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Autore: Silny    26/12/2012    3 recensioni
"...Ma avrei dovuto capirlo
Dal tatuaggio sulla sua gamba sinistra
E la giarrettiera su quella destra
Che aveva la carta per atterrarmi
se l’avesse giocata bene
Aveva il jack, aveva il jack..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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She's got the jack
5 minuti con te sotto la neve
She's got the jack


"...But I should have know
From the tattoo on her left leg

And the garter in her right
She'd have the card to bring me down
If she played it right
She's got the jack
She's got the jack..."

"...Ma avrei dovuto capirlo
Dal tatuaggio sulla sua gamba sinistra
E la giarrettiera su quella destra
Che aveva la carta per atterrarmi
se l'avesse giocata bene;
Aveva il jack, aveva il jack..."

5 Ottobre 2012, ore 6.30 del mattino... è già mezz'ora che sono seduto sul sedile di questo pullman aspettando l'arrivo alla mia destinazione, come ormai faccio da quattro anni a questa parte per andare a scuola.
Ormai conosco ogni singolo dettaglio della strada che percorriamo, ogni singolo discorso degli idioti seduti alle mie spalle, ogni volto, ogni sconosciuto, e tutti i motivi per cui la gente mi evita. Odio profondamente le persone che frequentano il mio Liceo: ignoranti, figli di papà che non conoscono niente al di fuori del sesso, scimmie non ancora evolute, è per questo che mi estraneo da tutto ciò, tenendomi lontano da tutti e ottenendo i risultati che mi permetteranno di andarmene il prima possibile.
Ah dimenticavo, il mio nome è Jason... Lhain Jason.
***
Mi ero addormentato con la testa appoggiata al finestrino, quando il pullman si fermò in una strada desolata senza abitazioni, solo una caserma di carabinieri e una panchina di pietra sul lato apposto, dove solitamente aspettavano cinque ragazzi, ma quel giorno erano in sei... e non poteva importarmene meno di così!
Vestiva un paio di jeans blu, un maglione blu scuro molto largo, evidentemente di qualche  taglia più grande rispetto al suo corpo minuto, e capelli scuri non troppo lunghi, non mi avrebbe sorpreso se avesse odorato di sigarette o chi sa quale altra roba, era un povero cannato, un nuovo membro che si aggiungeva alla feccia della società.
Indifferentemente  appoggiai di nuovo la testa al finestrino e ripresi a dormire, se così possiamo dire. Sentii il rumore del motore che si riscaldava e bruscamente riprendeva la sua corsa.
"Scusa, posso sedermi qui?"
La prima cosa che vidi furono i suoi occhi scuri e il suo volto infantile. Accennai un sì con la testa e si sedette.
Dovetti ricrederemi, non era un cannato... perché era una ragazza!! Una vera delusione! Era ridicola e l'unica cosa che forse mi sorprese, contrariamente a quel che ci si aspetta, fu il suo profumo dolce.
Dal momento che nessuno osava mai sedersi vicino al suddetto asociale, tutti si rivolsero verso la sconosciuta con sguardi di cimpassione, un po' come a dire poveretta, è appena arrivata, poi capirà!
"Invidiosi?"
Mi chiese la mia vicina sorridendo e trafficando con le mani nella borsa.
Quasi non credevo stesse parlando proprio a me.
"...No, tutto il contrario... Ti compatiscono perché sei nuova e ti sei seduta vicino al povero sfigato!"
"Ah!... E dove sta il vero problema?"
Mi chiese come se non le importassero le mie parole.
"...Lo capirai quan..."
"Oh, eccole finalmente!"
Aveva tirato fuori dalla sua borsa un mazzo di chiavi e aveva esclamato la sua gioia senza badare a quello che stavo per dirle.
"Comunque, stavi dicendo?"
Aveva poi aggiunto.
"...No, niente."
Era bizzarra, goffa, rideva in continuazione, e non volevo avere niente a che fare con una persona simile.
Poi ripensandoci un attimo, molto probabilmente non l'avrei mai più rivista seduta al mio fianco, perché sicuramente avrebbe dato ascolto a quello che tutti quanti le avrebbero raccontato sul mio conto.
In oltre avevo altro a cui pensare, nn potevo perdere il mio tempo dietro a cose futili come questa.
"Ah, il mio nome è Aurelì...sai, origini francesi..."
Mi aveva porto la sua mano, piccola e per metà coperta dalla manica larga del maglione.
"J-Jason... Lhain Jason."
Non avevo intenzione di farlo, ma quando me ne resi conto era troppo tardi, ormai la mia mano stava già stringendo la sua.
***

Aurelì
Quella mattina mi ero svegliata di buon umore, un po' come tutte le mattine, ma quel giorno in modo particolare. Avevo fatto una doccia calda e perparato la colazione... ma non avevo tenuto conto del tempo e mi ritrovai a fare tutto di corsa come al solito, e me lo sentivo che sarei arrivata in ritardo, il primo giorno, giusto per dare una bella impressione! Presi un maglione e un paio di jeans a caso dall'armadio, ancora in disordine per via dei traslochi,  avevo infilato lo stretto necessario in borsa e una fetta biscottata in bocca; solo correndo come non avevo mai fatto in vita mia raggiunsi la fermata in tempo, o almeno era quello che credevo, Diedi uno sguardo all'orologio sul display del cellulare e mi resi conto che mancavano ancora venti minuti all'arrivo del pullman! Mi sedetti sull'unica panchina gelida che c'era, con il fiato grosso e ripensando alle cose che avevo lasciato a casa per l'inutile fretta.
Dopo alcuni minuti arrivarono due ragazze.
"Ciao tu sei nuova, giusto?"
Chiese una delle due.
"Non ti abbiamo mai vista da queste parti, anche perché questo è un paesino piccolo e ci conosciamo tutti!"
Disse poi l'altra.
"Sì, sono nuova, mi chiamo Aurelì, io e la mia famiglia ci siamo tasferiti da poco nella casa in fondo al quartiere."
"Io sono Becca e lei è Sophie, mia sorella. Tra non molto dovrebbero arrivare anche gli altri."
A noi si aggiunsero, come aveva detto Becca, altri tre ragazzi: Richard, Robert e Margaret.
In modo particolare mi incuriosiva il primo: non parlava molto si limitiava a sorridere e osservare, aveva i capelli neri e gli occhi chiari.
Successivamente alle varie presentazioni arrivò anche il pullman e solo allora mi accorsi di non avere con me il portafogli per poter pagare il biglietto.
"Prendi questi!"
Evidentemente la mia faccia fece intendere la situazione e Richard prese la mia mano e mi diede dei soldi.
"Grazie, ma non c'è ne bisogno!"
"Io credo che ti servano, a meno che tu non voglia farti una passeggiata, in quel caso..."
Mi sorrise e io non potei fare a meno di fare lo stesso.
"Grazie, te li restituirò domani."
Avevo quindi risolto il problema del biglietto per mia fortuna, ma una volta salita non mi aspettavo così tanta gente e non avevo nessuna intenzione di stare in piedi... che seccatura... tuttavia attraversai tutto il corridoio centrale e finalmente trovai un sedile libero accanto a un ragazzo alto, con i capelli castano-chiaro, le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi. Non avevo intenzione di dargli fastidio, ma non sarei rimasta in piedi e con non poco imabarazzo gli toccai una spalla per attirare la sua attenzione.
"Scusa, posso sedermi qui?
Lentamente si rivolse verso di me con uno sguardo interrogativo e fece un cenno con la testa, che interpretai come un sì. Non appena mi sedetti, gran parte dei presenti cominciò a bisbigliare fissandomi. Sapevo che essere l'ultima arrivata non sarebbe stato il massimo, ma non pensavo di destare così tanti sospetti.
Forse quel posto era destinato a qualcun altro e io mi ci ero seduta senza tenerne conto.
"Invidiosi?"
Chiesi al mio vicino scherzando. D'altra parte lui non mi considerava nemmeno
"No, tutto il contrario... Ti compatiscono perché sei nuova e ti sei seduta vicino al povero sfigato!"
Mi disse con un ghingo, quasi ne fosse divertito.
"Ah!... E dove sta il vero problema?"
Continuai io, ma mentre cercava di spiegarmi la situazione, mi era venuto in mente che al mio ritorno sarei rimasta a casa da sola e non ricordavo se per la fretta avessi preso o meno le chiavi di casa, se così non fosse stato avrei passato il pomeriggio sotto la pioggia con T-rex, il mio cane! Mi dispiaceva per il poveretto che parlava e che io non stavo minimamente ascoltando, ma era una cosa di importanza vitale. Una volta trovate esultai istintivamente  interrompendolo e non mi stupii il fatto che in seguuito non volle continuare la conversazione.  
Forse fu per rimediare che mi presentai porgendogli la mano e non seppi spiegare quello che provai quando lui la strinse.
La mia mano era sparita nella sua e rimanemmo così per un po' potendo notare così il colore dei suoi occhi, erano azzuri con delle pagliuzze verdi, la cosa più bella che avessi mai visto.
"Frequenterò l'indirizzo artistico della Frenklin!"
Da perfetta idiota queste furono le uniche parole che mi vennero da dire in merito.
"Io indirizzo scientifico... alla Frenklin!"
"Fantastico!.... Ora puoi.... lasciarmi la mano!"
Il suo sguardo cadde proprio sulle nostre mani che ancora si stringevano...
"Sì, sì, scusa!"
E con un gesto fugace ritrasse la mano e la infilò in tasca, poi si voltò verso il finestrino e non disse più una parola.
Il tragitto fu breve, poco più di cinque minuti e arrivammo a destinazione. Quando scesi dal pullman Becca e Sophie mi apsettavano, mentre Jason si allontanò in fretta.
"Mi dispiace tanto Aurelì, non c'erano altri posti a sedere, ma vedrai che non dovrai più sederti lì!"
Mi disse Becca.
"Non capisco, che cos'ha quel ragazzo che non va?"
Becca e Sophie mi avevano presa sotto braccio, una per parte.
"A quel ragazzo non importa niente di nessuno, lascialo perdere."
Mi spiegò poi la sorella.
"Ma magari è..."
"Basta non parliamone più, vedrai che si dimenticherà di te come tu farai con lui, intesi?"
Non mi diede il tempo di controbattere, ma non risposi comunque a quella sottospecie di domanda, perchè qualcosa di quel ragazzo mi aveva incuriosita... forse era quel suo essere...diverso.
***

Jason
Non le dissi più nulla dal momento in cui le nostre mani si lasciarono, ma per quanto fosse ecentrica, goffa e per niente femminile c'era qualcosa in lei che mi aveva attirato... forse era quel suo essere diversa.

Largo a me!________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

In anzi tutto ringrazio chi sta leggendo queste note, deve aver avuto coraggio per arrivare al fondo della pagina, è la prima storia che pubblico e so che non è il massimo come primo capitolo... ma è sempre complicato trovare il modo giusto per iniziare, più avanti la storia si anima...dico davvero!
O almeno è quello che spero... sì posso farcela...
Confido nei vostri commenti, che mi aiuteranno a crescere sotto più punti di vista, e nei lettori che seguiranno la storia.
Buon proseguimento!
Saluti
Silny love 

  
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