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Autore: KrisJay    16/12/2012    7 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The Camp Of Love - Capitolo16

Salve :3
Ecco a voi il capitolo numero 16: ormai ci avviciniamo davvero alla fine! Se tutto va bene, penso di postare l’ultimo – il 18 – il giorno di Natale: altro piccolo regalo per voi :D
Quello di oggi è un capitolo allegro: rivediamo un po’ di personaggi già accennati e conoscerete anche una nuova persona… chi? Lo scoprirete più avanti ;)
Prima di andare via, vi ricordo come sempre il mio profilo Facebook e il gruppo delle mie storie! I link, per chi è interessata, li potete trovare nella mia pagina autore :3 vi ricordo anche che un paio di giorni fa ho aggiornato ‘Solo il tempo…’ ;)
Buona lettura, gioie! Mentre voi leggete, io vado a rispondere alle vostre recensioni :*

 
 
 

The camp of love

 
 

Capitolo sedici – Sì, è proprio un ritorno alla realtà
 

17/08/2010
 

La prima cosa che vedo non appena apro gli occhi, la mattina, è la sveglia sul mio comodino che segna le 10:25 del mattino. È strano, perché io non mi sveglio più a quest’ora da chissà quanto tempo. Abituata come sono a buttarmi già dal letto all’alba per fare la mia solita passeggiata tra i vigneti, questa è una sorpresa e una novità insieme.
Mi metto a sedere sul letto, stirando le braccia in avanti ed osservando fuori dalla finestra: il sole è bello alto nel cielo, privo di nuvole, e l’aria è già abbastanza calda ed afosa da far desiderare di buttarsi in acqua e di non uscire per un bel pezzo.
Più o meno, quello che ho fatto io la notte scorsa.
Ho passato diverse ore a nuotare in piscina, visto che il sonno non sembrava voler venire a trovarmi, e stare a mollo dentro l’acqua si è rivelato essere un buon diversivo. Ci sono rimasta fino alle tre del mattino, con Principessa che mi osservava appollaiata sul bordo della piscina.
Sono stata più volte tentata di prenderla e di buttarla in acqua, ma dopo chi la voleva sentire la nonna che mi accusava di averle annegato la gatta? Ho fatto bene a farmi gli affari miei.
Mi volto per prendere il cellulare, che ho lasciato sul comodino, e illumino il display: noto che sono presenti una chiamata senza risposta e un sms. La chiamata è di Edward, e risale alle 7 di questa mattina.
È vero, mi aveva detto che mi avrebbe telefonato per darmi il buongiorno! Ma … io alle 7 dormivo.
Fuso orario di merda!
Sbuffando, e rimpiangendo il fatto di non essermi svegliata all’alba stamattina, vado ad aprire l’sms: anche questo è di Edward, e quando lo apro subito un sorriso prende forma sulle mie labbra.
 

Ho provato a chiamarti, ma molto probabilmente stai ancora dormendo … quindi, ti lascio il mio buongiorno qui, pronto per te non appena ti sveglierai.
Tuo, E.
P.S: ti amo, piccola.
 

La sua dolcezza è disarmante, persino per messaggio si nota. Mi affretto a mandargli una risposta, impicciandomi con i tasti più del dovuto per la foga e la fretta.
 

Buongiorno anche a te, anche se in ritardo.
Ti amo anche io, B.
P.S: mi manchi da morire.
 

Poso il cellulare di nuovo sul comodino, poggiando la testa sulle ginocchia: è passato solo un giorno da quando ci siamo lasciati, e siamo già a questi livelli … tra una settimana, o tra un mese, a che punto arriveremo?
Resto per alcuni minuti immobile, con le braccia a circondare le ginocchia, e alla fine decido di uscire dalle coperte e di scendere di sotto: stare tutto il giorno a letto, per quanto possa essere rilassante, non è roba da me. E poi, devo tornare a svolgere l’efficiente compito di produttrice di vini.
Roba seria, eh!
Dopo essermi buttata di nuovo sotto la doccia – fa davvero caldo, oggi! – e dopo essermi sistemata in modo da non sembrare una stracciona, scendo al piano inferiore con ancora i capelli umidi, che mi ricadono sulle spalle. Fa troppo caldo persino per asciugarli con il phon, e non sono così pazza da voler provare l’esperienza.
Scendo le scale con calma maniacale, praticamente uno scalino al secondo; al trentesimo secondo, o scalino, quello che più vi piace insomma, sono arrivata nell’ingresso. Do una rapida sbirciata al salottino, e constato che è vuoto … c’è solo Principessa, una nuvola bianca di pelo che occupa il posto centrale del divano.
Arriccio il naso, osservandola. «Non hai nient’altro da fare tu, eh?»
Lei, come a volermi rispondere, agita la coda una volta e mi osserva con gli occhi socchiusi. Ha un aria minacciosa, sembra quasi che mi voglia aggredire. Mah, meglio lasciarla in pace prima che mi regali un nuovo tatuaggio a forma di graffio.
Gatto schizofrenico.
Vado in cucina, sicura di trovarci la nonna impegnata nella sua solita preparazione di manicaretti quotidiana, ma mi stupisco quando vedo che lei non c’è. È tutto in ordine, come al solito, i vassoi con i muffin sono disposti sull’isola e una bella ed invitante torta alle nocciole fa la sua gran figura sul davanzale della finestra … ma lei non c’è.
Che sia uscita a fare spese? Mi avrebbe avvertita, in quel caso.
Prendo un muffin al cioccolato dal vassoio e lo mangiucchio, rigirandomelo ogni tanto tra le mani. Possibile che non abbia molta fame neanche stamattina? Sto per caso cercando di affrontare la relazione a distanza restando a digiuno, è questo che ho deciso senza rendermene conto?
Bel modo! Va a finire che quando io ed Edward ci rivedremo, io sarò diventata anoressica.
Do un enorme morso al muffin, non voglio diventare uno scheletro anche se so che non lo diventerò neanche tra cento anni: i manicaretti di nonna sono troppo buoni, non puoi non mangiarli a sbafo! Rischio di strozzarmi con il boccone abnorme, e sono costretta a prendere una tazza di caffè per rimediare. Insomma, lo avrei bevuto comunque il caffè.
La porta di servizio si apre quando ho finito il primo muffin e ne sto per prendere un altro. Mi volto distrattamente, ma la mia attenzione viene subito catturata dall’omaccione abbronzato e sorridente che occupa tutta la soglia della porta.
«Bentornata, Bells!» Jacob fa un inchino goffo, ridendo.
«Jake!» esclamo, felice di vederlo. Corro verso di lui e gli butto le braccia al collo, mentre lui mi afferra per la vita e comincia a girare in tondo. Rido, alzando i piedi per aria: mi è mancato un sacco il mio migliore amico.
«Ah, qui è stato un mortorio senza di te!» ammette non appena mi fa posare i piedi sul pavimento, e mi regala un buffetto sulla guancia. «Ci siamo annoiati un sacco, vedendo che non gironzolavi comandandoci a bacchetta.»
Inarco un sopracciglio, ma non riesco a stare imbronciata a lungo, non adesso che lo rivedo dopo più di un mese e mezzo. Non mi importa neanche se lui, insieme agli altri, si divertirà a prendermi in giro.
«Sì, ci credo parecchio infatti!» ribatto, mollandogli un pugno sulla spalla. «Ma dimmi, hai fatto saltare in aria l’azienda mentre io non c’ero?»
«Pfffft!» Jacob alza gli occhi al cielo. «Non ho fatto saltare in aria niente, è tutto come l’hai lasciato tu prima che partissi … più o meno.»
«Più o meno? Che hai combinato, impiastro?» lo rimprovero, cominciando a sentire un po’ di paura per quello che può aver combinato durante la mia assenza.
«Ma, alla fine, nulla di ché …» scrolla le spalle, indifferente, ma smette di farlo non appena nota il mio viso minaccioso e in vena di omicidi. «Okay. Stavo girando con il muletto dentro la cantina …»
«È vietato entrare con il muletto dentro la cantina!» gli faccio notare, inorridita. «Ma che ti è saltato in mente!?»
«Non è stata tutta colpa mia, c’erano anche Ted, Tiffany e Edmund insieme a me! Vuoi sapere cosa è successo oppure mi rimproveri, prima?»
Sbuffo, incrociando le braccia al petto. «Continua.»
«Bene. Come ti stavo dicendo, stavo girando con il muletto dentro la cantina … e sugli altri tre c’erano gli altri. Stavamo facendo una gara a chi arrivava prima alle barrique di vino, quelle dell’anno scorso …»
Inorridisco ancora di più sentendo il suo racconto, ma lo lascio continuare perché so che se comincio adesso ad urlare e ad imprecare, poi non mi fermo più.
«… ma, ho perso la concentrazione per un secondo e sono andato a sbattere. Non preoccuparti, il muletto funziona ancora, anche se è un po’ ammaccato sul davanti.»
«Cosa si è rovinato, invece?» chiedo, fulminandolo con gli occhi. Sento che c’è qualche disastro in vista, ne sono sicura.
«Le, ehm … le barrique che contenevano la produzione di tre anni fa, quella che dovevamo cominciare a vendere da Dicembre. Ma non tutte, tranquilla, solo una ventina!»
«Jacob William Black, sai questo che cosa significa!?» urlo, scuotendolo per la maglia. «Venti barrique rovinate e da ricomprare, insieme a 4500 e passa litri di vino persi … sono un sacco di soldi, imbecille!»
Che bel ritorno a casa che mi ha riservato questo zoticone del mio ex migliore amico! Solo lui poteva avere la brillante idea di dar vita ad una stupida scommessa dentro la mia preziosa cantina! Oh, ma perché capitano tutte a me? Già sto male perché mi manca Edward … adesso devo pensare anche a quanto questa perdita peserà sul bilancio annuale.
Fantastico.
«Tranquilla, Bella, è stato un incidente! Se vuoi, posso ripagarti qualcosa …» Jacob mi guarda, dispiaciuto, e mi accarezza le braccia mentre cerca di calmarmi. «Mi dispiace.»
«Va bene, vuoi ripagare qualcosa? Allora comincia a sborsare 180.000 $! È il valore del vino che contenevano quelle barrique.» lo informo, inacidita.
Voi penserete che abbia sparato una cifra a caso, per mettere un po’ di paura a Jacob, ma in realtà non è così.
Io so i prezzi del vino che vendiamo, quindi mi è bastato fare un rapido calcolo per trovare la cifra perduta. 180.000 $ sono tanti, tanti soldi, accidenti a Jake! Per quest’anno dovremmo aumentare di una piccola percentuale il prezzo del vino, a causa di questa perdita.
Dovrò parlarne con Monique, la contabile dell’azienda.
«Ragazzi, che succede qui?» l’arrivo inaspettato di nonna interrompe la mia sfuriata, salvando così Jacob dalla mia rabbia distruttrice. Ah, ma non si salverà ancora per molto.
Lo giuro sul vino andato perduto!
«Ho spiegato a sua nipote l’incidente delle barrique, ma non l’ha presa molto bene.» la informa Jake, allontanandosi da me e rifugiandosi dietro a nonna.
Che cuor di leone!
La nonna mi osserva, preoccupata, e toglie dalla testa il cappello di paglia. «Oh, lo immaginavo. Tesoro, non è nulla di grave, alla fine.»
«È una perdita considerevole, nonna, non posso lasciar correre ignorandola.» dico, scorbutica, e vado a prendere un'altra tazza di caffè.
«Lasciala stare, caro, è da ieri che è un po’ giù di morale.»
«Capisco. Forse le manca il campeggio …»
«No, le manca Edward!»
«Okay, adesso basta!» mi giro verso di loro, che civettano peggio di due comari. «Smettetela di parlare di me come se non ci fossi, vi sento, sapete?»
Jacob scoppia a ridere, avvicinandosi a me ed avvolgendomi in un nuovo abbraccio. Cerco di mandarlo via a suon di gomitate, visto che sono ancora arrabbiata – no, incazzata! – con lui, ma lui è più forte di me e quindi i miei tentativi non hanno effetto su di lui.
«Ah, Bella Bella Bella … le manca il suo boyfriend, e chi lo avrebbe mai detto?»
«Non provare a prendermi per il culo, cretino!»
«Bella!» urla nonna, scandalizzata. «Non voglio sentirti parlare così!»
«Già, Bella, che parole sono? Sulla bocca di una signorina, poi, ma insomma!» Jacob continua a prendermi in giro, e per punizione si becca una bella gomitata sulle costole, che lo fa boccheggiare.
Ah, ben ti sta!
«Sempre manesca, sei! Ed io che credevo che un po’ di sesso con quell’Edward ti avrebbe tolto un po’ di acido dal corpo!» commenta, massaggiandosi le costole.
Arrossisco, distogliendo lo sguardo da lui e dalla nonna: Dio, ma come può dire certe cose così, come se niente fosse? E poi davanti alla nonna! Insomma … un po’ di rispetto! Che vergogna, ragazzi.
«Jake, smettila!» urlo, passandomi le mani sulle guance che vanno a fuoco.
«Oh, cara, non vergognarti! È normale, non si scandalizza nessuno per così poco.» mi rassicura la nonna, sorridendomi.
Arrossisco ancora di più, alle sue parole. Non dovrebbe rimproverarmi o, che ne so, preoccuparsi se ho avuto o meno rapporti protetti?
«Già, siamo tutti adulti e vaccinati! Ma … scusa se te lo chiedo, Bella, ma è una voglia quella?» domanda Jake, indicando un punto sul mio petto.
Abbasso lo sguardo, intimidita, ed osservo il punto che mi sta indicando … merda! Era meglio se non lo facevo!
C’è un succhiotto viola ben visibile, nascosto per metà dalla canotta che indosso, ma è visibile ugualmente! Oddio, Edward deve essersi divertito a lasciarmi dei marchi addosso ed io non me ne sono neanche accorta! Ma a che cazzo pensavo, mentre lui mi faceva queste cose?

Difficile da indovinare, eh Bella?
No, la vocina no, per favore!
Copro quella orrida macchia con le mani mentre Jacob da il via alle risate, e sono così forti che comincia a piangere ed a tenersi la pancia con le mani. Lo guardo male, imbarazzata e infuriata allo stesso tempo, e lancio un occhiata di aiuto alla nonna.
Lei mi sorride, avvicinandosi a me. «Non ho visto nulla, Bella, assolutamente nulla! Però … forse è meglio se ti cambi la maglia, quando vai a trovare i tuoi genitori.» mi consiglia.
Annuisco. «Già, forse è meglio.»
Almeno fino a quando mamma e papà non conosceranno Edward, è meglio che eviti loro di far vedere quanto sono entrata in sintonia con un ragazzo che loro neanche sanno della sua esistenza … beh, lo sanno, ma non sanno che ci ho fatto sesso e che ci siamo innamorati.
Meglio evitare che papà cominci a dare la caccia ad Edward.
 

***

 
Il pranzo a casa dei miei è stato tranquillo, come sempre d’altronde, a parte l’euforia della mamma che voleva sapere tutto quello che è accaduto in campeggio. Ho dovuto ripetere all’infinito anche la storia del mio incidente con la vespa – l’insetto, non lo scooter -, e rassicurarla all’infinito che sto bene. Le ho anche mostrato il collo, dove quella stronza mi ha punto, e le ho fatto vedere che al posto del bubbone/bolla adesso c’e solo un puntino microscopico, dove è entrato il pungiglione.
Papà è stato più tranquillo di lei, ed è stato contento di rivedermi … ringrazio il fatto di aver seguito il consiglio della nonna e di aver cambiato la maglia, altrimenti a quest’ora papà sarebbe stato in piena crisi isterica perché qualcuno “ha rubato la virtù della sua unica bambina”.
Sì, mio padre è un tipo un po’ all’antica.
E per fortuna che a pranzo non è stato presente Jasper, altrimenti mi sarei beccata una ramanzina anche da lui. Ho fatto bene a non parlare loro di Edward … povero amore mio, a quest’ora avrebbe avuto già papà alle calcagna!
E adesso, dopo aver passato diverse ore insieme alla mia famiglia, sono pronta per affrontare la mia cara e pazza cognata. Mi ha inviato un sms un paio di ore fa, mentre stavo ancora mangiando, dicendomi di raggiungerla in agenzia per scambiare due chiacchiere … e per prendere un gelato alla gelateria di fronte, lasciando tutto il lavoro nelle manine delicate e carine di Lauren.
Sì, è tornata a lavorare da Alice quando ha visto che non riusciva a trovare un mestiere che la aggradasse … per quanto mi riguarda, poteva anche andare a battere i marciapiedi.
Troppo cattiva? No, è quello che si merita.
Parcheggio la mia Mini – quanto mi è mancata! – a qualche metro di distanza dall’agenzia di viaggi di Alice, e percorro quella poca distanza tranquillamente, sentendo il calore del sole sulla pelle. Fortuna che durante le vacanze sono riuscita ad abbronzarmi un po’, altrimenti a quest’ora dovevo ancora girare imbrattata di crema protettiva … beh, l’abbronzatura su di me non si nota poi molto, giusto qualcosina qua e là.
Va bene, lo ammetto, sono ancora cadaverica.
Ma … ho il segno del costume, quindi qualcosa c’è davvero!
Entro nell’agenzia, e ringrazio il cielo non appena percepisco la frescura causata dall’aria condizionata. Fuori fa davvero troppo caldo, è il periodo più caldo dell’estate … forse. Non ne sono sicura, visto che l’ho trascorsa quasi tutta in un altro stato, e si sa che nel Maine le temperature sono diverse rispetto a quelle della California.
Faccio per salutare Alice, ma lei non c’è: la sua scrivania è vuota. Quella di Lauren invece è occupata, ovviamente da Lauren. Ha le mani sospese a mezz’aria, sopra alla tastiera del computer, e mi osserva con gli occhi socchiusi.
Bene, non vedevo davvero l’ora di incontrarla!
«Buon pomeriggio, Lauren.» tolgo gli occhiali da sole, sorridendole. Non mi è simpatica, e lei penso che lo sappia già, ma è comunque meglio mostrarsi cortesi: non voglio passare per maleducata. «Alice non c’è?»
«È in bagno, torna subito.» dice lei, continuando a osservarmi.
Non ha neanche ricambiato il mio saluto, potevo fare a meno di farlo a questo punto.
Poso la borsa sulla scrivania di mia cognata, ignorando gli occhi gialli da gatto di Lauren che mi perforano la schiena. La nuca comincia a prudermi, per la sensazione di essere osservata, e comincio a grattarmi distrattamente mentre vado a prendere qualcosa da bere nel minifrigo.
«Sei tornata dal campeggio.» dice ad un certo punto lei, senza entusiasmo né nessun altro tipo di emozione nella voce.
La osservo, inarcando un sopracciglio. «Sono qui, mi vedi, quindi sono tornata per forza.»
Scusatela, ma poverina ha qualche problema a comprendere le cose … sapete, è caduta dal seggiolone da bambina.
Bevo un sorso dalla lattina di Pepsi che ho aperto, mentre Lauren continua ad osservarmi senza battere ciglio. Forse non ha captato l’ironia nelle mie parole. Abbassa le mani – finalmente! -, e comincia a giocare con una penna a scatto.
«Ti sei divertita?» chiede, senza interesse.
Ma una porzione di cazzi tuoi no, eh? Ma tu guarda questa che vuole farsi gli affari miei a tutti i costi!
«Molto. Perché vuoi saperlo?»
Lei scrolla le spalle, con la penna che ancora gira tra le sue dita. «Curiosità. Alice mi ha accennato ad un ragazzo …»
Ah, quindi è questo che voleva sapere! Brutta gallina spennacchiata. Da me non verrà a sapere un bel niente! Non sono solita raccontare le vicende della mia vita privata a degli estranei, e per me Lauren è un estranea, quindi me ne sto zitta.
«Ma davvero?» me ne sto zitta, va bene, ma voglio anche sapere cosa Alice ha raccontato a questa gallinella.
«Oh, sì!» Lauren comincia a battere le ciglia e a sorridere malignamente, e la sua faccia diventa ancora più odiosa del solito. «Mi ha detto che c’è stato del tenero tra te e lui … ma io non le credo.»
«E perché non dovresti crederle? Alice non racconta mai frottole.»
«Perché nessun ragazzo ci proverebbe mai con te, frigida come sei. Al liceo scacciavi via tutti, neanche avessero la peste! Mi chiedo chi possa essere questa povera anima che è capitolato con te.» terminato il suo discorsetto, appoggia la schiena contro la sedia e incrocia le mani sul seno – finto! – e sorride.
Beh, certo, adesso dovrei sentirmi offesa per quello che mi ha detto. Guardate, non riesco più a smettere di piangere! In realtà, sono divertita e irritata per come si sta comportando: e dovrei anche risponderle?
Oh sì, devo! Voglio sputtanarla!
«Già, al liceo ero frigida … ma meglio frigida che sgualdrina. Almeno, io non cercavo di farmi tutti i giocatori della squadra di football nei corridoi di scuola, davanti a tutti!»
Il viso di Lauren arrossisce di colpo, e perde tutta la sicurezza e spavalderia che aveva fino a poco fa. Inarca le sopracciglia, e cerca di non cedere. «Sei invidiosa, solo invidiosa. Non parleresti così, altrimenti.»
«Invidiosa?» comincio a ridere, guardandola ad occhi spalancati. «Ma sei seria? Invidiosa, e di te scommetto! Ma neanche morta! Preferisco crepare da vergine e con venti gatti in giro per casa piuttosto che essere te!»
Lauren, indignata, non fa in tempo a replicare che viene interrotta dal ticchettare di un paio di scarpe, che annunciano l’arrivo di Alice. Quest’ultima, impeccabile come sempre, non appena entra nella stanza comincia ad urlare e correndo mi raggiunge, abbracciandomi.
«Tesoro, bentornata! Devi raccontarmi tutto!» esclama, saltellando. «Anche su di Edward!» aggiunge, sottovoce.
Rido, sciogliendo l’abbraccio. «Va bene, Alice. Ma puoi parlare ad alta voce, anche Lauren deve sapere di Edward!»
«Ah, ma io devo sapere tutto prima! Posso sempre raccontarle tutto dopo!» dice, strizzando l’occhio in mia direzione subito dopo.
La nana mi sta reggendo il gioco, e credo che abbia anche sentito il nostro piccolo scambio di battute di poco fa. Le sorrido, trattenendo una risata.
Ci voltiamo entrambe verso Lauren, che adesso è livida di rabbia e penso anche di invidia. Alice, come se niente fosse, si avvicina alla sua scrivania e le indica alcuni plichi enormi che sono posti lì sopra, davanti a lei.
«Questi sono i documenti per i viaggi dei signori Johnson, Malcolm e Adams, devono essere registrati entro stasera. Dovevo farlo io stamattina, ma …» scrolla le spalle, ridacchiando, «… me ne sono dimenticata! Pensaci tu, e non deludermi, mi raccomando!»
Lauren la guarda attentamente, confusa e ancora arrabbiata per prima, e annuisce senza aprire bocca. Ah, con Alice non ci prova troppo a fare la strafottente. Sa che se prova a lamentarsi, la mia amica non ci penserebbe su due volte prima di sbatterla fuori dall’agenzia! Non è la prima volta che le fa le ramanzine, la mia Alice.
«Perfetto! Bella, andiamo a prendere il gelato? Non vedo l’ora di sapere cos’hai combinato di bello in campeggio …» dice, andando a recuperare la sua borsa.
Faccio la stessa cosa anch’io, e quando stiamo per uscire fuori mi fermo, e mi volto di nuovo verso Lauren. «Ehi, Lauren?» la chiamo, mordendomi le labbra.
Lei, decisamente nervosa, alza il viso dalla pila di documenti e mi osserva. «Sì?»
«Una piccola cosa, poi ti lascio lavorare in pace.» sorrido, picchiettando con le unghie sul vetro della porta. «Ricordi quando ti vantavi e parlavi tanto delle ‘enormi doti’ di Adam Leeson? Beh, il mio Edward lo batte … ed è molto più bello di lui!»
Le faccio ‘ciao ciao’ con la mano, dopo averla lasciata a bocca aperta, e raggiungo Alice al di fuori dell’agenzia. Lei sta ridendo come una scema, e mi guarda come se fosse la prima volta che lo fa.
«Dici sul serio? Adam Leeson?» fa, tra le risate.
«Non so nulla sulle sue doti, ma su quelle di Edward sono sicura al 100%!»
«Aaaah, pervertita! Non devi saltare nulla, devi proprio dirmi tutto Bella!» Alice mi afferra per un braccio e dopo aver blaterato ancora un po’, mi guida verso la gelateria.
 

***

 
«Lo ami davvero? Davvero davvero?» chiede Alice per la decima volta, con gli occhi a cuoricino. Non li ha veramente a cuoricino, ma se fosse un cartone animato i suoi occhi sarebbero di questa forma, adesso.
«Sì, Alice, lo amo. E sono seria, non chiedermelo ancora!» esclamo, un po’ seccata per il suo continuo ripetere le cose.
Lei, incurante delle mie proteste, sorride alla stregatto e unisce le mani, portandole davanti alle labbra. Comincia anche a saltellare sulla sedia, e a me viene l’improvvisa voglia di cercare sul suo corpo il pulsante ‘reset’ per metterla così a tacere … ma lei non è un robot, o una specie di cyborg, quindi non lo posso fare.
Mannaggia, siamo ancora così obsoleti con la tecnologia!
«Non ci credo che ti sei innamorata! Davvero, è un evento speciale, da segnare sul calendario!» cinguetta, posando le mani sul tavolino con uno scatto. «Però … ricordati che io te l’avevo detto, che qualcuno ti avrebbe rimorchiato!»
Sbuffo. «No, tu mi hai detto che dovevo portarmi in vacanza un sacco di bei vestiti nel caso che qualcuno volesse portarmi fuori.»
«Beh, non è un po’ quello che intendevo io? Per portarti fuori, questo qualcuno doveva per forza rimorchiarti, no?»
Oh, i discorsi con Alice non mi sono mancati per niente, durante queste settimane! Mi sono risparmiata un sacco di insulti da rivolgerle, e lei mi ha risparmiato un gran numero di mal di testa.
Ecco, sento che uno verrà a trovarmi tra poco, se Alice continua a chiacchierare con questo ritmo.
«Sì, Alice, sì, è proprio come intendevi tu …» mormoro, sfregandomi gli occhi con le dita.
«Non dirmi che sei ancora stanca, o confusa per il fuso! No, perché io e te abbiamo ancora un sacco di cose di cui parlare!»
Sbuffo di nuovo. «No, non sono stanca … ho solo un po’ di fastidio agli occhi.» sto dicendo la verità e mentendo nello stesso momento.
Sto dicendo la verità, perché è vero che non sono stanca; ma sto mentendo riguardo al fastidio agli occhi. I miei occhi vanno alla grande! È la parlantina di Alice che comincia a darmi fastidio, e dopo sei settimane di quiete è normale che cominci a perdere le staffe sentendola parlare senza pause.
Devo farci di nuovo l’abitudine, e devo anche cercare di non farglielo capire … mi ammazzerebbe, se le dicessi “Alice, tappati la bocca!”
«Comunque … di cos’altro dobbiamo parlare? Se vuoi i particolari di quello che abbiamo fatto io ed Edward, puoi anche scordarteli!» metto in chiaro le cose prima che possa chiedermi qualsiasi cosa.
Alice, frustrata, fa schioccare la lingua e arriccia le labbra. «Non sei simpatica, no no. Perché non vuoi dirmi niente?»
«Perché sono affari miei, e perché mi vergogno!»
«No, non devi vergognarti! Non farò nessun commento, lo giuro!» Alice cerca di convincermi e a farmi cambiare idea, ma i suoi futili tentativi con me non funzionano.
Incrocio le braccia al petto, inarcando le sopracciglia verso l’alto. «Ho detto di no, Alice, non insistere.»
«Bastarda!» il suo urlo è così forte che riesce a far voltare diverse persone che, come noi, sono sedute ai tavolini della gelateria per godersi un po’ di tranquillità e per mangiare il loro gelato in pace.
«Alice! Abbassa la voce!» soffio, chinandomi su di lei e afferrandola per le braccia.
«Io abbasserò la voce, ma tu resti comunque una bastarda!» sussurra, guardandomi male.
«Aaaaa! Senti, non mi va di raccontare le mie esperienze sessuali … e non mi piace dirle in un luogo pubblico. Va bene?» getto la spugna, quando ci si mette è impossibile parlare con lei.
Alice batte un paio di volte le palpebre, guardandomi, e alla fine sorride e torna a sistemarsi tranquillamente sulla sua sedia. «Ah, allora va bene. Cambiamo discorso! Ho un sacco di aggiornamenti da farti!»
«Che tipo di aggiornamenti?» mi tranquillizzo adesso che lei ha deciso di passare ad altro. Almeno per un po’, non starò sotto la sua completa attenzione.
«Gossip, naturalmente!» risponde, facendomi capire che avrei dovuto intuirlo non appena mi aveva accennato di questi aggiornamenti. «Sai che Mike Newton ha beccato sua moglie a letto con un altro?»
«NO!» sgrano gli occhi, davanti a questa affermazione. Jessica Newton, la stronza che mi ha presa a pizze in faccia appena un mese fa … ha un amante? «E chi è questo sfigato?»
«Non si sa, ma Mike ha chiesto il divorzio! Mia madre ha parlato con lui l’altro giorno – sai che lei non sa farsi gli impicci suoi! -, e lui le ha detto che l’ha anche sopportata per troppo tempo.»
«Da una parte sono contenta per lui.» ammetto, anche se potrò sembrare meschina nel dirlo. «Ma … mi dispiace per i bambini. Andranno a vivere con la madre, vero?»
«Sì, penso di sì, poveri bambini … e, a proposito di bambini! Sai la novità?»
Scuoto la testa: non so più nulla di quello che è accaduto a Napa, quindi è inutile che mi pone queste domande senza senso.
Alice mi sorride, usando uno di quei sorrisi tutto labbra e tutto denti, e comincia ad agitare le mani davanti a sé. «Io e Jasper stiamo provando ad avere un bambino!»
«Aw! Davvero, sul serio? Non scherzi? AW!» mi unisco alla sua euforia e afferro le sue mani, cominciando a produrre orribili urletti.
Non mi interessa se qualcuno si lamenta dei nostri schiamazzi o se pensano che siamo due povere pazze – perché sì, da una parte lo siamo veramente -, ma volete mettere queste insulse voci con la notizia bomba che mi ha dato Alice?
Sto per diventare zia!
«Oddio, Alice! Diventerò zia, diventerò zia!» esclamo, pazza di gioia.
«Beh, tecnicamente non lo diventerai ancora per un bel pezzo … ci stiamo provando, non ho detto che sono già incinta.» mi fa notare lei, con calma.
«Sì, ma se ci state provando vuol dire che state comunque per regalarmi un nipotino! Spero che sia femmina, sarà la mia piccola assistente.»
Già, la mia piccola assistente! Già mi vedo che vago per i vigneti e per le cantine con lei alle calcagna, pronta ad imparare tutti i segreti del mestiere … oddio, forse un giorno potrà diventare la mia erede! Erediterà tutto quello che oggi è mio, e che un tempo è stato del nonno …
«Bella, non montarti la testa! Potrebbe anche essere un maschietto.»
«Oh, è vero …» non ci avevo pensato, non posso mica decidere io di che sesso sarà mio nipote. «Mah, non fa nulla. Maschio o femmina, diventerà il mio erede!»
Alice comincia a ridere, osservandomi divertita. «Ma sentiti, stai già fantasticando! Dovevo dare ragione a tuo fratello e non dirti ancora nulla …» scuote la testa, sorridendo. «Va beh, lasciamo stare … e poi, scommetto che cambierai idea sul conto dell’erede.»
«Perché dici così?»
«Beh, prima o poi anche tu avrai dei figli, e saranno loro quelli che erediteranno tutto.» dice, con fare ovvio, afferrando poi uno dei biscotti che ci sono avanzati da prima e mordendolo.
Ecco, adesso mi ha messo anche la pulce nell’orecchio! Però, ha ragione: anche io un giorno avrò dei figli, e alla fine saranno loro quelli che avranno diritto alla mia eredità … ma non per forza.
Basta, non voglio pensarci adesso o va a finire che impazzisco!
«Possiamo fare un eredità enorme, e tutti avranno qualcosa.» scuoto le spalle, prendendo anche io un biscotto.
«Mhm.» Alice deglutisce il boccone, e torna a parlare. «Sono davvero curiosa di vedere come saranno i miei futuri nipoti! Tu ed Edward siete dei bei ragazzi, quindi c’è una buona materia prima con cui lavorare.»
Quasi mi strozzo con il biscotto che ho in bocca. Alice, sempre pronta a farmi questi attentati! Ma come può già cominciare a pensare a come saranno i bambini miei e di Edward, è troppo presto! Stiamo insieme da poco più di un mese, è decisamente fuori dai miei programmi diventare mamma proprio adesso.
Credo che il suo desiderio di maternità la stia facendo uscire un po’ fuori di testa.
Però … non posso fare a meno di pensarci. Chissà come saranno i nostri bambini. Sicuramente belli come il loro papà. Aaaaaa, dannata Alice!
 
 

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Che zuccherino Lauren, vero? XD
   
 
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