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Autore: Rain_bow    31/12/2012    2 recensioni
Irina è un personaggio secondario e poco nominato in questa saga, ma certamente fondamentale. Bisogna comprendere però la sua vita e il suo dramma prima di poterla giudicare del suo gesto avventato conrto la sua famiglia. Leggendo già dai primi capitoli comprenderete l'animo tormentato di questa vampira.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irina, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Spero vi piaccia questo nuovo capitolo della saga appena iniziato. Se avete voglia commentate pure qua sotto, ditemi cosa ne pensate, e come credete che vada avanti la storia, pubblicherò presto un nuovo capitolo. :)



Corsi incessantemente, il tempo che passava non era una mia preoccupazione, vidi spuntare il sole, ma non mi fermai, non sapevo neanche dove stavo andando, stavo solamente scappando via, mi volevo nascondere un po’  ed ero certa che le mie sorelle avrebbero capito che dovevano lasciarmi stare, il mio cervello complicato, mi invase di mille pensieri, e cercai di soppesare ciò che avevo fatto in quell’ultimo giorno, avevo voluto uccidere due miei fratelli, per vendicare Laurent, ma era veramente giusto aver reagito così?
Sì, pensai per mia risposta, dopotutto loro non avevano avuto alcun ritegno per me, avevano chiarito che adoravano l’umana più di me, e quindi per me erano solo estranei, io non avevo niente a che fare con loro, la mia vita non doveva di certo dipendere da loro, e quindi decisi che non sarei tornata mai più a far parte dei Cullen, il Clan di Denali era composto da quattro membri, io ero da sola, perché così avevano voluto, senza neanche un compagno.
Osservai il cielo, era nuvoloso, e la luna era ad un quarto del suo ciclo, mi sembrò di rivivere quella scena di uno di quei film horror, in cui una ragazza corre sola nel bosco inseguita da un uomo con un coltello in mano, un pensiero mi balenò in testa, volevo fare la parte del cattivo in quel film che rappresentava il mio tormento, volevo “cacciare”, non avevo sete ma volevo consumare la mia vendetta, mi avvicinai alla cittadina più vicina, e cominciai a cercare la mia preda, confondendomi tra la gente. Il paesino era piccolo e rumoroso, doveva essere in atto qualche falò sulla spiaggia, anche se la stagione non era la più giusta, mi avvicinai al mare, seguendo il rumore della musica rimbombante, i ragazzi mi guardavano stralunati,  di solito gli umani stavano alla larga dai vampiri, ma forse in quella festa l’alcool girava molto velocemente, e quindi nessuno si accorgeva della mia strana pelle bianca e dei miei occhi eccessivamente gialli.
Una ragazza mi si avvicinò, sembrava sobria ma niente gli vietò di abbracciarmi, sembrava quasi di conoscermi ma lo ritenevo impossibile, era bionda tinta, lo sentivo dallo strano odore che emanavano i suoi capelli, ed aveva degli occhi scuri, come un interminabile buco nero.
“Ehy! Te sei nuova vieni che ti faccio conoscere qualcuno”
Mi accompagnò più lontano dalla spiaggia, dove il rumore della festa era più accettabile, su una panchina c’erano cinque amici, due coppie ed una ragazza, erano tutti vestiti eleganti come se fosse stata una festa di gran classe, tutti tranne la ragazza, che aveva una semplice gonna che gli arrivava al ginocchio ed un cappotto, sembrava molto timida, e teneva la testa nascosta, sotto i suoi boccoli mori, “Nikky e Marley, Angie e Den e lei è Lù” indicò la ragazza con un certo disprezzo, non capivo perché si trovava lì, tutti si tenevano alla larga da lei, come se fosse un peso da dover portare dietro per forza, “e io sono Daisy, e tu?”
“Irina” affermai, Daisy era spavalda, e pensai a lei con un futuro da vampira, fantasticai, immaginandomela con gli occhi gialli.. o rossi.
Pensai pure di creare un nuovo Clan… ero sicura che lei avrebbe avuto qualche potere carismatico, in quel momento ebbi una grande nostalgia di Eleazar, se ci fosse stato lui, avrei scoperto se realmente possedeva un dono. Che buffo pensai, questi insignificanti umani mi hanno quasi fatto dimenticare per un secondo il mio Laurent.
 
Daisy era simpatica, forse un po’ troppo sicura di sé ma comunque aveva avuto coraggio ad abbracciare una vampiressa a caccia..
Durante la serata parlarono tutti con me, ma nessuno sembrava spaventato, avevano voglia di sapere qualcosa su di me, ma poi Nikky fece un grosso errore “Hai fame?” mi chiese; e in quel momento ripensai al motivo per cui io mi trovavo lì, stavo cercando una preda, e poi un’idea crudele mi offuscò la mente, avrei cercato un umana, la più simile alla foto che Edward mi aveva mostrato di Bella, volevo far finta che io stessi realmente cacciando Isabella Swan, e così cercai il modo di scappare da quel gruppo di amici, “Bè, io vado ciao!”
“No resta” disse Marley tenendomi la mano avvinghiata al mio braccio per non farmi andare via, la sua presa era salda e convinta, ma niente poteva con la mia forza, “No” Ringhiai, e qualcosa fece spaventare tutti quanti, che sembrarono finalmente impauriti da me. 
Lù alzò per la prima volta gli occhi incuriosita dal mio tono, erano marroni, color cioccolato, anche se non avevo il potere di Edward gli lessi negli occhi ciò che stava pensando, non aveva paura, affatto, sembrava interessata, qualcosa in lei mi ricordò Bella, mi bloccai, mi sembrò di avere davanti la presunta causa della morte del mio Laurent.
Pensai ad una tattica per allontanarla dal gruppo.
“Ehi ti va di fare una passeggiata” gli proposi, e come mi aspettai lei mi rispose di sì, era prevedibile, troppo fragile e indifesa anche solo per accorgersi del pericolo a cui stava andando in contro. Gli altri cinque amici sembravano offesi, e mentre io e la mia preda ci allontanavamo bisbigliarono “che tipa strana accetta la compagnia di Lù e non la nostra, bhà”
Mi girai per rispondergli, ma poi mi accorsi che loro non mi avrebbero sentita neanche se gli avrei urlato, ci eravamo allontanati parecchio, e solo perché avevo il mio super-udito mi ero accorta di quella frase.
“Perché mi hai chiesto di fare una passeggiata?”mi chiese la mia preda.
“Mi ricordi una persona” ammisi.
Ma qualcosa in me cambiò, ora non la volevo uccidere sembrava quasi che la voce di quella ragazza mi scongiurasse di non farlo. La guardai interrogativa, lei non sembrò accorgersene.
“A me non sembri.. come noi, sei diversa” mi confidò.
Le sue parole mi agghiacciarono, aveva scoperto qualcosa sul mondo inviolabile? Allora doveva morire, e di questo ne fui lieta.
Non risposi, e lei continuò “Sai i miei amici avvolte sono un po’ scortesi, ma sono molto simpatici invece..”
Ma che diamine stava dicendo? La guardavano con disprezzo, anzi la disprezzavano proprio, e lei aveva il coraggio di dire che non era vero?
“Allora perché sei messa da parte?” Gi chiesi, mi interessava saperne di più, quella ragazza era strana, né simpatica né antipatica, solamente strana.
“Non sono loro che lo fanno, sono io che voglio che facciano così” Pronunciando quella frase aveva evidenziato VOGLIO, forse stava cercando di spiegarmi qualche cosa, “A volte, penso di non essere normale, mia mamma dice che ho un grande potere, a volte riesco a farmi voler bene da sconosciuti, mentre altre volte quando voglio stare da sola riesco anche a farmi disprezzare, come oggi”
Rimasi affascinata, quindi lei aveva realmente un potere, riusciva ad imporre le cose, decisi che lei non sarebbe stata la mia preda, e la mia idea di costruire un nuovo clan mi tormentò di nuovo, lei e Daisy avevano dei grandi poteri carismatici, e per saperlo non occorreva neanche Eleazar, erano già fin troppo evidenti.
“Perché mi stai dicendo queste cose?” Gli chiesi.
“Qualcosa mi dice che sei te la persona giusta a cui raccontarlo..” Ecco, stava sbagliando, io ero la persona giusta, se lei si voleva uccidere, e basta.
“Cosa intendevi prima, quando hai detto che sono diversa?” 
“Qualcosa dentro di me, mi dice che a stare qui con te sono in pericolo, ma poi se ascolto più a fondo quella voce, sento che il pericolo nasce solo da un dolore che hai dentro..”
Ma che ragazza era quella? Era solo intuizione o cosa? Il dono di Edward era niente a confronto con il suo, ed era solo una semplice umana. 
“Scusa se ti racconto queste cose, ma mi stavo un po’ sfogando..” 
La mia sete di sangue si fece ancora più ardente, in realtà non avevo “fame” ma stavo odiando quella ragazza, aveva troppi misteri, ed io ero arrivata in quel paese solo per cacciare, se non scappavo subito, l’avrei uccisa, oppure trasformata, non lo sapevo…
Cominciai a correre, volevo tornare alla spiaggia, volevo cacciare, non dovevo essere coinvolta dalla vita della mia preda, ora avevo un altro piano, non dovevo far parlare la mia vittima o non sarei riuscita ad ucciderla, ero abitata ad interagire con gli umani, non ad ucciderli, ed era per questo che non riuscivo più a pensare che loro fossero semplici prede, corsi fino al centro della festa, salutai una ragazza che aveva dei capelli castani, anche se non assomigliava per niente a Bella, ma ormai non mi importava di trovare una preda simile a lei, ora la mia sete di sangue mi stava lacerando la gola, stavo soffrendo di nuovo per la morte del mio Laurent mi volevo sfogare, non riuscivo più a resistere. “Ciao” rispose la ragazza che avevo salutato dieci secondi fa, perfetto era ubriaca e non si accorgeva neanche con chi stava parlando, puzzava di alcool, peccato, pensai, il suo sangue non sarà gustoso come quello di una sobria.
La presi per un braccio, senza stringerla troppo, e mi allontanai con lei dalla spiaggia, la portai dentro al bosco, la ragazza non si era neanche accorta di quanto ci eravamo allontanate, e continuava a ballare, quasi incosciente.
Mi allungai verso il suo collo, e in quel fratto di secondo pensai a Lù, chissà se era tornata dai suoi amici, ma ero sicura che non mi avesse seguita si sentiva in pericolo, aveva fatto bene.
La mia bocca si schiuse quel tanto da toccare la pelle della vittima, affondai i denti sul suo collo, la ragazza iniziò ad urlare, ma nessuno sarebbe andato in suo soccorso.
Pensai di ucciderla subito, per non fargli patire più dolore, ma non ne ebbi voglia, la ragazza si stava dimenando, mentre le forze le stavano mancando, i suoi tentativi di fuga si facevano sempre più flebili, stava morendo dissanguata, mi accorsi, che ormai non stava più lottando per scappare, il suo cuore batteva lentamente, ormai il suo destino era segnato, continuai a succhiare, abituata com’ero al sangue d’animale, mi sembrò di assaggiare la cosa più buona del mondo, il gusto era dolce, liquido, e cadeva per la gola, lasciando dietro di sé, un buon profumo, la mia gola infiammata si stava spengendo, pensai a Laurent, ecco amore lo sto facendo anche io, sono diventata un mostro per te, perché voglio fare ciò che tu non hai avuto il tempo di fare prima di morire, addio.
Buttai il cadavere a terra, e mi asciugai con il dorso della mano, cominciai a correre,  più veloce di quanto mai avessi corso, correre chissà dove, forse verso sud o forse verso nord, ma non mi fermai, non potevo stancarmi, la stanchezza non era concessa al mio corpo da vampiro, chissà per quanto tempo corsi, ma il sole apparve, prima flebile e poi sempre più alto e imponente, mi dovetti nascondere, non potevo rischiare di farmi vedere alla luce del sole, avrei aspettato la notte, prima di continuare il mio viaggio, che non mi avrebbe portato da nessuna parte.
Cacciai anche quel giorno, ma decisi che le mie prede sarebbero state solamente animali, non volevo uccidere ancora, sarei diventata un mostro senza scrupoli se avessi continuato a fare stragi.
Il giorno passò veloce, come mi era successo qualche giorno prima nella foresta, chiusi gli occhi ed iniziai a pensare al mio vampiro, ed appena li riaprii era notte fonda, entrai nel paese più vicino, era silenzioso, e buio, ma qualche persona camminava svelta diretta chissà dove, fermai un uomo, “Dove siamo?” chiesi, non mi rispose, ma mi indicò il cartello con scritto il nome della città, avevo corso così tanto, da essere arrivata il più lontano possibile dalla mia casa, al lato opposto dello stato.
Ebbi un gran senso di colpa, avevo lasciato le mie sorelle, l’unica cosa che amavo in questa vita ormai, volevo tornare a casa, ero sicura che loro mi avrebbero perdonata, anche Carlisle mi avrebbe perdonata, era troppo buono per non farlo, così decisi, di tornare indietro la notte dopo.
Mi nascosi nuovamente dentro ad un bosco, stavo diventando un vampiro a tutti gli effetti, stavo vivendo solo la notte e non mi sarei sorpresa se mi fossi messa a dormire in una bara, mi guardai in un riflesso di un laghetto naturale che si trovava dentro il bosco, i miei occhi non erano lo stesso colore di sempre, erano tendenti all’arancione, e invece delle solite pagliuzze gialle intorno alla pupilla, si trovavano degli strani puntini rossi, impercettibili a qualunque occhio umano, avevo cacciato solo una volta un umano, e di già il mio colore era cambiato leggermente; un leggero ventarello scompigliò i miei capelli biondi, e mi nascosero la faccia, da quel momento non ebbi più il coraggio di guardarmi su una superficie riflettente, mi dovevo solo vergognare.
 
Caro Laurent.
Il tempo passa lentamente, la notte corro, e il giorno mi nascondo dalla luce, a volte penso chi sia stato ad ucciderti, ma non riesco ad immaginare nessuno che sia in grado di farlo, se non un altro vampiro, ho deciso di vendicarti, e che vivrò per sempre in lutto, perché tu sei morto e hai portato via anche una parte di me, mi nascondo da tutto, ho paura perché te non sei qui vicino a proteggermi. Ti Amo, e per sempre, finchè vivrò io ti amerò, sarò quindi destinata ad amarti per sempre, amore mio
Questo era ciò che pensavo durante il giorno, e pronunciando questa frase passavo il tempo; per me era una specie di preghiera; la notte riiniziavo la mia corsa sfrenata, ma a volte tornavo indietro e quindi il mio viaggio per l’Alaska, durò più del previsto, cominciai a contare le Lune piene, per accorgermi del tempo che passava, mi sentivo soffocare, questo mondo non era più giusto per me, ogni tanto cacciavo, quando la mia sete era ingestibile, abbattevo gli animali in fretta non volevo che soffrissero, bastavo io che mi logoravo. 
Contai tre cicli lunari prima che finalmente raggiunsi la mia meta, avevo varcato il nostro bosco, le mie sorelle sentirono la mia corsa. Prima di rientrare in casa feci l’ultima caccia, non volevo che nei miei occhi ci fosse alcun segno di rossore, in quei mesi avevo cercato di cancellare quella mia tragica caccia..
  
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