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Autore: dalon    07/12/2012    1 recensioni
Sognare è potere. Questa storia nasce sognando, si basa sui sogni e vuole far sognare coloro che la leggono. Dalon e gli altri protagonisti della storia vivono per i loro sogni e sono pronti ad affrontare le Tenebre per proteggere i Sogni di tutte le creature dell'universo. Perchè sognare è ciò che ci rende vivi. Vi prego di recensire la storia e dare la vostra opinione per potermi migliorare, grazie mille.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dalon aprì lentamente le palpebre. Anche quel semplice gesto era uno sforzo immane per lui, ma gli consentì di vedere uno sprazzo di cielo stellato tra le fronde delle sequoie. Quando i ricordi della battaglia riaffiorano nella sua mente tentò di tirarsi su alla svelta, assalito dal terrore per la sorte dei suoi compagni. Il suo corpo però si rifiutò di eseguire i suoi comandi e rimase sdraiato supino, colmo di rabbia.
<< Non dovresti sforzarti, giovane Dalon >>, disse una voce poco distante da lui.
Il sangue gli si gelò nelle vene. A chi apparteneva quella voce sconosciuta? Era un nemico? E soprattutto come conosceva il suo nome?
<< Stai tranquillo, non voglio farti del male. Anzi, a dirla tutta è solo grazie a me se sei ancora vivo. Toccati pure il petto se non mi credi >>, lo rassicurò lo sconosciuto. Con uno sforzo sovraumano piegò le braccia fino al petto e si tastò cauto, ricordando la ferita che gli era stata inferta da una delle creature. Si accorse solo allora di essere a torso nudo e si accorse anche con gran gioia che l’ustione e i tagli erano completamente scomparsi, per quanto la pelle fosse leggermente grinzosa e  ruvida al tatto.
<< E’ il meglio che sono riuscito, mi spiace. Sono secoli che non curo qualcuno >>, borbottò lo sconosciuto.
<< Gr..Grazie>>.
Dalon non poteva vederlo ma fu sicuro che il suo misterioso interlocutore avesse sussultato sentendosi ringraziato.
<< Non avrei mai potuto lasciarti morire in quel modo. Se tu dovessi morire avrei più di una vita sulla mia coscienza e anche se non sembra, già molte gravano su di essa >>, gli spiegò. Calò il silenzio e Dalon dovette sforzarsi non poco per tirare fuori quella domanda che gli premeva fin da quando si era ripreso: << I miei compagni sono morti? >>.
Soltanto quando ebbe finito di parlare si rese contò della gravità del quesito che aveva appena posto e di quanto sarebbe pesata la risposta. Non si sarebbe mai perdonato di aver lasciato morire i suoi amici in quel modo.
Lo sconosciuto scoppiò a ridere.
<< Come sei tragico, ragazzo. Lo sei fin troppo per l’età che hai, anche se bisogna dire che ti trovi in una situazione un po’ particolare…comunque sono lieto di dirti che i tuoi compagni non sono morti, almeno per il momento… >>
La sensazione di sollievo che lo investì fu impagabile, anche se l’ultima parte della risposta era suonata piuttosto inquietante.
<< Ora però pensa a riposarti ancora un po’. Ho dovuto accelerare al massimo i tuoi processi metabolici a livello cellulare, dopo una sforzo del genere il tuo corpo ha bisogno di molto riposo >>.
Dalon fu sul punto di ribattere, ingordo di informazioni, ma ben presto la stanchezza riprese il sopravvento e le tenebre avvolsero ancora una volta la Foresta.

 

Quando si svegliò nuovamente aveva recuperato una buona parte delle sue forze, anche se un generale indolenzimento lo rendeva ancora rigido e insicuro nei movimenti.  Appoggiandosi sui gomiti si tirò su e si mise seduto, per scrutare meglio ciò che lo circondava.
 Era ancora piena  notte nella Foresta, ma un fuocherello rischiarava la radura in cui era avvenuta la battaglia contro quelle creature misteriose. Non era rimasto niente a ricordare lo scontro avvenuto, se non qualche ramo bruciacchiato o spezzato da colpi vaganti.
Appoggiato a una delle grandi sequoie stava una figura, il volto in ombra e il resto del corpo illuminato dalle fiamme guizzanti. Era un ragazzo di media statura, che almeno apparentemente aveva cinque - sei anni in più di Dalon, con una corporatura piuttosto esile. Era vestito in modo semplice e sobrio, eppure emanava un’aura di grande eleganza ed importanza: le brache nere erano di un tessuto che sembrava particolarmente pregiato e il mantello grigio fumo aveva una chiusura all’altezza del collo piuttosto elaborata, con un piccolo diamante azzurro circondato da un cerchio sottile d’oro. Aveva il viso scarno ed allungato, di un colorito molto chiaro, in netto contrasto con le sottili labbra porpora, e il naso aquilino incastonato sotto due occhi magnetici, di una tonalità di azzurro incredibilmente intensa. I capelli neri, lunghi fino alle spalle, erano raccolti in una coda tenuta insieme da tre cerchi d’oro intarsiati con numerosi simboli arcaici e complessi. Quando i loro sguardi si incontrarono, Dalon avvertì un brivido freddo lungo la schiena e si ritrovò costretto ad abbassare gli occhi, intimorito. L’individuo che gli stava davanti possedeva un potere enorme, gli era bastata una semplice occhiata per capirlo.
Senza grandi difficoltà espanse il suo leiban e la sua mente verso il punto in cui si trovava il giovane uomo, ma, con suo grande stupore, non avvertì la men che minima presenza di energia latente, come se in realtà quella figura neanche esistesse. La cosa lo lasciò palesemente sgomento, per quanto cercasse di darsi un certo ritegno per non mostrare il suo turbamento. Fece altri tentavi, ma ogni volta andarono a vuoto.
<< E’ inutile che ti sforzi tanto, io non possiedo alcuna energia latente. Puoi pure continuare a provare se vuoi, il risultato sarà sempre lo stesso >>, gli disse lo sconosciuto da lontano.
Dalon si impose la calma, cercando di resistere al suo sguardo magnetico.
<< Cosa sei esattamente? >>, gli chiese, cercando di mostrare molto più coraggio di quanto in realtà non ne possedesse.
Ancora una volta il suo interlocutore scoppiò a ridere. Dalon sentì crescere la tensione.
<< Un amico, niente di più, niente di meno >>.
Il giovane discendente di Laminos si aspettava una risposta del genere, quindi non si fece intimidire.
<< Questo lo speravo fin dall’inizio a dire il vero, ma giudicherò io stesso con il passare del tempo. Sei un Portatore, un Elfo, una Fata o quant’altro? >>
<< Una volta ero un Portatore, ma parliamo di molto tempo fa, un tempo così lontano che la tua esistenza non era ancora che una delle tante possibilità di un futuro molto anteriore…anche se c’era qualcosa di te al tempo in cui ero un Portatore, ma non è ne il momento ne il luogo adatto per parlare di questo >>.
<< E ora allora? >>, gli chiese Dalon con maggior insistenza.
<< Ora non saprei neanche io come definirmi, alcuni credono che io sia un Dio e forse potrebbero anche aver ragione dal loro punto di vista, ma è una definizione che proprio  non sopporto. Mi definirei un vecchio spettatore inerme davanti allo scorrere del mondo…ormai non appartengo più a nessuna razza di questo universo >>.
Dalon non riuscì a non sogghignare.
<< Un dio? Ma soprattutto un vecchio? >>. Anche il suo misterioso salvatore sorrise e si mise a giocare con un rametto che aveva raccolto da terra.
<< Dovresti saperlo ormai che l’apparenza inganna...neanche di Re William il Sempiterno avresti mai detto che fosse immortale, eppure è così. Per quanto riguarda la storia del dio posso capire la causa della tua ilarità…che cosa sarò mai in grado di fare, se non riesco neanche a guarire decentemente delle ferite come le tue, giusto? >>
Dalon si limitò ad annuire.
<< Bhe, diciamo che una delle tante cose che so fare è questa.. >>, gli rispose sorridendo. Dalon lo osservò concentrato in attesa che desse prova delle sue capacità, ma non accadde niente. Solo pochi secondi dopo si accorse che il rametto con cui il suo interlocutore stava giocando un istante prima era scomparso.
Il rametto era esattamente davanti a lui, a un palmo da dove era seduto. Dalon non riusciva proprio a capire come ci fosse arrivato fin lì. Non poteva averlo lanciato, se ne sarebbe accorto, quindi la spiegazione era solo una…
<< Tele-trasporto? >>, domandò sconcertato. Il giovane uomo ghignò.
<< Per favore, non paragonare il mio potere al vile teletrasporto. Distorsione Spazio-temporale, ecco cos’è >>, gli rispose.
<< Domini lo Spazio? >>. Da quel che si ricordava della discussione con William sul leiban, Dalon era certo che lo Spazio e il Tempo fossero due elementi che sfuggivano al controllo dei Portatori.
<< Non solo lo Spazio, anche il Tempo….vedi questa sequoia? >>, gli disse indicando la sequoia a cui era appoggiato. Mentre Dalon annuiva, l’albero venne circondato da una luce e scomparve. Contemporaneamente, il ragazzo misterioso comparve a meno di un metro da lui, stringendo nella mano destra un seme grosso come una noce, dalla forma allungata e bombata, di color marrone chiaro.
<< Diciamo che una volta, forse duemila-tremila anni fa, era così >>, continuò, lanciandogli addosso il seme. Dalon l’afferrò e lo rimirò, attonito. La confusione era ormai padrona della sua mente.
<< Conservalo con molta cura, è molto più prezioso di quanto tu possa immaginare. Ti sarà molto utile nell’impresa che ci aspetta >>, gli spiegò << Ma ora parliamo delle cose veramente importanti… >>
<< Potrei solo più sapere una cosa su di te? >>
<< Certo >>.
<< Come ti chiami veramente? >>
Il ragazzo misterioso sorrise, compiaciuto.
<< In realtà il mio vero nome è un segreto, ma puoi chiamarmi Zun se vuoi >>, gli rispose ammiccando.
Detto questo, Zun aggiunse un pezzo di legno al fuocherello e si accinse a spiegare a Dalon tutto quello che era successo dopo che il ragazzo era svenuto.

 

  
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