Avevi una maschera sul volto che solo io potevo levarti
Aurelì
Aula D14, così diceva il biglietto che mi avevano lasciato in segreteria; 5° piano a destra...
"Vediamo un po'...dovrebbe essere questa....Permesso?"
Lo riconobbi subito: capelli neri, sguardo profondo, era proprio Richard!
"Aurelì!
Sei stata assegnata
alla nostra classe?" aveva detto con entusiasmo.
"Se questa è l'aula D14,
sì!"
"Sei nel posto giusto
allora! Vieni ti presento gli altri..."
C'era della gente strana in quella classe, e io mi sentivo al mio posto, per la prima volta ero a mio agio in quel centro di recupero per matti, erano come me, ognuno aveva il proprio stile, la propria arte dentro. Alcuni dovevano ancora trovarla, altri l'avevano già trovata da tempo, e io ero lì per capire qual'era la mia.
Non
starò a raccontare tutti i
particolari di tutti i presenti, in questa storia non sono gli elementi
fondamentali, basta sapere che da quel momento in avanti avrei scoperto
a mano
a mano il valore dell'amicizia e del vivere in squadra, passando con
essi i tre
anni più belli della mia breve esistenza.
In particolare Richard mi fu
sempre accanto, soprattutto i primi mesi quando ancora non sapevo
orientarmi.
Diventammo buoni amici con il
tempo e la sua presenza mi fu indispensabile.
Ma tornando a quel primo giorno;
penso fosse stato proprio QUEL giorno a cambiare le cose, a cambiare la
vita di
entrambi...
Era suonata la campana dell'ultima ora e io e Richard stavamo uscendo insieme
"Vai pure avanti, ho appuntamento davanti alla cancellata insieme a Becca e Sophie, ci vediamo tra poco sul pullman."
Dissi al mio compagno e mentre aspettavo vidi Jason passare davanti ai miei occhi, le mani in tasca, lo zaino su una sola spalla...solo con se stesso. Decisi di seguirlo.
"Ehi ciao!"
Mi era parso un bel modo per iniziare, o almeno il modo più intelligente!
"Ancora tu..."
Evidentemente mi sbagliavo, mi aveva risposto guardando il vuoto davanti a sè continuando imperterrito a camminare.
"Che cosa vuoi?"
Rimasi un attimo indietro un po' delusa, ma ripresi subito il passo.
"Bè...in
realtà niente in
particolare..."
"Allora puoi
andare...ciao!"
"Non mi meraviglia il fatto
che nessuno voglia parlarti, è praticamente impossibile!"
"Ecco appunto, che cosa ci
fai ancora qui? Mi rovini la reputazione!"
"Quale reputazione?! Al
massimo potrei salvartela!"
"Non ho bisogno di essere
salvato, tanto meno da una come te quindi te ne sarei grato se la
smettessi di
seguirmi!"
"Bene!!"
Mi
fermai lì dove era finita la
conversazione e lo vidi allontanarsi... Idiota...
pensai, mi aveva davvero scocciata, ma non mi sarei arresa.
Non avevo ancora visto Becca e
Sophie quindi mi diressi verso il pullman.
"Dove eri finita? Ti stavamo aspettando davanti al cancello"
Le due gemelle erano già salite e avevano preso posto tenendone occupato uno anche per me.
"Scusate,
sono stata
trattenuta... comunque ce l'ho già un posto non vi
preoccupate!"
"Oh.. d'accordo."
Continuai a camminare lungo il corridoio del pullman quasi fino al fondo.
"Posso sedermi?"
Jason mi guardò un attimo, sempre con quel suo sguardo duro e per niente socievole "No" mi rispose.
"Tanto
non si siede mai
nessuno qui, è libero in ogni caso!!"
"Ho detto di no!"
Rimasi un attimo a fissarlo, sospirai e poi mi voltai per cercare un altro posto: Becca aveva ragione, non gliene importava niente era tutto inutile...
"Ok! Hai vinto...siediti!"
Non mi aspettavo quella reazione, proprio sull'ultimo aveva cambiato idea.
"Che
cosa vuoi da me?"
"Io...niente in realtà.. che
cosa dovrei volere?"
"Spiegamelo tu, ti comporti
in modo strano e mi da fastidio averti tra i piedi!"
"Io mi comporterei in modo
strano?! Fin ora quello che mi ha aggredito per un semplice ciao sei
stato
tu!"
" ... Nessuno si è mai preso
la briga di "salutarmi" o preoccuparsi della cosa non vedo
perchè tu
dovresti cambiare le cose... sto bene così..." aveva
abbassato il tono di
voce (finalmente!) e parlava senza mai guardarmi in faccia.
"Io
credo che tutti hanno il
diritto di riceve un saluto e di essere ascoltati."
"E se io non avessi niente
da dire?"
Questa volta si era voltato verso di me e mi aveva posto la
domanda come se fosse stata una sfida...
"TUTTI hanno qualcosa da dire!"
...e io l'avevo vinta perchè non disse più nulla per un po'.
"Che cosa ti hanno detto fin ora sul mio conto?" lo avevo chiesto quasi ridendo, con un ghigno dipinto sul volto, sapeva già la risposta, forse sentirselo dire ancora lo avrebbe tenuto con i piedi per terra.
"Poco
in realtà, solo che
sei un asociale menefreghista..."
"Sì, possibile..."
"...ma non mi importa se è
questo che ti preoccupa. Perchè non ti dai una
possibilità? Raccontamelo tu chi
sei veramente"
Ogni
giorno passavo le mie
giornate a scuola a guardare fuori dalla finestra, non avevo bisogno
delle
spiegazioni di nessuno riuscivo a fare benissimo da solo per conto mio
a casa e
i professori erano assolutamente d'accordo, forse perchè mio
padre era uno
degli imprenditori più ricchi dell'intero Regno Unito...
già... credo fosse per
quello che tutti mi odiavano: avevo una situazione economica molto
solida alle
spalle e tutti erano convinti che bastava tirare fuori un po' di soldi
per
ottenere ottimi voti e tutte le ammirazioni degli insegnanti... " A quello escono i soldi dal culo, è
tutto facile per lui... c'è papino che paga!" lo sentivo dire spesso, ma
nessuno sapeva che
non era così.
Ma sì... che mi importava del
parere altrui...
...Certo che quella ragazza era davvero stramba, ma non volevo rovinarle la reputazione: sarebbe diventata l'amica dello sfigato di turno... no non mi andava di farle questo, chi ero io per rovinarle questi tre anni di scuola? Nessuno. Preferivo di gran lunga che almeno lei si facesse una vita sociale degna di questo nome... ma dovevo ammettere che la sua compagnia era semplice e piacevole...
Finalmente era suonata anche l'ultima campana e io sarei potuto uscire di lì e non pensare più a lei, mi sarei distratto in qualche modo, ma proprio mentre uscivo lei mi fermò...
"Ehi ciao!" aveva un sorriso meraviglioso perchè era sincero, e volevo solo tenerla lontana da me il più possibile.
"Ancora tu..."
Dovetti resistere per non guardarla, perchè se l'avessi fatto lei avrebbe potuto leggere nel mio sguardo la chiara richiesta d'aiuto che il mio cuore gridava.
"Che cosa vuoi?"
Volevo
farla andare via e forse ci riuscì perchè si
fermò un
istante prima di controbattere e lo fece per poco perchè si
fermò
definitivamente dopo aver pensato che fossi un idiota.
Era una ragazza testarda come
poche, l'avevo trattata male, fatta scappare eppure poco dopo era di
nuovo lì
davanti a me per chiedermi di sedersi al mio fianco.
Quegli sguardi inquisitori e
crudeli nei suoi confronti...no non potevo "No!" le risposi, ma feci
la cosa più stupida che potessi fare... la guardai negli
occhi, quei suoi occhi
scuri e profondi a cui non seppi resistere... aveva avuto la meglio e
ottenne
il posto vicino a me, un posto che avrebbe riempito a lungo da quel
momento in
avanti.
Largo ai protagonisti__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Aurelì:
"Ok ora spiegatemi perchè devo fare io la parte
della testona, bonacciona!"
Jason: "Aurelì ti prego... stai
zitta!!"
Aurelì: "Come scusa? tu dici a me
di..."
Jason: "...di stare zitta! sì, hai
sentito bene! Chiedo scusa ai lettori per il suo comportamento
esuberante e
intrattabile, non è mai così, dico davvero!"
Aurelì: "Intrattabile? Io? Ha
parlato quello che n..."
Jason: "Ringraziamo tutti i lettori
che hanno deciso di seguire la nostra storia, speriamo continuiate a
leggerla!"
Aurelì: "Veramente io stavo
p..."
Jason: " E ci piacerebbe ricevere
qualche vostro commento, un saluto a tutti quanti!"
Aurelì: "..."
Jason: "Bhè non dici più
niente?"
Aurelì: "...idiota..."