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Autore: GlendaSinWrasprigrel    01/01/2013    1 recensioni
Veritas True, figlia dei due ricercatori di diamanti più famosi del mondo, per via del lavoro dei suoi genitori deve traslocare almeno una volta ogni due anni: finita l'estate i True si trasferirono in campagna vicino alla città di Mist City. Lo stesso giorno del trasloco i genitori di Veritas dovettero lasciarla a casa da sola per lavorare.Mentre Veritas sistemava le sue cose, un'oggetto blu simile ad un meteorite atterrò proprio vicino a casa sua e con grande sorpresa si scoprì essere un... enorme riccio blu!
Cosa sarà successo al nostro eroe, Sonic the Hedgehog?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sonic riuscì a liberarsi dalle macerie, urlò dal dolore per lo sforzo e si piegò in due per riprendere fiato, di scatto alzò la testa spalancando gli occhi dall’orrore che aveva davanti a se: le verdi colline dove al riccio blu piaceva correre erano ormai diventate nere come la pece, l’acqua cristallina del fiume divenne una pozza di fuoco. Tutto attorno a lui bruciava di uno spaventoso rosso.
“ Ma che… ahi!”
Con un solo passo il riccio si trovò a terra, si portò una mano alla caviglia che al primo contatto era completamente gonfia; zoppicando andò a perlustrare la zona e a cercare i suoi amici ma le uniche cose che incontrava erano i robot distrutti del dottor Eggman e l’aeroplano di Tails.
“Tails! Amy! Shadow! Knuckles! Dove siete?!”
Sonic chiamò a gran voce i suoi amici ma senza ricevere risposta, continuò a camminare senza una meta da raggiungere
“ Che cosa è successo?”
“Quello che vedi, topastro”
Alzata la guardia Sonic squadrò una palma alla sua destra, una ragazza vestita con abiti orientali era lì davanti a lui con le braccia incrociate e un sorrisetto compiaciuto
“Tu…chi sei! E che cosa vuoi?!”
“Ehi calma, Sonic the hedgehog… a dirti la verità noi volevamo solo te,ma data la tua reazione non potevamo fare altro se non attaccare, sia te che i tuoi amici. Persino quell’idiota di Eggman”
“Dove sono? Che cosa gli hai fatto?!”
“ Stai buono. Li raggiungerai molto presto”
La ragazza si avvicinò al riccio blu che non fece in tempo a controbattere, le troppe ferite lo avevano rallentato, lei lo alzò da terra prendendolo per il collo: Sonic urlò di nuovo dal dolore sputando sangue cercando anche di staccarsi da quella morsa.
“Lo sai, è un vero peccato che questo mondo verrà distrutto”
Con una sfera d’energia ,  la ragazza era pronta a colpire il pieno volto Sonic ormai privo di forze
“Addio, topastro”
Prima che lui potesse chiudere completamente gli occhi, una luce rossa lo accecò inducendolo a gridare di nuovo.
“NOOOOOOOOOOO!!!”
“WAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Veritas dallo spavento fece cadere la bacinella piena d’acqua
“Oh no!! Che disastro!”
La ragazza prese dall’armadio uno straccio e asciugò il pavimento bagnato , Sonic ancora un po’ scosso si alzò in fretta con una smorfia di dolore e prima che cadesse dal letto, Veritas lo prese in braccio velocemente
“Attento! Non puoi ancora muoverti, devi stare tranquillo e a riposo!”
Gli occhi verdi smeraldo, non ancora abituati alla luce, erano piccole fessure che cercavano di mettere a fuoco la figura davanti a se; pian piano riuscì a distinguere due piccole luci turchesi fissi verso di lui, capelli lunghi e castani e i lineamenti del viso di una ragazza.
“Tu… chi sei?”
“Ah.. ecco io… “
“Dove sono?”
“Ehi, una domanda alla volta, ok?”
Veritas posò Sonic nuovamente sul letto e gli si avvicinò con una sedia un po’ nervosa. I suoi occhi erano fissi sul suo aspetto; i capelli, gli aculei sulla schiena, parevano proprio quelli di un porcospino ma vederlo così alla ragazza pareva quasi… umano e la cosa che l’affascinava maggiormente erano le sue scarpe rosse e i guanti bianchi.
“ Beh… ecco … come cominciare… Cioè voglio dire”
Il riccio sbottò una risata, ormai abituato a quelle osservazioni
“Si si, lo so… A molta gente faccio questo effetto; ecco a voi un porcospino che parla. Ahahah, ci sono abituato!”
“Ah, mi hai reso più facile il discorso!”
Entrambi risero all’unisono. Finalmente la tensione dentro Veritas scomparve e poté parlare senza problemi
“Ti giuro che quando ti ho visto sul mio giardino non potevo crederci! Io mi chiamo Veritas, Veritas True. E tu?”
“ Io mi chiamo Sonic, Sonic the Hedgehog”
“Sonic? Che bel nome!”
“Anche il tuo! E ora potrei sapere che cosa mi è successo?”
Confuso, Sonic contemplò le innumerevoli bende sul suo corpo e iniziò a levarsele
“ Ehi, non farlo! Sei ancora… Cosa?”
La ragazza spalancò gli occhi dallo stupore vedendo che sotto le garze e le bende non c’erano più quelle ferite profonde, non rimasero neanche le cicatrici
“ Wow… allora non sei un riccio normale…”
“Proprio no, ora posso sapere dove sono?”
“Aspetta, mi stai forse dicendo che non ricordi perché sei caduto dal cielo?”
Il riccio fece spallucce scuotendo la testa
“Non ricordo neanche che cosa ho fatto il giorno prima”
“Beh, hai dormito”
“Che cosa?!”
“Anzi, a dir la verità hai dormito per tre giorni di fila”
“Eh?!”
Sonic scese dal letto e prima che Veritas se ne accorgesse era già giù in giardino a perlustrare il posto, l’unica cosa che la ragazza riuscì a vedere dalla finestra era una scia blu sulle colline che andava alla velocità della luce o forse di più
“Pazzesco… Ma è velocissimo”
D’un tratto una folata di vento scompigliò i capelli di Veritas, ma la cosa che la sorprese di più fu di vedere nuovamente il riccio blu vicino a se
“Mi ci volevano quattro passi!”
“ Quattro pa… ma tu… tu eri nei campi cinque secondi fa!”
“Cosa? Ah, mi sono dimenticato di dirti che io sono il porcospino più veloce del mondo! “
“ Non dirlo come se fosse una cosa normale!”
Nel silenzio tra i due uno strano borbottio rimbombò nella stanza, Veritas inarcò un sopracciglio mentre Sonic arrossì dalla vergogna
“Ahahah a quanto pare hai fame!”
“Beh… sì, forse…!”
“ Tenendo conto il fatto che tu non sia un riccio normale, ti vanno bene degli hamburger?”
Gli occhi di Sonic si illuminarono
“Mi chiedi se vanno bene? Sono perfetti!”
“Bene allora! Dammi cinque minuti e saranno pronti!”
 
Tra la nebbia un ragazzino teneva gelosamente stretto a se una sacca di pelle, era stanco di correre a vuoto nella selva ma la sua missione gli impediva di fermarsi; doveva portarla intatta a tutti costi, ne valeva della sua famiglia, nel vuoto di quella stessa selva riecheggiava il suono metallico delle armature dei cavalieri che pericolosamente si avvicinavano a lui.
“Presto, fatti vedere…. Ormai sono al limite!”
“ Sono sopra di te”
Il ragazzo alzò la testa, su un ramo di un albero stava seduta una ragazza vestita con abiti dai colori sgargianti e orientali, sul viso del giovane si disegnò un largo sorriso
“Eccoti!”
Quasi come un gatto la ragazza scese dall’albero senza fare il minimo rumore
“Come ti avevo promesso, sono qui”
“Mi dispiace… mi hanno seguito però ho quello che sei venuta a prend…”
Una freccia venne scoccata a pochi centimetri dal piede del ragazzo: i cavalieri riuscirono a raggiungerlo
“Oh no, sono qui!”
Armati di lance, arco e frecce i cavalieri circondarono i due, il ragazzo tremava dalla paura mentre la ragazza era calma e impassibile; davanti ad essi un cavaliere dal mantello rosso scese dal suo cavallo e squadrò severo prima il ragazzo e poi la ragazza.
“Tu. Dacci la borsa e il ragazzo”
“Oh, ti riferisci a questa? Mi spiace ma appartiene a me”
“Tu menti! “
“ Invece no”
Prima che lui brandisse la sua spada, la ragazza era davanti a lui, quasi come se avesse usato il teletrasporto
“Ma tu… come diavolo…?”
“Osserva”
La ragazza fece oscillare un piccolo pendolo con una pietra azzurra, quello, incantato da quella luce, seguì con gli occhi la pietra
“Osservo…”
“Questo ragazzo ha pagato la tassa”
“Il ragazzo… ha pagato… la tassa…”
“Non dovrete più chiedergli soldi per quindici anni”
“Non più… tasse… per quindici anni…”
“ Il suo nome è Christopher Miller. Ripeti tutto”
“Christopher Miller…  ha pagato la tassa… non dobbiamo chiedergli … altro denaro per quindici anni…”
“Bravo. Questo vale anche per voi!”
una luce azzurra accecò anche gli altri cavalieri che dopo un urlo ripeterono ogni singola parola detta dal loro capo; infine presero a camminare senza più dare la caccia al ragazzo.
“Ma… come hai fatto?”
“ E’ il mio mestiere”
“Tu non sarai… una strega?”
“Chiamami come vuoi, a me non ha alcuna importanza”
Con un sorriso la giovane si avvicinò al ragazzo ancora un po’ turbato, dalla tasca della sua giacca tirò fuori un piccolo sacchetto contenente delle erbe
“Che cos’è?”
“Queste dovrebbero bastare per curare tua madre. Stai tranquillo, sono semplici erbe mediche che qui non crescono, entro una settimana vedrai che starà bene”
Con la mano tremolante, il ragazzo prese il sacchetto, la ragazza accarezzò le gote di lui rassicurandolo
“Stai tranquillo e continua a vivere sereno”
Questi le rispose con un sorriso e le lacrime agli occhi
“Grazie mille!”
Grazie a te, per aver custodito la borsa”
Il ragazzo corse via salutando con una mando la sua salvatrice, quando scomparve nella nebbia anche lei fece lo stesso aprendo davanti a se un portale dimensionale
“Bene. Ora che ho tutto quello che mi serve, si va”
 
Veritas osservava esterrefatta il riccio mentre mangiava, una fila traballante rischiava di cadere man mano che se ne aggiungeva un altro, il numero ammontava a undici
“Wow… avevi davvero fame… è una fortuna che abbia comprato tutte quelle confezioni…”
“Beh, non ho mangiato per tre giorni… E’ normale che abbia fame! Ahhhh basta, ora sono sazio!”
“ Dalla tua pancia non mi sembra,sai?”
“Eheh!”
“Ora che possiamo parlare tranquillamente, tu da dove vieni?”
“ Vengo dal pianeta Mobius, non posso dirti però da dove sono caduto perché non mi ricordo cosa mi è successo. Ma forse…”
“Hm?”
Sonic si rattristò quando ripensò al suo sogno, strinse i pugni cercando di reprimere le immagini del suo mondo natale invaso dalle fiamme e di sperare che i suoi amici stessero bene
“Devo tornare subito…”
“ Eh?"
“Voglio essere sicuro che i miei amici stiano bene e che naturalmente lo sia anche Mobius. E’ una distesa verde davvero stupenda, sai? Correre lì è semplicemente fantastico! Però…”
I suoi occhi colmi di preoccupazione incontrarono quelli curiosi di Veritas
“ Questa notte forse ho ricordato qualcosa…  qualcuno ha tentato di distruggere il mio pianeta e forse è la stessa persona che mi ha catapultato qui...”
“Wow… è una storia così incredibile… che quasi fatico a crederci…”
“ Ti giuro che questa è la pura verità… parola di riccio!”
“ Non preoccuparti io ti credo! Ah, aspetta! Il telefono! "
Veritas si avvicinò al telefono fisso presso la porta d’ingresso, Sonic dalla porta del salotto vide la ragazza farfugliare alla madre con fare eccitato per un’uscita familiare del giorno dopo( Mist Lake: al riccio quasi faceva ridere… gli sembrava un nome per una giostra del terrore), ma poi tutta quella felicità scomparve e venne rimpiazzata con un sorriso forzato e una finta risata; con un triste allora ci sentiamo Veritas mise giù la cornetta del telefono, abbassando la testa. Fu lì che uscì allo scoperto.
“Ehi che cosa è successo?”
“A loro non importa…”
“Ma di cosa?.... Ehi!”
Velocemente la ragazza scansò Sonic e corse sulle scale verso la sua stanza, in un attimo il riccio la raggiunse e la sorprese a singhiozzare vicino alla finestra, Sonic si grattò la nuca. Non era mai riuscito a sostenere simili situazioni, neanche con Amy su Mobius, eppure qualcosa doveva pur dire, anche solo una parola.
“Andiamo, che è successo?”
“Anche questa sera i miei genitori non ritornano… e la promessa di portarmi a fare un giro in città è saltata… Tutto per il loro lavoro”
disse Veritas indicando con gli occhi una foto sulla scrivania, Sonic la prese in mano ed esaminò le tre figure raffigurate; un uomo dai capelli scuri, una donna bionda e una ragazzina castana che sorridevano mentre pescavano.
“ Sono i tuoi genitori? Caspita! Assomigli molto alla madre!”
“Lo dicono tutti… ma la verità è che non ci assomigliamo per niente”
“Dai, non puoi dire così…”
“Io non sono la sua vera figlia”
“Ok… questo cambia tutto…”
“Venni adottata a cinque anni… non ricordo nulla dei miei veri genitori, loro due appena mi videro si affezionarono”
“ E scusa dove sta il problema?”
“Beh… in effetti non dovrei lamentarmi… forse il problema è solo mio. Scusami”
“E di cosa? Mi spiace solo di vederti così”
Veritas prese a guardare il sole che tramontava, il cielo tinto di rosso che preannuncia l’arrivo della sera che invece di ammirare quella bellezza, rimuginava sulla sua vita ormai cambiata.
“E' sempre la stessa storia; i miei genitori sono stimati ricercatori di pietre preziose, ma non quei soliti avidi che cercano in tutti i modi di arricchirsi, loro sono stimati e ammirati perché lavorano duramente anche nelle miniere scavando. Sono delle persone oneste! Però…”
Sonic le si avvicinò e con un dito asciugò l’ultima lacrima sulla guancia di Veritas
“E allora smettila di preoccuparti! Vedrai che questa gita la farete, non possono amare di più il loro lavoro che te, non pensi?”
Il sorriso deciso del riccio rincuorò la ragazza che lo ricambiò
“Grazie”
“Figurati!... ma che?!”
All’improvviso si sentì una scossa che fece tremare la casa, Veritas e Sonic si ripararono sotto la scrivania, passati due minuti il tremore cessò
“Mamma mia.. che paura!”
Sonic spalancò la finestra e scrutò lontano, presso la foresta, delle scie rosse colsero la sua attenzione
“ Ma quello…”
Che succede?”
“ Veritas, aggrappati a me!”
“Eh? Cosa? Perc… Ahhhh!!”
Non appena la ragazza si aggrappò alle spalle del riccio, si ritrovò con i capelli per aria e a sentire l’aria fredda sulle guance, provava paura ma allo stesso tempo sentiva l’adrenalina nel corpo man mano che la velocità aumentava: quando si fermarono, Veritas si sentì svenire.
“Ahia… mi gira la testa”
“Ti ci abituerai, forza! Sono lì!”
Entrambi entrarono nella foresta, più andavano avanti, più sentivano dei rumori metallici assordanti
“ Ma che succede, Sonic?”
“ Tra poco lo scoprirai!”
Sonic prese al volo la mano di Veritas e con un balzo evitarono un albero in procinto di cadere su di loro, era un salto di almeno venti metri; da quell’altezza i due videro in mezzo alla selva un robot alto almeno dieci metri, armato di tenaglie e occhi al laser e un riccio nero striato di rosso vicino ai suoi piedi. Agli occhi di Veritas pareva veloce come Sonic, cercò di attaccare la macchina di metallo a colpi di pistola e con attacchi frontali corpo a corpo.
“Ehi Sonic! Quel riccio lo conosci? Ti assomiglia!”
“Si, è Shadow! Uno dei miei compagni!”
Sonic si lasciò cadere con Veritas in preda al panico, toccato terra disse alla ragazza, ancora sconvolta, di nascondersi dietro l’albero e andò all’attacco
“ Vuoi per caso una mano?”
Il riccio blu saltò addosso al robot disorientandolo con una serie di attacchi, Shadow rimase sbalordito all’arrivo del rivale
“S-Sonic?! Tu che ci fai qui?! Levati!”
“ Ehi datti una calmata! Ti sto dando una mano!”
“Non è questo il problema! Nasconditi, questo qui cerca proprio te… Ah!”
Distratto, Shadow venne scaraventato sul tronco di un albero
“Shadow!”
“Ti ho detto di nascond… attento!”
Una delle tenaglie venne sostituita con un cannone pronto a colpire, l’aura violacea ne era la prova
“ Oh, cavolo…”
“Spostati!”
Con uno spintone Shadow Allontanò Sonic dal mirino e venne colpito in pieno dal un bagliore viola, quest’ultimo urlò
“Shadow!!!”
Il cannone mirò nuovamente a riccio blu che urlò anche lui, accecato dalla luce
“ No!!! Sonic!!”
Soggetto identificato. Sonic the Hedgehog: neutralizzato.
Aggiornata la sua missione, il robot prese il volo allontanandosi  dalla foresta ricoperta da una spessa cortina di fumo, la ragazza tossicchiando andò alla ricerca dell’amico blu e del suo compagno
“Sonic! Dove sei! Rispondi!”
“ Maledetto!!! E’ colpa tua!!”
“ Ehi, vacci piano! Dai Shadow! Ti ho detto che mi dispiace!”
“No, invece! Ma tu guarda cosa mi è toccato fare per te! Invece di startene lì dovevi scappare, idiota!”
Veritas captò due voci flebili davanti a lei, riconobbe Sonic dalla risata
“Eccoli!”
Quando vide due figure in controluce bisticciare, capì che dovevano essere loro, riuscì a distinguere la testa di Sonic ma non appena si ritrovò davanti ai due, i suoi occhi si spalancarono dallo scalpore
“So…nic?”
Veritas, invece di ritrovarsi due porcospini litigare si trovò davanti due ragazzi della sua età fare mosse di wrestling; uno dai capelli scuri con delle meches rosse vestito di nero e un ragazzo dai capelli blu vestito interamente di celeste che subiva sorridendo uno strangolamento.
ANGOLO DELL’AUTORE:
Beh… che dire … è appena l’inizio, col tempo si capiranno di più i dettagli!! :) 

Buona lettura!!
 
Glenda
  
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