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Autore: Defective Queen    30/06/2007    7 recensioni
«Infatti tu nella scommessa non c’entri…»
«E allora come vuoi che ti aiuti?» domando.Sinceramente non capisco dove voglia arrivare.
«Io devo capire se Lavanda è ancora interessata a me, no?» dice e mi guarda aspettando una risposta.
Annuisco solamente.
«Quale metodo migliore della gelosia, quindi?»
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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“Un Accordo Pericoloso”
Ultimo capitolo
 
 
Harry si schiarisce la voce in un tono un po’ dubbio: «Allora?»
Ron resta zitto in attesa della mia risposta.
«Ho picchiato Lavanda…» mormoro così flebilmente che anche per me è difficile comprendere ciò che ho appena detto.
«Eh?»
«HO PICCHIATO LAVANDA!»
Ops, ho urlato!
 
 
Alzo gli occhi intimorita.
Harry ha un’espressione talmente stupita in volto, che per poco la sua mascella non tocca il pavimento.
Ron, anch’egli sorpreso, mi guarda con un’espressione beffarda in volto.
All’improvviso, un raglio acuto spezza quel silenzio momentaneo.
Altrettanto sorpresa, mi accorgo che quel raglio proviene proprio da Harry il quale se la ride a crepapelle, tenendosi la pancia. Anche Ron ride assieme a lui e io non posso fare a meno di pensare a quanto sia affascinante.
Sbuffo, infastidita per il loro comportamento. Dopo qualche altra risatina, cercano di ricomporsi.
 
«Non ci posso credere!» sghignazza il ragazzo dai folti capelli neri, lanciando un’occhiata al rosso e poi rivolgendosi nuovamente a me.
Io abbasso lo sguardo, imbarazzata. Tutto sommato c’era da aspettarsi questa reazione.
Beh, se per loro tutto questo è divertente, per me non lo è affatto. Il senso di colpa striscia dentro di me e mi sono ripromessa di chiedere scusa a Lavanda non appena capiti l’occasione.
«Già…non ci posso credere nemmeno io…» borbotto sconsolata, sospirando pesantemente.
Gli schiamazzi sono terminati, sembrano essere tornati seri entrambi, anche se dal luccichio malandrino nei loro occhi, capisco che si stanno trattenendo per non ridere.
«E perché l’avresti fatto?» chiede Ron, divertito. E io che pensavo che si sarebbe addirittura arrabbiato!
Ma sì, tanto a lui che importa. La scommessa ormai è in mano sua, visto che dopo la “chiacchierata” di oggi pomeriggio con Lavanda non ci sono più dubbi per i sentimenti che prova nei suoi confronti.
Ovviamente non posso rivelare come stanno realmente le cose, ovvero che l’ho picchiata per lui. Questo è letteralmente fuori discussione! Cerco di sviare come meglio posso la domanda.
«Ha cercato di strangolarmi e io mi sono difesa…», mormoro stringendomi nelle spalle.
Oh, Lavanda perché non mi hai strangolata davvero? A quest’ora di certo non avrei più dovuto pensare a tutti i miei guai.
Abbasso nuovamente la testa, più il tempo passa e più io sto peggio. Cosa devo fare?!
«E perché ha cercato di strangolarti?», mi chiedono allora entrambi con un lampo di preoccupazione nella voce.
Ritorno a guardarli: Harry è a bocca aperta nella curiosa imitazione di un pesce, mentre Ron mi guarda in modo strano. Che abbia capito tutto? Deglutisco, perdendomi in quegli occhi color mare.
«Io…»
Oddio e ora che gli dico? Vado nel più completo panico e la mia mente brillante -o meglio quella che un tempo consideravo come una “mente brillante”- mi ha completamente abbandonata.
Boccheggio in cerca di una scusa plausibile, ma non me ne viene in mente nessuna. «Non lo so…», bofonchio, cercando di apparire il più sincera possibile.
«Non me l’ha detto…mi si è avventata addosso senza dare spiegazioni», concludo riacquistando un po’ della mia decisione.
Raccontata in questo modo, la vicenda dà a Lavanda il titolo di cattiva, mentre io appaio come vittima.
Magari fosse davvero così! Forse il rimorso mi torturerebbe di meno, adesso.
I miei due amici restano in silenzio, lanciandomi occhiate imperscrutabili.
«Io non avrei voluto, davvero...», dico con voce rotta. Poi, incapace di resistere oltre, scappo fuori dalla stanza sfuggendo dalla loro presa e dai loro richiami.
Continuo a correre per i corridoi, senza sapere realmente dove andare. Mi guardo attorno, preoccupata che ci sia qualcun altro ad assistere a quel mio teatrino o più semplicemente per assicurarmi che i miei due amici non mi abbiano seguita. Con un sospiro di sollievo, mi riassicuro notando che non c’è anima viva.
Anima viva no, ma un’anima morta sì!
Trascinando con sé un grosso polverone, Pix, il poltergeist, sfreccia a pochi centimetri dal mio naso, senza fortunatamente notarmi. Evidentemente avrà qualcun altro di più interessante da tormentare.
Mi riscuoto da quell’improvviso torpore, notando che mi ero appiattita contro il muro e riprendo a camminare sola e senza meta. Arrivata davanti alle scale, aspetto che queste si stabilizzino, per salire in cima alla Torre di Astronomia. Non ho alcuna intenzione di tornare in Sala Comune, ma so benissimo che girare per la scuola vagabondando senza meta, dato l’orario, non è affatto prudente. Fortunatamente questo è un luogo pressoché sempre deserto; anche le ronde dei prefetti non arrivano qui.
 
***
 
Finalmente sono libera di deprimermi in completa solitudine. Che bella serata, eh?
Torno a pensare all’accordo che Ron mi aveva proposto appena il giorno prima.
Un accordo che sin da subito aveva riscosso il mio interesse, ma che in seguito si era dimostrato molto, molto pericoloso. Ron mi aveva baciata solo per far ingelosire Lavanda e ormai non ero più capace di stare in sua presenza senza arrossire, oppure senza sentirmi maledettamente inadatta.
Un brivido mi trapassa la schiena al pensiero che la nostra amicizia potrebbe essersi rovinata.
Ho aspettato tanti anni inseguendo il sogno che lui un giorno avrebbe potuto essere mio, trattenendomi dal confessargli i miei sentimenti, un po’ per timore e un po’ perché sapevo che lui non era ancora pronto…aspettando il momento giusto.
Ma ora quel momento non c’è più e non ci sarà mai.
Magari alla fine Lavanda riuscirà anche a conquistarlo e insieme rideranno di me: Hermione l’eterna illusa e l’eterna innamorata.
Sospiro, inconsolabile. Forse tra un po’ sarò anche convocata dalla McGranitt o peggio ancora da Silente.
Già li immagino, con quelle espressioni di pietà in volto, mentre pensano: “E’ un vero peccato…sarebbe stata una grande strega”.
Sì, probabilmente penseranno questo, quando Lavanda andrà a spiattellare tutto ai professori e questi non potranno fare altro che espellermi.
Strano, penso tra me e me, alla parola “espellermi” non mi è preso il solito attacco di panico.
Davvero, cosa mi sta succedendo?! Non mi riconosco più!
Perché tutto il resto dei miei problemi mi appare così dannatamente significante, se solo penso al fatto che potrei aver perso Ron per sempre?
Mi siedo sul cornicione della torre, con le gambe a penzoloni nel vuoto. Sotto di me stanzia l’immenso parco verdeggiante della scuola. Ad occidente, il sole appare come una palla infuocata e si eclissa lentamente dietro l’orizzonte.
Oltre le nuvole tinte di rosa, alcune stelle iniziano a fare capolino nel cielo.
Questo spettacolo mi mozza il respiro. Resto a fissarlo per alcuni minuti interminabili, senza pensieri, senza preoccupazioni, semplicemente godendo il più possibile di quella tranquillità momentanea.
 
«Hermione!», una voce affannata mi chiama.
Mi volto di scatto, sbilanciandomi. Non faccio in tempo ad individuare chi mi ha chiamata, che mi ritrovo in bilico. Un urlo soffocato fuoriesce dalla mia gola, mentre mi trovo aggrappata con le braccia al cornicione, le gambe sospese nel vuoto.
Colui che mi ha chiamato, esce dall’ombra. Con un’espressione di aperta sorpresa, individuo Ron.
«Ron ti prego, aiutami!», grido allarmata. Non so se riuscirò a resistere poi molto. Stringo forte i denti.
Ce la devo fare, mi ripeto. Sento alcuni passi frettolosi, poi due forti braccia mi stringono la vita e mi tirano su senza sforzo. Mi decido ad aprire gli occhi non appena i miei piedi toccano terra.
«Hermione, ma sei pazza? Come ti viene in mente di stare seduta sul cornicione? Lo sai quanti metri è alta la torre?», mi investe con un fiume di domande. Io arrossisco inevitabilmente quando realizzo che mi tiene ancora stretta tra le sue braccia. Ron sembra troppo preoccupato per rendersene conto.
«Scusa», mormoro sconsolata, abbassando il capo. In un gesto di incredibile affetto, lui mette una mano contro la mia nuca, stringendomi al suo petto. L’altro braccio mi cinge i fianchi in modo quasi possessivo.
Inspiro delicatamente il suo dolce profumo, stringendolo a mia volta. Percepisco i battiti veloci del suo cuore, dietro la stoffa pesante della divisa scolastica. Sospira lievemente, soddisfatto e al tempo stesso combattuto.
E’ strano ammettere che questo è il momento più bello della mia vita.
Senza Lavanda, senza la McGranitt o Silente, senza interferenze di alcun tipo.
Nient’altro che noi sotto un cielo cobalto, pieno di stelle.
Il silenzio che ci circonda è stranamente piacevole e non vorrei che non finisse mai. Non ci sono parole per spiegare ciò che sto provando, in questo momento.
Lo sento sorridere, malgrado non riesca a vederlo.
Rabbrividisco, e uno strano senso di languore mi opprime il ventre.
Si scosta un attimo e mi guarda negli occhi, dall’alto. «Hai freddo?», chiede.
Scuoto la testa in segno di no, incapace di rispondere e al tempo stesso rammaricata perché è finito tutto troppo presto.
Alzo il capo e lo trovo lì che mi fissa, con le orecchie talmente rosse che potrebbero prendere fuoco da un momento all’altro.
Quegli occhi talmente profondi mi spingono a dire la verità: «Ho paura».
Si fa improvvisamente confuso. «Di cosa?»
«Beh…», arrossisco di nuovo, grata che l’oscurità nasconda il mio rossore. Stringo nervosamente le mani, torcendole. «Quando Lavanda andrà a spifferare tutto mi espelleranno».
Il peso delle mie azioni, mi crolla addosso. Mi ritrovo a singhiozzare senza nemmeno volerlo. Oddio, non ditemi che non sto diventando come miss Cho Chang, frignona del secolo?
«Ma è stato per legittima difesa!», interviene Ron.
«H-ho esagerato…io…io non dovevo…», balbetto, cercando di frenare le lacrime. In qualche modo ci riesco.
Al diavolo la legittima difesa! Perderò un futuro nel mondo dei maghi, una scuola che per me è come una casa, i miei amici, Ron…
«Dimmi la verità, allora. Perché vi siete picchiate?», domanda con fare comprensivo. I suoi occhi sono talmente ipnotici che per un momento mi fanno prendere in considerazione di rivelargli la verità.
Riacquistando il controllo, faccio appena in tempo a restare in silenzio.
«Hermione? Dai, ti prego, dimmelo…»
No, no, no! Ron, non ti azzardare ad usare quello sguardo da cucciolo per incantarmi…non ci riuscirai!
Lui mette un broncio adorabile.
Oddio…ma quant’è carino…e dolce…e tenero…da strapazzare di coccole! Quasi, quasi ora glielo dico…
 
Hermione! Mantieni la tua integrità morale!
 
La mia coscienza torna a farsi sentire. Mi sento tra due fuochi…non so cosa fare!
Poi all’improvviso una consapevolezza fa breccia nella mia mente: Ron sta insistendo tanto solo perché vuole sapere se Lavanda è interessata a lui! La rabbia si impossessa di nuovo di me. Cosa potevo aspettarmi da un’idiota del genere? Che lui mi cercasse perché era interessato a me? E invece no! C’entra sempre Lavanda!
 
«E va bene, Ronald! Lavanda è ancora innamorata di te! Sei contento ora che hai vinto la tua stupidissima scommessa?», rispondo con stizza, allontanandomi bruscamente da lui.
Ron mi guarda confuso, ma a parte una catena di «Io…io…io», non riesce a dire nient’altro per giustificarsi.
Lo sapevo, avevo ragione. «Bene, adesso, visto che a quanto pare tenete ancora l’uno all’altra, perché non vi rimettete insieme?», sbotto inferocita.
Ron non risponde niente, ha solo gli occhi sgranati. Probabilmente vedermi così infuriata ed esagitata, gli ha messo paura.
«Notte, Ronald!»
 
***
 
Corro ancora una volta attraverso i corridoi, la rabbia di poco prima offuscata dalle lacrime. Non ci credo, non ci credo, non posso crederci! Ogni volta che l’immagine di Ron e Lavanda mi balena alla mente, sento tutte le viscere contorcersi e scoppio disperata in altri singhiozzi. Posso andare avanti così?
Mi specchio in uno dei bagni femminili e capisco di essere assolutamente impresentabile, con questi occhi rossi come dei semafori e il colorito più pallido del solito. Mormoro un incantesimo per ridurre gli occhi lucidi e tiro su col naso. Più o meno ci siamo. Visto che è tardissimo e io per tutto il giorno non ho fatto i compiti, decido di tornare ai dormitori. Non mi importa chi ci sarà, non posso scappare per tutta la vita.
Magari i miei bagagli saranno già tutti sistemati sul primo treno per Londra.
Non avrò nemmeno il tempo di salutare Ginny, Harry e… meglio non terminare la frase.
Gli occhi tornano lucidi in un baleno, ingoio il groppo che ho in gola e mi fermo di fronte alla signora Grassa.
 
«Parola d’ordine, cara?», gracchia quella.
«Aureus Leo!»
«Prego, entra», fa un gesto teatrale con la mano e mi permette di entrare in sala comune. Tutti i Grifondoro sono ai dormitori, tranne una persona che è seduta di fronte al camino.
Ha gli occhi fissi davanti a sé, e le fiamme provenienti dalle braci fanno risaltare ancora di più i suoi capelli rossi. Potrete di certo immaginare a chi mi riferisco.
Ma non voglio vederlo, non voglio parlarci e sentirmi dire che si è rimesso con Lavanda, non voglio vedere il suo sguardo entusiasta, mentre si riavvia i capelli all’indietro.
Non voglio essere in alcun modo partecipe della sua felicità, perché è la mia distruzione.
Il dormitorio femminile è dalla parte opposta, lui non sembra avermi ancora visto. Potrei tranquillamente sgattaiolare fin lì senza farmi vedere. Basta stare attenti.
Muovo con cautela un piede, portandolo avanti. Il crepitio del fuoco, fortunatamente,  nasconde il lieve rumore dei miei passi.
Ormai sono quasi giunta a destinazione, apro lievemente la porta, azzardando un’occhiata alle mie spalle. Ron fissa ancora il fuoco, ignaro della mia presenza. Una volta aperta la porta quel tanto che basta per passarci, vengo investita da una palla di pelo, proveniente dall’interno, che mi si butta letteralmente tra le braccia.
Mi faccio sfuggire un gridolino, mentre Grattastinchi si accoccola sul mio petto.
Non ho mai odiato prima d’ora il mio gatto, in questo momento però il mio istinto omicida sta salendo a galla.
Di scatto si volta anche Ron. Porca Sibilla! (Scusatemi per l’imprecazione).
«Ti aspettavo…»
Deglutisco, lui si alza dalla poltrona e mi viene incontro. Io stringo forte tra le braccia Grattastinchi e questo gesto mi infonde quasi coraggio. Il povero animale miagola indispettito per la stretta, poi si calma quando inizio a fargli qualche grattino in testa.
«Come mai mi aspettavi?», dico cercando di apparire calma. Ma perché non mi lasci in pace, Ron?
«Penso di dover chiarire un po’ di cose…»
«A proposito di cosa?», faccio la finta tonta.
Lui alza gli occhi al cielo, poi mi inchioda con il suo sguardo: «A proposito di noi».
Sono certa di sembrare una vera cretina in questo momento: la bocca aperta e gli occhi grandi come due palle da baseball.
Ho immaginato anche l’enfasi con cui ha pronunciato la parola “noi”?
Inconsciamente apro le braccia, facendo cadere il mio povero gatto. Miagola contrariato un paio di volte, poi se ne va impettito, tenendo alta la coda.
Ron si avvicina, titubante. Solo pochi centimetri separano i nostri visi. Sento il suo respiro sulla mia fronte e tanto basta per mandarmi fuori uso. Le sue labbra si chiudono e i suoi occhi trasudano desiderio.
Resto bloccata dove sono, senza aver il coraggio di muovere un dito. Il cuore mi batte assurdamente forte e ho paura che da un momento all’altro, schizzi fuori dal mio petto.
Oddio, sta per baciarmi?
Posa delicatamente una mano sulla mia guancia, senza correre. Chiude gli occhi e si china su di me.
Io sbarro gli occhi e prima che le nostre labbra si uniscano in un bacio, lo spingo via, allontanandolo da me.
«Non vedo nessuna Lavanda in giro», tento di giustificarmi. In realtà l’ho spinto via, non perché non volessi, ma solo perché non sopporterei un altro suo bacio privo di significato.
Lui è sinceramente, scosso. «Non me ne frega un accidenti di Lavanda, Hermione.»
Fa un passo avanti e io uno indietro. Non so perché mi comporto così, forse perché trovo tutto così assurdamente impossibile. Ron non può essere in alcun modo attratto da me! Se finirò col crederci soffrirò solo di più, quando scoprirò che è tutta una bugia.
Perciò non posso fare a meno di indietreggiare, mentre lui incombe su di me. Alla fine mi ritrovo con le spalle contro il muro, intrappolata tra le braccia di Ron.
«Non me ne frega un accidenti di nessuna scommessa», mi alita sul collo.
Io continuo a non rispondere, non capendo bene il significato delle sue parole. Arrossisco inevitabilmente. Ron è già interamente rosso di suo.
«Nessuna scommessa è più importante di te, per me.», dice guardandomi dolcemente.
Io continuo a starmene ferma, trattenendo il respiro.
Lui aggrotta un secondo le sopracciglia, poi riprende: «A dire il vero, niente è più importante di te, per me, Hermione.»
Perché il mio nome ha un suono così bello tra le sue labbra?
No, no, no. Non è questa la cosa importante, in questo momento. Cos’è che ha detto?
Sbaglio o ho sentito che sono la cosa più importante della sua vita?
 
No, non sbagli!!!
 
I cori da stadio, mi incoraggiano ancora una volta. Ron aspetta una mia risposta, più il tempo passa, più sembra diventare irrequieto.
Senza che me ne accorga un grosso sorriso spunta dalle mie labbra, lui sembra rincuorato e mi risponde allo stesso modo. Gli salto letteralmente addosso, stringendolo fortissimo. Lui ricambia la mia stretta, ridendo.
 
«Ti voglio bene, Ron», dico a bassa voce, mentre ancora lo sto abbracciando.
«Anche io ti voglio bene…e anche molto di più», aggiunge lui, sibilandomi nell’orecchio.
«A dire il vero, anche io ti voglio bene e molto di più…», ammetto, cercando i suoi occhi.
«Tu cosa intendi per molto di più?», mi chiede scostandomi leggermente per sistemare una ciocca dei miei capelli ribelli, dietro l’orecchio.
Mi stringo nelle spalle, sorridendo enigmatica. «Forse per “molto di più”, intendo la stessa cosa che intendi tu…», replico.
«E vuoi sapere cosa intendo, vero?» domanda, alzando un sopracciglio.
«Esattamente, Weasley», asserisco.
«E se ti dicessi che ti amo, sarebbe il “molto di più” che intendi tu?», sorride sornione, con le orecchie in fiamme.
«Esattamente, Weasley».
 
I suoi occhi blu si illuminano incredibilmente e torna a sorridere come un bambino a cui è stata regalata una caramella. Dopo un’altra occhiata, in cui i desideri di uno si specchiano nell’altro, torniamo ad avvicinare i nostri volti. Le nostre labbra si sfiorano in un tremito, ma prima che aderiscano completamente, un tonfo ci distrae. Ci stacchiamo velocemente e ci voltiamo verso l’origine del rumore.
Harry, decisamente scompigliato e in pigiama, è sulle scale e ci fissa attonito. Dopo l’iniziale sorpresa, sulle sue labbra si apre un ghigno malizioso e dice: «Mi spiace, Ron. Anche se hai accalappiato Hermione, preparati ad una sconfitta…la scommessa la vincerò io!». Scende in un secondo le scale, recupera un libro dal tavolo della sala comune, sorride ancora sfacciato e si richiude la porta del dormitorio maschile alle spalle, dopo aver fatto un occhiolino in direzione mia e di Ron.
Scoppiamo rumorosamente a ridere, soprattutto io. Quando smetto, Ron mi stringe i fianchi e mi tira a sé, sussurrandomi all’orecchio.
 
«Ehi, non ho ancora finito con lei, signorina Granger.»
«Oh, nemmeno io ho ancora finito con lei, signor Weasley»
Mi sfiora lentamente una guancia, poi mi sorride teneramente: «Che ne dici di finire insieme?»
Annuisco e in un battibaleno trovo le sue labbra schiacciate sulle mie; si muovono decise ed esperte.
Cerco di non pensare al fatto che se è diventato così bravo è anche grazie a Lavanda, e riesco a sciogliermi.
Ricambio il bacio, senza fretta, sotto le mie mani sento le sue scapole e le accarezzo lievemente.
Socchiudo le labbra, all’invito della lingua di Ron e da questa mi faccio trasportare per sentieri inesplorati.
A questo bacio ne seguono altri, sempre più esigenti, sempre più grondanti di passione.
 
 
E’ tardi, ma a nessuno dei due importa. Siamo straiati sul divano, lui mi tiene tra le braccia, mentre io appoggio la testa sul suo petto.
 
«Sai una cosa?», mi chiede.
«Mhm», mugugno chiudendo gli occhi per godermi il più possibile la sua voce calda e penetrante.
La nostra stretta non ha ancora perso vigore, lo sento strofinare la sua mano sui miei capelli e appoggiare la testa sul mio capo.
«Sono esattamente dove vorrei essere». (*)
Sorrido. Anch’io, Ron, anch’io.
 
***
SEI ANNI DOPO:
 
«Spingi, spingi!»
Un respiro affannoso. Un gemito incontrollato.
«Più forte!»
«Vai così! Dai, Hermione, dai!»
 
La voce continua ad incitarmi. Cerco di restare lucida il più possibile.
«Così! Ci siamo quasi!»
Emetto un grido. Qualcuno mi asciuga le gocce di sudore dalla fronte. Stringo, con una forza che non supponevo nemmeno di avere, la mano di Ron.
Sento un tonfo e la mia mano è improvvisamente libera dalla sua stretta. Ma che diamine…?
«Il marito è svenuto! Portatelo via!»
Idiota che non è altro. E pensare che aveva tanto insistito per assistere al parto! Ah, gli uomini!
Chissà che fine avrebbe fatto se fosse toccato a lui subire questo dolore atroce.
Cerco di spingere, con tutte le forze che mi rimangono. Il medimago asserisce che ormai manca molto poco.
Spero sia proprio così, PRETENDO che sia proprio così.
Emetto alcuni suoni gutturali molto animaleschi, che faccio meglio a non riportare qui.
Persino il medimago mi guarda stupito, poi torna a prendersi cura delle mie parti basse. O meglio di cosa, al momento, si trova tra le mie parti basse.
Ci siete arrivati, suppongo.
Grazie, grazie, sono emozionantissima di diventare mamma. Peccato che in questo momento io odi il padre dei miei gemelli a più non posso. E’ svenuto, lasciandomi a delirare qui da sola!
Qualcuno mi dica come è riuscito ad entrare nei Grifondoro se sviene assistendo ad un parto.
No, sul serio. Ditemelo.
Mio malgrado, stavolta devo dare proprio ragione a Malfoy: Weasley è un pappamolle!
Nonostante ciò, ogni volta che ci incontriamo, non manchiamo di punzecchiarci. In fondo per lui resto la Mezzosangue Zannuta, mentre per me lui resta il Serpeverde con la puzza sotto il naso che ho schiaffeggiato il mio terzo anno ad Hogwarts. Okay, okay. Forse è meglio che faccia un passo indietro per raccontarvi di ciò che è successo in questo lasso di tempo. So che questo non è il momento adatto, ma mentre la mia parte esterna è intenta a spingere ed ululare e bestemmiare in nome di Ron, la mia parte interna è desiderosa di distrarsi un po’ dal tram tram esterno.
Harry è lo scapolo impenitente più famoso di tutto il mondo magico. Ricco, famoso e di successo, in cerca di una moglie...Ma allora come mai tutte lo vogliono e nessuno se lo prende?
Questo sì che è un mistero!
Volete qualche altro scoop?
Bene. Avete presente la nostra cara Padma Patil, che sognava di sposare il MIO Ronald e con lui andare a vivere in campagna, assieme a cinque bambini?
Ecco, proprio lei: Padma ha realizzato il suo sogno di vita, assieme ad un’altra persona, per mia somma fortuna.
Volete sapere di chi parlo? Neville Paciock! Ehi, ehi, ehi, non azzardatevi a sghignazzare in quel modo.
Paddy e Nev sono una coppia perfetta, checché se ne possa dire!
 
E Lavanda…?
L’ochetta giuliva dei tempi di Hogwarts, è ora una donna in carriera e lavora presso la “Gazzetta del Profeta”.
Direi, che è la Rita Skeeter dei tempi moderni.
Da giorno della nostra “chiacchierata” a suon di urletti e ciocche strappate, mi ha sempre trattato con molto rispetto. Non ci crederete, ma non ha fatto parola di tutta quella faccenda nemmeno alla McGranitt. Anzi, suppongo che sul serio non ne abbia mai parlato a nessuno.
 
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!», un rantolo disumano mi riscuote dal miei pensieri.
Sì, forse dovrei andare a dare un’occhiatina là fuori.
Vedo riaffiorare il medimago con un batuffolo rosa tra le mani.
Lo mette a testa in giù e questo inizia a piangere in modo acuto.
Per Merlino! E’ la cosa più bella e tenera che abbia mai visto! E’ mio figlio!
Gli occhi mi si imperlano automaticamente di lacrime, ma il piccolo viene portato subito via, per essere pulito.
Tiro un sospiro di sollievo al pensiero che il più è passato. Mi giro verso il dottore, che mi guarda professionalmente, con un lieve sorriso beffardo.
«Ce n’è ancora uno», mi ricorda.
Questo è senz’altro il giorno più bello della mia vita, però non posso fare a meno di indirizzare al mio –al momento infortunato- marito, nonché padre dei miei due figli, epiteti poco carini.
 
Giusto il tempo di vedere nascere anche il mio secondo figlio e ogni dubbio vola via.
E, vi sembrerà strano, ma devo ringraziare quell’assurda scommessa e quella dichiarazione strampalata, se ora ho tutto questo.
 
 
***
 
*__* Ecco, sono arrivata alla fine di quest’avventura.
La mia prima long-fict terminata!
Sono emozionantissima, anche perché per questa storia ho sempre avuto un affetto particolare.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita per ogni capitolo e che hanno sopportato con pazienza i miei aggiornamenti fin troppo lenti.
Purtroppo mi è mancato per diverso tempo il pc e non potevo scrivere.
 
Un grazie speciale va anche a Giù, che mi ha consigliato durante tutta la stesura della storia. Magari qualcosina, rispetto all’inizio, è cambiata, ma davvero certe volte non posso fare a meno di stravolgere tutto.
 
Spero davvero di non avervi deluso con questo finale =)
(*)= Frase tratta da "Se mi lasci ti cancello"
A presto, cari lettori! Arrivederci alla prossima storia! ^__^
   
 
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