- Capitolo XV -
La mia ragione di vita
Presa da una frenesia di rabbia strappo l'arco e la faretra dalle mani del mio amico ormai ridotto ad un cadavere e, mentre il tributo del 4 corre a perdifiato per cercare di sfuggire alla mia rabbia, io le scaglio contro la freccia.
Colpita e affondata, al centro del petto. Partono gli spari: uno per Cedric, uno per la ragazza-oca del 4.
Per quanto magnanime sia stata nei confronti dei tributi fino ad ora, e non ne abbia mai ucciso uno, ho sentito scattare qualcosa dentro di me, e sentivo di doverlo fare. Non potevo lasciare fuggire colei che ha ucciso il mio caro amico.
Ero io quella che diceva, sin dall'inizio dei giochi, di non voler uccidere nessuno. Non volevo uccidere perché non volevo sentirmi un'assassina. Ma dopotutto: o uccidi o muori. È questo ciò che dicono dei giochi no? E poi dovevo farlo. Per Cedric.
Il mio amico è qui, morente, e dalla sua pancia fuoriesce molto sangue. Si accascia a terra, strappandosi la lancia conficcata nel suo corpo. Si distende e pronuncia il mio nome: – Ophelia –.
Tossisce. – Grazie di tutto – mi dice.
– Cedric! – urlo il suo nome.
Io non riesco a trattenere le lacrime: sgorgano come un fiume in piena, quando la gente non riesce a domarlo e straripa dall'argine, invadendo case e raccolti. Si posano sul suo corpo, come pioggia, come neve che si adagia al suolo.
– Cedric, non lasciarmi – ansimo, piangendo. – non lasciarmi, ti prego... –
Non ho mai avuto un vero amico prima di adesso, non ho mai saputo cosa significava. Cedric sapeva rassicurarmi, mi ha aiutato nel momento del bisogno, anche se siamo stati assieme per così poco tempo. Ma quel tempo è bastato a farmi capire che a lui tenevo veramente.
Chi mi aiuterà ora? Con Thomas ferito io non posso fare tanto. Ma devo farcela. Ora ho un motivo in più per vincere: per il piccolo Cedric. Lui che come me voleva rimanere ciò che era. Non voleva uccidere, ma l'ha fatto per salvarci. E ora è qui, giace tra le mie braccia, inerme.
Mi accarezza il viso con le poche forze che gli sono rimaste.
– Devi vincere, splendore – dice. – sei bellissima, rimani così come sei. Per sempre. – mi sorride. Io gli sorrido a mia volta, anche se le lacrime mi inondano il viso.
– Sì, lo farò! Per te! – esclamo. – Ti voglio bene Cedric, grazie di tutto amico mio. Mi hai donato più di quanto sperassi. Grazie. – dico io.
– Grazie a te Ophelia. Grazie di avermi insegnato cosa significa amare. – e dopo questa frase si spegne. Per sempre.
Urlo il suo nome al vento. Non mi interessa che la gente mi veda o mi senta, anzi, meglio così. Scoppio in un pianto disperato, e non riesco a smettere. Mi appoggio al suo petto e lo stringo forte. Sembra stia dormendo, ma so che non si risveglierà più. Urlo, soffro, piango, impreco contro Capitol City, ma tutto dentro di me. L'unica cosa che mi limito a fare è alzarmi e, diretta verso una telecamera che so che mi sta inquadrando, faccio il segno a tre dita.
È un segno che si fa in onore di una persona morta, qualcuno di importante. Significa grazie, significa ammirazione, significa dire addio a una persona che ami.
I miei occhi gonfi e rossi dal pianto sono ora in onda in tutta Capitol City e tutti i distretti. Non mi interessa niente del mio aspetto esteriore, non ora.
Mi stendo un'altra volta sul cadavere di Cedric. Sono piena del suo sangue, ma ormai a chi interessa più? Gli posiziono le mani sulla ferita, in modo da coprirla, e mi chino sul suo capo, dandogli un fraterno bacio sulla fronte. Raccolgo dei fiori e glieli metto tra le mani.
Sento un rumore assordante provenire da sopra: gli hovercraft che portano via i corpi dei tributi morti stanno arrivando.
Thomas viene accanto a me, e tenta di portarmi via, ma io urlo e mi dimeno, cercando di liberarmi dalla sua presa.
– No! Cedric! – urlo, in preda alla disperazione.
Cerco di spostare le braccia di Thomas che mi fermano dall'avvicinarmi dal mio amico ormai morto.
– No! – urlo ancora.
L' hovercraft arriva e porta via il corpo di Cedric.
Continuo ad urlare, e tra i singhiozzi sento Thomas vicino, che mi sussurra in un orecchio: – Forza, ora torniamo. –
Poi mi abbraccia forte, e mi da un bacio sulla fronte.
– Stai tranquilla, andrà tutto bene. –
Io non discuto e, con le lacrime che continuano ad affiorare sul mio viso, lo seguo fino alla caverna.
Arriva la notte, l'inno, il simbolo, e poi eccoli lì: i volti dei tributi accompagnati dai loro nomi.
Il ragazzo del 7 si chiamava Ronald, mentre la ragazza-oca del 4, quella che ho ammazzato io, si chiamava Jonnie. Che nome ridicolo è? E poi mostrano il volto di Cedric. Non voglio vederlo, ma ormai è troppo tardi. Mi rannicchio tra le braccia di Thomas, e piango per un'altra buona mezz'ora.
– Ehi Ophelia – dice ad un tratto lui alzandomi il viso nella sua direzione. – Smettila di piangere, forza. Continuando così non lo riporterai certo indietro. E poi devi mostrarti forte, pensi che lui avrebbe piacere a vederti in questo stato? –
Scuoto la testa. No, lui non avrebbe voluto vedermi così.
– Ci sono io con te, ti proteggerò a qualsiasi costo, te lo prometto. – e poi mi sorride. Quel sorriso che amo tanto.–
– Grazie – dico scioccandogli un grosso bacio.
Ricordo quando andavamo ancora a scuola: niente, più del suo sorriso, riusciva a donarmi tanta felicità. Quando mi salutava, la mattina a scuola, le giornate buie diventavano serene. E poi aspettavo di vederlo ancora, durante l'intervallo, all'uscita. E poi basta, fino al giorno dopo. In realtà sono convinta che quello che ho sempre amato è Thomas, non Philip. Era lui quello che cercavo con lo sguardo in tutti quelli che incontravo. Era lui che speravo mi notasse la mattina e mi donasse il suo splendido sorriso per cominciare al meglio la mattinata. Era lui il motivo per cui non vedevo l'ora di andare a scuola. Era lui che motivava le mie giornate.
E ora? Ora che forse lo perderò, proprio come ho perso Cedric? Cosa farò dopo? Chi cercherò durante l'intervallo? Chi sarà capace di farmi ridere come faceva lui? Nessuno.
Ecco la risposta: nessuno. Nessun Philip, nemmeno fra milioni di anni, potrà prendere il suo posto. Non ci sarà mai nessuno come Thomas.
Non ci siamo mai parlati tanto, ma nel profondo ci amavamo entrambi. Ci volevamo bene. E io sono solo una stupida ad essermi accorta del suo amore solo ora. Ora che tutto finirà.
Spara il cannone. È morto un altro tributo. Aspetto la sera, e scopro che è morto il ragazzo del'1. Siamo rimasti solo noi: io, Thomas, la ragazza del'1, e il ragazzo del 2.
Fra non molto finirà tutto. Qualcuno verrà ucciso, e qualcuno vincerà.
Ma chi sarà quel vincitore?
Se vincere significa perdere Thomas io... no, non posso permettermi di perdere. Che ne sarà della mia famiglia senza di me? Hanno già perso Lysandre, non possono perdere anche me! E io non posso darla vinta a Capitol City. Hanno ucciso mio fratello, ma non uccideranno me! E poi l'ho promesso anche a Cedric. Io farò di tutto per vincere, e con me vincerà anche Thomas. Lo riporterò indietro, lo giuro!
– Ophelia – mi chiama.
– Sì? – rispondo io.
– Senti, se non riuscirò a sopravvivere tu... – non finisce la frase perché io lo interrompo.
– No! Tu vincerai! E anche io vincerò! Vinceremo insieme, torneremo insieme a casa, te lo prometto! –
– Ophelia, ti prego ascoltami – continua lui, imperterrito. – lo sai benissimo anche tu che solo uno di noi può uscire vivo da qui. E io voglio che sia tu. – .
Sto per urlargli contro, ma mi posa un dito sulle labbra.
– No, non dire nulla. Tu vincerai. Tu tornerai dalla tua famiglia. Tu hai qualcuno al distretto che ha bisogno di te più di qualsiasi altra cosa, io non ho nessuno ad aspettarmi. Alla mietitura non è venuto nessuno. Questo lo sapevi? – faccio di no con la testa.
Come sarebbe a dire che non è venuto nessuno a trovarlo?
– Tu sei tutta la mia ragione di vita, se tu morissi e io continuassi a vivere niente avrebbe più senso per me – mi guarda serio, e una lacrima gli riga il volto.–
– Ti prego, fallo per me. – e mi sfoggia il suo sorriso.
Quello che amo tanto, che mi fa sciogliere, che mi manda in brodo di giuggiole ogni volta che lo vedo. Non ce la faccio, non reggo. Scoppio in un pianto disperato.
– No Thomas, no! Noi torneremo insieme! Ti prometto che se torneremo ci sposeremo, avremo dei bambini, quanti ne vuoi, e vivremo insieme felici al villaggio dei vincitori! – lui mi guarda, quasi intenerito, e triste in volto. Non risponde, e mi bacia soltanto. È un bacio salato, di quelli tristi. Il nostro amore non era destinato ad andare in porto evidentemente. Se non fosse stato per questi maledettissimi giochi le cose sarebbero andare meglio. Per me, per la mia famiglia, per le altre famiglie, per tutta la nazione di Panem.
Ogni anno gli Hunger Games portano via vite, sogni, desideri, ai ragazzi e alle loro famiglie. Non voglio più vivere in un posto così, non voglio che i miei figli vivano in un luogo del genere. Ma io non voglio avere dei figli. Non voglio che provino quello che ho provato io. E sopratutto non voglio averli da qualcuno che non è Thomas. Io farò di tutto per riportarlo a casa con me. Lui ormai è la mia ragione di vita.
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Messaggio dall'autrice:
salve a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a questo punto! Ci tenevo tanto a ringraziare alcune persone senza la quale questa storia non andrebbe avanti, ovvero tutte quelle che mi sostengono e mi recensiscono le storie. Coral 97, AriiiC_ e Darkangel98, per aver recensito e seguito fino ad ora i capitoli: grazie ragazze! E poi Hybrid Kuro, ovvero la mia cara amica Giada, che segue con passione questa Fan Fiction da quando è nata, e che mi commenta in diretta ogni capitolo. Un ringraziamento lo volevo fare anche alle persone che mi hanno ispirato alcuni dei protagonisti: come Yuri per Cedric, il ragazzino del distretto 5, che è sopravvissuto al bagno di sangue guadagnandosi l'arco e le frecce. Lui che a ricreazione mangia sempre fino a scoppiare, e che con il suo viso da ragazzino e i suoi abbracci mi dona tanta felicità. E grazie anche a te lettore, che stai leggendo questo spazio e che continuerai a seguire me, povera autrice di cui non si interessa nessuno, e Ophelia, e la sua avventura nell'arena.
Un grandissimo bacio.