Salve a
tutti, cari lettori. Questa
storia è una di quelle più faticose per quanto
riguarda l'estensione. Nel
precedente, Bernard comincia a vedere la città in modo
diverso. E'solo e suo
cugino, conoscendolo, lo invita a tenersi fuori dagli ambienti della
politica.
Per questo lo aiuta con Oscar.E'tutto nel suo interesse, of course.
NELL'OMBRA
CONTINENTE
Il fuoco
sembrava circondare ogni cosa.
- Che cazzo sta
succedendo?- esclamò Alain mentre tentava di sedare il fuoco
con la giacca
della logora uniforme.
Erin si avvicinò
alla finestra.
-E'il prete-
sentenziò, fissando di traverso il vetro.
-COSA?- esclamò
il gigante, avvicinandosi a sua volta alla lastra trasparente...e
sbiancare di
conseguenza.
Oltre il vetro,
nello spiazzo che dava sulla strada, c'era un gruppo di uomini. Alla
testa di
questo, nella penombra del momento che precedeva l'alba, c'era la
sagoma del
parroco. -Ehi, O'Neil- disse, tenendolo d'occhio- come mai questo prete
è
venuto qui? Ne sai qualcosa?-
Erin sbuffò.
-Posso dirti
questo. Dopo la morte dell'ultimo signore, il suo discendente, non
amando
questo posto, si trasferì a Versailles, come tutti i nobili
parassiti che hanno
affollato quel luogo. Da allora, questo luogo è divenuto una
terra di nessuno,
con tutte le conseguenze che ci sono.- spiegò, prima di
indicare la finestra.
-Il religioso, per via della sua posizione, si è posto come
intermediario
ideale per tutti gli eventuali discutibili traffici del luogo. Tiene la
bocca
chiusa e dirige insieme questo genere di cose...un tipo amabile. Anche
lui ha
guadagnato molto da mio padre. Ha sfruttato le sue abilità
in ogni modo, fino a
liberarsi di lui quando non serviva più.-
Alain occhieggiò
rabbioso le varie parti della casupola. - Va bene- rispose- ma come ce
la
caviamo, stavolta?-
Erin si mosse
verso un angolo posto ad occidente, verso il mare. Dette vari calci,
incurante
del crepitare della legna divorata dal fuoco e, con uno sforzo non da
poco,
allargò un buco che Alain fino a quel momento non aveva
notato. -Passiamo di
qui- rispose e, vedendo lo sguardo perplesso del gigante si
affrettò ad
aggiungere- questa galleria conduce al letamaio. Quando ero piccola e
mio padre
non c'era, i miei zii non mi volevano in casa. Dovevo passare il mio
tempo
attaccata ad una catena e arraggiarmi come potevo. Costruii io stessa
questo
condotto, per potermi intrufolare in casa non vista e mangiare qualcos.
Li ho
sempre fregati.-
Alain non
rispose, anche perché la situazione non permetteva di
chiacchierare troppo.
Entrambi si infiltrarono dentro il condotto nero e maleodorante, mentre
il fumo
inghiottiva tutto. L'ultimo rumore che i due sentirono, prima di
sparire, fu il
fragore del legno che cedeva alla pressione del fuoco.
BREHAN
Eamonn si
svegliò di soprassalto. Con gli occhi sgranati
fissò le travi del soffitto,
preda di una sottile inquietudine che, invece di calmarlo, lo
angosciava
ulteriormente. Non aveva dimenticato l'ultimo incontro con la figlia.
Gli era
impossibile farlo.
-Perché non mi hai
portato con te?- disse
la donna, con voce stanca. Aveva urlato bestemmie a non finire, poco
dopo aver
incrociato i propri occhi con i suoi. -Se ti aspetti che ti
riabbraccerò, che
avrai da me qualche conforto...ti sbagli di grosso. Mi hai rovinato la
vita nel
momento in cui sei venuto meno alla promessa.-
Eamonn non aveva detto niente,
frastornato
dalla vista di quella creatura selvaggia ed indomabile. Avrebbe voluto
dire
molte cose...ma la verità era che si vergognava.
-Mi hai lasciato in mano a quelle
carogne,
dopo avermi riempito la testa di bugie...- continuò- e
questo...questo non
posso proprio perdonartelo.-
Stanco si portò
una mano sulla fronte.
Sua figlia non
sbagliava. Prima di andarsene, seguendo quegli inglesi, aveva
raccontato a sua
figlia una bugia. Gli aveva detto che quelle persone avevano intenzione
di
dargli un lavoro e che il viaggio per mare era pericoloso. Come poteva
dirgli
la verità? Eppure, proprio questo eccesso di discrezione
aveva provocato la
frattura.
Non aveva avuto
cuore di dirglielo.
Quello che il
dottore non sapeva era che sua figlia forse era meno sprovveduta di
quanto in
realtà credesse.
Fece per
rigirarsi sul materasso, quando un cigolio delle assi attirò
la sua attenzione.
Lentamente, afferrò un coltello che teneva solitamente sotto
il cuscino e piano
raggiunse la porta. Con accortezza, socchiuse l'uscio...salvo poi
rilassarsi,
riconoscendo la sagoma, ormai familiare.
Il dottore
scosse il capo, ghignando.
Per quanto ci
provasse, non avrebbe mai capito le persone e nemmeno i loro ridicoli
freni che
si ponevano. Io me ne vado a letto si disse,
rituffandosi tra le coltri.
Marguerite era
accovacciata vicino alla finestra. Per quanto ci provasse, il sonno non
arrivava...ma era comprensibile. Il pensiero che qualcuno venisse nella
sua
stanza rendeva impossibile raggiungere quel risultato.
Impossibile pensò, stringendosi le
braccia
Improvvisamente,
sentì la porta della propria camera aprirsi.
Chi c'è? Che cosa
vogliono ancora da me? si chiedeva agitata. Alla pallida
luce della luna, vide un'ombra stagliarsi sul suo letto...una sagoma
scura che
con il buio sembrava ancora più imponente. Non aveva detto a
nessuno dove fosse
ed i nemici del marito aveva ben altri problemi di cui occuparsi.
Il panico la
colse, in modo inevitabile e fulmineo.
Vide l'estraneo
allungare la mano sul rigonfiamento sopra al materasso, senza tuttavia
avvicinare la mano. Era leggermente accovacciato e pareva assorto nei
propri
pensieri.
Marguerite prese
il vaso da notte che teneva vicino alla sedia e, non vista, si
avvicinò.
Chiunque fosse l'intruso, si sarebbe pentito presto della sua audacia. Importunare
una povera dama come me, inaudito pensò stizzita.
Fu con questo
pensiero che, senza alcun indugio, calò con violenza il
pezzo di coccio sopra
alla sua testa. Il fragore della terracotta rimbombò nella
quiete notturna,
seguito dal tonfo sordo di un corpo che cadeva.
Il cuore di
Marguerite batteva all'impazzata, preda dell'agitazione che aveva
accumulato
nel momento in cui aveva sferrato il colpo. Ho ucciso una
persona pensò,
poco dopo.
Svelta si
avvicinò alla sagoma.
Non aveva mai
fatto del male ad una mosca ma i pericoli passati avevano minato buona
parte
del suo autocontrollo. Buon Dio, fa che non sia
così! si disse, tentando
di frenare l'ansia.
Un rumore di
passi raggiunse la sua camera e poco dopo spalancò la porta.
-MADAME!-
esclamò André, piombando in camera, seguito da
una stupita Marie e da un mezzo assonnato
Eamonn.
-Madre...-fece
Oscar, avvicinandosi sulla soglia, senza accennare a muovere un passo
verso di
lei. Marguerite si volse verso la figlia e gli altri. Tutti erano
leggermente
distanti dal suo corpo. Non disse una parola, guardando
alternativamente tutti
i presenti.
Vide Marie
portarsi le mani sulle guance, in un'espressione sbigottita. Madame non
seppe
come interpretare quello sguardo, comune tra l'altro a quello degli
altri. Era
come se non lei avesse commesso qualche errore. Sgomenta,
abbassò lo gli
occhi...per impallidire.
Un raggio di
luna aveva colpito il viso dell'intruso...e quell'intruso aveva il
volto di François
Augustin Reynier de Jarjayes.
Suo marito.
Bene,
capitolo fulmineo e non so
quanto atteso. Mi sembra il minimo aggiornare ora, dal momento che nei
prossimi
giorni non potrò farlo. Non chiedetemi quanti capitoli
mancano perché non lo
so. Sono molti ma servono per aggiornare più velocemente.
Madame ha tramortito
l'intruso degli agapanto e Alain e Erin tentano la fuga dalla casa
natale di
quest'ultima.
Capitolo
di passaggio ma spero
interessante.
A
presto.
cicina