Questione di maturità
-Cosa è successo?
-Semplicemente ho smesso di crederle.
-Riguardo cosa?
-A me e a lei.
-Perché?
-E’ troppo lungo da spiegare.
-Ti ha promesso qualcosa che non ha mantenuto?
-Anche.
-Magari non lo sa.
-Se ne è andata, come fa a non saperlo?
-Lo hai detto a lei?
-Penso sia chiaro.
-Sei arrabbiata?
-Si.
-Capisco.
-Non è vero.
-Cosa?
-Tu non capisci.
-Dici?
-Se tu capissi non diresti “capisco”, diresti “fai bene ad essere arrabbiata”.
-Non ho detto che non fai bene.
-Ecco, quindi faccio bene.
-Potresti provare a risolvere la situazione.
-A che pro?
-Magari tornereste come prima, tu e lei.
-Perché dovrei farlo io?
-Per fare la persona matura.
-Io non sono matura.
-Ti manca?
-No.
-E’ una bugia.
-Io avevo già fatto la prima mossa, prima di tutto questo. Ma la conclusione è sempre la stessa, come vedi.
-…
-E poi sembra unicamente colpa mia, come se avessi fatto tutto da sola. Non è vero! Un soldato non si fa la guerra da solo.
-Non devi ascoltare cosa dicono gli altri.
-Lo so.
-E allora non farlo.
-Ok.
-Ti manca?
-E’ diverso ora.
-Anche tu lo sei.
-Mi manca come eravamo.
NdA
Più che essere ideale e surreale, questo dialogo è fastidioso. Un po' perchè tre quarti delle cose scritte me le hanno dette davvero e un po' perchè da questa situazione non so come smuovermi: l'incavolatura e la nostalgia non vanno proprio a passeggio. Però è così. Io non sono una persona matura, è inutile che mi venga chiesto d'esserlo, non farò ciò che sarebbe giusto fare. Non ora. E se le mancassi, potrebbe farlo lei.
E dopo questa mini confessione/riflessione, l'ennesima che faccio a riguardo, vi porgo le mie scuse se non avete capito nulla nemmeno questa volta.