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Autore: WordsEnchantress    09/12/2012    3 recensioni
La guerra è finita, è il momento di rimettere insieme i pezzi.
Ce la faranno ad andare avanti, lo faranno per chi non c'è più.
Perché la guerra è finita...
No?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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“L’ultimo nemico che sarà sconfitto
È la morte.”
San Paolo apostolo, Saulo di Tarso.

 
Draco (Aprile 2001)
 
Alla fine si era rivelato un brutto scherzo, fatto da un paio di ragazzini senza troppo cervello. Credevano di farmi un favore, ero stato un mangiamorte, dopotutto, la gente non se lo dimenticava mai.
Astoria sì, però, lei non ci faceva caso. Non le importavano le “intenzioni cadute a vuoto di un ragazzino solo e terrorizzato”, ma solo le mie azioni di uomo adulto e consapevole.
Anche a Potter non importava, o alla Granger. Forse, in fondo, molto infondo, nemmeno ai Weasley.
Non volevo la loro pietà, ma la paura che facessero del male a mia moglie era stata troppa.
Avevano sorvegliato il posto come fossero fantasmi per un mese, analizzato ogni traccia, fino a trovare il responsabile.
Il “capo banda” si era preso una gran strigliata e aveva chiesto scusa in ogni modo.
Idiota.
Comunque io non mi sono tranquillizzato ancora.
L’ho visto quello sguardo, negli occhi verdi del salvatore del mondo magico. Li conosco, perché li ho odiati. Mi hanno guardato male, giudicato, insultato, quegli occhi. E poi, alla fine, sono stati la mia salvezza.
Per questo non mi è sfuggito quello sguardo.
“Va tutto bene Draco, era solo uno scherzo di cattivo gusto.”
Ma lui guardava fuori dalla finestra e il cielo sereno sembrava stranamente scuro, come prima di una tempesta.
 
Hermione (2002)
 
Stringevo così forte i pugni che quando riaprii le dita mi facevano male le ossa.
Ron mi guardava con lo sguardo terrorizzato, ma io non lo vedevo.
Vedevo solo lei, con le braccia ancora semi-aperte, ombra dell’abbraccio che si stava scambiando con il mio futuro marito.
Ron provò a dire qualcosa ma ne uscì un gridolino strozzato e fin troppo acuto, perciò richiuse immediatamente la bocca.
Con mia grande sorpresa fu lei a parlare.
“Ciao, Hermione.”
“Lavanda.” Risposi seccamente, mentre ogni cellula e fibra del mio corpo urlava insulti che nemmeno Mundungus Fletcher.
“Siediti.”
Mi sta offrendo di sedermi IN CASA MIA?!
Con movenze rigide mi sedetti piano, preparandomi al peggio.
“Capisco cosa possa sembrare… Sono stata orribile con te, Hermione. E tu mi hai salvato la vita.”
Cominciai a tremare, non mi guardava nemmeno in faccia, rimanendo di profilo, con gli occhi bassi. Mi ha tradita, pensavo, è tutto finito.
“Sono venuta qua per chiedere aiuto a Ron, perché devo contattare suo fratello Bill.” Non riuscivo proprio a capire. Beh, almeno finché non si degno a guardarmi in faccia.
Sembrava diversa: non i lineamenti, non i capelli… Il collo.
Una lunga ferita bianca riluceva sulla sua pelle. Una ferita di striscio, che ricordavo molto bene.
Avevo impedito a Greyback di morderla, ma questo non aveva evitato che lui la ferisse, vista la vicinanza dei denti al suo collo.
Bill Weasley lo sapeva bene, aveva le stesse cicatrici.
Rilassai le spalle e, dopotutto, mi sentii un po’ in colpa.
“Hai qualche sintomo strano?”
“Mi piacciono le bistecche al sangue.” Rispose con un mezzo sorriso.
Fu quello il motivo per cui, qualche mese dopo, il suo era uno dei visi tra il mare di persone invitate al mio matrimonio.
Era cambiata molto dai tempi di Hogwarts e, a dirla tutta, mi ero proprio affezionata a lei.
Non la guardai a lungo, però. Guardavo Ron, per una volta vestito davvero bene, con quel sorriso un po’ tonto sul viso che io amavo tanto.
Sentii alcune ragazze scoppiare in singhiozzi mentre attraversavo la navata stretta al braccio di mio padre. Ripensai al ballo del ceppo, quando tutti mi avevano guardato con occhi increduli.
Era arrivato il mio momento: per una volta non sarei stata Hermione Granger, la dentona, tutta capelli e sapientona. Ero io la protagonista della mia vita, quel giorno.
“Lo voglio” disse Ron.
E per me non c’era altro da aggiungere.
 
Seamus (2 Maggio 2003)
 
Io e Dean avevamo lavorato sodo per finire quel discorso. Lui aveva preso in mano Radio Potter, ma ero io il giornalista lì, mi ripeteva, sei tu il nuovo reporter della Gazzetta del Profeta.
Chiamammo Lee, perché solo lui poteva leggere quelle parole. Era stata la sua voce a dare speranza nei giorni bui.
“Ehm, prova, è acceso? – disse schiarendosi la voce, noi rispondemmo con un cenno di assenso. – Allora comincio. Cari maghi e streghe… Cari Amici. Cinque anni sono passati da questa stessa notte, del 1998. Potremmo parlare di come Voldemort sia stato sconfitto, schiacciato e distrutto da Harry Potter.
Invece no. Vogliamo parlarvi di un’atmosfera elettrica, una consapevolezza dolorosa mista alla voglia di farla finita, lottando per la libertà.
Vogliamo parlarvi di come non c’erano case, o punti, o voti, quella notte. Non eravamo Grifondoro,
ma solo ragazzi troppo giovani che lottavano per un futuro che gli sarebbe, altrimenti, stato negato. Vogliamo parlarvi di come un ragazzino mingherlino e spregiudicato ha lottato fino alla morte per difendere gli amici. Di come molti di noi abbiano guardato la luce scomparire dagli occhi dei propri cari. Ma la guerra non aspetta, non ti concede il beneficio di soffrire.
Vogliamo raccontarvi di una manica di professori che hanno combattuto versando lacrime e sudore per difendere i propri studenti, a costo della vita.
Dell’urlo di una madre che difendeva i propri figli.
Dell’odore di morte che permeava la sala grande, che per anni aveva significato “casa” per molti di noi.
Di Harry morto, tra le braccia di Hagrid. E della paura che tutto fosse finito.
E di Neville, che ha sfidato il male guardandolo negli occhi, continuando a lottare contro il fuoco che lo bruciava lentamente.
Voglio raccontarvi di loro, che sono stati degli eroi. Tutti loro, tutti noi. Persone comuni che hanno unito forze e cuori per resistere contro ogni prospettiva.
Grazie  chi è morto e a chi è vivo. A chi ha perso molto e ha dato tutto.
Grazie a chi, nonostante tutto, è rimasto fin proprio alla fine.”
 
Neville (2004)

Era troppo bello per durare.
Mi era stato tolto tutto, sempre.
Ero diventato professore di Erbologia, ad Hogwarts, e chiamavo per nome Minerva, una professoressa che avevo sempre temuto nei giorni di Hogwarts.
Mi ero sposato con Hannah, che era bellissima e amava proprio me.
“Sei un pessimista, Neville.- Mi aveva detto Lumacorno. – Un gran pessimista.”
“Dammi retta, Horace. Qui c’è qualcosa che non va.” Ma lui se ne stava già andando, mostrandomi le spalle e borbottando qualcosa come “Stai diventando come Alastor.”
Sarà anche stato, ma poco tempo dopo era successo il fattaccio. Un mangiamorte aveva cominciato a colpire a caso i passanti, urlando che i seguaci di Voldemort gli erano fedeli oltre la morte.
Perché lui non era stato solo un mago oscuro. No, lui era stato una pianta velenosa, certo, ma i suoi seguaci erano stati le sue radici. Il motivo per cui era rimasto in vita.
E andavo estirpate una ad una.
Per un attimo pensai di ritirare fuori il vecchio galeone truccato dell’E.S.
Ma non dovevamo più nasconderci, governavamo noi. Sono stato nelle fiamme. Siamo stati nel fuoco dell’inferno.
Ma siamo anche rinati dalle ceneri della nostra scuola, della nostra casa.
Come Fenici.

Luna (2004)

Ero appena tornata a casa da una lunga ricerca per il mondo, che mi aveva condotta ad appurare, mio malgrado, che non esisteva alcun Ricciocorno Schiattoso.
Vagavo per Diagon Alley, cercando qualcosa di buono da cucinare insieme a mio marito. Mi spaventai molto quando vidi una signora schiantarsi contro il muro davanti i miei occhi. Suo marito urlava, cercando di trascinarla al riparo, e io feci il possibile per aiutarlo.
“Grazie” sospirò Draco Malfoy.
Poi mi riservò uno sguardo che mi aveva accompagnato per tutta la vita: incredulità.
“Luna?!”
“Ciao Draco, tutto bene?” risposi distratta, mentre controllavo che tutto fosse a posto da dietro l’angolo.
Ovviamente gli Auror avevano già fermato il colpevole.
Sentii un sonoro pop, e seppi che si era smaterializzato. Senza salutarmi. Peccato, magari avrebbe saputo dirmi dove potevo comprare dei pimpli freschi.
Il giorno dopo ci trovammo a casa di Harry per parlare dell’accaduto. Voleva chiederci di tenere gli occhi aperti, per sicurezza. Stranamente allo stesso tavolo si era unito anche Draco.
Alla fine della riunione lo vidi raggiungere il cortile e fermarsi lì, a guardare il cielo. Aveva l’aria stanca e preoccupata, così decisi di controllare se stesse bene.
“Perché sei gentile con me, Luna? Sai, anche io nascondevo le tue cose, ad Hogwarts.”
“Lo so.”
“Perché siete tutti gentili con me? Non lo merito.”
“Tutti meritano un po’ di gentilezza.”
“Anche i mostri?”
“Anche loro.”
Lo abbracciai, immaginavo che fosse una cosa a cui non era abituato. Forse per quello era sempre stato un po’ freddo.
“Sei proprio strana” disse ricambiando.
“Lo so.” Rispondemmo contemporaneamente.
Lasciai che smettesse di ridere, prima di chiedergli dei pimpli.
Non lo sapeva, peccato.

Sconosciuto (2004)

Confinati sulle montagne, come lo erano stati i giganti. Senza casa, senza cibo, al freddo.
La rabbia era cresciuta negli anni.
Molti di noi erano morti, molti ad Azkaban. Altri, i peggiori, fuggiti prima che li riconoscessero.
Ma non eravamo pochi, no. E Lui aveva ragione. Dovevamo lottare, distruggere. Avremmo dominato il mondo o saremmo morti nella gloria.
Era ora che il mondo cominciasse a tremare.
Sono tornati i Mangiamorte.

Harry (25 Dicembre 2004)
 
Il pancione di Ginny era stupendo. Quando mi aveva detto di essere incinta per poco non ero svenuto.
Padre.
Avrei fatto di tutto perché lui crescesse come mi era stato negato.
Papà.
Mi ricordavo ancora di Ginny in quel suo vestito bianco, e i capelli rossi che creavano un contrasto avvincente. Mi ricordavo i suoi occhi. Forse solo un paragone poteva reggere il confronto con il mio amore per lei. Io l’amavo come Piton aveva amato mia madre.
Ron aveva pianto come un bambino alla notizia, sbalordendo tutti.
Il pancione di Ginny era stupendo.
 
Ginny (31 Ottobre 2005)

Harry era da poco uscito per andare a trovare i suoi genitori, come faceva ormai ogni anno.
Di solito andavo con lui, ma il piccolo James Sirius dormiva già e non volevo svegliarlo proprio quando aveva deciso di darci un po’ di tregua.
Si preannunciava come una vera piccola peste.
Ero davanti alla sua culla quando un boato fracassò la porta d’ingresso al piano di sotto.
Una risata roca spezzava l’aria.
“Dove sei piccola rossa? Voglio fare un gioco.”
Feci per afferrare la bacchetta, ma ricordai di averla lasciata in cucina. Lontana.
Guardai Jamie dormire. I passi della morte risuonavano secchi sulle scale, oltre la porta.
Ammirai tanto Lily, mentre spalancavo le braccia davanti alla culla.
Pensavo sarebbe durata di più, pensavo di veder crescere il nostro bambino.
“James, ti amo. Papà ti ama. James, sii forte.” Sussurrai al bimbo dai capelli neri che ora mi guardava inconsapevole dalla culla.
Mi voltai, tenendo spalancate le braccia, proprio quando Avery stava varcando la soglia.
Ti amo Harry, pensai mentre alzava la bacchetta, con sulle labbra due sole parole.
Avada Kedavra.

Ringrazio Themysticgohan, scarlett90 e aurorasophiee (VISTO?! <3) per aver commentato :)
   
 
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