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Autore: controcorrente    14/12/2012    5 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Benvenuti a questo nuovo capitolo. Grazie a tutti coloro che mi leggono, come sempre. Siamo agli ultimi capitoli (cosa che dico dal 18° ma chissene...). Le cose vanno, vanno...ma sarà questo capitolo a parlare, ok?

 

DOVE

 

Marguerite camminava nervosamente per la stanza, fissando gli agapanto che avevano cominciato a fare bella mostra di sé, da quando aveva messo piede nella casa della figlia. Tutto questo è davvero ridicolo andava pensando...e quel che era peggio era che Oscar e André non sembravano molto turbati da tutto questo. 

Era come se quella presenza fluttuasse sulla sua testa, come una spada di Damocle.

Per un momento, le parve di tornare ai vecchi tempi...quando uno sgarro equivaleva ad un vero e proprio ostracismo a corte. A quel pensiero, scosse il capo.

Siamo seri si disse, scuotendo il capo. 

-Però questi fiori stanno cominciando ad esasperarmi.- mormorò, prima di incamminarsi in cucina.

In un primo momento, era rimasta sorpresa, quasi lusingata, considerando che non era più giovane come un tempo...ma con l'andare avanti di quella strana cosa, aveva finito con il perdere la pazienza.Non poteva essere che una signora di mezza età come lei avesse un ammiratore segreto...ASSURDO!INCONCEPIBILE!
Aveva sopportato molte cose nella sua vita ma quella persecuzione floreale era assurda...alla sua età poi! D'istinto si fermò. Non aveva più pensato alla sua permanenza nel palazzo LaFayette, dopo l'incendio...era un ricordo che la faceva stare male.

Aveva scacciato con violenza tutto, tutti i pensieri che potevano nuocere al suo animo ferito ma anche così facendo, pur essendo complessivamente soddisfatta, sentiva che si trattava di una serenità mutilata... e quel pensiero guastava ogni cosa.

Spesso si era recata nel paesino, partecipando al mercato e discorrendo con gli abitanti. Persone gentili, abituati alla gente di passaggio e molto discreti con il prossimo. Il tempo volava e quel clima tranquillo, senza troppe preoccupazioni non le dispiaceva per niente. Mai, in tutta la sua vita, era stata davvero serena.

Prima si era dovuta far carico delle aspettative dei suoi genitori, poi di quelle della famiglia di suo marito, con tutto il carico di doveri che esso comportava. Aveva sopportato ogni peso ed umiliazione, con uno stoicismo difficilmente immaginabile...era giusto per lei trovare un po'di tranquillità.

Eppure mi sembra qualcosa a metà continuava a dirsi, in ogni momento.

Quando andava al mercato di Brehan.

Quando faceva compagnia a Marie ed Oscar.

Quando giocava con il piccolo Briac.

Quando conversava con André o Girodelle.

Sempre.

E non poteva fare a meno di guardare impotente la scomoda verità che, in fondo, lui le mancava. Le mancavano le sue stranezze. Le mancava la sicurezza che quella presenza le suscitava...improvvisamente si sentì pesante, come se il peso di quell'assenza inattesa la schiacciasse verso il basso.

Un peso che, con l'andar del tempo, si faceva sempre più insostenibile.

Trascorreva i giorni in modo quasi monotono...con quegli agapanto che, invece di lusingarla, la stavano facendo preoccupare e basta. Devo prendere provvedimenti concluse, fissandosi le mani. Chiunque ci fosse dietro, avrebbe imparato che non si poteva scherzare con la vedova di un generale.

 

 

 

Rosalie aveva appena terminato di allattare il piccolo Francois e, dopo averlo sistemato un po, lo aveva di nuovo deposto nella culla. Quel giorno aveva un violento mal di testa e sembrava meno loquace del solito.

-E'un bambino molto vivace- fece Oscar, accomodandosi meglio sulla sedia. Nemmeno lei aveva dormito, come tutti gli abitanti della casa del resto. Il bambino non aveva smesso di piangere tutta la notte.

- Vi chiedo scusa- disse la donna dispiaciuta.

L'altra scosse il capo.

- Sono le coliche- fece, sorridendo divertita- e poi sperimentare cosa ci aspetta farà bene a me ed André. Sto diventando una balena e spero che questo pargolo non mi faccia penare troppo.-

Rosalie ridacchiò.

Malgrado stesse per diventare madre, non aveva perso il suo temperamento, rimanendo la donna forte e priva di fronzoli che aveva conosciuto. Quel particolare l'aveva rassicurata non poco...anche se avrebbe dovuto aspettarselo. Di tutte le persone che aveva visto, l'unico capace di accettare Oscar così com'era, era stato André. Nessun altro lo aveva fatto.

Sì, potrebbe davvero essere una brava madre si disse più di quanto chiunque potrebbe aspettarsi.

 

 

Marie se ne stava tranquilla nell'immenso giardino dei Grandier. L'aria dolce dei fiori si mescolava al sale proveniente dal mare, dandole una bella sensazione. Dacché avesse memoria, non ricordava un singolo momento della sua vita in cui fosse stata tranquilla e serena, come in quel momento.

Una nota stonata, comunque, le impediva di essere felice del tutto...ed era legata alla piccola vita che le cresceva in grembo.

Le rivolse un'occhiata distratta, mentre rifletteva sul da farsi. Pur non essendo completamente pentita, non andava comunque fiera di aver ceduto in quel modo. A farla capitolare era stato lo sguardo di Alain...fattore che, ragionando col senno di poi, si era rivelato un'arma a doppio taglio.

Quella lontananza l'aveva fatta riflettere non poco e, sebbene avesse avuto la possibilità di stargli vicino come desiderava una sola volta, non poteva non  sentire la sua mancanza. E si chiese se, malgrado il caos, avrebbe nuovamente fatto ritorno.

 

 

 

Alain fissava silenzioso il soffitto.

Benché fosse quasi giorno ed il pavimento duro e umido, non aveva voglia di alzarsi. Colpa dei pensieri, che non lo avevano lasciato un minuto...e di quella strega che lo aveva trascinato con sé in quel viaggio a ritroso nel tempo.

Non voleva andare fino in quel buco di posto e, ad essere onesti, più volte era stato preso dal desiderio di fare subito marcia indietro...ma non aveva mai osato chiedere indicazioni a quella mora. Aveva come il presentimento, infatti, che gli desse le risposte sbagliate, che lo avrebbero condotto in tutt'altra direzione.

L'impulso iniziale, fin dal principio, era stato quello di andarsene.

Perché rimanere lì con quella folle?

Perché stare ancora in una catapecchia, in compagnia di una pazza squilibrata che, invece di riabbracciare il padre perduto, aveva fatto una piazzata degna di una pescivendola del rione del suo quartiere?

Spesso si era domandato la ragione dell'attrito ma non aveva mai chiesto ai diretti interessati, come se intuisse la profonda discrezione sulla cosa.

Avresti potuto chiedere a Marie si disse, dandosi infine dello stupido. Era sempre stato uno zoticone con le donne e, se talvolta gli andava bene, era dovuto al fatto che la preda del momento, altri non era che una femmina di mestiere. La faccenda di Mademoiselle Chevalier lo pungolava ancora parecchio.

Per una volta, era stato praticamente sedotto da una quasi monachella, cadendoci come una carpa nella rete...e per un uomo di mondo, come amava spesso definirsi, rappresentava un cambiamento tutt'altro che indolore.

Gli era piaciuto andare a letto con Marie?

La risposta era un sì secco e insieme imprevisto.

La signorina Chevalier era una donna per bene: testa sulle spalle, carattere gentile e deciso alle volte, ottima lavoratrice e, cosa ancora più importante, molto attraente...se considerava il fatto che non aveva fatto altro che pensarci per diverse notti.

Alain si passò una mano sulla testa.

Quasi non si riconosceva.

Un tempo, avrebbe trovato la situazione in pochissimo tempo. Che cosa accidenti gli stava capitando?

Proprio in quel preciso momento, qualcosa ruppe la finestra malandata della casa. Erin e Alain scattarono, fissando con orrore il pavimento che, in pochi istanti, si ritrovò circondato dalle fiamme.

 

Bernard uscì dall'ambasciata il giorno dopo.

Aveva passato la notte presso il diplomatico inglese, informandolo sulle sue esigenze e sulle notizie che in quel momento circolavano. Quasi si stupì della velocità con cui certi avvenimenti si erano susseguiti durante la sua assenza dalla capitale.

Il re stava perdendo terreno, sempre più prigioniero del vecchio palazzo.

L'assemblea dominava, sottoposta ai capricci di Luigi d'Orleans ed al carisma di Robespierre. Il camaleontismo del primo lo preoccupava un po', soprattutto se considerava che l'amico aveva fondato parte della sua carriera, almeno inizialmente, sull'influenza del Borbone. Non gli piaceva quello status quo e, per certi versi, cominciava a riconoscersi sempre meno in quello che facevano i suoi vecchi amici.

Saint Just lo aveva tenuto a distanza...ed ora, dopo aver sentito le chiacchiere per la strada, comprendeva che il suo comportamento non era casuale. Antoine era sempre stato molto bravo a riconoscere i pezzi deboli.

Vattene via di qui. Non è più il posto che fa per te sembrava avergli detto, tra le righe...e lui se ne rendeva conto solo ora, dopo aver parlato con l'ambasciatore. L'inglese, in modo forse voluto, aveva dato tutte le dritte sul clima teso che aleggiava nel Paese, dove ormai i confini erano così nebbiosi da perdere consistenza, tanto da mischiare le carte in modo assolutamente inatteso.

Come l'improvvisa alleanza duratura tra Orleans e Robespierre.

Bernard ci pensò a lungo.

In parte capiva la strategia di Maximilien, tuttavia quel tipo di concertazione era, per lui, impossibile da accettare del tutto. I francesi erano morti per la Francia...e tutto quel sognare e sperare in un mondo migliore, si stava trasformando in una disputa, in una spartizione del potere tra ricchi borghesi e nobili ancorati alle loro sedi.

Dove si trova la Francia che tanto ho sognato?fu il pensiero, colmo di delusione, che riuscì a formulare, lungo la via di ritorno. Aveva lottato a lungo, per tutta la vita, per abbattere quei muri ed ora se ne ritrovava altri meno diretti e definiti, più difficili da distruggere.

A quella vista, Chatelet chinò il capo. Non era un politico ma un giornalista, uno studioso. Non voleva saperne di trame e discorsi di convenienza. Pur conoscendoli, in fondo, li disprezzava. Con quel pensiero, la mente brillante di Chatelet si arrese. Aveva profondamente appoggiato la Rivoluzione.

Ci aveva creduto più di chiunque altro...ma l'amicizia con André ed Oscar, Rosalie ed il legame con Alain cozzavano talvolta con le scelte della causa. Bernard aveva spesso provato a conciliare le due cose, ma senza successo.

La sua onestà di fondo, spesso, aveva biasimato la velata ingiustizia dell'attuazione di alcune imprese. Il fine giustifica i mezzi amava dire Saint Just ma Bernard non possedeva la sua stessa freddezza ed ora, alla vista della Francia che si stava formando, vedeva tutte le contraddizioni che proprio non riusciva a mandare giù e che avevano spinto Oscar a lasciare il suo posto.

Chatelet, allora, non aveva voluto vedere altro che il dolore di donna della sua amica...ma ora, la crepa che separava la Francia sognata il 14 luglio 1789 e quella che vedeva in quel momento, era ormai troppo visibile.

E capì che la storia aveva fatto il suo corso e che era tempo per lui di prendere un'altra via.

 

-Sai cugino- fece il collaboratore di Robespierre- non posso accontentare la tua richiesta.-

Bernard aggrottò la fronte.

-Perché?- domandò- Non mi sembra di chiedere molto. Non è la prima volta che vado a vedere l'assemblea nazionale.-

Saint Just sbuffò.

-Non puoi- ripeté- La tua presenza non è gradita dal nostro alleato principale.-

L'altro non capiva.

-Ah sì?- chiese- E chi sarebbe?-

Antoine si appoggiò alla sedia, fissando la sua insalata. - Il principe d'Orleans...quello che fa finta di essere borghese. -rispose.

Bernard si pietrificò.

-Starai scherzando, spero- disse, cercando di star calmo- Abbiamo tentato di togliere ogni feudalità da questo Paese...ed ora, dopo tanto sangue, ci appoggiamo a quel tizio?-

Antoine fece spallucce.

-Così è- rispose laconico.

Gli occhi azzurri del giornalista rimasero fermi e sbigottiti.

-Ma non è possibile! E' un uomo corrotto, indegno di svolgere una simile carica...- provò a dire, prima di essere interrotto dalla risata crudele del cugino.

-Ma cosa credi?- ribatté questi, fissandolo con sufficienza- Durante le elezioni dei rappresentanti, ci sono stati vari casi di corruzione che hanno portato i nobili a mischiarsi al Terzo Stato. Hanno macchiato i desideri dei nostri concittadini per le loro avidità personali, per impedire di attuare le riforme di cui il nostro Paese ha tanto bisogno...sai perché Robespierre non lo ostacola tanto?-

Bernard lo guardò interdetto, senza più avere la forza di reagire.

-Perché il suo potere può servire...e mira a logorarlo dall'interno per rendere il suo ruolo più solido- rispose- questa è la politica, un'arte fatta d'inganni dove si rischia di non vedere più cosa è e cosa non è...e proprio perché tu non puoi sostenere tutto questo, che ti consiglio di andartene. Torna nella tua nuova, vera casa, cugino...questo luogo non fa più per te.-

 

 

Scusate per il ritardo.

Ho tirato un po'via forse. Bernard, dopo un primo entusiasmo, comincia a vedere che Parigi è diversa rispetto ad un anno prima. La sua delusione è davvero molto marcata: Saint Just è stato elusivo ma Chatelet ha capito che il cugino vuole tenerlo lontano per non essere costretto a toglierlo di mezzo.  Spero che sia venuto bene. Grazie a tutti.

 

 

 

   
 
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