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Autore: Unicorno Peloso    17/12/2012    23 recensioni
Storia interattiva scritta a quattro mani da gattapelosa Niallsunicorn.
Essendo stata rimossa dall'amministrazione la prima stesura, abbiamo dovuto ri-pubblicare la storia.
Passate pure a leggere i nuovi capitoli dei quarantottesimi hunger games, e possa la buona sorte essere sempre a favore del vostro tributo preferito!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo autrice:
Lo so, lo so.
Faccio più schifo di quel budino al cioccolato spiaccicato sul sofitto della mia classe.
Il fatto è che, come molti di voi, sono incasinatissima con la scuola, e questa settimana è un suicidio sociale.
ok, la smetto di parlare di me.


Scusatemi per l'immenso ritardo, merito di pestare una cacca di cane. (?)
Comunque spero che il capitolo vi piaccia, perchè a me piace... e boh.
Non so più cosa dire HAHAHAHAHAHA ci vediamo infondo :')





Non appena Sara aveva avuto la premonizione, lei e Shayleen avevano fatto i bagagli raccogliendo le poche cose in loro possesso e avevano iniziato a salire di livello in livello, per allontanarsi il più possibile dal luogo della carneficina.
All'alba, nonostante fossero molto più in alto della cornucopia, riuscirono ugualmente ad udire le urla strazianti dei ragazzi che venivano uccisi, e i gridi di battaglia di coloro che combattevano. Camminavano in silenzio, al ritmo dei loro respiri, ognuna persa nei propri pensieri.
Shayleen continuava a portarsi le mani sulle orecchie, per impedire con scarsi risultati al suo subconscio di ricollegare quelle grida ai lamenti di sua madre e sua sorella mentre venivano uccise.
Sara, invece, cercava di trattenersi dallo scoppiare a piangere. Si era categoricamente rifiutata di raccontare alla compagna ciò che aveva visto nella premonizione, rimanendo molto sul vago e tentando di eludere le sue domande su cosa comportavano generalmente le sue visioni.
Aveva detto "moriremo", ma in realtà la ragazza che aveva visto morire al festino per mano di Sam era lei. Si era letteralmente vista mozzare la testa con un'ascia, quasi guardasse la scena dall'esterno. Nella visione Shayleen si trovava poco più indietro ed urlava terrorizzata, ma era viva. Nessuno faceva caso alla giovane con i capelli colorati sull'orlo di una crisi di panico, disarmata e incapace anche solo di muoversi.
A quel punto si era svegliata, ma sentiva che qualcosa non andava. Quel senso di morte e annullamento portato dal sogno continuava a perseguitarla, e la vista del suo sangue e della sua testa che ruzzolava sul pavimento le davano la nausea.
Ma ciò che le impediva di concentrarsi era una domanda terribile, che le ronzava nella testa come un ape arrabbiata. Era possibile sfuggire alla morte?
Non andando al festino aveva cambiato il corso degli eventi, ma continuava a temere che la morte la aspettasse dietro l'angolo e che le riservasse una lenta agonia come punizione per la sua insolenza.
-A che piano pensi di arrivare?-domandò Shayleen all'improvviso, più per coprire i rumori della battaglia che per vera curiosità. Sara scosse la testa, un po' intontita.
-Ho bisogno di acqua- disse semplicemente, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della tuta. Notò con orrore che, nonostante stesse sudando, i denti stavano iniziando a batte gli uni conto gli altri per il freddo.
Shayleen la squadrò con aria critica, preoccupata.-Ce la fai a continuare?- chiese, cercando di non mostrarsi troppo ansiosa. La ragazza annuì debolmente, sebbene fosse sul punto di svenire. -Arriviamo al piano del distretto quattro, ho bisogno di acqua- ripeté massaggiandosi le tempie e chiudendo gli occhi.
 
Noah aveva avuto la stessa idea di Sara e Shayleen e aveva deciso di allontanarsi il più possibile dalla cornucopia, raggiungendo il nono livello all'alba.
La storia del festino lo lasciava a dir poco perplesso, soprattutto perché il numero dei tributi pronunciato dal presentatore non era quello giusto. Un'errore piuttosto grossolano, considerando che gli hunger games erano seguiti in tutto il paese e vi erano giri di scommesse di milioni su chi avrebbe vinto e chi sarebbe stato il prossimo a morire. Probabilmente, se avesse chiesto ad un abitante di capitol city quanti tributi erano rimasti in vita, questi non solo avrebbe dato la risposta esatta ma sarebbe stato capace anche di dirne i nomi e il distretto di provenienza. Continuava a non capire chi ci fosse sotto, ma era convinto che quel festino fosse falso.
Per questo aveva deciso di stabilirsi ad uno dei piani più alti, sperando di trovare un ambiente a lui affine. Aveva fatto rifornimento di viveri e piccoli congegni che sarebbero potuti tornargli utili mentre saliva di livello, e aveva deciso di stabilirsi in quel regno marino perché lo incuriosiva incredibilmente.
Nel momento in cui il suo piede era entrato in contatto con l'acqua scura che bagnava l'intero corridoio, la sua bocca si era spalancata dallo stupore e non si era più richiusa. Il livello appariva come un posto piuttosto sinistro e scuro, ma era proprio quello a conferirgli il suo fascino.
Le striature dell'acqua si riflettevano sulle pareti in vetro scure e ricche di incrostazioni, e un silenzio tombale avvolgeva quel luogo. L'unico rumore che Noah riusciva ad udire era quello dei suoi passi strascicati, che increspavano debolmente la superficie di quell'acqua altrimenti completamente piatta.
Dal soffitto pendevano molte reti da pesca logore, e sembravano posizionate a formare un fitto reticolo di amache sospese.
Il ragazzo, incuriosito, si avvicinò con cautela alla vetrina del negozio più vicino a lui e rimosse la sporcizia da questa con un braccio. Appoggiò le mani sul vetro per impedire al suo riflesso di limitargli la visuale e premette la fronte contro il vetro.
Quello che vide lo sconvolse e lo lasciò senza fiato, tanto era assurdo. La vetrina non era altro che una gigantesca vasca piena d'acqua, in cui nuotavano almeno una decina di squali di dimensioni anomale apparentemente poco socievoli.
Nuotavano in circolo, quasi tentassero di azzannarsi l'un l'altro, e nonostante la distanza Noah riusciva chiaramente a scorgere più file di denti lunghi e aguzzi pronte a uccidere.
Si allontanò spaventato e si lasciò cadere nell'acqua, con gli occhi che quasi tremavano per l'agitazione. Poi, all'improvviso, il suo volto si distese e recuperò la solita espressione calma e controllata, tipica di chi è padrone della situazione.
Finché ci sarebbe stato il vetro quei mostri non avrebbero potuto fargli del male.
Finché il più intelligente nell'arena fosse stato lui, nessuno avrebbe potuto fargli del male.
 
Quando Sara e Shayleen arrivarono, la trappola di Noah era già stata piazzata. Si era limitato a fare ciò che gli riusciva meglio, ovvero costruire ordigni esplosivi.
Era un meccanismo piuttosto semplice che sfigurava terribilmente davanti alle sue solite creazioni, ma per costruirlo aveva dovuto accontentarsi di ciò che era riuscito a trovare in giro. Consisteva in un piccolo ordigno molto potente posto alla base di una di quelle numerose pareti di vetro, che si sarebbe attivato non appena qualcuno vi fosse passato vicino.
In realtà Noah non intendeva uccidere nessuno, ma desiderava semplicemente sentirsi tranquillo. Tra una cosa e l'altra quella notte non era riuscito a chiudere occhio, inoltre aveva marciato fino allo sfinimento: dire che era stanchissimo era un eufemismo.
Così, solo ed unicamente per difesa, attivò l'ordigno e si arrampicò a fatica su una delle amache pendenti dal soffitto, pronto a concedersi il meritato riposo.
Gli sembrò di aver appena chiuso gli occhi quando un rumore incredibilmente forte lo fece sobbalzare. Noah diede una testata sul soffitto ricco di muschio e melma prima di riuscire a svegliarsi del tutto e rendersi conto di cosa stesse accedendo.
Credeva che sarebbero andati tutti al festivo, che la sua trappola non si sarebbe mai e poi mai attivata. La aveva innescata per difendersi da eventuali mostri marini e altre creature terrificanti che avrebbero potuto popolare quel luogo, non di certo da due ragazzine impaurite e spaesate.
Quando al passaggio di Shayleen e Sara la bomba esplose sprigionò un'esplosione che le scaraventò contro la parete di fronte. Ma il peggio arrivò qualche millesimo di secondo dopo: un enorme quantità di acqua salata le travolse, spingendole in due direzioni opposte. Shayleen venne trascinata verso la scale che conducevano al piano superiore, mentre Sara venne catturata da un piccolo ma potente vortice d'acqua formatosi a seguito dell'esplosione.
Entrambe urlarono al fine di localizzarsi reciprocamente ma, non appena sentirono l'acqua invadergli i polmoni, si limitarono a tentare di sopravvivere contando sulle proprie forze, mettendo la compagna in secondo piano.
Fortunatamente, Shayleen riuscì a trovare un appiglio e si avvinghiò al corrimano della scala che conduceva al decimo livello. Sara, invece, tentò di aggrapparsi ad un grosso chiodo arrugginito e incrostato attaccato al muro, ma ottenne come unico risultato un grosso e profondo taglio sulla mano destra.
La ragazza guardò il proprio sangue mescolarsi all'acqua per qualche secondo reprimendo i conati di vomito, prima di sentirsi afferrare una gamba e trascinare verso il basso. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e le sue corde vocali produssero un urlo agghiacciante e disumano che fece gelare il sangue a Noah.
Solo lui, dall'alto, riuscì a vedere quella scena raccapricciante attraverso l'acqua scura.
Solo lui vide uno di quegli ibridi dalle fattezze simili a quelle di uno squalo afferrare la ragazza e staccarle la gamba sinistra con un solo morso, facendo tingere l'acqua di un rosso scuro e minaccioso.
Solo lui vide un'altro mostro azzannarle un fianco e strattonarla, facendola sbattere contro una parete.
Solo lui vide la vita svanire dagli occhi di Sara, e gli ibridi giocare con il suo cadavere.
Solo lui, dopo qualche minuto, si accorse di Shayleen che singhiozzava in un angolo, in preda alla disperazione.
 
Dopo ore ed ore passate a discutere con Gaison della strategia che avrebbero dovuto seguire, Eleuthera si concesse finalmente un po' di riposo. Il compagno era riuscito a farle capire che averne eliminati un paio era già un bel passo avanti, e che se non li avesse uccisi coloro di cui aveva avuto pietà non ci avrebbero pensato su due volte prima di piantare un coltello nel cuore di una dodicenne.
Così, tra futili giustificazioni e discorsi strategici, Gaison era quasi riuscito a farle passare i sensi di colpa. La sua compagnia riusciva a farla stare bene, in quanto il ragazzo sembrava averla avvolta con la sua positività e allegria.
La sua risata la faceva tornare indietro nel tempo a quando sua madre non aveva ancora avuto quell'incidente, e lei non era altro che una bambina innocente e spensierata.
Così, senza nemmeno accorgersene, iniziò a cantare una vecchia ninna-nanna che i suoi genitori le cantavano sempre prima che iniziasse a lavorare. L'ambiente fu subito riempito dalla sua voce dolce e ancora infantile, che fece immediatamente ammutolire Gaison.
                                                                              
Dormi bimba dormi nel verde di un prato fiorito,
sogna bimba sogna di un mondo più buono e pulito
senza dolore né violenza,
senza morte e prepotenza.
 
Lui conosceva quella canzone.
Pensò che forse, se fosse rimasto al distretto e non fosse stato estratto per gli hunger games, avrebbe potuto sposarsi, trovarsi un lavoro modesto e cantarla ai propri figli, per metterli in guardia dall'orrore dei giochi.
Ma oramai era tardi. Era pienamente consapele del fatto che quella vita non sarebbe mai stata sua, quello non sarebbe potuta essere il destino di un morto né tanto meno di un vincitore.
Guardare ragazzi morire o diventare dei mostri,ecco come si sarebbe ridotta la sua vita nel caso fosse sopravvissuto.
 
Dormi bimba dormi chiudi gli occhi per non guardare
come ciò che ti circonda non è ciò in cui puoi sperare.
 
Sospirò e cantò con Eleuthera l'ultima strofa, quella che da sempre lo aveva affascinato e gli aveva dato speranza.
 
Sogna bimba sogna una vita anche migliore,
puoi essere felice in un sogno ammaliatore.
 
La bambina, quando sentì la voce del compagno unirsi alla sua ammutolì, in quanto non si era accorta di stare cantando a voce alta. Fece per richiudersi in sé stessa, ma Gaison le riservò un sorriso ampio e sincero, accompagnato da uno sguardo addolorato.
Eleuthera, stupita, ricambiò il gesto con sincerità e lo prese per mano, con l'affetto e la delicatezza che avrebbe dedicato ad un fratello.
-Posso dirti una cosa?- disse dopo qualche secondo di silenzio, sforzandosi di rimanere seria. Gaison annuì, inclinando la testa lateralmente.
-Lo sai che canti proprio male?-confessò Eleuthera, ridendo a crepapelle per l'espressione delusa disegnatasi sul volto del ragazzo. Lui si grattò la testa e finse uno sguardo assassino, che fece aumentare l'ilarità della compagna.
-Guarda che se non avessi scelto di allenarmi per i giochi e avessi coltivato il mio talento, a quest'ora starei cantando in qualche locale di Capitol City-disse Gaison, tentando di sembrare offeso.
Eleuthera si asciugò le lacrime e gli diede una pacca sulla spalla, reggendosi a lui per non cadere a terra dal ridere. -Certo, e io sono la nipote del presidente Snow. Guardatemi, vivo a Capitol e dispongo di un patrimonio così ingente da non sapere più dove mettere i miei diamanti!- replicò lei, imitando il più ridicolo accento che potesse esistere e facendo salire la propria voce di un ottava. Gaison rise nuovamente e si appoggiò una mano sulla pancia, iniziando a sentire un leggero dolore alle costole.
-Madamigella gradisce mezzo panino dall'aria stantia e un frutto che non sembra velenoso?-disse con un inchino, fingendo di togliersi un inesistente cappelo.
-La ringrazio mio caro maggiordomo, ho giusto un certo languorino- rispose Eleuthera, afferrando il cibo avvolto nella carta stagnola che le veniva offerto da Gaison.
-Queste sono le nostre ultime provviste?-domandò, improvvisamente seria. Il giovane del distretto due annuì gravemente, addentando un frutto il cui succo rossiccio iniziò a scorrergli lungo il braccio come sangue.
Eleuthera osservò le piccole goccioline bordeaux infrangersi sul pavimento con tristezza, cercando di non pensare a quanto il rapporto che si andava creando tra lei e Gaison fosse sbagliato e deleterio.
 
-Sembrano tutte molto superficiali, credo che guariranno a breve-disse Sam, dopo aver controllato proprie ferite e quelle riportate dal compagno. Luke grugnì e piantò la spada nel tronco di un albero del secondo livello, in cui si erano affrettati a tornare dopo il finto festino. -Ci hanno ingannati!- ruggì, mostrando al compagno un espressione colma di furia animalesca.
-Lo so-rispose Sam, stringendo i pugni e guardando a terra. Entrambi tacquero per qualche minuto, cercando di sbollire la rabbia accumulata. Luke fu il primo a parlare e, sorprendentemente, si dimostrò il più ragionevole.
-Se non altro ne sono morti due-disse, sospirando rumorosamente. Sam rimase ostinatamente in silenzio, ancora offeso per l'affronto ricevuto. Chi poteva avere fatto una cosa del genere? Ma soprattutto, come era stato possibile?
Capitol City non era certamente la responsabile dell'accaduto, in quanto non vi erano precedenti nella storia degli hunger games: se loro promettevano un banchetto, il premio c'era, senza se e senza ma.
Sobbalzò quando Luke gli mise una mano sulla spalla, sorpreso da quel contatto così inaspettato. -Grazie per avermi coperto le spalle- lo ringraziò il ragazzo, sebbene fosse un po' riluttante. -Sei stato... Bravo- concluse, voltandosi immediatamente e tornando alla propria espressione truce, fingendo che nulla fosse successo.
Sam sorrise compiaciuto a testa bassa, lanciando uno sguardo fugace a quel ragazzo che finalmente iniziava a considerare un vero compagno. 






Secondo angolo autrice, ancora più inutile del primo:
Graaaaazie per aver letto tutto :')
Allora, per prima cosa devo ringraziare gattapelosa per aver scritto la ninna nanna. io non sono brava in queste cose, qui l'addetta alle rime è lei (?) HAHAHAHAHAHAHA lol
Comunque! Lo so, non abbiamo ancora pubblicato le drabble di Larev e Brian. Ci scusiamo pubblicamente anche per questo.
Promeeeetto che mi impegnerò a scriverne almeno una, giurin giurello.
Poi... ah, volevo chiedere scusa alla mentore di Sara per la morte atroce che le ho riservato. Non avrei dovuto guardare quel documentario sul modo di cacciare delle orche assassine...
Però devo ammettere che la colpa non è tutta mia, in quanto i nostri lettori *passa una balla di fieno* amano particolarmente le morti cruente lol.
Ok, io devo scappare kwfgkqwjgfqlwegqelhgv
La lista degli sponsor devo ancora aggiornarla, ma credo che la aggiungerò al capitolo tra poco, quando mi verrà in mente un titolo decente per sostituire questa schifezza.
a presto :D
Bascii, medusa c:
   
 
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