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Autore: Manu5    09/12/2012    16 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 11 TENETELA LONTANO DA ME!


POV MONICA


O.k., avevo sbagliato a chiedergli di corteggiarmi ma non avrei mai lontanamente immaginato che quella faccia di tolla non sapesse il significato della parola vergogna. Con che faccia mi sarei fatta vedere ancora a scuola? E tutto per colpa di un ragazzino viziato ed egocentrico. Se pensavo agli sguardi che mi avrebbero riservato tutti quanti una volta varcato il cancello, mi veniva da sentirmi male. Io ero quella a cui piaceva stare nell’anonimato cazzo!  Girare per i corridoi senza essere notata, essere scambiata per la tappezzeria…. Sicuramente non stare al centro dell’attenzione generale, cosa impossibile se si aveva a che fare con Walter Molinari.
Eppure dovevo reagire; non potevo permettere che quel cretino mi mettesse i piedi in testa in quel modo rendendomi lo zimbello di tutti. Avevo fatto la figura dell’autentica imbranata per riuscire a scendere da quel dannato cavallo. Per fortuna che alla fine due ragazzi, probabilmente mossi a compassione mi avevano tirato giù.
“Reagire, reagire.” Ripetevo mentalmente quel lunedì mattina,  - dopo aver passato un week-end di merda -   mentre procedevo spedita verso la mia scuola cercando di non farmi soggiogare dagli eventi.
Peccato che quando mi ritrovai in mezzo al cortile con più di duecento paia di occhi a fissarmi, tutta la determinazione accumulata venne meno. Ottimo Monica! Voto di  auto-persuasione: 2-- !!
Bisbigli, risatine, sussurri, capannelli di gente che mi guardava e spettegolava, ecc.. no decisamente non potevo farcela. E questo lo confermavano le mie gambe che nonostante avessero ricevuto l’ordine dal cervello di muoversi, se ne stavano inesorabilmente piantate al terreno.
Passarono molti secondi, forse minuti prima che il mio sguardo incontrasse  nuovamente la fonte di tutto il mio malessere. Quando lo vidi con la sua solita faccia da schiaffi ed incrociai le sue iridi chiare che mi scrutavano ironiche, la rabbia prevalse qualsiasi altro sentimento. Reagire Monica, reagire!
Spedita come se avessi avuto del peperoncino nel sedere e senza darmi la possibilità di riflettere perché avrei sicuramente desistito, attraversai a passo di carica tutto il cortile piazzandomi di fronte a Walter Molinari in persona che non mi aveva ancora staccato gli occhi di dosso – come del resto tutti gli altri – assumendo un’espressione guardinga.
Un ultimo respiro e via. Un sonoro ceffone lo colpì dritto sul suo bel musetto. Le mie cinque dita stampate a fuoco sulla sua guancia destra. Davanti a tutti, alunni e professori. Davanti al mondo intero. Mai nella vita mi ero sentita così potente!!
Quando però Molinari tornò a fissarmi, il sangue mi si gelò nelle vene e cominciai a pensare che quella poteva benissimo essere aggiunta alla lista delle cazzate che avevo fatto negli ultimi giorni, forse potevo metterla addirittura in cima. Un campanello d’allarme risuonò nella mia mente, suggerendomi di darmela a gambe levate, ma non feci in tempo a muovere un solo muscolo che Walter con uno scatto fulmineo mi afferrò per il polso trascinandomi con sé.

  • “Questa volta neppure paparino ti salverà piccola stronza!” sibilò spaventandomi a morte.  “Che nessuno mi venga dietro.” Intimò rivolto poi ai  suoi amici.
  • “Walter non fare cazzate” s’intromise serio Yuri
Ma era già troppo tardi. Avevo ormai compreso che Molinari era completamente fuori di sé dalla rabbia e strattonandomi in malo modo mi portò sul retro della scuola sotto gli occhi sbalorditi di tutti.  
Quando arrivammo a destinazione notai con terrore che non c’era in giro anima viva e cominciai a tremare. O.k. che non andavamo d’accordo e gli avevo appena tirato un ceffone… ma lui non avrebbe mai picchiato una ragazza vero?

  • “Allora piccola peste dov’è finita tutta la tua sicurezza di poco fa? Cos’è adesso tremi come una foglia? Questo aspetto non ti si addice!”
  • “Vuoi picchiarmi?”
  • “Dovrei! E credimi ne ho molta voglia.”
  • “Tu sei pazzo!”
  • “No carina; tu sei una povera pazza. . Ma si può sapere una volta per tutte cosa cazzo vuoi da me?”Sputò con un astio che non gli avevo mai visto. Decisamente non me l’avrebbe fatta passare liscia. “Mi hai incastrato in una stronzata che non volevo neppure fare….”
  • “Ma sei scemo o cosa?” ritrovai un minimo di baldanza per cercare di rispondergli a tono. “Sei stato tu ad accettare per primo.”
  • “Ma perché ero sicuro che mio padre non ti avrebbe mai convinto. Era solo una provocazione.” Affermò come se fosse ovvio anche a un bambino di tre anni “ Cosa cazzo me ne frega a me delle attività extra-scolastiche? Si può sapere cosa ti ha detto per farti cedere le armi? “ mi urlò in faccia.  
  • “Aspetta un momento; tu non lo sai vero? Tuo padre non ti ha detto nulla?”
  • “Detto cosa?” sputò a denti stretti. “Che accidenti avrebbe dovuto dirmi mio padre?”
  • “Nulla. Nulla.” Cercai di arginare il danno. Possibile che quell’irresponsabile del padre non aveva avuto le palle di comunicargli che noi due dovevamo salvargli il culo perché si era giocato il posto di lavoro?
  • “Dimmelo brutta strega!”   
  • “Non credo spetti a me riferirtelo” risposi con un tono forse un po’ troppo saccente. Ci mancava solo di essere io quella che andava a spifferargli il segreto del padre. Primo: non mi avrebbe creduto. Secondo: si sarebbe arrabbiato ancora di più.
  • “Sai cosa ti dico, non me ne frega un emerito cazzo di te e di quel rincitrullito di mio padre. Basta! Ho chiuso con tutta questa stronzata.”
  • “No! Tu non puoi!” sbottai irritata.
  • “E chi me lo impedisce? Tu per caso?” rispose sempre più sarcastico. “Sai, all’inizio pensavo che sarebbe stato divertente riuscire a farti sciogliere un po’. Tu sempre così impostata, così rigida, così incapace di divertirsi….”
  • “Io non sono incapace di divertirmi.” Affermai decisa.
  • “Ma smettila di dire cretinate. Guarda che divertimento non vuol dire leggere un libro a settimana ed essere sempre la prima della classe.”
  • “Sentimi bene Molinari. Nessuno ti dà il diritto di giudicarmi ….”
  • “No, sentimi tu piccola stronza.” Mi sibilò in faccia “Sei tu quella che giudica tutto e tutti. Vai in giro sempre come se avessi una scopa piantata nel culo, appollaiata sul tuo piedistallo di prima della classe, cocchina indiscussa di tutti i professori e a quanto sento anche del preside visto che ti confida segreti che non dice neppure al figlio!! “
Era arrabbiato, molto arrabbiato; ma ancora non avevo capito se con me o con il padre. Il risultato comunque non cambiava poi tanto. Molinari mi riversò addosso un fiume incontrollabile di parole troppo cattive anche per un tipo come lui e non mi consolava sospettare che fossi solo una valvola di sfogo.
  • “E poi la signorina non può comportarsi da persona normale? No! Vuole essere corteggiata! Ma cosa ti aspettavi? Che mi prostrassi ai tuoi voleri facendo la figura del rimbambito di fronte a tutta la scuola? Per chi poi? Per te? Per mio padre? Per qualcosa di cui non sono degno di sapere neppure il motivo. “ Si stava alterando sempre di più e per la prima volta da tre anni a quella parte le sue parole, sputate come veleno, mi fecero male, molto male.  
  • “E infine guardati! Come cazzo si fa a sbavare dietro a una come te?” Proruppe Molinari con aria quasi schifata.
  • “E questo che vorrebbe dire scusa?” domandai titubante.
  • “Semplicemente che sei un essere insignificante!!”
  • “Ma come ti permetti brutto cafone?” affermai piccata.
  • “Ti vesti come una suora, scommetto che la tua biancheria intima è quanto di più squallido ci possa essere sulla faccia del pianeta. E’ come se girassi con scritto in fronte: - Uomini? No grazie! – Non hai alcuna attrattiva femminile e sei acida peggio di un limone andato a male. Non mi sorprenderebbe scoprire che sotto i vestiti indossi anche la cintura di castità. Te lo già chiesto una volta  e non mi hai risposto…. Dimmi un po’ Laboni sei vergine? O qualche povero disgraziato ha avuto il difficile compito di svezzarti?
Basta, basta, basta! Perché tutta questa cattiveria gratuita? Ma perché ce l’aveva tanto con me? Cosa gli avevo fatto? La consapevolezza che gli argini si stavano rompendo e che di lì a poco sarei scoppiata a piangere mi mandò nel panico.
Ti prego non davanti a lui. Non volevo dargli anche questa soddisfazione. Mi aveva già derisa e umiliata a sufficienza. Non volevo fare anche la figura della ragazzetta frignona.

  • “Che fai adesso, frigni pure?” Ecco appunto.
  • “Sei  proprio un figlio di puttana!” sibilai rabbiosa sorprendendomi io stessa delle mie parole.
  • “Lo dirò a mia madre. Ne sarà molto contenta.” Sorrise perfido.
Quest’ultima frase mi mandò letteralmente nel panico. Strattonandomi come un’ossessa mi liberai dalla sua stretta e scappai il più lontano possibile da lui.
Corsi a perdifiato, corsi lontano senza una meta precisa, mentre ormai lacrime amare solcavano il mio volto. Passai attraverso il cortile senza alzare minimamente lo sguardo pregando mentalmente di non sbattere contro nessuno. A niente servirono gli urli di Valeria che mi diceva di fermarmi. Volevo solo sparire dalla faccia della terra.



POV WALTER

 Avevo esagerato e ne ero consapevole ma quando quella cretina mi aveva tirato un ceffone davanti a tutti la rabbia mi aveva accecato. Solo la consapevolezza di trovarmi di fronte una ragazza mi aveva impedito di picchiarla. Nessuno aveva mai osato tanto.
Poi quando aveva lasciato intendere che il mio “fantastico” padre aveva confidato a lei qualcosa di cui io ero all’oscuro l’avrei volentieri uccisa.  
Ma quello che più di tutto mi aveva mandato in bestia e completamente in pappa il cervello era ciò che avevo provato quando l’avevo trascinata sul retro della scuola, quando l’avevo sbattuta contro le mura dell’edificio tenendola per le spalle, quando l’avevo vista così spaventata ma allo stesso tempo così fiera…. Porca troia! Volevo baciarla ancora!
Ero andato con un sacco di ragazze in quei giorni per dimenticare l’effetto che il suo bacio aveva avuto su di me; ma non era servito a nulla.  Era bastato sfiorare ancora la sua pelle per farmi desiderare qualcosa di più intimo. Lo stesso era successo il giorno prima, quando l’avevo trasportata sul cavallo di mia sorella. Sentirla così vicina, involontariamente stretta al mio corpo per non cadere, mi aveva acceso un desiderio frustrante e quasi doloroso. Forse per questo l’avevo letteralmente abbandonata al maneggio. Ero incazzato nero, perché morivo dalla voglia di saltarle addosso, neanche fossi un animale; nonostante fosse sempre la brutta stronza petulante che mi sfidava di continuo.

  • “Porca troia!” imprecai da solo tirando un pugno contro la corteccia di un albero graffiandomi le nocche.
  • “Che cazzo le hai fatto?” sentii urlare Ale. Mi girai e vidi i miei due migliori amici correre verso di me. Eccolo il problema n.2!  Ravelli e la sua cotta per la Laboni.   
  • “Allora….” Continuò spazientito quando furono più vicini.
  • “Walter” disse serio Yuri “non l’avrai mica….” Cominciò titubante notando probabilmente i graffi sulla mia mano.
  • “Non l’ho toccata la tua bella! O.k.? ” sbottai irritato a morte rivolto ad Ale “Ma tienimela lontana.” Aggiunsi subito.  
  • “Oh per quello non c’è problema vista la furia con cui è scappata da qui.”
  • “Addirittura?” chiesi sorpreso.
  • “Già. E’ passata per il cortile in lacrime senza alzare neppure la testa, andando a sbattere direttamente tra le braccia di tuo padre.”
  • “Oh merda!” imprecai.
  • “Poi si è liberata ed è fuggita fuori dal cancello lasciando tutti a dir poco sbalorditi.” Continuò il suo racconto Yuri.
  • “Oh che palle... so’ già come finirà. Lei che mi ha dato una sberla ne uscirà illesa, ed io che le ho solo urlato contro sarò castrato dal caro vecchio paparino.”
  • “A tal proposito… credo ti aspetti in presidenza.”
  • “Oh merda!” sospirai
  • “L’hai già detto.” Sorrise Ale.
  • “Ti devo rispondere?” e lo guardai con aria truce.
  • “Cambiando argomento..” s’intromise Yuri “Allora per sabato è tutto confermato?”
  • “Ah già! Villa Molinari apre i cancelli!”
  • “Alla luce dei fatti non ci giurerei. Potrebbe punirmi facendomi saltare la festa!”
  • “Ma è il tuo compleanno. Nessun padre farebbe un torto del genere al proprio figlio diciannovenne?”
  • E tu credi che un padre normale mi avrebbe ammanettato tre giorni con una vipera che sa benissimo che non sopporto, solo per punirmi?” risposi sarcastico.
  • “Beh…in effetti…”
  • “No Walter ti prego,..”piagnucolò Alessandro “ fai leva su suoi sentimenti genitoriali ma cerca di spuntarla, perché la tua festa di compleanno si preannuncia come la festa dell’anno. E’ la prima volta che ti fanno aprire casa tua; le ragazze non stanno più nella pelle dall’eccitazione. E sai questo cosa significa vero?”
  • “Inoltre è l’ultimo anno e deve essere un evento da ricordare.”
  • “E per quanto riguarda Monica…..”
  • “E tu da quando la chiami per nome?”  chiese Yuri.
  • “Non parlarmi di lei!” sbraitai contemporaneamente io.
  • “Ma perché ti fa sempre questo effetto?”
  • “Quale effetto?” ringhiai
  • “Beh guardati. Diventi isterico, nevrotico, sembri una ragazza con il ciclo.” Proferì Yuri “Si può sapere che ti ha fatto?”
  • “Vi ricordo che la ragazza in questione mi ha appena tirato un ceffone sul muso.”
  • “Ma scusa, mettiti nei suoi panni… Tu ieri l’hai ridicolizzata davanti a tutti con quella pagliacciata del cavallo.”
  • “Questo è il colmo. “ risposi esasperato. “Adesso la difendete pure? Ma da  che cazzo di parte state voi due?” Detto questo girai i tacchi e me ne andai, altrimenti incazzato com’ero rischiavo di litigare seriamente anche con i miei migliori amici.
  • “Ehi aspetta….” Mi urlarono dietro “Dove vai?”
  • “Dal preside!!” risposi. Era meglio che mio padre non ne inventasse una delle sue perché questa volta sarebbero stati fuoco e fiamme!
POV MONICA

Era successo. Era successo davvero!
 Mi sentivo uno schifo seduta su quella panchina mentre calde lacrime mi rigavano il volto e non volevano saperne di fermarsi. Era la prima volta in vita mia che saltavo la scuola senza una ragione più che valida. E per i miei canoni saltavo le lezioni quasi solo in fin di vita.
Nessuno mi aveva mai trattata così! Lo odiavo. Sì, lo odiavo con ogni cellula del mio corpo. Quel borioso piccolo arrogante viziato. Mi ero fatta abbindolare da quell’altro deficiente di suo padre, presa a compassione per l’imprudenza commessa e cosa ne avevo ricavato? Una vita distrutta. Ecco cosa!

  • “Ehi tesoro, come stai?” Una voce alle mie spalle mi fece trasalire.
  • “Valy, che ci fai qui?” domandai in imbarazzo cercando di asciugarmi le lacrime che continuavano a scendermi copiose.  
  • “E me lo domandi? Sei la mia migliore amica ed è normale che mi preoccupi per te.”
  • “Come hai fatto a trovarmi?”
  • “Quando sei giù di corda vieni sempre qui.” Rispose come se fosse una cosa ovvia. “Monica cos’ è successo? E non parlo solo di questa mattina.” Mi domandò seriamente preoccupata porgendomi un fazzoletto pulito.
  • “Che intendi dire?”domandai mentre prendevo il fazzoletto e mi asciugavo il volto.
  • “Cosa sta’ succedendo tra te e Molinari? Da quando avete fatto quella ridicola punizione, sei cambiata. Non sei più tu!”
  • “Non capisco cosa intendi.”
  • “Senti, io mi preoccupo per te. Se non vuoi dirmi niente va bene, ma almeno non prendermi per il culo!” esclamò quasi infastidita dal mio atteggiamento.
  • “L’ho baciato. O.k.?” sbottai “La sera che ho dovuto dormire da lui”
  • “E allora?” chiese serafica.
  • “Come sarebbe e allora?” domandai stralunata.
  • “Beh anche se è uno stronzo, devi ammettere che è bello da far paura, sexy da morire e molto affascinante. E’ normale che tu l’abbia baciato. Dopotutto sei un essere umano anche tu.”
  • “Grazie tante. Per fortuna ci sei tu a tirarmi su di morale! Non capisci che questa cosa va contro tutte le leggi della natura.”
  • Eddai l’hai solo baciato” scherzò Valeria “ mica ti ci devi mettere insieme.”
Eccola qui, la prova del nove sulla nostra amicizia. Lei non mi aveva detto che era  andata a letto con Walter Molinari; ma io sarei riuscita a tenerla veramente all’oscuro di tutto il casino nel quale mi ero ficcata? Senza contare che prima o poi avrei sicuramente avuto bisogno del suo sostegno fisico e morale. Non c’era nessuno che riusciva a tirarmi su come ci riusciva lei.
  • “Moni, ma che succede?” chiese tornando improvvisamente seria.
  • “Senti Valy” sospirai “ devo dirti una cosa importante, però promettimi che non ti arrabbierai ne’ tanto meno riderai a crepapelle.”
  • “Va bene, te le prometto anche se proprio non ti seguo. Comunque mano sul cuore. Spara.”
  • “Hai davanti a te la futura ragazza di Walter Molinari.”
  • “Ma dai, non scherzare. Per un bacio?... Perché stai scherzando vero?” aggiunse poi un po’ansiosa, dopo avermi scrutato in volto.
  • “Hai presente la competizione tra scuole che c’è ogni anno?”
  • “Sì”
  • “Ebbene quest’anno sarà una coppia per scuola a parteciparvi.”
  • “E allora? Che c’entrate tu e Molinari in tutto questo?” domandò incuriosita.
  • “Beh, io e Molinari siamo quella coppia!!!”
  • “COSA?” urlò senza minimamente trattenersi.
E finalmente mi liberai di un peso che portavo dentro da diversi giorni. Le confidai tutto quanto senza tralasciare nessun minimo particolare fino ad arrivare al litigio di poche ore prima nel quale Molinari mi aveva umiliata e insultata senza pietà. Ne avevo proprio un bisogno disperato. Mentre le parole uscivano come un fiume che ormai aveva rotto tutti gli argini mi sentivo sempre più leggera e mi maledissi per non aver condiviso prima con la mia amica Valeria tutta quella faccenda.
  • “  Wow!!” fu il suo solo commento quando ebbi terminato tutta la mia filippica “Sono senza parole… ”
  • “Già. Ti capisco.” Sospirai
  • “E così mi trovo davanti la futura ragazza di Walter Molinari….” Ironizzò poco dopo trattenendosi a stento  dallo scoppiarmi a ridere in faccia.
  • “Valy avevi promesso….” Mi lagnai inconsolabile.
  • “Lo so’ perdonami, ma ammetterai che la cosa ha del ridicolo.”
  • “Perché scusa?” domandai stralunata.
  • “Come perché? Tu e lui insieme siete l’antitesi per antonomasia. Il bello e dannato e la secchiona, lo stronzo e la giudiziosa…..”  
  • “Quello simpatico e la noiosa.”
  • “Tu non sei noiosa!” mi rincuorò Valeria.
  • “Ah no? Vallo a dire a Molinari.” Risposi sarcastica.
  • “E da quando ti interessa quello che pensa Molinari?”
  • “Infatti non mi interessa.”
  • “Ne sei sicura?” insinuò la mia amica con la faccia di chi la sapeva lunga.  
  • “Certamente.” affermai un po’ troppo titubante. Infatti dopo il suo sguardo inquisitore, mi arresi all’evidenza dei fatti.
  • “E va bene, ci sono rimasta male. Quel cretino mi ha umiliata. Ha detto che sono un essere insignificante e non mi guarderebbe neanche di striscio.” Sospirai sconsolata.
  • “Quel cretino sarà il tuo ragazzo fra un po’.”
  • “Valy, così non mi aiuti.”
  • “D’accordo e allora che vuoi?”
  • “Voglio fargliela pagare.” Affermai ritrovando la mia solita lucidità che con ogni probabilità quel giorno avevo mandato in vacanza.
  • “E che intendi fare?”
  • “Non ne ho idea.” Sbuffai frustrata
  • “Beh io sì!” esclamò ad un tratto Valeria come se avesse appena vinto alla lotteria di Capodanno, la qual cosa non prospettava nulla di buono.
  • “Che vuoi dire?”  chiesi preoccupata. Le idee della mia migliore amica, non erano famose per essere semplici ed indolore.
  • “Sabato sera Walter Molinari darà una party a casa sua, per festeggiare il suo compleanno. Ci sarà probabilmente tutta la scuola o per lo meno tutti quelli che contano.”
  • “E allora?” chiesi perplessa.
  • “Io sono stata invitata!” dichiarò piena di orgoglio.
  • “Sono contenta per te, anche se ancora non capisco cosa centra questo con la mia vendetta.”
  • “Sai amore mio, per essere una delle ragazze più intelligenti dell’istituto, lasci molto a desiderare in quanto a furbizia e conoscenza del mondo maschile.” Mi  prese palesemente in giro. “Mi pare ovvio: tu verrai con me a quella festa e sarai talmente bella e sensuale che Molinari dovrà chiamare una donna delle pulizie per raccogliere la bava che perderà quella sera guardandoti e desiderandoti.
  • "Cosa? Ma tu sei completamente impazzita."
  
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