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Autore: GinevraCorvino    11/12/2012    3 recensioni
Questa FF riprende in tutto e per tutto gli avvenimenti del terzo libro della Rowling : Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. In realtà io lo considero un libro che con l'ausilio di un personaggio inventato Lenora Corvino ( di cui detengo tutti i diritti), ripercorre con occhi e punti di vista alternativi la Storia.
E' il mio Sogno. Nulla di più.
Chiedo cortesemente a chi avrà voglia di sfogliare la mia immaginazione, di segnalarmi qualsiasi tipo di incoerenza ( sopratutto cronologica), con il testo originale della Rowling. E fatemi sopratutto sapere che ne pensate.
Grazie.
Non esistono Miracoli in terra, ma per fortuna esiste la Fantasia.
Il terzo e il sesto capitolo hanno partecipato al Contest"Can I have this dance?" di EmmaStarr giungendo sesta e vincendo con mio sommo orgoglio il premio speciale Stile.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Lenora era concentrata sul libro di Erbologia; davanti a lei sul tavolo di cucina stavano mazzetti di erbe e vari barattoli di vetro.
Oltre a studiare le proprietà delle varie piante si stava impegnando a preparale perché divenissero ingredienti per le pozioni e a quanto sembrava, senza entusiasmo, al professor Piton che ogni tanto si affacciava alla porta, la ragazza stava facendo un ottimo lavoro.
Era passata una settimana da quando era stata imposta loro quella convivenza forzata e il mago decise che poteva già essere arrivato il momento di fare una prima stima della preparazione di quella strega inconsueta.
Prese una pergamena e con gotica calligrafia scrisse al preside di Hogwarts.
 
***
 
Silente accennò un sorriso sornione
 
"...La ragazza, mostra di conoscere a fondo la maggior parte delle materie, con buona attitudine ad Erbologia e Pozioni, non che Divinazione..."
 
Silente chiuse la lettera e guardò fuori dal parco. Era silenzioso e quieto  senza il via vai degli studenti. Ma non era a questo che pensava il mago dagli occhiali a mezzaluna.
Perché quel sorriso aleggiasse ancora compiaciuto sulle sue labbra nascoste dalla folta barba bianca nessuno poté intuirlo.
 
***
 
Il sole era già tramontato per le fatiscenti stradine di Spinner's End.
Era tardi, anche se la luna ancora si nascondeva dietro i tetti tutti uguali.
Piton camminava impettito, ma silenzioso, come un ombra furtiva verso casa; arrivato alla porta sentì una musica provenire da dentro le mura. Una canzone babbana vibrava nell'aria. Aprì la porta pronto a rimproverare la ragazza per quell'indecente baccano, ma poi restò sulla soglia immobile e muto.
Le mani della vampira disegnavano sinuosi arabeschi nell'etere.
A occhi chiusi, sorridendo al niente ballava da sola, scalza sul tappeto mangiucchiato dalle tarme; ed era di una bellezza violenta, che faceva male agli occhi.
I rossi capelli vorticavano leggeri, Piton sentì il suo cuore perdere un battito in un tempo perduto, un passato remoto.
Lily.
Lily amava ballare.
La canzone finì e Lenora riaprì il sipario degli occhi e lo vide sulla porta. Non fece caso alla serietà del volto dell'uomo, una serietà diversa dal solito, meno rigida, più triste. No, lo vide e sorrise con le labbra esangui dalla fame.
Il mago si riprese immediatamente e nell'osservare quella bizzarra creatura, subitaneo si fece strada in lui la differenza tra le due donne : Lily era forte, ma dolce, Lenora era maliziosa e ambigua. Niente a parte il colore dei capelli le legava in alcun modo.
Lenora non aveva gli occhi di Lily. Lenora aveva gli occhi di chi non aveva nulla di umano. Lilla, non verdi.
La radio riprese a trasmettere una nuova canzone, Lenora andò ad abbassare il volume, Piton entrò e chiuse la porta senza proferire parola e finalmente si accorse di un odore strano che permeava la casa.
Col volume quasi piatto riuscì a captare un ribollio in cucina. L'odore era profumo di cibo.
- Le ho preparato la cena professore. - Esordì la vampira.
Piton la squadrò con sospetto.
- Sono stata umana per diciassette anni, mi piaceva cucinare. Il compito di Trasfigurazione è qui sul tavolo, l'ho finito presto e per non annoiarmi ho preparato qualcosa. Spero lo gradisca. -
Piton continuava a guardarla tra l'interdetto e lo scettico. Lenora continuava a sorridere in quel modo particolare che la distingueva da Lily: dolcemente provocatorio, come se dietro quella stessa dolcezza si nascondesse qualcosa di pericoloso.
Severus si inoltrò nella cucina. La tavola era naturalmente apparecchiata per uno. Sul fornello brontolava una pentola.
- Si sieda professore - lo invitò la rossa, dopodiché prese un mestolo per rigirare l'appetitosa pietanza.
Piton si sedette, la ragazza gli prese il piatto che gli aveva sistemato sul tavolo e lo riempì di un voluttuoso spezzatino.
Severus guardò il cibo fumante dal profumo incantevole, sino ad allora non aveva ancora pronunciato mezza parola, come se quel gesto lo avesse messo in imbarazzo facendolo vacillare in una sorta di timidezza.
Guardò la strega senza mostrare alcun sentimento di ciò si stava attorcigliando dentro di sé  e la ringraziò.
Lenora sorrise, meno maliziosa e più tenera. Prese dalla dispensa una bottiglia di sangue e si recò in salotto.
Piton odiava vederla mentre si nutriva.
L'uomo assaggiò il primo boccone, era così buono che la carne quasi gli si sciolse in bocca come burro.
Fu un momento strano per lui, non avrebbe potuto dargli una definizione, perché era una sensazione che non aveva mai provato davvero: casa.
Sua madre era troppo occupata a litigare con suo padre quando lui era piccolo per dedicarsi a lui. I loro pasti erano sempre nervosi e veloci.
La musica si alzò nuovamente nell'altra stanza e Severus si ricordò che quel cibo lo aveva preparato per lui una sconosciuta.
Quel pensiero da una parte lo disturbò, dall'altra lo confuse. Finì silenziosamente la sua cena, gustandola sinceramente.
Quando si alzò da tavola per recarsi in salotto, vide Lenora occupata a cercare qualche frequenza che trasmettesse una canzone di suo gradimento.
Piton si appoggiò a braccia incrociate allo stipite della porta, osservò sul tavolinetto la bottiglia di sangue prosciugata, ma non ebbe nessuna reazione di repulsione, al contrario sorridendo sarcastico si rivolse alla vampira: - I vicini penseranno che mi sia fidanzato, con questa musica. -
Lenora si voltò a guardarlo. E ciò che vide le piacque: un uomo che finalmente stava ai sui giochetti annoiati.
- Vuole ballare professore?-
- No. - rispose Piton tornando algido. Quello era troppo anche per lui.
Lenora lo fissò imbronciata.
- Signore, lei è l'unica persona con cui mi è dato di interagire. Non posso uscire, non posso fare niente. Non le sto chiedendo il suo sangue!-
Piton la guardò freddamente, come si può guardare un caminetto spento.
- Come le ho già detto non è qui per divertirsi. - replicò acido.
Lenora soffiò come una gatta a zanne sguainate, le iridi lilla avvamparono come se fossero state gettate nel fuoco. Si girò di scatto verso la radio e si rimise a cercare qualcosa che le potesse interessare. Senza battere ciglio Piton si mise a sedere sulla mal ridotta poltrona. La guardava. Non aveva avuto paura di quello scatto di rabbia della vampira, anzi, ne era compiaciuto perché ne era stato l'artefice.
 
Ecco Lenora aveva trovato ciò che cercava: una canzone babbana... le note si alzavano limpide e si diffusero intorno a lei. Erano come farfalle invisibili che vibrassero nel piccolo salotto.
Si voltò verso il mago, lo guardò per un momento con quegli occhi d'ametista, freddi come la pietra alla quale somigliavano, poi chiuse le ciglia lunghissime e iniziò a ballare da sola.
 

...You don't understand me
But if the feeling was right
You might comprehend me
And why do you feel the need to tease me
Why don't you turn it around
It might be easier to please me...*

 
Perché lo fece non seppe spiegarselo nemmeno lui, non fu né per gentilezza, né per compassione che si alzò dalla poltrona e mise la mano destra sul fianco della vampira.
Lei aprì gli occhi come se fossero sbocciati in contemporanea due fiori.
Piton allungò l'altra mano per prendere quella della ragazza, il tutto con volto privo di qualsiasi espressione.
Lenora lo guardava granitica, come se lui non avesse compiuto quel gesto, ma si lasciò completamente guidare dall'uomo in una danza lenta, quasi medievale.
Era una scena bizzarra, dama e cavaliere ballavano rigidi, ma gli sguardi erano arpionati e carichi di qualcosa che non aveva definizione.
Quando la canzone finì, per un attimo restarono come congelati in quella posizione.
- Non è stato così terribile - affermò la vampira con una punta di cattiveria.
Piton si staccò da lei rigido come un soldato.
- E non si ripeterà -
Concluse fissandola impenetrabile.

 
- FINE QUARTA PARTE -

 
 
NOTA* Pezzo della canzone YOU DON'T UNDERSTAND ME dei ROXETTE
  
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