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Autore: kary218    01/01/2013    4 recensioni
In un Mondo Magico che ha appena assistito alla scomparsa misteriosa di Lord Voldemort, mentre la caccia ai Mangiamorte si fa spietata, due coppie opposte si ritrovano, loro malgrado, a condividere una mattinata che condurrà tutti e quattro a riflettere sul significato dell'amore e su tutto ciò che quella guerra si è portata via.
Arthur e Molly, Lucius e Narcissa.
Vite parallele, su fronti opposti della battaglia, accomunate da quello che, per tutti loro, è il tesoro più prezioso: la famiglia.
Tra battibecchi, risate, amarezze e gelosie, uno slice of life di quattro vite che si incrociano, riflettendo su quello che davvero conta e su ciò che ormai è perso per sempre.
Dalla storia:
"È una squilibrata!"
"LO SO CHE È UNA SQUILIBRATA!" gridò Narcissa, mentre le lacrime le rigavano il viso, per poi concludere in un sussurro: “Ma è mia sorella...”
[...]
“Weasley, che sta succedendo? È un manufatto babbano quello?”
“Già, Weasley” enfatizzò Lucius, gioioso: “Che sta succedendo?”
[...]
Lucius la amava davvero, o la sfoggiava soltanto, al pari di un anello od un
bracciale?
[...]
Cos'altro aveva visto Arthur in lei per amarla così tanto?
"Guarda qui che smagliature..."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arthur Weasley, Cornelius Caramell, Lucius Malfoy, Molly Weasley, Narcissa Malfoy | Coppie: Arthur/Molly, Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Buongiorno! ...E ovviamente buon 2012 a tutti! ^^ Ho finito ieri di scrivere l'intera storia e vi posso dire con orgoglio che sarà composta di sei capitoli, aggiornerò circa ogni settimana e avrete i punti di vista di Arthur, Lucius, Molly e Narcissa, un po' a rotazione (:
Che altro posso dirvi? Che la parte senz'altro più impegnativa di questa storia è stato il dover cercare tutte le nozioni sull'anno della caduta di Voldemort, in cui è ambientata (come spero fosse evidente), il che ha implicato cercare notizie sul vecchio Ministro, sui fatti salienti e compagnia bella! XD Però devo ammettere che è stato divertente! In questo capitolo è il turno di Lucius per cui noi tutti tifiamo... Vedremo come se la caverà a casa sua ù.ù
Grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, grazie a chi l'ha recensita, messa tra le seguite, le preferite eccetera, insomma grazie a tutti, se avete voglia di scrivermi una recensione e dirmi cosa pensate sarà sempre cosa gradita ^-^ Ricordo a tutti che ho una long in corso, sempre su hp, nel caso aveste voglia di dare un'occhiata è.è Buona lettura, spero vi piaccia, io mi sono divertita un sacco scrivendolo! 


2. Pavoni bianchi

 

Quel pezzente, mi chiedo come faccia ad avere ancora un impiego!

Lucius era soddisfatto, non solo aveva corrotto per bene le autorità, riuscendo a tenersi fuori da Azkaban, ma era anche approdato al Ministero, per di più insultando il suo nemico giurato, Arthur Weasley.

Quel pidocchioso Traditore del suo Sangue non gli era mai piaciuto, fin dal primo giorno che l'aveva visto insieme agli altri Grifondoro, se possibile più rivoltanti di lui. Suo padre gli aveva sempre detto che i Weasley erano famosi per due sole cose: i capelli rossi e l'avere più figli di quanti non ne potessero mantenere, definizione che si era rivelata più che adatta anche per la nuova generazione.

Appena firmate le ultime scartoffie si smaterializzò, per ricomparire un istante dopo nel salone d'ingresso del suo Maniero.

L'unica seccatura è il brunch di domani, ma non potevo farmi sfuggire un'occasione del genere, forse riuscirò perfino a farlo cacciare a calci dal Ministero! Dopotutto, ormai Caramell l'aveva invitato...

“Buonasera, padrone” gli disse un elfo domestico, vestito solo di un vecchio sacco di tela, correndogli incontro con quella sua camminata così irritante: “Dobby può riporre il vostro mantello?”

Lucius gettò addosso alla creaturina mantello e bastone da passeggio, per poi sibilare, con una profonda nota di disgusto: “Appoggiali al loro posto, poi preparati a servire la cena”

“Sì, padrone, Dobby provvede subito”

“Sarà meglio per te”

Esseri tanto obbrobriosi quanto utili, devo ricordarmi di fargli stirare le orecchie, più tardi.

Immerso nei suoi pensieri, si diresse nell'ampio salone, dove un arredamento tardo ottocentesco la faceva da padrone, con eleganti poltrone, quadri antichi con illustri maghi del passato che conversavano tra di loro e grandi finestre, oscurate da tende di velluto damascate.

“Bentornato, caro” lo accolse Narcissa, alta, biondissima, gli occhi di ghiaccio ed il fisico asciutto, del tutto inusuale per una donna che aveva da poco avuto un bambino: “Guarda il nostro tesoro, non è perfetto?”

Lo sguardo di sua moglie si era addolcito in un solo istante, posandosi sul figlioletto che teneva in braccio. Lucius sorrise, ricambiato dal piccolo Draco che, a modo suo, lo salutò con dei versi allegri, poi si avvicinò a baciare sia lui che la sua consorte, riservando estrema delicatezza ad entrambi, come uno che si trova di fronte due statue di cristallo, tanto belle quanto fragili.

“Nostro figlio è magnifico”

La donna gli regalò un ampio sorriso, lieta di quell'apprezzamento verso il suo dono più prezioso, poi disse, facendo giocare il bambino con una ciocca dei suoi lunghi capelli: “Ti ho fatto preparare il tacchino”

“Benissimo, andiamo a cena”

 

Il tavolo era molto lungo per tre sole persone, i due adulti cenavano agli estremi opposti, mentre Narcissa teneva accanto a sé suo figlio, imboccandolo e ridacchiando ogni volta che quello buttava in giro qualche cucchiaiata di pappa.

“Non può proprio farlo la servitù, quel lavoro?” si azzardò a chiedere Lucius, ben sapendo di aver appena messo piede in un campo minato: “Almeno potresti mangiare in pace e...”

Non osò mai finire la frase, perché sua moglie lo stava già fissando con uno sguardo a dir poco assassino, si limitò invece a sospirare ed alzare le spalle: quando si parlava di Draco non c'erano santi, dalla nascita del loro primogenito la donna era diventata leggermente possessiva, specie negli ultimi tempi.

“D'accordo, non importa” disse infine, decidendo di cambiare argomento: “Piuttosto, stavo pensando di comprare dei pavoni da mettere in giardino, magari bianchi... Ah, e domattina siamo invitati ad un brunch a Diagon Alley da Caramell, la cattiva notizia e che ci saranno anche i Weasley, ma il lato positivo è che potremo farli licenziare!”

Aveva esclamato il tutto con grande soddisfazione, fiero del suo nobile proposito, ma quando alzò lo sguardo sulla donna, notò che l'espressione di lei si era fatta d'improvviso truce, mentre il suo usuale pallore era stato sostituito da una sfumatura rossastra piuttosto preoccupante.

“Stai scherzando” gli disse, procurandogli un repentino cambio d'espressione: “Dimmi che è uno scherzo”

Non era una domanda.

Che accidenti ho fatto, ora?!

Lucius tentò uno sguardo ammaliante ed un sorriso appena abbozzato, ma la reazione che ottenne fu tremenda, infatti la sua consorte gettò a terra la posata di plastica del bambino e si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo in un gesto molto poco signorile, ma tremendamente intimidatorio.

“Non posso crederci!” sbottò: “Come puoi pensare al brunch in un momento così?!”

Aveva dimenticato il loro anniversario? Non gli pareva... Allora qual era il problema? La sua indecisione non fece altro che peggiorare la situazione.

“C'è il processo di Bella, domani” sibilò alla fine Narcissa, senza staccargli gli occhi di dosso, visibilmente furiosa.

Il mago ponderò rapidamente la cosa: i suoi cognati, il fratello di Rodolphus, Rabastan, ed anche quello schizzato di Crouch sarebbero probabilmente finiti ad Azkaban a vita.

“Sai benissimo che non posso farci proprio niente” si decise a dire: “E lo sai che non ci andremo”

La strega parve oltraggiata.

Che devo fare con lei?!

“Lucius, tu devi fare qualcosa...!”

Avevano già affrontato quell'argomento decine di volte, stava davvero perdendo la pazienza.

“Cosa vuoi che faccia?!” sbottò a sua volta, sbuffando, mentre Draco, spaventato dai loro toni di voce, cominciava a piangere: “Le ho detto io di torturare i Paciock?! Le ho detto io di cercarLo dopo che era caduto, come una spiritata?! Le ho detto io di urlare ai quattro venti che Lui tornerà? Non basterebbe tutto l'oro del mondo a tirarla fuori, senza contare che non rinnegherebbe mai la sua fedeltà all'Oscuro Signore!”

“Ma...”

“Niente 'ma'!” esclamò ancora, secco, sovrastando il pianto di suo figlio: “Alla pazzia, Cissy! Li ha torturati alla pazzia! Decine di testimoni!”

“Dobbiamo almeno andare al processo!”

“No che non ci andiamo! Non ho corrotto mezzo Ministero solo perché lei possa vederci, urlare che siamo dei vigliacchi traditori in una delle sue classiche uscite e farci sbattere all'inferno con loro! È una squilibrata!”

“LO SO CHE È UNA SQUILIBRATA!” gridò Narcissa, mentre le lacrime le rigavano il viso, per poi concludere in un sussurro: “Ma è mia sorella...”

Al vedere sua moglie piangere, Lucius sospirò e cercò di darsi una calmata, per poi andare ad abbracciarla, stringendola a sé.

“Mi dispiace...” le disse, lasciandole qualche istante per riprendersi: che poteva fare? Non voleva rischiare di finire in prigione, di dover lasciare il suo Draco, la sua Cissy e non c'era alcun modo di tirare fuori i suoi cognati da quella situazione.

Rodolphus forse potrebbe ragionare, ma lei...

Finalmente la donna sembrò tornare in se stessa e parve udire solo allora il pianto disperato del suo bambino, prendendolo immediatamente tra le braccia e cullandolo con amore.

“No, tesoro, non è successo niente” gli disse, mentre il mago li abbracciava entrambi, asciugando con una mano le guance ancora arrossate di lei: “La mamma è qui...”

“Cissa, lo sai che non posso...”

“Lo so” ammise alla fine quella, poggiando il capo contro la sua spalla: “Mi dispiace, Lucius”

“Anche a me, ma il modo migliore di agire è non pensarci e comportarci normalmente, domattina andremo a quel brunch. Pensa a Draco, non possiamo crescerlo da Azkaban!”

Lo sguardo di sua moglie si posò nuovamente sul loro primogenito, mentre con le dita sottili gli scompigliava i capelli biondi, per poi togliergli di bocca la manina che si stava ciucciando con ritrovata allegria. Lucius le diede un bacio sulla guancia, proponendo poi di finire la cena.

“Dobby!” tuonò, non appena ebbe rimesso le gambe sotto al tavolo: “Vieni subito a pulire!”

Immediatamente comparve l'elfo domestico che l'aveva accolto all'ingresso, cominciando a far sparire la pappa per terra ed a raccogliere le posate cadute.

“Sei troppo lento” disse Narcissa, impietosa, forse soltanto vogliosa di prendersela con qualcuno: “Punisciti!”

Draco trovava divertentissimo vedere l'esserino percuotersi da solo, rideva a crepapelle, restituendo il buonumore anche ai suoi genitori.

Che bravo figlioletto, un giorno farà grandi cose!

“Picchia! Picchia!” strepitava intanto il frugoletto, battendo con le manine sul seggiolone, estasiato: “Picchia!”

“Hai sentito mio figlio, elfo?” domandò il signor Malfoy, rivolgendo al suo servo un sorriso malevolo: “Obbedisci al tuo giovane padrone”

“Sì, signore” rispose solerte la creaturina, picchiandosi più forte: “Cattivo Dobby! Cattivo!”

Era incredibile quanto gli mettesse allegria punire quegli odiosi esseri, era una vera fortuna averne più di uno in casa, quei momenti con la sua famiglia lo ripagavano di ogni fatica.

 

Finita la cena, i tre Malfoy tornarono nel salone, mentre Lucius spingeva via a calci Dobby, sempre in nome degli occhioni grigi e felici del suo erede. Era ancora presto per mettere a letto Draco, così Narcissa si sedette a terra, sull'ampio tappeto, cominciando a tenere per le braccia suo figlio affinché camminasse, rendendo orgoglioso il suo vecchio.

“Non è speciale?” esclamò dopo avergli fatto fare qualche passo, al colmo della gioia, guardando la creatura che aveva messo al mondo al pari del più ammaliante tesoro.

“È un Malfoy, ce l'abbiamo nei geni!”

“Come la modestia, caro...”

“Ovvio” le diede ragione lui, fingendo di non cogliere l'insinuazione.

“Allora dobbiamo andare a quel brunch?” domandò nuovamente sua moglie, con una smorfia disgustata: “Non voglio che il mio cucciolo stia a contatto con quei Weasley!”

“Caramell è tra i migliori candidati a succedere Millicent Bagnold come Ministro della Magia, è importante tenercelo buono... E poi non temere, Draco rimarrà ovviamente qui al Maniero con gli elfi”

“Prego?”

“Ho detto che è tra i favoriti a prendere il posto di Mill-”

“Non. Quello.”

Oh-ho.

“Non penserai che io lasci mio figlio a quelle orribili creature!”

“Credo che, in parte, sia anche mio figlio e io dico che non morirà, se per una volta lo lasci a casa”

Ah, stavolta l'avrebbe sentito! Era lui che comandava in quella benedetta famiglia, accidenti!

“Lo lasceremo con la servitù e non voglio sentire repliche!”

Questa cosa della mamma iperprotettiva doveva finire, per Merlino.

“Benissimo!” sibilò Narcissa, con odio.

Aveva vinto? Davvero?!

Certo che ho vinto, sono il patriarca, io!

Un sogghigno spiacevole illuminò il volto della strega, una luce che a Lucius ricordò molto le espressioni folli di Bellatrix, facendolo rabbrividire.

“Io dico” iniziò quella, suadente, infilandosi la vestaglia e raccogliendosi i capelli: “Che nemmeno tu morirai quando, stanotte, dormirai fuori dal mio letto”

“Narcissa. No.”

Troppo tardi, sua moglie aveva già fatto apparire un cuscino sul divano, prendendo in braccio Draco e dirigendosi su per la scalinata, alla volta della sua camera da letto.

Non può farmi questo!

Il rumore di una porta che sbatteva gli confermò che sì, poteva farlo.

 

“Cissy!” esclamò, dopo aver bussato all'ingresso della loro camera per un tempo che gli pareva incalcolabile: “Cissy, andiamo! I Weasley sono veicolo di malattie, lo sai che non possiamo portare nostro figlio! Avanti, fa anche freddo là fuori, gli verrebbe una polmonite!”

Cosa gli era saltato in mente? Narcissa sembrava così posata quando aveva chiesto di prenderla in moglie, la più giovane e bella delle tre sorelle Black, erano anche stati insieme ai tempi di Hogwarts... Certo, la volta in cui le aveva rubato un reggiseno e quella gli aveva sferrato un calcio avrebbe potuto fargli sospettare qualcosa, ma chi l'avrebbe detto che sarebbe diventata così despotica, un giorno? Ad ogni modo, le sue argomentazioni dovettero sembrarle convincenti, perché gli aprì, seppur riluttante, facendogli cenno di entrare e mettersi a letto.

“Ti amo” le disse lui, in tono ruffiano, felicissimo di essere riuscito ad infilarsi sotto le coperte calde, mentre suo figlio già dormiva nel lettino poco lontano: “Tu mi ami?”

“Mph!” borbottò quella, girandosi su un fianco, al fine di dargli le spalle.

Era più che sufficiente, per quella notte; si poteva tranquillamente considerare una vittoria.

“E... Cissy, tesoro?” azzardò dopo poco, fissandole la schiena, nel buio: “Per quella faccenda dei pavoni...?”

Un gigantesco cuscino gli piombò sulla faccia, mettendo a tacere la discussione in via definitiva e facendo sfumare il sogno di Lucius di un esercito di ferocissimi pavoni albini da guardia.

  
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