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Autore: Chara    21/12/2012    4 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 25


 

Angie fissava il soffitto, infastidita da una macchia di muffa.

Al diavolo, non poteva credere di essere davvero di pessimo umore per quello. In realtà si odiava perché la sera precedente si era rintanata in camera di Izzy, costringendolo ad andarsene a scopare da un’altra parte. Dio, perché non si arrabbiava mai con lei? Avrebbe dovuto mandarla a calci in culo a parlare con quell’altro idiota di Slash e invece non lo faceva. Si limitava ad accarezzarle la schiena quando, di notte, non riusciva a dormire perché sentiva troppo freddo. Freddo dentro, quel freddo che non sarebbe passato. Ma a lei piaceva stare lì con lui, era quasi confortevole trovare cucchiai, accendini e siringhe nascosti in quei posti così poco furbi dati dalla certezza che nessuno sarebbe mai andato a rovistare. Le ricordava Slash, e quelle volte in cui lo prendeva ad insulti perché calpestava il suo dannato cucchiaio e finivano a litigare per scherzo e poi a rotolarsi in un letto o in una doccia. Ma cosa era rimasto di quel modo di prendere tutto alla giornata?

Un cazzo.

Angie si alzò e uscì a cercare Izzy. Voleva solo chiedergli scusa, e dirgli che lei se ne sarebbe andata a fare un giro e magari anche a compare le sigarette, e che lui avrebbe potuto riprendersi la sua camera. Così aprì un po’ di porte a caso, trovando prima Duff e Jen, poi Axl. Ne mancavano due. Due fottute porte e la groupie deglutì. Conoscendo la sua sfiga di sicuro avrebbe aperto quella sbagliata, così decise di aprire l’altra.

Sbarrò gli occhi e gonfiò le guance, tentando in tutti i modi di non scoppiare a ridere come una cretina. La scena era davvero surreale: Steven e Gilda si scambiavano effusioni con le loro gambe intrecciate e, stranamente, erano anche mezzi vestiti. E, dall’altra parte del letto, steso a pancia in giù, c’era Slash con addosso solamente un paio di jeans. Per un attimo pensò che si fossero divertiti tutti e tre, ma dubitava che Steven fosse disposto a dividere la sua groupie con qualcun altro. Ormai era pubblicamente cotto di lei. E poi, a giudicare dal modo scazzato in cui la sua rockstar se ne stava sdraiata in quell’angolo di materasso, il più lontano possibile da quei due, decisamente non dovevano aver condiviso un bel cazzo di niente.

…e l’aveva chiamato ancora la sua rockstar? Dio, le abitudini erano dure a morire, eppure in quei giorni l’evidenza l’aveva stroncata così tante volte che si domandava come facesse ad essere ancora così testarda e non levarsi quel modo di dire dalla testa.

Forse rimase là impalata un po’ più del previsto, forse a divertirsi con quel quadretto surreale o forse ad ammirare la schiena nuda e perfetta di Slash e le sue mani che tanto le mancavano, ma fu presto raggiunta anche da Jen e Duff, che erano stati disturbati dalla sua incursione in tutte le stanze e avevano deciso di alzarsi a loro volta. Il biondo scoppiò a ridere senza ritegno, iniziando a sfottere Slash perché si era ridotto a fare da terzo incomodo proprio con Steven e Gilda che, lo sapevano tutti, erano più appiccicosi della colla e parecchio rumorosi quando si scambiavano le coccole. Poi, visto che Steven era in boxer, lo immaginavano tutti cosa avessero fatto in quelle ore anche senza arrivare a scopare.

Chissà poi perché erano andati in camera di Slash. Probabilmente Izzy aveva rubato il letto al batterista con la sua focosa conquista dai capelli rossi e peccaminosi.

In ogni caso, anche Jen iniziò a sganasciarsi dalle risate insieme al suo ragazzo e il riccio, già con il dente parecchio avvelenato per i gemiti e i sospiri languidi che aveva dovuto sorbirsi per tutta la notte insieme al cigolio delle molle del materasso, si alzò in piedi come una furia con gli occhi ancora chiusi per il sonno e a passo di marcia si piantò davanti ai tre che si godevano lo spettacolino.

- Ho già i coglioni abbastanza girati questa mattina – ringhiò, sfruttando la sua massa incolta di capelli per farsi buio – Vedete di smetterla di ridere come dei deficienti o vi sbatto a calci in culo fino a Los Angeles –

Peccato che, con le palpebre serrate, non avesse visto dove stava andando. Quando, dopo quella profusione di veleno, trovò il coraggio di aprire gli occhi annebbiati, non fu di certo pronto a vedersi davanti lo sguardo sbarrato di Angie che era forse ancora più sconvolta di lui.

La vide abbassare lo sguardo lungo il suo petto, le labbra distorte quasi in una smorfia sofferente per quella visione che una volta era la quotidianità, e si maledì per la sua abitudine di andare in giro con il bottone dei jeans sempre slacciato.

- Io non stavo ridendo – precisò poi la groupie, rialzando gli occhi con uno scatto di determinazione. La sua voce era gelida, quasi offesa, e probabilmente non solo per quello scoppio di rabbia contro di lei. Era offesa per tutto, per quella situazione di merda in cui si erano ficcati senza nemmeno sapere il perché. O forse lui lo sapeva, forse… o forse no. Chiederglielo non sarebbe stato saggio e nemmeno utile, visto che lui nella migliore delle ipotesi le avrebbe sbattuto la porta in faccia, preferendo lo spettacolino di Gilda e Steven ai suoi fottuti occhi indagatori.

E Slash boccheggiava, quasi pietrificato. Cosa avrebbe potuto risponderle? Scusarsi per averla aggredita con quelle parole? Scusarsi per tutto? Certo che no.

E probabilmente Angie, che era sempre stata l’unica in totale sintonia con il suo cervello marcio e bacato, capì anche in quel momento cosa gli passava per la testa perché sogghignò amaramente, voltandogli poi le spalle diretta chissà dove, soltanto lontano da lì, lontano da lui.

Avevano proprio perso tutto? Cosa ne era stato di quella complicità tra groupie e rockstar che avevano instaurato? Cosa ne era stato di quel profondo significato che avevano dato di nuovo alla figura della groupie? Forse aveva ragione la società a considerarle solamente come delle puttanelle da tour, delle ragazze che in cambio di un po’ di notorietà si facevano fottere da una band di strafatti. Ma non era così, dio, non era mai stato così.

Purtroppo o per fortuna, quei pessimi pensieri furono interrotti dalla porta della camera di Steven, in cui per l’occasione si era insediato Izzy, che si aprì facendo uscire un tornado rosso e due fanali azzurri liquidi di lacrime.

Angie alzò un sopracciglio: quella faccenda stava diventando peggio di una soap opera. Sembrava la valle dei cuori infranti. Ogni giorno sbattevano porte e ragazze scappavano via con gli occhi lucidi e la dignità in pezzi. Beh, lei non era scappata ma in quanto a lacrime e dignità non era messa molto diversamente.

Quello che la stupiva era che, quella volta, lo stronzo fosse Izzy. Lui era quello che le ragazze le mandava via in modo gentile, sorridendo loro e parlandone con calma. Lui diceva che era stata una bella nottata, le ringraziava per il sesso e per la compagnia, e concludeva il discorso con un filosofico arrivederci. Ma nessuna aveva pianto davanti a lui, tutte erano sempre riuscite a trattenere l’umiliazione fino a casa, perché più o meno era quello il lasso di tempo che impiegavano a realizzare che una rockstar le aveva appena scaricate. Quindi, o quella rossa era più intelligente delle altre, o lui le aveva detto qualcosa di diverso.

Così, invece di andare a chiederlo a lui, non ci pensò nemmeno un momento e seguì la ragazza. La trovò fuori, seduta sul muretto davanti all’hotel che giocava con un pacchetto vuoto di Marlboro rosse, probabilmente lasciato da uno dei ragazzi.

- Come ti chiami? – le chiese, sedendosi di fronte a lei.

Dio, era giovanissima. Più guardava il suo volto dai lineamenti delicati e più si sentiva vecchia. Non aveva nemmeno mai detto a Slash quanti anni avesse, per paura che prima o poi la cacciassero via, ma in quel momento si sentì vecchia lo stesso.

- Kara – rispose quella, la voce strozzata nel tentativo di trattenere un singhiozzo – E tu? –

- Angie – mormorò in risposta, lasciando che l’azzurro dei loro occhi si mischiasse. Sapeva che il suo era un azzurro diverso, più disilluso e consapevole. Forse, per questo, un azzurro meno brillante – Cos’è successo con Izzy? –

- Ieri sera mi ha detto che tu, adesso, sei una groupie disoccupata – Kara sorrise invece di risponderle, e la groupie ammise a se stessa di averla sottovalutata. Era sveglia, forse per quello piangeva.

- Izzy è un pettegolo, non si fa mai gli affari suoi – rispose divertita, ma non si offese. Dopotutto, era convinta che ormai fosse palese anche ad uno sconosciuto quanto stesse male.

- Quindi voi groupie siete innamorate di loro? – allibì la ragazzina, spalancando la bocca. Angie sapeva dove voleva andare a parare: era convinta che sarebbe potuta essere una groupie anche lei se avesse ammesso che loro li amavano. Ma non era quello il punto.

- Sai, alla fine siamo tutte innamorate di loro – mormorò con amarezza, accendendosi una sigaretta per nascondere il suo sguardo velato di lacrime – Il problema sta nell’imparare a conviverci –

- E tu hai imparato? –

- Se avessi imparato non sarei qui a compromettermi la salute ed il futuro ad ogni momento. Ma non ci riesco –

Dio, non aveva mai ammesso quelle cose ad alta voce. Era come renderle vere, e lei si sentiva come se Slash in persona la stesse prendendo a calci nello stomaco.

- L’amore non è una brutta cosa – mormorò Kara, stringendole una mano con convinzione.

Perché era così ottimista, perché credeva che sarebbe riuscita ad avere il mondo in mano?

Ma, dopotutto, anche lei era così quando aveva conosciuto i Guns N’ Roses, la sua croce e la sua delizia.

- Quello non corrisposto sì –

- L’ho provato, ma poi passa… -

- Allora forse non hai mai amato per davvero – sussurrò Angie stremata, sentendo una lacrima scorrerle sulla guancia senza pietà, come se stesse scavando un solco nella sua pelle.

- Ma tu non vuoi di più? – chiese Kara dopo un momento di silenzio - Come puoi stare bene sapendo che lui va a letto con altre donne? –

- Facciamo tesoro di quel poco che abbiamo, ce lo facciamo bastare, perché sappiamo che se provassimo a chiedere di più perderemmo anche quello che abbiamo guadagnato –

La groupie alzò lo sguardo, stupita che qualcuno avesse parlato al suo posto, e si trovò davanti la figura di Gilda con un sorriso distrutto, quasi disperato. Ma lei stava meglio, lei e Jen l’avevano avuto, il di più.

- E cosa avete guadagnato? –

- La loro fiducia – rispose Angie, scambiando un sorriso complice con quella groupie che non aveva mai sopportato e che in quel momento sentiva così vicina - E il sapere che nessun’altra lo capirà mai come noi –

- Non è amore anche questo? – chiese di nuovo Kara, stupendo entrambe. Il fatto che fosse giovane non precludeva che avesse già capito tutto, e la semplicità con cui sbatteva in faccia cose che loro stesse avevano impiegato settimane per metabolizzare era destabilizzante.

- Non venire con noi – le disse Gilda, carezzandole il capo mentre Angie lottava con il nodo che le bloccava la gola - Non rovinarti, non disilluderti. Sei troppo giovane per questo –

Le due groupie si guardarono, ringraziandosi a vicenda per quello strano sostegno che nessuna di loro aveva chiesto. Ma che in quel momento stava impedendo ad una donna di affondare.



*



Giorno!
Oggi devo dire un sacco di cose xD Prima di tutto, sappiate che mancano cinque capitoli e poi la storia sarà conclusa. Con il lieto fine, naturalmente. Ve lo ricordo sempre perché non si sa mai! Poi vi dico che il prossimo aggiornamento slitterà di qualche giorno, visto che c'è di mezzo il natale e non avrò il tempo di pubblicare perché sarò in giro a rotolare per le varie case dei parenti xD Però, se la fortuna mi assiste, potrei iniziare a pubblicare il seguito dell'altra mia storia (che forse qualcuno di voi ha letto, boh). Pooooooi, la scena di Steven, Gilda e Slash l'ho presa da QUESTA foto, e qui ringrazio Lisa per avermi dato l'input, e per ultimo... QUESTA è Kara, è bellissima, vero? :3 Che devo dire d'altro? Nel caso in cui i Maya fossero in ritardo, io vi ringrazio davvero tantissimo per le belle cose che mi avete sempre detto e poi ringrazio anche la sopracitata Lisa per il betareading. Se, invece, i Maya si fossero persi per strada... nulla, ripeterò tutto alla fine del trentesimo capitolo. Bon, basta. A non-so-quando-ma-comunque-presto, adios! :3

Giuggi

   
 
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