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Autore: lubitina    17/12/2012    0 recensioni
Risvegliarsi.. e vedere il nulla attorno a sè.
"Here is no water but only rock
Rock and no water and the sandy road
The road winding above among the mountains
Which are mountains of rock without water
If there were water we should stop and drink..."
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce grigia spegne le Tre Gemelle,mentre ti guardo ricomporti e delirare. Urlare frasi nella tua lingua.
Lingua..lingua che non è dell'Oltre. Lingua che non è del Tutto,che è solo di un Gregge;è sgraziata,brutta. Gracchiante. C'è qualcosa che ti lega alla Vita,rifletto. Cosa,cosa. Le tue urla mi straziano;mi ricopro con le ali,cercandovi un po' di calore.
Cosa c'è? Sento qualcosa. Vero,è il Vero! Cos'altro c'è di più Vero? Chiave..
Dubito,dubito!
Non posso dubitare!
Ma le tue urla strazianti continuano,il tuo corpo ripararsi,tra atroci sofferenze,come l'Alto ha stabilito: ti vedo contorcerti,vedo i tuoi occhi fieri e superbi pieni di terrore,le tua bocca aprirsi. Aprirsi e urlare. Urlare come non ho mai sentito urlare alcuna anima.
Superbia. Devo stare lontano dalla superbia. Il Trono così ordina. La superbia è dei deboli,ma trascina con sé i puri.
Ti contorci,piangi,vedo le tue braccia scosse dai sussulti brancolare nel buio dell'Incubo:cerchi,cerchi,di afferrare un viso tra le mani,lo sento. Le tua mani,le tue mani! Fiamme,le tue mani!
Fuoco. Le mani hanno compiuto il tuo peccato!
Sono incantato dalle due fiammelle,dai tuoi occhi,bracieri ardenti.
Solo una preghiera riesce a strapparmi dal tuo spettacolo.
 
 
-Accendi il fuoco,saprai farlo!,- sussurrai,appollaiandomi su di un masso,nel mezzo della piccola conca protetta ai due lati dai resti di una frana. Tutto era silenzioso, se non per il tramestio prodotto dal tuo corpo.
Mi guardi sprezzante,mentre sfreghi rapidamente tra di loro due rametti. Ormai il tuo corpo ha ripreso quasi interamente forma umana,vedo i tendini delle tue mani tendersi sotto lo sforzo.
Le Tre Gemelle già si vedono a est,il grigio informe del giorno svanisce nel nero.
-Prendi.- ti dico,porgendoti un drappo di pelle di daino di quelle montagne,-e legalo attorno alla vita.
-A che scopo coprirmi,bestia? Sono nell'Ade.
-Non sai neppure dove inizia,l'Ade. E poi da quel che mi risulta,nella Vita eravate soliti farlo.
-Nella Vita.
-Obbedisci,peccatore.
A queste parole sussulti.
Ti trovo orribile. Trovo orribile il tuo ricordo materiale della Vita,il disprezzo che provi per l'Eternità che ti aspetta. Come tu credi la Speranza sia inutile.
Ti vedo tronfio di te,superbo,gonfio come una rana che tenta di spaventare un bue. Oh,figlio mio! Non conosci,e non conoscerai mai,quel che giace oltre il Grigio!
Reclino il capo,mentre sento te che ancora sfreghi i rami,e invoco l'Alto. Lo prego,lo prego di aiutarmi,perchè io sono solo un suddito. Un suddito tra i sudditi.
 
L'anima,vedendo l'aquila con i gialli occhi chiusi,e il capo reclinato,si lanciò verso di lei,afferrandola facilmente. Le Tre avevano scacciato il grigio,illuminando i monti desolati di un bianco perlaceo.
-Ora mi dirai chi sono,bestia!
Tra le sue braccia forti,l'uccello era totalmente immobile,le ali reclinate,gli artigli inerti.
Come ghiaccio che si scioglie nell'acqua,cigolante,arresosi alla volontà della Natura sovrana;pianto glorioso e silenzioso dell'umiltà e della sottomissione all'Alto,una voce suonò,la voce dell'aquila:
-Sì,te lo dirò.
 
 
Una visione dai nitidi contorni
 
In una città affollata vagava un uomo. La folla lo circondava,in una stretta via cittadina,lui vi passava attraverso indisturbato,scostando creature cenciose prive di volto,come un contadino che corre nel il suo campo di grano.
La via era multicolore. Le creature senza volto erano cangianti,un arcobaleno instabile di sfumature smorte,un campo di fiori tutti appassiti;gli scorrevano attorno e attraverso,gli si accalcavano contro,indifferenti l'uno all'altro,sballottati nell'arteria come ciottoli in un torrente torbido. L'incoscienza,pensava l'uomo. E' l'incoscienza che li rende schiavi. Chinò la testa.
Gli passarono vicino,nel suo vagare,dei soldati coperti di sangue. Alcuni si prostrarono al suo cospetto,appoggiando a terra le ginocchia insanguinate,l'elmo nell'incavo del braccio,le spade spezzate nell'elsa. Sullo scudo color rame,lo stemma di un’aquila. L'uomo guardò la figura,senza alcuna espressione in volto,le braccia stancamente scese lungo il busto.
Sembrava una statua di marmo,e il bianco candido della sua veste strideva con lo sporco che lo circondava.
-Ave a te,Cesare.     
L'uomo sorrise,sebbene sentisse le proprie unghie conficcarsi nella carne delle palme, e si incamminò di nuovo,nella sua direzione. Ora le spighe di grano avevano un volto,ma pieno di timore e di reverenza,e si inginocchiavano al suo passaggio. E' l'incoscienza che li rende schiavi,pensò di nuovo l'uomo.
Su quei volti gocce di pioggia cominciarono a scendere. Prima piano,sottili;poi iniziò a cadere una pioggia rapida,tagliente. Tanti piccoli torrenti limacciosi si formarono ai margini della via multicolore,nei canali di scolo,mentre le bocche sui volti si muovevano a formulare imprecazioni contro quella maledetta pioggia. La pioggia rovina il mercato,rovina le merci!
L'uomo,gli occhi neri come il carbone, guardò il cielo,lasciando che la pioggia lo bagnasse. Un falegname di passaggio,successivamente avrebbe detto,con gli occhi antichi bagnati di lacrime, che gli era parso di udire,appena sussurrata,la parola “grazie”. E in quella piccola parola,l'uomo vestito di bianco stendeva le mani verso il cielo grigio.
Era marzo,e la pioggia scendeva lenta.
La città era caotica,ma la sua marcia non ne era rallentata. Si fermava appena a guardare i volti delle creature che gli scorrevano accanto,col petto che si alzava e abbassava piano,stringendo le mani a pugno.
Era a metà strada dalla sua meta finale,sotto la pioggia incessante,quando sentì il primo brivido gelido attraversarlo;una mano scheletrica e gelida che gli percorreva la schiena.
L'uomo si girò di scatto,e vide lei. Lei,sangue del suo sangue,giovane e bella,Giulia. Con i suoi occhi di carbone. Cesare cadde in ginocchio,sentendo il pianto risalire per la gola.
Un velo bianco le ricopriva i capelli neri e,sul volto bianchissimo,era dipinto un sorriso gioioso.
Guardava il padre con affetto, e chinandosi anche lei sussurrò,piano, qualcosa. “ Non preoccuparti, tra poco verrò a prenderti”.
La sua mano gelida lo accarezzò in volto, leggera.
Morirò, quindi?”, chiese piano, con voce ferma.
Lei non parlò. Annuì, mentre le gocce di pioggia la attraversavano e non le bagnavano le vesti.
Gli prese il volto tra le mani, e appoggiò la sua fronte su quella del padre.
Sii coraggioso, ora, perchè morirai da eroe..”
  
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