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Autore: Tinkerbell92    06/12/2012    6 recensioni
(DA REVISIONARE)
Seguito della fanfiction "Il Pegno della Luna".
Leila Swift, figlia di Artemide, in seguito alla sconfitta di Crono, decide di compiere un viaggio per ritrovare l'amato Luke, il quale, nel frattempo, si è già reincarnato ed ha cominciato una nuova vita, senza aver memoria degli eventi precedenti.
Quasi in contemporanea, Nico Di Angelo, in seguito ad un sogno premonitore, decide di partire per l'Ade, per salvare l'anima di sua sorella Bianca, tenuta prigioniera da una dea molto pericolosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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 - Nico -  

- Alla faccia delle regole!- borbottai, zoppicando nel bosco – Mi chiedo perchè, ogni volta, Chirone si metta a ricordare che non si possono ferire gli avversari, quando, puntualmente, c’è sempre un figlio di Ares pronto a dimenticarlo!
La Caccia alla Bandiera era iniziata da circa un quarto d’ora, e mi ritrovavo già con un bel taglio sulla gamba ed un livido sulla fronte.
Non mi sentivo molto in vena di partecipare, ma, essendo l’unico rappresentante della mia Casa, avrei fatto la figura dell’idiota a tirarmi indietro.
E poi, la Squadra Blu, capeggiata dai ragazzi di Atena, era composta dalle case di Poseidone, Apollo ed Ermes, il che rappresentava, per me, un’alleanza abbastanza vantaggiosa.
Senza contare che Annabeth aveva ideato una strategia imbattibile per battere quelle spocchiose Cacciatrici.
Strinsi i pugni: da quando Bianca si era unita a loro, mi erano subito entrate in disgrazia, e l’antipatia si era accentuata dopo la notizia della morte di mia sorella.
Va bene, magari non era proprio colpa loro, ma non potevo fare a meno di detestarle lo stesso.
Portare rancore, dopotutto, è il mio Difetto Fatale.
Avanzai tra gli alberi, con la spada ben stretta in mano, cercando goffamente di appoggiare la gamba ferita a terra il meno possibile, quando, all’improvviso, uno ringhio inquietante mi fece voltare di scatto.
Spalancai gli occhi, quando vidi un enorme mastino trasparente che mi fissava in modo poco amichevole.
“Da quando in qua, i cani fantasma girano per il Campo Mezzosangue?” pensai, sconvolto.
Il cane restò immobile, ma il suo sguardo era davvero inquietante.
Provai a parlargli, in fondo, ero pur sempre figlio del Dio dei Morti, e cercai di assumere un tono molto rassicurante: - Hey, bel cagnetto… fà il bravo, su, non fissarmi in quel modo… sono figlio di Ade, in teoria dovresti ascoltarmi… che cosa ci fai qui?
Il mastino sembrò accovacciarsi per terra, quando, all’improvviso, spiccò un balzo verso di me, passando attraverso il mio corpo come fosse stato di nebbia.
Un forte capogiro mi fece barcollare come ubriaco e, dopo un attacco di nausea, caddi all’indietro a terra e svenni.
Il buio iniziò a circondarmi, quando, stranamente, iniziai a percepire dei rumori molto familiari.
Erano dei lamenti deboli e soffocati, che riempivano l’aria attorno a me come una triste cantilena.
Sbattei le palpebre più volte, fino a quando non riuscii a mettere a fuoco il luogo oscuro in cui mi trovavo.
Lo conoscevo bene: era l’Oltretomba.
Mi trovavo nei pressi di una delle entrate segrete, che avevo scoperto poco tempo prima, costituita da una grande caverna dalle pareti nere come la pece. Ero a pochi metri dalle Praterie degli Asfodeli, facilmente riconoscibili per via della moltitudine di anime che si accalcavano nella zona, e, mentre mi domandavo il perché mi trovassi là, vidi una figura semi trasparente avanzare verso di me.
Era un uomo alto, dal sorriso falso, con i capelli neri ed indossante una tunica greca di colore scuro.
Mi guardò con aria sadica, mentre io, dopo averlo riconosciuto, sibilai in modo poco amichevole: - Che cosa vuoi da me, ancora?
L’uomo emise una risatina tagliente: - Quanto tempo, Mio Signore! Non è carino, da parte vostra, essere così scortese con me! In fondo, una volta, ero la vostra fonte di consiglio!
- Non mi lascerò ingannare dalle tue moine, Minosse!- replicai, deciso – Cos’è, tutto un tratto, ti comporti di nuovo come un lecchino sottomesso? Che cos’hai in mente? Mi hai fatto portare tu, qui, vero?
Il giudice infernale abbozzò un sorrisetto: - In realtà, Voi state sognando, Mio Signore. Ma, se ho mandato il mastino da Voi, è stato solo perché volevo informarvi di una cosa molto importante.
- Grazie mille, ma non voglio sapere nulla da te- gli risposi, guardandolo dritto in quei suoi freddi occhi crudeli – Mi hai già ingannato una volta. Non ti permetterò di farlo di nuovo. Mi credi, forse, uno stupido?
Minosse alzò le spalle con aria di noncuranza: - Oh, va bene, volevo solo dirvi del pericolo che sta correndo vostra sorella, però…
“Bianca!” pensai, con una stretta al cuore.
- Che cosa le hanno fatto?- domandai, con apprensione.
Minosse piegò le labbra in un sorriso malefico: - Bene, vedo che ho attirato la vostra attenzione. Datemi la mano, Mio Signore, vi mostrerò che cosa sta succedendo nel palazzo di vostro padre.
Mi tese la sua mano scarna e trasparante, con un ghigno, e, sebbene non mi fidassi di lui, non potevo sopportare che Bianca fosse nei guai.
- E va bene- sospirai – Conducimi dove vuoi.
Non appena lo toccai, mi sentii come risucchiato in un vortice e, pochi secondi dopo, mi ritrovai, da solo, all’interno di una gigantesca camera da letto, decorata secondo uno stile che mi ricordava tanto quello della Famiglia Addams.
Il pavimento era di marmo scuro, freddo come il ghiaccio; le pareti erano ricoperte da uno strato di carta da parati bordeaux, con pipistrelli e ragni neri disegnati sopra; le finestre erano parzialmente coperte da tende abbinate cromaticamente al resto della stanza ed i mobili erano tutti verniciati di nero e caratterizzati da forme aguzze e  spettrali.
Su un enorme letto a baldacchino, dalle tendine rosse ricoperte di pizzo nero, c’era una ragazza.
Era distesa in posizione prona, girata verso la parte finale del letto, e stava leggendo un grosso libro dalla copertina di cuoio.
Aveva una gran massa di capelli rossi, con le meches nere, tenuti all’indietro da un sottile cerchietto dorato, la carnagione incredibilmente pallida e le sopracciglia molto definite.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta della camera, e la ragazza alzò lo sguardo: - Avanti!
Un paio di figure incappucciate varcarono la soglia e, in mezzo a loro, c’era una ragazzina sui dodici anni, con i capelli ricci e neri e la carnagione leggermente olivastra, abbigliata allo stesso modo delle Cacciatrici di Artemide.
Per poco, non feci un colpo: era Bianca!
Fui molto tentato di chiamarla, quando mi ricordai che non avrebbe potuto sentirmi.
Dopotutto, stavo sognando.
La ragazza con i capelli rossi si alzò di scatto, raggiungendo i due incappucciati con uno strano sorriso sul volto: - L’avete già portata qui!
Ora che era in piedi, riuscii a notare quanto fosse inquietante quella giovane.
Dimostrava più o meno diciotto anni, era un po’ più alta, rispetto alla maggior parte delle donne, ed aveva un volto così pallido che, colpito dalla luce, sembrava quasi bianco.
I suoi occhi, di un chiarissimo colore azzurro ghiaccio, erano pesantemente truccati di nero, e le sue labbra, seppur bellissime, erano state colorate con un intenso rossetto color prugna, che risaltava ulteriormente il colore marmoreo della sua carnagione.
Indossava abiti di pelle neri, pieni di borchie, e sembrava quasi la leader di un gruppo Metal.
Bianca la guardò con un certo timore, mentre lei le portava una mano sotto il mento.
La osservò per qualche secondo, poi si rivolse ai due incappucciati:- Bene, potete andare.
Quelli si inchinarono ed uscirono, chiudendosi le porte alle spalle, mentre la strana ragazza, una volta rimasta sola con mia sorella, la guardò in modo davvero inquietante: - E così, finalmente ci conosciamo, Bianca. Ho sentito davvero tanto parlare di te…
- C-chi è Lei? Che cosa vuole da me?- balbettò mia sorella, visibilmente spaventata.
La ragazza emise una sottile risatina, scoprendo una dentatura praticamente perfetta, fatta eccezione per i canini leggermente più lunghi del normale: - Non devi temermi, cara Bianca. Io e te abbiamo un legame troppo stretto…
- Che sta dicendo? Che tipo di legame?
La tipa sogghignò, socchiudendo gli occhi celesti: - Credimi, è un legame molto più stretto di quanto pensi…
Improvvisamente, mentre Bianca faceva un passo indietro, spaventata, i contorni della stanza iniziarono a sbiadire, e venni risucchiato di nuovo in un vortice oscuro.
- Biancaaaaaa!!!
Mi ritrovai esattamente nella caverna di prima, con Minosse che sogghignava davanti a me.
Lo fissai con rabbia, cercando di prenderlo a pugni: - Fammi ritornare lì dentro! Devo aiutare Bianca!
Il giudice infernale scoppiò in una tetra risata: - E’ impossibile, Mio Signore! Questo è solo un sogno, non potreste fare nulla! L’unico modo che avete per aiutare vostra sorella è quello di recarvi di persona al palazzo di Ade!
- Ma chi era quella ragazza?- domandai, con una stretta allo stomaco.
Minosse sogghignò velenoso: - Lilith, Dea dell’Oscurità, Principessa degli Inferi e figlia di vostro padre.
- Lilith?- ripetei stupito – Non ho mai sentito parlare di lei…
- Perché il solo nominarla scatena il terrore nell’animo della gente- annunciò Minosse – Gli antichi cercavano di non invocare mai quel nome, tanto che, andando avanti con gli anni, finirono col dimenticarlo. Soltanto gli dèi sono ancora a conoscenza della figlia legittima di Ade, unica erede partorita da Persefone.
- Perché tutti hanno paura di lei?- domandai, con una certa esitazione – Che cosa ha fatto per meritarsi una fama così terribile?
Minosse socchiuse gli occhi con aria sadica: - Perché lei è il Buio, l’Oscurità, l’Ombra che striscia sempre alle tue spalle. Il Buio è l’Ignoto, Mio Signore, e si sa bene quanto le persone temano ciò che non conoscono. Nel Buio si annidano le nostre paure più profonde, i nostri peggiori incubi. Credetemi, Mio Signore, sebbene gli uomini l’abbiano dimenticata fisicamente, il loro inconscio continua ancora a percepirla e a temerla. Non ci si può liberare di lei. Sarà sempre un’oscura presenza che farà correre un brivido lungo la nostra schiena, ogni volta che un pensiero terrificante attraverserà la nostra mente.
Restai per un attimo in silenzio, visibilmente turbato da quelle parole. Infine, mormorai preoccupato: - Che cosa vuole da Bianca, quella terribile divinità?
Minosse scosse la testa, per far intendere la stupidità della mia domanda: - Ditemi, Mio Signore, non vi darebbe fastidio, se Voi foste l’unico figlio legittimo del re dell’Oltretomba, sapere che vostro padre ha generato degli eredi da una donna che non è vostra madre? Non pensate a quanto sia difficile sopportare il volto addolorato della vostra adorata genitrice, tradita dal suo stesso marito? Non provereste un odio profondo nei confronti delle amanti di vostro padre e dei loro figli?
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto: - Ma allora… che cosa farà a Bianca?
Il giudice alzò le spalle: - Non quello che potrebbe fare a Voi, essendo, la vostra cara sorella Bianca, soltanto uno spirito, però, può comunque intrappolarla e farle subire un diverso tipo di tortura. Non voglio scendere nei dettagli, sarebbe troppo sconvolgente per Voi. Ma vi basti sapere che, se non riuscirete a raggiungere le stanze di Lilith, vostra sorella potrebbe rimpiangere presto il giorno in cui è nata.
Mi morsi un labbro, visibilmente agitato: - Quindi… devo venire fin qua e sconfiggere Lilith…
- Non sarà facile- mi avvertì lui – Lilith è la sovrana dell’Oscurità, quindi, i vostri viaggi nell’ombra saranno molto rischiosi… ora che ha Bianca con sé, penserà di certo che Voi cerchiate di raggiungerla… Lilith è molto accorta e, di sicuro, sarà già venuta a sapere della nostra conversazione… per questo, vi consiglio di trovare un altro modo per raggiungere il palazzo…
Ci pensai un po’ su, poi mi illuminai: - Le Cacciatrici compiranno un’impresa a breve! Mi unirò a loro e, quando saremo abbastanza vicini, raggiungerò subito il regno di mio padre e salverò Bianca.
Minosse sorrise in modo falso: - Molto ingegnoso, Mio Signore! Adesso, però, devo proprio lasciarvi, il lavoro mi chiama… spero che riusciate nel vostro intento.
- Ci riuscirò- affermai deciso.
Improvvisamente, però, lo squadrai dubbioso: - Perché mi stai aiutando?
Il giudice infernale fece una specie di untuosa riverenza: - Perché voglio farmi perdonare da Voi, Mio Signore, e, sinceramente, vorrei tanto continuare a godere della fiducia di vostro, padre, che è momentaneamente assente e mi ha lasciato una parte di territorio da governare. Come vedete, non ho nessun fine egoistico.
- Staremo a vedere- sibilai minaccioso – Ma ti avverto, se scopro che mi hai ingannato ancora una volta…
- Non succederà, Mio Signore – rispose lui – Ed ora, se non vi dispiace, ho alcune faccende in sospeso da sbrigare… spero di ricevere presto la vostra visita…
- Un momento…- borbottai – Perché mio padre è assente?
Minosse battè le mani e, subito, venni avvolto dalla nebbia: - Non vi preoccupate, è solo un’assenza momentanea. Arrivederci, Mio Signore!
- Minosse, aspetta!
Il buio mi circondò e, con l’eco della sua voce ancora nelle orecchie, persi i sensi lentamente.
 
Molto presto, la voce di Minosse fu sostituita da un’altra, decisamente più piacevole.
Era la voce di una donna, una ragazza, che mi chiamava in modo insistente.
Sentii una specie di pressione al petto, poi, qualcuno mi scosse per le spalle.
Aprii gli occhi, e, per un istante, fui abbagliato dalla luce del sole. 
Li richiusi, sbattendo le palpebre un paio di volte, fino a quando non misi a fuoco il volto di una ragazza dalla pelle leggermente ambrata.
Aveva i capelli scuri, raccolti in una treccia, e gli occhi di un intenso colore cioccolato fondente.
- Hey, ragazzino? Ragazzino, mi senti?
Tossii un paio di volte, guardandola meglio: - Dove… dove siamo?
Lei sospirò, con aria paziente: - Siamo nel bosco del Campo Mezzosangue, e tu sei svenuto. Si può sapere che ti è successo?
- Io…- cercai a fatica di ricordare – Io stavo cercando la bandiera e… oh, la Caccia!- esclamai – Come sta andando?
- E’ finita da un paio d’ore- mi rispose, guardandomi severamente – Ti hanno cercato dappertutto…
- Mi dispiace- balbettai – Com’è finita?
- Ha vinto la Squadra Blu- mi annunciò impassibile – La Squadra Rossa ha avuto dei problemi quando Leila e Talia hanno iniziato a scannarsi…
- Scannarsi?- ripetei, sorpreso.
La ragazza annuì: - Sì. Le solite cose, hanno iniziato ad insultarsi verbalmente, poi sono passate alle mani ed, infine, alle armi. Se le altre non fossero intervenute, Leila avrebbe staccato la testa a Talia e l’avrebbe infilzata su una picca…
Strabuzzai gli occhi, guardandola con orrore, così, lei si lasciò sfuggire una risatina: - Beh, forse non l’avrebbe fatto, dai… non rovinerebbe mai una picca…
-Scusami- la interruppi – Ma che cosa avete contro Talia?
- Abbiamo i nostri motivi- mi rispose spiccia.
Cercai di alzarmi sui gomiti, ma un forte capogiro mi fece desistere.
Sospirai, guardando di nuovo la ragazza che mi aveva trovato.
Il ciondolo a mezzaluna che portava si illuminò, colpito dalla luce del sole.
- S-Sei Maggie Moonwalker, vero? La Custode di Leila...
Lei annuì: - E tu sei Nico Di Angelo, il figlio di Ade - indicò la mia gamba - Si può sapere che cosa ti sei fatto?
Cercai di assumere un'aria da duro: - Sto bene...
Un gemito uscì dalle mie labbra, mentre la ferita alla gamba cominciava di nuovo a farsi sentire.
Maggie sospirò: -Non avresti dovuto essere in compagnia di qualcuno? Di solito Annabeth non lascia scoperti i ragazzini...
 -Io non sono un ragazzino!- protestai con forza -E non ho bisogno di aiuto!
- Certo, certo- mi rispose lei -Devo subito portarti in Infermeria.
-No, non serve, io sto be...
Una forte fitta alla gamba mi fece gemere di nuovo.
Maggie si inginocchiò accanto a me, mi strinse un fazzoletto attorno alla ferita e mi ordinò: -Mettimi il braccio attorno alle spalle.
Feci per protestare, pensando che avrei fatto la figura del moccioso, ma lei mi  fulminò: - Subito.
Obbedii riluttante, mentre lei mi prendeva in braccio, tenendomi sollevato con un braccio sotto la schiena e uno sotto le ginocchia.
Era forte, per una ragazza così magra, ma sapevo che, in realtà, lei non era un essere umano qualunque. Non sapevo bene che tipo di creatura fosse, però, in qualche modo, riuscivo a percepire qualcosa in lei di particolare.
Innanzitutto, aveva una temperatura corporea molto più alta rispetto a quella degli esseri umani normali; poi, era molto più forte, agile e veloce di qualunque ragazza conoscessi, umana o semidea. E, giuro, a volte l’avevo perfino sentita ringhiare.
Avevamo quasi raggiunto la fine del bosco, quando un torpore improvviso iniziò a pervadermi le membra.
Cercai di stare sveglio, ma le palpebre si fecero sempre più pesanti.
Udii le voci dei miei compagni, seguito dal rumore di zoccoli di Chirone, ma non riuscii a vedere nessuno, perché, avvolto dal calore e dal particolare profumo della mia salvatrice, mi addormentai come un sasso.
 
***
Angolo dell’Autrice: Eccoci qua con il nuovo capitolo!
Ho fatto un piccolo esperimento, facendolo raccontare da Nico. Spero di essere riuscita ad entrare bene nella sua testolina.
Minosse è tornato alla carica, ma, questa volta, sembra avere buone intenzioni. Ci sarà sotto qualcosa? Che cosa dovrà aspettarsi la piccola Bianca?
Il prossimo capitolo sarà raccontato di nuovo da Leila: le verrà spiegato come fare per trovare Luke e ci saranno i preparativi per la partenza.
Nico, ovviamente, vorrà unirsi a loro.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, metterò il nuovo il prima possibile.
Un bacio
Tinkerbell92
  
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