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Autore: Cataclysm    12/12/2012    1 recensioni
"Sono Chris, ma il mio nome non vi dirà mai nulla su di me, come non lo faranno i miei capelli stinti o le mie camicie a quadri.
Mi piacerebbe potervi dire di essere un ragazzo come tanti, ma non voglio mentirvi."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Presi qualcosa di commestibile al take away all’angolo, mentre tornavo a casa.
Ormai avevo perso qualsiasi speranza su una cena in famiglia; Anne era quasi sicuramente già chiusa in camera sua a scopare con chissà quale degenerato conosciuto in quel posto squallido in cui lavorava.
Anne. Anne era mia madre, convinta che il solo fatto di avermi messo al mondo l’avrebbe resa una madre modello; era una donna ignorante, che se la spassava ogni giorno con un uomo diverso, mentre io sgobbavo per pagarle gli alcolici e le sigarette che non erano mai abbastanza. Diceva che se non avrei iniziato a darmi da fare già da giovane sarei finito a lavorare in quel posto squallido anche io, e perché no, avrei continuato anche la sua carriera da puttana.
Non avevo mai dato molto peso alle sue parole, la maggior parte delle volte che provava a farmi da madre aveva sempre bevuto qualche b̶i̶c̶c̶h̶i̶e̶r̶e bottiglia di troppo.
Ma davvero ero destinato ad una vita vuota come la sua?
Davvero sarei diventato come la persona che odiavo di più in questo schifo di mondo?
 
Mangiai velocemente e mi chiusi in camera.
Misi su uno di quei vinili che ero riuscito a comprarmi risparmiando da mesi il trenta percento che mi spettava del mio stipendio.
Iniziavo a chiedermi perché continuassi a darle i miei soldi, forse ero davvero un deficiente, come diceva lei.
Sentii bussare la porta.
“Sarà un altro che scambia la mia camera per il cesso” pensai.
Ma al contrario di quanto mi aspettassi, era Eric, il mio migliore amico, o meglio, l’unica persona con cui riuscivo ad avere un dialogo.
“Come mai da questi parti?”
“Come mai non ti presenti a scuola da una settimana?” ribattè, sedendosi sul mio letto.
“Sono stato occupato con il lavoro” dissi chiudendo la porta e sedendomi al suo fianco “Una certa Emily è andata non-so-dove a trovare non-so-chi e serviva qualcuno che lavorasse di mattina”.
“Lavorerai anche la prossima settimana di mattina?”.
Feci cenno di ‘no’, e lui si fece scappare un sorriso.
Cacciò dalla tasca un pacco di sigarette, ed uscì di casa per andarsene a fumare una.
Lo seguii.
Eric non rappresentava lo stereotipo del solito migliore amico, se ne fotteva di come stessi, di come andassero le cose in famiglia o di come andassi a scuola; diceva che passare del tempo con me era come prendere una boccata d’aria fresca da tutta quella gente piatta che c’era in giro, nient’altro.
Ed io non potevo chiedere di meglio, perché i cazzi miei non avevo intenzione di raccontarli a nessuno.
Mi passò una sigaretta e ci sedemmo sulla gradinata del portico.
Commentammo a vanvera i nuovi cd che avevano messo sul mercato, finché non arrivammo ai filtri.
“Domani salto scuola” sospirò, alzandosi “e tu vieni con me.”
  
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