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Autore: Tinkerbell92    03/12/2012    8 recensioni
(DA REVISIONARE)
Seguito della fanfiction "Il Pegno della Luna".
Leila Swift, figlia di Artemide, in seguito alla sconfitta di Crono, decide di compiere un viaggio per ritrovare l'amato Luke, il quale, nel frattempo, si è già reincarnato ed ha cominciato una nuova vita, senza aver memoria degli eventi precedenti.
Quasi in contemporanea, Nico Di Angelo, in seguito ad un sogno premonitore, decide di partire per l'Ade, per salvare l'anima di sua sorella Bianca, tenuta prigioniera da una dea molto pericolosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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- Leila -

 - E’ finita.
Furono quelle le prime parole che sentii, mentre ero ancora inginocchiata a terra, con i capelli che mi cadevano scompostamente davanti agli occhi e le guance rigate dalle lacrime.
Il paesaggio attorno a me recava i segni evidenti della devastazione.
Un grido, che non riuscii a capire se fosse di gioia o di dolore, scoppiò all’improvviso, martellandomi la testa.
Non pensavo a nulla, non percepivo nulla. Solo un grande vuoto dentro l’anima.
E dolore.
E rabbia.
Erano passati, ormai, quattro anni da quel tremendo litigio con mia madre, quattro anni durante i quali non ci eravamo mai rivolte la parola; erano passati tre anni dalla morte della mia amica Zoe, che aveva ceduto il comando delle Cacciatrici alla persona che odiavo di più in tutto l’universo; era passato un anno da quando Crono si era reincarnato, dando inizio a quella maledetta guerra che mi aveva fatto perdere fin troppe persone care.
Erano passati pochi secondi dalla perdita di Luke.
Strinsi i pugni, cercando, invano, di trattenere le lacrime.
Il mio Luke, l’amore della mia vita, colui che, nonostante quello che aveva causato, non avevo mai smesso di amare un solo istante.
Ci avevo provato, davvero, ed avrei avuto i miei buoni motivi, ma non c’ero riuscita.
Ero ancora inginocchiata là, davanti ad una pozza di sangue fresco, tutto ciò che era rimasto di Luke prima che mi venisse portato via, quando udii dei passetti leggeri alle mie spalle.
Mi voltai, guardando con occhi spenti la ragazzina dai capelli rossi che si era fermata a pochi passi da me, visibilmente indecisa se avvicinarsi o no.
I suoi occhi, che sembravano fondere l’oro e l’argento in un unico colore, erano fissi nei miei, seguendo, di tanto in tanto, il percorso delle mie lacrime.
Mi voltai dall’altra parte, per nulla intenzionata a spartire qualcosa con lei.
La sua vocetta irritante giunse alle mie orecchie come un fastidioso ronzio: - Leila…
Mi alzai, senza voltarmi, tenendo a freno la rabbia che mi cresceva dentro: - Che cosa vuoi? Sei venuta qui a godere della mia disperazione? Vuoi forse vantarti di aver avuto ragione, riguardo a quello che mi avevi detto su Luke, quattro anni fa? Beh, se è così, sei venuta a perdere il tuo tempo…
- Leila…
- Non ho alcuna intenzione di ascoltarti, tanto più ora, che hai quel ridicolo aspetto da dodicenne capricciosa. E’ una forma ridicola, non so perché ti diverti tanto ad assumerla…
Una mano si posò sulla mia spalla, una mano di donna.
Mi girai con un sospiro, guardando con aria rassegnata mia madre, che ora aveva assunto l’aspetto con cui l’avevo conosciuta: una venticinquenne alta e dallo sguardo fiero.
Sospirai di nuovo, troppo stanca e demoralizzata per litigare: - Che cosa vuoi?
Artemide mi guardò seria, con uno sguardo che sembrava penetrarmi l’anima: - Possiamo parlare?
- Ah, adesso ti fa comodo!- sbottai, con voce debole – Ti sei resa conto di avere una coda di paglia lunga quanto l’Empire State Building?
- Puoi ascoltarmi, per favore?- rispose lei, scocciata, per poi cambiare subito tono – Non ci parliamo da quattro anni. Non pensi che abbiamo delle cose in sospeso da chiarire?
- Sei stata tu a volerlo- replicai impassibile – Tu soltanto sei il motore di tutta questa situazione. Io mi sono semplicemente adeguata ai fatti.
- So che è stato un periodo difficile per te- disse calma Artemide – E mi rincresce non averti aiutata.
- Un periodo difficile?- sibilai – Sono stata rinnegata dalla mia stessa madre, tradita dal ragazzo che amo, abbandonata a me stessa, in un baratro di dolore! Se non avessi avuto papà, Maggie e la piccola, credo che, a quest’ora, mi sarei suicidata! E tu vieni a farmi un discorso del genere? Tu, che per prima te ne sei infischiata dei miei problemi, che hai ceduto il posto di Zoe a quella… sgualdrina…- mi morsi la lingua per il nervoso – Tu che hai preferito nascondermi la verità, quando sapevi quello che sarebbe successo!
- Non mi avresti creduta se ti avessi detto quello che stava per fare Luke!- si difese, sostenendo il mio sguardo con orgoglio – Avevo cercato di avvisarti…
- No!- la interruppi – Ero innamorata, ma non cieca! Se mi avessi parlato in modo civile, quattro anni fa, invece che dare in escandescenze perché avevo fatto l’amore con Luke la sera prima, pensi che non ti avrei ascoltata? Pensi che non avrei, perlomeno, indagato?
Artemide abbassò lo sguardo, sospirando: - Ho fatto un errore, lo ammetto.
- Ammettere adesso non ti servirà a niente- risposi fredda – Se tu mi avessi avvertita in tempo, forse, a quest’ora sarei riuscita a fermare Luke ed avremmo evitato tutto questo massacro. Per quanto mi riguarda, puoi pure tornartene da quella orribile ragazza alla quale, di sicuro, vorrai più bene che a me. D’altronde, se non è riuscita a rubarmi il ragazzo, doveva pur ripiegare su qualcos’altro. E così, ha pensato bene di prendermi la madre.
- Guarda che Talia non è così crudele come credi- sospirò la dea, con rassegnazione.
- Bene, allora perché non te ne vai da lei e non mi lasci qui a soffrire da sola? Tanto, ormai, ci sono abituata…
- Sei tu mia figlia- rispose Artemide, in tono deciso – Di Talia non mi importa nulla, da quel punto di vista. E’ solo la mia luogotenente, tutto qui. Sei tu la persona che mi sta più a cuore di tutte, anche se non te l’ho mai dimostrato. Mi dispiace, davvero, e non voglio che tu soffra.
- Nemmeno io lo vorrei- replicai, con voce un po’ soffocata – Ma non è possibile. Ho perso troppe persone a cui volevo bene, ed ho visto troppi orrori in questi ultimi anni. Mi manca Lee, mi manca Zoe, ho appena scoperto che Beckendorf è morto per colpa della sua stessa ragazza… era un ragazzo d’oro, ma a quella lurida spia non è bastato! E, adesso che è morta, tutti si mettono a lodarla e santificarla, mentre si meriterebbe solo i corvi e gli insulti! La piccola Bianca, invece, che si è sacrificata per gli altri, dopo aver commesso un errore in buona fede, se la sono già dimenticata tutti quanti! E, tanto per finire, ho perso Luke. Ora dimmi, che motivi avrei, per non essere triste?
Artemide corrugò la fronte, guardandomi con aria seria: - Lo amavi davvero tanto, quel ragazzo?
Sospirai, annuendo: - Più della mia stessa vita.
La dea si morse un labbro con aria pensierosa, come se stesse riflettendo su qualcosa: - Dopo tutto quello che ha fatto, tu non hai smesso di amarlo… non immaginavo che i tuoi sentimenti fossero così forti… pensavo che fosse solo…
- Una stupida cotta- finii, un po’ ironica – Lo so, me l’hai già detto.
Artemide alzò le spalle: - Non sono molto pratica di questioni amorose… ma, se avessi capito prima cosa significava per te…
- Non fa niente, madre- la interruppi rassegnata – Ormai è troppo tardi.
La dea restò un attimo in silenzio, poi mi guardò: - No, non è troppo tardi. Forse c’è qualcosa che posso fare…
- E cioè?- domandai, poco convinta.
Artemide fece un passo indietro: - Devo andare a controllare una cosa… tu, intanto, fai un giro dai tuoi amici, magari ti tirerà un po’ su…
Ne dubitavo fortemente, ma poi annuii: - Va bene, se lo dici tu…
- Torno subito.
Si mise a correre verso quella che, una volta, era la Sede del Consiglio degli dèi, e mentre spariva dalla mia vista, Maggie mi raggiunse rapidamente: - Leila!
La guardai accennando un lieve sorriso, lasciandomi abbracciare: - Ti stavo cercando, ma, in mezzo a tutto questo sangue, anche il mio naso fa fatica a fiutare il tuo odore…
Annuii tristemente, specchiandomi nei suoi occhi color cioccolato fondente: - Scusami, volevo restare da sola.
Maggie abbassò lo sguardo con aria comprensiva: - Capisco…
I suoi capelli scuri erano raccolti in una rigida treccia, che le arrivava appena alle scapole, mentre alcuni ciuffi le ricadevano scompostamente davanti al viso.
Aveva qualche livido, anche se si confondeva abbastanza per via della sua pelle ambrata, e i graffi che aveva ricevuto si stavano già rimarginando, grazie alle straordinarie capacità di ripresa dei licantropi.
Mi diedi un’occhiata intorno, vedendo alcuni semidèi aggirarsi per le rovine dell’Olimpo, alla ricerca dei propri compagni dispersi, e domandai: - Come stanno gli altri? Abbiamo avuto molte perdite?
Maggie annuì: - Abbastanza. Ma se ne sono salvati parecchi, molti di più di quanto pensassi…
- E la tua famiglia? E’ tutta intera?
- Sì- sospirò lei – Anche se Helen si è presa una bella batosta, combattendo contro quel titano… certo che, in quanto a imprudenza, non scherza affatto…
- Avrà preso da sua sorella…- commentai in tono ironico – Quella che si è gettata contro quel gigante armata solo di artigli…
- Probabile- sorrise Maggie, arrossendo un po’ – Comunque, restando in tema di parentele, anche tuo padre sta bene…
- Mio padre è qui?- esclamai sconvolta.
Maggie annuì: - Lui e Sally Jackson dovrebbero meritarsi il premio “Genitore più Pazzo dell’Anno”.
- E dov’è, ora?- domandai con apprensione, chiedendomi come avesse fatto papà ad entrare a New York senza cadere vittima dell’incantesimo di Morfeo.
- E’ laggiù, all’entrata dell’Empire State Building- disse lei – Credo che ti stia aspettando.
- Beh, adesso mi sente- borbottai, mentre mi dirigevo verso l’ascensore mezzo distrutto.
Riuscimmo, in qualche modo, ad arrivare al piano terra, dove, oltre il vetro delle porte, si vedevano una donna dai capelli castani ed un uomo dall’aria distinta che parlavano con un biondo sulla quarantina, che teneva in braccio una bimba di circa tre anni e mezzo.
Li raggiunsi insieme a Maggie, fissando con aria severa il tipo dai capelli biondi: - Papà…
Lui mi guardò, spalancando gli occhi verdi, identici ai miei, mentre la donna, ossia Sally, la madre di Percy, mi sorrise apertamente: - Ciao Leila!
Paul Stockfis, il suo compagno, accennò un cortese saluto, mentre mio padre sembrava ancora troppo emozionato per parlare: - Le-Leila…
- Papà- sospirai rassegnata – Che cosa ci fai qui?
Lui abbassò lo sguardo, arrossendo un pochino: - Io… ero preoccupato per te…
- E ti sei esposto a questi rischi?
La bimba si illuminò vedendomi, spalancando gli occhioni azzurri, che tanto mi ricordavano quelli del mio Luke, e mi tese le braccia sorridendo: - Mamma!
La presi in braccio, sospirando: - E hai portato pure Missy con te… ma che cosa ti è saltato in testa?
- Non potevo lasciarla a casa da sola- si giustificò papà, leggermente in imbarazzo – E non mi fidavo ad affidarla ai vicini… sarebbero stati tutti quanti in pericolo.
Abbassai lo sguardo rassegnata, ritrovandomi faccia a faccia con Artemis, la mia piccola, che sorrideva.
Era davvero una bambina stupenda: i suoi capelli erano biondi e mossi, come i miei, raccolti in una piccola coda e pieni di riflessi dorati; le sue guance erano piene e rosate, e le sue labbra rosse e perfettamente disegnate.
Ma la cosa che mi faceva impazzire di più di lei, erano le sue piccole sopracciglia bionde, arcuate esattamente come quelle di suo padre. Suo padre, che aveva visto, sì e no, un paio di volte nella vita.
Trattenni a stento le lacrime, baciandole la fronte e stringendola forte a me.
Ora come ora, era tutto ciò che mi restava del mio Luke.
Maggie sorrise in modo piuttosto, tirato, indovinando i miei pensieri, e papà mi si avvicinò, guardandomi tristemente: - So quello che è successo… mi dispiace tanto…
Gli occhi mi si inumidirono, e Sally, accorgendosi della situazione che si era creata, prese sottobraccio Paul Stockfis e lo tirò verso l’entrata dell’Empire State Building: - Io direi che è meglio lasciarli soli… per caso, hai visto Percy, Maggie?
- Sì- rispose la mia amica, intuendo al volo – Era ancora di sopra, ma possiamo aspettarlo dentro…
- Ottima idea- rispose la donna, rivolgendomi furtivamente un sorriso di comprensione.
Le fu molto grata di questo, perché, non appena le porte alle mie spalle si chiusero, scoppiai in lacrime, senza riuscire a trattenermi.
Appoggiai la testa sulla spalla di papà, che mi accarezzò i capelli, tentando di consolarmi.
Missy mi guardava senza capire, con il suo sguardo innocente che si vedeva sempre sul volto dei bambini.
- Ti voglio bene, amore mio- mi sussurrò papà – Ti voglio tanto bene.
- Anch’io, papà…- mormorai, con un singhiozzo strozzato.
Credo che sarei andata avanti tutto il giorno, se un fascio di luce ben nota non mi avesse illuminata alla spalle.
Mi girai, sempre con Missy stretta in braccio, mentre mia madre si sistemava distrattamente l’armatura: - Oh, eccoci qua…
Mio padre spalancò gli occhi e si illuminò: - Artemide!
Mamma alzò lo sguardo, bloccando, per un secondo, il respiro: - James?
Papà arrossì vivacemente: - Ehm… che sorpresa, non mi aspettavo di rivederti…
- Già, neanche io- rispose lei, sistemandosi un ciuffo dietro l’orecchio – Mi fa piacere vedere che non sei cambiato… anche se hai qualche ruga in più…
Papà rise leggermente: - Sono passati ventidue anni, ormai… credo che sia una cosa normale…
- Sì, hai ragione…- mormorò Artemide, cercando di nascondere l’emozione.
Li osservai per un po’, mentre restavano in silenzio a guardare le punte delle proprie scarpe, così decisi di intromettermi: - Ehm, sì, immagino che siate contenti di vedervi, ma non possiamo stare qui tutto il giorno…
Artemide si scosse:- Oh, certo… in effetti sono venuta qua per darti una notizia abbastanza buona.
Stava per aggiungere altro, quando le cadde l’occhio sulla bambina che tenevo in braccio: - Oh, per l’Olimpo…- si avvicinò lentamente, come se avesse paura di incenerirla con lo sguardo – ma… è Lei?
- Sì- risposi seriamente – E’ Lei.
Mamma restò per un attimo ferma, indecisa sul da farsi, mentre Missy la guardava con aria curiosa. La dea allungò piano la mano, fermandosi ad un millimetro dalla guancia di mia figlia, sfiorandola delicatamente: - E’… è più grande di quanto pensassi…
- Ha tre anni - mormorai, mostrandogliela meglio – E noi due non ci parlavamo da un po’…
- Quando è nata?- domandò Artemide, senza toglierle gli occhi di dosso.
- Il Dodici Marzo – risposi – Esattamente un mese e un giorno dopo…
- Il tuo diciannovesimo compleanno- finì mia madre, sorprendendomi – Sì, lo so.
Missy mi guardò con aria interrogativa: - Chi è lei, mamma?
Io e Artemide ci scambiammo un rapido sguardo: - Lei… lei è la mia mamma, tesoro… si chiama Artemide…
La mia piccola sorrise: - Quasi come me!
- Sì- risposi, abbassando lo sguardo – E’ per quello che il nonno ha insistito a chiamarti così…
Artemide lanciò uno sguardo di ringraziamento a mio padre, il quale le domandò timidamente: - Dovevi dire qualcosa a Leila?
- Oh, sì!- esclamò la dea – Ho parlato con Ade e mi ha detto una cosa molto importante su Luke.
- Che cosa?- per poco non feci un colpo – Di che cosa si tratta?
- Ecco…- Artemide sembrò parecchio indecisa – Lui mi ha riferito che Luke è riuscito a reincarnarsi quasi all’istante, probabilmente usando uno dei suoi trucchi…
Sorrisi tra me e me, pensando che, nemmeno agli Inferi, il mio amore si risparmiava di fare il furbo.
- Il fatto è che- continuò mia madre – non ho capito bene tutto, ma, forse, possiamo recuperarlo…
- Come?- chiesi, con il cuore in gola, quasi urlando – In che modo?
- Questo te lo deve spiegare Ade- rispose la dea, con aria seria – quello che so, è che, forse, ho trovato il modo per rimediare ai miei errori… ho intenzione di affidarti il comando delle mie Cacciatrici per compiere un’impresa.
Per poco non allentai la stretta attorno a mia figlia: - Lo faresti per me?
Artemide alzò le spalle: - Sono tua madre. E mi dispiace per quello che ho fatto. Mi servirà un po’ di tempo, ma, per sabato, dovremmo essere pronte. Nel frattempo, puoi tornare al Campo insieme alle Cacciatrici… almeno, avrete il tempo per una Caccia alla Bandiera, no?
Annuii, alzando le spalle: - Va bene. Ma come la mettiamo con Ade?
- Si farà vivo lui- rispose la mamma, alzando all’improvviso lo sguardo verso il cielo – Oh, mi sa che devo andare… beh, ci vediamo sabato, allora, così avrò il tempo per organizzarvi il viaggio…
Ci vediamo, Leila e… James…- sorrise apertamente, rivolgendosi a papà – E’ stato bello rivederti.
- Anche per me- rispose lui, più rosso di un peperone – A presto, Artemide.
- A presto – mormorò – E ciao anche a te, piccola Artemis.
Missy agitò la manina in cenno di saluto, sorridendole, e le coprii gli occhi non appena mia madre se ne andò, assumendo la sua forma originale.
Papà mi sorrise, accarezzando la testa di mia figlia: - A quanto pare, c’è ancora speranza…
- Sì- mormorai, guardando il cielo – Ancora non riesco a crederci.
 
***
Angolo dell’Autrice: Ecco il primo capitolo della storia.
E’ un po’ triste, ma, almeno, Artemide si sta riscattando, dimostrandosi pentita dei propri errori.
Abbiamo avuto una piccola Riunione di Famiglia, alla quale ha preso parte anche la piccola Artemis, l’ultima arrivata a casa Swift.
Che ve ne pare di questo capitolo?
Forse è un po’ privo d’azione, ma, prometto che cercherò di rendere più interessanti i prossimi.
Spero che vi sia piaciuto comunque, magari, fatemi sapere!
Un bacio,
Tinkerbell92 :)


  
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