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Autore: redspecial    25/12/2012    1 recensioni
Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita.
Severus è alle prese con uno scocciatore che disturba la sua quiete pomeridiana. Che cosa farà il nostro professore? Chi sarà mai questo individuo? Una storia su qualcosa che non può essere controllato che porterà Severus a fare un viaggio all'interno di sè stesso e di un passato vicno che ancora lo tormenta, oltre a dare una mano a due innamorati pasticcioni...
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 17


Harry sapeva per certo che quel giorno il suo ex professore di pozioni non si sarebbe risvegliato dal suo stato vegetativo; lo sapeva per certo, ma continuava a stare seduto su quella seggiola dura ad attendere. Ciò che lo spingeva tutti i giorni a compiere la medesima azione oramai non era noto più nemmeno a lui, nonostante tutto continuava imperterrito a recarsi al San Mungo. Voleva essere presente nel caso ci potesse essere anche un solo lieve e quasi impercettibile miglioramento sulle condizioni dell’uomo che credeva gli avesse rovinato l’esistenza. Piton si stava dimostrando essere una piccola miniera d’oro in quanto a ricordi e anche a lezioni di vita; non lo avrebbe mai ammesso un anno prima, ma lui gli mancava in una qualche maniera. I suoi modi arcigni e sprezzanti, le sue battute e frecciatine sempre mirate a farlo sentire in imbarazzo e, ancora di più, l’odio verso colui che era stato suo padre, erano sempre stati il leit motiv della loro relazione docente – studente, sebbene ora vi fosse molto di più. Harry sentiva un filo indelebile che lo congiungeva a quell’uomo, un filo che sembrava spezzarsi ogni giorno in più che lui passava inerme in quel letto. Non aveva mai dato alcun segnale della persona che era in realtà, del suo più che valido contributo all’azione dell’Ordine della Fenice, del suo passato tormentato speso a struggersi per una donna che lui stesso pensava di aver condannato a morte. Forse poteva anche averla spinta in contro a quel crudele destino, ma aveva saputo riconoscere i propri errori e le proprie colpe, prodigandosi affinché il bene trionfasse sulle tenebre. In lui, come in ogni essere umano, vi era ombra, ma vi era anche più luce di quanto anch’egli non sospettasse.
Quel giorno era la vigilia di Natale e anche il reparto in cui Piton era ricoverato non pareva essere immune all’atmosfera natalizia che ovunque si respirava. Festoni e ghirlande color rosso e oro erano appesi in lungo e in largo per la sua camera singola e Harry sorrideva sotto ai baffi ogni qualvolta pensava che quei colori erano quanto di meno azzeccato nella stanza di Piton. Oltre ad essere colori tipicamente natalizi, erano anche quelli della Casa Grifondoro, quella che in assoluto più detestava da bravo Serpeverde qual’era. Eppure anche sua madre era stata una Grifondoro; chissà se anche con lei in vita li avrebbe detestati con quella intensità. Spesso si chiedeva come sarebbe stato se Lily fosse ancora in vita, e come sarebbe stato il suo rapporto con Piton; magari se lei fosse stata ancora con loro il professore non lo avrebbe odiato così tanto. E poi, era proprio vero che lo odiava?
Con quell’interrogativo a gironzolargli per la mente, Harry si alzò dalla seggiola dura che tutti i giorni gli spaccava il sedere e si avvicinò di più al letto dell’uomo che era nella medesima posizione da circa due mesi a quella parte. Medimaghi e infermieri si dispensavano affinché il suo corpo mantenesse una certa tonicità e lo giravano più volte al giorno per evitare che si formassero delle piaghe per le troppe ore nella stessa posizione, sebbene il suo spirito fosse da tutt’altra parte. Ancora rammentava le parole di Elias, il guaritore che seguiva il suo caso; Piton aveva quasi scelto di staccare la spina per un po’ e non sarebbe ritornato fino a che non sarebbe stato pronto. Il problema più grande però era che Elias non aveva saputo dirgli quando questo sarebbe avvenuto. E se Piton avesse passato anni e anni in quel letto con lui a vegliarlo? No, non poteva andare a finire così, non doveva assolutamente andare a finire così. Harry posò la propria mano su quella del professore e la sentì fredda come quella di un morto. Sapeva perfettamente che non era morto, ma la paura che potesse esserlo gli faceva gelare il sangue nelle vene. Sarebbe stato il colmo, proprio ora che avrebbe avuto l’occasione di conoscerlo e anche di farsi conoscere da lui; non menzionando anche la riabilitazione della sua immagine agli occhi dell’intero mondo magico che per anni lo aveva ritenuto un traditore, oppure un personaggio su cui non avere un’idea definita. La stretta del ragazzo si fece sempre più energica, quasi come se volesse risvegliarlo dal suo sonno, naturalmente non ottenendo l’effetto desiderato. Piton era immobile in quel letto e lo sarebbe stato fino a quando lui non avrebbe deciso di tornare. Un rumore lieve attirò la sua attenzione, così il giovane mago con la cicatrice si voltò e Kingsley gli fece un cenno col capo per salutarlo, passando poi a schiarirsi la voce.
“Buon pomeriggio Harry” disse lui con voce tranquilla e calda. Kingsley era sempre stato un uomo cortese e dai modi affabili, concreto e che sembrava avere la parola giusta al momento opportuno.
“Ministro” rispose il ragazzo abbassando il volto con fare reverenziale.
Quello scoppiò in una piccola risata che per un attimo riscaldò l’ambiente, avvicinandosi al letto di Piton ed osservando la sua figura magra composta in un che di innaturale.
“Sono passato per verificare le condizioni di Severus, anche se posso notare che non vi sono stati miglioramenti a riguardo”
“No, infatti. Ho paura che andando avanti di questo passo non tornerà mai più con noi” ammise Harry con una nota di malinconia nella voce. Quasi gli mancava quando il professore tirava sempre fuori una scusa per insultarlo nelle sua aula nei sotterranei. Ripensandoci aveva detto quasi.
“Le circostanze non sono delle migliori, ma il processo non può più essere rimandato” disse con tono quasi grave. “In quanto Ministro della Magia ho avuto il potere di spostare in avanti la data del processo, sebbene non possa più essere rimandato ancora. La prima udienza avverrà con l’inizio del mese di febbraio, e per allora Piton dovrebbe comparire dinnanzi al Wizengamot”
“Ma signore! Lo sa anche lei che non è possibile… Lo guardi” affermò il giovane con concitazione e tono sempre più crescente. Non era colpa di Kingsley, ma non potevano iniziare un processo senza uno dei testimoni chiave e anche diretto interessato. Lui avrebbe testimoniato a favore del suo ex docente, su questo non c’era dubbio, però era chiaro che non avrebbe potuto dar voce a ciò che realmente doveva essere detto.
“Mio caro ragazzo, lo vedo. Con mio rammarico anche io devo sottostare ad alcune regole e Silente avrebbe avuto qualche asso nella manica. Sfortunatamente ce la dovremo cavare da soli anche questa volta” affermò il mago con una nota di tristezza.
“Mi dispiace ma mi oppongo. Forse non sono nessuno per tentare di far valere ciò che penso, ma ci deve essere un modo. Lui ha il diritto di poter raccontare come sono andate le cose. Io ho visto i suoi ricordi, ora so il perché dietro ad ogni azione”
“Buon Natale Harry” disse il Ministro tutto ad un tratto, quasi come se non volesse rispondere al giovane mago che lo fissava dall’altra parte del letto.
“A lei signore” si limitò a rispondergli lui, tornando a rivolgere il proprio sguardo verso la figura dell’uomo addormentato.
Kingsley guardò Harry ancora una volta e si incamminò verso l’uscita della stanza, con passo mesto, visto che era perfettamente d’accordo con il giovane con cui aveva appena intavolato quella discussione. Non appena il Ministro uscì dalla sua visuale, Harry osservò attentamente la neve candida poggiarsi delicatamente a terra, imbiancando tutto ciò che vi era nelle vicinanze. Tetti, strade, persone, tutti erano sotto a quel manto immacolato e correvano per dedicarsi agli acquisti dell’ultima ora da impacchettare e poi far trovare ai propri cari sotto all’ albero. Bè, lui non aveva più nessuno oramai; Ginny gli aveva fatto avere una missiva attraverso la McGranitt in cui affermava di voler restare da sola ancora per un po’, cercando le ragioni in sé stessa per poter continuare la loro bellissima, seppur tormentata, storia d’amore. Gli augurava ogni bene e gli aveva fatto in anticipo i suoi migliori auguri per Natale. In poche parole lo amava ancora come il primo giorno, solo doveva trovare la forza in sé stessa per risorgere ed abbracciare il suo destino accanto a lui, anche ora che uno dei suoi fratelli era passato a miglior vita e che la persona che più amava voleva dedicarsi ad un mestiere così pericoloso quale poteva essere quello dell’auror. Non voleva più sentirsi come si era sentita quando aveva visto il corpo senza vita di suo fratello Fred con lo spettro dell’ultima risata stampata in volto. Aveva giurato allora che avrebbe fatto del proprio meglio per proteggere la famiglia da tutto ciò che di ingiusto vi era nel mondo, compresa la morte, un qualcosa di cui – e su cui - nessuno poteva avere controllo. Ginevra Molly Weasley era sempre stata combattiva e determinata, il suo ardore era notevole e questo sin dalla più tenera età, però quella perdita l’aveva spiazzata, così come aveva portato malinconia e tristezza nella sua allegra e grande famiglia. Questo Harry non aveva potuto comprenderlo, però provava ad immaginare che cosa potesse significare per lei e per tutti loro, la famiglia perfetta per antonomasia.
Carico di tutte le sue riflessioni gettò un’altra occhiata al corpo di Piton, il suo torace si alzava ed abbassava proprio come avrebbe fatto quello di qualsiasi altro essere umano, ma l’anima non era al proprio posto. Chissà dov’era finito e se intendeva tornare?


 

***



Severus Piton si era appena raggomitolato sotto alle coperte pronto per spegnere la luce con la bacchetta, quando sentì un fruscio provenire dalla propria destra e poi uno dalla propria sinistra; i suoi compagni di stanza, Avery e Mulciber, si stavano alzando in piena notte e con un freddo glaciale a sua insaputa. Avrebbero dovuto immaginare che un tipo come lui aveva occhi ed orecchie dappertutto, pensando poi che quei due erano sempre stati degli zucconi e che sempre lo sarebbero rimasti. Le pesanti tende di velluto color smeraldo potevano anche celare alla sua vista ciò che stava accadendo, lo stesso però non poteva dirsi per i rumori sempre più insistenti che squarciavano l’aria notturna fattasi greve. Ma dove diamine stavano andando qui due allo scoccare della mezzanotte?
Severus aveva solo un’idea che gli ronzava per la mente, sperando vivamente di sbagliarsi. Non ricordava affatto che i tempi fossero così vicini e anche così pericolosi. Chi avrebbe potuto avvertire di una cosa del genere? Certo, Silente avrebbe potuto tornargli parecchio utile, forse riportandogli cose che lui sapeva già. In tanti anni attaccato alle sue gonne aveva compreso molte cose, e la principale era proprio che Silente sapeva sempre tutto. Rivederlo vivo e vegeto gli avrebbe sicuramente provocato una catena di sentimenti e di reazioni a cui non sapeva dare un nome preciso suo malgrado; quell’uomo era sempre stato capace di far emergere un suo lato ben nascosto, e avergli tolto la vita non gli aveva affatto giovato.
Severus riemerse dalla coltre di riflessioni che gli attanagliavano la mente ed udì i due Serpeverde chiudere la porta della loro stanza, assolutamente convinti che nessuno si fosse accorto di nulla. Doveva indagare ed iniziare a carpire tutte le informazioni possibili per cercare di porre un rimedio a tutto il vespaio che si sarebbe scatenato di lì a poco. Anche se il tempo sembrava correre inesorabile in contro al destino di ognuno, lui era fermamente intenzionato a fare qualcosa per alleggerire la situazione. Non gli importavano le conseguenze che avrebbero avuto le sue azioni sul futuro, pur di salvare Lily avrebbe accettato anche di scoprire che cosa sarebbe accaduto ad un giovane mago che si intrometteva nel tempo. Sicuro di essere rimasto solo si alzò dal letto e si vestì con un colpo di bacchetta, così, furtivo e determinato, attraversò i sotterranei per rincorrere quei due zucconi. Il pericolo di essere scoperto da Gazza non lo attraversava nemmeno un po’; in tutti gli anni passati come insegnante sapeva perfettamente qual’era il suo giro di ronda, quindi sapeva anche come evitare di essere colto in flagrante. Arrivò nei pressi della Sala Grande e si nascose dietro ad una colonna, sentendo due voci inconfondibili farfugliare qualcosa a proposito di un raduno. Si espose leggermente per cercare di capire il punto preciso da cui provenissero e si rese conto di averli raggiunti quasi in tempo, giacchè quei due stavano per uscire dal portone principale. Ancora però non riusciva a spiegarsi come avevano fatto ad evitare le ronde, l’intelligenza non era mai stata dalla loro e dubitava fortemente che avesse iniziato proprio ora. Di soppiatto sgattaiolò fuori dalle mura del castello e si avventurò nel parco avvolto da una lieve coltre di nebbia che si alzava dal Lago Nero, in cui riuscì a scorgere le due sagome disgraziate dei suoi compagni che si dirigevano nella Foresta Proibita. Fece altrettanto tenendo sempre bene in vista i ragazzi e, in cuor suo, sperando di non assistere ad una nuova comparsa di Voldemort. Passarono circa una manciata di minuti da quando si era introdotto nella fitta boscaglia, accorgendosi di non udire più gli scricchiolii che Avery e Mulciber avevano provocato pestando i rami secchi a terra. Le impronte sulla neve erano ancora fresche per cui non avrebbero dovuto essere così lontani dal punto in cui lui si trovava. Proseguì cautamente e facendo attenzione a cancellare con la bacchetta le proprie, di modo che nessuno si accorgesse del suo passaggio. L’ansia lo stava divorando, ma al suo esterno non vi era alcunché che facesse intendere ciò che provava al proprio interno.
Improvvisamente si fermò, catturato da un fascio di luce proveniente da una bacchetta, e fu allora che si nascose dietro ad un tronco largo ed osservò con raccapriccio ciò che gli si presentò dinnanzi: una nutrita schiera di neofiti disposti a semicerchio pronti per ricevere qualcosa dall’alto – o qualcuno - . Severus ebbe un moto di ribrezzo per lo spettacolo a cui stava per assistere, tuttavia celò tutto quanto con la propria innata freddezza, prendendo subito le distanze. Quella strana catena di eventi gli aveva portato alla memoria quando lui si era fatto marchiare spontaneamente per ricevere il potere ed il rispetto che fino ad allora gli era mancato. La sua stupida bramosia lo aveva portato a perdersi per sempre. Un altro fascio di luce più potente lo riportò alla realtà, illuminandogli il viso. Nessuno dei partecipanti a quella specie di riunione si era accorto della sua presenza, così come lui aveva riconosciuto immediatamente Lucius Malfoy. L’eleganza del suo portamento fiero ed arrogante, l’orlo delle vesti finemente lavorato e qualche ciuffo biondo platino che sfuggiva all’ampio cappuccio che ricopriva il suo volto, avevano contribuito a farlo notare dal pozionista che ancora se ne stava ben nascosto dietro al proprio riparo di fortuna. Con lui vi erano anche Rosier, McNair, i fratelli Carrow, Avery, Mulciber e molti altri giovani inetti che stavano per cambiare in peggio le loro insulse vite. Erano giovani e assetati di potere, accecati da una fede nel male senza precedenti e Severus continuava a biasimarli, come continuava a biasimare sé stesso del resto. I futuri Mangiamorte si strinsero di più tra loro quasi come per darsi la forza di sostenere l’apparizione del Signore Oscuro che, senza alcun preavviso, comparve sopra alle loro teste come un’ombra carica di morte e disperazione. Tutti si inginocchiarono non appena captarono la presenza sovrannaturale e Severus continuò ad osservare senza emettere un singolo fiato; fare la spia a proprio rischio e pericolo era oramai nel suo d.n.a. Lucius accese una torcia con la bacchetta, incendiando un ramo possente che aveva raccolto vicino a sé, usandolo per illuminare lievemente il contesto. Voldemort fece un cenno al suo fido servitore e gli impose di prostrarsi ai suoi piedi e di scoprire il proprio avambraccio sinistro, con calma glaciale che precede un omicidio pronunciò ad alta voce la formula “Morsmordre” e lo strato di pelle liscia e diafana venne pervasa da calore e bruciore per poi trasformarsi in un teschio con un serpente annodato che esce dalla bocca. Severus dardeggiò quel simbolo di fedeltà assoluta con orrore, puntando gli occhi sul proprio braccio sinistro e sentendo la morte nel cuore.
“Lui è stato il primo ad unirsi a me. Il dolore fortifica e vi rende liberi di servirmi fino al giorno della vostra dipartita. Chi vuole essere il prossimo?” decantò ad alta voce con tono solenne il mago oscuro dai tratti ancora umani e mascolini. Era ancora un bell’uomo, nulla a che vedere con il mostro in cui si sarebbe trasformato dopo la rinascita. Dopo quell’evento avrebbe solo portato in superficie la propria mostruosità interiore.
I ragazzini spaventati e tremanti del semicerchio rimasero attoniti con gli occhi fissi su Lucius che digrignava i denti per il bruciore che il Marchio ancora gli arrecava e solo McNair si fece avanti per essere marchiato a sua volta. Severus decise di averne avuto abbastanza, così tornò sui propri passi e ben presto guadagnò terreno uscendo dalla fitta boscaglia e ritrovandosi nel parco del castello. Aveva fatto ben attenzione a non lasciare tracce del proprio passaggio, riflettendo sul da farsi. Quel che era certo era che avrebbe tenuto le labbra ben cucite e sarebbe stato una spugna per carpire ogni circostanza ed informazione. La sua personale lotta contro il male più oscuro e pericoloso di ogni tempo era appena iniziata.





Angolo autore:

Buona sera a tutte! Come state mie meravigliose fanciulle? Spero bene e che stiate passando queste feste altrettanto bene! A proposito,
tantissimi auguri di Buon Natale!!!
Scusate la mia assenza forzata, spero di riprendere un pò la mano...
Siamo arrivati ad un punto nodale, Severus ha scoperto i suoi compagni di stanza mentre se la danno a gambe in piena notte per unirsi al Signore Oscuro e lui, da bravo mastino quale è, li ha seguiti ed ha assistito alla comparsa di Lord Voldemort... che succederà ora...?
Harry è indignato rispetto alla notizia che gli ha dato Kingsley per il processo; in cuor suo vuole fare qualcosa per Piton poichè lo rispetta e vuole che giustizia sia fatta. Ora ha la possibilità di conoscere chi sia veramente e non vuole lasciarsela sfuggire. Come finirà anche la sua storia con Ginny?
Una piccola nota: alcuni di voi diranno: "ma i libri li ha letti?!" Si ragazze, li ho letti e li rileggo ad intervalli regolari, mi sono presa una licenza per così dire poetica per quanto riguarda i tempi, nel senso che so di aver saltato dei passaggi temporali. C'è un fine dietro a tutto ciò e spero che possiate apprezzarlo! :-)
Passo a ringraziare con tutto il cuore le mie fedelissime di sempre: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie veramente dal più profondo del mio cuore ragazze! PAssate un Buon Natale!
Inoltre ringrazio tantissimo anche i miei lettori silenziosi che continuano a trovare la storia interessante!
A presto, un bacio

Redspecial

  
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