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Autore: millyray    03/01/2013    4 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO TRENTASEI

“Ariel, por favòr!!” gridò JamesRemus attraversando di corsa il ritratto della Signora Grassa per seguire la sorella che correva giù lungo le scale.
Sapeva come adesso si sarebbe evoluta la situazione: lui che la rincorreva per mezza scuola tentando di raggiungerla e una volta riuscitoci, se ci riusciva, si sarebbe dovuto mettere in ginocchio per scongiurarla di perdonarlo. Anche se più spesso capitava che lei riuscisse a sfuggirgli facendo perdere le proprie tracce, infilandosi in qualche cunicolo o passaggio.

Succedeva sempre quando litigavano, anche se si trattava di sciocchezze, Ariel era piuttosto permalosa. Lui però odiava litigare con lei, odiava litigare in generale.
Poteva non sembrare ma James era un pacifista convinto.

“Ariel, no te enfades con migo, por favòr!” (Ariel, non arrabbiarti con me, ti prego). Gridò di nuovo, arrivato a metà rampa.

Contro ogni sua aspettativa, però, la ragazza si bloccò e si voltò verso di lui, guardandolo con due occhi chiusi a fessura che avrebbero potuto fulminare anche un Mangiamorte.  

James esalò un sospiro di sollievo e in due passi le fu davanti.

“No querìa que te enfadases conmigo” (non volevo che ti arrabbiassi con me). Le disse il fratello. Non capitava molto spesso che parlassero spagnolo tra di loro, solo quando litigavano o non volevano che qualcun altro li capisse. “Sòlo…”.

“Estoy cansada con èsta historia de mì y Harry” (sono stanca di questa storia di me e Harry). Esclamò la bionda in tono aspro. “La vida es mìa y tu no tienes ningùn derecho a decidir por mì” (la vita è mia e tu non tieni nessun diritto per decidere per me).  Si voltò di nuovo per andarsene, però James la bloccò per una spalla e la fece voltare di nuovo.

“Lo sé. Es solo que… estoy preocupado por ti. No querrìa que sufrieses” (lo so. Solo che… sono preoccupato per te. Non vorrei che soffrissi).

“No es un problema tuyo!” (non è un problema tuo). Ariel riuscì a divincolarsi dalla presa del fratello e, con uno svolazzo della lunga chioma, voltò i tacchi e si allontanò.

James decise di lasciarla perdere. Era più ragionevole quando sbolliva, ci avrebbe riparlato più tardi.
Tanto era sempre la solita storia: aveva tentato più volte di parlarle della sua relazione con Harry, di spiegarle che non andava bene, che ci sarebbe stata male perché loro non sarebbero rimasti lì per sempre e che avrebbe potuto compromettere qualcosa.
Ma Ariel non ascoltava, era cocciuta. Era convinta di sapere quello che faceva e detestava quando qualcuno le diceva quello che era giusto o  sbagliato, quello che doveva fare. Detestava quando qualcuno decideva al posto suo, quando credevano di sapere che cosa era meglio per lei.
Era una cosa che la faceva andare fuori dai gangheri.

Fumante di rabbia, andò a sbattere contro la spalla di John che passava lì del tutto casualmente, ma non si voltò nemmeno per salutarlo.

Il ragazzo le lanciò un’occhiata confusa, ma capì subito che cosa doveva essere successo, vedendo James con una faccia da funerale in cima alle scale.

“Che furia, ragazzi!” esclamò, non appena raggiunse l’amico. “Che è successo?”

“Niente, solo qualche incomprensione”. Sbuffò James.

“Litigi famigliari? Non voglio intromettermi”. Disse John alzando le braccia in segno di resa. Continuò a salire le scale seguito dal bel Black. “Mi sai dire dov’è Charlie?”

“Credo sia in biblioteca con Jolie”.

“Avrei dovuto immaginarmelo”.

“Credo che tu non sappia nemmeno che esista una biblioteca”.

“Perché tu sì?”

“Touchè”. James ridacchiò.

“Comunque, non ti preoccupare, amico”. Aggiunse Paciock appena varcarono la soglia della Sala Comune, dando una pacca sulla spalla dell’amico. “Risolverai con Ariel. Sai come sono le donne, se la prendono per niente. Un momento prima ti dicono le cose più orrende e un attimo dopo vengono a farsi coccolare. Magari è anche in quel periodo del mese”.

“Ha parlato l’esperto”. Lo prese in giro l’altro.

“Non sfottere. Non sono affatto un esperto, io di donne non me ne intendo proprio. Sono più complicate del Distillato della Morte Vivente. Solo che ho imparato, in un certo senso, a prenderle. È tutta questione di tattica”.

“Mica sono come una partita di Quidditch”.

“In un certo senso sì. Ci sono comunque delle regole da rispettare quando tratti con loro, solo che poi si possono verificare anche altre situazioni, quelle che non ti aspetti. E possono pure essere letali”. Concluse con un sorrisetto malizioso. Era in vena di filosofeggiare John, quel giorno.

“D’accordo, Mister so – tutto – io. A proposito: com’è che ancora non hai adescato qualche ragazza qui?”

“L’anno è appena iniziato, non voglio farmi una brutta reputazione fin da subito”.

“Come se te ne importasse qualcosa”.

“Joel!” esclamò allora John, notando solo in quel momento che il bel biondino era stravaccato su una poltrona, vicino al caminetto, a leggere un libro con i piedi poggiati sul tavolino.

Il più piccolo di casa Black gli lanciò un’occhiata da sopra il suo libro e non disse niente.

Se solo anche Ariel fosse stata tranquilla e pacifica come il suo gemello sarebbe stato più facile.

“Ma perché lo leggi al contrario?” chiese John al ragazzo, indicando il libro.

“E’ un Manga, idiota!”

“Ah scusa”. Bofonchiò l’altro, ritirandosi nel suo cantuccio. Era meglio non toccare il piccolo Joel su quel tasto che erano i suoi amati fumetti giapponesi.

Poteva anche essere tranquillo e pacifico, ma quando si arrabbiava era peggio di Ariel.

 

 

Charlie intinse la sua piuma nell’inchiostro nero e continuò a scrivere il suo tema di Trasfigurazione.
Jolie, seduta davanti a lui, lanciò un’occhiata dietro le sue spalle e sospirò.

“E’ da un’ora che quelle ragazzine là dietro ti fissano”.

“Hum?” il moro le mostrò una faccia perplessa e si voltò nel punto indicatogli dalla ragazza. Ma appena lo fece le suddette ragazzine, del quarto o quinto anno, abbassarono subito lo sguardo e tornarono ai loro affari.

“Ma che vogliono?” chiese il ragazzo tornando a guardare Jolie.

“Ma è ovvio, no? Probabilmente sperano che tu vada da loro e le inviti ad uscire”.

“Cosa?!”

“Charlie, la smetti di fare il santarellino? Non ti accorgi che le ragazze ti sbavano dietro?”

“Ma che dici, Jolie? Mi fissano perché sono il figlio dell’insegnante di Pozioni. Probabilmente vogliono che passi loro sottobanco qualche appunto sul prossimo compito che faranno in classe”.

La rossina sospirò. Era inutile, Charlie non si sarebbe accorto di nessuna ragazza che gli veniva dietro nemmeno con una dichiarazione scritta o una lettera d’amore. Era qualcosa che lui non riusciva a concepire e non sapeva dirsi se era perché aveva poca autostima o perché semplicemente non era interessato a loro.
Certo, anche lui poteva non avere tutti i torti, però quelle occhiate che lanciavano al suo fondoschiena e le risatine neanche troppo velate non facevano pensare a chi voleva soltanto degli appunti di Pozioni.

Se però Silente avesse tenuto la bocca un po’ più chiusa avrebbero avuto meno problemi, avrebbero attirato meno attenzioni e meno gossip. Detestava vedere quelle dita puntate contro seguite da esclamazioni come. “Ehi! Ma quella è la ragazza del futuro? Chiediamole se sa come sarà il mondo fra vent’anni”.
Sicuramente nessuno di loro avrebbe voluto sapere come è effettivamente il mondo fra vent’anni.

Tutti erano rimasti a bocca aperta quando il preside, al banchetto di benvenuto, aveva annunciato il loro arrivo ad Hogwarts dicendo che venivano dal futuro. Non aveva nascosto niente, nemmeno il fatto che fossero venuti lì per aiutare a sconfiggere Voldemort, nemmeno i loro reali nomi e di chi erano i figli.
E non aveva risparmiato nemmeno Ariel, rivelando la sua identità.

James e Sirius gli avevano chiesto che cosa diavolo gli fosse saltato in mente. Con una rivelazione del genere metteva a rischio seriamente le loro vite se qualche Mangiamorte fosse venuto a saperlo.
Ma il caro professor Silente aveva risposto loro che non c’era niente da preoccuparsi, che lì al castello erano più che al sicuro.

“Potresti dir loro di smetterla?!” sbottò la ragazza ad un certo punto, sbattendo le mani sul tavolo.

“A chi?” fece l’amico confuso.

“A quelle ragazzine. Le loro risatine e occhiatine mi danno fastidio”.

“E che posso farci? Smettila di guardarle”.

“Ma non posso! Le ho davanti!”

“Qual è il problema, ragazzi?” chiese ad un tratto una voce dietro le sue spalle. John, senza farsi sentire, si era trascinato fino a loro e ora passava lo sguardo dall’uno all’altra con un lecca lecca in bocca.

“Quelle ragazze! Continuano a fissare Charlie e a me danno fastidio!”

John inarcò le sopracciglia e guardò il moro in modo strano. “Ti stanno importunando, Tappo?”

“Paciock, non sono affari tuoi”.

“E invece sì. Nessuno può dar fastidio al mio Tappo. Solo io lo posso fare. Lasciate fare a me”.

Senza che Charlie avesse il tempo di dire o di fare niente, il biondino si allontanò dal loro tavolo per raggiungere quello delle ragazze.
Il moro sbatté la testa sul tavolo, già sicuro che l’amico gli avrebbe fatto fare una figura di merda.

Lo osservò di sottecchi mentre parlava con le ragazzine e loro se la ridevano di gusto per qualche sua battuta.
Almeno adesso avevano distolto l’attenzione da lui. John era sicuramente una preda migliore, tra tutto il loro gruppetto lui era il più figo.

 

 

Emmie si tolse gli Spettroccoli e li passò a Luna, seduta accanto a lei.

“Sono fantastici, Luna, veramente”. Le disse con un sorriso dolce.

“Lo so. Te li farò provare tutte le volte che vuoi”. La bella Lovegood ricambiò il sorriso e spostò all’altra una ciocca di capelli che le era sfuggita dalla treccia, cadendole sulla fronte.

Rimasero per un po’ a guardarsi, in silenzio, poi Luna sbottò di nuovo. “Vuoi essere mia amica?”

Emmie spalancò un attimo gli occhi, sorpresa per quella richiesta fatta così, come se le avesse appena offerto una scatola di cioccolatini.

“Certo”. Le rispose alla fine.

Luna le prese una mano e la guardò dritto negli occhi color castagna. “Che bello! Non ho mai avuto così tanti amici”.

La piccola Lupin si sorprese di nuovo. La bionda era proprio strana, ma strana forte. Però le piaceva, la Luna che aveva conosciuto lei non era affatto così.

Ad un tratto, dietro un angolo, vide Ariel camminare con le mani in tasca e gli occhi arrossati. Capì che doveva aver pianto.

“Scusa, possiamo andare a vedere?” chiese alla ragazza accanto a lei, indicandole il punto dove era sparita l’altra e insieme si alzarono per raggiungere la Black.

 

 

MILLY’S SPACE

Hola a todos!!! Come state??

È da un sacco di tempo che non aggiorno questa storia, lo so, chiedo venia. Non sto neanche più a propinarvi le solite scuse, vi chiedo solo perdono ( e vi porgo una rosa XD)

Tiziano: non fregarmi le canzoni >.<

Milly: non te le sto fregando

Tiziano: e invece sì, le nomini da tutte le parti.

Milly: dovresti sentirti onorato.

Tiziano: tzè u.u

James: lasciatela stare, è pazza. Crede di star parlando con una celebrità, voi non sapete tutte le cose che si immagina di fare con lui…

Milly: che stai dicendo? *reggendo una mazza*

James *facendo finta di niente*: chi? Io? Niente, niente… che dovrei dire?

Milly: ah ok.
Be’, ragazzi, torniamo a noi. Che dite di questo capitolo? Lo so, ancora non succede niente, ma la calma c’è sempre prima di una tempesta, no?
Dovrete sopportare ancora per un po’ questi capitoli di passaggio, ma spero vi divertiate lo stesso.

E con questa vi saluto… mi trovo sempre ad aggiornare a tarda sera. Boh ^^

Va be’, dai..

Alla prossima e lasciatemi qualche recensione. Anche negativa va bene : )

Kiss, kiss

Milly.

P.S. oh e non scordatevi di visitare la mia pagina facebook: http://www.facebook.com/MillysSpace

FEDE15498: ahahah cara… le tue recensioni mi fanno sempre morire ^^ qui non si è parlato di Sirius e Martha ma credo che si rifaranno nel prossimo. Eh, anche a me piacerebbe che un figo come lui mi venga dietro. Ma sembra che io i ragazzi proprio non li attiri… se non i cessi pervertiti -.-‘’ va be’, dai, per questo ci sono le fanfiction, no? ^^ sì, Charlie è proprio adorabile e sembra che se ne sia accorto anche qualcun altro ^^ chi sa che avrà detto John a quelle ragazzine XD Be’, spero ti sia piaciuto il capitolo e fatti risentire… scusami per il ritardo : ) un bacio, M.

PUFFOLA_LILY: tranquilla, come vedi anche io sono in un mega ritardo : ) spero mi perdonerai : )
Eh, Martha è una ragazza cocciuta, un po’ come sua figlia. E poi, sa il fatto suo… chi sa come evolverà la situazione comunque.
Sirius: ma non dovresti saperlo tu? Sei la scrittrice… -.-‘’
Milly: questo non mi rende certo onniscente. Molte volte mi invento qualcosa al momento, mentre sto scrivendo, eh… va be’ dai, ti lascio, non voglio toglierti altro tempo.
Ti mando un bacio e alla prossima : )

  
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