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Autore: _ForeverYoung    12/12/2012    3 recensioni
E poi farei con te, come con le fragole..
-Sai cosa credo? Credo siamo sbagliati, intendo io e te..- teneva lo sguardo basso, Harry. Le iridi verdi accese dal riverbero pallido della luna, affacciata sulle acque salmastre del lago.
Il vento ghiacciato di Dicembre sferzava il pelo dell’acqua, imprigionando nella sua scia, gocce d’acqua dolce e foglie fradicie; Harry si strinse nel cappotto, in attesa di una risposta, forse di una rassicurazione.
Grace abbozzò un sorriso leggero, increspando appena le labbra. Tra le dita stringeva convulsamente quel braccialetto rosa caramella, trovato nell’Happy-Meal, mentre le pupille scure rimbalzavano sulle pieghe del costoso vestito che indossava.
-È buffo..- Quandò finalmente trovò la forza di parlare, si accorse che la voce le tremava. Lei sempre così fiera, altera.. Harry invece la disarmava ogni volta, era l’unico in grado di riuscirci. -Tu invece riesci a farmi sentire giusta Harry, giusta per te, non per il mondo-.
Harry tacque, ma allungò una mano a coprire quella della ragazza seduta accando a lui sorridendo piano. Grace era fatta così, sapeva sempre tutto, prima di lui, ed in un assurdo, e contorto modo, gli stava insegnando il modo giusto di vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
-Meno male che ci sei-

 
 
Quando le lacrime si versano sul tuo viso,
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare,
quando ami qualcuno ma tutto va perduto..

Potrebbe andar peggio?
Le luci ti guideranno a casa,
e accenderanno le tue ossa.

Ed io, proverò a rimetterti apposto;
Fix You - Coldplay


 
-Sei troppo grande per le stelle fluorescenti sul soffitto, Gracie!-
Grace arricciò le labbra, in totale disappunto. Liam se ne stava riverso supino sul suo letto da una piazza e mezzo, le braccia incrociate dietro al collo e gli occhi scuri rivolti al soffitto bianco della stanza di Grace. Fissava le stelle, quelle fluorescenti che Jamie l’aveva aiutata a sistemare.
-Ce le ha messe Jamie, me le ha fatte sistemare come una costellazione vera, mi pare che l’abbia chiamata.. Asterismo- Spiegò la ragazza, lasciandosi sprofondare sul piumone celeste, accanto al suo migliore amico.
Lui continuò a fissarle, le iridi intente a decifrare quegli astri appena visibili, colpa dell’abat-jour accesa sul comodino, e della luce azzurrina del tramonto, filtrante dalle tapparelle abbassate. -E quale hai scelto?- Chiese poi, dopo un silenzio denso di pensieri. Di stelle ne aveva sempre capito ben poco, spesso si ritrovava a fissare il cielo senza capirci niente.
Grace si morse le labbra, concentrandosi, un attimo prima di rispondere, -il triangolo invernale..-.
Liam corruccò lo sguardo, voltandosi verso di lei -il tri.. cosa?-.
La ragazza sorrise, arcuando le labbra in un sorriso un po’ stonato, poi si sporse verso la lampada accesa sopra al comodino, poggiandosi al torace di Liam. Era abituata a stargli addosso, abbracciarlo, o anche solamente a tenerlo per mano, aveva imparato sin da piccola che tutte le cose belle, erano anche difficili da afferrare, e lei viveva nella paura costante che Liam potesse sfuggirgli dalle dita.
Spense la luce, lasciando che le pareti verdi acqua si tingessero di grigio, -Ecco, adesso lo vedi? Bastava spegnere la luce..-.
Liam strizzò le palpebre, adattandole alla penombra. Si, adesso lo vedeva; l’intero soffitto appariva ricoperto da scintillanti punti di luce, posizionati in perfetta simmetria nella volta della stanza, che visto da quel letto non sembrava poi così tanto differente dall’universo, quello vero. Sentiva le stelle tra i capelli, e aveva come l’impressione che sarebbe bastato tendere le braccia verso l’alto, per poterne acciuffare qualcuna.
Grace gli si sdraiò accanto, la testa premuta contro quella di Liam, i riflessi scuri dei sui capelli lunghi, contro la tonalità miele del ragazzo, e la gamba sinistra appoggiata sopra alla sua. –Allora, la vedi quella?- Ce n’era una che sembrava più grande delle altre, e Grace la indicò, allungando l’indice al soffitto.
-Si chiama Sirio, e.. vedi che è più grande delle altre?- Il ragazzo annuì, attento. Un sorriso stupito a dipingergli le labbra di meraviglia.
-In gergo astronomico le stelle come quella, prendono il nome di nane bianche, ed emanano una strana luce azzurrina. Ma osservate con il telescopio sono tutta un’altra cosa..- Spiegò, gonfiando appena le guance, tanto era imbarazzata. Grace sapeva un sacco di cose, ma raccontarle le suscitava ogni volta un assurdo moto di vergogna, era ridicola, ma detestava apparire troppo.. intelligente. Forse era colpa di Tina, la madre, che fin da piccola, non aveva fatto altro che ripeterle quanto lei, e tutte le sue passioni fossero.. stupide.
Sei una stupida Grace, soltanto una stupida ragazzina.
E lei aveva finito per crederci davvero.
-E quella invece?- Liam richiamò a se, l’attenzione di Grace. Ogni tanto si smarriva tra i pensieri, in mezzo ai suoi fantasmi, ed il ragazzo soffriva assieme a lei, nel vederla così apatica e scostante, così.. rassegnata ad un vita amara, inconsistente, che la portava ad isolarsi nella sua ermetica torre d’avorio.
-Quella è Betelgeuse..- spiegò la mora, indirizzando le iridi castane, verso il punto indicatogli da Liam. Liam che la salvava sempre, che la rimetteva assieme ogni volta che andava in pezzi.
-Ed è una gigante rossa, per via dell’intenso colore rossastro che emana.. E invece quella..- afferrò la mano del ragazzo steso al suo fianco, e la portò poco distante dal centro delle altre due stelle descritte in precedenza, -Quella è Procione, che fa parte della costellazione del cane minore. Unite tutte e tre le stelle, formano il triangolo invernale, in mezzo al quale risiede la costellazione dell’Unicorno- Terminò soddisfatta, le guance ancora imporporate da un leggero strato di vergogna, la mano stretta ancora attorno a quella di Liam.
Liam che continuava a spostare lo sguardo da lei, alla costellazione del cavallo alato che gli aveva insegnato a riconoscere. Pegaso, aveva scelto l’unicorno, la sua Gracie, forse perchè proprio come quel cavallo alato, anche lei sognava di spiccare il volo, lontana dalla cattiveria della madre, e dai pregiudizi della gente.E un giorno, era sicuro che ce l’avrebbe fatta e lui.. Lui l’avrebbe seguita, erano indivisibili loro due, assieme. Come i Power Rangers.
-Allora..  Quale hai detto che è Sirius, quella? E l’altra com’è che si chiamava.. Orsetto lavatore?- chiese Liam, ostentando serietà. Aveva compreso perfettamente la sua spiegazione, era impossibile non imparare qualcosa da Grace, ma farle saltare i nervi era.. decisamente divertente.
Grace ridacchiò divertita, -Idiota, Sirio! Sirius era il padrino di Harry Potter.. E sappi che è la stella più brillante dell’intero sistema solare-, sentenziò.
La più brillante.. Si, proprio come i suoi occhi in quel momento.
-E l’altra è Procione, ignorante- Terminò, un’alone di soddisfazione impresso sulle sue labbra rosse.
-Come sei suscettibile testolina buffa..- la schernì il ragazzo, scompigliandole i capelli scuri, -E poi guarda che c’ero andato vicino!-.
 -Certo, l’importante è esserne convinto-.
-Da quando fai queste battute di spirito? Hai per caso trovato nel vocabolario, la voce: senso dell’umorismo?-.
Grace lo fissò oltraggiata, -Si, è stato facile, stava proprio accanto alla voce: idiota-.
Liam si lasciò sfuggire una risata, poi dispettoso schiacciò il naso arricciato di disappunto di Grace, con la punta del suo indice. -Sapevo che l’avresti detto-, constatò convinto.
La bocca di Grace si distorse in una smorfia crucciata, -Smettila di prendermi in giro solo perchè mi piacciono le stelle- mugugnò gonfiando le guance, le succedeva sempre quando s’imbarazzava.
Liam si lasciò sfuggire un sorriso, uno vero, senza traccia di scherno, uno di quelli che gli mangiavano le labbra, e persino gli occhi. -Scusami Gracie, stavo scherzando, lo sai..- Lo sapeva, giusto? La pragmatica Grace sapeva sempre tutto.
-Si che lo so, pezzo di idiota!- ridacchiò Grace, un attimo prima di saltargli addosso e compromettergli almeno quattro costole. Oh, poco importava, ne aveva ancora un sacco..
Liam trattenne un lamento soffocato, ma non disse niente, le piaceva sentirla.. vicina. Vicina e basta, accontentandosi di rubarle di tanto in tanto gocce di quell’odore di bambina che non aveva mai smesso d’impregnarle la pelle, a volte depredandola di sorrisi stonati e un po’ infantili, altre ancora sottraendo pillole di vita alle sue iridi buie, prendendo ad immaginarsi un futuro che forse non ci sarebbe mai stato.
Non sapeva come chiamare quell’inossidabile legame che aveva con Grace, qualcosa d’indissolubile che prescindeva da tutto il resto. Grace era la sua migliore amica, era sua sorella, era.. amore. Era tutte e tre le cose messe assieme, perchè una come lei non potevi rilegarla all’interno di una qualsiasi scialba categoria.
Grace era tutto il suo mondo, ciò che gli s’imprimeva sulle iridi ogni volta che chiudeva gli occhi, e ciò che ogni singolo giorno lo spingeva a riaprire le palpebre, e sorridere ad una nuova alba.
Grace c’era sempre, da sempre.
Si, era tutto il suo mondo. Ma quello di Grace? Liam da anni sperava che presto la ragazza si sarebbe accorta di averlo a portata di mano, proprio come in quell’istante.
Le sarebbe bastato allungare le dita, e non l’avrebbe lasciata più andare.
 
-E comunque la costellazione del Triangolo che hai scelto, è bellissima..- Quando Liam tornò a parlare, la voce gli tremava appena. Aveva il volto di Grace riverso sul torace, e le dita attorcigliate attorno ad un groviglio di capelli scuri. Quel profumo di shampo e di bambina, gli dava le vertigini.
Grace spalancò una sola palpebra, Liam era.. morbido e adorava addormentarglisi addosso; spesso scherzando lo definiva la sua camomilla naturale, ed era vero. Grace dormiva pochissimo di notte, tormentata da incubi e fantasmi ancestrali di un passato non abbastanza lontano, per poterlo accantonare. E Liam era l’unico in grado di sconfiggere i suoi spettri, permettendole di chiudere gli occhi serena, senza la paura di un risveglio allucinato.
-E’ un Asterismo- Gli ricordò sagace, gli occhi assonnati, le palpebre pesanti di languore.
Liam ridacchiò, assottigliando le labbra, facendole quasi scomparire. Lui era fatto così, ogni volta gli sorrideva l’intera faccia. –Giusto, perdona la mia ignoranza piccola Eistain-.
Grace sbuffò, accoccolandosi meglio nell’incavo della sua ascella. La pelle di Liam profumava d’infanzia, di corse a perdifiato tra le distese erbose poco vicine ad Holmes Chapel, di ciliegie succose, rubate sotto al sole di Giugno. Liam era la sua casa.
-Beh.. Stare a contatto per così tanto tempo con un piccolo genio, da i suoi frutti!-.
Liam gonfiò il petto, se avesse avuto a portata di mano un ventaglio, avrebbe improvvisato una ruota, proprio come un pavone. -Grazie, non merito tutti questi complimenti-.
Grace storse il naso, poi le labbra e infine scoppiò a ridere, pizzicandogli le costole attraverso la felpa, -mi riferivo a James, idiota-.
 
-Insomma.. Che facciamo stasera?- Una versione felina di Grace si stiracchiò, contorcendosi sul letto, improvvisando un buffo risveglio muscolare. Aveva sonnecchiato tutto il pomeriggio approfittando del torace di Liam, e aveva decisamente bisogno di almeno un paio di minuti per riattivare la connessione con il mondo esterno.
-Come?- biascicò infatti, sbadigliando sonoramente, aveva braccia e gambe ancora intorpidite.
Liam le scostò una ciocca di capelli dal viso, sorridendo divertito. Aveva dei capelli impossibili appena sveglia, e la matita nera messa probabilmente quella mattina, le aveva raggiunto le guance, sembrava un cucciolo di panda trapiantato per caso nel Cheshire.
-Massì! Insomma stare qui sdraiata sul letto ad ascoltare musica arrabbiata, non mi sembra un buon programma..- constatò, sprofondando sul piumone poco distante da lei.
-Io non ascolto musica arrabbiata!-.
Liam alzò un sopracciglio, le bugie non le sapeva proprio dire. Poi allungò il braccio destro sul comodino, per afferrare il telecomando dello stereo. Si accese all’istante in un sibilo metallico, ed in meno di un secondo iniziò a riprodurre l’ultima canzone programmata prima dello spegnimento.
E Liam prese a cantarla a squarcigola.-I’m a bitch, i’m a loveeeeeeer!-.
Era una vecchia canzone di Alanis Morisettes, che aveva ritrovato in uno dei cd masterizzati da Liam, che alla ragazza dava una carica incredibile. Musica arrabbiata, appunto, ma non l’avrebbe ammesso, neanche sotto tortura.
-Smettila idiota.. Finirà per sentirti l’intero quartiere!- Brontolò Grace, cercando di strappargli il telecomando, che utilizzava come microfono improvvisato.
-Solo se ammetti l’evidenza!- strillò Liam, piccato, senza mollare la presa.
-No!-.
Liam s’interruppe, alzando le spalle con non curanza, -Come vuoi..- e poi alzò il volume, sfidando la barriera del suono. A quanti decibel iniziavano a sanguinare i timpani? Grace ricordava attorno ai centoventi.
-I'm a child, I'm a mother. I'm a sinner, I'm a saint. I do not feel ashamed. I'm your hell, I'm your dreaaaaaaam!-
-Smettila!-.
Liam interruppe la canzone, premendo il tasto di break, continuando però a poggiare l’indice sul quadratino di gomma, pronto a ricominciare. -Qual’è la parola magica?-.
Grace finse di pensarci su, -idiota-.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, e poi spalancò le labbra, mostrandole tonsille e corde vocali in procinto di condannarla all’utilizzo a vita dell’apparecchio acustico. -Va bene, va bene, va bene.. Hai ragione tu. Ascolto musica arrabbiata! Ma smettila prima che i vicini chiamino gli assistenti sociali per portarmi via Jamie!- Strepitò Grace, precipitandosi a tappargli la bocca con l’intero palmo della mano. Il suo migliore amico era un deficente, e aveva una voce meravigliosa quando non dava prova della sua idiozia.
Liam annaspò, contorcendosi tra le sue mani, forse in cerca d’aria. –Se ti lascio andare, mi giuri che smetti di comportarti da idiota?- annuì convinto, agitando le braccia in segno di resa.
Grace strinse maggiormente la presa, ignorando la sfumatura violacea comparsa sulle guance di Liam, -Prometti che rispetterai il giuramento!- gli intimò, -Pena sognare ogni notte, per il resto della tua vita, di trasformarti in un budino al cioccolato, circondato da un esercito di cucchiai pronti a divorarti!- precisò sadica, improvvisando una personale interpretazione dell’inferno dantesco, una rivisitazione della legge del contrappasso.
Il ragazzò annuì, gli occhi lucidi, aveva una paura assurda dei cucchiai che Grace non era mai riuscita a comprendere. -Bravo bambino..- E finalmente lo lasciò andare, salvo poi saltargli sul torace a cavalcioni, e stritolargli le guance, pizzicandogliele con le dita.
-Volevi uccidermi? Sai che danno l’ergastolo per reati come questo?-.
Grace sbuffò, rotolando di nuovo sul letto. -Esagerato.. Come shei shushettibile!- Ridacchiò divertita, in una buffa imitazione del lemure Scritch, dell’Era Glaciale.
Liam scoppiò a ridere, seguito a ruota dalla ragazza. Grace non aveva un così spiccato senso dell’umorismo, anzi non ce l’aveva per niente, era una frana nel raccontare barzellette ed una perfetta tonta quando si trattava di capirle, ma era bello sentirla ridere di gusto, felice, senza le solite barriere per una volta.
Erano momenti rari, preziosi, che Liam teneva stretti stretti, preziosi desideri da custodire dentro di se.
-Dai scegli tu un cd decente. Tanto dove stanno lo sai..- Grace indicò la mensola accanto allo stereo, -E poi son quasi tutti tuoi-.
Liam scosse il volto, divertito, poi si alzò dirigendosi verso i suoi cd, -Non hai proprio chiaro il concetto di prestito, tu. Prova a cercarlo nel codice civile, o su Wikipedia, piccola Eistain!-.
Grace arrossì, le labbra ancora imbrattate di un sorriso che non se ne andava più.
Si avvicinò al ragazzo, che voltato di spalle frugava tra le varie copertine masterizzate, The big One degli Aereosmith, la scelta sembrava esser ricaduta su quell’album.
-Ma ciò che è tuo, è mio- mormorò senza pensarci, senza riflettere sul significato implicito che il ragazzo avrebbe potuto attribuire a quelle parole. Poi gli saltò sulle spalle, ridendo, e allacciandogli le braccia attorno al collo, troppo impegnata a reggersi in precario equilibrio al dorso di Liam, per prestare attenzione all’accelerazione del battito cardiaco del ragazzo che aveva raggiunto picchi più elevati della Borsa del Loids of London alla City.
Liam allungò le mani a coprire le dita calde di Grace, e le strinse, lei era sempre calda, aveva l’Estate dentro di se. E poi si concesse un lungo sorriso, un po’ nascosto, un po’ imbarazzato, uno di quei sorrisi sghembi che riservava a lei soltanto.
-Si, ciò che è mio, è tuo-.
E intanto le note di Crazy degli Aereosmith si propagavano nella stanza, ricordando costantemente a Liam quanto fosse pazzo di quella ragazza.
 
-Sei strana oggi..- Constatò Liam, -Più del del solito intendo- la voce flebile, appena udibile in mezzo alle note di una canzone da ascoltare e riascoltare.
Grace era spenta, vuota, e Liam se ne era accorto da settimane, forse mesi, ma non aveva mai trovato il coraggio di affrontare apertamente l’argomento con lei; le carte ancora in gioco, da scoprire, erano troppe e forse preferiva non saperla, la verità. La verità gli faceva paura, proprio a lui, che non lo spaventava mai niente. Se non i cucchiai, ma quella era tutta un’altra storia.
-Va tutto bene-, lo rassicurò Grace, un sorriso leggero a dipingerle le labbra, -Sono solo un po’ stanca..- Certo era solo stanca, la St Sebasthian era impegnativa e lei doveva ancora ambientarsi.. Erano più di tre anni che gli rifilava sempre la stessa scusa, cambiando di tanto in tanto aggettivo e sostantivo, ma il succo era sempre lo stesso.
Liam sforzò una smorfia comprensiva, -Magari ci ordiamo un paio di pizze, e restiamo a casa a vedere un film..- propose, cercando di apparire convinto. In realtà lo era, a lui andava bene sempre tutto, non aveva mai pretese assurde oppure esagerate, l’importante era stare con Grace. Accanto a lei era tutto.. speciale, anche una semplice serata pizza e film trascorsa sul divano.
-A dire la verità non ho molta fam..- abbozzò Grace, un istante prima di essere interrotta dalla voce severa di Liam.
-Da quanto non consumi un pasto decente, Grace?- Grace, l’aveva chiamata Grace. Non Gracie, o il Testolina Buffa che lei detesta, ma il suo nome di battesimo per intero, e Liam non lo faceva mai, tranne che per rimproverarla.
-Da oggi a pranzo-. Intendeva il pranzo della mensa, quello che aveva gettato nel primo cestino capitatole daventi, per poi rintanarsi in biblioteca assieme al suo Ipod e alla sua copia malridotta de Il giardino segreto, uno dei suoi libri preferiti.
-Bugia.- Sentenziò il ragazzo, le pupille scure ad incendiare quelle di Grace.
-Scusa, papà. Ma è tutto sotto controllo, non preoccuparti- La ragazza accennò un sorriso timido. La situazione non era affatto sotto controllo, Grace aveva sempre avuto non pochi problemi con il cibo, ed erano peggiorati con la morte della nonna materna, avvenuta più di quattro anni fa. Assieme a lei se ne era andata anche una parte di Grace, e per mesi la ragazza non era riuscita a toccare niente, c’erano volute le insistenze di Liam, del fratellino e persino della madre del castano per riuscire a farle risalire l’abisso nel quale sembrava sprofondata.
Liam non voleva che ci ricascasse, lei era così.. bella.
-Sai perchè mi preoccupo così tanto, Grace. Non prendermi in giro- Le ricordò, la mano stretta attorno alle piccole dita di Grace, che tremavano appena.
Grace sospirò, Liam aveva sempre ragione. -Usciamo dai!- Propose alla fine.
-Non cambiare discorso, per favore..-, ma la ragazza lo interruppe nuovamente.
-No, ho voglia di uscire. Andiamo a mangiarla fuori la pizza?- Sbattè le ciglia almeno un centinaio di volte, le iridi scure accese di un ilarità infantile che facevano impazzire Liam.
-Gracie..- Quando la chiamava così, aveva già vinto.
-Va bene, ma la pizza te la scelgo io. Non pensare di cavartela con una margherita!-.
Grace sorrise, ed avvicinandosi al ragazzo gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
Stava raccattando una felpa grigio topo dal pavimento, la sua preferita, pronta ad indossarla quando si decise a richiamarlo. –Lilo?-
Il ragazzo alzò il viso dal cuscino, divertito da quel buffo soprannome che Grace gli aveva affibbiato quando erano ancora dei bambini. –Che c’è?-.
-Niente-.
-Come niente?-.
Grave ridacchiò imbarazzata, rischiando d’incastrarsi con la testa nel collo della felpa. –Niente, solo.. Meno male che ci sei-.
Il sorriso che Liam le rivolse un istante dopo, poi illuminò tutto il resto.
 
-Mi dispiace, ma siamo al completo..-.
Liam aveva scelto lo Spaghetto, probabilmente perchè si trattava dell’unica pizzeria decente ad Holmes Chapel nel raggio di almeno quindici kilometri, e proprio in base a questa tesi, era quasi sempre piena. L’unica alternativa era il Rat, una sottospecie di Pub, più simile ad una bettola di seconda mano per camionisti, che ad un locale.
Grace guardò contrita il cameriere, ticchettando le dita laccate di un buffo rosa caramella sul bancone d’ingresso. Era entrata da sola, mentre Liam cercava parcheggio per prenotare per tempo un tavolo, ma a quanto pareva non era bastato.
-Ne è sicuro? Ci basta un.. un angolino. Va bene anche vicino alla cucina, o vicino al bagno, oppure..-.
Il cameriere scosse la testa dispiaciuto, e lievemente intenerito dalla cupa espressione di Grace. Non che la ragazza provasse chissà quale smania di mangiare da Spaghetto, ma fuori faceva un freddo cane e non aveva nessuna voglia di riuscire fuori e girovagare al freddo alla ricerca di un altro posto decente in cui mangiare. E poi le sembrava di sentire lo stomaco di Liam brontolare sino da lì.
-Sicuro, sicuro, sicuro?- Chiese ancora, la voce melliflua, un tono civettuolo che non le si addiceva per niente; pure perchè quel cameriere era brutto, calvo, e sicuramente più che quarantenne. Difficile che si facesse irretire.
Difatti sorrise divertito, -Mi dispiace, ma l’ultimo tavolo disponibile è stato occupato proprio cinque minuti fa..- ed indicò un piccolo tavolinetto centrale, corredato da tovaglietta a scacchi bianca e rossa, e candela accesa. Quel posto sembrava uscito da Lilli e il Vagabondo, chissà se a fine pasto regalavano pure la famosa polpetta da portare a casa come souvenir.
Grace storse il naso osservando la figura bionda seduta sulla sedia di vimini, Marylane. Marylaine, migliore amica di Marybeth e Maryanne, conosciute anagraficamente come le Figlie di Satana e portatrici sane del gene della stupidità. A scuola quelle tre stronze costituivano una specie di Circolo Segreto, come quello dei libri della Smith, con la sola differenza che erano troppo stupide per esercitare chissà quali stregonerie.
Erano ricche, bionde, viziate, bionde, e vestivano rigorosamente griffato. Oltre ad essere bionde, ovviamente. Il loro segno distintivo era un foulard di Hermès che utilizzavano come cerchietto per i capelli, o portavano legato al polso, oppure alla borsa.. Probabilmente erano talmente stupide ed imbottite di ossigeno, da non riuscire neanche a capire che fosse il collo, il porto giusto in cui indossare un foulard. Ah, c’est la vie.
Grace tornò a fissare la megera bionda, l’immancabile foulard terminante in un fiocco a racchiuderle i capelli, ed un orribile collo di pelliccia che probabilmente doveva aver comportato l’estinzione dei cincillà, avvolto attorno al collo. Le gambe fasciate da un paio d’improbabile leggins in pelle pitonata, e le ginocchia accavallate in posa sensuale, neanche fosse Kim Basinger e stesse improvvisando una mossa di Basic Istincts. Stonava terribilmente all’interno di quella cornice calda ed accogliente che era lo Spaghetto.
Il posto accanto a lei era vuoto, ma c’era un giaccone appoggiato allo schienale della sedia, e Grace si ritrovò a sogghignare pensando a chi potesse essere tanto rincitrullito da decidersi ad invitare ad uscire una delle malefiche. Chiunque fosse lo sfortunato cavaliere aveva tutta la sua stima e.. comprensione, e ce ne voleva tanta per riuscire a sopportare l’ego smisurato di Marylane.
Grace stava ancora ridacchiando, pronta a scusarsi con il cameriere, che non aveva smesso neanche per un istante di fissarla, neanche fosse uscita dritta dritta da una sit-com, quando due cose accaddero contemporaneamente.
Il campanello posto all’ingresso trillò, mostrando un trafelato ed infreddolito Liam farsi strada nel piccolo corridoio di legno scricchiolante, ansioso di gustare una pizza stra-farcita. E nello stesso istante la porta di ciliegio del bagno adiacente alla sala si spalancò, rivelando l’identità dello sfortunato accompagnatore di Marylane.
Il ragazzo indossava una polo scura, blu notte, sotto ad un cardigan più chiaro, un paio di pantaloni color cachi e degli stivaletti marroni. Grace deglutì, prendendosi tutto il tempo necessario per imprimersi bene nella mente ogni dettaglio dell’abbigliamento del giovane. Non che le importasse particolarmente il colore della cinta, marrone, ma i suoi occhi si rifiutavano di alzare lo sguardo e soffermarsi sul suo viso.
Non voleva vedere, non voleva assolutamente.
Perchè se solo lo avesse fatto, allora di sarebbe accorta di una massa di disordinati ricci castani, e di un paio di disarmanti occhi verdi intenti a fissarla con stupore, misto a sorpresa.
Gli occhi di Harry, erano gli occhi di Harry quelli. Un Harry che distolse immediatamente lo sguardo da lei, per poi passarle accanto, stando bene attento a non sfiorarla neanche per sbaglio, per dirigersi a passo spedito verso la sua ragaz.. verso Marylane.
Grace strinse la mano di Liam, un gesto istintivo, che imbarazzò il ragazzo più del dovuto.
-Non c’è posto, andiamo via..- disse soltanto, in risposta allo sguardo interrogativo di Liam.
-Gracie..-.
-Portami via da qui, Liam- mormorò ancora.
-Portami via-. 

My Sandpit;
Ok, è passato un sacco di tempo, sono imperdonabile ma ho avuto dei.. problemi, che adesso non sto qui a spiegare.
C'ho messo poco per scrivere questo capitolo, non è proprio come lo volevo io, ma le mie dita hanno preso il sopravvento ed è uscito questo.
Ho deciso di pubblicarlo perchè mi è uscito dal cuore. Magari vi aspettavate altro, più Harry, meno amicizia, ma amo il rapporto di Grace con Liam e penso proprio che questo tema ricorrerà spesso nei capitoli. Sui sentimenti di Liam non mi esprimo, qualcosa avrete capito, qualcosa magari pure frainteso, ma è così che deve essere.
Che dire, grazie se ci siete ancora.
Grazie a chi magari mi legge per la prima volta.
Grazie e basta.
Un bacio=)
  
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