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Autore: _Evil    29/12/2012    0 recensioni
"Era soltanto un brutto sogno". E se non fossimo più in grado di distinguere i sogni dalla realtà?
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mano di Lisa si chiuse pesantemente sulla sveglia elettronica, mettendola a tacere.
La luce del giorno filtrava dalle tende in un'ovattata esplosione di colori caldi. La ragazza si girò e si rigirò ancora sul letto, sbarazzandosi delle coperte in modo disordinato, come faceva ogni mattina. Poi un ricordo piombò con irruenza nella sua mente, spingendola a mettersi seduta di colpo, a spalancare gli occhi. Nessun brutto sogno!
Era andata a letto, l'altra sera, con una certa apprensione, spaventata dall'eventualità di ripetere quell'orribile sogno una seconda volta. Ora si sentiva finalmente rassicurata, pronta a ripartire.
Si vestì in fretta e furia, uscì dalla sua camera e quasi inciampò per colpa di Tom che si era infiltrato volontariamente fra le sue gambe. Lo prese in braccio e svolazzò a destra e sinistra stringendo nella mano sinistra la zampetta destra di Tom, nell'imitazione di uno di quei lenti balli che si vedono sempre nei film, fischiettando un allegro motivetto. Sua madre era in cucina che preparava la colazione. Le stampò un bacio sulla guancia senza darle neanche il tempo di girarsi, ed uscì di casa con tutto il necessario, lasciandosi alle spalle le domande della madre. Non se la sarebbe pres a male, anzi. Sapeva che quand'era così avrebbe fatto colazione fuori con qualche amico, ed in genere questo voleva significare che si sentiva più serena e felice del solito.
Non usò nemmeno l'ascensore: scese tutte le scale di corsa, come se si trattasse di un allenamento mattutino. Monica era appena arrivata, e rimase sorpresa nel vedere Lisa già pronta e per di più così energica.
-Ma guarda, e così per una volta non dovrò aspettarti? Tutto bene?- Disse queste ultime due parole nel modo più serio possibile, sapendo che sognare il proprio padre defunto non era una bella cosa.
-Mai stata meglio. Sento che potrei marciare per giorni interi al freddo, come fecero le truppe di Napoleone quando...-
E così, dopo la brusca interruzione di ieri, ricominciava una giornata come tante. Tranne per un particolare: Percival.
Per tutta la mattina gli occhi azzurri del ragazzo non vollero staccarsi da lei, cosa che le rendeva difficile la concentrazione tanto quanto i ricordi di un bruttissimo incubo. Capiva di essere arrossita, il che la fece arrossire ancora di più. Lisa sapeva che quella era una giornata speciale, e non si sarebbe lasciata sfuggire una simile occasione.
Al termine delle lezioni, Percival la fissava ancora. E sorrideva. Lisa si sentì irresistibilmente attratta da quel sorriso brillante, quei bellissimi occhi dello stesso colore del cielo, messi in risalto dai folti capelli castani. Decise che stavolta non avrebbe aspettato.
Lo seguì fino alla biblioteca universitaria, dove Percival passava buona parte del primo pomeriggio ogni volta. Lo trovò intento a seguire una sfilza di titoli col dito indice su uno scaffale.
-Ciao Percival, stai cercando qualcosa in particolare? Posso aiutarti?- chiese lei sorridendo.
-No- rispose seccamente lui.
Lisa rimase sorpresa da quella reazione, e per un po' non disse nulla. Forse lui voleva che si arrivasse direttamente al dunque.
-Questo pomeriggio non ho niente da fare, che ne dici di fare un giro da queste parti?-
Da quel che ricordava, era la prima volta che si comportava in quel modo con un ragazzo. In genere erano i maschi a fare cose del genere, ma lei oggi si sentiva invincibile.
-Con te? Vorrai scherzare, sparisci dalla mia vista- rispose Percival degnandola appena di uno sguardo discriminante.
Lisa era senza parole, con la bocca letteralmente spalancata. Stava per replicare, ma Percival fu più veloce e cominciò ad urlare:
-Non capisci quello che dico? SPA-RI-SCI!-, prese un libro dallo scaffale e lo usò per colpire Lisa al volto, rompendole il naso. Cadde a terra, ma si rialzò subito tamponandosi la ferita per evitare che gocciolasse il sangue. Dietro di lei sentì Percival ridere come un esaltato. Incrociò diversi ragazzi e ragazze, ed anche loro ridevano. Fuori dalla biblioteca qualcuno provò anche a farle lo sgambetto. Cosa stava succedendo? Come poteva succedere una cosa del genere?
Arrivò di corsa all'entrata dell'Università, e subito le fu tutto chiaro. Stagliata sulla soglia, con la luce del Sole alle spalle, stava sua madre. La pelle bianca, il volto sfigurato, gli orribili occhi neri, come di un insetto.
-Lisa, non fai colazione?- disse con una voce che non era la sua.
Lei urlò, consapevole stavolta di trovarsi nel bel mezzo di un incubo, senza sapere come svegliarsi. Era un sogno, quindi dove avrebbe potuto rifugiarsi? Scappare non aveva alcun senso. Non le sarebbe nemmeno potuto accadere nulla, ma tutto ciò che succedeva la spaventava troppo. La cosa che la spaventava più di tutte era rivedere il cadavere di suo padre. Non voleva che accadesse di nuovo.
Corse verso l'uscita incurante della madre, anzi, di quella creatura che emulava malamente le fattezze di sua madre. Incredibilmente, appena varcata la soglia, si ritrovò dentro il suo appartamento, nella non molto grande stanza che usavano sia come salotto che come cucina. Seduto, sul divano, c'era suo padre. Pallido, dagli orribili occhi neri, accarezzava un Tom di dieci anni fa, decisamente più piccolo. Poi spalancò la bocca, mostrando una fila di orribili denti gialli acuminati, prese il gatto per la gola e lo portò alla bocca, strappandogli la piccola testa con un morso. Nel terrore assoluto che l'avvolgeva, Lisa riconobbe il suono delle ossa che venivano rotte dalle mascelle di quell'essere.
Era un sogno, si ripeteva. Bruttissimo, orribile, vivido, ma un sogno. Voleva chiudere gli occhi, ma non ci riusciva. Schizzi di sangue tappezzavano il pavimento ovunque. Poi il corpo decapitato del gatto fece una cosa incredibile: scese dalle gambe del padre ed andò a farle le fusa, macchiandole i jeans di sangue. Il padre si alzò e venne verso di lei, sorridendo con quegli orribili denti sporchi di sangue.
  
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