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Autore: Aven90    04/12/2012    1 recensioni
Prefazione. Un’altra storia romantica, ambientata in un paese immaginario dell’Europa seicentesca: la principessa viziata torna da tre anni di formazione, e la prima notizia che le viene data è che deve sposarsi per poter governare. Ce la farà?
NB: Contenuti abbastanza realistici, per una volta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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“E così…”

“… sono rimasti…”

“.. in…”

“… due?”

Chiesero i quattro notai, chiedendo delucidazioni sugli omicidi  avvenuti da poco, sia di quello avvenuto a palazzo sia per il cadavere ritrovato a palazzo Zeit.

“Esatto” rispose Isabel, posando la sua tazza di tè. “È stato assassinato anche l’assassino di sir Joseph Zimulis. Per inciso il padre di lui, Joseph senior, lo ha identificato nel sir Matthew Zeit, il quale era nascosto nel suo castello”

“Allora… “… dovrebbe essere… “… più semplice…” “… scegliere il candidato, per Sua Altezza la principessa Rachel”

Isabel scosse la testa. “Forse. Vi farò sapere nei prossimi giorni, come vi ripeto sempre, però noto che più vi dico questo, più venite. Adesso andate. Avete saputo tutto ciò di cui necessitavate di sapere”.

Ancora una volta, li cacciò in malo modo. Rachel non avrebbe mai scelto nessuno dei due.

Sapeva, la regina, dove e perché sua figlia era uscita “di nascosto” la notte precedente. Era stata vista da lady Mary fuggire vestita di una pesante cappa.

Tuttavia, aveva cominciato a riflettere, la madre.

Doveva ammettere con lei stessa che quella sua caparbietà nell’incontrare con quella frequenza un contadino ignorante analfabeta voleva dire qualcosa, e se l’intuito non la ingannava, e non la ingannava, voleva dire che Rachel era davvero innamorata di quel ragazzo, autoinducendosi a farlo scappare di prigione ingannando la madre stessa.

Avrebbe voluto con tutto il cuore punirla per lo scandalo perpetrato al buon nome della famiglia reale, ma in cuor suo sapeva che alla fine niente sarebbe riuscito a farle cambiare idea, nemmeno cento frustate.

E in fondo al cuore era felice per la figlia.

Sospettava che quell’amore fosse anche ricambiato, ma non ne era sicura, quindi si ripromise che nel momento in cui Rachel sarebbe tornata con un’espressione infelice da quelle “visite” lo avrebbe fatto uccidere, anche a costo di andare contro la sua etica.

Era il momento di anteporre gli interessi della figlia ai suoi: era vero che voleva diventare regina più di ogni altra cosa, ma desiderava altrettanto fortemente vedere un sorriso fulgido e perenne sul bellissimo viso dell’unica figlia.

Nel frattempo che la notte stava portando consiglio alla regina insonne, sir Charlie Tanpirker organizzava un spedizione contro il feudo di sir Koks.

“Per qual cagione attaccheremo il feudo Koks, rischiando di perdere uomini?”  chiese il capo delle guardie.

Charlie rispose asciutto “So bene che sir Matthew è stato ucciso da sir Joseph senior, tuttavia sir Isaac ha appoggiato la voglia di vendetta di quel padre affranto, e dal momento che noi e la famiglia Zeit abbiamo dei legami economici, non possiamo esimerci dal punire chi ha fatto del male al rampollo, e non potendomi abbattere sul padre che ha tutti i moventi del mondo, mi abbatto su sir Isaac, del quale tra l’altro cercavo solo un pretesto per muovergli guerra: non mi è mai piaciuta la sua condotta in queste settimane in cui sono statogli a stretto contatto, e adesso pagherà tutti gli affronti in un unico conto”

“Sagge parole, mio signore” si complimentò senza pensarlo il capo delle guardie.

“Certo! Cosa credi, che sia uno sprovveduto?” s’indignò il rampollo.

“Volevo solo farvi un complimento…” si difese il sottoposto spaventato, al che sir Charlie ammutolì e salì sul suo destriero, partendo con i suoi alla volta del feudo Koks, pronto per distruggerlo.

Intanto la principessa Rachel fece ritorno dall’abitazione di Jonathan, che frequentava più spesso del dovuto, solo il mattino successivo. Isabel, che si era alzata di buon’ora non avendo dormito per nulla quella notte, l’accolse vestita di tutto punto.

“Allora” esordì, “come va la vostra torbida eppur piacevole relazione?

Rachel sbiancò “C-cosa volete dire?”

Isabel rispose “Non ho più intenzione di ostacolarvi, potrai da questo momento frequentare Jonathan, fino al giorno in cui sarai ferita da lui”

“D-davvero?” Rachel non poteva credere a quello che stava ascoltando.

Giusto la notte prima Rachel aveva convinto Jonathan a venire ancora una volta alla reggia per imporre la sua presenza alla regina, tuttavia quella volta si sarebbe presentato con l’abito più elegante che possedeva a chiedere ufficialmente la mano della principessa, dunque non sarebbe entrato più come prigioniero; tuttavia era evidente che la notte aveva portato consiglio anche ad Isabel, la stessa regina che con perversione aveva fino a quel momento costretto a scegliere la figlia fra quattro persone fra le peggiori dello Stato.

Il cuore di madre aveva vinto sulla ragione, ancora una volta.

Aveva convinto dunque il fruttivendolo a venire a palazzo, pronto per consegnare un monologo d’amore che secondo lui avrebbe cambiato il modo stesso di fare monologhi.

“Mia regina” esordì inchinandosi.

“Allora? Che cosa vuoi dirmi?” chiese lei ancora altezzosa verso quello sporco plebeo. Cuore di madre fino ad un certo punto.

Jonathan sapeva perfettamente dell’astio che covava verso di lui, tuttavia decise di guardarla negli occhi e disse perentorio “Lei” prendendo per mano quella bianca e delicatissima di Rachel “è la regina del mio mondo(frase presa dal ritornello di Queen Of My World, dei Freedom Call, ndr). In questo breve periodo in cui abbiamo cominciato a conoscerci, ho capito che io sono fatto per lei e viceversa. Sono assolutamente consapevole di ciò che sto dicendo e niente può né deve ostacolarci, inoltre ci siamo resi conto che non siamo più due ma un unico corpo ormai fuso in una creatura perfetta”

La regina fece passare qualche altro secondo per attendere un eventuale prosieguo, poi osservò con un po’ di delusione nella voce “Non è poi stato un grande monologo, avete anche copiato una frase di una canzone”.

È ancora oggetto di studi come Isabel facesse a sapere di una canzone scritta quattrocento anni dopo.

Jonathan rispose pronto. “Mia regina, chiedo umilmente perdono, ma non sono poi un grande oratore, rimango pur semplicemente un contadino vestito con abiti nobili che sicuramente non sono mai appartenuti a nessuno dei miei antenati”

Isabel rispose “E si vede. Non avete il minimo senso del portamento”.

Mentre a palazzo si parlava di portamento, altrove si scriveva la storia. Ad esempio, Luigi XIV stava costruendo Versailles.

I Koks furono attaccati dai Tanpirker, mettendo tutto a ferro e fuoco sfruttando l’elemento sorpresa, cercando di distruggere i punti strategici sin da subito, in modo da conseguire una facile vittoria.

Sir Isaac era atteso da tutti per eliminare sir Charlie, il suo acerrimo rivale in modo definitivo, dunque non si sarebbero mai aspettati quella scena.

“Su, mio signore, bisogna sconfiggere…” lo esportò il capo delle guardie.

Sir Isaac però non sembrava avere più quello spirito combattivo: aver assistito alla morte di sir Matthew gli aveva fatto tornare la paura della morte stessa.

“Non posso affrontarlo!” ripeteva con costanza, con la faccia chiusa sotto un cuscino.

“E perché mai, di grazia?” chiese allibito il suo capo delle guardie.

“Non voglio di certo morire” rispose Isaac, resosi conto di quanto aveva fatto fino a quel momento e disgustato di sé stesso.

“Mi dispiace deludervi, ma morirete adesso!”

Sir Charlie era arrivato, seguito da un manipolo composto da una dozzina di soldati.

Aspettava, sotto il castello armato di spada e stendardo reale, i porci comodi di sir Isaac, il quale però continuava ad opporre resistenza alla morte che lo chiamava.

“Che cosa aspettate, dunque? Vi facevo più spavaldo!” iniziò a provocarlo da sotto.

Isaac si affacciò alla finestra coperto da un telo verde, come se fosse febbricitante “Non posso rischiare. Sapete, io sono ipocondriaco e ho anche la paura della morte! Non posso farci nulla! Vorrei tanto combattere per la mano della principessa Rachel, ma non mi è più possibile!”

Sir Charlie si indignò “Avete dunque accettato di macchiarvi di infamia  e codardia! Benissimo, avete firmato la vostra condanna a morte. Sapete, io non accetto quel tipo di uomini”

Sir Isaac ebbe la sensazione che ogni parola che proferiva lo stava trascinando al baratro, e lui ne aveva timore.

“Ormai Rachel è perduta, per che cosa vivete?” lo stava provocando ancora sir Charlie. Sapeva che quell’argomento avrebbe fatto capitolare il suo rivale, e fra l’altro stava anche dicendo la verità: la principessa aveva decretato tramite la regina la messa al bando di tutti coloro che avevano assistito alla morte di sir Joseph.

Fu allora che qualcosa si riaccese in sir Isaac, che prese una spada e scese a piedi ad affrontare tredici persone a cavallo.

“Vi siete dunque deciso?” chiese Charlie, contento.

Isaac prese la spada e la buttò a terra, in segno di resa. “Non ho intenzione di combattere”

“Paura, eh? Beh, non vi biasimo. Al vostro posto, avrei preso la stessa decisione, perché voi ci tenete a vivere, vero? Siete così codardo che non ne dubito”e mentre rideva della sua battuta, scese da cavallo e troncò senza preavviso alcuno la testa di sir Isaac, il quale non si sarebbe mai aspettato quell’azione e dunque non ebbe tempo di difendersi.

“Siete così codardo che vi siete fidato del nemico. In un secondo momento avreste potuto difendervi o contrattaccarmi” concluse Charlie, le prime gocce di pioggia a lambirgli il viso.

“Andiamo, miei prodi” risalì a cavallo e tornò sui suoi passi, ma sfortunatamente un fulmine, tipico di quelle tempeste che passavano per il territorio, cadde sulla testa del sir borioso, fulminandolo all’istante, come se la Potenza stessa volesse eliminarlo per l’omicidio appena compiuto.

Non c’era alcuna possibilità che quell’avvenimento sarebbe potuto accadere, per quel che riguardava il calcolo delle probabilità, eppure l’armatura in ferro attirò il fulmine. Sir Isabel il giorno dopo ricevette la notizia della doppia morte, e alla fine si rese conto che Jonathan non era solo un contadino.

No.

Era un uomo scelto dal Fato per essere Re, il destino stesso gli ha spianato la strada uccidendo tutti i suoi concorrenti.

Così il matrimonio venne celebrato il pompa magna giusto nell’ultimo giorno concesso dal testamento di Otto. Novanta giorni che nel regno dei Waschmittel nessuno avrebbe mai dimenticato.

 

 

THE END

 

È finita, non c'è niente di più paradossale di questo finale! Ringrazio chiunque voglia commentare, seguire, preferire e quant'altro! Un consiglio è sempre ben accetto!

   
 
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