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Autore: Josie5    25/12/2012    19 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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 (ringrazio _miaoo_ per questa immagine <3 )
 

15. Ascendente

 


Una chiave dentro una serratura.

Mi ricordai in quel momento dell'esistenza della festa a pochi piani di distanza, della gente, di Kutcher che ci sarebbe venuto a cercare. Ricominciai a sentire la musica a palla ma ormai era tardi.

Scattai sulle ginocchia, o almeno ci provai e andai a sbattere con la schiena contro il viso di Parker, chinato davvero molto su di me.

Lui cadde all'indietro, continuando però a pesarmi sui polpacci, con uno strano verso sorpreso e io, disperatamente, provai ad allacciarmi il reggiseno che nella foga si era anche sollevato scoprendomi quasi del tutto il seno.

Ma la porta fu più veloce e si aprì.

- Potevate dirci qualcosa! - Urlò subito Kutcher, entrando. Si bloccò immediatamente.

- Ci sono?! - Billy subito dopo di lui si sporse, ma si bloccò subito anche lui.

Era tutto molto equivoco. O forse era esattamente quello che sembrava.

- Mi stavo sistemando! - Mi uscii con una voce acuta, che non mi era mai appartenuta, mentre riagganciavo il reggiseno e di conseguenza abbassavo il maglioncino. Provai anche a spostarmi, ma Parker non si era mosso e mi impediva i movimenti, appoggiato ancora sulle mie gambe.

Billy passò con gli occhi scuri da me al suo migliore amico, aveva una strana espressione che gli piegava le labbra in una posa non ben riconoscibile; Kutcher dopo pochi secondi era scoppiato a ridere e piegato in due era uscito.

Il peso sulle mie gambe sparì e anche il materasso si sollevò un poco, alleggerito. Guardai verso Parker dopo tutto quel tempo e lo ritrovai a stropicciarsi i capelli come se niente fosse successo. - Sempre a rompere il cazzo a me, eh! - Sbottò però con un tono scazzato, uscendo di scena dalla porta. Fulminò Billy che rise, appoggiandosi allo stipite.

- PARKER E LA GRAY SI DANNO DA FARE! - Urlò come un pazzo Kutcher, facendosi sentire chiaramente anche dal corridoio.

Mi portai una mano sulla fronte per poi accasciarmi di lato sul letto.

- AIUTO! - Si continuò a sentire sopra la musica, insieme a risate, e immaginai che Parker come minimo l'avesse picchiato.

Ero rimasta da sola con Billy, non avevo sentito altri passi e sapevo che era ancora lì.

Sentii il bisogno di dirlo: - Era solo un massaggio - provai a giustificarmi, dandomi anche una calmata e lanciando un'occhiata veloce al ragazzo.

Billy ridacchiò, staccandosi dalla porta e avvicinandosi. - Io non ho ancora detto niente e hai provato a spiegare in poco tempo con due versioni diverse: è sospetto!

Mi sollevai per guardarlo in faccia, mi sentivo i capelli scombussolati, neanche avessi fatto sport, Hans mi osservò sorridendo. - L'ultima versione è quella vera! - Continuai, preoccupandomi realmente di quello che avrebbe pensato.

- Ah - fece solo, sedendosi e assecondandomi. Mi irritò altamente. - E perchè un massaggio?

Presi fiato. - Perchè Kutcher è un idiota e ci ha chiusi qua dentro! E allora non sapevamo che fare e lui mi ha ordinato, con la storia della foto, di fargli un massaggio, ma poi ha cominciato a farmelo lui e, dai, chi rifiuta un massaggio e ...

- E come mai non hai chiamato qualcuno al piano terra per farti aprire la porta? - Billy continuava a sorridere, appoggiandosi con i gomiti alle sue gambe, scaricando il peso in avanti, mentre mi guardava.

- Non avevo il cellulare! - Risposi pronta.

- Ma Max sì ... - Cercava di arrivare a un certo punto, e non capivo quale.

- Mi ha spiegato che nessuno giù aveva il cellulare con sé! - Continuai, sollevandomi meglio per arrivare col viso alla sua altezza.

Billy scoppiò a ridere mostrando le fossette sulle guance. Cosa?!

- Cosa?! - Chiesi infatti, accigliandomi.

Lui scosse la testa e allungò una mano verso i suoi jeans, dalla sua tasca estrasse un iPhone con una strana cover colorata. - Da quand'è che Evelyne Gray crede alle balle assurde di Max Parker? - Fece aleggiare la domanda retorica nell'aria.

Io non riuscivo a staccare gli occhi dal cellulare.

In effetti non avrei dovuto crederci. Ma in effetti all'inizio non ci avevo creduto e avevo voluto prenderglielo, poi la questione era stata velocemente liquidata, sapevo bene come.

Ma un momento.

- Perchè mi ha mentito?! - Esclamai quasi sconvolta.

Liquidò la faccenda con un cenno della mano. - E' più interessante pensare che ad Ottobre gli avresti azzannato un braccio per avere il suo cellulare e farti tirare fuori da qui, invece ...

Mi ritrovai ad arrossire leggermente. - Non ha motivi di chiudersi in una stanza, di proposito, con me! - Ribattei, con la gola secca.

Lui alzò le sopracciglia. - Continui a spostare l'argomento da te stessa ...

- Io ero in buona fede! - Ribattei, facendo per alzarmi. Billy voleva trovare le prove di qualche sua strana teoria.

- Evelyne - mi bloccò ridacchiando. - Ti piace Max? - Chiese diretto e conciso, prima che potessi scappare.

Mi ero lasciata sfiorare e toccare, come non avrei dovuto; non ero scappata come avrei dovuto; gli avevo creduto come non avrei dovuto: Billy mi aveva fatto notare tutte quelle cose e quella era la sua conclusione?

- No. - Era solo attrazione fisica, solo quello, lo sapevo, l'avevo capito quel giorno. Ma doveva essere anche normale: Parker alla fine era un bel ragazzo ed era normale. Avevo sempre disprezzato qualcosa che non era normale disprezzare.

Sorrise. - Va bene.

Mi alzai in piedi pronta ad andarmene da quella stanza.

- Un consiglio! - Mi bloccò di nuovo.

Fui quasi tentata di ignorarlo ma mi girai.

- E' la seconda volta che Max ti fa qualche moina e cedi - cominciò, giocherellando con il cellulare che aveva continuato a tenere in mano.

Aprii la bocca sconvolta. - Ad Halloween non avevamo fatto niente e nemmeno adesso!

Alzò di nuovo i lati della bocca nel solito modo. - No, ti sei solo fatta alzare la maglietta e slacciare il reggiseno! Trenta secondi in più, sarebbe arrivato al palpeggio e con altri due minuti vi avremmo ritrovati in un modo un poco più imbarazzante - ipotizzò con aria tranquilla. Poi vedendo che stavo di nuovo per interromperlo riprese il discorso. - Comunque, questo è quello a cui è abituato. Fa qualcosa e le ragazze cedono. Un sorriso e cedono. Un massaggio e via la maglietta - aggiunse, prendendomi in giro.

- Hans! - Ringhiai; ero rossa come non lo ero mai stata.

Rise. - Comunque, Gray, non fargli fare il punteggio pieno sempre, mi raccomando - mi lanciò uno sguardo dritto negli occhi, quasi fiducioso. Ed era davvero un consiglio.

Uscii dalla stanza psicologicamente esausta.

E mi ricordai che dovevo andare in bagno.


 

Il bagno di Kutcher era bellissimo. Ero lì da una ventina di minuti e ormai lo conoscevo bene.

- Mi vuoi dire cos'è successo?!

Proprio bello. Tutto bianco ed azzurro.

- Evelyne!

E quell'enorme specchio!

Francy non ne poté più e mi afferrò le spalle, scuotendomi. - Ascoltami! - Urlò, seria.

La guardai finalmente negli occhi, cosa che non avevo fatto da quando era entrata lì con me. Avvampai. - Ho fatto una cazzata - piagnucolai.

Sembrò davvero preoccuparsi, si notò particolarmente dalle sopracciglia che si incresparono in modo strano. -Dimmi tutto!

Alzai le braccia, circondandole il collo. Ero tesa: non sapevo se sentirmi vulnerabile come mi ero sentita dopo la festa di Halloween e la scommessa; non sapevo se quindi avrei dovuto rialzare prepotentemente quel muro che poi a dicembre era stato di nuovo, lentamente, smantellato, senza che me ne accorgessi.

- Ero chiusa nella stanza-guardaroba, a chiave, con Max ...

- Oddio, ci sei andata a letto?! - Mi chiese subito, staccandosi per guardarmi sconvolta in faccia.

Non poteva crederci sul serio ...

Sobbalzai, sgranando gli occhi. - Dio, Francy, non esageriamo!

- Baciati?! Slinguazzamento duro?!

- No!

Si bloccò. - Cosa avete fatto, allora? - Riuscì finalmente a ridire. - Ho visto Kutcher, giù, venir fulminato da Parker e mi aspettavo chissà cosa ...

La interruppi: - Mi ha fatto un massaggio.

Alzò le sopracciglia, notai quanto fossero espressive. - Oh. - Non le sembrava un gran che.

- Alzato la maglietta - aggiunsi.

- Oh - ripeté. ma questa volta con un po' più di enfasi.

- Slacciato il reggiseno - sussurrai.

Cominciò a venirle un sorriso e cercò di trattenerlo con forza, si notò lo sforzo. - Oh - provò a dire con indifferenza.

- Diciamo che mi ha mezzo sfiorato ...

Capì senza bisogno che spiegassi nei dettagli. - Poi? - Chiese curiosa ed osservando l'asciugamano, per distrarsi e non ridere.

- Poi ci hanno interrotti.

- Per fortuna, avremmo rischiato dei piccoli Parker e delle piccole Evelyne ... - Commentò leggera e scoppiando finalmente a ridere. - E uffa! Se l'avessi saputo sarei salita anch'io con Alex solo per il gusto di beccarvi!

Le diedi un colpo sul braccio. - Non è divertente!

Cominciò a darsi un contegno. - Oh, invece sì! Ti piace e gli piaci!

Mi sentii in ansia a quella frase. Sembrò rendersene conto e aggiunse: - Diciamola in un modo che possa piacerti di più: hai un certo ascendente su di lui e Parker ce l'ha, decisamente, su di te.

Sospirai, scuotendo la testa e girandomi verso il rubinetto, lo aprii con un colpo secco e mi sciacquai la faccia velocemente. Mi asciugai poi il viso con forza. - Okay! - Sbottai dopo aver finito.

Mi guardò sorpresa.

- Okay! Ha decisamente un bel ascendente su di me! Sean per una cosa come quella di prima l'avrei mandato a cagare, dicendo che non era il momento, ed era il mio ragazzo!

Aprendo una parentesi su Sean, a cui continuavo a paragonare Parker in quel periodo, avrei potuto dire poche cose: biondo, occhi grigi, alto, più simpatico che carino; l'avevo conosciuto quell'estate, subito dopo la fine della scuola, mentre giocava a pallavolo con dei suoi amici a New York, su una delle spiagge. E niente, stavo scappando da mia zia e avevo deciso di socializzare, cosa rara in me. E niente, quel decidere di lanciarmi aveva portato a tre mesi insieme col ragazzo. A settembre, prima di iniziare la scuola, ero stata lasciata ma non ci ero nemmeno stata male: non avevo dato poi molto in quella relazione, in tutti i sensi.

In quei tre mesi avevo pensato poi che mai nessuno avrebbe potuto piacermi di più, perchè forse semplicemente non ne ero il tipo, pur credendo nell'amore, e anche se Sean era carino e simpatico, con lui ero controllata e rigida e di sicuro non innamorata. Non avevo mai sentito le farfalle nello stomaco, non avevo mai fatto pazzie. Semplicemente non ero il tipo di ragazza da relazioni, che si innamorava, e non lo sarei mai stata. L'amore esisteva ma probabilmente non era per me.

Con Sean però mi ero divertita e a volte mi ero lasciata andare, ma solo e soltanto quando l'avevo voluto io.

- Con Parker non so davvero cosa sta succedendo - finii sospirando e guardandomi allo specchio. Avevo ancora la pelle arrossata, gli occhi lucidi, senza motivo. Con Parker non ero mai io a scegliere, sembrava che in certe situazioni qualcun altro si impossessasse del mio corpo. - Okay che è molto più bello, però pensavo che i miei ormoni sapessero darsi una controllata! - Insomma!

Francy rise, abbracciandomi di lato ed incontrando il mio sguardo attraverso lo specchio. - Non prendertela troppo sul serio, adesso!

Scossi la testa, convinta. - E' solo … Un ascendente, Francy, non capirmi male! Però mi dà fastidio. - E mi imbronciai, provando a ritornare normale, anche con il viso. - E' Parker! Mi da fastidio!

Sorrise maliziosa. - Aver ceduto al fascino del quarterback della scuola ... - schioccò la lingua - Un classico!

Le diedi una gomitata, infastidita. - Anche Billy mi ha detto di non farlo più, però, e seguirò il consiglio.

Francy a quelle parole si drizzò. - Billy?

Annuii, sistemandomi il maglioncino, pronta ad uscire e trovare la prima scusa possibile per stare lontana da Parker o meglio ancora: andarmene. - Di non dargli di nuovo corda. Sai, forse è sul serio geloso del suo amico - ridacchiai. In realtà sapevo benissimo che il consiglio era stato dato per me, non per lui. Evidentemente gli stavo davvero leggermente simpatica.

La mia migliore amica fece un sorriso molto inquietante.

- Cosa c'è? - Le chiesi preoccupata e corrucciandomi.

- La prossima volta che Parker prova a fare qualcosa ...

- Non lo farà. - Scossi la testa dirigendomi verso la porta del bagno. Ero lì da davvero troppo tempo e avrei dovuto dissimulare. Dissimulare scappando.

- La prossima volta che lo farà non devi assolutamente cedere!

Risi. - Ma è ovvio, Francy. A parte che non sono il tipo, ma sulla lista online non ci finisco mica!

- Ma provocalo! - Aggiunse.

Aspetta. - Stai dicendo alla ragazza del giornalino scolastico di “sedurre” il don Giovanni della scuola? - Chiesi, senza crederci. Don Max, pensai un attimo.

Lei fece un saltello sul posto, battendo le mani. - Sarebbe carino! Ma comunque no, in effetti sarebbe troppo, però la prossima volta che proverà a fare qualcosa come oggi, tu non dargli quello che vuole, ma provocalo, fagli credere un attimo di averlo e poi niente.

Mi accigliai. - Perchè mai? - Mi venivano anche in mente brutte immagini col “fagli credere un attimo di averlo”.

Sorrise aprendo la porta. - Tu fallo!

La parte del non cedere sarebbe stata l'unica che avrei seguito.

- Usciamo, su - sospirai facendo finta di assecondarla ed aprendo la porta.

Francy aveva le chiavi della stanza-armadio. Le aveva chiesto salendo, quando Kutcher le aveva accennato qualcosa e diciamo che lei una piccola crisi o qualcosa del genere, con conseguente fuga, se l'era immaginata pur non sapendo le cause.

La ringraziai mentalmente, mentre entravamo velocemente nel luogo del “crimine”, prendevamo le giacche e ce la filavamo giù per le scale.

Erano le due e un quarto ma la musica era sempre alta come prima.

Nell'atrio trovammo Kutcher e Parker, quasi appostati ad aspettarci.

Guardai il castano e i suoi occhi verdi erano tranquilli come al solito, impassibili però, non divertiti. Lo trovai uguale a sempre, come avendo temuto che la consapevolezza di quella “ascendenza” l'avrebbe reso diverso ai miei occhi. Ma stessa faccia da schiaffi sul bel viso. Feci una smorfia sconsolata, simile a un sorriso e mi dissi di stare calma e fare finta di niente. Perchè non era davvero successo niente.

- Noi andiamo, Alex - fece velocemente Francy, sporgendosi verso il ragazzo e schioccandogli un bacio sulla guancia. Sarebbe morto tra poco, col sorrisone stampato in faccia.

- Va bene! La prossima volta restate di più! - Disse, ammiccando e poi andandosene, passandosi nervoso la mano tra i capelli.

Francy uscì subito, io guardai Parker che non se n'era ancora andato e voleva chiaramente dirmi qualcosa. Non gli diedi tempo e seguii la mia amica con uno scatto. Ma ovviamente ...

- Parker! - Mi lamentai sentendomi strattonare all'indietro: mi aveva afferrata per un braccio.

Guardai fuori verso Francy che mi aspettava, lontana, ma da traditrice qual era non veniva a salvarmi.

Quando tornai sul ragazzo, l'unico nell'atrio, lui si era chinato verso di me. Sobbalzai temendo, davvero, per quel millesimo di secondo che stesse per baciarmi. Raggiunse invece semplicemente il mio orecchio e ricominciai a respirare. Dovevo assolutamente allontanarmi da lui, per quella sera, solo così avrei ripreso il controllo, anche per il futuro.

- Domani, da me - disse, senza urlare grazie alla vicinanza.

Deglutii, spostandomi leggermente per guardarlo ed incrociai i suoi occhi. - Perchè?

Lui sorrise divertito. - E' sabato, domenica tornano i miei e ho bisogno di un po' di ordine.

Ovvio. A cosa avevo pensato? Aprii la bocca per ribattere, ma mi anticipò: - Alle 6, subito dopo il lavoro, ti basterà meno di un'oretta, davvero!

Non ci avevo mai messo meno di un'ora anche solo per sistemargli la stanza, quindi lo guardai scettica. - Come vuoi, ma io con te non ci ceno, quindi alle 7 me ne vado anche se non ho finito!

- Ti faccio tornare dopo per finire, nel caso - aggiunge con una smorfia, come la mia.

Sbuffò e mi mollò e riuscii finalmente ad andarmene, ma quell'inizio di battibecco mi aveva rassicurata.

Non avrei avuto nemmeno, mai più, l'occasione di seguire il consiglio di Billy, me lo sentivo.


 


 

Stavo finendo di controllare che ogni camerino fosse vuoto e senza completini o abitini appesi.

Il lavoro a Victoria's Secret era buono, in un certo senso anche rilassante: in negozi come questi ai camerini le donne preferivano essere lasciate un po' in pace e non dovevo stare a correre dietro a nessuno, non per tutto il tempo almeno.

L'unica cosa spiacevole erano le coppiette che si imboscavano di continuo.

Capivo poi perchè Abbey, la dirigente, avesse controllato quando c'eravamo stati Parker ed io dentro.

- Finito? - Mi chiese una delle mie colleghe, quella bionda, che chiamavo Bionda, perchè mi scordavo di continuo il nome.

Annuii finendo di tirare una tenda.

La donna mi sorrise e con il mento accompagnò le parole: - Vai pure allora, è sabato sera, chiudo io!

La guardai con un sorriso incerto ma alla fine obbedii. Voleva farmi un piacere, ma non sapeva che mi aspettava qualcosa che non volevo fare.

Pulizie a casa Parker. Vedere Parker dopo il giorno prima. Yuuhuh.

Sarei morta.

Mi diressi da lui chiedendomi come mai non avesse niente da fare quella sera: insomma, tormentare le cheerleader invece che me?

Arrivai alla casa che ormai non era più la casa del lupo, ma la casa bella e odiosa. Con il televisore ultra-figo, davanti al quale ogni tanto riuscivo a sistemarmi, quando Parker si addormentava.

Non sapevo come, ma quando mi avvicinai alla porta, ancor prima di suonare, lui l'aveva aperta: Parker con i pantaloni della tuta e una maglietta a maniche corte nere, maneggiava il solito cellulare, senza guardarmi.

Tutto quello mi rassicurava, perchè un po' di ansia per il massaggio della sera prima c'era, e quasi mi venne da sorridere.

Entrai in casa capendo subito dopo il motivo di tutto quell'abbigliamento leggero: il clima decisamente troppo alto. Alzai gli occhi al cielo, disapprovando, ma chiudendomi la porta
dietro.

Parker se ne andò in cucina, sempre scrivendo al cellulare, e, dopo aver appoggiato la giacca all'appendiabiti, lo seguii.

- Sei in anticipo - fece tranquillamente, appoggiando l'iPhone finalmente e sedendosi davanti al ripiano-bar, poi tornò al suo gelato.

- Neanche tanto - risposi, mostrandomi rilassata come lui e andando a prendere un cucchiaio. Indifferenza, Evelyne; brava, Evelyne.

Lo sentii ridere mentre mi sistemavo di fianco a lui. - Con comodo!

Gli regalai una smorfia per poi accomodarmi anche col gelato e intanto mi complimentavo per il mio perfetto comportamento.

-Non devi fare niente, stasera?- Chiesi cinque minuti dopo, mentre salivamo le scale. Pensai alla vaschetta di gelato vuota che mi ero dimenticata di buttare e per cui sarei dovuta scendere di nuovo.

Scosse la testa, sorridendo e intanto rimandai la pulizia in cucina.

Lo guardai comunque con sospetto. - Come mai?

Fece spallucce, senza girarsi, mentre svoltava l'angolo del corridoio verso camera sua.

Lui entrò tranquillo e andò, come faceva spesso, verso il Mac. Aprì, sbloccò con la password e si connesse ad internet: era il suo solito rito ogni volta che entrava in camera.

Ci feci comunque non troppo caso, notai più che altro la camera in ordine.

- Come mai questo? - Chiesi perplessa guardandomi intorno, alla ricerca del caos per cui ero stata chiamata.

Parker si girò, come non capendo. - Uh?- Chiese infatti, impassibile.

Io cercavo di analizzare la sua espressione: non trovavo però niente di strano. - Non dovevo mettere in ordine? - Gli ricordai abbozzando un sorriso, comunque contenta di non dover lavorare.

- Donna delle pulizie - rispose tranquillo, con un cipiglio divertito.

Spalancai la bocca, incredula. - Mi hai fatto venire qua per niente?!

Rise chiudendo il Mac. - Non lo farei mai! - Fu la sua semplice risposta. Si mise in piedi, dalla posizione piegata, in cui era stato.

Certo. - Quindi? - Chiesi scettica.

Parker ammiccò e uscì dalla camera.

Lo guardai mentre mi sorpassava e passava per la porta, tranquillo come sempre.

Cosa avrei dovuto fare? Seguirlo? Andarmene correndo? Perchè avevo la tremenda sensazione che sarebbe stata quella la cosa giusta da fare, considerando il giorno prima: scappare, magari non urlando per continuare a sembrare indifferente, fuori da quella casa.

Deglutii.

O forse come al solito ero solo paranoica. Ma anche Billy mi aveva fatto capire che con Max io dovevo esserlo.

Ma quell'" ascendente”, come aveva detto Francy, mi bloccava di fianco al letto. Ero curiosa, ansiosa, volevo davvero sapere cosa caspita stava per succedere. E poi in effetti potevo essere solo paranoica. Risi, tra me e me, dandomi della stupida: probabilmente era andato in bagno per farmi vedere dei vestiti da lavare, o cose del genere.

Firmai la mia condanna uscendo dalla porta, seguendolo.

Osservai il corridoio del piano, tutto buio, nessuna luce si intravedeva nemmeno dietro le porte. Era giù, non in uno dei due bagni.

Mi inumidii le labbra scendendo le scale.

Parker spuntò nell'atrio, mentre io arrivavo all'ultimo gradino. Sorrise con il fare tranquillo che aveva anche prima. - Sala? - Mi sembrava di essere di fronte a un qualche tipo di animale.

Guardai lui poi la stanza dove voleva che andassimo. - Perchè?

- Non ho niente da fare. Guardiamo qualcosa in tv e poi mi fai la cena, così sei sfruttata e contenta e non mi importa che avessi detto di non voler mangiare con me - rispose e mi anticipò verso la stanza.

Ero stata proprio una stupida a sospettare altro! Scossi la testa mentre una vocina ricordava ad Evelyne che, anche nel caso di qualcosa come la sera prima, non avevo avuto intenzione di scappare.

Entrai in sala mentre lui accendeva la tv. Mi lanciò un'occhiata vaga, mentre prendeva anche il telecomando. Mi tolsi intanto velocemente le scarpe, per non sporcare il grande tappeto. - Stranamente non ti sei ancora lamentata. - Sbuffò divertito, raggiungendo il divano dove mi ero appena seduta. Si sedette lì alla mia destra. - Cosa stai tramando, ragazza del giornalino?

Cercai di rilassare la posa rigida, a braccia incrociate, con cui mi ero sistemata. Mi venne da ridere per quella situazione. - Tu stai tramando, cestista - lo accusai semplicemente.

Gli si disegnò velocemente un sorriso sulle labbra e mi ricordò di nuovo un qualche tipo di animale: pericoloso. - E cosa starei tramando, Gray?

- Dovresti dirmelo tu, Parker - risposi a tono. E se lui era una qualche creatura pericolosa, io non facevo di certo parte della sua dieta.

Sembrò sentirmi e distolse gli occhi dai miei, divertito, e io definitivamente mi rilassai. Fece zapping finchè non trovò la sola cosa decente che stessero trasmettendo: un film.

- Però! - Apprezzò subito Parker, guardando l'attrice e annuendo.

Lo guardai malamente: morto di figa. - Il film è “Amore a prima svista”*, comunque, quella in realtà, l'attrice bella, è solo la bellezza interiore dell'altra.

Parker si girò verso di me, accigliato. - Dentro cosa?

Fortunatamente, per me e la mia pazienza, comparve subito dopo la vera versione della protagonista e lui collegò.

- Il protagonista è uno che pensa solo alle apparenze, finchè non gli fanno una specie di “incantesimo”: da quel momento in poi vede la gente per quello che è dentro; vede la loro bellezza interiore e non quella esteriore - spiegai, quasi intenerendomi alla morale dietro il film. - E finisce per innamorarsi di lei, che anche se in realtà è una … Taglia forte, è la persona più bella e buona al mondo.

- Che cagata.

Arricciai le labbra infastidita, girandomi verso Parker.

- E cosa fa quando scopre che in realtà lei è un cesso? - Chiese scettico, stravaccandosi sul divano e guardandomi dritto negli occhi, nel suo solito modo.

- La sposa. Perchè è innamorato di lei, non del suo aspetto - mi impuntai.

Lui rise, notando che mi stavo infastidendo. - Una gran balla. L'aspetto conta.

- Ma quando uno è innamorato vede bella anche una donna brutta - ribattei e continuando a non distogliere lo sguardo sembrava volessi intensificare le mie parole. Io che non mi ero mai innamorata e difendevo con così tanta foga l'amore.

Alzò le sopracciglia. - Non credo nell'amore.

Pensai a Max Parker, il capitano e miglior giocatore della squadra di basket, bello, espansivo, tutte le ragazze che erano cadute ai suoi piedi, sempre, così facilmente. Doveva aver sempre pensato che quella parte superficiale bastasse. Era ovvio che Parker non credesse nell'amore. - Non vuol dire che non esista - ribattei abbassando all'improvviso il tono.

Alzò gli occhi al cielo, come se fossi stata lì a parlare di stupidate. - Anche il tizio del film, all'inizio, si innamora solo perchè lei è bella - continuò.

- Lascia perdere il film! Tra te e Billy non c'è amore?

Parker si accigliò. - Non so che strana idea tu ti sia fatta ma ...

Scossi la testa, sollevando le gambe sul divano, e ridendo. - No aspetta! Non amore romantico. Ma amore tra amici, non si basa sull'aspetto ed è amore! Quindi l'amore esiste e non conta l'aspetto - conclusi con un segno della mano che dava il discorso come chiuso e vinto.

Sospirò divertito. - E quindi tu mi ami?

Quella domanda diretta e strana mi fece girare perplessa, gli occhi leggermente sgranati, mi sentii quasi arrossire. - Eh?!

Anche Parker si bloccò un attimo. - Hai appena detto che tra gli amici c'è amore ... - Spiegò, sorridendo divertito, alla fine.

- Non siamo amici! - Risposi di botto, tornando a guardare la tv.

- Che risposta prevedibile - si lamentò e immaginai mentre alzava gli occhi al cielo.

- Sei un ricattatore ed antipatico e stronzo ed egocentrico - cominciai ad elencare.

- E tu originale, Evy - commentò.

Tornai a guardarlo, male. Lui mi sorrise, in un modo fintamente candido. - Comunque, l'amore romantico non esiste. Esiste solo l'attrazione fisica - riprese. Con quell'espressione da bimbo innocente stava per parlarmi di sesso, eccellente.

Allungai una delle gambe che avevo tirato sul divano, dalla sua parte, pronta a picchiarlo sulle cosce nel caso avesse detto cose che non volevo sapere e se avesse continuato: quello era uno degli argomenti che decisamente non volevo affrontare con lui. - Non voglio sapere dell'attrazione, o quello che è, tra te e le cheerleader! - Precisai la prima parte anche ad alta voce.

Parker sorrise in un modo poco promettente e mi afferrò la caviglia. Non sobbalzai, troppo sorpresa anche per fare quello. - Io, in realtà - sollevò in parte le gambe sul divano, per appoggiarsi solo un po' con le ginocchia. - Non volevo parlare delle cheerleader.

Non mi opposi mentre, facendo scivolare lentamente la mano fino al polpaccio, faceva presa leggermente su quello e mi avvicinava. - No? - Chiesi all'improvviso con la voce incrinata che il giorno prima mi era così tanto appartenuta. Perchè ero venuta lì?! La vocina mi disse che di tempo per scappare ne avevo avuto.

- No - ripeté.

Si sporse verso di me, e io, trascinata dal suo braccio, mi ritrovai a cercare di aggrapparmi al divano, per non scivolare con la schiena, sui cuscini dietro; ma non credevo di riuscire ad evitarlo sul serio. 
Lo guardai mentre si avvicinava ancora di più e mi avvicinava, cominciando, in parte, a sovrastarmi col corpo. E io, a parte evitare di cadere totalmente sotto di lui, non riuscivo a fare altro, non riuscivo a dire altro.

Max però sembrò sapere cosa dire. - Io volevo parlare di te - insinuò con un'occhiata verde, nella penombra.

- Parker, lasciami! - Ordinai, ma l'ordine pronunciato era molto meno sicuro, soprattutto dopo quella frase. Tolsi una mano dal divano per portarla sul suo petto, pronta ad allontanarlo.

- Tu hai fatto il tuo discorso, non posso fare il mio? - Chiese retorico, mentre il suo braccio lasciava la mia gamba, raggiungendo leggero il mio fianco. Non seppi come, ma la mia mano si ritrovò a stringere la sua maglietta invece di provare a spingerlo via.

- No! - Perchè non volevo sentirlo. O forse sì. Guardai le mie dita e non riuscii a lasciare la prese.

Lui ascoltò il mio corpo, non me.

- Non vuoi sapere di un certo pensiero che mi gira per la testa da un po'? - Continuò, con un tono ironico che stonò col suo inumidirsi le labbra e col suo sguardo. Mi osservò in quel suo strano modo, che aveva a volte, di sottecchi; mi osservò tutta, sembrava che Parker potesse vedere tutto. E vedeva che lo volevo sapere. Vedeva altro?

- Che pensiero? - Mi uscii senza che potessi evitarlo, con voce bassa.

- Voglio baciarti - sganciò così, semplicemente, con due parole, la bomba. - E non solo quello. Ieri non sai tu quanta forza mi sono dovuto fare per non saltarti addosso e stavo per farlo comunque - parlava piano, ma a tono spedito. Se non avessi visto il suo sguardo l'avrei dato per un discorso imparato a memoria. Io al contrario non avevo più saliva in gola.

- Avevi detto all'inizio che non ti piacevo fisicamente ... - Gli ricordai, passandomi la lingua sulle labbra, per cercare di farle tornare umide, sussurrando.

- E' dalla festa di Halloween, quando ti ho baciato, che non lo penso più ... - disse.

Lo guardai non sapendo bene cosa dire; il cuore che pompava fin troppo sangue. - E ... - Provai a borbottare, sentendo uno strano ronzio intermittente, che mi impediva di pensare. - Io ...

- Mi piaci. - Fu la seconda bomba. Lanciata anche con più leggerezza della prima.

Se mi avessero raccontato quella scena l'anno prima, avrei riso in faccia all'interlocutore. Piacere a Max Parker?

Caldo e freddo. Emozioni contrastanti.

Parker piaceva anche a me, ma nel senso fisico, quello che intendeva anche lui. Ma era Parker, ero restia a tutte le parole che sarebbero seguite. Dovevo essere restia a tutte le parole e a tutti i gesti che sarebbero seguiti. Era Parker. Parker.

- Possiamo quindi ignorare una di quelle tue stupide regole? - Chiese titubante, si avvicinava sempre di più.

- Quale? - Biascicai, ma sapevo già la risposta.

Max però non voleva parlare. Alzò il braccio libero per spostarmi all'indietro i capelli, sfiorandomi di nuovo come il giorno prima e facendomi sobbalzare nello stesso e identico modo.

Non volevo dargli il punteggio pieno, quello di cui mi aveva parlato proprio il suo migliore amico, ma fu davvero difficile, mentre si chinava sul mio collo, pensare ad altro.

Quando le sue labbra si appoggiarono sulla mia pelle, partirono i brividi, e mi resi conto che anch'io volevo un bacio.

Ma non potevo.

Mi scostai leggermente, mi tremavano le mani, ancora ancorate al suo petto, che probabilmente facevano capire tutto.

I pensieri passarono dal consiglio di Billy, che sembrava molto difficile da seguire in quel momento, a quello di Francy. Provocarlo? Mi resi conto che sarebbe stato ancora più difficile quello.

Provai leggermente ad allontanarmi, di nuovo, con molta fatica, e Parker mi soffiò frustrato sotto la mandibola. - Lo vuoi, Evy.

Ma lo volevo più io o lui?

Lui. Doveva sembrare che lo volesse più Max. Sapevo come provare a uscire vincitrice da quella situazione, seguendo il consiglio di Billy. Dovevo solo mettere il tutto in pratica. Io stavo solo morendo, dopo tutto, forse avrei potuto anche fingere.

Tornò a baciarmi lentamente il collo. Le sue labbra, sottili ma morbide erano perfette. E io cosa potevo fare tranne provare a non sospirare.

Ma solo quello non bastava.

- Non lo voglio.

Parker si spostò e incrociammo gli occhi: quella volta fui io a volergli saltare addosso. Ma bastava che non lo facessi sul serio e che lui non se ne accorgesse.

- Ah sì? - Commentò, si era fatto all'improvviso serio. Serio, sospettoso, non ci credeva. Qualcuno gliel'aveva mai detto?

Provai a darmi un contegno e riuscii persino a sorridere. - Non lo voglio!

Bastò poco a scivolare dalle mani, dal corpo di Parker. Max che c'era rimasto davvero male e mi fissava a bocca quasi aperta e nemmeno aveva reagito.

Riuscii davvero a distrarmi, un poco, ridacchiando per la sua scarsa abitudine ad essere rifiutato.

- Evelyne! - Mi chiamò, accigliandosi e facendo per alzarsi. E temetti che le parole che sarebbero seguite avrebbero portato difficoltà più grandi al mio obiettivo di non cedere. - So che ... - Ma, appena si mise in piedi, un altro rumore ci distrasse e interruppe.

Era un bene che non avessi ceduto anche per un altro motivo.

- Maxi! - Una voce civettuola risuonò per la casa, subito dopo quello della porta che si apriva; un'altra, più bassa e grave, l'aveva accompagnata aggiungendo qualcosa.

Era un bene che non avessi ceduto perchè saremmo stati sorpresi poco dopo. E sembrava che il mondo fosse programmato per interromperci in quelle situazioni.

Forse Dio non mi voleva poi così tanto male.

Parker si lasciò cadere all'indietro, sul divano. - Per favore, no! - Si lamentò, portandosi una mano sul viso.

Io normalmente avrei riso sentendo il soprannome, probabilmente sarei riuscita a dedicarci anche due righe sul giornalino: la gente amava quelle cose, a scuola. In quel momento c'ero però io, i genitori di Parker a pochi metri di distanza e Maxi e.

E Claire che arrivava in sala. - Oh! - Esclamò, sorpresa, entrando nella stanza, ma fermandosi proprio all'ingresso.

- Sera! - Mi uscii in un singulto. Intanto mi allontanavo a piccoli passi dal divano.

Claire, coi suoi occhi chiari, nel perenne trucco troppo pesante, mi osservò per bene, focalizzandomi, poi passò al figlio, ancora stravaccato sul divano. Poi tornò su di me, che almeno avevo la decenza di guardarla in faccia.

Non era niente di equivoco, ma i suoi occhi sembrarono accendersi con uno strano divertimento. - Sera ... Evelyne, vero? La ragazza del treno, mi ricordo di te! - Sorrise allegra, sempre sullo stipite della porta: in realtà indecisa anche solo sull'entrare dentro o tornare indietro da suo marito.

- Perchè siete a casa?! - Chiese di botto, scocciato, Parker, spostando finalmente il braccio dalla faccia.

Claire arricciò le labbra, infastidita dal tono. - Tuo padre ha finito prima e sono uscita anch'io dall'ufficio. Volevamo tornare a casa per il weekend intero.

- Cosa ti giustifichi a fare? - Il padre di Parker si fece presente, alle sue spalle. Una barba di qualche giorno che faceva capire quanto fosse stato impegnato.

E io volevo scappare perchè anche gli occhi chiari del terzo e ultimo Parker su di me erano fin troppo.

- Possiamo tornare a casa nostra quando ci pare e piace - finì l'uomo, osservandomi per bene.

Ci fu un breve silenzio. - Direi che è meglio se vado a casa, ormai ... - Borbottai a disagio, passandomi la mano tra i capelli. Ero fuori luogo, tremendamente. Gli occhi di James Parker me lo stavano chiaramente dicendo. Ero fuori luogo e sospetta, a quell'ora in quella casa.

- Vuoi rimanere a cena, cara? - Chiese Claire, cortesemente, come da convenevole. Suo marito sparì, con una veloce marcia indietro. Da convenevole si sapeva anche quale sarebbe stata la mia risposta. 

- No, grazie mille, a casa ho già pronte delle cose e ... - Borbottai, tormentandomi le mani e camminando già spedita verso la porta della sala. Scappare, scappare!

Ma.

- Evelyne, rimani? - Mi girai.

Fu quell'ultima domanda, una domanda, quasi una preghiera, la persona a dirla, a bloccarmi.

 

 

*Angolo autrice:

 

Salve a tutte :)
Ho finalmente internet anche da qua ed ecco il capitolo!
Succedono un po' di cose e sono davvero ansiosa di sapere cosa ne pensate.
Avevo paura che la piccola “confessione” di Parker sembrasse fuori luogo, ma in effetti lui, dopo la sera prima, è abbastanza convinto di essere ricambiato, su quel piano, e beh, ci prova. Ditemi cosa ne pensate . . .

Comunque questi due hanno la maledizione dell'essere interrotti ed ecco i genitori di Parker a casa in anticipo :D
Il prossimo capitolo è già scritto e mi piace molto, si scoprirà una parte nuova di Parkeruccio e io l'ho amato davvero scrivendola <3
Ma vabbè, leggerete.

Volevo mettervi uno spoiler del prossimo capitolo ma non trovo un pezzo che mi convinca, quindi lo spoiler sarà sul nome del prossimo capitolo ! : solo per stanotte. :D

E per chi sia interessato ho pubblicato il capitolo di una nuova storia. Lo stile è diverso da questa e sarà più corta ma se vi può interessare e avete voglia di leggere fateci un salto :) si chiama “Perfezione”.

Alla prossima.

Josie. 

*Amore a prima svista, ve lo consiglio tantissimo :D

   
 
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