per poi arrossire violentemente “…b-beh ecco, la verità è che non ho mai insegnato a nessuno. Cosa vi piacerebbe fare?”
 “Difesa contro le Arti Oscure” rispose Harry, prima che Malfoy potesse parlare al posto suo.
“D’accordo” sorrise Hermione, prendendo dal mucchio un libro piuttosto pesante. “Allora….”
“Possibile che preferiate davvero la materia insegnata da quell’idiota di Lupin?” domandò Malfoy, tirando su con il naso con fare stizzito.
“Remus non è un’idiota” replicò rabbiosamente Harry, subito nervoso. Gli occhi di Hermione saettarono da lui al compagno, l’espressione dolorosa di chi si aspetta il peggio da un momento all’altro.
“Ah, davvero?” gli rispose Malfoy arrogantemente, “allora è un mostro. E io non studio le materie dei mostri!”
“Quella è la porta, allora!” scattò Harry senza riuscire a controllarsi, urlandogli in faccia e indicando l’uscita dall’altra parte della biblioteca.
Malfoy lo squadrò, il viso che si faceva subito duro. “Se Potter credi di…”
Basta!” squittì Hermione, le mani fra i capelli. “Harry, devi calmarti! Fino a prova contraria, qui l’insegnante sono io e medio io la situazione; Malfoy, mi avevi promesso che non avresti provocato!”
Harry guardò da Hermione a Malfoy, e non seppe perché, ma quella frase gli diede molto fastidio.
“Che cosa?” chiese. “tu hai fatto un patto con lui?”
Hermione sospirò, l’espressione sofferente. “Harry, devi capirlo, mi ha promesso che sarebbe venuto e che si sarebbe comportato bene!”
“Quindi tu ora vuoi venire?” ruggì Harry perplesso, rivolto a Malfoy. “E da quando? Non ti è mai importato nulla di noi…”
“Harry, dai….devi stare calmo…non è successo nulla di….”
“… e ora tutto d’un tratto! Ah, non importa!” sbraitò lui senza dare retta a Hermione e uscì dalla sala, abbandonandoli entrambi.
Non aveva voglia però di tornare al suo dormitorio, e quindi decise di dirigersi verso la Guferia. Lungo la strada, vide Ginny correre verso di lui sventolando una lettera in mano.
“Frank! Frank ci ha scritto!” gridò, raggiungendolo e poi tendendogli la missiva.
Harry la rigirò fra le dita, tremante; non poteva credere che la lettera fosse davvero arrivata. Era passato davvero molto tempo…
“Beh, che aspetti?” chiese allegra Ginny, che saltellava da un piede all’altro. “Andiamo a leggerla!”
Harry assentì e insieme tornarono alle loro torri; stavolta non entrarono nel loro dormitorio, ma passarono per la Sezione Invernale dove entrarono nel dormitorio femminile.
La sala comune del Vinter era identica a quella della Høst; Harry intuì che avessero tutte un formato standard.
Ginny si abbandonò sulla poltrona imbottita accanto a una finestra.
Harry la imitò, accomodandosi davanti a lei. Senza aspettare una sua esortazione, aprì la busta e srotolò la pergamena, e poi lesse a voce alta:
Cari Harry, Ginny e Hermione,
che piacere ricevere una vostra lettera! Siamo molto contenti che stiate bene. La scuola norvegese è fantastica, Louise me ne ha parlato – purtroppo il sistema di comunicazione in Siberia è piuttosto lento, ma paradossalmente la tratta da Russia a Italia è molto più disponibile rispetto alla vostra, sebbene più corta. Louise sostiene che sia dovuto alla  posizione della scuola di Drumstrang lungo il tragitto; potrebbe essere alleata con Voldemort o qualcosa del genere, e quindi potrebbe fermare e controllare la posta.
La scuola dev’essere bellissima! E’ piuttosto diversa da qui. Il castello è chiamato Caselette, ma è conosciuto come Collegio di Magia, o qualcosa del genere. Questa zona del Paese è tutta campagna, e il sistema delle Case è simile a quello di Hogwarts, solo che ci sono Acqua, Terra, Fuoco e Aria; mi sarebbe piaciuto partecipare alla cerimonia di smistamento, ma purtroppo noi non siamo della scuola, e ci è stato vietato. Così dormiamo negli appartamenti per gli ospiti, che sono costruiti dentro le mura delle scuola, al primo piano e non partecipiamo alle loro lezioni.
Però pranziamo e ceniamo nella loro Sala Grande e il cibo è squisito! Uno dei migliori che abbia mai mangiato in vita mia! Spaghetti, lasagne e pizza sono molto più buone da loro che da noi, ma molti italiani mi hanno fatto capire (non parlano molto bene l’inglese, ma sembrano simpatici) che anche gli ingredienti sono diversi. *
Anche se qui ci sono spazi aperti e aria pulita, mi mancate tutti e non vedo l’ora di ricongiungerci…e prendere a calci Malfoy! Certo che è davvero stressante. Ma anche…”
Qui Harry si mangiò la lingua. Sulla pergamena c’era scritto: anche Piton da un bel daffare, e lo sai cosa sta combinando? È deciso a rimanere altri tre giorni per controllare meglio Neville! Lo segue praticamente ovunque e, quando non lo fa, io e Neville lo spiamo….si aggira per vicoli bui della scuola e parla da solo. Harry, che devo fare? Ho il sospetto che stia organizzando qualcosa con i Mangiamorte, e dobbiamo impedirlo. Solo che più che stare sempre con Neville, io e Ron proprio non sappiamo come fare (ho dovuto dirglielo, cause circostanze evidenti). Qualche consiglio?
“Harry, che hai?” lo risvegliò dalla lettura Ginny, in attesa che continuasse.
Harry sobbalzò e, in imbarazzo, decise di saltare quel trafiletto e riprendere con una lettura incespicante: “ …e hanno anche un giornale, sapete! Il giornale della scuola! Questa è un’iniziativa che invidio: a Hogwarts in questo siamo molto più antichi, ma forse è perché non ne abbiamo bisogno: c’è la nostra Gazzetta del Prof…”
“Non mi torna!” lo interruppe Ginny inaspettatamente, e sfilò la pergamena di Harry. Poi cercò con gli occhi il punto che Harry aveva – ovviamente- saltato.
“No!” gridò lui impulsivamente, sfilandoglielo bruscamente dalle mani. “Non…”
“Perché no?” s’inviperì Ginny, l’espressione dura e ferita al tempo stesso e gli occhi che mandavano fiamme. “Cos’è che non puoi dirmi?”
I due si guardarono; a essere sincero non si era mai chiesto il perché. Forse la ragione più valida era che non dovesse correre rischi, e dirglielo l’avrebbe messa ancora più in pericolo.
Fino a un attimo prima che Frank sparisse dentro il calderone e spedito in Italia, non ne aveva parlato con nessuno – se non con Hermione.
Era lei che doveva cercare così, seguendo l’istinto, si voltò e avanzò a grandi passi fuori dalla porta del dormitorio femminile.
“Harry, aspetta! Ma che ti succede?” lo trattenne Ginny con la voce ferita. “ Ti prego, dimmi cosa c’è che non va! Per cosa lo fai? Per salvarmi la pelle? E’ qualcosa di grave? L’hai…”
Ma non sentì mai cos’altro aveva da dire, perché le sbatté la porta della torre senza darle spiegazioni.
Si spogliò, rimanendo in abiti leggeri mentre dalla Sezione Autunnale passava a quella Estiva.
All’entrata della biblioteca, per poco non andò a sbattere contro Malfoy.
Tra i due ci fu un breve scambio di sguardi, poi gli occhi di Malfoy brillarono in maniera avida quando si posarono sulla lettera che teneva in mano.
Harry se la strinse al petto, con la paura che ricapitasse un evento simile a quello accaduto due settimane e mezzo prima; invece Malfoy rivolse lo sguardo all’interno della biblioteca, poi di nuovo su di lui e, come se avesse capito qualcosa, sparì fra la folla di studenti che uscivano ed entravano.
Harry lo seguì con gli occhi, accigliato;  era vero che negli ultimi tempi Malfoy non infastidiva più di tanto – in special modo da quando, misteriosamente, il corteo di norvegesi era improvvisamente evaporato- ma quello sguardo così furbo e sveglio non era da lui.
Forse lo stava  solo confondendo.
Scuotendo il capo, Harry entrò nella biblioteca, e trovò Hermione che guardava nel vuoto, rivolgendo di tanto in tanto occhiate distratte all’uscita.
Ci vollero due botte sulla spalla per farle capire che era lì.
“Oh, scusami tanto, Harry” disse lei, con il tono sognante. “E’ che…ho avuto una giornata stressante, oggi…”
“Ho visto Malfoy uscire dalla biblioteca poco fa” informò lui, prendendo posto davanti a lei e porgendole la lettera.
“Sì” replicò lei, riprendendosi dalle fantasticherie “è venuto a scusarsi per il brutto tono che ha usato. Gli ho detto che se non la pianta, è probabile che non verrà più coinvolto nelle nostre lezioni”.
“Come se gli interessasse davvero!”
“Più di quanto pensi” assicurò lei, stringendosi nelle spalle. “E’ venuto apposta. Dice che anche se mi odia, non può fare a meno di venire, perché riguarda il suo futuro”.
“Tanto non ce lo conteranno mai…insomma, l’anno è bloccato! La scuola è bloccata! Davvero pensa che ci metterai dei voti su un registro?” rise Harry, ma il suo sorriso si spense quando Hermione gli scoccò un’occhiataccia eloquente.
“Piuttosto insolito” commentò. “Dai, Hermione, pensi davvero che Malfoy voglia seguire le lezioni? Non mi ha mai dato l’idea di un modello di comportamento, né di uno dei più grandi cervelloni mondiali. Ad ogni modo” aggiunse, indicando la pergmena, “leggi quella. È di Frank”.
Hermione la prese fra le mani e s’immerse nella lettura per qualche minuto.
Quando ebbe terminato sospirò e gliela diede.
“Allora? Che ne pensi?” chiese lui. “Di Piton, intendo!”
“Non lo so, Harry” sospirò Hermione, mettendo in ordine i libri “ho come l’impressione che stia più proteggendo Neville, che danneggiarlo…il fatto che si nasconda per i corridoi bui potrebbe essere un malinteso…ho letto da qualche parte che in molti castelli la ricezione per alcuni tipi di comunicazione sia meglio in alcune zone che in altre…magari sta riportando le notizie giorno per giorno sulle condizioni di Neville all’Ordine e in modo che non sia intercettabile…” incontrò il viso di Harry, continuava a fissarla con le sopracciglia alzate.  “Insomma, non voglio fartene un colpa, è che….mi pare che additare Piton, solo perché ha scelto di accompagnare Neville….”
“Non è una scelta affrettata, se è quello che stai cercando di dire” reagì subito Harry, che non riusciva a contenere la rabbia. “E poi ragiona, Hermione: insomma, è stato un Mangiamorte! Perché scegliere di accompagnare Neville, quando avrebbe potuto farlo benissimo qualcun altro, se non perché lavora ancora per Voldemort?”
“ Appunto, Harry, è stato un Mangiamorte! Ora lavora per Silente! Diamine, lo hai sentito anche tu, un mese e mezzo fa, nella Foresta Proibita, davanti a Peter Minus!”
“Ma è ovvio che ha cercato di convincerlo solo perché gli tornava utile no? E poi, chi te lo dice che intanto Voldemort non gli abbia fatto cambiare idea offrendogli più di quanto Silente possa permettersi?”
Hermione lo fissò intensamente, le labbra sempre più serrate e la fronte corrugata, assomigliando in una maniera incredibile alla professoressa McGrannitt.
“Il fatto è che sei deciso a odiarlo, Harry, e io non voglio incolparlo senza avere prove inoppugnabili; oltretutto è la terza volta che sospettiamo di lui, e che cosa ne è sempre scaturito? Che era innocente. Non dico di no, Harry, ma…”
“Bene, vedo che non posso parlare neanche con te. Loro stanno rischiando la pelle in Italia e stanno cercando di capire  quello che Piton sta macchinando di nascosto e soprattutto senza usare la Rete dei Camini e senza usare il gufo... .”
“Hermione, posso parlarti un secondo?” Ginny era comparsa accanto a loro, e lo sguardo si spostava da lei a Harry in modo frenetico.   Quando i loro sguardi s’incrociarono  questo si sentì avvampare dalla vergogna. Si rese conto che la gola gli faceva terribilmente male.
“Ma certo che puoi” le rispose l’amica teneramente. Poi Hermione lo guardò, e non fu necessario annuire per intuire che dal suo sguardo aveva capito tutto.  Poi s’alzò e la portò via dalla biblioteca.
 
Più tardi, Harry si trovava a scrivere la lettera di risposta a Frank, provando un senso di frustrazione ogni volta che la penna grattava sulla pergamena; in un modo o nell’altro, non riusciva ad allontanare i pensieri da Ginny e da quello che si erano detti, e da come aveva agito da pazzo completo; probabilmente non avrebbe più voluto rivolgergli la parola.
Per la prima volta, si confrontò davvero con il senso di colpa. Si dispiaceva davvero per quello che aveva fatto. Forse avrebbe dovuto darle spiegazioni, e invece l’aveva lasciata nel dormitorio maschile sbattendole la porta in faccia.
Cercando di distogliere i pensieri dagli eventi, Harry posò la piuma a lettera completata e la rilesse:
 
Caro Frank,
Qui tutto bene. La scuola italiana dev’essere davvero bella e molte delle loro iniziative sono molto interessanti…vorrei essere con tutti voi!
Per me Piton sta seriamente progettando qualcosa; Hermione sa che in molte scuole di magia ci sono delle zone dove si può accedere a livelli di comunicazione ben diversi dalla posta via gufo e la Rete dei Camini. Quello che vi suggerisco e di tenere sotto controllo Piton e scoprire quello che dice e quello che fa e soprattutto come contatta Voldemort.
Hai fatto bene a dirlo a Ron: può essere una risorsa molto utile.
Mi dispiace per Louise, ma se il vostro canale di corrispondenza è migliore di questo, spero tanto che riuscirai a contattarla al più presto.
A presto,
Harry, Hermione e Ginny
 
Poi la arrotolò e s’alzò per andare a consegnarla; proprio in quel momento qualcuno lo chiamò da fuori la finestra. Harry s’affacciò.
“Ehi! Harry!” gridò Hermione, che lo osservava da sotto. “Mi inviti ad entrare?”
“Certo” rispose Harry. “Entra” disse lui. Per ottenere l’accesso ai dormitori ragazzi e ragazze dovevano chiedere il permesso a coloro che abitavano nella torre.
Hermione oltrepassò la porta e si sedette accanto a lui.
La prima cosa che vide fu la lettera di risposta che il ragazzo stringeva fra le mani.
“E’ per Frank?” chiese.
Harry annuì e gliela tese, e la ragazza lesse avidamente quello che gli aveva risposto, la fronte che gli si corrugava sempre di più a ogni frase.
“Vedo che le mie parole non sono servite a niente” disse lei, contrariata.
Harry fece un leggero sorriso.  
“Come sta Ginny?”
Hermione lo fissò intensamente, poi si strinse nelle spalle. “Ti va di fare una passeggiata al Giardino Invernale?”
Dopo essersi imbacuccato per bene di sciarpa, cappelli e guanti, Harry seguì Hermione nella piazza fino ad arrivare ai giardini d’inverno; nonostante il freddo esterno, dentro era come entrare in una serra dove all’interno vi era un meraviglioso parco innevato.
Harry e Hermione si accomodarono su una delle panchine poste sotto uno dei pochi alberi che non si animava per sgrullarsi dalla neve dai rami.
“Sai, Harry, mi pare di aver visto qualche addobbo di Natale” disse Hermione, scrutando il paesaggio. “Mancano solo due settimane a Natale, eppure ancora non ho visto niente di…festivo. A Hogwarts Vitious abbellisce tutto con ghirlande in Sala Grande e nel Salone d’Ingresso”.
“Già, è così. Allora, cosa ti ha detto, Ginny?” insisté Harry, che aveva capito che il commento della compagna era per sviare il loro argomento principale.
Hermione gli rivolse un’occhiata severa. “Lo sai quello che mi ha detto” gli disse con tono di rimprovero, “non è stato per nulla carino quello che le hai fatto. E soprattutto, come l’hai fatto.
Come ti è venuto in mente di sbatterle la porta in faccia?”
“Io…non lo so” rispose debolmente Harry, “sta di fatto che…non me la sentivo di affrontare la questione. Mi sono sentito insicuro, e ho agito d’impulso”.
“Che bravo, ora non fa altro che porre domande!” protestò Hermione, guardandolo con la coda dell’occhio contrariata.
“Non l’ho fatto apposta. Io non sono come te o come Frank, io non so gestire la situazione…specialmente in questo periodo in cui sono così…confuso. Ma tu…tu gliel’hai detto?”
Hermione gli rivolse un’espressione sofferente, poi aprì la bocca per parlare, ma non uscì nulla. Poi prese un respiro, e disse: “Ho dovuto. Ma pensa questo, ora abbiamo una risorsa in più. Per aiutarti, e per…”
“Beh, ma questa non mi sembra una missione segreta o qualcosa del genere!” ribatté veemente Harry. “Insomma, tanto vale che lo diciamo anche a Louise, a questo punto! Ormai lo sanno tutti!”
“Harry, smettila! Ginny ha ragione, si può sapere che cosa ti prende?” disse Hermione, gli occhi che cominciavano a brillarle per trattenere le lacrime nel volto teso. “D’accordo, io…tu hai ragione, ma…ma non è questo il punto, Frank ha dovuto dirlo a Ron, e tu sai bene perché. E poi sì, ormai ritengo che anche Ginny debba saperlo. O forse sospettavi che la spia si nascondesse fra di noi?”
Harry abbandonò l’espressione risoluta, poi si sgonfiò accanto a lei. “Hai ragione”.
Il mal di gola, cui fino a quel momento non aveva pensato, tornò vivo proprio in quell’attimo di silenzio. Avrebbe dovuto provvedere a portarsi una fiaschetta d’acqua.
Poi guardò Hermione, e si ricordò dei sogni dei suoi genitori, e dello scrigno. Forse avrebbe dovuto dirglielo? Doveva pur avere qualche idea.
“Dici che Ginny tornerà a parlare con me?” chiese Harry, prendendo tempo.
“Oh, penso di sì, quando le sarà passata l’arrabbiatura, e non ci vorrà molto credimi” rispose lei ragionevole.
Aveva appena aperto la bocca per raccontargli dello strano sogno che Hermione si scoprì il polso sinistro; Harry non aveva mai visto quell’orologio d’oro.
Non appena la ragazza controllò l’ora, i suoi occhi s’ingrandirono e balzò su in piedi.
“Devo andare, Harry!” esclamò, decisa, e gli scoccò a sorpresa un bacio sulle labbra e uscì in fretta e furia dal Giardino Invernale.
Non avendo nessun altro acui confessare i suoi tormenti, decise, con il mal di gola crescente, di fare un salto alla Sala da Pranzo – che nelle ore pomeridiane e mattutine facevano da bar e - si riempì una fiaschetta d’acqua presa dal bancone e la bevve a lunghi sorsi tornando al suo dormitorio.
Salì in camera sua e si stese sul letto, pensante. Per la prima volta in quei giorni, si trovò a pensare realmente quel sogno. Sapeva che probabilmente più che un sogno era un’esperienza, come l’avrebbe definita Silente.
Si pose mille domande, tra cui il motivo per cui Voldemort avesse dovuto agire attraverso la sua testa. Era incredibile come Voldemort fosse riuscito a entrare nella sua mente, passando per quella di Neville. Davvero non aveva avvertito nulla? E se…se invece quell’intrusione avesse risvegliato nell'amico la capacità di condividere sogni? Chiuse gli occhi, deciso a chiedere conferme ai fantasmi dei suoi genitori morti; ma nessuna risposta venne. Tentò una o due volte, ma non fece differenza; era come se si fosse creato un muro di mattoni, e fu tutto quello che riuscì a visualizzare.
Da solo con i suoi dubbi, prese la decisione di andare in biblioteca (confidando che ci fosse almeno qualche libro in inglese!) e fare delle indagini sulle realtà parallele.
Entrò in biblioteca e scorse fra i titoli; per fortuna vi era un intero settore di lingua straniera, che Harry riconobbe per via di molti libri in francese, un paio in spagnolo e qualcun altro in inglese; sembravano contenere almeno un libro a testa sui temi trattati dell’intera libreria. Dopo aver fatto la scorta di tutti i libri nella sua lingua che gli potessero servire, li poggiò tutti su un tavolo a fianco e si sedette e cominciò a sfogliare il primo, L’arte della Mente di Bartonio de Bartolis.
La lettura non era delle più semplici, e rilesse la prima frase più volte.
Poi, sentì delle voci dietro di lui.
“No, Malfoy no! Non muovere la bacchetta così, o otterrai l’effetto contrario!” brontolò Hermione, esasperata.
“Sto facendo del mio meglio, Granger Mezzo….”
“Ok, senti, calma. Solo, prova a farlo più lentamente”.
“Engorgio” pronunciò Malfoy.
Harry si voltò, giusto in tempo per vedere l’espressione sollevata di Hermione e quella scocciata di Malfoy, che agitava la bacchetta davanti ad un libro.
Sentì una creatura risvegliarsi nello stomaco, e gli venne una voglia matta di strattonare Malfoy per sedersi lui al posto suo.
“Va bene, va benissimo così” disse Hermione, svogliando un grosso libro davanti a lei. “Ora, proviamo con…”
Malfoy alzò lo sguardo annoiato e i suoi occhi si posarono su Harry. L' antico ghigno si ridipinse sul suo volto.
“Credo che abbiamo ospiti indesiderati, Granger”.
Hermione sollevò gli occhi, che incontrarono quelli di Harry, e arrossì tutta d’un tratto.
“Oh” fece, colpita. “Beh, ecco….c-ciao, Harry”.
Harry avanzò a grandi passi verso di loro; si sentiva una belva, come era successo per Ginny un mese prima. “Perché ci sta lui?”
“Levati dai piedi, Potter!”
“Mi ha chiesto di fargli lezione private…senza di te” rispose Hermione, ignorando il commento di Malfoy.
“E perché non me l’hai detto?” chiese Harry lentamente.
Hermione abbassò lo sguardo. “Oh, beh, ecco…è stata una cosa un po’ improvvisata…”
“Certo, come no! E’ tutto improvvisato, non è vero?”
“Affari vostri, Potter” sentenziò Malfoy, facendo la cartella e passando davanti a Harry senza risparmiargli un gestaccio maleducato.
Harry lo ignorò.
“Non capisco perché tu non me l’abbia detto. Insomma, capisco Ginny, ma questa è una cosa che avresti fatto in un altro momento….Non importa, tanto non ho voglia di stare in compagnia di quel verme. Tanto vale che l’abbia fatto prima lui che me. Solo…stai attenta, d’accordo?”
Hermione annuì, poi rivolse uno sguardo ai libri posati sul tavolo di Harry.
“E quelli?” chiese, interessata.
Harry fece spallucce. “Ricerche, per…curiosità”.
“Sono in inglese?” chiese Hermione, allungando il collo in modo da leggere meglio i titoli.
“Ehm…sì” rispose Harry, raggiungendo la sua postazione e accumulando i libri.
“Ma credo che sarà meglio se vada a farlo su. Qui c’è troppo movimento e non riuscirei a concentrarmi!”.
“Come vuoi” assentì Hermione, e mentre si allontanava, a Harry non sfuggì che un leggero sorriso di soddisfazione le era spuntato sul volto.
Aveva preso una decisione; avrebbe aggiunto un P.S. a quella lettera, e avrebbe informato Neville dei suoi sogni.
 
 
 * Ho chiamato il castello Caselette poiché si trova vicino alla zona Caselette, ed è ispirato al castello dove è stata fatta la prima riunione dei fan di HP.
Mi piaceva spendere due parole sul nostro Collegio Magico. Dunque, si trova su un monte vicino a Caselette, in mezzo al verde ed è nascosto alla vista dei Babbani perché è costruitto molto in vetta. L'istruzione inizia a 12 anni e finisce a 18, ma chiunque può entrare e imparare con dei corsi di recupero se scorpisse in ritardo i suoi poteri magici. Ovviamente non c'è l'obbligo di partecipazione ma, come per Hogwarts, arriva un messaggio via gufo all'incirca un anno prima. Le materie insegnate sono le stesse e la grande via del commercio magico è accessibile da uno dei vicoli nascosti del centro di Roma, che è invisibile agli abitanti babbani.
Al terzo anno c'è un esame per passare ai successivi quattro, durante i quali i ragazzi, proprio come Hogwarts, studieranno determinate materie a seconda del proprio orientamento professionale. Al termine di essi, gli studenti vengono inviati a sostenere dei corsi professionali presso le varie Università seminate nei luoghi più nascosti e insospettabili di Italia.
Le Case sono del Fuoco, Aria, Terra e Acqua. Ogni divisa, a differenza di quella di Hogwarts, tutta nera da capo a piedi, cambia a seconda della Casa dove vieni Smistato (rossa del fuoco, bianca per l'aria, marrone per la terra e celeste per l'acqua).
 Lo Smistamento viene eseguito con una sorta di Calice di Fuoco, dove i novellini mettono la mano e l'acqua cambia colore a seconda della casa dove vieni smistato.
Acqua e Fuoco sono rivali nel Quidditch. Anticamente molti scrittori e filosofi magni trovavano rifugio e conforto all'interno delle mura del castello durante le persecuzioni del Medioevo e del 1600, e per questa ragione Frank, Ron e Neville hanno delle stanze tutte loro all'interno della scuola.
Queste sono giusto due chicche dalla nostra scuola italiana! Chi volesse sapere mi scriva! Un bacione!


 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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