“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“No…cinque minuti
ancora…”
“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
“Mhh…ma che rumore assordante c’ha la
sveglia oggi…mmmhh.”
Allungò il braccio per spegnere l’assordante
sveglia, ma invece del vuoto, e
del conseguente comodino, incontrò il freddo pavimento di
legno.
“Eh?” si girò con gli occhi semichiusi
come sempre la mattina quando si alzava,
tentando di capire come ci era finito per terra.
Vabbè che era rimbambito a volte, ma non
così rimbambito. Tastò un
qualcosa di morbido, mentre cercava di riaggrapparsi al letto. La
sveglia
pareva morta di suo, strano, lui aveva la ripetizione fino allo
sfinimento. “Un
peluche?” pensò fra sé e sé
intanto che toccava. Mousse la mattina era sempre
super ricettivo, passati i cinque minuti di iniziale intontimento. Non capiva quindi
perché stesse ancora mezzo
sognando, evidentemente.
Aprì un po’ gli occhi. “UN
PANDA?” si
trovava sdraiato accanto a quello che era chiaramente un panda che gli
dava la
schiena e russava pure.
“Ma che cavolo??” si mise seduto sul letto, no
aspetta un futon?, e si ritrovò
a fissare chiaramente una stanza
non
sua.
Fissare. Chiaramente.
Mousse si girò d’istinto alla sua sinistra,
cercando il comodino dove teneva i
suoi dannati fondi di bottiglia.
Non c’era nulla se non il nudo pavimento.
E lui ci vedeva benissimo.
Una sensazione meravigliosa, mai provata in tutta la sua
vita. Vedeva.
Senza. Occhiali.
“Ahahhaha sto chiaramente sognando”
sghignazzò a voce alta mentre scrollava la
testa.
Qualcosa non quadrava. Si toccò la nuca. “DOVE
SONO I MIEI CAPELLI?” chiese a
voce alta sentendo lo striminzito codino al posto della sua folta
chioma nera.
Il panda accanto a lui pareva non toccato dal rumore.
All’improvviso, l’illuminazione!
“E’ evidentemente un sogno!” disse
battendosi un pugno sull’altro palmo. “E’
un
sogno in cui ho sacrificato qualcosa di importante per avere una vista
perfetta! E ovviamente, non volendo mai dare il mio amore per Shampoo,
ecco che
ho rinunciato alla vanità senza indugio per diventare un
falco!!Chissene frega
se è solo un sogno, è bellissimo!”
declamò inginocchiandosi sul letto con un
braccio verso il cielo e due lacrimine che scendevano dai suoi occhi
commossi.
Di botto sentì un dolore atroce sulla testa e un verso di
panda incazzato.
“Booooooo!” sentì mentre rialzava gli
occhi.
“Ahiahiaahaaiiaaihia” esclamò
tenendosi la testa fra le mani,
focalizzando un cartello, probabilmente ciò che
l’aveva colpito.
“RANMA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?
CRETINO, SE TI DEVI ALZARE ALZATI MA A ME,
FAMMI DORMIRE.”
“RANMA CHE??” la realtà gli
piombò addosso come una tonnellata di piombo in
testa.
Quella stanza, gli era familiare. Quel panda, gli era familiare.
Zompò in
piedi, dirigendosi verso la prima superficie riflettente che
trovò, uno
specchio rettangolare appeso senza cornice alla parete di
gesso.
“Sono Mousse, non Ranma!” disse mentre si girava
verso lo specchio. “Vero?”
Il ragazzo rimase scioccato. Se la mascella si fosse potuta staccare,
fare le
valigie, prendersi un paio di molari come souvenir e andarsene,
l’avrebbe
fatto. Senza parole, in silenzio, la voce che effettivamente ora si
rendeva
conto non essere sua, finita
chissà
dove. Si toccò la faccia, lentamente. Spalancò
gli occhi, così diversi dai
suoi, blu profondo invece che verde scuro. Occhi che vedevano benissimo
senza
fondi di bottiglia spessi mezzo centimetro.
“Ma..come..cavolo…è..successo??”
sussurrò.
Mousse tonfò a terra, preso dal panico. “Che cosa
faccio adesso? Come lo spiego
a Shampoo? Mi darà la colpa anche di questo! Però
non potrà ammazzarmi perché
sono nel corpo di Ranma. Forse potrebbe amarmi! Fermi tutti. Sono
disperato,
disperatissimo, ma non potrei MAI farmi amare da Shampoo
perché sono NEL CORPO
DI RANMA. Che cavolo! E poi come faccio? E Akane Tendo? E Ranma
è in me? E che
gli dico? OH PER TUTTI I DEI CHE CACCHIO FACCIO ADESSO?” il
ragazzo era un
tripudio di flussi di pensieri sconnessi che si intricavano nel suo
cervello
ingarbugliato.
TOC-TOC. “Ranma? Sei sveglio?? Guarda che ieri mi hai
promesso che ci saremmo
allenati presto!”
Akane Tendo. Che gli dico adesso?
“S-si…A-kane, sono
sveglio…ora arrivo. Aspettami…” dove
diavolo si
vedevano? Menomale che conosceva bene o male casa Tendo, grazie
a tutte le lotte del passato e ai party di Natale.
“..al dojo, ok?”
Sembrò che Akane rimanesse in silenzio un attimo prima di
rispondere. “O-ok.
Tutto bene Ranma? Non vuoi fare colazione prima?” chiese
sorpresa.
“No-no, sto bene così, grazie.” Rispose
educatamente, come suo stile, un po’
sottomesso.
Akane non aggiunse nulla se non uno stranito “Ok..”
prima di sentire i suoi
passi che si allontanavano.
Mousse si alzò. Doveva raccontare tutto ad Akane ovviamente.
Ranma, stando ai
suoi calcoli, doveva essere già sveglio da un ora e mezzo.
La sveglia vicino al
suo futon segnava le sette e quarantacinque, lui si alzava alle sei.
Poco
tempo, e Ranma sarebbe arrivato. Avrebbero trovato una soluzione.
Bellissimo
vederci bene, ma il corpo di Ranma? No grazie.
E poi era così basso!, realizzò
mentre
cercava nelle ante degli armadi dove Ranma teneva i vestiti.
Infilò il solito completo casacca e pantaloni, evitando di
sbirciarsi nei
boxer. Non ce la poteva fare.
Voleva solo trovare una soluzione a tutto ciò, continuava a
ripetersi mentre
faceva il più piano possibile per non svegliare il
padre-panda di Ranma
Saotome.
“Come ci arrivo al dojo senza a incontrare
nessuno?” si
chiese mentre incrociava le braccia in
cerca delle sue maniche larghe, per poi realizzare che aveva addosso
una
casacca di Ranma. “La finestra! Bingo!”
Con agilità la aprì, e si diresse verso il dojo.
Akane era stranita, mentre si dilettava a spaccare le sue quotidiane
mattonelle
con cui da sola aiutava l’economia della fabbrica edilizia
del quartiere.
Ranma non faceva colazione? Ranma che non le diceva “Cretina
aspetta mi sto
vestendo?” oppure Ranma che era sveglio senza doverlo andare
a chiamare tre
volte a voce alta finché
Genma non
perdeva la pazienza e lo scaraventava in bagno? Che era successo a
Ranma??
“Ehm…buongiorno.” Sentì la
voce di Ranma arrivare un po’ sottomessa. Cos’era
quel tono??
“C-ciao Ranma, buongiorno!” disse sorridendo, ma in
realtà stranita da quel
comportamento così assurdo.
Da quando erano tornati da Jusenkyō il saluto mattutino era poco
più che un
“Ciao scema!” accompagnato al massimo da una tirata
di capelli. Era passato un
mese dal mancato matrimonio eppure stavano messi peggio di prima. Ma
non così male.
Guardò Ranma, mettersi con le braccia incrociate, come se
stesse cercando di
infilarsele nelle maniche, ma poi, non trovandole comode, si
limitò a incrociare le
braccia tenendosi i gomiti. Non era un gesto da lui.
Niente era da lui. Ranma era un cretino, un idiota, un deficiente, ma
era il
suo fidanzato da quasi due anni e per tutti i peli di P-chan, se
conosceva ogni suo
movimento!
“Ranma, che succede? Sei strano.” asserì
sicura.
Lui la guardò con uno sguardo che sembrò il
suo…ma comunque non il suo.
“Sono contento che te ne sei accorta da sola Akane Tendo. Non
sono affatto
Ranma. Ti giuro che non ho idea di come, ma dentro questo
corpo..beh..sono
Mousse!” disse con voce strozzata.
“Mousse? Mousse idiota
svegliati!!C’è un sacco da fare la domenica non
puoi svenire!!”
Ranma chiuse gli occhi un altro po’. “Akane
perché mi chiami così, lasciami
dormire in pace scema!”
Shampoo rimase sbigottita. “Come mi hai chiamato papero
idiota??” gridò
dandogli una sonora sberla che lo prese in pieno facendolo sedere sul
letto.
“E io che mi ero quasi
preoccupata perché sei svenuto!!” disse caricando
un
altro colpo.
Ranma, d’istinto lo parò senza
difficoltà. “Che diamine
fai Shampoo? Che ci fai qui di domenica mattina?” chiese
senza rendersi conto
di dove fosse.
Shampoo rimase più scioccata dal fatto che il quattrocchi
avesse parato il suo
colpo praticamente da addormentato, che dalle sue parole senza senso.
Contemporaneamente, vide Mousse atteggiarsi come un pazzo.
Ranma si toccò i capelli, si toccò addosso, e
realizzò che non era stato un
sogno. ERA DAVVERO NEL CORPO DI MOUSSE.
“Santo cielo Shampoo, dimmi che vedi il mio corpo per
com’è realmente! Lo vedi vero?”
Shampoo arrossì e cominciò a calciarlo.
“Cosa diavolo dici pervertito??”
Ranma nel corpo di Mousse parò con facilità tuti
gli attacchi anche se non
vedeva un emerita mazza e si ritrovò in piedi nella stanza a
furia di evitare
calci. Senza pensarci, prese Shampoo da un gomito e facendo leva la
immobilizzò
fra le braccia. Aveva qualche difficoltà con quelle braccia
più lunghe delle
sue, ma i riflessi erano stranamente più pronti del solito.
La forza invece,
gli sembrava diminuita. Comunque riusciva a tenere a bada Shampoo che
nel
frattempo, non stava capendo più niente.
Arrossì ancora di più, e si ritrovò a
balbettare per la prima volta nella sua
vita. “C-che c-cosa fai stupido papero? Appena mi libero ti
spacco la testa e
poi ti cucino in salmì!!”
“Stammi a sentire, Shampoo. Sono Ranma. Ranma Saotome. Non so
perché, te lo
giuro su qualsiasi cosa, ma sono intrappolato dentro il corpo di
Mousse. Ne so
quanto te, capito?” disse mentre evitava che la ragazza si
divincolasse.
Shampoo dal canto suo, capiva solo che si trovava stritolata fra le
braccia di
Mousse, cosa che non le era mai capitata da che conosceva
quell’idiota, e lo
conosceva da tanto. E la sensazione
di sentirsi sopraffatta da
lui, non le piaceva.
“Che diavolo..” strattone a vuoto “..stai
dicendo?”
“Fai una prova Shampoo. Di qualcosa, qualsiasi cosa in
cinese, e io non capirò
una mazza.
{Mu Si quant’è vero che sono un’amazzone
appena mi libero ti do’ tanti di quei
calci in faccia che ti faccio tornare la vista! Ti odio brutto bastardo
come
osi mancarmi di rispetto!?}
“Non ho capito niente Shampoo. Ma manco una sillaba. Il mio
cinese si ferma a
quattro parole in croce.” Disse seriamente. Continuava a
tenerla stretta,
perché la gattina si divincolava e non sembrava intenzionata
ad ascoltarlo.
“Potresti fare finta!”
“Giuro non ti capisco.”
{Neanche se ti dico che se mi lasci ti sposerò e ti
regalerò tutti e cinque i
meravigliosi bambini che vuoi?} chiese con voce suadente.
“Niente. Ma niente, niente.”
Shampoo si arrese all’evidenza. Era irruenta, non stupida e
conosceva Mousse da quando aveva tre anni.
Mousse a quel punto avrebbe lasciato stare
qualsiasi piano malefico di conquista e le avrebbe creduto,
dichiarandosi impunemente.
Si calmò e Ranma la lasciò andare. Shampoo si
girò verso di lui, cercando di
dimenticare la sensazione strana di sentirsi soffocata minacciosamente
dalle
braccia di Mousse. Che non era Mousse. Forse.
“Tu quindi saresti… il mio.. Lanma?”
Il ragazzo annuì mentre si passò la mano dietro
la nuca scompigliandosi un po’
i capelli, e mettendo l’altra mano sul fianco, sbilanciando un po’ il
bacino, esattamente come era solito
fare Ranma.
A Shampoo fece subito strano quella gestualità fatta col
corpo di Mousse.
“Oh cielo! Tu sei Lanma!! Mousse me la pagherà per
questo!! NONNAAAAAAAAAAAAAA
VIENI SUBITO QUI E’ UN EMERGENZAAAAA!”
gridò con quanto fiato avesse in gola.
Il suo adorato Ranma, intrappolato in quell’obbrobrio??
Giammai!