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Autore: Neuilly    27/12/2012    2 recensioni
Catherine dopo una lunga permanenza in un collegio di suore torna a casa da suo padre. Desiderosa di dimenticarsi del suo solitario passato e pronta a conoscere il mondo con occhi diversi. La sua vita è destinata a una svolta, una giovane donna che non vede l'ora di crescere, scoprendo, a sue spese, che le tentazioni posso rivelarsi pericolose!
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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ALLO SPECCHIO

 

 

Passarono attimi, che per Catherine sembrarono ore, divisa tra il desiderio di abbandonarsi alle languide carezze di James e tra il timore per le sue parole, che avevano la precisa intenzione di intimorirla.
"Allora, promettimi che non rivedrai Charles." - mi sussurrò con calore all'orecchio.
"Perché non dovrei rivederlo?" - dissi ansimando, mentre la sua mano, famelica, non cessava di accarezzare pericolosamente il mio corpo.
"Perché potrebbe essere pericoloso per te, se non mi obbedirai! Io ti ho avvertita Catherine!" - il suo tono cambiò, da dolce e seducente, diventò improvvisamente freddo e duro.
Le sue mani si staccarono da me, e io potei riprendere fiducia in me stessa. Non volevo diventare la sua marionetta!
"Bene. Dopo questa sciocca sceneggiata, ora James esci dalla mia camera." - dissi ad alta voce, cercando di darmi un tono.
Perché non avrei dovuto rivedere Charles? James non aveva voluto dirmi i motivi, il suo avviso era stato deciso e perentorio, e lanciando, un'ultima occhiata di fuoco, uscì sbattendo la porta. 

“James aveva dato per scontato, che Catherine, cresciuta ed allevata tra un rosario e una preghiera, la cosa che temesse di più era la perdita della sua virtù.
In realtà, Catherine era come tutte le donne, tremendamente curiosa e qualsiasi divieto era solo un maggiore incentivo per accrescere in lei l'interesse verso tutto ciò che era proibito..”

Durante la notte non avevo fatto altro che rigirarmi nel letto, cercando di trovare una possibile spiegazione a tutto questo odio nei confronti di Charles.
Non conoscevo nessuno dei due in realtà, uno era il mio fratellastro da appena due giorni e l'altro lo strano vicino di casa che si dilettava a leggere nel nostro giardino.
Non ero intimorita dalle provocanti minacce di James, cosa avrebbe potuto mai farmi? 
È vero, non ero immune al suo bel faccino, ma il suo repentino cambiamento di atteggiamento mi aveva fatto capire che non mi dovevo lasciare piegare, ma accogliere la sfida !
Appena sveglia sarei andata da mio padre a chiedere informazioni sul conto di Charles, in fondo era il nostro vicino di casa. 
Anche se l'idea di chiedergli qualcosa non mi entusiasmava e non volevo condividere niente con lui, ero talmente decisa, che niente mi avrebbe fermata.

Non avevo chiuso occhio, rapidamente mi vestì e mi diressi nel suo ufficio, e soprapensiero, cercando di pensare alle parole giuste da usare, entrai senza bussare.
Non c'era nessuno, evidentemente era ancora troppo presto, stavo per andarmene, quando la mia attenzione fu attratta da un magnifico dipinto.
Era il ritratto di una donna, talmente magnetico e luminoso, che mi avvicinai per ammirarlo con maggiore attenzione, cercando di cogliere tutti i più piccoli particolari. Nel quadro, la donna stava affacciata a una finestra, intenta a osservare il paesaggio, senza curarsi, che un capace pittore le stava cercando di “rubare” l’intensità dello suo sguardo e la dolcezza del sorriso.
"Lady Susan" era intitolato.

Appena lessi il nome, calde lacrime rigarono il mio volto, lacrime che per molti anni erano sempre state ricacciate indietro, che adesso ebbero libero sfogo.
Susan era il nome di mia madre.
Non l'avevo mai conosciuta, non avevo suoi ricordi, e non avevo nemmeno mai visto il suo viso.
Nessuno poteva assicurarmi che quella era mia madre, eppure il mio cuore mi diceva che era lei.
Quante volte avevo desiderato conoscerla, quante volte avevo sperato che mi portasse via dal collegio, ma avevo sempre cercato di farmi forza, imponendomi di non pensare di aver avuto anche io una madre, come tutte le mie compagne.

Non avevo mai chiesto niente a mio padre su di lei, ero stata così brava in tutti questi anni, e come mai proprio adesso il peso di questo dolore mi stava schiacciando? 
Lo so, era una ferita che non si era mai rimarginata, ma che adesso si stava riaprendo disperatamente.

Mio padre, entrando nel suo studio, mi trovò in quest'imbarazzante situazione. Appena mi vide ebbe un attimo di esitazione: "Catherine, cosa ci fai qui? E cosa sono questi occhi gonfi? Ma non ti vergogni? Ti avrei dovuta lasciare marcire in quel collegio di monache."
"Forse era meglio, invece che rimanere qua a mendicare la tua pietà." - pensai con rabbia.
Tutte queste emozioni mi fecero dimenticare il motivo per cui ero entrata, tutto era confuso nella mia testa, e non mi interessava nemmeno più soddisfare la mia femminea curiosità su Charles. 

Com’era buffo, vero?

Un minuto prima volevo vendicare la mia dignità ferita dalle sensuali provocazioni di James, e un attimo dopo tutto questo mi sembrava una grande banalità.
In tutti questi anni non avevo mai odiato mio padre, mi era semplicemente indifferente e in cuor mio gli ero stata anche grata di avermi richiamato a casa, però, la vista del ritratto aveva cambiato i miei sentimenti per lui.
Non chiedevo un gesto d'affetto da parte sua o una parola dolce, solo che mi avesse parlato di mia madre, almeno rivelarmi come era morta, credo che questo sia il diritto di ogni figlia.
Tirando fuori il fazzoletto dalla tasca, mi asciugai in fretta gli occhi e guardai mio padre senza abbassare lo sguardo.
Non mi volevo mostrare debole davanti a lui, era stato uno stupido errore pensare di renderlo complice della mia vita.
"Ero solo passata a chiederti, se potevi mandare l'autista a vedere se i miei abiti siano pronti. Buona giornata."
Forse se fossi stata meno accecata dal dolore, avrei notato che mio padre, tutto questo tempo, non aveva mai staccato gli occhi dal volto di Susan.. 

Allo specchio, vidi nel riflesso un visino ancora un po’ sconvolto.

Notai che la litigata con mio padre, aveva avuto l’effetto di incrementare la circolazione delle mie guance che apparivano molto arrossate.

Avrei potuto tranquillamente evitare di truccarmi per settimane, pensai con amarezza.

Non ero solo triste, ma fortemente arrabbiata, un profondo odio mi aveva assalito e si mischiò al dolore.

Oh quanto me ne sarei voluta andare!

Per una donna non era facile essere indipendente di questi tempi, e non potevo lasciare questa casa tanto facilmente, se non con un anello al dito e accompagnata da un marito.

Ci mancava solo che mio padre per liberarsi di me, mi giocasse pure lo scherzo di un matrimonio combinato.

Dalla rabbia sbattei un vaso per terra, un prezioso vaso che si ruppe in mille pezzi, un triste paragone con quello che era successo poco fa al mio cuore, quando avevo visto il ritratto.

Benissimo, un altro motivo per cui mio padre si sarebbe dovuto disfare di me, una signorina per bene non può permettersi simili colpi di testa.

“Cosa sta succedendo qua? Ho sentito un forte rumore” – entrò nella camera, preoccupata,  la mia matrigna.

“Ci mancava solo lei!” – fu il mio primo pensiero.

La donna si limitò a osservare i cocci per terra e se ne andò.

Fantastico! Dovrei andare subito a preparare la valigia, sicuramente la Signora starà andando a riferire a mio padre che la sua amatissima figlia era uscita di testa.

All’improvvisò rientrò, accompagnata dalla cameriera e le ordinò di pulire immediatamente questo disastro: “Meglio che tuo padre non se ne accorga.” – mi sussurrò.

Rimasi senza parole, perché questo inaspettato gesto di gentilezza da una persona che nemmeno mi conosceva?

Appena la cameriera uscì, la mia matrigna mi si accostò:

“Siediti Catherine. Non so cosa sia successo, immagino che tu abbia avuto una discussione con tuo padre, vero?”

“Beh..” – cercai di giustificarmi.

“Non importa, non sono venuta qua per andare a fare la spia.

Ti voglio solo dare un consiglio, da donna a donna.

Cerca di cambiare atteggiamento, tutto questo tuo spirito combattivo non farà altro che danneggiarti.

Le donne, come sai, contano meno di niente, siamo solo un bell’ornamento, come questo grazioso vaso che hai appena rotto, con il sacro obbligo di mostrarci sempre sorridenti e obbedienti.

Gli uomini non sono veramente interessati a conoscere quello che le nostre belle testoline pensano, ci ritengono semplicemente inferiori e poco brillanti.

Ricordati, alle donne non si addicono le guerre.

Noi, però abbiamo un vantaggio, chi meglio di noi conosce la “scienza dell’apparire”? Mostrati più incline all’obbedienza e vedrai che tuo padre non ti manderà via, così come ha minacciato poco fa, appena gli ho annunciato che la colazione era pronta.

Tutto è apparenza, tutto è inganno, un gioco, in cui solo i più accorti sopravvivono, quindi non lasciarti incantare dalla stupida moralità che ti hanno insegnato in quel collegio, e impara l’arte della dissimulazione.”

Ascoltai questo bizzarro discorso, disgustata.

La repulsione verso questa donna, che stava cercando di insegnarmi a “sopravvivere”, era insopportabile.

Più la guardavo e più associavo al suo viso, che avevo considerato solo un po’ anonimo, un grande ribrezzo.

Non ero una sciocca idealista, convinta che il mondo fosse buono e che mi avrebbe preservato da ogni pericolo, ma non mi sarei mai abbassata a sporcare la mia morale per compiacere qualcuno.

Forzatamente cercai di sorriderle:

“La ringrazio, per aver fatto pulire la mia stanza.” – mi limitai a dirle.

“Rifletti su quello che ti ho appena detto Catherine, lo dico solo per il tuo bene.”

Appena uscì scoppiai a ridere, ma in che posto ero finita?

 

 

Era stata una mattinata al limite dell’assurdo, per fortuna che mi era rimasto l’appetito.

Rubacchiai in cucina qualche biscotto e mi addentrai nel giardino, per passeggiare e prendere un po’ d’aria.

Le mie gambe mi condussero, inconsapevolmente, nello stesso punto in cui per la prima volta vidi Charles, che stava leggendo il suo libro.

E all’improvviso, ripensando a quella dolce mattina, così tanto diversa da questa, fui assalita dalla folle e insensata idea di scavalcare anche io la siepe..

 

 

Sì, lo so, è un capitolo un po’ triste rispetto ai precedenti.

Spero che il prossimo faccia tornare un po’ di buon umore alla protagonista!

Ringrazio chi segue la mia storia e chi ha recensito !

A prestooo 

 

 

  
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