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Autore: Rik Bisini    28/06/2007    3 recensioni
Questo è il racconto della drammatica notte descritta ne "Il Principe Mezzosangue", come è stata vissuta da Ninfadora Tonks, tra le ansie per l'avvenire ed un amore da esprimere.
Premessa non indispensabile alle vicende è la mia one-shot "Cresciuta dentro", in cui ho già affrontato il tema del rapporto tra Remus e Tonks.
Questa storia è dedicata a Marilena, con i miei sinceri auguri ed immenso affetto, in occasione delle sue nozze.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'ora più buia

Dopo la battaglia

L'avanzata di Remus doveva aver colto di sorpresa i Mangiamorte. Finalmente Tonks riuscì a contarne il numero e a distinguerli. C'era Fenrir Greyback, che duellava con Bill cercando di accorciare la distanza che li separava. Remus sembrava tenere a bada da solo due Mangiamorte, un uomo ed una donna. Ma un quarto uomo, un enorme biondo, insisteva a far piovere maledizioni verso Ron e Neville. Ginny prese la mira verso di lui, ma l'uomo se ne accorse e la precedette. La ragazza schivò per un pelo un raggio verde. Un altro Mangiamorte, un tale dalla faccia brutale, sosteneva gli attacchi di Minerva McGranitt, non frequenti ma terribilmente precisi. Tonks decise di spostarsi per dare man forte a Remus.
Riavutisi dalla sorpresa, l'uomo e la donna stavano cercando di sopraffare il loro avversario forti del vantaggio numerico e lanciando maledizioni a ripetizione. Tonks mirò e inquadrò l'uomo con uno Schiantesimo. Il Mangiamorte riuscì ad evocare uno Scudo in tempo per ridurre gli effetti dell'incantesimo, ma ruzzolò a terra. Si rialzò e agitò subito la bacchetta per lanciare sortilegi a caso, uno dei quali finì quasi sul piede di Greyback.
Tonks si trovò schiena a schiena con Remus.
« Cercano di colpirci senza neppure mirare. » gridò al di sopra del rumore della battaglia, « Così potrebbero ammazzarsi tra di loro ».
« Probabilmente non si pongono il problema, » intuì Remus, « direi che Voldemort ha chiarito ai suoi uomini che non gradirebbe che tornassero vivi, dopo aver fallito ».
Tonks sussultò.
« Che facciamo, allora? » guardò verso Neville. Stava rialzandosi da terra con difficoltà. Sembrava deciso a continuare la battaglia, sebbene Tonks si sentisse certa che era stato ferito da una maledizione.
« Non ci resta che combattere, Tonks. » replicò Remus, « E stai attenta ».
« Anche tu, Remus. » si raccomandò lei, con un'inopportuna sensazione di calore nel petto.
Il Mangiamorte che aveva colpito in precedenza si era rialzato e, duellando con lei, allontanò Tonks dal punto dove si trovava Remus. L'enorme Mangiamorte biondo continuava a lanciare sortilegi a raffica, in più direzioni. La scala dietro di lui restava irraggiungibile.
Si udì un grido soffocato. Greyback aveva avuto la meglio su Bill, spingendolo verso il muro del corridoio. Invece di usare la bacchetta lo colpiva a morsi e con unghie simili ad artigli. Un raggio rosso lo prese di striscio ad una gamba. Fece un urlo simile ad un guaito ed abbandonò il suo avversario a terra. Bill si muoveva ancora, ma sanguinava da numerosi tagli. Greyback si diresse verso Ginny, che lo aveva colpito, ma trovò Remus sulla sua strada.
Non era il momento di valutare la situazione. Non c'era che da combattere. Era il momento di agire fino al limite delle proprie forze, fisiche e mentali, confidando di raggiungere il loro obiettivo, di proteggere la scuola. Tonks si concesse un solo istante il tempo di chiedersi quale fosse l'obiettivo degli intrusi, per poi tornare ad una dura schermaglia con uno degli intrusi, questa volta l'uomo dalla faccia brutale. Nel volgere della battaglia, i duellanti si scambiavano spesso avversari, cercando di cogliere impreparato il nuovo bersaglio. Ma nessuno era riuscito ad avere successo.
Remus si era liberato abilmente di un avversario ed era giunto quasi alle spalle del Mangiamorte biondo. Anche questi ebbe una reazione tempestiva, rabbiosa, e scagliò una maledizione mortale verso le scale. Qualcuno ne scendeva. Remus schivò e il nuovo venuto rovinò sugli ultimi gradini privo di vita. Il mantello lo identificava come uno dei Mangiamorte. I suoi compagni continuarono a combattere con la medesima folle determinazione.
« Dove sarà Malfoy? L'ho visto tra loro, per un istante. » domandò Ron che in quel momento passava accanto a Tonks.
La ragazza notò che anche altri due Mangiamorte, l'uomo e la donna, si stavano allontanando dalla battaglia, muovendosi verso la scala che conduceva in cima alla torre. Solo il Mangiamorte biondo sembrava intenzionato a non cedere il campo, Tonks si parò di fronte a lui mentre gli altri tentavano di oltrepassare le scale, che in qualche modo gli intrusi avevano bloccato.
A rassicurarla apparve per un istante la figura di Severus Piton, il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, che corse sulle scale.

La scala a spirale, muovendosi di moto proprio, condusse Tonks in cima. Bussò ed una voce rispose prontamente « Avanti! »
Oltre la porta Tonks riconobbe un volto familiare. Il naso storto e gobbo su cui si trovava un paio di occhiali a mezzaluna e una lunga barba bianca, appartenevano senza dubbio al Preside, Albus Silente.
« Buona sera, Albus! » salutò Tonks con voce stanca.
« Ciao, Ninfadora. » rispose l'uomo. « So che mi hai cercato e posso dirti che non hai motivo di temere. Remus non è in pericolo, per ora ».
Il cuore di Tonks le concesse un battito regolare, per poi tornare a pesarle nel petto.
« Allora, se non c'e altro... » iniziò la ragazza.
« Siediti pure, per qualche istante. » la invitò invece il Preside, indicandole una sedia con la mano destra, scura e raggrinzita. La ragazza obbedì.
« Sei preoccupata per Remus. » asserì l'uomo.
Tonks annuì.
« Anche io. » le confidò, « Sono tempi difficili. La guerra ci costringe a dure scelte. Se potessi prendere io stesso il posto di Remus, non esiterei a farlo. Ma per dimostrare ai Lupi Mannari che è ancora possibile la pace con i maghi, occorre un altro di loro, su cui si possa contare ».
Tonks strinse le labbra.
« Ma questo, » continuò Silente, « ha poco peso nei confronti di quello che provi, immagino ».
Tonks conosceva bene la fama di Albus Silente nella Legimansia, ma dubitava che il Preside avesse avuto bisogno di farvi ricorso. I suoi sentimenti per Remus erano palesi, lo provavano la forma del suo Patronus, ora simile ad un lupo, e il colore dei capelli mutato a causa della preoccupazione.
« Sì, è così. » confermò Tonks.
« Remus cerca solo di proteggerti da questo pericolo. » le ricordò Silente.
« No, » precisò la ragazza, « lui vuole proteggermi da qualsiasi pericolo. Ed è convinto di essere un pericolo lui stesso ».
L'anziano si portò l'indice della mano sinistra sul viso, strofinandosi sotto all'occhio, accanto al suo caricaturale naso.
« È abituato ad essere considerato tale. Sono pochi quelli che sono riusciti a vedere in lui qualcosa di diverso... »
« Io ci sono riuscita, Albus! » esclamò Tonks con foga, « Per me in lui c'è qualcosa di infinitamente diverso. Io accanto a lui mi sento al sicuro. » Arrossì e riprese in tono appena udibile, « So che è assurdo ma è così ».
Gli occhi del Preside fissavano dolcemente ed intensamente la ragazza.
« Naturalmente. » convenne, « E credo che Remus avesse da tempo smesso di sperare che qualcuno trovasse in lui quello che hai trovato tu ».
« Ma comunque ora è successo. » rimarcò Tonks, « Dovrebbe essere il primo a rallegrarsene ».
« I sentimenti maturano nel modo che è necessario, Ninfadora, » osservò Silente, « e credo che sia giusto chiedere chiarezza con la dovuta calma. In un diverso clima. Non ora. Remus non ha tempo per valutare una situazione. Nonostante » uno scintillio apparve nei suoi occhi azzurri, « essa possa essere una situazione favorevole. Fenrir Greyback guida una fazione sempre più violenta e risoluta di Mannari e temo che molto presto saremo costretti a richiamarlo dalla sua missione ».
« Ma se non c'è modo di riuscire... » iniziò Tonks, lasciando sospesa la frase.
« Il punto, Ninfadora, » sottolineò Silente, « è che Remus non deve piegare i seguaci più stretti di Fenrir. Deve infondere fiducia in loro. Fiducia che, schierandosi dalla parte giusta, essi non riceveranno più disprezzo e diffidenza da noi maghi, alla caduta di Voldemort. Non saranno più temuti a dismisura ».
« Ma mentre Fenrir li guida, che senso ha correre il rischio? » obiettò la ragazza.
« Quando affronti una battaglia » osservò Silente, « non hai il tempo di chiederti se la vittoria è alla tua portata. Agisci facendo conto sulle tue capacità, cercando di sostenere i tuoi compagni, ma anche affidandoti ad essi. Così è adesso per Remus. Lui non conosce l'effetto delle sue parole e della sua presenza. Non sa quanto è lontano o vicino a convincere uno solo di quegli sventurati a non lasciarsi condurre in una spirale di violenza ».
L'uomo sorrise.
« Dobbiamo ricordare che una parola che dirà domani potrebbe scuotere l'animo di uno dei Mannari. Potrebbe suggerire una valida alternativa alla condotta suggerita da Fenrir. Anche l'ombra del dubbio in uno degli alleati dei Mangiamorte può rivelarsi preziosa ».
Tonks represse un moto di sconforto.
« Quindi io devo rassegnarmi. Continuare a tremare nell'attesa di ricevere sue notizie e tornare a tremare mentre le aspetto di nuovo? Angustiarmi sapendo di non potere fare nulla? »
« Ahimè, sì, Ninfadora, » rispose Silente, « come chiedo a Remus di rischiare la sua vita, io ti chiedo di rassegnarti all'attesa, con il rammarico di non poter essere io a portare i fardelli che vi assegno. Ma non devi affatto pensare di non poter fare nulla. Il maggiore sostegno di Remus è la certezza che noi continuiamo a vedere in lui qualcosa di diverso da un mostro. Il suo tesoro più prezioso, oggi, è quello che tu hai nel cuore ».

Albus Silente era morto quella fatidica notte. Era stato Severus Piton a formulare contro di lui l'Avada Kedavra, l'Anatema che Uccide. Colui che tutti avevano creduto un fidato alleato ed una preziosa spia dell'Ordine guidato da Silente, era divenuto il suo assassino.
Questo stava raccontando Harry Potter, nell'ala dell'ospedale, mentre ai feriti venivano impartite le cure del caso.
Il Preside si era caricato anche egli di pesanti fardelli e, nel desiderio di salvare delle vite, aveva ceduto la propria.
Ma non era il solo ad aver pagato un alto prezzo nella battaglia contro i Mangiamorte. Bill Weasley giaceva inconscio nell'ala ospedale di Hogwarts. Le ferite infertegli da Fenrir Greyback gli avrebbero lasciato profonde cicatrici ed altre conseguenze erano temute, sebbene Remus avesse escluso il contagio della licantropia.
Tonks si sentiva scossa, come tutti, dal racconto che Harry aveva fatto su sua richiesta. Cercava invano parole che potessero esprimere il significato di quella realtà, quando le venne in aiuto il canto. Un canto che non sembrava suonare nell'aria ma piuttosto nell'anima. Un canto meraviglioso e terribile insieme.
E nessun canto, nessuna parola, nessuna immagine poteva esprimere in modo più fedele il dono della vita. Della vita data in un atto eroico, della vita dedicata con infiniti gesti quotidiani.
Restarono in attesa. Uniti in un dolore senza lacrime, perché la vita che si chiude con amore per gli altri sottrae la presenza di una persona e colma di gratitudine coloro a cui quella persona si è donato. All'arrivo di Minerva McGranitt il silenzio si interruppe. C'era bisogno di spiegazioni, nonostante tutto. C'era bisogno di comprendere l'irreparabile per non ripetere gli stessi errori.
Tonks chiese come Piton avesse convinto Silente della sua buona fede e fu Harry a spiegarlo, raccontando la pretesa dell'uomo di temere per la sorte della famiglia Potter.
Questo scosse Remus dalla sua apatia. Tonks sentì che in quel momento era lui ad aver perso più di tutti i presenti. Capì che non poteva sostenere più da solo il suo fardello. Fece un passo verso di lui, quindi un altro. Poi intercettò lo sguardo dell'uomo e si fermò. Si guardarono a lungo.
Fu lui, sorpreso, a porre gli occhi altrove. Sorpreso, si disse Tonks, da quanta determinazione era sorta con quel canto in lei. Remus parlò di nuovo, cercando di spiegare alla Vicepreside che nessuno tra loro era in grado di immaginare quello che Piton avrebbe fatto.
Poi toccò a Ron ed Hermione, anche ella ingannata da Piton, dare altre spiegazioni dell'accaduto.
Molly ed Arthur Weasley, i genitori di Bill, arrivarono assieme a Fleur, la sua promessa sposa.
Tonks e Remus si alzarono entrambi per lasciare spazio ai familiari dell'amico. Sconvolta, la madre si chinò sul figlio, mentre il padre si informava sulla sorte del Preside.
Molly balbettava scomposta il rimpianto per come suo figlio era stato sfigurato, ma un'allusione ad un possibile ostacolo al suo matrimonio fece scattare Fleur. La giovane si dichiarò certa che qualunque fosse stata la sorte di Bill lui l'avrebbe amata. Aggiunse che qualunque cosa gli fosse successo il suo amore per lui sarebbe rimasto intatto. Senza ammettere repliche si sostituì alla donna e prese a spargere un lenitivo sulle ferite di Bill.
Tonks cercò di nuovo lo sguardo di Remus. E l'uomo tentò di guardare altrove. Ma questa volta la ragazza si mosse con decisione. Gli si pose di fronte, gli afferrò l'abito, gli ripeté che già un milione di volte gli aveva assicurato che non le importava cosa lui fosse, né della sua età, né della sua povertà.
Tra i presenti, si levò qualche voce che sorprese Remus, voci che sottolineavano che la vita intera di Silente era stata spesa perché si preservasse la possibilità di tutti di esprimere amore.
E mentre Hagrid, il Guardiacaccia, entrava per annunciare che il corpo di Silente era stato spostato, le mani di Tonks restavano strette, chiuse a pugno, ancorate al solo a cui lei fosse devota.

« Non potresti smettere, Remus? » chiese Tonks.
L'uomo fece un sospiro e sollevò il capo verso la ragazza. Erano seduti ad un tavolo, nella piccola stanza di una locanda. Di fronte a loro c'erano piatti di biscotti, torte e caraffe di latte, tè e caffè.
« Parli della mia missione? » domandò inorridito.
« Sei a pezzi. » insisté Tonks, « Sei dimagrito tantissimo, fatichi a reggerti in piedi. Questa sera hai anche la ronda ad Hogwarts, con me e Bill. Laggiù, tra i Mannari, devi essere nel pieno delle tue forze. Devi essere pronto a combattere o almeno a fuggire... »
Remus sorrise, servendosi una fetta di torta al cioccolato, « Ho davvero bisogno di sonno, in un vero letto, per cambiare. » convenne, « Dormirò due o tre ore, prima dell'appuntamento con Minerva. Basteranno. E comunque se fossi in pericolo, in questo preciso istante, avrei comunque abbastanza forze per Materializzarmi lontano da qui ».
Tonks commentò con una smorfia. La tazza fumante accanto a lei le restituì l'immagine del suo volto corrucciato, incorniciato dai capelli color topo.
« Silente conta su di me, » le ricordò, « non solo perché oggi saremo di ronda ad Hogwarts in sua assenza, ma anche per la missione che mi ha assegnato. E proprio ieri mi ha confermato che anche riguardo alla decisione di restare tra i Mannari, confida pienamente nel mio giudizio.
« Rimane il fatto che hai già fatto molto, » osservò Tonks, « e con grosso rischio. Non puoi rimanere tra di loro fino alla fine della guerra. Ti aspetti per caso di portare anche Greyback dalla nostra parte? »
Remus fece una smorfia di disappunto. « È a lui che devo ciò che sono, sai? E tuttavia, se ci fosse la possibilità di sottrarlo alle schiere di Voldemort, lo farei di certo. Farebbe parte della mia missione ».
Tonks incrociò le braccia, indispettita.
« Non prendermi in giro, » lo ammonì, « sto parlandoti seriamente. Tutto quello che hai fatto è già stato importante. Hai dato a quelli come te una scelta, la possibilità di desiderare una vita pacifica. Credi sinceramente di poter dare loro di più o stai cercando di scontare delle colpe che non hai? »
« Che intendi dire? » s'informò Remus con uno sguardo improvvisamente freddo.
« Che non è giusto vedere in te un mostro. » riprese Tonks, « Che è inaccettabile che i Mannari vengano emarginati dai maghi! »
« Questo lo so Tonks. » replicò l'uomo.
« Invece agisci come se pensassi il contrario. » protestò la ragazza, « Sembra che tu sia soddisfatto di soffrire ».
« È la mia missione che lo richiede. » puntualizzò Remus.
« Io ti crederei, » lo rassicurò Tonks, « se non ti comportassi con me come stai facendo, se non mi allontanassi di continuo ».
« Per l'ennesima volta, Tonks, » riprese stancamente Remus, « sono troppo povero per te, troppo più anziano di te e sono un Lupo Mannaro. Mi sembra abbastanza per allontanarti ».
« Per Merlino, Remus, » esclamò Tonks, « lo vedi come ti comporti? Tu hai su di te il fardello di una missione disperata, fai di tutto per prenderti cura di aspiranti feroci assassini. E ti preoccupi che qualcuno voglia amarti? »
« Io non ho una scelta diversa, » sottolineò l'uomo, « tu puoi trovare di meglio ».
« Sei un vigliacco! » tuonò la ragazza. « Temi le cose che sfuggono al tuo controllo, alla tua aspettativa. Mi sono innamorata di te, senza che tu lo volessi. Questo è il mio torto? Neanche io lo volevo. Ma io ho il coraggio di ammettere quello che è successo. Pensando che possa essere l'inizio di qualcosa di sorprendentemente bello. »
Tirò su con il naso. Aveva gli occhi lucidi.
« Sei un vigliacco. » ripeté. « Non hai veramente la capacità di prendere una responsabilità su di te. Guarda Silente. È il più potente mago del mondo. Voldemort lo teme. E lui si fa aiutare da noi. Mi ha parlato qualche tempo fa di questo. Lui lo fa a malincuore. Ma lo fa perché si può sostenere qualcuno, solo se si ammette di avere bisogno di sostegno ».
Prese un grosso respiro e tirò fuori la frase tutta d'un fiato.
« E, per le stelle, tu hai bisogno di me, Remus ».
L'uomo tacque, addentò una fetta di dolce e masticò lentamente.
« Forse hai ragione, Tonks. » cominciò l'uomo.
La ragazza sentì il cuore fuggirle via dal petto.
« Sono troppo vigliacco per te. » proseguì l'uomo.
Il cuore di lei tornò al suo posto, schiantandosi dentro al petto.
« Quindi dovresti rassegnarti, » concluse, « e non tornare più sull'argomento ».
Tonks afferrò la tazza di fronte a sé, ora tiepida. La sua mano tremava e qualche goccia si versò. « Non dovevi dirmi questo. » protestò.
« Ora sei tu, » le rinfacciò l'uomo, « a pretendere che le cose non sfuggano al tuo controllo ».
« No, Remus, » insisté la ragazza, « sto solo lamentandomi che non sei coerente con te stesso e lo fai a danno tuo, oltre che mio ».
Prese fiato. Si alzò dalla sedia.
« Il Remus Lupin che conosco io, » spiegò, « è in grado di affrontare imprevisti ben più terribili che quello di una ragazza tremendamente innamorata di lui ».
Si incamminò verso la porta, con dolorosi passi decisi.
« Solo, » aggiunse, « che, per quanti tentativi faccia, non riesco in nessun modo a farglielo ammettere ».
Lo guardò un'ultima volta, rassegnata, prima di lasciare la stanza.

« Non potresti smettere, Tonks? » chiese Remus.
L'uomo abbasso il volto verso la ragazza. Teneramente, i suoi occhi incontrarono quelli di lei.
« Il vestito è già abbastanza malridotto, » osservò con un sottile sorriso, « ma se stringi un altro po' rischio di soffocare ».
Tonks allentò la stretta. La sue mani improvvisamente consapevoli che Remus era rilassato di fronte a lei, trasformarono la presa in qualcosa di molto vicino ad una carezza. La ragazza si guardò intorno. Minerva McGranitt, Hagrid ed Harry non erano più nella stanza. Ginny, Hermione e Ron stavano salutando un inconsapevole Bill, mentre i suoi genitori sembravano decisi a rimanere ancora un po' con lui. Fleur era sempre intenta a lenire le piaghe del fidanzato e Neville riposava.
« E poi, » aggiunse Remus, « non vorresti che ti stringessi un po' anche io? »
Le ginocchia di Tonks furono sul punto di cedere. Le sue mani scesero fino ai fianchi dell'uomo, che le pose le mani dietro al collo. Lei appoggiò la testa sul suo petto, senza curarsi dell'odore di sudore, polvere e stoffa bruciata.
« Che ti succede, Remus? » domandò, certa di vivere un sogno.
« Ho trovato il coraggio di affrontare un fatto inatteso. » rispose l'uomo. « Un fatto che non avrei mai creduto possibile. Specie quando eri bambina e ti carezzavo i riccioli ».
Tonks si scostò per mostrargli la lingua.
« Non sono più una bambina. » protestò.
« Lo so bene, » precisò l'uomo, attirandola verso di sé, « altrimenti non ti abbraccerei in questo modo ».
« Ohibò, » replicò lei maliziosa, « non mi sembra che tu ti stia facendo qualcosa di tremendamente audace ».
Remus trattenne una risata.
« È una fortuna, » le confidò, « che tu non stia facendo ricorso alla Legimansia in questo momento ».
« Chissà, » sussurrò lei, « potrebbe piacermi quello che hai in mente ».
« Ascolta Tonks, » insisté Remus in tono duro, ma carezzandole dolcemente i capelli, « la situazione non è cambiata rispetto a questo pomeriggio. Sono quello che sono. Ed inoltre non sono una persona che cede incondizionatamente ai suoi desideri ».
Tonks si liberò dall'abbraccio. Guardò Remus, tentando di gelarlo con uno sguardo di disapprovazione. Ma il suo modo di guardarla teneramente le fece venire gli occhi lucidi e tremare la voce.
« Hai intenzione di mettermi ancora alla prova? » esclamò, « Vuoi veramente farmi uscire di senno! »
Remus si portò un dito alla bocca. Tonks si rese conto che nell'infermeria erano rimasti solo Neville, Fleur, Bill e i genitori di questr17;ultimo e che nessuno parlava. Intercettò uno sguardo incerto e compiaciuto di Molly.
« Voglio essere realista. » spiegò Remus, « Per noi, forse, c'è una possibilità. Ma è una possibilità, in un mare di incertezza. Qualcosa su cui scommettere, ma da custodire attentamente ».
« Per le stelle, Remus! » obiettò Tonks, trattenendosi dall'alzare il tono della voce, « Davvero credi che io sia ancora una bambina? »
« Ti sto dicendo solo che voglio che facciamo un passo alla volta. » continuò l'uomo, « E questa notte il primo passo lo abbiamo fatto. Ora penso che riposerò un po', prima che Minerva torni a darci i nuovi ordini ».
Tonks diede le spalle a Remus, indispettita.
« E quanti mesi hai intenzione di farmi aspettare per il secondo passo? »
« Non tornerò tra i Mannari. » annunciò lui. Tonks voltò il capo per cercare l'espressione dei suoi occhi. Capì che diceva seriamente. « Ho duellato con Fenrir. » continuò, « Certamente non sarebbe facile giustificare il mio appoggio di stanotte all'Ordine. E poi, come dicevi questo pomeriggio, quello che ho fatto è stato utile. Forse non ho convinto i miei simili che esiste la possibilità di un futuro di pace con i maghi, ma ho ricordato loro che è possibile desiderarlo ».
Tonks tornò a volgersi verso l'uomo.
« E...? » lo esortò.
« Ed è giunto il momento, » concluse, « che custodisca i tuoi desideri. Ed i miei ».
La ragazza sorrise, gli si fece vicino e gli prese delicatamente la mano. Remus la guardò incerto, ma lei lo tranquillizzò con un radioso sorriso. Stringendogli la mano, lo guidò con cautela ed entusiasmo verso la porta dell'infermeria.

La notte sembrava ancora lontana dal suo termine. Una notte priva di serenità e di riposo. Gli studenti, allarmati ed affranti, erano certamente desti nelle rispettive Sale Comuni, anche ora che i professori li avevano allontanati dai corridoi, dove in precedenza circolavano sgomenti. Remus si era coricato in una delle stanze per gli ospiti e dormiva un sonno leggero, mentre Tonks vegliava su di lui. Un sonno che non avrebbe restituito forze, ma sarebbe servito a lenire il dolore.
Tonks fu presa dai suoi pensieri in quella cupa notte.
Pensieri che non si traducevano in frasi, che non formavano un percorso. Più che comprendere, la ragazza percepiva un'insieme di sensazioni contrastanti che, invece di aggrovigliarsi nel suo animo, si stendevano in una teoria di diritti e di rovesci che componevano una trama. Una trama dove era decritto il suo destino, come i destini di tutti coloro che Silente aveva amato e protetto.
Espresso degnamente il dolore per la scomparsa del grande mago, dell'insigne Preside, del caro amico, la comunità magica avrebbe dovuto affrontare Voldemort senza la sua guida. I Mangiamorte avrebbero agito senza timore della furia e del potere del più temuto avversario del loro Signore.
Non ci sarebbero stati luoghi sicuri, non ci sarebbero stati giorni di tregua.
Sarebbe giunto un tempo cupo e buio come quella notte.
Ma Tonks non si sentiva intimorita. Per trovare coraggio, le bastava volgere il capo verso l'uomo che amava, addormentato accanto a lei, verso l'uomo che aveva accettato di camminare verso di lei e poi, forse, assieme a lei.
C'era solo la possibilità che passassero indenni attraverso le difficoltà di quel tempo di guerra e le diversità delle loro esistenze. Ma l'esistenza di quella possibilità le appariva come l'esistenza di una luce in grado di dissolvere le tenebre.
Ed era certa, sinceramente, che tutti gli altri, maghi, streghe o Babbani, vivevano ugualmente nell'attesa di quella luce, come si vive l'attesa del sole nell'ora più buia della notte.
L'ora più buia era calata sulla comunità magica di Inghilterra.
L'ora più buia. Quella che precede l'alba.


ramona55 Grazie per i complimenti, sai quanto impegno metto nel presentare personaggi più aderenti possibile al canon e ho apprezzato come tu sottolinei questo aspetto in ciascuno di essi. L'intervento di Neville mi è scaturito dal ricordo di quel lato del personaggio che non si è ancora visto nei film (una delle aspettative che avrà probabilmente il pubblico de "L'ordine della Fenice"). Meno facile è stato dare voce a Minerva, come mi assicuri, dando giustizia alla sua severità e determinazione, ma anche alla sua capacità di accogliere le ragioni altrui.
Trick annoto gli aggettivi della tua recensione con orgoglio (bellissimo, perfetta, inattaccabili, meravigliosamente). Le parole di Neville sono molto simili, non a caso, a quelle che usa per convincere Harry l'anno prima a fargli prendere parte alla famosa spedizione al Ministero della Magia. Spero che anche questo capitolo sia stato a tua opinione all'altezza dei precedenti.
BlackRoseImmortal grazie per il tuo commento e per la tua aspettativa. Sono contento che la fic scorra bene per i primi due capitoli. Spero che il modo in cui raggiunge il culmine e poi si chiude continui a mantenersi scorrevole e non ti dispiaccia troppo essere già all'ultimo capitolo. Tonks usa nell'originale alcune esclamazioni (Gotcha!) che ho cercato di imitare in italiano con esiti sicuramente discutibili. La nota su Ron mi fa molto piacere, perché è un personaggio che ho "esplorato" poco e su cui sto pensando di puntare per le prossime storie.
Colgo l'occasione per salutare tutti i lettori che non hanno recensito, sperando che la storia sia stata apprezzata anche da loro. Mi concedo una breve pausa sulla scrittura di fanfic su Harry, in attesa di scrivere consapevole dei nuovi imminenti sviluppi.
A tutti quanti, arrivederci a dopo l'uscita di "Harry Potter and the Deathly Hallows"

Postfazione - per Marilena
La storia che hai appena letto era suddivisa in quattordici piccole scene, tutte narrate dal punto di vista di Ninfadora Tonks.
Sette scene sono ambientate nella fatidica notte dell'attacco ad Hogwarts, ad esse sono alternate altrettante scene che seguono la storia tra Tonks e Remus nel corso degli anni.
Sette è un numero legato alla saga di Harry Potter in un modo molto stretto, fino ad essere definito magico nella saga stessa. Ma la magia non c'entra nulla con il fatto che io lo abbia scelto.
Nonostante il simbolismo presente nelle vicende originali sia estremamente simile, se non identico, a quello che si riscontra in riti demoniaci, in questa vicenda ho cercato di porre elementi riconducibili a ben altro.

Le scene raccontate, due a due, sono legate in modo più o meno evidente, ad una virtù.
Le prime quattro coppie di scene alle quattro virtù cardinali: nell'ordine temperanza, prudenza, giustizia e fortezza. Le altre tre alle tre teologali: rispettivamente fede, carità e speranza.
Ti descrivo questo spunto un po' macchinoso, frutto del desiderio di porre in questo dono non solo il massimo che possa esprimere il mio talento, ma anche e soprattutto la presenza di Colui che da oggi ti è vicino in modo tanto particolare.

   
 
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