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Autore: Sunny    15/07/2004    23 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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E stavolta la dedica è tutta per Angèle, quella fantastica fanwriter che ci sta conquistando tutti con la sua storia…e tutta p

E stavolta la dedica è tutta per Angèle, quella fantastica fanwriter che ci sta conquistando tutti con la sua storia…e tutta per la simpaticissima AvaNa Kedavra, la mia fedelissima recensitrice… augurissimi, tesori, buon compleanno a entrambe! ^_____________^  Una bella ffic di love love come piace a tutte e due, ognuna per la sua coppia preferita. Spero che vi piaccia! Vvtb!

 

 

 

ASCENSORI, CHE PASSIONE

 

 

 

Harry spalancò impercettibilmente gli occhi ma mantenne una presa salda sul sacco, che stava cominciando a cedere sotto i pugni violenti di Ron. L’ultimo colpo aveva fatto saltare uno dei punti laterali, e un piccolo schizzo di sabbiolina era scivolato giù. D’altra parte meglio che fosse il sacco a pagare per l’ira di Ron…

 

“Fanculo!” urlò rabbioso Ron, colpendo con un ultimo destro il sacco, che si lacerò all’istante e rovesciò tutto il suo contenuto sul pavimento della palestra.

 

Harry inarcò leggermente le sopracciglia e lasciò andare il pezzo di cuoio, ormai inutile, appoggiando tranquillamente le mani sui fianchi e osservando i movimenti del suo arrabbiatissimo migliore amico. “Meglio?”

 

Ron sbuffò, passandosi una mano fra i capelli umidi e liberandosi della canotta completamente fradicia. “No.” Ringhiò. “Non me ne faccio niente di un maledetto sacco, è Forester che voglio.”

 

Harry ridacchiò e si sedette sulla panca, appoggiandosi di schiena al muro. “Mi sa che è meglio se te la prendi col sacco, se riservi lo stesso trattamento a quel poveraccio lo condanni a mesi di San Mungo.”

 

“Non è all’ospedale che lo voglio spedire.” Sibilò fra i denti Ron, facendo scoppiare a ridere Harry. “Si, si…ridi tu…tanto il problema è il mio.”

 

“Ron, non puoi fare fuori un uomo solo perché fa il bellimbusto con Hermione…”

 

“Quello stronzo deve tenere le mani a posto, perché altrimenti gliele cionco!”

 

“Ma voleva solo sentire se il bambino si muoveva…”

 

Mio figlio e la pancia di mia moglie, come tutto il resto di lei, sono territorio off-limits per quel sudicio incravattato colletto bianco, e forse bisognerebbe mettere le cose in chiaro una volta e per tutte! ...Harry, ridi un altro po’ e ci facciamo una bella seduta di sparring straordinario.”

 

Harry non poteva fare a meno di ridere. Ron si stava scaldando tanto per nulla…beh, oggettivamente anche a lui avrebbe dato un po’ fastidio una situazione simile, ma il suo migliore amico aveva una soglia di pazienza molto più sottile della sua… Tutto era cominciato con la gravidanza di Hermione, e la costante e inutile supplica di Ron di restarsene a casa, in maternità… Hermione si stava occupando di una ricerca che le aveva commissionato direttamente Homer Graham tempo prima su una nuova forma di Cruciatus e sul suo possibile contro-incantesimo… qualcosa che non solo affascinava Hermione, ma che le permetteva di continuare a lavorare perché la teneva impegnata sui libri tutta la mattina, lontano dalla palestra e dai giri di pattuglia. E considerando che Jack passava la giornata alla Tana coi cuginetti Danny e Julie, amorevolmente coccolato dai suoi nonni, Ron aveva avuto grossi problemi a trovare un motivo per impedirle di dedicarsi a questa ricerca. Peccato che quel motivo fosse arrivato tre mesi dopo… Graham aveva affiancato a Hermione un guaritore del San Mungo esperto in incantesimi e maledizioni, e questo Forester era il classico spaccone convinto di essere irresistibile, che oltretutto a quanto sembrava era affascinato da Hermione.

 

“Amico, tu hai anche ragione a trovare questa situazione scocciante…”

 

Scocciante?!” Ron fece una smorfia inorridita. “Quello stronzo sbava su mia moglie…”

 

“…che non lo prende nemmeno lontanamente in considerazione.” Harry scosse la testa e sorrise. “Hermione è innamorata di te, ed è talmente presa da te e dalla vostra famiglia che neanche lo vede quel damerino. Andiamo, Ron, non credevo di doverti fare ancora un discorso simile…”

 

“Non è lei il problema.” Ron si fece scrocchiare i pugni. “Mi dà un fastidio marcio vedere lo stronzo che la guarda…con quei suoi commentini del diavolo…”

 

“Ha detto solo che si stava portando bene la gravidanza, Ron.”

 

“Soltanto io posso complimentarmi con mia moglie sul modo in cui si porta la gravidanza, al massimo puoi farlo tu!” ruggì Ron, dando un calcio allo sgabello dove stavano gli asciugamani.

 

Harry inarcò le sopracciglia e si massaggiò la nuca. “Stai esagerando un tantino…”

 

“Non sto esagerando, e poi è tutta colpa tua!” protestò Ron. “Se me l’avessi lasciato gonfiare stamattina, adesso mi sentirei già molto meglio…mi impedisci di sfogarmi!”

 

Harry rise e scosse la testa. “Sei un caso senza speranza…”

 

“Ok, ci vediamo domani, Natan…” Hermione entrò nella palestra con un’espressione rilassata e contenta, esibendo con orgoglio il suo pancione rotondo. “Ehi…ma che è successo?” domandò incerta, notando il sacco sfasciato.

 

“Quel bisonte di tuo marito.” Le disse sorridendo Harry, e appena lei si fu avvicinata le appoggiò una mano sulla pancia. “Ehi, là dentro…che si dice, frugolo?” Hermione rise e gli accarezzò la mano.

 

“Dove sei stata finora?” le chiese Ron, sforzandosi di non mostrare il suo nervosismo.

 

“Ho staccato un po’ prima oggi.” Disse tranquilla Hermione, scansandosi una ciocca di capelli dal viso. “Ah, Harry, Ginny stasera ci ha invitati da voi.”

 

“Benone.”

 

Ron annuì assentemente. “Si, ma tu non sei stanca?”

 

“Non ricominciare, amore, ti prego.” Hermione si chinò a stampargli un bacio sulle labbra, accarezzandogli la nuca. “Sto benissimo.” Harry mentalmente fu grato alla sua amica, che era davvero l’unica a saper calmare la furia di Ron.

 

Ron appoggiò una mano grande e callosa sulla pancia gonfia della moglie…per sentire il suo bambino che si muoveva lentamente. “Bello di papà…” disse con un sorriso. “…sta sgambettando.”

 

“E beh, comincia a stare stretto là dentro.” Hermione fece un sorriso. “Aki dice che è bello paffuto.”

 

“Quando esci di conto?” le chiese Harry.

 

“Teoricamente tra due settimane…”

 

“Hermione?”

 

I capelli sulla nuca di Ron si rizzarono all’istante nel sentire la voce zuccherosa (e stomachevole) di Hugh Forester, la sua attuale nevrosi, e fu con molto autocontrollo che si sforzò di restare seduto e non fare niente. L’uomo entrò nella palestra con la sua solita camminatina scivolosa e un po’ andante, fermandosi davanti a Hermione e facendole un sorriso sfavillante, sfoderando la sua dentatura perfettamente bianca e lo scintillìo dei suoi occhi celesti.

 

“Hugh.” Disse pacatamente Hermione.

 

“Hai dimenticato questa.” Hugh le porse una cartellina con numerosi fogli. “Sono le relazioni di ieri, avevi detto che ci avresti dato un’occhiata a casa.”

 

Ron prese la parola prima di Hermione. “Cos’è, Forester, adesso le dai anche i compiti a casa?”

 

Hugh inarcò un sopracciglio, e Hermione gli lanciò un’occhiataccia. “Da’ pure a me.” Disse al suo collega, trasfigurando la cartellina con un colpo di bacchetta e rendendola piccola e leggera come un foglietto di carta.

 

“Non intendevo impegnare il suo tempo libero.” Fece Hugh, passandosi una mano fra i capelli per farsi ricadere il ciuffo sulla fronte. “So bene che Hermione ha molto da fare ultimamente…”

 

Harry osservò con un mezzo sorrisetto il colore delle orecchie di Ron, che si andavano scurendo pericolosamente, e decise di intervenire. “Hermione, tu non stavi andando a casa?”

 

Lei non smise di guardare in modo truce suo marito. “Infatti.”

 

“Oh, aspetta…” Hugh sfoderò ancora il suo irritantissimo sorriso bianco. “Se vuoi posso farti mandare una macchina dal Ministero… ho un amico che…”

 

Bingo, pensò Harry, chiudendo gli occhi e ridacchiando.

 

Ron si alzò lentamente in piedi, ergendosi in tutta la sua statura e fisicità. “Grazie per l’interessamento, Forester, ma non ce n’è alcun bisogno.” Con aria decisamente possessiva passò un braccio attorno ai fianchi di Hermione. “Mia moglie e io torniamo a casa insieme con le nostre passaporte.”

 

“Ti ringrazio, Hugh, sei sempre molto gentile.” cercò di dire Hermione, nel tentativo di mitigare l’atmosfera.

 

“Oh…si…certo, ci…vediamo domani, eh?” fece insicuro Hugh, guardandola con un sorriso gentile ma leggermente tirato.

 

Non appena l’uomo fu uscito, Harry scoppiò a ridere e Hermione tirò un malrovescio allo stomaco di Ron. “Insomma!!”

 

“Ehi!” protestò Ron, toccandosi lo stomaco dolente. “Che ho detto di male?”

 

“Ti avevo avvertito di smetterla con questa paranoia, Ronald Weasley!” Sibilò Hermione, puntando un dito contro di lui. “Ti avevo avvertito di smetterla di minacciare Hugh Forester!”

 

“Beh? Perché, l’ho minacciato, forse?” Ron finse uno sguardo ingenuo e si voltò verso Harry. “Harry, l’ho minacciato, malmenato o spaventato in alcun modo?”

 

“Nooo…” Harry ridacchiò. “…non fisicamente, almeno…”

 

“Tutto questo è assurdo e penoso.” Il tono di Hermione era furibondo. “Sono stanca di fare figuracce perché tu sei un pazzo esaurito!”

 

“E’ un mio diritto sincerarmi che gli altri non ci provino con te, e questo tizio…”

 

“Ne ho sentite anche troppe di stronzate!” urlò inaspettatamente Hermione. “Vedi di cambiare il tuo modo di porti, Ron, perché io già ho mille problemi e sicuramente non ho tempo per pensare alle idiozie che ti inventi tu!”

 

Ron e Harry sobbalzarono quando sentirono il portone della palestra sbattere con forza.

 

“Interpretando la cosa fra le righe,” mormorò pacatamente Harry. “…credo che tu le abbia rotto le palle in grande stile, Ron.”

 

 

***************

 

 

“Tesoro, ci siete?”

 

Harry si affacciò in cucina, ma di sua moglie e dei suoi figli non c’era traccia.

 

“Ginny?”

 

Una risatina infantile attirò l’attenzione di Harry, che quasi istintivamente distese le labbra in un sorriso. Intuendo da dove provenivano le voci raggiunse il bagno della sua amata casetta, e come previsto ci trovò il resto della famigliola. Ginny stava facendo il bagnetto a Julie, che sembrava tutta presa dal suo ciucciotto, e Danny continuava a schizzarla con la paperella di gomma nonostante i morbidi tentativi di sua madre di tenerlo buono.

 

“Danny, vuoi stare buono?” disse serenamente Ginny, mentre teneva la piccola Julie sdraiata sul suo braccio e le lavava la schiena con una spugna morbida per neonati.

 

“Guarda come fa, mamma!” Danny, tutto felice, schizzò un paio di gocce d’acqua in faccia alla sorella, che chiuse forte gli occhietti e arricciò il nasino. Danny rise.

 

A Ginny scappò un sorriso. “Ma la vuoi lasciare in pace, povera piccola?”

 

Danny fece saltellare la paperella di gomma sulla testolina rotonda di Julie. “Com’è pelata…tiene tutti i capelli azzecati come una palla.”

 

Ginny rise, e lo fece anche Harry dalla porta. “Ehi.” Disse allegramente lei, voltandosi.

 

“Papy!” Danny lasciò perdere la paperella e corse incontro a suo padre, che lo prese in braccio.

 

“Ciao, giovanotto!” Harry si sistemò bene il figlio in braccio e si sporse quel tanto da poter dare un piccolo, rapido bacio a Ginny. “Allora, com’è andata la giornata dai nonni?”

 

“Bene. Nonno ha fatto camminare la pelata.”

 

Harry rise e scosse la testa. “Tua sorella non è pelata.”

 

Julie, che sembrava molto rilassata mentre si lasciava coccolare dalla morbida spugnetta, borbottò qualcosa nella sua lingua di bimbetta di appena un anno e si sfilò il succhietto di bocca, intingendolo con cura nella schiuma del bagno.

 

“No, non si fa.” Disse subito Ginny, sfilandole il ciucciotto dalla mano. Julie subito cominciò a piangere. “Hai ragione, piccolina mia, ssh…adesso abbiamo finito…”

 

Danny si tappò le orecchie. “Papà, spegnila!”

 

“Tua sorella non è un giocattolo che si accende e si spegne, Danny!”

 

“Si, tesoro, si…” mormorò dolcemente Ginny alla figlia, mentre l’avvolgeva in un morbidissimo accappatoio rosa. “…hai ragione, amore, si…Harry, me la tieni un attimo?”

 

Harry la prese con il braccio libero, accoccolandosela in collo, e la bambina smise subito di piangere e si infilò un pugnetto in bocca, appoggiando la testolina umida alla camicia del padre. Harry le baciò la fronte più volte. “Cucciola di papà…e tu come stai?”

 

 Danny le affondò un dito nella guanciotta paffuta. “Ma com’è molla…”

 

A questo Harry non potè non ridere, e Ginny, che stava asciugando l’acqua che era caduta a terra dalla vasca, fece altrettanto. “Ti piace che è così morbida?” chiese alla fine al suo bambino.

 

Danny scrollò le spallucce. “Si, però mi fa venire voglia di darci gli schiaffi sopra.”

 

“Oh, questo direi proprio che non si fa.” Harry ridacchiò e stampò un bacio in fronte al figlio, quindi guardò Ginny. “Non ti ho vista neanche cinque minuti oggi.”

 

Ginny gli fece un sorriso sfuggente e appoggiò lo straccio accanto alla scopa, passandosi un ciuffo di capelli dietro la fronte col gomito. “Abbiamo avuto un po’ da fare con Aki…è arrivata quella pergamena con la lista di tutti i nuovi controincantesimi del mese, e abbiamo dovuto aggiornare i prontuari e tutto il resto…piuttosto faticoso, direi.”

 

“Mi sei mancata.” Le disse onestamente Harry, regalandole uno sguardo sereno e disteso. “Mi piace vederti col tuo camice addosso…hai un’aria tremendamente sexy.”

 

“Harry!” Ginny controllò che i bambini non avessero prestato attenzione alla conversazione – benchè una parola come ‘sexy’ era ancora decisamente fuori dal loro molto ristretto vocabolario – e potè rasserenarsi, perché Danny si stava impegnando a dare le ditate nella guancia della sorella, che stava cominciando a protestare. Ginny gli trattenne la manina. “E comunque sei mancato anche tu a me…”

 

Harry rispose al suo sorriso eloquente con un occhiolino e si sporse in avanti, trovando la possibilità di baciare sua moglie come desiderava da ore, ormai. Ginny gli passò le mani lungo le guance, rispondendo al suo bacio con altrettanto desiderio, e fece una piccola smorfia dispiaciuta quando lui si tirò indietro. “…se fai così mi fai venire voglia di andare subito a mettere a letto i bambini…”

 

Ginny sorrise e scosse la testa. “Ti sei dimenticato che abbiamo Hermione e Ron a cena, stasera?”

 

“Tesoro, io adoro Ron e Hermione, ma come mai proprio stasera che avevo voglia di stare con te me li ritrovo per casa?” Harry si sistemò meglio Danny sul braccio. “Voglio dire, dato che li vediamo in continuazione e tutto il resto…”

 

“Sono un po’ in crisi da tensione pre-parto, quei due.” Fece Ginny, accigliandosi leggermente. “Ho pensato che sarebbe carino dare una mano.”

 

Danny allungò un dito fin nella narice della sorella, che lanciò uno strillino e gli assestò un deciso schiaffone sulla faccia. Danny all’istante si sporse per picchiarla a sua volta, ma Ginny intervenne prendendolo in braccio.

 

“Ok, va bene…” Harry si riaggiustò la figlia in collo. “Ma arrivati a una certa ora, loro a casa e i bambini a letto…ho voglia di parlare un po’ con te, come facevamo ai vecchi tempi.”

 

Ginny sorrise largamente. “Con i pop-corn e le patatine.” Lui annuì con lo stesso sorriso e si sporse a baciarla.

 

“Pop-corn! Pop-corn! Pop-corn!” Danny si agitava irrequieto più che mai. “Pop-coooooooorn!”

 

“Danny!” Harry lo zittì tappandogli la boccuccia. “Se stai buono te ne preparo una manciata, va bene? Però devi stare buono e devi smetterla di dare fastidio a tua sorella. Che mi dici?”

 

Il bimbetto si disegnò una croce sulla bocca con un paffuto ditino. “Sto buono.”

 

“E tu, Julie?” disse sorridente Ginny. La piccola si infilò il succhietto in bocca e tornò a rilassarsi addosso a suo padre.

 

Harry rise. “Ok, pop-corn per il giovanotto e la signorina. Seguitemi, prego.”

 

“Pop-corn! Pop-corn! Pop-corn!”

 

 

***************

 

 

Hermione sbuffò e buttò sul letto l’ennesimo vestito che non voleva saperne di entrarle. A nove mesi inoltrati era diventato davvero grosso il suo pancione, e qualsiasi vestito mettesse la faceva sembrare più simile a una mongolfiera che a un essere umano. E quel maledetto specchio sembrava quasi ridersela…

 

“…eh eh eh…come vooola…”

 

La vocetta allegra e vispa di Jack irruppe nella sua camera, e dal riflesso nello specchio Hermione lo vide entrare correndo dietro al giocattolo che Ron gli aveva regalato qualche giorno prima, un pupazzetto con la divisa dei Cannoni di Chudley che svolazzava sulla sua scopa e fingeva di correre dietro al piccolissimo boccino, e quando lo afferrava partiva la musichetta dell’inno dei Cannoni.

 

Jack si sporse per afferrare il pupazzo, e sarebbe finito direttamente lungo per terra di faccia se un paio di grosse mani callose non lo avessero afferrato per le ascelle giusto in tempo. Hermione tirò un sospiro di sollievo.

 

“Anch’io volo!” esclamò felice Jack quando suo padre lo prese in braccio.

 

“Eh, e stavi per fare un volo che ti sarebbe costato qualche dentino.” Ron lo mise seduto sul lettone, porgendogli il suo giocattolo. “Che cosa ti avevo detto, Jack?”

 

“Attento quando cammini.” Mormorò il piccolo, tutto concentrato sul suo giocatore in miniatura e per niente convinto di quello che stava ripetendo in stile cantilena.

 

Ron fece una smorfia sconsolata e spostò la sua attenzione su Hermione, che si guardava allo specchio con uno sguardo truce. “Possiamo fare la pace?” le disse alla fine, dopo qualche secondo di esitazione. “Non mi piace quando litighiamo.”

 

“Dovresti pensarci prima, allora.” Fece duramente Hermione, buttando il vestito e prendendone un altro.

 

Ron le venne dietro e le appoggiò lentamente le mani sulle spalle, massaggiandogliele in quel solito modo rassicurante che la faceva sempre sentire tanto bene. “Dai…” le sussurrò all’orecchio, mentre il suo respiro regolare la accarezzava languidamente. “…parliamone almeno, no?...”

 

Hermione sospirò profondamente e socchiuse gli occhi. “…non mi piaci quando ti comporti come un uomo delle caverne…”

 

Ron fece un sorrisetto e le baciò furtivamente il collo. “…mi sembra di ricordare altre circostanze in cui hai detto il contrario…”

 

Hermione gli diede una gomitata nello stomaco, suscitando una risatina, e gettò uno sguardo a suo figlio – che si stava scatenando sul lettone – per controllare che stesse tranquillo.

 

“Pace?” le chiese ancora lui.

 

Hermione esitò, quindi fece un piccolo sorriso al loro riflesso nello specchio. “Sei impossibile, lo sai?”

 

“E tu mi ami anche per questo.” Ron le schioccò un bacio sulla guancia.

 

“Ron, non puoi aggredire una persona solo perché mi fa un complimento…”

 

“Non è una persona, è un maniaco sessuale.”

 

“Un maniaco sessuale?!” Hermione fece una risatina incredula e si voltò a guardare il marito negli occhi. “Ma ti stai ascoltando?!”

 

Ron si accigliò. “Non mi piace come ti guarda…e io ho tutto il diritto e il dovere di prendermi cura di te, sei mia moglie.”

 

Hermione incrociò le braccia sul petto. “No, caro, io lo so bene qual è il problema…il problema è che questo poveraccio ha fatto gli occhi dolci alla tua donna e tu non gli hai ancora rotto tutti i denti, anche in presenza dei tuoi compagni…”

 

“…e se lo meriterebbe, quel figlio di…”

 

“Ma tanto a te cosa importa che tua moglie non lo guarda nemmeno uno così?”

 

“…non è che non me ne importa, è che lui non dovrebbe proprio…”

 

Ronald Weasley, io posso essere responsabile solo delle mie azioni.” Hermione appoggiò le mani sui fianchi, alzando la voce per coprire quella scherzosa e argentina di Jack. “Non posso impedire a Hugh di prendersi certe confidenze, ma so da me quando è il momento di rimetterlo a posto e quando è completamente innocuo e inutile. Ti sembra mai possibile che io possa cedere alla corte di uno come lui, lasciando tutto quello che di bello ho creato insieme a te? Riesci a crederci anche solo per un istante?”

 

Ron sospirò profondamente e si grattò la nuca. “Io mi fido di te…ti giuro. E’ solo che certe volte è come se dentro di me scattasse una molla… tutto quello che vorrei è parlare a quattrocchi con questo tizio e fargli capire che non si deve nemmeno permettere di guardarti in quel modo…cosa ti costa lasciarmelo fare?”

 

Hermione fece un sorriso e gli scansò un ciuffetto di capelli rossi dalla fronte. “Ti conosco abbastanza da sapere come li porti avanti certi discorsi, tu…” lui sorrise. “Sei troppo possessivo… cosa te ne importa di quello che pensano gli altri? Tutto quello che deve interessarti è quello che penso io…e tu già sai cosa penso, no?”

 

Ron annuì e le passò le braccia attorno ai fianchi. “Sei impossibile…troppo razionale.”

 

Hermione rispose al suo sorriso con una carezza sulla guancia. “E tu sei impossibile perché sei un bambino…”

 

“A proposito di bambini…” Ron appoggiò una mano sulla pancia gonfia e tesa di sua moglie. “Ehi, giovanotto, come vanno le cose là dentro?” Hermione sorrise e si accarezzò a sua volta il pancione.

 

“Anch’io parlo col fratellino!” Jack balzò giù dal lettone e si sollevò sui piedini per aggrapparsi alla gonna di Hermione. Ron lo prese in braccio, e il piccolo appoggiò una manina grassoccia sul pancione. “Ciao fratellino…”

 

“Senti se scalcia, che ti risponde…” gli sussurrò amorevolmente Ron.

 

Jack si accigliò. “…mmmh…no, è un po’ moscio stasera. Forse perché non ci sono giochi là dentro…mamma, come fa a stare lui solo senza giochi tutto il tempo?”

 

Hermione sorrise e gli baciò la guanciotta paffuta. “Oh, non si annoia…è ancora troppo piccolo per giocare.”

 

“E che fa?”

 

“Sta buono buono e sente noi che parliamo qui fuori.”

 

“Ah si?” Jack si sporse in avanti. “Allora senti questa cosa, fratellino: io ti faccio giocare coi miei giochi, ma con questo qua no…perché è mio e tu sei piccolo e lo rompi. Capito?”

 

Ron ridacchiò. “Si, penso che abbia capito abbastanza bene il concetto, Jack.”

 

“Adesso ti vado a prendere un giocattolo che puoi usare…” Jack scivolò giù dalle braccia di suo padre e corse nella sua stanza.

 

Hermione si sedette sul lettone ed esaminò una salopette di jeans. “Niente da fare, devo mettere sempre le stesse cose ormai…sono una balena.”

 

Ron sorrise e le baciò la tempia. “Ancora qualche giorno di pazienza, amore.”

 

Hermione annuì e sospirò…quindi si voltò verso di lui e gli accarezzò una guancia col dito. “Mi prometti che non farai più il geloso senza motivo?”

 

Ron fece una piccola smorfia. “Ci proverò, ma non aspettarti niente.”

 

“Grazie.” Hermione gli diede un piccolo bacio.

 

“Eccolo qua il giocattolo!” Jack arrivò di corsa con un carillon in mano. “Senti che bello,  senti…”

 

Hermione sorrise quasi commossa quando Jack le appoggiò sulla pancia il carillon, che subito iniziò a riprodurre la sua musichetta dolcissima. Ron si sedette accanto a lei e prese il bimbetto in braccio, baciandogli la fronte. “Sei proprio un bravo fratello maggiore, Jack.”

 

Jack mise una manina sul pancione. “Hai capito, tu, io sono il tuo fratello maggiore!”

 

Hermione rise di cuore, mentre una piccola lacrima felice le scivolava sulla guancia.

 

 

***************

 

 

“Ecco qui i vostri biscotti…” Ginny si chinò a terra, facendo bene attenzione ad evitare le macchinine e i pupazzetti che stavano sparpagliati disordinatamente, e porse un biscotto prima a Danny e poi a Jack. “…e questo è tuo.” Infine diede un biscottino anche alla piccola Julie, che se ne stava beatamente seduta nel suo box pieno zeppo di bamboline e giocattolini vari.

 

“Guarda adesso mia sorella come fa schifo…” mormorò ridendo Danny, indicando la bimbetta. “…il biscotto non è che se lo mangia, lo lecca tutto e si fa molle molle…”

 

“Che schifezza…” Jack addentò il suo biscotto. “…ma mio fratello non farà così, perché lui è un maschio come noi.”

 

“Meno male.” Anche Danny si mangiucchiò il suo.

 

Ginny sorrise e tornò a sedersi sul divano, sdraiandosi contro la spalla di Harry, che le passò un braccio attorno alle spalle. “E’ una fortuna che Jack sia così contento del fratellino.” Disse allegramente, scostandosi un ciuffo di capelli rossi dal viso.

 

“Speriamo che sia così anche dopo.” Mormorò Hermione, facendo un sorriso stanco e accarezzandosi l’addome. Stava spaparanzata comodamente sull’altro divano, e sembrava quasi che il pancione fosse più grande del solito.

 

“Non lo so…” Harry fece un sorrisetto sornione. “Jack assomiglia sempre di più a Ron, se il nuovo piccolo Weasley dovesse assomigliare a Hermione sarebbe guerra aperta, io ne so qualcosa.”

 

Tutti ridacchiarono, e Ron scosse divertito la testa. “Avanti, Harry, dillo pure che questa sarebbe la tua vendetta.”

 

“Oh, altrochè.” Harry annuì, ridendo.

 

Ginny si accoccolò contro la spalla del marito. “Hermione, quand’è che entri in maternità? Ormai non manca molto…”

 

“Dovrei prima concludere la ricerca che sto facendo, ma credo che al massimo con venerdì dovrei potermi ritirare.”

 

Ron le appoggiò morbidamente una mano sul ginocchio. “Chiederò a mamma di farti compagnia la mattina, mentre non ci sono a casa.”

 

“Ron, lascia stare…perché devi disturbare tua mamma? Già ci tiene ogni giorno i bambini, adesso anche questo?...”

 

Ron scosse la testa. “Non puoi pensare a Jack e alla casa, devi rilassarti e stare tranquilla. E io voglio lavorare sereno, non posso pensare che tu sei da sola e nessuno ti dà una mano.”

 

“Un paio di mattine posso rimanere io.” Fece Ginny. “Abbiamo finito oggi l’inventario delle nuove pozioni, mi è rimasto un bel po’ di tempo libero al lavoro.”

 

“Grazie, Gin.” Le disse sorridente il fratello.

 

Harry si grattò la nuca. “Avete scelto il nome del giovanotto?”

 

“Simon.” Gli rispose fiera Hermione.

 

“Simon…” Harry annuì con un sorriso. “Mi piace come suona Simon Weasley. Bella scelta.”

 

“Abbiamo coinvolto anche Jack.” Ron accarezzò assentemente il ginocchio di sua moglie. “Hermione ha fatto dei bigliettini coi tre nomi che ci piacevano di più, e poi ne abbiamo fatto scegliere uno a Jack.”

 

“Così si sente partecipe di tutto quello che succede.” Hermione si scansò i capelli dalla fronte. “Finchè questo è possibile, vorremmo evitare tutte le crisi di gelosia.”

 

“Danny fu abbastanza tranquillo con Julie, eh?” chiese Ginny a Harry, voltandosi leggermente.

 

Lui annuì. “Si, niente storie…tranne quando la portammo a casa e vennero a vederla i parenti, lì si arrabbiò perché tutte le zie non facevano altro che ripetere quanto era bella la nuova bambina.”

 

“No, noi ci stiamo organizzando per…” Ron s’interruppe quando vide un gufo grigiastro beccare contro il vetro. “Ma di chi è quello?”

 

Ginny si alzò per aprire la finestra. “Non so, non aspettavo notizie da nessuno…voi?” le smorfie di dubbio degli altri le risposero da sole. Il gufo approfittò della finestra aperta ed entrò, svolazzando fino a lasciar cadere morbidamente sulla pancia di Hermione una lettera in busta chiusa.

 

“Per me?” Hermione si accigliò e prese ad aprire con calma la busta.

 

“Chi è che ti scrive?” fece subito Ron, mettendosi seduto dritto. Hermione aprì la lettera e scorse rapidamente le righe con un sopracciglio leggermente inarcato…quindi fece una piccolissima smorfia e mise giù la lettera. “Allora?”

 

“Niente di particolare…” Hermione richiuse la lettera. “…è di Hugh, che ha voluto fare appuntamento davanti all’ascensore domani per dirmi delle cose.”

 

Le orecchie di Ron divennero rapidamente rosse, e Harry e Ginny osservarono il cambiamento repentino e si lanciarono un’occhiata d’intesa.

 

“Beh, che stavamo dicendo?” Hermione fece un sorriso disinvolto, decisa a liquidare l’argomento.

 

“Cos’è che deve dirti di così urgente?” il tono di Ron era cupo come la sua espressione.

 

Hermione lo guardò. “Non ne ho la più pallida idea, Ron, e francamente non me ne…”

 

“Certo che deve essere qualcosa di importante per mandarti addirittura un gufo qui.”

 

Hermione inspirò profondamente. “Credevo che avessimo già parlato di questa cosa…”

 

“Ehm…” Ginny si sedette eretta. “Vi va un pezzo di crostata di fragole di mamma? Me l’ha mandata giusto stamattina.”

 

“Ecco, una fetta di crostata è quello che ci vuole.” Harry annuì. “Tu ne vuoi, vero, Ron?”

 

Ron lo ignorò completamente. “Mi sembra di essere stato chiaro prima, Hermione, questo stronzo si sta allargando troppo e…”

 

“Ron, ci sono i bambini!” protestò Hermione, fulminandolo con lo sguardo.

 

“Se non vuoi che lo metta a posto io, questo idiota, perché non lo fai tu?”

 

Hermione incrociò le braccia sul petto. “E infatti domani gli spiegherò che non deve mandarmi addirittura un gufo per dirmi una cosa così stupida, ma non è il caso di rovinarci la serata per questo, no?”

 

Ron strinse gli occhi in due fessure. “Lo sai cosa credo? Credo che tu sappia fare la dispotica e la tiranna solo con me, che con gli altri sei tutta uno zuccherino e non sei capace di rispondere a dovere, specialmente con uno che non fa altro che lodarti dalla mattina alla sera.”

 

Hermione spalancò gli occhi e poi si sedette sulla punta del divano, sporgendosi minacciosamente in avanti. “Ritira immediatamente quello che hai detto!”

 

“Provami il contrario!”

 

“Io non credo che sia il caso di scaldarsi tanto, Ron, dopotutto Hermione ha detto che parlerà con questo tizio…” fece piano Ginny.

 

“Si, come ci ha parlato le altre volte! Hai visto che risultati ha ottenuto finora!”

 

“Ma non è colpa mia se questo ha preso una cantonata per me, Ron!!”

 

“Appunto, è il caso che lasci a me il compito di liquidarlo!!”

 

“Andiamo, ragazzi, calmatevi…” Harry offrì a entrambi un sorriso bonario. “Dai, Hermione, se Ron si sente più tranquillo a parlarci lui con Forester…”

 

“Ero in pensiero che tu non fossi dalla sua parte!” fece furibonda Hermione. “E quando mai non vi spalleggiate voi due!”

 

“Ma no, non è questo che volevo…” Harry guardò male Ginny, che gli diede una bottarella allo stomaco.

 

“Ad ogni modo, basta con l’atteggiamento da gentiluomo e tutte le tue stronzate.” Fece risoluto Ron. “Domani mattina farò io quattro chiacchiere con Forester, e vedremo se dopo avrà ancora il coraggio di mandarti i fiori a casa!”

 

“Ti ha mandato dei fiori?” chiese incredula Ginny.

 

“Se tu hai dei problemi di autocontrollo, Ron, non devo pagarne io le conseguenze! Non ti permetterò di farmi fare una figuraccia davanti a tutta la War Mage Team!” protestò Hermione.

 

Ron fece una smorfia provocatoria e incrociò le braccia sul petto. “Comincia a fartene una ragione, amore.”

 

Hermione emise un verso di frustrazione. “Non credere di poter fare il bullo con me, sai benissimo che non funziona!”

 

Harry abbandonò indietro la testa e fece una smorfia. Gli sembrava di vivere un flash-back.

 

 

***************

 

 

“Si è addormentato anche Danny, finalmente.”

 

Ginny si lasciò cadere stancamente sul divano accanto a suo marito, e sorrise quando Harry le porse la terrina piena di pop-corn. Lei si sdraiò con la testa sull’addome di lui, e infilò una mano nella terrina.

 

“Direi che come cena pacificatrice è stato leggermente un fiasco.” Osservò pacatamente Harry, facendo un sorrisetto.

 

Ginny fece una smorfia e ingoiò il pop-corn. “Stava andando tutto benissimo prima che quell’idiota mandasse quel gufo…secondo te si saranno ammazzati a casa?”

 

Harry scosse la testa e buttò giù altro pop-corn. “Nah…ma probabilmente Ron starà dormendo sul divano.”

 

Ginny ridacchiò piano. “E’ strano come sia complicata la vita familiare…è bellissima, ma a volte è incredibilmente difficile. Bisogna saper capire quando è arrivato il momento di scendere a compromessi, e quando no…e spesso e volentieri la differenza non è così evidente, non credi?”

 

“E’ così. Il matrimonio è tutto un equilibrio precario.” Harry ingoiò una manciata di pop-corn e le accarezzò una guancia col dorso della mano. “E’ per questo che ci si sposa da adulti, si spera che a quell’età si sappia individuare quel limite.” Con un sorrisetto furbastro, Harry afferrò altro pop-corn. “Ora, naturalmente chi ha detto questo non ha mai incontrato Ron e Hermione.”

 

Ginny rise e si crogiolò nell’abbraccio di suo marito…ma a un certo punto si voltò fino a poterlo guardare in faccia dal basso. “Posso chiederti una cosa, tesoro? Come…come fai tu?”

 

“A fare cosa?” le chiese morbidamente lui.

 

“A saper fare così bene il marito e il padre.” Ginny si accigliò. “Voglio dire, è chiaro che anche tu hai i tuoi difetti, come tutte le persone normali, ma sei…non so come spiegartelo…Harry, tu non hai mai vissuto in una famiglia da piccolo, non hai mai visto come si comportava tuo padre con tua madre e con te…eppure tutto ti riesce così naturalmente bene, così spontaneamente…potevi benissimo finire col prendere a modello paterno tuo zio Vernon, e invece… come fai, da dove ti viene tutto questo…?”

 

Harry sospirò e guardò dritto davanti a sé, senza smettere di accarezzarle la guancia. “Non saprei bene cosa risponderti, Gin…” mormorò piano. “Quando stavo coi Dursley sapevo che non poteva finire così, che doveva per forza esserci qualcuno in questo mondo che mi avrebbe voluto almeno un po’ di bene… poi sono arrivati Ron e Hermione…la tua famiglia…tu… voi mi avete cambiato la vita. Non avevo dei modelli veri e propri…non ne ho nemmeno adesso. Faccio per i miei figli tutto quello che desideravo io da piccolo quando stavo chiuso in quello scantinato e sognavo come sarebbe stato se mia madre e mio padre fossero venuti a salvarmi da quell’inferno, e beh…era un bel sogno.”

 

Ginny sbattè gli occhi freneticamente quando si rese conto di avere le lacrime che glieli pungevano, e rimettendosi dritta vinse ogni esitazione e gettò le braccia al collo a Harry, abbracciandolo forte. “…scusami, ma io a volte non riesco proprio a crederlo…” disse con un singhiozzo, lasciando finalmente libere le lacrime. “…che tu sei stato così solo per tanti anni, senza amore, proprio tu che ne meriti così tanto…”

 

Harry sorrise e le baciò la spalla. “Tesoro, non c’è bisogno di disperarsi…è andata tutto bene poi, no?”

 

Ginny annuì e fece un sorriso fra le lacrime, tirandosi indietro ed asciugandosele con il dorso della mano. “…non lo posso evitare, non riesco a pensare alla tua infanzia senza starci male. Chiamami piagnucolona, ma…”

 

Harry la zittì con un bacio. “Tu mi fai sentire così amato che a volte penso di essere l’uomo più forte del mondo.” Le disse con un sorriso. “Quando sto insieme a te scompare tutto il male del mondo… cosa vorresti fare di più, amore?”

 

Ginny si accoccolò fra le sue braccia e gli baciò il collo. “Non lo so…so solo che per colpa tua e di quanto ti amo, a volte divento disgustosamente zuccherosa.” Ridacchiarono piano entrambi.

 

Harry mantenne un braccio attorno ai suoi fianchi, ma con l’altro riprese a mangiare il suo pop-corn. “Ehi, la sapevi l’ultima di Charlie e Tennessee?”

 

Ginny agguantò la sua razione e fece un sorrisetto. “Che hanno combinato stavolta?”

 

“Oh, lui le ha fatto la dichiarazione e lei l’ha rifiutato… e lui per tutta risposta l’ha rincorsa con l’anello per tutto il corridoio!”

 

“La vendetta di tutte le donne sedotte da mio fratello! E poi che è successo?”

 

“Beh, direi che la tenacia di Charlie l’ha avuta vinta, ma senti come…”

 

 

***************

 

 

Hermione pigiò con decisione il bottone per chiamare l’ascensore del quartier generale, quello per mettere in comunicazione il palazzo con i servizi esterni tra cui il Ministero. Accanto a lei Ron stava tutto eretto, imponente più del solito con le braccia incrociate sul petto e le spalle volutamente larghe. La sua postura fisica era tutta volta a incutere un certo timore nel fascinoso guaritore che stava lì con lei, e a quanto pare la cosa stava funzionando perché Hugh Forester stava più zitto del solito, e continuava a lanciare occhiatine di sbieco a Ron.

 

“Questo stupido ascensore è più lento del solito…” brontolò Hermione.

 

“Forse una passaporta sarebbe meglio.” Azzardò Hugh. “Conosco una persona che potrebbe…”

 

“Meno passaporte Hermione prende, meglio è per il bambino.” Fece duramente Ron, con un tono così duro da far voltare un paio di persone che camminavano nel corridoio. “Mi meraviglia che proprio tu che sei un guaritore non lo sappia.”

 

“Certo che lo so, ma…”

 

“Ma proprio niente.” Ron fece un passo avanti. “Forester, credo che sia ora che io e te facciamo due chiacchiere.”

 

Hermione si voltò di scatto. “Ancora?!”

 

Ron neanche la guardò. “Tu sta’ zitta.”

 

Hermione vide rosso. “Che cosa hai detto?!?” urlò.

 

Hugh spalancò gli occhi. “Ehm…”

 

“Come osi zittirmi, Ronald Weasley?! COME OSI???”

 

“E chi autorizza te, invece, a zittire me?!” replicò altrettanto accesamente Ron. “Vediamo di ristabilire i ruoli, qui, Hermione: io sono l’uomo, porto io i pantaloni della relazione, e non ho intenzione di lasciarmi mettere a tacere da mia moglie ogni volta che apro la bocca, è chiaro?!”

 

Hermione, inorridita, fece una smorfia di frustrazione. “Non ho parole, sei un cavernicolo completo!”

 

“E te ne accorgi solo adesso?” disse scherzosamente Harry, mentre lui e Ginny arrivavano vicino all’ascensore mano nella mano.

 

Ginny si rese conto che l’atmosfera non era delle migliori. “…che succede?”

 

“Uhm, è che lui…” provò Hugh.

 

“Adesso piantala di urlare tanto, farà male al bambino.” Fece seccamente Ron.

 

“Ah ecco, adesso ci pensi!!” urlò Hermione, chiaramente al limite di una crisi di nervi. “Ma che bravo padre che sei!! Prima mi porti al limite e poi ti ricordi di fare il bravo marito!!”

 

“Sei tu che dovresti ricordarti di fare la brava moglie, una volta ogni tanto, anziché fare sempre il duro della situazione!”

 

Hermione si appoggiò una mano sul pancione, come se urlare le provocasse sforzo. “Lo sai cosa ti dico, Ron, mi ha stancato!! Sei riuscito a lasciarmi senza parole, ormai avrei così tante cose da dirti che mi rifiuto di perdere altro tempo con te, che sei un ottuso zotico primitivo…” l’ascensore arrivò al piano e si aprirono le porte.

 

“Coraggio, va’ avanti!” le urlò Ron. “Vediamo a che punto arrivi!”

 

Hermione scosse la testa, disgustata, e afferrò per un braccio Hugh. “Mi fai schifo, è tutto quello che ho da dirti.” Sibilò, gettando bruscamente dentro l’ascensore il povero Hugh – che barcollò e per un pelo non cadde – e pigiando con forza il bottone della sua destinazione. Ginny lanciò un’occhiataccia a suo fratello e riuscì a infilarsi nell’ascensore prima che le porte si richiudessero.

 

“Al diavolo!!” fece Ron, dando un sonoro pugno contro il pannello dei comandi.

 

Harry inspirò profondamente e gli si avvicinò. “Direi che è il caso di calmarsi.”

 

 

 

 

“Quel villano…egoista…presuntuoso…maschilista…”

 

“Basta, Hermione, ti devi calmare!” stavolta il tono di Ginny era perentorio. “Non ti fa bene tutta questa agitazione!”

 

“Posso offrirti un bicchiere d’acqua?” le mormorò gentilmente Hugh, sorridendo a 32 denti.

 

Hermione fece una smorfia. “Hugh, io e te dobbiamo…”

 

STUNK

 

Il rumore metallico attirò l’attenzione di tutti…e un attimo dopo l’ascensore si fermò.

 

“Che diavolo succede…” Ginny cercò di premere a turno tutti i bottoni. “Porca miseria…è bloccato…”

 

“Bloccato? Come sarebbe bloccato?” fece Hugh, con una nota di panico nella voce.

 

“Harry???” urlò Ginny, sbattendo i pugni contro le porte. “Harry!!!”

 

 

 

 

“Ginny?” Harry smise di parlare con Ron e si avvicinò alle porte chiuse del piano. “Ginny, sei tu?!”

 

“Harry!!!”

 

“Che cazzo…” Ron si voltò a guardare il bottone dell’ascensore: era rosso e lampeggiava.

 

“Ginny, mi senti??” Harry urlò contro le porte. “State bene là dentro??”

 

“Si, stiamo bene…ma l’ascensore si è bloccato!!”

 

Ron afferrò per un braccio uno dei nuovi arrivi della squadra. “Ehi, va’ a chiamare qualcuno, l’ascensore si è bloccato!”

 

“Subito, signore!” il ragazzo corse nella direzione delle scale.

 

“Ok, tenete duro là dentro!” urlò Harry. “Stanno chiamando la sicurezza, saranno qui in un minuto!”

 

“Levati di messo, adesso risolviamo subito noi…” Ron sfoderò la bacchetta e la puntò contro le porte chiuse.

 

“No, si fermi!” Harry si voltò e si accorse che si era fatta una piccola folla di curiosi. A parlare era stata una donna vestita elegantemente. “Non lo faccia, usare la magia con questo tipo di ascensori è particolarmente pericoloso…mi creda, è capitato anche a me, meglio usare metodi tradizionali per sbloccarlo…il minimo passo falso e potrebbe sprofondare.”

 

“Merda…” brontolò fra i denti Ron, avvicinandosi alle porte. “Ehi! Ehi, Ginny! Va tutto bene?!”

 

 

 

 

“Uff, si soffoca…” Hermione si asciugò il sudore con una mano. Poco aiutava il fatto che l’ascensore fosse diretta al Ministero, e quindi si trovasse di qualche metro sotto terra.

 

“Ci sarà un modo per sbloccare questo affare dall’interno…” Ginny si guardò freneticamente in giro…e alla fine vide una leva. “…si! E’ per lo sbloccaggio!”

 

“Ci penso io.” Fece subito Hugh, afferrando la leva e cominciando a tirarla con notevoli sforzi.

 

“…no, aspetti…sta facendo leva nel punto sbagliato, aspetti…” Ginny provò a scansargli le mani.

 

“…mi lasci fare, so cosa sto facendo…”

 

CRACK

 

“…ops…” Hugh si grattò la nuca e fissò incerto la leva spezzata in mano.

 

“Lo sapevo!” protestò Ginny. “Ma perché non ha voluto ascoltarmi?!”

 

Hermione scivolò lentamente per terra di spalle contro il muro, incapace di riuscire a distinguere più le voci di Ginny e Hugh che litigavano. Si sentiva le gambe pesanti, la testa le girava, l’addome le faceva male come se le si contorcesse ritmicamente…

 

“…e io non voglio rimanere chiuso qui dentro!!” fece istericamente Hugh. “Ehi!!! EHI, LA’ SOPRA!!!! AIUTO!!!! AIUTATECI!!!!”

 

 

 

 

“DANNAZIONE, FORESTER, PIANTALA DI GRIDARE COME UN IMBECILLE E LEVATI DI TORNO!!!” Ruggì Ron. “Ginny!!!”

 

“Ma che diavolo stanno facendo quelli della sicurezza…” Harry si guardò intorno. “Qualcuno li vada a cercare, presto!!”

 

 

 

 

“La vuole smettere di urlare?!” strillò Ginny.

 

“Io odio i luoghi chiusi!!”

 

“…Ginny…” mormorò debolmente Hermione, a terra.

 

“Non è che qui noi ce la stiamo spassando, ma il panico è quanto di peggio si possa…”

 

“Ma facciamo qualcosa!!”

 

“…Ginny…”

 

“Senta, lei…Hermione!!” Ginny si buttò in ginocchio accanto alla sua amica, e subito le accarezzò il viso sudato. “Tesoro, che c’è?”

 

Hermione era pallida e sudata, e ansimava. “…credo proprio…che il bambino…non ne voglia sapere di aspettare oltre…”

 

Ginny spalancò gli occhi e sollevò la gonna di Hermione…lì per terra c’era una chiazzetta d’acqua. “Oh merda…”

 

“CHE???” strillò terrorizzato Hugh. “ANCHE QUESTO ADESSO???”

 

 

 

 

Harry e Ron si guardarono in faccia. “Cosa…” Ron diede un pugno contro le porte. “Ehi, che sta succedendo là dentro???”

 

“…il bambino sta per nascere, Ron!!” si sentì la voce di Ginny. Sembrava tesissima.

 

“Oddio santo…” mormorò Harry.

 

Ron perse la calma. “Hermione!! HERMIONE!!!! Come stai, come ti senti??”

 

 

 

 

Hermione si lasciò scappare un singhiozzo, e abbandonò la testa contro il muro. “…qualcosa non va, Gin…mi gira troppo la testa…”

 

Ginny non aveva il coraggio di dirle che qualcosa non stava andando per davvero, sapeva che l’avrebbe terrorizzata se le avesse detto che stava perdendo troppo sangue e troppo presto. Stringendo un attimo gli occhi, Ginny richiamò a sé tutta la sua concentrazione e si voltò verso Hugh. “Mi serve il suo aiuto, dobbiamo…ehi!”

 

L’uomo si schiacciò contro il muro opposto, come per sfuggirle. “Eh no, eh! Io non sono del reparto maternità…non ne so niente di queste cose!!”

 

“Grandioso.” Sibilò fra i denti Ginny.

 

 

 

 

“HERMIONE, RISPONDIMI!! CE LA FAI?? RIESCI A SENTIRMI, AMORE?!?” Ron stava lasciando un buco nella lamiera d’acciaio a furia di batterci contro il suo robusto pugno.

 

“Si può sapere dove sono questi cazzo di tecnici?!” anche Harry era una furia.

 

“Pare che sappiano già qual è il problema…” spiegò un ragazzo. “Dicono che si blocca sempre, stanno cercando il pezzo di ricambio.”

 

“Si, col cazzo!” tuonò Harry.

 

 

 

 

Hermione si rese conto che non poteva smettere di piangere, tra il dolore all’addome e il senso di oppressione che provava. “…il mio bambino…”

 

“Stai tranquilla, tesoro, adesso ci penso io.” Ginny si sfilò la giacca e la usò per coprire le gambe di Hermione, tenendogliele belle larghe. “Ehi tu, dammi la tua camicia.”

 

“Come?...” Hugh lanciò un’occhiata sfuggente e capì che Ginny l’avrebbe usata per asciugare tutto quel sangue. “…non se ne parla, questa camicia è firmata!”

 

Ginny gli lanciò un’occhiata di fuoco, quindi si alzò e in due passi lo raggiunse e gli strappò la camicia di dosso. “Ma chi diavolo te l’ha data la licenza di guaritore, eh?!?” tuonò, tirandolo per un braccio. “Cioncati qui seduto e dammi una mano, è chiaro?!”

 

Hermione singhiozzò. “…Ron…”

 

 

 

 

A Ron si strinse il cuore sentendo la vocina disperata di sua moglie. “Amore, sono qui!! Va tutto bene, vi tireranno fuori fra un attimo…resisti, capito? Tieni duro, io sono qui!!”

 

“Ginny, ce la fai?” provò a dire Harry, e un attimo dopo sentirono Ginny urlare qualcosa di oscenamente furioso a Hugh. “Ma che sta facendo quel cazzone?!”

 

Ron sentì Ginny ordinare all’uomo di tenere la mano a Hermione, e tutto il sangue gli andò al cervello. “TOGLI LE TUE SUDICE MANACCE DA MIA MOGLIE, SPORCO COGLIONE…”

 

“VAFFANCULO, RON!!”

 

Harry avrebbe riso in un’altra occasione sentendo il tono della moglie, ma in quel caso c’era ben poco da ridere. “Piantala di fare l’isterico, le serve tutto l’aiuto possibile là dentro!”

 

 

 

 

“…Ginny, non ce la faccio…” Hermione socchiuse gli occhi.

 

“NO!” Ginny la scosse per le spalle. “Hermione, no! Devi restare sveglia! Dobbiamo far uscire questo bambino, e non posso farlo senza il tuo aiuto!”

 

“…mi sento male…” sussurrò Hermione, lottando per restare cosciente. “…non riesco a respirare…”

 

“Lo so, tesoro, lo so, ma devi per forza resistere!” Ginny le strinse una mano. “Tu vuoi bene a tuo figlio, vero?”

 

“…lo adoro…”

 

“Benissimo, e allora pensa che tra meno di un’ora lo terrai stretto fra le tue braccia!” Ginny le sorrise. “Lo vuoi vedere Simon, vero?”

 

Hermione fece un sorriso stanco. “…si…”

 

“Brava…continua così, tieni duro…” Ginny tornò a sedersi davanti a lei, appoggiandole le mani sulle gambe. “Ok…calma…”

 

Hugh la guardò un po’ incerto. “Sei sicura di sapere dove mettere mani?...forse la magia sarebbe utile…”

 

“Chiudi quella boccaccia o te la sigillo io!! Non si usa la magia con le partorienti, dannato incompetente!!”

 

Hermione inarcò la schiena e cacciò uno strillo, quasi sconvolta dal dolore.

 

 

 

 

“HERMIONE!!!” Ron si schiacciò contro le porte.

 

“Porca miseria ladra…” Harry si asciugò il sudore con una manica.

 

“Dio santo…” Ron credette di morire quando sentì Hermione piagnucolare il suo nome.

 

“RON!!” Ginny era al limite di una crisi di nervi. “Parlale!! Aiutala a restare sveglia!!”

 

Ron si scansò rapidamente i capelli dalla fronte. “Merda…amore!! Ehi, mi senti??”

 

Harry strinse gli occhi quando sentì Hermione urlare per il dolore.

 

“Cazzo, ha bisogno di me…CAZZO!!!” Ron perse la calma e assestò due violentissimi calci alle porte, senza ottenere proprio niente. “MALEDIZIONE!!!”

 

 

 

 

“…Ron…” piagnucolò Hermione, sempre più debolmente.

 

“No, Hermione, no!” Ginny la scosse, cercando di tamponarle le perdite di sangue. “Non chiudere gli occhi, non lo fare…ora devi concentrarti! Dobbiamo cominciare a spingere!”

 

Hermione scosse la testa, piangendo. “…no, non ce la faccio…”

 

“Si che ce la fai, devi farlo!!”

 

“…non ci riesco…”

 

“Hermione, non ti addormentare, no!!!”

 

 

 

 

“Al diavolo…” Ron afferrò le estremità delle porte e raccolse tutte le sue forze, quindi cominciò a spingere…erano dannatamente dure…

 

“Ma che sta facendo?!” esclamò una donna.

 

“Si farà male!” le fece eco un signore piuttosto anzianotto.

 

Harry infilò le mani nella piccola apertura e prese a spingere forte anche lui, mettendoci tutta la forza possibile e immaginabile. “…gnnnhh…cazzo, APRITI!!!”

 

Con un rumoraccio brusco le due portiere si spalancarono innaturalmente, sbattendo nella parete. Ron si affacciò e vide l’ascensore, pochi metri più sotto di loro. “Non possiamo saltare, sfonderemmo tutto…”

 

“La fune.” Harry gli indicò il cavo che teneva l’ascensore, e in meno di un secondo entrambi si afferrarono a quello e si lasciarono scivolare né troppo lentamente né troppo in fretta. Atterrarono sull’ascensore e subito Ron afferrò la manopola della botola e la sollevò, tirando su il pannello e scoperchiando parte del tettuccio dell’ascensore.

 

Ginny, piuttosto disperata, alzò lo sguardo e s’illuminò nel vederli. Subito cercò di scuotere Hermione, che sembrava svenuta. “Hermione, c’è Ron!! Apri gli occhi!”

 

Ron si calò dentro immediatamente, atterrando – per caso – addosso a Hugh, che si accartocciò sotto il suo peso. Ron lo scalciò indietro e si sedette di spalle a Hermione, tirandola su finchè non se la fu sistemata con la schiena contro il suo petto. “Amore, sono qua…svegliati, non è il momento di dormire ora! Coraggio…!” le disse freneticamente, scuotendole il viso bianco e sudato.

 

“Ehi, Forester!” Harry gli tese un braccio. “Vieni qua sopra, dobbiamo fare aria là dentro!”

 

“Che?!?” Hugh spalancò occhi e bocca. “Là sopra, ma sei pazzo?!”

 

Harry s’infuriò. “Stammi a sentire, stronzo, o ci sali con le buone o ti vengo a tirare io per il collo!!”

 

L’uomo esitò, quasi ponderando l’esito peggiore, e quando gli tese timidamente il braccio si sentì tirare sopra così forte che diede una testata contro il tettuccio dell’ascensore.

 

Hermione strinse gli occhi e li socchiuse. “…Ron…”

 

“Brava, bravissima!” lui le scansò i capelli dalla fronte. “Resta sveglia, dolcezza, sta per finire tutto!”

 

Hermione singhiozzò. “…mi dispiace, non volevo dirti quelle cose orribili prima…”

 

“Sshh, pensa solo al nostro bambino ora…” lui le sorrise e le baciò la fronte. “Coraggio…”

 

Ginny tirò un respiro e le aprì meglio le gambe. “Hermione, adesso cerca di spingere forte…il più forte che puoi!”

 

Hermione strinse gli occhi. “…non so se ci riesco, mi trema tutto…”

 

Ron le strinse forte una mano. “Tu provaci! Dai, amore, c’è di mezzo la vita del nostro piccolino, ce la devi fare!”

 

Hermione annuì. “Ok…” tirò un respiro profondo e spinse più che poteva…e immediatamente una fitta di dolore la fece strillare forte.

 

“Va benissimo così, brava!!” Ginny sembrava piuttosto indaffarata lì dov’era, e Ron s’impose di non chiedersi che stesse facendo… “Ancora, più forte!”

 

Lo strillo di Hermione fece sobbalzare Harry, che per un attimo preferì distogliere lo sguardo. Ron si lasciò strizzare la mano fino al punto da sentire le ossa scricchiolare, ma in quel momento nemmeno se ne rese conto.

 

“E’ uscita la testa!!” esclamò trionfante Ginny. “Dai, è l’ultimo sforzo, coraggio!!”

 

“…oddio…” mormorò ansimando Hermione.

 

“Vai, amore mio, forza!!” la incoraggiò Ron.

 

Hermione raccolse tutte le energie che le restavano e le concentrò in una spinta verso il basso… sentì un dolore lancinante e strillò con tutte le forze che aveva in corpo…

 

Il pianto di un neonato riempì l’ambiente, e Ginny lo avvolse subito nel suo giacchino. “Eccolo qua…eccolo!”

 

“Sei stata fantastica, Hermione!” Ron la strinse forte a sé, e le baciò la tempia e la guancia ripetutamente. “Ce l’hai fatta, amore, ce l’hai fatta!”

 

Hermione avrebbe voluto sorridergli, partecipare alla gioia e all’entusiasmo, ma ora che era certa che il suo bambino era fuori pericolo allentò ogni tensione e si lasciò cadere in una placida e benvenuta incoscienza.

 

 

***************

 

 

“Guarda com’è mollo, papà…è mollo mollo!”

 

“Fai piano, Jack…ecco, così, accarezzalo poco alla volta…”

 

“Guarda, si succhia il pollicione!”

 

Hermione aprì a fatica gli occhi e li sbattè un paio di volte, quel tanto da mettere di nuovo tutto a fuoco. Riconobbe l’infermeria del quartier generale, e le bastò girare la testa per accertarsi di essere in uno dei letti…istintivamente sorrise quando vide Ron e Jack, seduti su una sedia accanto e chini sul cestello vicino al suo letto, che era evidentemente la culletta messa a disposizione per il nuovo piccolino.

 

Jack fece un sorrisone orgoglioso. “Guarda, papà, si tiene il mio dito in mano!”

 

“Bravissimo…non glielo far mettere in bocca, però, sta’ attento…ehi!” Ron fece un sorriso largo e beato quando vide sua moglie con gli occhi aperti, e anche Jack distolse l’attenzione dal nuovo arrivato per correre ad abbracciare sua madre.

 

“Ciao mammina! Lo sai che il fratellino ha gli occhi come i tuoi?”

 

“Davvero?” Hermione gli accarezzò la guancia e cercò di mettersi più dritta.

 

Ron le fu immediatamente alle spalle per aiutarla. “Attenta, non fare movimenti bruschi…Aki ha consigliato riposo assoluto per un paio di giorni.”

 

Hermione sorrise brevemente. “Questa ci mancava, eh?”

 

“Non ridere, mi hai fatto venire un accidente.” Ron le diede un piccolo bacio sulle labbra, approfittando del fatto che Jack era tutto preso dal fratello. “Mi hai fatto letteralmente morire…”

 

“Il bambino sta bene?”

 

Ron annuì. “Benissimo…è sano come un pesce. Tu invece ci hai fatto preoccupare, non riprendevi conoscenza…”

 

Hermione gli accarezzò ripetutamente la guancia, intuendo che quello che aveva fatto gli aveva richiesto uno sforzo più grosso delle sue possibilità. “Se non ci fossi stato tu non sarei riuscita a fare proprio niente…sei il mio cavaliere con l’armatura, hai fatto anche l’entrata trionfale.” Aggiunse con un sorriso.

 

“Ruffiana.” Ron rise e la baciò un paio di volte.

 

Hermione fece un gran sorriso. “Me lo fai vedere il nostro bambino?”

 

“Subito.” Ron si alzò dal letto e si chinò a prendere un batuffolo di panni avvolto in una copertina celeste… aveva qualche capello castano, gli occhietti languidamente socchiusi e si stava ciucciando beatamente il pollice. Quando lo ebbe fra le braccia, Hermione non potè evitare di commuoversi… e pensare che quel frugoletto stava per non nascere… “…ciao, amore mio…”

 

Jack balzò in braccio a Ron. “Ehi! Anche io sono amore tuo!”

 

Hermione sorrise. “Ma certo…però tu sei anche un fratello maggiore adesso.”

 

Jack annuì con aria saggia. “Infatti gli ho spiegato che i giocattoli sono miei e glieli presto, però me lo deve chiedere e non li deve rompere.”

 

Ron rise e gli baciò la testa. “Che Dio ti benedica, Jack, sarai davvero un bravo fratello.”

 

Hermione accarezzò con un dito la guanciotta sofficissima di Simon, che sbadigliò. “Ginny è stata fantastica oggi.”

 

Ron annuì e fece un sorrisetto. “Glielo stava dicendo anche Harry prima… in modo alquanto convincente, direi.”

 

Hermione rise e baciò la fronte del piccolino che aveva in braccio. “Hai visto quant’è bello?”

 

“E’ splendido.” Ron le strizzò l’occhiolino. “D’altra parte è un Weasley.”

 

“Jack Weasley.” Disse solennemente Jack. “E lui è Simon Weasley. Abbiamo lo stesso cognome come mamma e papà.”

 

“Esatto.” Hermione tirò un sospirone beato e si rilassò. “E grazie al cielo è fatta anche questa…”

 

“Mh.” Ron annuì fece una piccola smorfia. “Tesoro, me lo potresti fare un solo piccolo piacere?”

 

“Dimmi.”

 

“La prossima volta che sarai incinta, per favore, potresti evitare di usare l’ascensore?”

 

 

 

 

** THE END **

 

 

^_____________^ …e in onore del nuovo nato, che ne dite di cliccare il bottone qua sotto? ^_- smack smack!

  
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