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Autore: AsfodeloSpirito17662    28/12/2012    3 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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SETTIMO CAPITOLO

 

No one knows what it’s like

To be the bad man

To be the sad man

Behind blue eyes

No one knows what it’s like

To be hates

To be fated

To telling only lies

(The Who, Behind Blue Eyes)

 

 “Brutta storia, amico mio”

Draco versò dell’altro vino rosso nel calice di Blaise, in quello che era il fantasma di un maniero un tempo davvero molto prezioso. Osservò i vestiti umidi dell’altro ragazzo, semi sdraiato su una poltrona accanto al camino acceso. Cercò di incontrarne lo sguardo, ma Blaise fissava il soffitto come fosse stato una marionetta senza volontà né anima.

So che probabilmente a voi gay questi commenti creano dei traumi irreversibili, ma te lo devo dire. Hai una faccia di merda”

In quel momento, gli occhi neri del francese incontrarono quelli grigi dell’inglese; il riverbero delle fiamme in quei mari scuri, donava allo sguardo una luce un po’ folle. Con un respiro molto profondo, di chi cerca un controllo che riesca a far mantenere un minimo di sanità mentale, Blaise ingollò il vino come fosse stato la sua ultima ancora di salvezza; o come l’ultimo desiderio di un condannato. Draco si sedette sul divano posto vicino alla poltrona, puntando gli occhi verso le fiamme del camino, con espressione assorta. Aveva i capelli molto corti, di un biondo praticamente assurdo. E, come sul volto di Blaise, qualche ruga di troppo deturpava quella bellezza un po’ malata. Quei segni erano la memoria perenne di ciò che avevano passato e di ciò che avevano deciso di passare. Blaise si era catapultato a casa sua alle quattro e mezza del mattino, bagnato fradicio a causa della pioggia e con un aspetto così spettrale da essere riuscito a far spuntare un’altra ruga sul volto del giovane Malfoy. Tra un bicchiere di vino e l’altro, gli aveva raccontato quello che era successo, di come il Ministero aveva cercato di metterlo alle strette e di come quel bambino, a sua volta, era riuscito a farlo. Draco aveva ovviamente stentato a credere alle sue orecchie perché se c’era qualcosa che poteva dire di sapere con certezza su Blaise – e lui, per la miseria, lo conosceva veramente bene – era l’impossibilità di sconvolgere o sorprendere quel finocchio europeo.

Non pensavo che l’avrei mai detto Blaise, ma... questo giro credo che abbia ragione tua madre” tentò, con un tono di voce un po’ zoppicante.

Proprio come aveva previsto, l’amico gli riserbò uno sguardo che sarebbe stato in grado di uccidere anche una cosa inanimata.

Senti, usa la tua cazzo di ragionevolezza. Lo fai sempre, non puoi evitarmela quando davvero serve! Voglio dire, guardati intorno!” esclamò ed allargò appena le braccia, inglobando nella sua frase l’aspetto fatiscente del salone; una fatiscenza che si riverberava in tutte le stanze della casa.

Blaise, in qualità di merda quale sono, ho lasciato Pansy per mettermi con Astoria. Sposandola in futuro, potrò permettermi di tornare a fare una vita da signore. Io amavo Pansy, ma amavo ancora di più la bambagia in cui sono sempre vissuto. Andiamo, amico. Noi non siamo nati per questo, non lo siamo affatto. Io ho scelto un matrimonio di convenienza, ho ferito la donna che amo ancora ed ho scelto una vita di costrizione. Perché sono un viziato del cazzo e mi metto sempre al primo posto. Mi sono comportato come un figlio di puttana. Tu, maledizione... tu che hai la possibilità di non fare la fine che ho fatto io, di non fare le scelte che ho fatto io, di cavartela con qualcosa di più pulito e dignitoso... dico, davvero ci stai rinunciando?” concluse, la fronte corrugata, la vestaglia di seconda mano aperta, sotto la quale Blaise poté intravede un pigiama grigio, anche quello di seconda mano. Da quanto tempo Draco indossava cose del genere? Malfoy si era sempre sentito e comportato da Lord. Mai, in tutta la sua vita, c’era stato un attimo in cui aveva pensato che gli esseri umani fossero tutti uguali. La sua scala gerarchica era molto chiara, al riguardo. Prima venivano le famiglie ricche e purosangue. Poi venivano le famiglie purosangue. Poi... no, la scala gerarchica si fermava lì. Per il resto del mondo sarebbe potuta sembrare una sciocchezza, ma Blaise era perfettamente conscio del fatto che a Draco, condurre una vita del genere, doveva gravare in maniera spaventosa. Abbassò gli occhi sul proprio bicchiere vuoto, rigirandoselo pensierosamente tra le mani. Percepiva lo sguardo del biondo sul suo volto ed all’improvviso, gli venne da ridere. Anni dopo si sarebbe reso conto del perché, ma in quel momento non avrebbe saputo dirlo. Semplicemente, rise; le labbra tese, la voce calda e le spalle scosse ad intervalli. Draco lo osservò, inarcando le sopracciglia, ma anche le sue labbra erano arricciate in un principio di risata. E che altro c’era da fare, se non quello?

E’ da mezzanotte che lo cerco, non so più dove guardare” confessò Blaise, una volta calmato quel disperato momento di ilarità. Sentiva che poteva ancora riprendere in mano le redini della sua vita, perché forse Draco stava messo anche peggio di lui.

Proprio in quel momento, un picchiettare contro le vetrate alte del salone, attirò l’attenzione di entrambi. Draco corrugò la fronte, osservando il folto barbagianni con aria interrogativa.

Non lo conosco” commentò, alzandosi e dirigendosi verso la finestra per permettere al volatile di entrare. Era diventato raro ricevere posta da quelle parti e quando succedeva, proveniva sempre da quelle tre o quattro persone abituali.

Sarà il Ministero che vorrà mettermi sotto inchiesta perché mi sono permesso di ridere nonostante tutti i loro sforzi di indurmi al suicidio spontaneo”

Lo humour di Blaise certe volte rasentava davvero il cinismo più osceno e scioccante, ma Draco, che ne era un buon stimatore, si ritrovò a ridacchiare sinceramente divertito dalle sue parole. Il barbagianni una volta entrato, invece che lasciar cadere la lettera ai piedi del padrone di casa, planò elegantemente verso Blaise. Si appollaiò sul bracciolo della poltrona e tese la zampetta, in attesa che il francese prendesse la lettera. I due Serpeverde si scambiarono uno sguardo interrogativo. Anche Blaise non era in cima alla lista delle persone cui qualcuno avrebbe mai voluto scrivere. Poi, un’idea gli balenò per la testa.

Forse è lui!” esclamò, sciogliendo quindi la pergamena dalla zampa del volatile con dita nervose. Allisciò il pezzo di carta e gli occhi scorsero velocemente quelle poche parole vergate con inchiostro bordeaux. Corrugando la fronte, alzò lo sguardo, puntandolo verso Draco che nel frattempo gli si era avvicinato. Dalla finestra ancora aperta entrava un’aria gelida che neanche il grande camino, era in grado di contrastare. Il barbagianni, senza neanche aspettare un cenno, si alzò in volo dal bracciolo della poltrona, sparendo dalla finestra in un fruscio di ali e piume. Blaise allungò la pergamena verso Draco, affinché la potesse leggere, cosa che il biondo non si fece ripetere due volte.

 

Ciao Zabini,

sono Neville! Cioè, Neville Paciock! Non so quanti Neville conosci ma ho preferito specificare.

Bè comunque, volevo solo dirti che Mathias è qui. Da me. A casa mia.

Quindi bè, ecco, ho pensato che forse ti avrebbe fatto piacere saperlo.

Così magari lo vieni a recuperare.

Visto che domani, cioè oggi, avete la visita al Ministero.

Ma non è che lo so perché mi sono impicciato.

Cioè, tutti lo sanno al Ministero.

Ecco, è tutto.

 

Ah, no!

Se giri il foglio c’è l’indirizzo di casa mia.

 

A presto (?)

Neville. Neville Paciock.

 

Perché pare ritardato anche quando scrive?”

Blaise rise di nuovo e strappando la pergamena dalle mani di Draco, si alzò in piedi. Ora sapeva dove andare.

 

OTTAVO CAPITOLO

 

Where do we go from here?

Where do we go from here?

I threw some rocks up at your window

I broke some rocks right through your window

(Imagine Dragons, Rocks)

 

La casa di Neville Paciock era un edificio discreto, situato nella periferia di Londra, zona 4 circa. In termini babbani voleva dire un'ora e anche più dal centro, in macchina. Ma in termini magici corrispondeva allo schiocco di una materializzazione. Quello ancora poteva farlo, stranamente. Osservò come tutte le case in quel quartiere si assomigliassero molto. Erano piccole villette che si dislocavano su due piani e dati i comignoli, parevano proprio essere comprensive di camino. Il comignolo di Neville emanava fumo, segno che in casa il camino era acceso; e se il camino era acceso, qualcuno era sveglio. A meno che non si fosse trattato di persone irresponsabili o soggette a qualche deficit mentale... nel caso di Paciock, tutte le possibili soluzioni erano potenzialmente reali. Rimase fermo davanti il numero 23, osservando il vialetto di cemento che l'avrebbe condotto fino alla porta. Il giardino era ben curato e qualche strana pianta decorava le fiancate della casa, sicuramente roba tutt'altro che babbana ma passabile per tale. Il cielo si era fatto di una tonalità più chiara, oramai alle cinque e un quarto del mattino circa, l'alba era più che vicina. I passi di Blaise vennero accompagnati dal quiete silenzio di un quartiere che dorme, quando lo condussero dritto di fronte la casa di Neville. Preferì bussare, perché il suono del campanello avrebbe stonato in mezzo a tutta quella tranquillità (o apparente tale che fosse). Nel giro di qualche secondo, dei passi un po' impacciati precedettero l'arrivo di Neville dall'altro lato della porta; armeggiò con il chiavistello, prima di liberare l'uscio e far spuntare fuori il suo naso lentigginoso. Gli occhi castani del Grifondoro, incontrarono subito il volto di Blaise. Sfarfallò le ciglia un paio di volte, sembrando vagamente sorpreso dal ritrovarselo lì, sulla soglia di casa.

"Sei venuto" commentò e dal tono di voce, Blaise ebbe l'impressione che fosse sveglio da molto tempo; si chiese per la prima volta da quanto tempo Mathias fosse lì.

"Ovviamente. Mi fai entrare o dobbiamo discuterne immersi in una temperatura di 2 gradi circa?" domandò con aria sarcastica, alzando un sopracciglio in segno di ulteriore ironia.

Come colto in pieno errore, imbarazzato Neville si fece da parte, invitando silenziosamente il Serpeverde ad entrare. Subito, il calore della casa investì Blaise come una carezza morbida, dandogli un senso di benessere che migliorò il suo umore di mezza tacca. L'aspetto di uno straccio, quello sì che avrebbe richiesto un po’ più di tempo prima di potersene liberare. I pavimenti erano in legno chiaro e la mobilia era un'accozzaglia di stili tra vecchio e moderno che fece quasi sanguinare gli occhi di Blaise. Da qualsiasi fessura, cassetto o mensola sbucavano cianfrusaglie di ogni genere, fogli di carta, libri, appunti, scatole di varie dimensioni e colori, piante... sembrava essere in un laboratorio dove era appena esplosa una bomba. Almeno il pavimento era sgombro, ma sulle pareti non c'era spazio per appendere anche un quadro. Blaise rimpianse internamente la comodità e l'ambiente spartano della propria abitazione, priva di qualsiasi gingillo. L'aria era satura dell'odore di torta di mele e di prodotti per la cura delle piante, una sorta di medicinale biologico. Arricciò la punta del naso, mentre Neville chiuse la porta in faccia al gelo del mattino. Percorso il breve corridoio, Blaise si ritrovò di fronte ad una scalinata.; alla sua destra c'era l'entrata verso il salotto, alla sua sinistra quella verso la cucina, dove la luce era accesa. Ma il bagliore del fuoco proveniva dal salone.

"Vieni, stiamo di qua" anticipò Neville, conducendolo verso la cucina. Le stoviglie utilizzate per la cena erano appoggiate sul ripiano della cucina, in attesa di essere solo asciugate; Blaise notò che erano ancora bagnate, quindi dovevano essere state lavate poco prima del suo arrivo. Le esaminò velocemente ed il cervello registrò due piatti e due forchette. Mentre slacciava il cappotto pesante, impedì ad una vena sulla tempia di scoppiargli fragorosamente. Lui stava andando in giro come un matto da mezzanotte... e quel piccolo figlio di... No Blaise, la violenza porta solo altra violenza. Stava di fatto però che Mathias era lì addirittura dall'ora di cena. Oh, quanto avrebbe voluto, quella piccola e simpatica vena, saltare per aria ed imbrattare quella bella cucina. Neville dovette percepire una certa tensione provenire dal Serpeverde, tant'è che si diresse verso la credenza e tirò fuori il bollitore.

"Faccio un po' di tè" commentò, con tono di voce vagamente titubante.

Se il Grifondoro stava cercando di temporeggiare, Blaise glielo avrebbe permesso. Perché, francamente, anche lui aveva bisogno di tempo. Tempo per cercare di ideare una nuova strategia su come approcciarsi nei confronti del bambino, su come risolvere quella situazione, su come porsi durante la visita di controllo al Ministero e su quale diavolo di scusa raccontare per aver utilizzato un incantesimo di offesa contro un cazzo di gelataio un po' troppo allegro.

Appoggiò il cappotto sulla spalliera della sedia e senza neanche chiedere il permesso, prese posto al tavolo, togliendosi anche i guanti, ma lasciando la sciarpa. Non voleva dare l'idea di volersi trattenere lì più di quanto non fosse necessario ed anzi, la prospettiva della dura giornata che lo attendeva non faceva altro che acuire la sua voglia di risolvere in fretta quella faccenda. Con un incantesimo Neville accese il fuoco della macchina del gas, lasciando scaldare l'acqua in maniera del tutto naturale. Si voltò verso Blaise, notando che questi stava fissando il suo pigiama bordeaux con righine gialle. Nuovamente, cadde in uno stato di imbarazzo abbastanza soddisfacente per il francese, ma a dispetto del periodo scolastico, seppe mantenere un controllo ineccepibile. Aveva imparato a fare finta di niente e la cosa gli riusciva anche piuttosto bene. Si sedette davanti al Serpeverde e, dopo aver stabilito un contatto visivo con lui, la questione venne aperta senza mezzi termini.

"Dov'è lui?"

"E' sul divano, si è addormentato circa dieci minuti fa"

"Come fa ad essere qui?"

"Aveva un mio biglietto da visita, deve averlo preso quella volta al Ministero"

"L'avevo visto rovistare tra le tue cose"

"Infatti. Sopra il biglietto c'è ovviamente il mio indirizzo, dato che è qui dove lavoro. Essendo ancora studente non posso avere un laboratorio mio"

"Come avrebbe fatto ad arrivare sino a qui?"

"A quanto dice, con i mezzi pubblici. Non so dove abbia potuto prendere i soldi"

"La tua arguzia cosa ti suggerisce?"

Neville rimase brevemente in silenzio, rendendosi conto della banalità di quell'osservazione.

"Mi ha detto che non andate molto d'accordo"

"In effetti ne dice tante, di cose. La maggior parte sono fesserie"

"Mi sembra un bambino piuttosto intelligente, non credo che-"

"Oh, è piuttosto intelligente, te lo posso assicurare. Proprio per questo può raccontare bugie maledettamente credibili"

"Quindi non è vero che gli hai detto che sarebbe dovuto morire anche lui durante l'attacco di un mese fa?"

"Questa non è una cosa che ti riguarda"

"Ha iniziato a riguardare anche me dal momento in cui ho aperto la porta e me lo sono ritrovato davanti bagnato fradicio e con un pacchetto di M&M's nello zaino come cena"

"Mi sembra tu la stia rendendo più tragica di quel che è"

"Dimmelo tu quanto è tragica allora"

"Se ho dei doveri nei riguardi di qualcuno, grazie a Dio non sei tu Paciock"

"Zabini guardami in faccia, non sono il ministero, voglio solo cercare di aiutarti"

"Non ho mai guardato da nessun'altra parte e ti assicuro che non vedo ragioni per le quali dovrei coinvolgerti"

"Perché la situazione ti è chiaramente sfuggita di mano. Anzi ti dirò di più: non l'hai mai avuta sotto controllo"

Blaise indurì la mascella e perforò il volto di Neville con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere. La consapevolezza personale era un conto, ma sentirselo sbattere così in faccia... era un altro. Già da tempo era sceso a patti con se stesso e, sì, aveva dovuto ammettere che gli errori c'erano stati. Fin dall'inizio. Se si trovava in quella situazione, probabilmente era anche colpa sua. Ma nessuno, nessuno doveva prendersi la libertà di dire cosa stesse facendo bene e cosa male. Neanche Constance. Neville non fu in grado di sostenere quello sguardo perforante a lungo e, qualche secondo dopo, abbassò il suo sulla superficie del tavolo, incrociando le dita delle mani. Sapeva di aver affermato qualcosa di molto forte, trattandosi poi di un tipo come Zabini. Ma dato che continuava insistentemente a rifiutare la mano che gli veniva tesa, il Grifondoro aveva deciso di adottare una tattica più brusca. Aveva già pensato all'eventualità di essere lentamente tagliuzzato e poi dato in pasto ai coccodrilli che sicuramente Zabini allevava come animali domestici, ma per Mathias aveva deciso di rischiare. La situazione di quel bambino lo toccava da vicino. Anche lui era cresciuto senza genitori, non li aveva praticamente mai avuti. Però c'era stata sua nonna, la sua fantastica, determinata nonna, senza la quale probabilmente sarebbe stato perso. O forse già morto. Quindi era conscio anche dell'importanza di avere accanto a sé qualcuno che fosse pronto a sostenerti, a proteggerti e spronarti, anche se sua nonna lo faceva un po' a modo suo. E se il destino aveva deciso che Blaise doveva essere quella persona per Mathias, Neville avrebbe cercato di fare tutto quello che era in suo potere, per rendere la cosa più facile. Lo faceva per Mathias, perché nessun bambino dovrebbe restare solo. Sempre.

"Posso darti una mano con Mathias"

"E come intenderesti fare?"

"Fai pure l'ironico, ma ci so fare più di te con i bambini"

"Non ne dubito, la mentalità è simile"

"Perché devi sempre offendermi?"

"Chiamasi obiettività, Paciock"

"No, chiamasi superiorità"

"Vuoi dire che saresti più maturo di me? Vorresti seriamente insinuarlo?"

"Non lo sto insinuando, lo sto dicendo"

"Sei diventato arrogante, Paciock. E' l'influenza di Potter?"

"Chi è ora il bambino?"

"Non ho ben capito come vorresti graziarmi del tuo misericordioso intervento"

"Faremo una sorta di terapia"

"Pardonnez-moi?"

"Vi aiuterò a trascorrere le giornate nella maniera più giusta possibile"

"Stai scherzando"

"Davvero?"

"Vorresti fare il parassita...?"

"No, ci vedremo a pranzo, a cena e forse qualche pomeriggio, dipende dai miei impegni"

"Impegni. Numerosi, noto"

"Lavorando da casa posso gestire il mio tempo come voglio"

"Cos'era quell'inflessione vagamente pavoneggiante insita nelle tue parole?"

"Chiamasi obiettività, Zabini"

"Questo l'avevo detto io"

"Davvero? Non ricordo"

Neville sfoggiò un piccolo sorrisetto da anima pura ed innocente. Blaise si accorse in quel momento che il Paciock dei tempi della scuola era bello che andato. Si trovava davanti un giovane uomo, forse un po' imbranato, ma dalla mente abbastanza brillante da averlo portato ad essere uno degli Erbologi di maggior successo nel loro paese quando ancora doveva terminare i suoi studi. Era rimasta quella sorta di spontaneità mista ad ingenuità, ma il coraggio e la determinazione avevano forgiato quelle due caratteristiche rendendole una piacevole sfaccettatura della sua persona. Blaise si ritrovò ad osservare le lentiggini che punteggiavano il naso del Grifondoro, senza provare il consueto disgusto. Lui aveva sempre odiato le lentiggini. Rimasero qualche secondo in silenzio, interrotto solamente dal fischio del bollitore. Neville si alzò dalla sedia e spense il gas. Aprì la credenza e tirò fuori due tazze, riempiendole di acqua calda. Mise le bustine del tè all'interno delle tazze ed a tavola portò una zuccheriera, due cucchiaini e il cartone del latte. Poggiò una tazza davanti a Blaise ed una la tenne per sé. Non era il servizio migliore che avesse mai ricevuto, ma Blaise convenne che per una volta, si poteva anche fare. Del resto, lui non era come Draco. All'idea dell'amico, posto nella sua situazione, non riuscì a trattenere uno sbuffo di risata sarcastica. Neville lo osservò, mentre girava lo zucchero nel tè e corrugò la fronte con una punta di incertezza. All'interno della cucina, mano a mano che il giorno si faceva spazio nella notte, la luminosità era percettibilmente aumentata.

"La cosa non mi convince, Paciock" commentò il francese, versando un po' di latte nel tè bollente. Iniziò a girare con il cucchiaino, senza aver preso zucchero.

"Io voglio fare così"

Una voce roca, mezza insonnolita, catturò l'attenzione di entrambi. Voltandosi verso l'entrata della cucina, Blaise vide Mathias, con un pigiama decisamente troppo grande per lui, capelli asciutti e puliti, volto stanco e profonde occhiaie sotto gli occhi. I capelli arruffati gli avrebbero dato un'aria probabilmente tenera, se solo Blaise non avesse saputo che razza di mostriciattolo fosse in realtà. Corrugò leggermente la fronte ed inaspettatamente la sua testa venne invasa dalla voce di Neville. Tanto per cominciare, evitiamo di chiamarlo mostro, mostriciattolo o altri epiteti poco gradevoli, vuoi? Il Serpeverde spostò lo sguardo sull'ex compagno di scuola per coglierlo sul fatto, ma l'altro aveva tutta l'attenzione per Mathias. Gli sorrideva gentile, con quelle fossette sulle guance così boh, e lo invitava ad avvicinarsi. Blaise restò congelato sul posto. Non aveva appena pensato con la voce di Paciock. No. No, assolutamente improbabile, scientificamente impossibile, matematicamente incalcolabile. Si costrinse a guardare di nuovo il bambino, concentrandosi su di lui. Era la priorità assoluta. Mathias si era seduto accanto a Neville e guardava Blaise con espressione apertamente ostile. Non sfoggiava più quell'aria di superiorità che gli aveva sempre propinato da quando l'aveva prelevato al Ministero. Quella che aveva sul volto era l'espressione ostile di qualcuno che era stato ferito e che non aveva intenzione di dimenticare. E che avrebbe ottenuto vendetta, in un modo o nell'altro. Probabilmente la sua vendetta sarebbe stata quella di costringerlo ad una vicinanza forzata con quell'imbranato di Paciock. Pensandoci a mente fredda, in effetti, era una vendetta abbastanza crudele. Blaise lo osservò a lungo, soppesando attentamente la situazione ed i vari risvolti che questa avrebbe potuto assumere. Non aveva idea di come avrebbe affrontato la giornata e l'idea che Paciock cercasse di fare da terapista improvvisato francamente pareva ridicola.

"Bel modo di porsi" commentò Blaise, comunque pizzicato dal tono di pretesa che aveva usato il bambino.

"Non ti meriti altro" sputò l'altro, con tono di voce graffiante ed arrabbiato.

Neville poggiò una mano sulla spalla di Mathias, prendendo un sospiro leggero.

"Mathias, proviamo a chiederlo insieme. E aggiungiamoci il 'per favore', vuoi?"

Il tono gentile e calmo del Grifondoro parve avere l'effetto di un balsamo lenitivo sui nervi del bambino. Mathias gli lanciò un'occhiatina, apparentemente quasi dispiaciuta, come avesse fatto qualcosa di sbagliato. Passarono lunghi attimi di silenzio, durante i quali Mathias studiò attentamente il volto di Blaise da sotto la sua folta frangia, usandola come una sorta di difesa.

"Facciamo come dice Neville... per favore"

Blaise non poté credere alle sue orecchie. Allargò impercettibilmente gli occhi, spostando lo sguardo sul Grifondoro che lo osservava con un sorriso incoraggiante, impegnato a donare una carezza sulla testa del bambino. Cioè. No dai, parliamone. Erano giorni che si dannava per cercare di ottenere un po' di rispetto da quel coso, e Paciock arrivava tutto lindo e pinto e ci riusciva nel giro di qualche ora.

Cioè.

L'idea che forse il Grifondoro sarebbe potuto essere un buon terapista invece che un fallimento totale, si fece strada nella sua coscienza. Sì, anche Zabini aveva una coscienza, piccola piccola, ma ce l'aveva. Guardò Mathias, ma il bambino aveva lo sguardo fisso sul tavolo. Era evidente che aveva fatto quel gesto di cortesia soltanto per far piacere a Paciock. Ma l'aveva fatto e a Blaise non interessava se la natura fosse di origini sincere o meno.

"Blaise?"

La voce del padrone di casa lo riscosse dalle sue osservazioni ed il ragazzo osservò entrambi. Doveva rispondere.

"... d'accordo" sputò fuori, senza troppo entusiasmo. Del resto la situazione restava ancora critica.

L'espressione serena di Neville tuttavia, sembrava esprimere tutt'altro parere.

"Adesso che siamo tutti e tre d'accordo, cerchiamo di capire come affrontare questa giornata"

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE:il capitolo DOVEVA essere relativamente corto, perché di semplice transizione. Però questa settimana è speciale, perché tra Natale e Capodanno anche io sono un poco più buona! Come già specificato nella risposta ad alcune recensioni, ho GIURATO e SPERGIURATO che dal prossimo capitolo Neville sarebbe stato talmente tanto presente che avreste iniziato ad odiarlo. D’accordo? D’accordo. E inveeece. Inizierete ad odiarlo precisamente a partire da questo capitolo. Poi non dite che non vi penso, eh! Le sorprese, con questa, sono finite per davvero. I prossimi aggiornamenti avverrano con una puntualità e rigidità mostruosa, vi avviso! Approfitto per augurarvi in anticipo buon anno nuovo e per ringraziare come sempre Arianna per il lavoro di betaggio! :D
p.s. sto cercando una beta volenterosa che si immoli per la mia piccola Merthur (Merlin). Chi volesse aiutare questa povera anima pia (che sarei io), clicchi con il ditino sulla messaggistica privata! <3


   
 
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