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Autore: controcorrente    24/12/2012    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Benvenuti a questo nuovo capitolo.

Vi auguro di passare delle buone feste di riempirvi lo stomaco con ogni leccornie possibili (per la linea, avrete tempo di piangere il 7 gennaio!!!). Ah, per questa occasione, ho deciso di mettere un verso di una canzone di Venditti (sono dell'87 ma il pezzo al sax che usa in molte sue canzoni e da brivido...ed avendo suonato questo strumento non posso che esserci affezionata).

 

NON SO

 

Scatole vuote piene di silenzio
conto le scarpe che ti portano via
nemmeno un ultimo abbraccio il ricordo di un progetto
tanto hai deciso tu vuoi andare via
…e all'improvviso tutto è più chiaro in me
Non so più chi sei quello che sarai
io voglio solo che tu resti con me
perché l'amore che dai così normale
Sembra quasi non mi possa far male
non mi possa far male

 

Oscar sospirò.

Quella mattina sua madre non sarebbe scesa a fare colazione, insieme a loro. Non lo avrebbe fatto. Dopo la scoperta del generale, aveva sbrigativamente preparato le sue borse e, senza rivolgere la parola a nessuno di loro, aveva lasciato quella casa. Briac aveva subito notato la sua assenza e, di tanto in tanto, aveva guardato con aria interrogativa quella sedia vuota ma non aveva chiesto niente. Era un bambino sveglio ed aveva compreso, dai silenzi dipinti sui visi degli adulti che era successo qualcosa di spiacevole.

L'unica cosa che si era concesso di fare era stata quella di fissare la sedia dove era solita mettersi Madame...salvo poi spostarli improvvisamente, verso la figura che sedeva poco distante da sua madre.

-Mi auguro che tu abbia una spiegazione- disse, posando il bicchiere di latte sul tavolo- mia madre era sconvolta.-

Lui tacque e quel silenzio innervosì Oscar.

-COME AVETE POTUTO CONTINUARE A FARLE VISITA TUTTE LE NOTTI IN QUESTO MODO, INTRUFOLANDOVI COME UN LADRO!- gridò, facendo avere un sussulto a Marie che fissava gravemente l'uomo che aveva scoperto essere il generale.

La signorina Chevalier lo osservò a lungo, mentre beveva la tisana mattutina. A causa della gravidanza, aveva dei problemi a fare colazione come al solito e questo aspetto, in qualche modo, la infastidiva. Non vedo l'ora di fare questo benedetto bambino! si ritrovò a pensare.

Il marito di Madame ebbe un sussulto.

André scrollò il capo e lanciò un'occhiata preoccupata alla moglie. Buon Dio, Oscar! Calmati, fallo almeno per il bambino! Hai una certa età ormai si ritrovò a pensare...senza però azzardarsi a dirlo ed aveva ragione. Per quello che aveva potuto vedere, sua moglie poteva essere una furia.

- Generale- provò a dire pacato, approfittando di una sua momentanea distrazione- potevate venire ad abitare con noi. La casa è grande e questa sceneggiata non avrebbe avuto ragione di esistere.-

Ancora silenzio.

André cominciò seriamente a preoccuparsi.

Non tanto per sé stesso e per quell'uomo bizzarro...quanto piuttosto per la propria compagna. Gli ci erano voluti due lustri per poterle mettere l'anello al dito e non avrebbe permesso a nessuno di strapparla da lui! -Sentite, generale- fece- voi dovete parlare con Madame. Ha sofferto moltissimo in questo periodo anche se ha provato a mascherare tutto...parlatele, fate un tentativo.-

Il generale si passò una mano sui capelli.

-Ne...ne siete davvero convinto?- domandò, abbassando la voce in modo da non farsi sentire dalla figlia.

André fece spallucce.

-Provate- rispose- provvederò io a tenere lontano dalla portata di Madame gli oggetti contundenti. A parte questo, non posso fare altro.-

 

 

 

Victor Clemente Girodelle era palesemente a disagio. Dal giorno della partenza della signorina O'Neal, si era abituato a pochi, sporadici e tutt'altro che licenziosi incontri femminili, rappresentati dalla figura della signorina Chevalier. Non si immaginava però di dover ospitare anche colei che, se non fosse dipeso dal rifiuto dell'interessata, sarebbe diventata sua suocera.

Davvero curioso pensò, massaggiandosi il capo.

La dama era seduta sul minuscolo divanetto del soggiorno, in una posa rigida che sapeva tanto di furia...ed il soldato non faticava a comprendere il motivo.

-Volete bere qualcosa? - chiese perplesso- Un té?-

Marguerite strinse le mani, prima di voltarsi di scatto.

-Datemi del liquore- fece.

Victor quasi cadde dalle nuvole.

-...Cosa?- rispose, sperando di aver capito male.

Madame sbatté furibonda il piede a terra.

-Ora- sibilò, con una calma glaciale.

A quel tono, l'ex ufficiale scatto quasi in automatico. Solo in un secondo momento si rese conto di aver obbedito ad una dama...ma, a quel punto, aveva già il bicchiere con l'alcolico in mano.

Marguerite afferrò il vetro e, sotto lo sguardo sbigottito del soldato, bevve il liquido tutto insieme.

La bevanda scivolò nella sua gola come un mare di fuoco, facendole strizzare gli occhi. Pochi secondi dopo, scoppiò a tossire con violenza. Non era abituata a quel genere di cose. Mi domando come faccia mia figlia a bere questa robaccia si ritrovò a pensare, mentre si dava della sciocca per aver ceduto ad una simile debolezza.

-Caspita- fece Girodelle- Madame, volete un bicchiere d'acqua? Non siete abituata ai liquori.-

La dama tossì un paio di volte, prima di freddarlo con un'occhiataccia. Non parlereste in questo modo, se vi trovaste nella mia situazione sembrò dirgli. L'uomo chinò la testa. -Comunque- fece, tossicchiando a disagio- per quale motivo, vi siete precipitata da me? E'un'ora abbastanza ...insolita-

Madame sussultò, salvo poi rilassarsi, come il guscio di una crisalide privo della sua farfalla.

Victor la guardò stranito.

Non sapeva cosa pensare ma, vedendola così abbattuta, il primo istinto fu quello di soccorrerla. Da bravo cicisbeo avrebbe detto Erin O'Neal, con ironico cinismo...e, senza rendersene conto, si ritrovò a sorridere come uno sciocco. Da quando era incappato in quella strana donna, si era ritrovato in situazioni a dir poco surreali e grottesche.

Dopo il tentato omicidio nei confronti del medico, aveva deciso di portarla con sé per prevenire il ripetersi di simili episodi...beccandosi per tutta risposta, come ripicca quasi, lei che girellava per il palazzo con abiti non consoni a una donna.

Girodelle deglutì nervosamente, ripensando alle vesti, spesso discinte, che questa sfoggiava per i corridoi.

-MARGUERITE!- esclamò una voce furente fuori dall'edificio.

Madame si irrigidì e Girodelle, per poco, non gli cadde il bicchiere di mano.

-Ma cosa...-fece per dire, prima di vedere il viso della dama, bianco per la rabbia. Lei, per tutta risposta, si rizzò in piedi e, a passo furioso, si incamminò verso la finestra.

-ANDATEVENE SUBITO!- esclamò.

Il militare si avvicinò anche lui alla finestra...salvo rimanere interdetto. Cosa caspita ci faceva il generale lì fuori nel suo giardino?

-COME SAREBBE A DIRE?- ribatté questi, con un piglio minaccioso- IO NON ME NE VADO, NON CI PENSO PER NIENTE!-

Marguerite si mise una mano sul fianco. -Questo non mi stupisce- rispose- Avete sempre fatto di testa vostra. Non avete minimamente tenuto conto dei miei pensieri, anche se non vi ho mai dato motivo di essere imbarazzato da me. Mi avete preso in giro come una povera sciocca...E NON HO NESSUNA INTENZIONE DI RITORNARE A CASA!...E NON AZZARDARDATEVI A TIRAR FUORI LA STORIA DI OSCAR PERCHE' NON MI CONVINCERETE!-

Girodelle si allontanò impercettibilmente.

Vedendo la lite fra il generale e sua moglie, aveva come l'impressione di essere un vaso di coccio tra due di ferro. Non aveva mai assistito a bisticci del genere, però. La sua famiglia non li aveva mai fatti, nemmeno quando suo padre, durante i primi tempi del matrimonio, aveva intrecciato una relazione con un'attrice. Davvero curioso si ritrovò a pensare.

-MARGUERITE, SCENDI SUBITO E VIENI A CASA!- esclamò il generale, sbattendo il piede a terra.

-NO!- ruggì Madame, fissandolo furente- MI AVETE PRESO IN GIRO NELLA MANIERA PEGGIORE!-

A quelle parole, calò un improvviso silenzio.

Monsieur Girodelle guardava la scena inebetito.

Non era qualcosa che si vedeva tutti i giorni e,di certo, se fosse accaduta quando Versailles attraversava i suoi momenti d'oro, avrebbe rovinato anche la reputazione più inossidabile.  Francois Renyer De Jarjayes, intanto, fissava sua moglie scuro in volto. Difficile dire cosa gli passasse per la testa ma, di certo, non erano pensieri allegri. Non rispose all'esplosione della moglie e, senza dire altro, girò le spalle e se ne andò.

Marguerite crollò sulle sue ginocchia solo quando vide la sagoma del marito sparire dietro il muretto.

 

 

Marie se ne stava appoggiata alla finestrella della sua camera, insieme a Rosalie che, dal momento della scoperta, non aveva proferito parola. Stavano cucendo dei vestiti larghi, in previsione della crescita del pancione nei mesi successivi.

-Siete molto brava a cucire, Madame Chatelet- commentò, fissando con genuina ammirazione le mani svelte della moglie del giornalista.

-Oh- fece questa- non  è niente di particolare. Quando ho abitato a Parigi, ho lavorato presso un'atelier...diciamo che ho sviluppato una certa mano.-

La donna annuì, prima di fissare sorpresa i palmi curati di Madame Chatelet. -Ho sempre ammirato la bravura delle sarte parigine- confessò, ripensando con ammirazione agli abiti di pregiata fattura che le cadette delle dinastie nobili sfoggiavano al momento di entrare in convento.

Ancora adesso, non poteva fare a meno di pensarci.

-Mi hanno detto che cucinate piuttosto bene- osservò Rosalie- dove avete imparato?-

-In convento, mi occupavo delle cucine...una delle tante mansioni che dovevo svolgere.- fece Marie, con un'alzata di spalle -Piuttosto, come mai Madame Grandier non si occupa delle nostre mansioni?-

Rosalie rimase immobile, prima di sorridere divertita. -Oh- rispose, sorridendo- Oscar non è minimamente capace di cucire e cucinare. Ha ricevuto un'educazione maschile e, per questo motivo, non è molto brava in queste cose. Vi si è cimentata ma i risultati lasciano a desiderare.-

E si mise a ridere, senza che l'altra riuscisse a comprenderne la ragione.

 

 

 

-Va un po' meglio, Madame?- domandò pacato Girodelle, porgendole dell'acqua.

Marguerite annuì piano, afferrando il bicchiere. -Temo che cedere all'alcol non sia stata una buona idea- disse, portandosi una mano sul viso- che caduta di stile!-

-Può capitare- la rincuorò l'uomo- ma, posso sapere come mai il generale è venuto qui?-

La donna si irrigidì.

Lo sa anche lui pensò, troppo delusa e stanca di essere sempre all'oscuro di tutto. -Perché nessuno mi ha detto che era vivo?- chiese - Per mesi ho creduto di averlo perso, per sempre...come avete potuto tenermi all'oscuro di tutto questo?-

Girodelle socchiuse gli occhi e, senza attendere una risposta, si versò del liquore in un bicchiere. -Mi dispiace ma abbiamo rispettato la volontà del generale. Se volete, però, vi racconterò quanto accadde quel giorno.- fece- Vi prego però di sedervi.-

 

Erano andati via.

Poteva sentirlo dai passi frettolosi verso l'esterno. Con uno sbuffo, Girodelle si rizzò in posizione eretta. La posa che aveva assunto durante tutto il colloquio era stata assai scomoda. La cera le pizzicava la pelle dandole il tormento. Abbassò lo sguardo nella stanza, osservando come il fumo stesse divorando tutto.

Il corpo dell'uomo giaceva a terra, con una vistosa ferita sul petto.

-Meglio sbrigarsi- mormorò, avvicinandosi preoccupato al generale.

-E'bianco come un cadavere- fece, prima di rivolgersi a Erin che non era lontana da lui- signorina O'Neal, siete certa che sia ancora vivo?-

La donna tastò il generale con mani sapienti, toccando il polso e la ferita. -Non è grave- rispose- ma dobbiamo portarlo lontano da qui. Brucia tutto.-

Girodelle se lo caricò in spalla e, guidato dalla signorina O'Neal, si infilò nel passaggio...poco prima che crollasse tutto.

 

-Perciò voi e la signorina O'Neal avete portato fuori dall'incendio mio marito- commentò la donna- però non comprendo il motivo per cui mi abbiate tenuto all'oscuro di tutto.-

Girodelle si passò una mano sulla testa.

-Vostro marito rimase tra la vita e la morte per diversi giorni. Se non fosse dipeso dall'intervento di Erin e di suo padre, molto probabilmente, non ce l'avrebbe fatta. Pur avendo molte cose in sospeso, quei due hanno deciso di collaborare.- spiegò- Partimmo per Brehan poco dopo, facendo perdere le nostre traccie. Temevamo le ripercussioni del duca, anche se il signor Chatelet, fornendo tutte le notizie del caso a Robespierre, si era assicurato una copertura. In verità, volevamo venirvi a prendere ma il generale ci ha vietato di farlo. Non so dirvi il perché.-

Madame strinse il bicchiere che teneva in mano.

La delusione era ancora molta, dal momento che nessuno di loro non aveva detto niente. -Mi sono sentita abbandonata come mai mi era accaduto nella mia vita- mormorò offesa- come potevate pensare che non avrei desiderato venire con tutti voi?-

Girodelle si morse il labbro.

-Mi dispiace immensamente- rispose- credetemi se vi dico che sono mortificato per la testardaggine di vostro marito. A volte, nemmeno io comprendo il moto dei suoi pensieri. Vostra figlia ha tentato di farlo ragionare ma il generale è stato eccezionalmente testardo e non ha voluto sentire ragioni.-

Marguerite chinò la testa.

Non mi vuole con sé. Malgrado i trent'anni e rotti passati insieme, non mi vuole al suo fianco si disse. Non si stupiva del fatto che Francois non avesse dato delle spiegazioni in proposito. Non era mai stato un uomo loquace né, tantomeno facile da comprendere nelle sue bizzarrie. La sua mancanza di fiducia e quei 3 lustri di segreti e scheletri nell'armadio, però, erano un boccone troppo amaro da digerire tutto in una volta...anche per una donna stoica come lei.

-Ora però non so dove andare, Monsieur- fece- la casa di mia figlia era ormai l'unico posto dove poter vivere tranquilla e invece...-

Girodelle si accarezzò il mento.

-Potete rimanere qui tutto il tempo che desiderate. La mia abitazione è molto grande e non mi dispiace dividere il mio spazio.State pure qui se lo desiderate, riposatevi, prendetevi tutti i momenti che occorrono per decidere...ma decidete bene. Siete molto arrabbiata e non potete prendere una risoluzione del genere con un simile stato d'animo. E'una cosa che potete fare solo a mente fredda.- disse pacato.

Madame guardò l'uomo.

-Va bene, accetto la vostra offerta.- rispose.

 

Allora, chiedo venia per il ritardo e per la brevità del capitolo ma, essendo la vigilia di Natale non me la sono sentita di lasciarvi a secco. Il capitolo è venuto in questo modo, proseguendo quanto accaduto in quello precedente. Ammetto che la fic sta battendo tutti i record della sezione...ma spero che non sia una noia. Come ho detto nel capitolo 20, siamo  nella fase finale della vicenda...questa volta per davvero. Ora sappiamo cosa è successo nella parte dell'incendio...ma ora dobbiamo vedere come digerirà la cosa Madame. Per ora gli girano ma vedrete che si calmerà.

Adesso però vi auguro di passare un Buon Natale, malgrado la crisi e tutti i problemi che ha il nostro Paese. Speriamo in bene, gente! Grazie a tutti voi che avete letto la storia finora e che, grazie alle vostre recensioni e alla registrazione in preferite, seguite e ricordate, avete galvanizzato il mio ego. Buone Feste a tutti!

   
 
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