RAGGI DI SPERANZA by Mistress Lay
Titolo: Raggi di
Speranza (cap. XXI, part III)
Autore: Mistress Lay
Categoria: Azione,
Drammatico, Romantico
Sottocategoria: Slash,
R
Personaggi: Harry
Potter, Tom Riddle, Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley, Pansy
Parkinson, Millicent Bulstrode, Blaise Zabini, Albus Silente, Voldemort, Nuovi
Personaggi, un po' tutti...
Pairing: ... ormai
perfettamente intuibili, o almeno, alcuni… ^^
Disclaimer: tutti i personaggi
appartengono a J.K. Rowling, tranne i personaggi nuovi, che escono fuori dalla
mia fantasia malata.. ^__^'''
Scuse. Immense scuse a tutti i lettori di tutte le mie fic.
Ho decine di impegni quindi dovete scusarmi, appena finita
la scuola sono stata in stage e poi via, tutti impegni ogni giorno del mese.
Sto cercando comunque di aggiornare TUTTE le mie fic,
proprio perché a luglio non ci sarò. Aggiornerò comunque prima della mia
partenza.
Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato (angeli!)
il primo capitolo dello spin off, vi ringrazierò con tutta calma al prossimo
aggiornamento.
Grazie anche a coloro che hanno letto e commentato gli
altri capitoli dello spin off.
E soprattutto a chi ha scritto.
Vedrete dopo! XD
Bocca cucita per la previsione di Emilia DI BLAINE (io le provo tutte, Ele!) ma sono aperte le scommesse… per chi indovina un orsetto di Motty-Pooh! XD (è una cosa positiva, fidatevi, non è una bomba di importazione con un nome strano!)
Prossimi aggiornamenti: One Tree Hill, Flores Amissi.
..°*°...
CAPITOLO QUARANTOTTESIMO
SU QUELL’INCANTO IN PARTICOLARE
..°*°..
Dedicato alla mia mogliettina adorata Mistica e a
quel tesoro di alicesimone! XD
Grazie per aver partecipato alla mia Raccolta.
*Inchino*
Vi adoro ragazze!
*
Philius era nel suo studio, da solo, per una volta. Stava
correggendo qualche compito con tutta la perfidia possibile, correggendo anche
le virgole sbagliate, e mettendo qualche fregaccio sul foglio per indicare il
voto.
Luigi se n’era finalmente andato, quando ancora era il
primo pomeriggio, se n’era andato in silenzio com’era venuto, in uno svolazzo
di mantello di moschettiere, con fioretto alla cinta, rivolgendogli un ultimo
sorrisino.
Non aveva detto quando sarebbe tornato e tantomeno Philius
glielo aveva domandato. Appena andato via il preside si era fatto una doccia,
si era vestito e aveva cominciato a correggere qualche compito.
Non era stato difficile cancellare dalla mente la presenza
di Luigi e tutto ciò che avevano fatto nelle ultime ore, non tanto per i saggi
da correggere – che quasi nemmeno leggeva – ma quanto per i pensieri turbinosi
che gli giravano in testa.
La Fata Turchina.
Una delle poche persone a tenere testa ai suoi poteri
incantatori.
Perché?
Chi diamine era?
La risposta più plausibile era che lei fosse una Veela o
comunque discendente di qualche famiglia con predecessori della specie deli
incantatori. Sicuramente un discendente, se fosse stata una Veela allo stato
puro nessuno avrebbe potuto staccarle gli occhi di dosso quella sera.
Forse era riuscita in una qualche maniera a mascherare la
sua bellezza tramite il travestimento.
Ma no, se fosse effettivamente una Veela Philius l’avrebbe
capito.
E allora chi era?
Cos’era?
Una come lui?
Era quello il dubbio che angustiava Philius.
Un dubbio che poteva diventare un’ossessione se davvero la
Fata Turchina fosse una come lui: avrebbe significato fare i conti con il
passato, con i rimpianti e la rabbia e Philius non poteva permetterselo, non
ora che aveva una vita ‘normale’. Sì, c’era sempre stato dentro di lui quel
desiderio inappagato di rivisitare le sue origini, ma tra il mondo che gli
scorreva di fronte tutto il resto era veramente difficile.
Troppi ricordi dolorosi.
Per questo doveva sapere chi fosse la Fata.
E avrebbe dovuto scoprire anche che cosa fosse Luigi.
Non che lui fosse immune al suo potere incantatore al
profumo di rosa, ma c’era qualcosa in lui, un qualche segreto che Philius
doveva scoprire.
A letto con il nemico.
Ma solo per una notte, è al giorno che si combattono i veri
demoni, i veri rimpianti, i grandi errori. E le sconfitte.
Philius abbassò la penna d’aquila con la quale stava
correggendo i saggi, si alzò e afferrò un mantello pesante prima di lasciare il
suo ufficio, diretto alla ricerca di informazioni, fuori Hogwarts, a Nocturne
Alley, tra i suoi vicoli bui e umidi, tra quei personaggi loschi dove si
trovava perfettamente a suo agio uno come lui.
*
Una famiglia.
Pansy aveva sempre osservato la propria famiglia con distacco
e senza la benché minima traccia di affetto. Era la sua famiglia, bene, punto e
basta. L’aveva tradita, si era sentita
sola, dispersa nell’oceano delle incertezze ma non colpevole. Forse aveva
pensato spesso a cos’avrebbe fatto se fosse rimasta a lasciarsi tiranneggiare
da Voldemort, ma mai avrebbe rimpianto fino in fondo la sua scelta.
Ora, guardando il salotto, tutte quelle persone lì riunite
a ridere, scherzare e scambiarsi regali improvvisamente Pansy si rese conto di
una cosa.
Non poteva sentirsi in colpa per aver tradito la sua
famiglia, perché avrebbe dovuto? Lei non ne faceva veramente parte.
Ripensò alla Pansy bambina vestita elegante come una
bambola di porcellana, viso imbronciato e espressione annoiata, ricordava
quanto l’aveva fatta penare il pesante vestito di taffettà il giorno di Natale
di due anni prima quando erano riuniti a casa Malfoy il fior fiore delle
famiglie purosangue.
Non aveva emesso sibilo di dolore o noia per tutta la cena,
lo sguardo severo del padre era un freno ben congeniato. Dieci volte meglio la
noia e il dolore piuttosto che il dolore che le avrebbe causato il padre e le
chiacchiere della madre.
Decoro, orgoglio, disprezzo.
I tre comandamenti.
In quel momento Pansy non si sentiva annoiata o altro, no,
semplicemente si sentiva bene come se non si fosse saziata solo dei
manicaretti della signora Weasley ma di ogni sorriso che aleggiava in quella
sala.
Il solo fastidio che poteva sentire era la circonferenza
della gonna stretta in vita.
Durante il pranzo non era stato facile, doveva ammetterlo,
ma dopo il discorso di Harry si erano un poco disciolti gli animi e Pansy non
era stata più bersaglio di occhiate malevole, poi Harry se n’era andato con Tom
Rice e, preso da un qualche strano spiritello dell’allegria natalizia – o forse
più semplicemente perché era felice di aver passato la prova ‘parenti’ con Tom
– Harry l’aveva abbracciata tutto felice, sussurrandole all’orecchio di lei
imbarazzata: - Ti accetteranno. Andrà tutto bene –
Forse aveva capito l’inquietudine di Pansy di fronte alla
dipartita di Harry per come sarebbero passati quei dieci giorni in compagnia
della famiglia Weasley e l’aveva voluta incoraggiare.
Ora Pansy era seduta su una poltrona scomodissima e
osservava con sguardo divertito la battaglia di scambio-regalo che si stava
svolgendo di fronte a lei, tra tutti i giovani di casa Weasley: sembravano un
tornato di risate e scherzi continui, si stringevano tutti attorno come fossero
tutti una grande famiglia, Weasley e non Weasley.
Gli unici ‘veri’ estranei erano Pansy, Zacharias e Augustus
mentre gli altri erano tutti una famiglia allargata, Tonks che gravitava come
una luna attorno a Remus, Moody che osservava tutti con i suoi due occhi
diversi ma continuava a conversare con Arthur, Mundungus rideva e bevevo.
Era questa la sensazione di essere parte di una famiglia?
Sorrise istintivamente, sospirando mentalmente.
Quanto erano lontane le cene convenzionali e il silenzio
cortese delle lunghe e sontuose tavolate in onore delle festività!
Per la prima volta Pansy guardò verso Ron e non vide il
solito rumoroso Grifondoro un po’ stupido, lo guardò e vide al di là
dell’apparenza. Per la prima volta senza pregiudizi vide Ron Weasley veramente,
per come realmente era.
Poi Ron alzò lo sguardo, il suo maglione alla Weasley color
melanzana mezzo coperto dalle briciole della torta, scambiò due parole con
Hermione, leggermente in disparte a scartare i suoi regali accanto a Remus e
poi si voltò verso Pansy.
Pansy aprì la bocca per dire qualcosa ma le sue solite
battute erano completamente scomparse dal suo repertorio e senza quasi
rendersene conto sillabò con le labbra un silenzioso ‘Grazie’ prima di girarsi
dall’altra parte e fare finta di niente, osservando con inaspettato interesse
le decorazioni sulla finestra.
Che strano Natale…
Hermione si alzò dal suo posto e le diede in mano un
pacchetto: - Tieni –
Pansy, sorpresa, occhieggiò il pacchetto come se
sospettasse del contenuto: - Un regalo? –
Hermione scrollò le spalle, sorridendo leggermente: - A
Natale siamo tutti più buoni, non tel’ha insegnato nessuno? –
- Considerata la mia ‘famiglia’, no, Granger – rispose
secca Pansy, poi rendendosi conto della sua indelicatezza cominciò a scartare
il dono con perizia, stando bene attenta a non sgualcire la carta da regalo, ed
ecco, un libricino faceva la sua figura.
Non si sarebbe aspetta null’altro da Hermione, ma era un
regalo dopotutto.
- E’ un romanzo – si affrettò a spiegare Hermione, forse
memore della sua precedente gaffe – Un romanzo babbano, penso che ti piacerà -
- Sì? di cosa parla? – domandò scettica Pansy.
Hermione si
sedette accanto alla ex serpeverde, cominciando a spiegarle a grandi linee la
trama. Era inutile prendersela con Pansy perché lei e Millicent avevano
litigato. Pansy non c’entrava nulla e il discorso di Harry di poco prima le
aveva fatto capire quanto cieca fosse stata: non doveva essere lei la più
intelligente e perspicace del gruppo?
Perchè invece nell’ultimo periodo si sentiva un po’ ‘messa
da parte’?
Forse c’entrava con la strana percezione di essere stata
surclassata da Harry nel capire le persone e relazionarsi con loro, o forse è
stato perché Ron ha cominciato a guardarsi attorno e non sparare giudizi prima
di conoscere veramente le persone con cui stava parlando.
Era sempre stata abituata a pensare come la ‘mente’ e ora
si era lasciata soppiantare: colpa sua, della sua indisponenza. Non era un
comportamento maturo il suo, per niente.
L’importante era comunque averlo notato e tentato di
correggere in tempo.
Sapore insolito di un Natale diverso, come realmente deve
essere, con le persone che contano.
*
Devo cambiare.
Draco era sdraiato a pancia in su sul suo letto a
baldacchino dalle tende verde scuro, guardava un punto indefinito sopra di lui,
e pensava: era perfettamente consapevole di star conducendo la sua ‘esistenza
limite’, qualcosa di non consono alla sua indole e natura.
Sapeva che cambiando fazione e rinnegando gli ideali del
padre sarebbe decaduto in un pozzo oscuro, ma aveva anche creduto di poterne
uscire fuori, di poter guardare il mondo con occhi nuovi, accanto ad una
persona speciale che gli avrebbe mostrato il proprio mondo,
accogliendolo in una nuova dimensione di esistenza.
Era prontissimo a cambiare il più possibile per adeguarsi,
per essere all’altezza, ma poi… tutto gli si era rivoltato contro: la sua
Speranza di reinserimento lo aveva condotto per mano in un sentiero protetto
poi lo aveva lasciato solo in modo che potesse decidere da solo. Solo. Senza di
lui.
Non era una colpa prettamente di Harry: era stato Draco a
sperare, a puntare troppo in alto.
Aveva pensato
‘Ehi, cambio fazione e magari oltre ad evitarmi un grazioso macabro tatuaggio
mi guadagno anche Harry’ e non aveva tenuto conto delle variabili. Male, per un
Serpeverde. Si supponeva che i Serpeverde fossero i maestri dei piani di
astuzia, non che si facessero imbrigliare da piani di astuzia di altri o dagli
imprevisti.
Un buon Serpeverde si tiene sempre pronta una via di fuga.
Era stato uno dei primi precetti che aveva imparato dagli
allievi più anziani il suo primo anno a Hogwarts: una lista di norme prive di
dimostrazioni eclatanti di coraggio, ma assicuravano almeno salva la vita.
Draco questo precetto lo aveva cancellato. Lo aveva rimosso
mentre si lasciava corrompere dall’ansia e dalla fretta di incontrare Silente e
fli altri vertici dell’opposizione a Voldemort, aveva dimenticato il dettame
lasciandosi accecare dalla luce della Speranza e dell’amore in Harry Potter.
Speranza vana.
Amore vano.
Sì, perché ora, nonostante il suo reinserimento, aveva un deficit:
non aveva Harry. Probabilmente, analizzando pragmaticamente gli eventi era
palese che Harry non sarebbe mai potuto essere suo: troppo preso da Rice,
troppo impegolato nei suoi misteri.
Però…
Al cuore non si comanda.
E lui non poteva farci niente.
Non aveva fatto niente, nemmeno una qualche scenata di
rabbia o gelosia, niente, aveva stretto i denti ed era precipitato in un limbo
vizioso. Non era da lui arrendersi senza lottare, non era da lui
abbattacchiarsi così e comportarsi in modo totalmente impersonale. Non era più
lui.
Un cambiamento poteva accettarlo, ma non uno sradicamento
completo della personalità.
Tutte queste tangibili considerazioni le aveva fatte in
quei minuti, steso sul suo letto, a riflettere.
Ora, guardandosi attorno in quella stanza deserta, facendo
scorrere il suo sguardo tra le cose del suo migliore amico e tra quelle di Rice
decise di cambiare. O meglio, non cambiare, ma tornare ad essere quello di
prima.
Annullarsi così non era da lui, e ora era importante
ritrovare se stesso.
Per affrontare il domani.
Sapore di un Natale diverso, il profumo
della novità, il calore della scelta.
*
Dopo il vaticinio di
Emilia i dubbi di Silente vennero in una qualche maniera confermati: era il
momento di capire che cosa aveva in mente Tom Riddle. Lo aveva visto con il suo
solito savoire o il suo fascino tenebroso e misterioso ma diverso profondamente
per aver conosciuto e apprezzato quel
bambino che aveva provato ad uccidere nella culla alla tenera età di un anno.
Certo, c’era qualcosa di
romantico nella storia dei due nemici che si scontrano e poi si guardano negli
occhi e capiscono che l’immenso fiume di odio che scorreva tra di loro in
realtà era una qualche forma di passione amorosa: non tutte le fiabe finiscono
con il ‘e vissero per sempre felici e contenti’, tantopiù se si tratta della
realtà.
E Silente conosceva fin
troppo bene il mondo.
- Albus… -
- Emilia, sai che non ci sono altre soluzioni… -
Emilia distolse lo sguardo, fissando un punto indefinito lontano,
oltre la cornice, pensando intensamente ad errori di vita passata e presente,
di quella Speranza che nonostante tutto concede ancora la dimensione del dolore
e dell’incertezza: scelte discutibili, quelle della Speranza, scelte che
avranno un seguito. In bene o in male, solo il tempo avrebbe potuto rispondere
a quella domanda.
- Forse se aspettassimo ancora un poco…
Silente fissò il suo sguardo sulla luccicante spada dorata
di Godric Grifondoro, scintillante per la pioggia di rubini che la costellava.
Si ricordò di un giovane ragazzo, un ragazzo dallo sguardo determinato, un
dodicenne stanco fisicamente dalla pelle incrostata di sangue non suo, dai
vestiti rossi del proprio sangue e della sporcizia.
Di quella dirompente sensazione di orgoglio che aveva
invaso il suo cuore. E di quella stretta al cuore.
Ormai era tempo di scelte.
Silente sapeva che avrebbe dovuto far attendere il mondo
della sua decisione, ma d’altronde che altro poteva fare?
Con Voldemort alle porte e la Speranza traballante…
- Mia cara Emilia, lo farei se non fossi costretto? -
Emilia sospirò.
- Dimmi, che cosa vedi ora? -
Emilia sollevò la mano invecchiata dal bracciolo della
poltrona e la posò sulla sfera di cristallo che aveva accanto: questa brillò di
una luce opalescente, spettri di fumo colorato la macchiarono dall’interno,
vorticoso sentiero di figure celate, poi la sfera si stabilizzò e gli occhi
della veggente divennero lampi chiari di una mente distante, lontani, persi
nella visione ambigua del futuro.
Durò qualche secondo poi le sue pupille tornarono di
dimensioni normali e con un ultimo battito di ciglia anche Emilia tornò alla
coscienza presente.
- Che hai visto? -
Emilia chiuse ancora una volta gli occhi, stanca come non
mai. Si passò una mano sulla fronte, rendendo palese il suo dispiacere.
- Fai quello che devi fare Albus. Qualunque esso sia -
- Chiama Edwin. C’è bisogno di lui -
*
Uscirono sul far della notte, quando le ombre scure
cercavano invano di allungare le loro dita scontrandosi con le molteplici luci
colorate che tappezzavano gli Champs Eliseès e tutte le strade affollate.
Camminavano fianco a fianco, distrattamente le loro spalle
si toccarono, quasi casualmente le braccia si sfioravano, erano in un silenzio
pensoso, avvolti nei loro cappotti scuri.
Harry non riusciva a smettere di sorridere: era più forte
di lui, la felicità era tanta, troppa, e quello che voleva era rendere
partecipe il mondo intero della sua fortuna, della sua scoperta dell’amore, di
quel sentimento che molti credevano perduto, persino lui fino a qualche tempo
prima.
Se qualcuno gli avesse chiesto come mai amasse così tanto
Tom Harry non saprebbe rispondere subito.
Potrebbe prendere visione di tutti i pregi di Tom, di tutti
quei lati speciali e nascosti ai più, delle sue caratteristiche che Harry solo
conosceva bene. Sarebbe stato sbagliato però.
Harry non lo amava perché Tom lo metteva al centro del suo
universo personale, non lo amava perché era così attento e protettivo nei suoi
confronti. Sarebbe stato persino ipocrita pensare ad una cosa del genere.
Non lo amava perché si sentiva riamato. Non era uno stupido
riflesso di sentimenti.
Amava Tom anche perché lui era così arrogante, così
possessivo, così passionale, così attento alla ricerca della Conoscenza,
compresa quella oscura, così desideroso di potere. Lo amava perché era Tom, con
tutte le sue luci e le sue ombre, con i pregi e i difetti, incontestabilmente.
Perché era lui.
Non c’era altro da dire.
In quel momento Harry si sentiva felice. Straripante di
felicità, come non gli accadeva da tempo.
Ripensava al suo passato, a quando era un bambino spaurito
e triste che fissava fuori dalla finestra osservando la neve cadere su Privet
Drive, un bambino che cercava di ignorare la felice famiglia riunita alle sue
spalle a mangiare, divertirsi e scartare i regali, impegnato a non essere
turbato dalle prese in giro del cugino, ai rimproveri dello zio, alla spinta
dentro quel luogo buio che era il sottoscala…
Ripensava a questo passato ormai lontano, al sapore acre
delle vacanze in ‘famiglia’.
Comparando quei tristi natali con quello presente era
impossibile non sorridere apertamente: non era più il bambino infelice escluso
dai divertimenti dei festeggiamenti, era un adolescente, quasi uomo, innamorato
con una persona speciale accanto, a Parigi.
Con Tom.
Lo stesso Tom Riddle che aveva odiato un tempo, che aveva
disprezzato con tutto se stesso, che aveva cercato di distruggere assieme al
suo diario maledetto.
Tom Riddle, di cui era innamorato.
Ironica la vita.
Tom vide il sorriso allegro di Harry incrinarsi in favore
di una smorfia divertita.
Lo osservò con interesse, cercando di imprimersi nel
profondo della sua mente il viso allegro del ragazzo: quegli occhi dalle iridi
smeraldine che brillavano in presda ad una beatitudine di cui era lui stesso
responsabile, quel suo viso disteso, quelle sue labbra piegate in un sorriso
spensierato.
Quanta fortuna…
Come aveva fatto a meritarsi una persona del genere al suo
fianco?
Tom Riddle se lo chiese seriamente, cercando di trovare una
risposta soddisfacente: non la trovò, non ce n’era bisogno, con i ‘ma’ e i ‘se’
non si costruisce nulla, si ripete.
Tanto meglio per me, pensò.
E poi, dopotutto, che c’era di male?
Harry lo amava, glielo aveva detto più volte, lui lo amava,
fine della storia.
E non sarebbe mai riuscito a cancellare quello che provava
per quel ragazzo dagli occhi smeraldo.
Mai.
Nemmeno tra un milione di anni.
Anche se non lo dava a vedere, Tom era felice quanto Harry,
se non di più.
Era dura, per una persona così orgogliosa e sprezzante
dell’aiuto altrui, ammettere di essere così incondizionalmente felice nello
stare accanto ad una persona. Il vecchio Tom Riddle avrebbe detto che è
un’umiliazione.
Non è così.
Che era successo al vecchio Tom Riddle, dunque?
Era forse scomparso, soverchiato da quello strano miracolo
chiamato ‘amore’?
Era forse decaduto, deluso?
No, affatto.
Non era mai scomparso: era dentro Tom, come lo sarebbe
sempre stato, solo, si era umanizzato, reso più benevolo per propria egoistica
ricerca della felicità.
Come ho fatto a meritarti?
Si fermarono quando Harry si interessò ad una vetrina in
particolare, Tom, alle sue spalle, lo guardò da dietro con interesse,
riflettendo.
Era questo il potere sconosciuto al se stesso adulto?
L’amore?
Era questo quindi?
Era questa la felicità dell’amore corrisposto?
Tom allungò una mano diretta alla guancia di Harry o alla
sua spalla, ad un contatto fisico con quel ragazzo meraviglioso che gli stava
di fronte.
Illuso
Un improvviso pensiero gli bloccò la mano.
Riddle, ti stai dimenticando chi sei?
Tom ritrasse di scatto la mano, sconvolto da quell’inattesa
considerazione.
Si girò, mettendo le mani in tasca e dicendo: - Sbrigati,
siamo in ritardo – e si avviò senza aspettarlo.
Harry si voltò, il sorriso di prima completamente scomparso
dal suo volto.
Erano in anticipo di almeno dieci minuti.
E poi dal vetro della vetrina aveva visto la scena.
Lo raggiunse, mettendosi al suo fianco, guardando con
rimpianto le mani in tasca di Tom e la sua espressione accigliata.
Ecco il suo più grande sogno, il suo sorriso, svanito
nell’incertezza.
*
- Due prenotazioni per Riddle -
Harry riemerse dai suoi pensieri con un sussulto mentre
sentiva il nome ‘Riddle’ pronunciato con tanta leggerezza, alzò gli occhi dal
pavimento allarmato, scoccando prima un’occhiata tesa al caposala che sfogliava
calmo l’enorme registro dalla copertina di pelle nera delle prenotazioni,
facendo finta di cercare in nome quando invece aveva tutta la lista dei clienti
stampata in testa.
Notando la calma dell’uomo Harry rivolse un’occhiata
confusa a Tom al suo fianco, con la chiara intenzione di chiedergli
spiegazioni, lo vide scoccargli un sorrisetto divertito e soddisfatto prima di
rivolgere la sua attenzione altrove, ovvero verso il giovane cameriere biondo
che il caposala aveva chiamato per fare strada alla coppia.
Harry mormorò un leggero: - Tom… - ma prima di chiedere
spiegazioni si guardò attorno, vedendo il ristorante di lusso nel quale lo
aveva portato.
Lampadari di cristallo pendevano dal soffitto affrescato
illuminando l’enorme salone da pranzo, i tavoli erano tutti circolari, più
grandi al centro, più piccoli ai lati, protetti dagli sguardi e dalle orecchie
indiscrete tramite un separé ben convincente di piante ornamentali disposte con
eleganza e qualche centimetro di più dagli altri tavoli, erano tutti rivolti
verso le vetrate, con vista su Parigi.
E proprio verso uno di quei tavoli il cameriere accompagnò
i due.
- E’ la prima volta? – domandò il cameriere a Harry con un
sorriso simpatico. Sembrava essere a disagio anche lui, camminava impettito
come se avesse timore di essere rimproverato se non avesse fatto il contrario.
Harry gli sorrise in risposta: - Anche per te, vero? –
Il giovane gli scoccò un’occhiata nervosa prima di fare una
risatina leggera: - Si nota così tanto? – chiese simulando una disinvoltura che
non aveva. Quel ristorante doveva metterlo proprio a disagio…
- Non preoccuparti, il trucco è essere naturali. Ci farai
l’abitudine – rise Harry mentre il cameriere si rilassava visibilmente. Li
accompagnò ad un tavolo appartato, poi si allontanò non appena i due si
sedettero.
- Allora… hai prenotato due posti con il nome Riddle. Mi hai
portato in un ristorante lussuosissimo… che altre sorprese devo aspettarmi
questa sera? – scherzò Harry.
Tom guardò un istante il panorama, la Ville Lumiere
illuminata a festa, poi focalizzò il suo sguardo sul riflesso di Harry, vide le
sue mani strette in due pugni nervosi. Aveva capito di già che cosa gli passava
per la testa? Della sua angoscia?
Da quando era diventato così trasparente?
- Direi che mi stai facendo tu la sorpresa. Devo
aspettarmi che prima che arrivi il dolce tu sia scappato con il cameriere? –
domandò con una punta di gelosia. Non ci poteva fare niente. Vedere Harry star
bene con qualcun altro che non era lui gli provocava una curiosa stretta al
cuore. Di dispiacere oltre che di gelosia, di inadeguatezza.
Harry rise leggermente, come rassicurato da quella replica:
- Ma no – stette allo scherzo, curioso nel vedere la reazione di Tom – non lo
sai che mi piacciono i moretti dall’aspetto tenebroso? –
Tom lo guardò allora.
Lo guardò con gli occhi di un ragazzo normale prima che con
i propri panni di Tom Riddle.
Harry era lì, di fronte a lui, il mento appoggiato con
nonchalance su una mano, una nascosta sotto la tovaglia, i suoi occhi verde
smeraldo che sorridevano senza bisogno che le labbra si piegassero, anzi, la
sua espressione seria e i suoi occhi verdi sorridenti creavano uno strano
contrasto, come se fosse una specie di creatura sublime discesa dal cielo per
far sentire Tom inadeguato.
Harry.
Come aveva fatto a meritarsi l’amore di quell’angelo?
Tom strinse i denti.
Non m’importa. Tu sei con me e non ti lascio.
Gli sorrise allora.
Uno di quei rari sorrisi, quello tutto speciale, tutto di
Harry, per Harry, in suo onore, per suo amore.
Quel Ti amo sussurrato senza parole, attraverso un
unico gesto.
Harry arrossì, capendo.
Lo capì perché conosceva così bene Tom da sapere quando
questi voleva rivelargli le cose e quando invece preferiva mantenerle in
segreto per troppo orgoglio ancora.
E lo amava anche per questo.
- Non ho da temere per te, allora? – domandò Tom con voce
suadente e sguardo di sfida.
Harry arrossì ancora di più: - Stupido. Perché dovresti
dubitarne? –
Tom sollevò un angolo della bocca: - Harry… guardaci. Agli
occhi di tutti cosa potremmo essere? –
Harry non seppe davvero che cosa rispondere. Non riusciva a
capire quale fosse il problema.
Tom lo tolse dall’imbarazzo di dare una risposta: -
Sembriamo una coppia malassortita -
Harry sobbalzò, ferito: - Non è vero! –
- Sì invece -
- Non capisco Tom, perché malassortita? – Harry scosse la testa
– Magari siamo ancora un po’ impacciati ma credo che sia naturale, no? –
arrossì in una maniera che Tom trovò assolutamente adorabile – Sei il mio primo
ragazzo e non so bene come potresti comportarti ad ogni volta che ti bacio…
insomma, non sei di certo un campione di pazienza -
Tom ridacchiò leggermente imbarazzato nell’affrontare
quell’argomento.
- Non sei tu il problema, sono io -
- Perché? -
- Guardati un attimo. E guardami. Poi guardati attorno –
Tom sospirò infelicemente – Li hai visti gli sguardi che sono rivolti verso di
te? -
- Tom, ma che dici! Non pensavo fosse questo il
problema! Tu sei bello – Harry evitò di dire ‘maledattamente, maledettamente
bello. Così bello che…’
- Non è questo il problema. So di essere bello –
replicò Tom con fin troppa modestia – Ma tu, tu sei perfetto -
- Non ti capisco, te lo giuro -
- Harry… -
- Io ti amo. Il resto non conta. – replicò con aria decisa
Harry, in un soffio leggero, come se le sue stesse labbra si stessero abituando
a pronunciare quelle due paroline.
No, il problema non era Harry.
E nemmeno Tom, a ben pensarci.
Ma Harry aveva ragione.
Il resto non conta.
Nemmeno i dubbi, non quando aveva di fronte la sua maggior
certezza.
Harry.
Harry che ci sarebbe stato sempre.
Il cameriere biondo arrivò con un elegante taccuino,
sorrise a Harry, rivolgendo tutta la sua attenzione solo a Harry: - Che cosa
desiderate? –
- Vino bianco – rispose seccamente Tom quasi mangiandosi le
parole dall’irritazione.
Certo che per uno che aveva dubbi sulla sua relazione la gelosia
era uno dei mostri che nonostante tutto proprio non riusciva a tener chiuso
dentro l’armadio dei suoi scheletri personali.
- Anche per me -
Il cameriere sparì.
- Tom, senti.. – Harry si sporse sul tavolo ma Tom lo
prevenne – Scusa -
Harry, colto alla sprovvista, spalancò la bocca dalla
sprovvista.
- Scusa per come sono – replicò burbero Tom stando ben attento
a non guardare verso Harry – Lo so che sono un pessimo fidanzato -
Un rumore di sedia che struscia e Tom fece in tempo a
sollevare lo sguardo che si ritrovò Harry di fronte, chinato su di lui,
sorridente e anche leggermente imbarazzato, lo fece scostare con tutta fretta
dal tavolo.
- Che stai facendo? – domandò secco Tom, infastidito. Ma
come, lui trovava il coraggio per sotterrare il suo orgoglio e Harry nemmeno lo
stava a sentire?
Harry non rispose se non sedendosi sulle gambe di Tom,
avvolgendo le sue braccia attorno al suo collo: - Sei uno scemo, Tom Riddle –
- Stavo solo facendo il punto della situazione… -
- Ti stavi facendo venire delle paranoie – replicò senza
pietà Harry – Stupido. Stupido Riddle. Non sei per niente un pessimo
fidanzato. Mi hai portato qui a Parigi, hai sopportato stoicamente quel cretino
di Smith per tutto il pranzo, sei stato buono buono a tavola con tutti i
Weasley, mi hai portato in questo ristorante… come puoi pensare di essere un
pessimo fidanzato? – lo guardò negli occhi, serio – Dimmi, perché hai fatto
tutto questo? -
Tom avvolse in un abbraccio Harry, confortato dal suo
calore e dalla sua presenza: - Per te – ammise arrendendosi all’evidenza.
- E allora, perché ti fai venire queste stupide paranoie? –
domandò con voce carezzevole Harry.
Tom sbuffò: - Potter, sei cresciuto in maniera
impressionante –
- Come? -
Harry era diventato un uomo.
Un uomo che non solo si stava prendendo le proprie
responsabilità ma aveva anche raggiunto una maturità straordinaria, in così
poco tempo. Ricordava ancora quel ragazzino per niente abituato alla vita grama
che lo aveva divertito con i suoi goffi tentativi di travestimento, ed eccolo,
quel ragazzino inesperto di magia nera, eccolo, sulle sue gambe, adulto, bello
e potente.
Quante cose potevano cambiare in un solo anno?
- Niente – rispose Tom. E dire che era lui il più grande.
Forse era semplicemente il più complicato, il più Serpeverde dei Serpeverde,
quello più oscuro e contorto, totalmente inesperto nel carpire e trasmettere i
sentimenti. Sì, forse era così.
Gli mise una mano dietro la nuca per farlo sollevare
leggermente e lo baciò, lentamente, dolcemente, assaporando nel bacio ogni
sensazione, seppur minima, ogni
sfaccettatura di quelle percezioni. Baciò dolcemente il labbro superiore
di Harry, gli mordicchiò l’inferiore, gli accarezzò la lingua con esitazione,
come se temesse una sua reazione. Harry rimase così, tra le sue braccia,
dapprima fermo, poi cacciatore di quel bacio mancato.
- E ora che cosa vedono gli altri? – domandò Harry.
Tom ghignò: - Semplicemente noi –
- C’è un noi, allora? -
- C’è sempre stato. E ci sarà sempre -
Harry ritrovò il sorriso allegro, anche quando il cameriere
tossicchiò leggermente avvertendo la sua presenza, anche quando Tom, per far
indispettire il giovane biondo, mentre Harry si alzava dalle sue ginocchia per
andare a sedersi, gli tirò un patta veloce sul sedere, sorridendo ferino.
Harry sorrideva ancora durante la cena, guardando con
ammirazione Tom, il suo stupendo Tom, nemmeno si accorgeva che cosa stava
mangiando, nemmeno gli importava, forse nemmeno aveva assaggiato il secondo,
ancora in contemplazione di Tom.
E anche quando si alzarono Harry sorrideva, arrossì anche,
quando, una volta all’aria aperta, Tom gli prese la mano e intrecciò le sue dita
con quelle del Grifondoro.
*
Intercettò Pansy mentre questa stava salendo le scale,
diretta probabilmente nella stanza che condivideva con Ginny e Hermione. Teneva
tra le braccia il romanzo che Hermione le aveva regalato, un’orecchietta leggera
segnava la pagina dov’era arrivata a leggere quando era nel salotto, seduta in
poltrona, tutta la famiglia Weasley attorno.
Era stato un pomeriggio denso, tra regali e scherzi si era
sancito il benvenuto a Pansy, persino i gemelli avevano smesso di guardarla
male – solo quando Pansy aveva riso ad uno dei loro scherzi a Smith – e avevano
scartato i loro regali tra di loro, facendo a gara a chi avesse ricevuto il più
bello.
Anche Pansy scartò i suoi, decisamente meno numerosi della
nidiata Weasley ma li scartò con un sorriso, guardando il diario che gli aveva
regalato Draco, un profumo da Blaise, Vincent e Gregory, un album di foto da
Harry con un bigliettino all’interno ‘Per le tue foto. Buon Natale’. Foto… e
chi aveva foto?
Che Natale strano…
Dopo aver scartato i suoi regali era rimasta seduta in
poltrona a osservare gli altri e quando Hermione si era allontanata per dare
una mano a Molly con lo spuntino pomeridiano si era arrischiata a leggere
qualche pagina del romanzo, curiosa.
Ora stava salendo dopo una cena da reggimento
dell’esercito, chiedendosi come facessero i Weasley ogni festività.
- Pansy! -
Una voce la richiamò, si bloccò a metà gradino e si voltò
per vedere chi l’avesse chiamata.
Ron la raggiunse sul gradino nel quale aveva sostato, aveva
le orecchie rosse e teneva qualcosa tra le mani: - Ti sei divertita? –
Pansy annuì: - Molto. Non sono abituata a trascorrere il
Natale in questa maniera – ammise.
- Perché? – domandò ingenuamente Ron.
Pansy gli rivolse un’occhiata di sbieco: - Stai parlando
con la figlia di due mangiamorte, Weasley –
- Ah.. giusto – Ron sembrava nervoso e le orecchie dal
tenue colore scarlatto diventarono del colore di una stella gigante prima di
esplodere – Senti… Harry ti ha regalato un album, no? -
Pansy tossicchiò imbarazzata: - Ehm, sì, allora? –
Ron arrossì completamente ora.
Si torse le mani nervosamente prima di schiaffarle in mano
un pacchetto color arancione incartato alla meno peggio: - Tieni –
Pansy rimase un attimo spiazzata.
Un regalo.
Perchè?
- Perché? – non riuscì a trattenersi nel domandarglielo.
- Perché… cosa? -
- Perché mi fai un regalo! – esclamò Pansy impaziente,
battendo un piede per terra.
- E’ Natale – rispose debolmente Ron – Non… non dovevo? -
- Idiota! Tu mel’hai già fatto il regalo! – esplose la
ragazza guardandolo male.
Ron la guardò sconvolto: - Eh? Come? –
Pansy sospirò pesantemente prima di puntagli l’indice
contro il petto: - Mi hai portata qui. Hai preso le mie difese. Sei stato
carino con me – aggiunse con meno decisione, quasi come se si vergognasse di
averlo ammesso – portarmi qui e accettarmi senza riserve. Questo era il tuo
regalo – concluse con un sussurro.
Ron sorrise, finalmente rilassato: - Pansy, io… - prese un
profondo respiro, indeciso su cosa dire – Io… grazie –
Pansy sgranò gli occhi: - Mi ringrazi? –
- Sì. bè…. Ok, prima mi devi ringraziare tu. E l’hai fatto
ora… grazie. Sai, per tutto. Di avermi dato una seconda possibilità per capire,
per dirne una – arrossì – Comunque scarta il regalo, adesso -
Pansy ammiccò in un sorriso: - Finito il siparietto delle
confessioni imbarazzanti? –
Ron sorrise in risposta facendole segno con la mano di
lasciar correre.
Pansy cominciò a scartare il regalo con cura, cercando di
nascondere l’imbarazzo di aver ricevuto un regalo da una persona così speciale.
Era tutto così diverso adesso, da un anno prima!
- E’… -
- … Una macchina fotografica! – finì per lei Ron – Io e
Harry pensavamo che magari sarebbe stato… ehm… bello, ecco… -
Ecco spiegato il misterioso bigliettino di Harry.
- Grazie. È stato un pensiero gentile -
Davvero molto gentile.
Le foto avevano un valore particolare: immortalavano
momenti particolari, speciali, quei momenti che un tempo pensava essere
sporadici accenni di luce nel cielo, momenti così rari e quasi impossibili, che
era inutile immortalare con lo scatto.
Ora però, con il nuovo mondo che le era stato aperto
davanti, tutto aveva acquistato un sapore diverso e qualche speranza c’era
ancora.
Perché la speranza non muore mai, ricordalo,
sembrava dire.
- L’ho scartata io prima – ammise Ron una traccia di
disagio – E ne ho scattata qualcuna prima – poi ghignò – Con quella ti ricatto!
Dico ad Hermione che stavi leggendo il suo libro! Eheh -
Pansy ghignò a sua volta: - Ma il rullino l’ho io, mica tu
–
Ron la guardò un attimo e poi sbuffò: - Serpeverde… -
A Pansy il cuore non smise di battere per aver sentito quel
‘Serpeverde’, quella sua identità ormai perduta, no, smise di battere perché
Ron lo disse con quel tono così… scherzoso, leggero. Diverso dalle precedenti volte.
Pansy non si premurò di fargli notare la svista o di
rimbeccarlo.
Sorrise, felice, come una bambina che non era stata, felice
per quel dono, felice per in Natale in generale, felice perché era lì.
Senza preavviso scattò una foto a Ron che aveva appena
fatto in tempo a girarsi verso di lei.
- Ehi! Non vale! -
Pansy rise.
Una risata.
Che sorpresa.
Ron si fermò un attimo ad ascoltarla.
Era una risata spensierata, allegra, contenuta, breve. Ma
una risata.
Sentì di nuovo il viso arrossarsi, ma non per l’imbarazzo,
scese di corsa le scale, tornando in salotto augurandole una buona notte mentre
Pansy, sorridendo, saliva le scale.
Dietro l’angolo, al piano inferiore, Molly si sporse: -
Uhm… il mio Ron non è più un bambino – riconobbe.
Fred le mise una mano sulla spalla: - Il nostro Ronnino
perfettino si è trovato qualcuno che lo mette in riga! – abbassare l’ascia di
guerra. Sollevarla solo per chi si doveva sollevare.
George sorrise: - Pensa, lo ricatteremo a morte! – sollevò
la sua macchina fotografica, lasciando intendere di aver scattato qualche foto
per siparietto di poco fa.
I visi dei gemelli si aprirono in due ghigni identici.
*
Chiuse la porta dietro di sé, stancamente, poi si diresse
verso la sua stanza, con passo tutt’altro che felpato, ma i suoi stivali
rovocarono uno strano rumore contro il pavimento a causa della neve annacquato
che si stava portando dietro.
Odiava la neve.
Era bagnata e lasciava sempre sulla pelle un marchio
indelebile di gelo. Era meglio la pioggia, calda o fredda dava sempre un’idea
di doccia purificatrice. Non come la neve che si limitava a coprire le
imperfezioni del terreno, degli alberi o dell’erba morta che giaceva sepolta.
Lanciò il mantello su una sedia e fece per togliersi gli
stivali e buttarsi sul letto quando qualcuno bussò alla porta, due tocchi,
veloci, forti, esigenti.
Philius andò ad aprire ma sapeva perfettamente chi trovarsi
di fronte.
- Ancora tu? – domandò stancamente.
Luigi gli sorrise brevemente, teneva il mantello di lana sul
braccio, come un cavaliere di tempi antichi, aveva qualche goccia di neve
sciolta tra i capelli biondi che gli conferiva un’aria sbarazzina.
- Silente sa che sono qui. In visita. Mi ha dato una stanza
per la notte -
Philius abbozzò un ghigno, ancora fermo sulla soglia della
porta: - Che c’è, non è di tuo gradimento? –
La fronte di Luigi si corrugò: - Di malumore? Non sapevo
che la mia lontananza ti facesse questo effetto – scherzò.
Preferiva scherzare.
Sì, era decisamente la scelta più neutra quando si tratta
di due amanti di una notte – e un giorno – che non hanno ancora chiarito la
loro situazione.
Philius non rispose, ancora fermo sulla soglia della porta,
per impedirgli di entrare.
Fiutava il pericolo a due chilometri di distanza.
Luigi era… troppo per lui.
Era… qualcosa alla quale non era assolutamente preparato.
Qualcosa di nuovo, di inaspettato, di così diverso e così perfettamente
desiderabile che Philius avrebbe tanto voluto dirgli di no, di non entrare, ma
non ci riusciva.
Era un potere di Luigi? O era semplicemente Philius?
Pericoloso. Un gioco troppo pericoloso. Lo sapevano
entrambi.
Philius, con la sua diffidenza, non sapeva con cosa aveva a
che fare.
Luigi… nemmeno lui sapeva con cosa aveva a che fare.
Eppure era tornato. Da lui.
- Posso entrare? – domandò candidamente.
Philius scosse la testa.
- Niente sesso – sorrise Luigi.
Philius scosse nuovamente la testa.
- Per favore -
Non era il solo ad avere bisogno dell’altro.
- Era solo una cosa di una
notte – chiarì Philius.
- Certo – rispose Luigi – Solo questo -
- Perché allora sei qui? -
Per un attimo gli occhi di Luigi lasciarono trapelare una
traccia di dolore: - Prima non avevamo specificato, no? –
- Ma ora sì -
- Posso entrare? -
Philius scosse la testa ma si scostò dalla porta,
lasciandolo entrare.
E adesso?
*
Tornarono in albergo a notte fonda, ancora con le mani
allacciate, senza alcuna traccia di stanchezza nei loro visi.
Avevano trascorso le ore a camminare senza una meta
precisa, sotto il cielo di Parigi, in uno dei primi giorni del loro nuovo
mondo, mentre la neve danzava loro attorno. Ora, lì, fermi in mezzo al
salottino antecedente le loro stanze, stavano decidendo che fine fare a quella
giornata.
Tornarsene ciascuno nella propria stanza, lasciando che
l’incanto si frantumasse in mille pezzi di felicità con la quale tenere in
serbo nella memoria quei momenti oppure continuare, lasciandosi ubriachi l’uno
dell’altro, lasciando che l’incanto che li aveva venuti vicini si rafforzasse?
Rischiare o meno?
Harry non sapeva: desiderava tanto Tom, desiderava la sue
mani, la sua bocca, sentirsi parte di lui, ma dopotutto erano insieme da poco,
troppo poco, e tutti e due ci stavano andando con i piedi di piombo, com’era
naturale. Nessuno di loro voleva che il loro primo amore fosse turbato,
volevano che tutto andasse per il verso giusto, in modo da poter assaporare
ogni istante di quel frutto splendidamente complicato e perfettamente consono
che è l’amore.
Ripensando al loro passato era normale tutta
quell’accortezza: erano cresciuti entrambi con una situazione famigliare alle
spalle a dir poco disastrosa, e solo in Hogwarts avevano trovato una ragione
per vivere meglio e per essere felici. L’amicizia era impagabile, ma l’amore
era una storia più complicata e loro, inesperti com’erano, avevano timore di
mettere piede in fallo.
- Sono stato bene – disse Harry, la mano ancora tenuta
stretta a quella di Tom. Nel buio, senza nemmeno il calore di una candela a
illuminare l’ambiente, sorrise brevemente.
‘Stare bene’ era un
termine relativo, non con Tom al fianco.
- E dire che non hai ancora scartato i regali – commentò
sarcasticamente Tom. Già, giacevano ancora in un angolo, accantonati, da quando
erano arrivati all’albergo. E chi se li era ricordati?
Harry sorrise nel buio: - Allora… buonanotte – cercò di
allontanarsi per andare nella sua stanza ma Tom lo attirò a sé, stringendolo
così forte da fargli mancare il fiato.
- Resta con me, stanotte – gli chiese, ad un soffio dal suo
orecchio, con voce rauca, lasciandogli intendere tutto il desiderio che provava
per lui.
- Ma… -
- Per favore… -
E come poter dire di no a quella richiesta?
Era semplicemente impossibile.
E come poter dire di no quando Harry stesso desiderava con
tutto se stesso stare con Tom quella notte?
Lo abbracciò di slancio: - Tutto quello che vuoi… -
Tom gli baciò leggermente la tempia prima di sollevarlo tra
le sue braccia e condurlo nella sua stanza.
Harry tentò di protestare: - Tom! Ma… -
- Shh – sussurrò nell’ombra Tom – Non rovinare tutto -
Lo appoggiò con delicatezza sul letto, come un prezioso
carico, lo baciò con dolcezza, senza fretta, assaporando il suo sapore con
voluttuosità.
- Harry… senza di te io non sono niente -
Perciò tienimi con te.
Sempre.
*
Conosce il dolore.
Lo conosce come una lingua di fuoco che lambisce la pelle,
come grida rauche che escono dalla gola a stento, come sentire il cuore pompare
velocemente sangue e poi morire, progressivamente, per poi ritornare a battere,
come pressione psicologica ogni giorno della sua vita, ogni ora della sua
esistenza, ogni soffio di vita che gli esce dalla bocca.
Il respiro.
Il segno della colpa.
Una colpa antica mille anni, esalazione velenosa di sangue
fraterno versato, spremuto fino all'ultima goccia, distillato dalle lacrime
salate di un indegno essere.
Oh, sì, decisamente conosce il dolore.
Lo conosce come un marinaio conosce ogni brezza
capricciosa, la doma ammainando le vele bianche, la smorza con un giro di
trinchetto, la asseconda con il fiocco, ma non può ignorarla. Farlo vorrebbe
dire essere dei folli principianti, e il marinaio è nato sopra il ponte, in
mezzo ai cannoni, su quella nave che ora abita. E' parte integrante del
capriccio del vento, come una donna, volubile non ascolta ma increspa il mare,
lo sconvolge, lo lima con la sua carezza sensuale.
Come per il marinaio il vento, così per lui il dolore.
Vorrebbe scacciarlo ma non può.
E così giorno dopo giorno, cicatrice per cicatrice, basta
sangue versato, basta punta di ferro che scarifica la carne, no, ora c'è un
dolore sordo alla testa, il martellare delle tempie, il rimorso della colpa, la
sofferenza di un'anima persa.
Non c'è sangue.
Grazie.
Si raggomitola su sè stesso come un cucciolo bisognoso di
calore ma lui non sente freddo, ricerca un altro tipo di calore, un calore
umano, così a lungo agognato, così a lungo sperato, desiderato.
Non sa che cosa fosse il vero amore.
No, ingenuo cucciolo ferito crede che l'amore sia
un'esalazione del dolore.
Se faccio il bravo...
'Non farlo' una voce emerge dalla sua mente,
sussurro freddo come il vento dell'est.
Ma se io sono bravo, qualcuno mi amerà... se sarò bravo...
'Non fare il bravo. Sii te stesso'
Sono cattivo, io... sono cattivo... nemmeno tu mi vuoi...
'Sii te stesso. Qualunque persona o creatura tu sia. Scegli
tu il corso della tua esistenza'
- Ho un lavoro per te -
Oh, il sussurro è scomparso, lui torna a sentire con le sue
orecchie, è girato verso il muro umido, non vede la porta, ma intravede sul
muro alcune sagome circondate dalla luce artificiale.
Deve andare, lo sa.
Deve fare il bravo.
Lentamente si tira a sedere, è ancora di spalle, ma sa chi
ha dietro di sè.
Chiunque tu sia, sii te stesso. Non hai un minimo di
orgoglio?
No, dice mentalmente, no, me l'hanno tolto il giorno
in cui mi hanno fatto conoscere il dolore.
E poi... sono stato bravo, no? Tu sei qui, no? Allora è
vero... è vero che l'amore viene dal dolore...
FINE QUARANTOTTESIMO CAPITOLO
CONTINUA…
Mistress Lay
*
Elecam28, non credo proprio che qualcuno
colga la tua allusione >< Nessuno si prende mai la briga di leggere le
recensioni o, alla meno peggio, le note XD E’ la nostra croce, che ci vuoi
fare.
A proposito della bella Parigi… nel prossimo capitolo ci
sarà quella COSA che collega in qualche maniere DUE Natali speciali… XD
Acqua in bocca, ma tu hai capito, vero?
Beh, dal momento che hai ribadito che non piangerai quando
farò quello che devo (e diciamoci la verità, anche VOGLIO) fare, chi mi ferma
più? ^^Sì, sì, pensa BENE anche a quel tesoro di Mally-Pooh, che Motty-Pooh
dipende anche da lui! u.u Bax bax!
Selene_90, mia cara, ti ringrazio, anche io adoro Parigi e
non potevo assolutamente esimermi dal metterla in RdS (ma dai, si vede che sono
sfacciatamente di parte? XD) Spero che Oth ti sia piaciuta... e, aggiornamento
a breve! Bax bax!
HP Mary, oh my, spero di essere intervenuta in tempo! O.o
Che cosa ne dici di questo capitolo? Ammetto che avrei voluto scriverlo in
maniera diversa, magari meno sdolcinata, ma dopo tutta questa attesa era
d'obbligo essere un po' più buona! XD
Bax bax!
nixy, Tom sarà sempre geloso, ce lo vedo troppo bene...
poi con il temperamento che ha è decisamente impossibile vederlo con le vesti di
un agnellino! XD RdS ancora lunga? Uhm... ti spaventa se ti dico che siamo a
metà!? XD Bax bax!
Moony*, tu si che mi rassicuri mio carissimo Lori! ^^
Allora non si nota mentre si legge... quindi per me è un sollievo, ho sempre
timore di rendere i capitoli troppo noiosi! Bax bax!
alicesimone, tesoro! Hai c'entrato proprio
il nocciolo della questione... che si farà quando scoppierà la guerra? XD Draco
ha qualcosa di bello all'orizzonte, non temere, come Pansy, le cose per loro
due si sistemeranno ben presto... ^^ Bax bax!
Kira, sisSly! Immaginavo che Phil e Luigi ti sarebbero
piaciuti, sei o non sei fan del detto 'gli opposti si attraggono'? Più opposti
di così... no, ritratto, ci sono persone più opposte di così, ma non dico nulla
perchè altrimenti comincerai a spoilerare e NON mi farebbe bene alla salute! Su
tesoro, aspetto con impazienza il tuo spin off! *.* Bax bax!
Chase, quanto hai ragione a proposito dei Campi Elisi! XD
Tom proprio non ci starebbe bene, circondato da tutti quei fiorellini, preferisce
tenerseli buoni per quando vede Harry! XD Mi dispiace che tu non possa leggere
gli spin off ma se vuoi posso spedirteli via mail, dimmi tu! Bax bax!
Elanor, seconda padrona, benvenuta! ^^ Davvero
parteciperai agli spin off? *.* (Lay con le stelline al posto degli occhi)
Davverodavverodavvero? Guarda che io ci conto! u.u
Tornando alla fic in sè e per sè: esattamente, tutti questi
capitoli di transizione sono tutti sulla scia del 'Sul...' (e non c'entra
nulla), grazie per avermi avvertita dell'immensa svista al prequel, volevo
scriverci un'altra cosa e poi ho cancellato all'ultimo momento così proprio non
sono riuscita a correggere! -.- La coppia 'EH?' tornerà a tormentare i tuoi
sogni (seee) in un futuro nemmeno molto prossimo...
Ti confesso che ANCHE io avevo scordato che per Harry
sarebbe stato il primo incontro con la famiglia Weasley dopo la sua fuga...
(sei una prima padrona pessima! ndElanor) (-.- su, dai, sono sviste che
capitano... chissà come mai me ne capitano così tante... ndLay) (ecco, appunto
ndElanor) A Phil piace un altro tipo di persone... ma questo lo svelerà più
avanti lui, quando finalmente ci rivelerà CHE cosa diamine è... (PassaIlBazuca!
ndPhil) (non era passaparola? ndElanor) (no, ma lui si riferisce al nuovo
programma tv che sta conducendo: PassaIlBazuka ndLay) (fammi indovinare, come
letterina c'è Ginny? ^^'' ndElanor) (no, è una Sagomina, se sbagli la risposta
le devi sparare! XD ndLay) (sei diabolica... ndElanor) (Tiger, perchè non
partecipi al mio nuovo programma? ndLay) Tu non hai idea di quanto Luigi e
Philius siano diversi, e uguali! XD Eheheh Bax bax
Metis, oh, quando compivi gli anni? ^//^ Se lo sapevo..
accidenti!
Ehm, come detto prima non mi esprimo per quanto riguarda
Tom e il suo possibile futuro predetto da Emilia... Bax bax!
MORFEa, mia carissima Je, sono lieta che ti sia piaciuto
così tanto. ^^ Si prevedono tempi bui per i nostri due beniamini... non lo dico
io, lo dice la sfera di cristallo! (e vabbè, anche un po' io... ma è tutto
relativo!)
Sì, Harry è stato allenato sia da Altair sia da Tom: il suo
effettivo potere lo svelerò più avanti, quando le cose cominceranno a
precipitare, uno di questi intanto è la magia innata che gli ha permesso di
legarsi a Nixie. Per ora non ci sono stati duelli nè battaglie ma in futuro si
scopriranno non soltanto gli assi nascosti di Harry, ma anche quelli di altre
persone. Bene o male. Chissà.
Bax bax!
ysal pax, una delle poche dunque! XD
Remus tornerà alla rivalsa, eheheh... credo... boh.. O.ò No, dai scherzo! XD Lo
so, Luigi doveva essere il classico bello-e-impossibile, peccato che COME al
solito ho cambiato idea anche su di lui e ora è diventato
bello-sì-ma-impegnato. XD Bax
bax!
Mistica, moglie! ^.* E' stata un'opera d'arte, amour! come
si poteva dubitarne?? ^^ Bax bax!
Potere ai Panda, che meravigliosamente lunga
recensione mi hai lasciato! *.* Me onorata!
Per il sottotitolo sottoscrivo in pieno... u.u Sarà che io
al mattino ho tanti di quei pensieri in testa che a malapena riesco a sentirmi
imbambolata... ma Riddle doveva essere cadere in quel momento chiamato 'gorgo
delle seghe mentali'...! XD Mah!
Hai c'entrato alla perfezione il primo snodo problematico:
come comportarsi con quello che fino a poco tempo prima era solo un amico
(definiamo il concetto di 'amico' per Riddle! ... No, meglio di no, scriverei
un papiro! XD)? Riddle ci pensa anche adesso in questo capitolo, pensa un po'!
^^ (meraviglioso l'indirizzo del Neurone di Harry! *.*)
Spezzo una lancia in favore dei gemelli: il loro
comportamento è stato alquanto deludente nello scorso capitolo, ma guardando i
loro trascorsi, il loro continuo appellarsi all'odio sviscerale nei confronti
dei Serpeverde (e Pansy in testa assieme a Malfoy e Flitt) era impensabile che
dessero a Pansy una pacca sulla spalla senza troppe riserve, accogliendola
immediatamente.
Loro frequentarono Hogwarts ai tempi ancora della vecchia
faida, nonostante il loro comportamento scherzoso e divertente c'è da dire che
nei loro sette anni trascorsi a scuola non hanno mai fatto nulla per
coinvolgere anche i Serpeverde. Comprensibile, è vero. Ma è il loro carattere.
La fedeltà per un'amicizia è una caratteristica Grifondoro e qualche riserva
nel vedere un'intrusa' assieme al fratello, Harry e Hermione, tantopiù una ex
Serpeverde, doveva esserci, visto e considerata la famiglia da dove provengono.
Comunque, da buoni Grifondoro e da buoni gemelli Weasley - un nome, un
programma! XD - l'hanno comunque accettata.
Hai capito alla perfezione l'immagine che volevo dare di
Draco Malfoy: sì, doveva essere più 'umanizzata' e qualcuno potrebbe anche
chiamarla 'immagine sbiadita del vero Draco Malfoy' ma è tutto un effetto
voluto. O in parte, almeno.
La cosa fondamentale è riuscire a trasmettere la sua
immagine di adolescente che ha appena perso tutte le certezze della sua
esistenza. Ma rinascerà, non preoccuparti. E avrà anche una sua parte.
Concordo anche per la meravigliosa coppia di odiosi
Ginny/Zacharias che odio ferocemente! u.u
Silente... eh, il caro e soprattutto vecchio (il nocciolo
della questione sta qui!) preside si sente un po' messo da parte: Harry è
cresciuto, sta acquistando quella fama che un tempo fu di Silente, e Silente,
il mentore, che cosa può fare mentre vede tutto ciò che ha tentato di costruire
gli sta scivolando via? Agisce, ovvio. Per dimostrare qualcosa.
E qualcosa purtroppo lo dimostrerà.
Bax bax, ti ringrazio per la recensione, la tua analisi
attenta è ammirevole oltre che piacevole! *.*
mel91, beh, qualche giorno lo passeranno in tranquillità,
non temere... XD E Philius... uhm, pazienta ancora un poco e si svelerà per
quello che realmente è! Bax bax!
gokychan, mia carissima, mi odi se ti
dico.. sorpresa!? ^^ Bax bax!
DJKIKA, spero che il nuovo aggiornamento di OTH ti sia
piaciuto! XD Non preoccuparti nemmeno per la tua assenza, posso capire, e
nemmeno io sono una campionessa di puntualità! XD Bax bax!
briciola88, molto felice che ti sia
piaciuta fin dai primi capitoli, e non preoccuparti per le recensioni! XD Hai
detto bene... siamo ancora all'inizio! XD Bax bax!
Nal, non temere, neanche io ho molto tempo a
disposizione! ç.ç (ma non siamo d'estateeeeee??) *____* Davvero ci farai un
pensierino anche per lo spin off? Oh, mi farai contenta, contentissima, così
contenta che... non so nemmeno io! ç///ç Bax bax!
LadyVoldemort, che onore riaverti qui! ^^ Oh,
sono felicissima che ti sia piaciuto il capitolo della dichiarazione (uno dei
più difficili al postaggio.. avevo il terrore del linciaggio! -.-) Grazie anche
per la recensione che hai lasciato a 'Heartbeat', me veramente molto commossa!
^//^
Altair... questo personaggio sarà piuttosto importante in
futuro, meglio tenerla d'occhio! XD Bax
bax!
ziz, la reazione dello zio Voldie? Uhm, pazienta ancora
un poco carissima e la vedrai! XD ti è davvero piaciuta così tanto la coppia
Luigi/Phil (sottoscrivo per il cognome a Luigi! XD) Bax bax!
Black_Pill, che onore! ^//^
Grazie! Sì, ammetto che adoro sapere le teorie dei lettori su quanto riguarda
la fic, ma i colpi di scena sono la cosa che ammiro di più nei libri, quindi ho
cercato di crearne qualcuno anche qui, nelle fic... XD Anche tu ammiratrice
della coppia Ron/Pansy? Inaspettatamente è una coppia che sto davvero ammirando
molto ma molto anche io! XD Eheheh
Draco? Non preoccuparti per il biondino, se la sa cavare e
poi... sorge il sole all'orizzonte per lui! XD Bax bax... spero in un tuo altro
parere!
Grazie a Mimi88, sara, ragazza interrotta,
haley, millie, NamiTheNavigator, baby, SATANABAAAM,
empire, Captain.
Tutti coloro che commentano si meriterebbero un monumento!
Grazie anche a coloro che leggono!
Commentate... vero?
Miss