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Autore: Thumbelina    02/01/2013    7 recensioni
Dedico questa storia a SofiDubhe94, scrittrice favolosa che con una sua storia mozzafiato mi ha fatto scoprire il mondo delle ff su Hunger Games.
Ciò che non voglio assolutamente fare è adattare il capolavoro della Collins ai personaggi della Rowling, questo perchè so che versando la Coca Cola sulla Nutella quel che si ottiene fa davvero schifo. Non posso mischiare due meraviglie simili, non credo davvero di esserne ingrado, non sono così presuntuosa.
Quello che intendo fare, è, con un gioco di What if?, impiantare la genialata degli Hunger Games (ossia gli Hunger Games stessi), nel mondo di Harry Potter. Come? E' a questo che serve il What if!
Nella mia storia Harry è stato sconfitto, Voldemort, una volta insediata la sua dittatura, istituisce gli Hunger Games (il discorso che Presidente Snow fa a Seneca Crane nel film credo gli si adatti perfettamente).
E' Hermione a descriverci la vicenda in prima persona, come omaggio a ciò che la Collins ha fatto con la sua Katniss Everdeen.
Non so che altro dire, spero soltanto che questa storia non piaccia solo a me...
Beh, visto che ormai siete arrivati fin qui tanto vale entrare a dare un'occhiata, non trovate?
Buona lettura. Baci. Giulia.
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Hermione, Granger, Serpeverde, Tassorosso
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Due diversi tipi di saluto, o di addio.

Lo scrivo qui perchè mi auguro davvero che tutti lo vedano! Allora, starei lanciando un'iniziativa interattiva che spero possiate trovare interessante in relazione a questa fan fiction. Leggere la parte Azzurra dell'*Angolo Autrice* per saperne di più!

La stretta dei Pacificatori è forte sulle mie braccia, probabilmente mi lascerà un gran bel livido, mentre percorriamo il corridoio che dovrebbe portarmi nella mia stanza d’attesa.


Appena finito l’appello dei ventiquattro sfortunati, appena calato il sipario sulle nostre tristi figure, quarantotto Pacificatori ci hanno prelevati, due per ciascuno di noi, ci è stato detto che avremmo aspettato in queste stanze fino alla partenza. Un’altra cosa che ci è stata detta, nel momento esatto in cui le braccia dei Pacificatori arrivavano a stringerci le braccia, è che potremo ricevere delle visite autorizzate, durante l’attesa, dieci minuti ciascuna.

È lì che ci stanno scortando, nelle nostre stanzette, in attesa della preparazione del treno, i nostri bagagli, che non avevamo fatto ancora in tempo a disfare, sono già stati issati a bordo.

La stanza di attesa che mi è stata assegnata è la mia vecchia aula di Babbanologia, credo che questa non sia stata una combinazione casuale, ma più che altro una volgare frecciatina, più spietata se si pensa che mi aspetta poco più di una settimana di vivere.

Quanto alle altre assegnazioni, so che Roger Davies è stato spedito nell’aula di Aritmanzia, Eleanor Branstone in quella di Incantesimi e Neville Paciock in quella di Erbologia, per gentile concezione della professoressa Pomona Sprite.

Non ho idea di dove sia stato mandato George, né la piccola Natalie, né le Patil, e non posso fare a meno di chiedermi se abbiano scelto di dividerle, le gemelle, o quantomeno di piazzarle nella stessa stanza.

Appena arriviamo dinnanzi all’aula, io vengo gettata dentro con una spinta, e la porta sigillata, mentre mi rialzo a fatica.

Probabilmente, se volessi piangere, questo sarebbe davvero il momento adatto.

Sola, sola in quella stanza dove sola dovrò restare.

Mi alzo in piedi. Sto tremando, ma non so se sia per la paura o per l’agitazione, fatto sta che continuo a tremare.

Mi guardo intorno. L’intera aula è stata svuotata, la vecchia scrivania è stata addossata al muro, appare un po’ più grande rispetto all’ultima volta che l’ho vista, ma resta minuscola comunque, ed è come se le pareti si avvicinino sempre di più, che mi finiranno per schiacciarmi se resto qui.

Al centro dell’aula sono stati disposti un lungo divano rosa con delle poltrone intorno, ed un tavolinetto con del tè caldo e dell’acqua da bere.

Appese al muro, a sorvegliarmi, ci sono dei piatti di porcellana decorati, dai quali dei gatti con gli occhi brillanti controllano ogni mia mossa.

La prima cosa che faccio, prima di scoppiare a piangere, prima di bere o di sedermi, avanzo adirata verso il muro, tirando giù tutti i piatti dalla parete, facendoli schiantare a terra con un solo schiaffo.

Quando il suono del cocci frantumati contro il pavimento freddo mi giunge alle orecchie, mi piego sul pavimento per raggiungerli, perché è come loro che mi sento. A pezzi.

Sono in bilico sulle punte, e mi abbraccio le ginocchia, tento di svuotare i miei occhi di tutte le lacrime che ho fin ora trattenuto, di sfogarmi, di urlare, ma non ci riesco.

La voce non vuole saperne di uscire dalle mai labbra, le lacrime si rifiutano di abbandonare i miei occhi, proprio ora che avrei acconsentito a lasciarle in libertà, non riesco neppure a singhiozzare.

Mi rimetto in piedi, incrocio le braccia in una specie di abbraccio con me stessa.

Ora come non mai mi sono sentita così sola.

Se c’è un plauso che devo fare all’organizzazione di questo insano gioco. L’idea di convocare le famiglie, anche se mi distrugge ammetterlo, non è male, anzi.

La cosa che più vorrei infatti, in questo momento, è un forte abbraccio della mia mamma, o del mio papà. Invidio terribilmente tutti gli altri concorrenti, tutti i miei compagni condannati a morte, tutti coloro che al momento possono stringere qualcuno, abbracciare qualcuno, sfogarsi con qualcuno.

I genitori delle Patil al momento staranno piangendo con loro, e probabilmente Roger Davies starà consolando i suoi, persino Neville potrà godere di una visita da parte di mia nonna, ma chi rimane per me?

So che per i famigliari è pressoché una tappa obbligata, ma non so se consentano le visite anche agli amici, né tantomeno ai ragazzi.

Non so se riuscirò a rivedere Ron prima morire.

Pure se ci fosse concesso poi, se anche concedessero al mio ragazzo il permesso di venire a trovarmi, ci sarebbe sempre il fattore George a negarmi quella possibilità.

È suo fratello. Merlino, è suo fratello! Dovrò combattere fino alla morte contro suo fratello, il fratello che s’è proposto volontario per salvargli la vita.

Mi sento davvero uno schifo.

A quest’ora tutta la famiglia Weasley sarà radunata attorno al capezzale di George, a rimproverarlo, a ringraziarlo, a piangere per lui, con lui. E chi ci sta con me?

Chi c’è con me in questa stanza triste, spoglia, chi c’è?

Non so se è egoismo il mio, o tutta invidia, è probabile, possibile che lo sia, eppure non mi sembra così disumano, da parte mia, pretendere un abbraccio, ora che sono sull’orlo della morte.

Mi nuovo avanti e indietro per la stanza, misurandola con i miei passi agitati, faticando a respirare, ma ancora di più a piangere.
Quando la porta viene aperta dall’esterno, per fare entrare un visitatore, e richiusa all’istante, mi ritrovo in un istante a correre incontro al nuovo arrivato, affondando fra le sue braccia.

Stretta fra le sue braccia, riesco finalmente a dar sfogo a tutta la mia paura, a tutta la mia ansia, a piangere, finalmente, a piangere più forte che posso.

Sento le mani del mio visitatore carezzarmi la schiena, quasi a volermi consolare, mi lascio completamente sprofondare nel suo petto, la camicia di lui diviene fazzoletto per le mie lacrime. Mi sussurra che va tutto bene, cercando di farmi smettere di piangere, sento i suoi sussurri soffiare sulla mia testa.

La parte divertente, è che non ho neppure idea di chi sia.

Qualcuno stava entrando da quella porta, qualcuno significante dunque l’abbandono della mia solitudine, gli corsa incontro senza pensare, senza guardare, stringendomi a lui con tutte le mie forze, tutto il mio dolore.

Parlo di un lui per il semplice fatto che so riconoscere un corpo maschile quando il mio ci si preme contro, ed anche il tocco delle sue mani è palesemente maschile.

Comunque, sesso a parte, non è la più pallida idea di chi lui sia.

Potrebbe anche essere Lord Voldemort, per quanto ne so. Sarebbe quantomeno una scena divertente…

Senza staccarmi dal mio visitatore misterioso, abbasso gli occhi sulle gambe, sulle sue scarpe.

Pantaloni chiari, di lino, probabilmente, sul color avorio, sembrano ruvidi. Ron quest’oggi indossava dei jeans. Quindi non può essere Ron.

Le sue scarpe sembrano di ottima fattura. Chiare, spigolose, lucide, potrei quasi azzardare sia coccodrillo. No, non è Ron.

Pian piano, stacco il volto dalla sua camicia, e mi scosto un poco da lui quel tanto che basta per farmi un’idea di chi sia.

- Sei tu. – esclamo imbarazzata, staccandomi immediatamente da lui, mentre lui ritrae le sue mani da me. – Scusami, non volevo, non sapevo che fossi tu, altrimenti non ti avrei…

- Abbracciato, - conclude Draco – sì, lo so.

Sono imbarazzata.

Non so perché lui sia qui, non riesco neppure lontanamente a farmene un’idea, ed inoltre l’averlo riconosciuto distrugge totalmente la mia iniziale impressione di trovarmi in compagnia di una persona amica. Mi viene da piangere.

Tutto quello che vorrei fare al momento sarebbe tuffarmi fra le sue braccia di nuovo, e dar sfogo anche a quell’ennesima ondata di tristezza, ed indietreggio, prendo tempo, evito il suo sguardo, fino a che non mi decido a chiedergli:

- Che ci fai qui?

- Mi dispiace tanto. – risponde lui, pare sincero, - Non volevo fossi tu, non avrei mai voluto  fossi tu, io… Mi dispiace davvero, davvero tanto.

Sta sull’orlo delle lacrime anche lui, è una scena un tantinello surreale.

- Dispiace tanto anche a me. – mi ascolto dire, - Sai, per il fatto di dover morire, intendo.

Ha gli occhi lucidi, mi guarda fissa negli occhi, ed è difficile trattenersi dal piangere quando chi dovrebbe sostenerti sembra aver tanto voglia di scoppiare in lacrime con te.

- Forse posso impedirlo. – dice.

Alzo gli occhi su di lui.

- La cosa di morire, - spiega – forse posso impedirlo.

Mi basta il suono di quelle parole a costringermi a scoppiare a piangere di nuovo, mentre lui mi raggiunge e mi abbraccia facendomi sedere sul divano.

Dalla tasca dei pantaloni color avorio tira fuori un fazzoletto di seta bianca con le sue iniziali ricamate sopra e me lo porge.

Mi siede accanto.

- Quando quest’idea dei giochi è stata lanciata, - mi spiega – i mangiamorte ne sono stati subito messi al corrente, così la notizia è passata in fretta di bocca in bocca fra le famiglie purosangue. La cosa ha riscosso un enorme successo, sono tutti eccitati all’idea, ed è stata offerta una parte anche a noi studenti Serpeverde.

- Una parte? – domando io.

- Già, - risponde – credo che il punto sia incattivirci, renderci più spietati di quanto già non siamo, immetterci sulla strada per diventare mangiamorte, e così il capo stratega, Rabastan Lestrange, ha accettato che fossero dei ragazzini come me ad affiancarlo, con piccoli compiti.

- Cos’è uno stratega?

- La mente ideatrice dei giochi, colui che progetterà l’arena, sceglierà le trappole e gli ostacoli da metterci, negli Hunger Games è secondo solo a Lord Voldemort per autorità. Quelli di noi che decidono di affiancarlo, avranno piccoli compiti come aiutarlo nel votare il punteggio dei singoli tributi, o decidere quale arma mettere nella cornucopia, o quando far scoppiare un incendio, roba simile. Manipolare uno sterminio di massa, insomma.

- Mi viene da vomitare.

- Serve a renderci spietati, a far di noi dei futuri mangiamorte, ed essendo io già bello che marchiato è naturale che questa parte sia stata offerta anche a me.

- Complimenti davvero, spero almeno che mi riserverai una morte indolore.

- Ho rifiutato.

I miei occhi si incontrano con i suoi in questo momento. Un punto per lui.

Senza parlare, aspetto che vada avanti.

- Non potevo farlo, capisci? Sarebbe stato come… siete i miei compagni di scuola, e per quanto patetiche possano essere Lunatica Lovegood o la Midgen non riuscirei a vivere se sapessi di aver contribuito anche solo in minima parte alla loro uccisione. È per questo che ho lasciato Hogwarts appena Potter è morto. Non credo di essere bravo come assassino, ed anche se lo fossi non voglio scoprirlo. Non volevo uccidere ventitré miei compagni di scuola, capisci, ragazzi della mia età, oppure più piccoli, non potevo avere ventitré cadaveri sulla mia coscienza, il sangue di ventitré persone sulla camicia. Ventitré persone muoiono, e noi avremmo dovuto fare in modo che questo accadesse, alcuni come Nott, o Goyle, o la Parkinson, o la Bulstrode ci si sono fiondati subito, sono così fieri del loro nuovo incarico… Ventitré persone che muoiono, e noi avremmo dovuto fare in modo che accadesse, forse sono solo un debole, ma questo era sicuramente troppo per me.

- Questo non mi sembra un discorso da deboli. – commento io – Francamente non mi sei mai sembrato più coraggioso di così. Stai acquistando un sacco di punti.

- Punti? – domanda.

- Ammirazione, – spiego – lascia perdere, è una cosa stupida.

- Mi fa piacere. – dice lui – Sai, se non mi trovi un vigliacco.

- Al momento, - dico – sei ciò che c’è di più distante dalla mia definizione di vigliacco. Hai un sacco di punti.

Sorride. Sorrido anch’io. Non è come trovarsi in compagnia di Draco Malfoy, è come trovarsi in compagnia di uno dei miei migliori amici. Come se tanti anni di odio e disprezzo non fossero mai esistiti, come se fosse una vita che parliamo e ridiamo così.

- Mi ero subito tagliato fuori da questa storia, anche i miei si erano rifiutati di partecipare all’iniziativa nel ruolo di strateghi, ma poi…

Abbassa gli occhi.

- Subito dopo che vi hanno portati via, sono tornato da Lord Voldemort, gli ho detto di aver cambiato idea, di voler partecipare ai giochi in qualità di aiuto stratega. Ha accettato la mia candidatura.

C’è un sorriso d’orgoglio a colorargli le labbra, quando rialza gli occhi su di me.

Non riesco a rispondere a quell’espressione, non so cosa ci sia da sorridere, non capisco perché voglia condividere questa notizia con me, non capisco se dovrei esserne contenta, né perché dovrei.

- Hum, ora li stai perdendo i punti. – commento.

- No, Hermione, ne sto guadagnando un sacco, - risponde – possiamo guadagnarne un sacco entrambi.

- Non capisco cosa tu voglia dire.

- Per quanto tutto questo sia completamente contrario a tutti i miei principi, ho mandato tutto a quel paese quando dall’urna è stato estratto il tuo nome.

- Perché?

- L’ho già detto, Hermione. Ventitré persone muoiono: questo vuol dire che una sopravvive. Ora che io sono dentro, possiamo fare in modo che quell’una sia tu.

Non so che cosa dire quando rialzo gli occhi su di lui, né cosa pensare.

- Ti prego, dì qualcosa. – fa lui.

- Non capisco…

- Posso aiutarti. Evitare che scoppi un incendio accanto all’albero sul quale stai di guardia, o far smettere di piovere se sei fradicia. Stiamo decidendo insieme l’ambientazione dell’arena, posso fare in modo che sia un terreno a te favorevole, hai vissuto per quasi metà dell’anno scorso nei boschi, dovresti poter sopravvivere per un po’ in un luogo simile, giusto?

- Io credo… credo di sì, ma…

- E poi posso farti da sponsor! Mio padre ha già scommesso su di te, quindi non sembrerà affatto strano, e poi…

- Che cos’è uno sponsor?

- Quando sei nell’arena, e sei in difficoltà perché ti serve del cibo, o una medicina, o un’arma, qualche tuo fan, qualcuno che ha scommesso su di te, può spendere i propri soldi per farti arrivare qualcosa. Spedire una cosa in arena costa un sacco di soldi, ed i prezzi aumentano più si va avanti, ma io sono ricco abbastanza per finanziarti dall’inizio alla fine, anche se non sarebbe affatto male se tu guadagnassi l’ammirazione anche di qualcun altro. Più piaci al pubblico più ottieni sponsor, più dai idea di poter vincere più ottieni sponsor, quindi ti conviene far una gran bella entrata alla parata dei tributi, e una buona impressione all’intervista, ed ottenere un ottimo punteggio nelle sezioni individuali.

- Cosa sono le sezioni individuali?

- Dopo la settimana di allenamento ogni tributo deve fare una prova individuale davanti agli strateghi, a porte chiuse, segreta, sarà tipo l’unico momento della vostra vita a non venir ripreso, dovrete cercare di guadagnarvi il favore degli strateghi facendo ciò che vi riesce meglio, i punteggi poi vengono resi pubblici, molti sponsor scelgono di conseguenza chi aiutare. E’ come un reality show.

- Non voglio che la mia morte sia un reality show.

- Tu non morirai.

- Non ho neppure una bacchetta!

- Dubito che la faranno tenere a qualcuno, la bacchetta. Vogliono morti strazianti, coinvolgenti, l’Avadakedravra riduce di molto l’effetto splatter.

- Non posso neppure sperare in una morte svelta ed indolore quindi, perfetto!

- Te lo ripeto, non morirai, ti aiuterò io, te l’ho già detto.

- E come pensi di fare!?

- Aiutando te. Ostacolando gli altri. Posso uccidere ventitré persone, Hermione, se sei tu la ventiquattresima.

- Tu forse puoi farlo, ma non io, non sono una persona violenta, Draco, e non sono un’assassina.

- Mi hai dato un pugno al terzo anno.

- Non è la stessa cosa.

- E so che hai ucciso due mangiamorte nella battaglia finale.

- Questo non c’entra un bel niente.

- E’ lo stesso discorso invece!

- No, non lo è. Erano mangiamorte sono stata costretta ad ucciderli.

- Perché? Avresti ammazzato Avery o Mucilber se li avessi incontrati di sfuggita per strada, o li avessi intravisti in un ristorante?

- Certo che no.

- Ed allora perché li hai uccisi in battaglia?

- Perché…

Taccio. Perché anche loro stavano cercando di uccidermi.

Non serve che io pronunci questa frase, Draco sa già che ci sono arrivata, è stato lui a condurmi su questa strada.
Orgoglioso del risultato ottenuto, il ragazzo va avanti.

- Sarà lo stesso in arena. – spiega lentamente – Tutti contro tutti. Non ucciderai i tuoi amici, Hermione, ucciderai i tuoi aguzzini. Io farò il possibile per aiutarti ma non posso entrare nell’arena al tuo posto, il difficile spetterà a te.

- Non voglio farlo. Non voglio ammazzare.

- Non hai alternativa, non uscirai viva da quell’arena se non uccidi a tua volta!

- Conosco quelle persone! Siamo compagni di scuola!

- E pensi che questo significherà qualcosa quando avrete le armi in mano? Nessuno si curerà del fatto che gli hai prestato i tuoi appunti di Antiche Rune là dentro, penseranno a farti fuori, e tu dovrai fare lo stesso.

- E’ sbagliato…

- E’ l’unico modo per salvarti, sbagliato sarebbe non provarci nemmeno.

- Io e te abbiamo sempre avuto pareri diversi su un sacco di cose. Io non sono un mangiamorte, Draco, per me sbagliato è uccidere una ragazzina di dodici anni costretta a muovermi le armi contro solo perché i nostri nomi sono stati tirati fuori da una stupida urna. Non intendo uccidere nessuna di quelle persone.

- Sei una sciocca!

- Ma non un’assassina!

- Beh, in questo caso, - dice alzandosi arrabbiato dal divano – credo che noi due non abbiamo più nulla da dirci.

Raggiunge la porta con passi veloci, lasciandomi sola, mette la mano sul pomello dorato.

- Draco. – lo chiamo io, con un filo di voce.

- Che altro c’è? – domanda scocciato.

- Io non voglio morire.

Queste sole quattro parole bastano a sciogliere totalmente la sua espressione di disgusto, a trasformarla in compassione, e così torna veloce da me, mi si risiede accanto e mi accoglie fra le sue braccia, perché sono riscoppiata a piangere.

- E’ già un inizio, è già un inizio. – commenta – Posso salvarti se collaboriamo.

- Il fatto che non sono pronta per morire non vuol dire che lo sia per uccidere. – lo informo – Non riesco neppure a pensare di dover…

- Le persone cambiano, Hermione. Non mi riferisco a te, mi riferisco ai tuoi compagni. Vedrai dei grandi cambiamenti in questa settimana, le persone si incattiviscono quando sanno di dover morire, combatteranno fino all’ultimo respiro, e voglio che tu faccia lo stesso.

- Non attaccherò per prima.

- Questo è un errore. Ma ci possiamo lavorare.

- Dovresti venirmi incontro.

- Mi sono fatto arruolare fra gli aiuto strateghi per poterti aiutare, ho intenzione di farti avere tutto ciò che desideri in qualità di sponsor, posso darti dei consigli. Non so se te ne sei accorta, Hermione, ma sei già fra le mie braccia, credo che per venirti più incontro dovrei entrarti dentro.

Questa frase mi imbarazza.

Lo so che è solo una metafora, è anche abbastanza ben riuscita, ma mi infastidisce lo stesso, e così mi scosto dal suo petto, asciugandomi le lacrime.

Lui sembra tranquillo.

- Che cosa devo fare? – domando.

- Vivere, suppongo. – si limita a rispondermi – Ed uccidere, quando verrà il momento. Pensi di poterlo fare, - dice prendendo il mio viso fra le mani – Hermione?

Stacco gli occhi dai suoi, li abbasso.

- Sì, credo di sì.

- Allora va bene, - afferma felice – allora siamo una squadra io e te, un’ottima squadra.

Gli sorrido a mia volta, non per contentezza, non so perché lo faccio, è come se lui fosse l’unico salvagente a mia disposizione nell’oceano di lacrime in cui sto annegando.

- Un’altra visita! – ci comunica la voce di uno dei due Pacificatori al di fuori della porta sigillata.

- Ora devo andare, - dice Draco alzandosi in piedi, mentre io mi alzo con lui – Credo che sia Weasley, stava facendo un bel po’ di casino quando sono arrivato, oltre a suo fratello voleva vedere anche te, forse è riuscito a convincerli. Ci terremo in contatto; tutti sanno che ci detestiamo, penseranno che io voglia prendermi gioco di te, stuzzicarti un po’, mi è concesso.

- Cercherò di seguire i tuoi consigli. – dico mentre lui si incammina verso la porta.

- Non dubito che lo farai. – risponde sorridente.

Mette di nuovo la mano sul pomello della porta, ma io lo chiamo di nuovo.

- Draco! – esclamo.

- Sì? – risponde girandosi nuovamente verso di me.

- Perché io? – domando – Perché andarti a cacciare in un casino simile solo per salvare me?

Non mi risponde. Stacca la mano dal pomello, mi si avvicina con passi veloci e poi…

È già successo, senza che io potessi fermarlo, o prevederlo, le sue labbra si stanno appena staccando dalle mie.

Si è portato dinnanzi a me con passi veloci, non mi sono neppure resa conto che era già arrivato a raggiungermi. Ha preso il mio viso fra le mani e mi ha baciata. Baciata. Baciata. Prima che io potessi opporre resistenza, prima che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo, baciata.

Sono sconvolta, mi chiedo se questo trapeli dal mio viso, mi chiedo che aspetto io possa avere adesso.

- Tu uscirai viva da quell’arena, Hermione Granger, – dice appena il bacio finisce, senza staccare le mani dal mio viso – ed allora staremo insieme. È una promessa.

Si stacca nuovamente da me e ritorna alla porta.

Sono di gran lunga troppo sconvolta per riuscire a dire qualcosa, o per fare qualcosa, riesco solo a guardarlo andar via, immobile.

Nel momento in cui la porta si apre, vedo il mio ragazzo in attesa di entrare.

È una cosa davvero molto, molto imbarazzante. E strana.

Lo sguardo di Draco si muove velocemente da Ron a me, mentre io resto immobile sperando che non faccia qualcosa di stupido, senza sapere che cosa aspettarmi.

- Vedrò di farvi avere qualche minuto in più. – dice poi il Serpeverde, prima di varcare la soglia – Con permesso.

Vedo la sua figura scomparire pian piano, mi chiedo, mentre Ron mi guarda con aria interrogativa.

- Che ci faceva qui Malfoy? – domanda non appena entrato, chiudendosi dietro la porta.

- Era venuto a darmi qualche informazione sul gioco, - mento io – penso sia la procedura.

- Capisco.

Senza aspettare che lui muova un altro passo verso di me mi fiondo fra le sue braccia.

Nel momento in cui le sue mani vanno a stringermi cerco un suo bacio, porto le mie labbra sulle sue, baciandolo più intensamente che posso, perché se i Pacificatori dovessero cambiare idea, se il nostro tempo a disposizione prima del previsto, vorrei comunque che questo fosse il mio ultimo bacio, non quello con Draco Malfoy.

- Hermione… - fa lui non appena le nostre labbra si staccano.

- Ti amo, ti amo tantissimo, - rispondo io, di nuovo in lacrime – volevo morire quando è stato estratto il tuo nome, ho avuto paura che… E poi ho pensato che non ti avrebbero permesso di venire, o che non ci sarebbe stato abbastanza tempo, che non ci saremmo mai più rivisti, e poi avevo paura che…

- Va tutto bene, amore, ora sono qui. – dice accogliendomi fra le sue braccia – Ora sono qui.

Mi asciugo le lacrime sulla sua t-shirt ed alzo di nuovo lo sguardo su di lui.

Sorrido.

- Ti va di sederti? – chiedo cercando di non piangere.

- Ok, d’accordo. – risponde lui.

Dopo aver preso la mano, lo conduco verso le poltrone.

Il divanetto è totalmente fuori discussione, al momento non voglio nulla che possa ricordarmi la precedente visita di Malfoy.

Aspetto che lui scelga su quale poltrona sedersi e poi mi sistemo a cavalcioni sulle sue gambe.

Non ho la minima intenzione di staccare il mio corpo dal suo.

- Vuoi da bere? – domando alludendo alla brocca d’acqua o alla teiera.

- Sono a posto. – risponde.

- Io ne ho bisogno. – commento.

Mi verso dell’acqua calda in una tazzina dai colori pastello e lascio che del tè allo zenzero gli si sciolga dentro.
Il liquido è bollente, e mi pizzica la lingua, ma lo mando giù in fretta.

Offro un sorso a Ron, che lo accetta volentieri, poi sfila la tazza dalle mie mani, per riposarla sul piccolo tavolo.

- Come ti senti? – mi chiede.

- Meglio, ora che ci sei, – rispondo – ma a pezzi.

- Oh, beh, questo mi sembra più naturale di quello che fa George, - risponde Ron – lui è tutto contento, tutto tranquillo…

Perfetto, George era proprio uno di quegli argomenti che avrei evitato volentieri. Lascio a voi indovinare il secondo.

- Mi ha detto di avere un’idea, un piano. – rispondo – Non ho idea di quel che volesse dire.

- Non parliamo di lui, - propone Ron – vista la situazione sarebbe…

- Fuori luogo. – concludo io, - E’ esattamente quello che stavo pensando.

Rimaniamo un attimo in silenzio tutti e due, a guardarci. Mi stringo più forte fra le sue braccia.

- Sai, - dice – credo che tu possa farcela.

- A quanto pare è un’opinione condivisa… – commento – Io non ne sono così sicura.

- Sai fare un sacco di cose tu, sei intelligente, dovresti riuscire a sopravvivere a lungo, sempre che qualcuno non provi ad ucciderti, è chiaro.

- Ventitré persone proveranno ad uccidermi, Ron, - rispondo io – il gioco si basa su questo.

- Giusto. – fa in tono imbarazzato – Scusa.

Silenzio, di nuovo.

- Tu cosa pensi di fare? – mi chiede poi lui.

- Non lo so, - rispondo – restare in vita, probabilmente, ma sull’uccidere ho ancora le mie riserve.

- Non ti ci vedo come assassina. – commenta.

- Spero davvero che tu non debba vedermici mai.

Silenzio. Ancora.

- Non capisco davvero perché io non riesca a parlare. – commento – Avrei così tante cose da dirti, questo potrebbe essere l’ultimo giorno che ti stringo fra le mie braccia.

- Non lo sarà. – mi promette – Tu puoi vincere.

- No, non posso, nemmeno con tutto l’aiuto del mondo, non posso uccidere viva da lì, non sono abbastanza forte.

- Hermione, - dice lui prendendomi il viso fra le mani – tu sei la persona più forte che io abbia mai conosciuto.

Lo guardo negli occhi. Io amo il mio ragazzo da morire, e lo amo perché è una persona stupenda. Le sue parole non fanno altro che ricordarmelo.

- In questi sette anni, – continua Ron – ne abbiamo passate davvero di tutti i colori noi, con Harry, intendo. Se non ci fossi stata tu, Hermione, non ce l’avremmo mai fatta. Non avremmo mai saputo chi fosse Nicolas Flamen, o notato la botola, o risolto la sciarada di Piton. Non avremmo mai saputo di trovarci dinnanzi ad un basilisco, né tutte le informazioni che siamo riusciti a racimolare da Draco Malfoy sull’erede Serpeverde. Non saremmo mai riusciti a salvare Sirius, né Fierobecco. Non avremmo mai saputo che la Skeeter era una cimice. Probabilmente l’E.S. non sarebbe mai nato e non saremmo mai riusciti a scappare dall’ufficio della Umbridge. Non avremmo mai…

- Penso di aver afferrato il punto. – commento.

- Hai già affrontato situazioni peggiori, Hermione, cose che la metà dei tributi neppure immagina: sei dieci passi avanti a tutti.

- Se ci fosse un burrone, ed io fossi dieci passi avanti a tutti, probabilmente sarei la prima a cadere. – commento.

- E questo che vuol dire? – mi chiede.

- Non ne ho la minima idea, - rispondo – non è importante.

Silenzio. Per l’ennesima volta.

- Ron? – chiamo io.

- Sì? – risponde.

- Credo di voler fare l’amore con te.

L’ho detto. L’ho detto.

Non pensavo che ce l’avrei fatta, non in questa situazione, eppure l’ho detto.

Sono fiera di me.

- Cosa?! – domanda lui stupito.

- Voglio fare l’amore con te.

- Adesso? – chiede.

- Potremmo non avere più altre occasioni.

Non credo di poterlo spiegare meglio di così. Questa potrebbe con molte probabilità essere l’ultima volta che vedo il mio ragazzo. E voglio fare l’amore con lui.

Non l’ho mai desiderato come in questo momento.

Le mie labbra scendono a baciarlo sulla bocca, mentre le sue mani si stringono sulla mia schiena.

Sappiamo entrambi di avere poco tempo.

Senza perdere tempo faccio scendere la zip dei suoi jeans, mentre lui porta una delle mani sotto la mia gonna.
Il fatto che io sia già sulle sue gambe aiuta.

Mi fa scivolare via lo slip, mentre io estraggo il suo membro.

Lascio scivolare il suo corpo dentro il mio, gemendo di piacere, mentre entrambi cominciamo a muoverci a ritmo regolare l’uno contro l’altra.

Il suo respiro affannoso si unisce al mio, sembra quasi che a gemere sia una sola persona.

Vorrei avere il tempo di togliere la camicetta, di lasciare che il mio ragazzo mi accarezzi i seni, vorrei poterlo spogliare, portare le mani sul suo petto muscoloso. Suppongo che lui vorrebbe fare la stessa cosa, lo capisco da come affonda la testa nel mio seno.

Quel che facciamo, invece, è continuare ad assecondare l’una i movimenti dell’altro, provocandoci a vicenda piccole grandi ondate di piacere, piccoli grandi gemiti.

Veniamo l’uno nell’altra, quasi contemporaneamente, ma io non lo lascio andare, e lui non sembra avere nessunissima voglia di staccarsi da me.

Rimaniamo l’uno nell’altra, sudati e ansimanti fino a che ci è concesso, senza parlare, senza separarci.
Voglio godere ogni istante che mi rimane con lui.

La voce fredda e spietata di uno dei Pacificatori all’esterno della stanza ci comunica che il tempo a nostra disposizione sta per scadere.

- Ti amo. – dico staccandomi da lui – Io ti amo.

- Non morire, ti prego. - risponde con le lacrime agli occhi.

I Pacificatori hanno già aperto la porta, ci stanno separando l’uno dall’altra, lo stanno trascinando fuori. Stiamo entrambi piangendo.

- Io ti amo! – grido prima che lo facciano uscire dalla mia stanza – E nulla potrà mai cambiare questo! Nulla!

Leggo sulle sue labbra un “Ti amo” di rimando, mentre la porta viene chiusa sulle nostre lacrime.

Sola. Di nuovo. E fra un momento verranno a prendermi.

Mi lascio scivolare sul pavimento, appoggio la schiena contro la porta.

Amo il mio ragazzo.

Il mio ragazzo mi ama.

Amo il mio ragazzo.

Come sembra lontana adesso, quasi inverosimile, quasi immaginaria quell’assurda visiti di Draco Malfoy. Forse è stata solo un’allucinazione, solo un sogno. Sì, dovevo essermi addormentata.

Mi alzo da terra, percorro la stanza, prendo un bicchier d’acqua.

Se è stato solo un sogno, mi domando, come fa ad esserci un fazzoletto con le iniziali D ed M abbandonato sopra il divano?

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*Angolo Autrice*

Ciao!! 17 recensioni in tipo quattro giorni, voi vi state superando!
Mi date un sacco di soddisfazioni, ed è per questo che aggiorno così in fretta.,
Come dicevo, sono convinta che questo capitolo abbia fatto saltare i nervi a un sacco di persone, ma è la mia storia, quindi niente polemiche, ed Hermione non è una traditrice!
Comunque, per chi voleva il ritorno del personaggio di Draco, ecco fatto, per chi voleva un momento Romione, ecco fatto, alla faccia della par condicio.
Per rispondere ad alcuni punti che mi sono stati fatti più volte notare in varie recensioni, la volgarità di Hermione è portata dal fatto che quello che scrivo sono i suoi pensieri, non le sue parole.
Si può essere perfettamente educati anche se si pensa di mandare il mondo affanculo.
Per quanto riguarda il simpatico gioco a premi "indovina il volontario" sì, l'ambiguità con Draco era voluta. Come ha detto una ragazza, però, tutta quella storia sul fatto che George era ancora uno studente di Hogwarts non avrebbe avuto senso che in funzione di questo.
Poi c'è chi si compiace dell'introspezione e chi la trova noiosa. Io posso solo dire che sarebbe stato tremendo buttare lì i nomi dei partecipanti senza spendere qualche parola su di loro, perchè credo che a nessuno di loro Hermione sarebbe rimasta indifferente. Mi spiace se la cosa vi ha annoiati.
Quanto al povero George, ha un piano, lasciatelo fare!
Quanto alla presenza di Ginny o alla possibilità che Hermione si proponesse volontaria al suo posto la risposta è ASSOLUTAMENTE NO, non voglio una seconda Katniss Everdeen, sarebbe ben poco originale e molto deludente a mio parere,
Manca qualcosa???
Boh, in caso vedrò di rimediare nel prossimo capitolo.
Ed ora lasciamo spazio alla mia fantastica
INIZIATIVA INTERATTIVA!
Allora, l'idea è questa:

Fra un po' di capitoli ci sarà la sfilata dei tributi. Verranno presentati tre stilisti: Savannah, Rupert e Melena, rispettivamente Tassorosso, Corvonero e Grifondoro. Questo perchè nelle fan fiction di HG che ho letto fin ora era molto difficile trovare una stilista donna e volevo variare un po'. Ho perfettamente idea del vestito di Hermione (anche se temo farà discutere abbastanza), ma ho pensato che sarebbe stata un'ottima idea mettere in palio gli altri.Chiunque avesse voglia di recensire la storia può infatti scegliere un personaggio fra i miei tributi (esclusa Hermione e tutti i Tassorosso), ed ideare il suo costume. Ci sono solo 9 semplici regole da rispettare (volevo che fossero 24 come i tributi ma non ce l'ho fatta xD)

  1. Per prenotare qualsiasi personaggio basta comunicarmelo nella recensione, ci accorderemo in seguito via e-mail sui dettagli del vestito.
  2. Per favore, prima di prendervi un personaggio controllate fra le recensioni già ricevute per accertarvi che non sia già stato scelto da qualcun altro (chi tardi arriva male alloggia).
  3. Ciò che accomuna i costumi dei tributi della stessa casata sono i colori, quindi Corvonero può variare su tutte le sfumature di nero e blu (no, non è un romanzo erotico -.-'), e Grifondoro su quelli di rosso ed oro.
  4. Ogni tipo di nudo è assolutamente vietato. Non sono una bacchettona, ma non voglio neppure un petto maschile scoperto, ok? E niente body painting.
  5. I tassorosso non sono in palio, non voglio più riparlarne, ok?
  6. Avrei voluto non anticiparvelo ma sono costretta, le Patil saranno vestite uguali con colori diversi, quindi chi sceglie una prende anche l'altra.
  7. Tutti gli abiti che ideerete verranno inseriti nel capitolo della sfilata. Potrò descrivere io l'entrata in scena dei vostri beniamini o potrete farlo voi, a voi la scelta (ogni persona sceglie per sè).
  8. Appena avrete scelto un personaggio verrà fornita dalla sottoscritta un'idea dell'attore che a mio parere dovrebbe interpretarlo, così potrete regolarvi di conseguenza.
  9. Vorrei essere comunque consultata per quanto riguarda la progettazione dell'abito, essere messa al corrente di come procede il lavoro, delle vostre scelte eccetera, dato anche che per alcuni dei personaggi lascerò una traccia qui sotto (sono comunque delle TRACCE, quindi, fatta eccezione con le persone con la scritta SPOILER, potete comunque scegliere di mandarmi a quel paese e fare di testa vostra.
  • Cho Chang: è la bella di turno, quindi vorrei si puntasse su questo, magari con un bel vestito alla principessa, nulla di asiatico.
  • Roger Davies: per chi non lo avesse capito è il mio omaggio a Finnick Odair, comportatevi di conseguenza.
  • George Weasley: SPOILER, contattarmi privatamente.
  • Neville Paciock: SPOILER, contattarmi privatamente.
  • Calì e Padma Patil: indian style ben accetto, non chè desiderato.
  • Luna Lovegood: non mi sembra il caso di metterle indosso la testa di leone in cartapesta, ma per il resto sbizzarritevi!
  • Natalie McDonald: è la più giovane fra i tributi, praticamente una bambina, vi ricorda qualcuno?
  • Katie Bell, è un personaggio sfortunato a detta della Rowling, se può succedere qualcosa di male accadrà a lei (per questo l'ho estratta per prima), non disdegnerei un intoppo nel suo abito.
  • Anthony Goldstein: è il corvonero perfetto, ma a mio parere i suoi modi sono un po' costruiti, dateci dentro!
  • Seamus Finnigan: è irlandese!

Mi auguro una affluente partecipazione, non deludetemi, vi prego. Baci. Giulia.
 

 
   
 
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