Nota dell'autrice: saaaaaalve a tutti :D prima di tutto vorrei ringraziare chi recensisce, chi segue, ecc.. e chi legge in silenzio :) secondo, mi vorrei scusare perché, avendo un 'Mac' dell'800 a.C. che è stato usato per anni, adesso ha una tastiera da film horror, per cui non vi scandalizzate se trovate spazzi di 3483973 metri, oppure se mancano delle l (il tasto delle l ci ha lasciati :c) detto questo, buona lettura!
P.S. (Questa in realtà è stata aggiunta dopo la pubblicazione) Per qualche Oscuro motivo Efp ha deciso di odiarmi e non allineare la canzone sotto, perdonatemi!
"You could be my unintended
"You could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I’ll always love
You could be the one who listens
To my deepest inquisitions
You could be the one I’ll always love
I’ll be there as soon as I can
But I’m busy mending broken
Pieces of the life I had before.. Before you.."
-Muse, Unintended
You could be the one I’ll always love
You could be the one who listens
To my deepest inquisitions
You could be the one I’ll always love
I’ll be there as soon as I can
But I’m busy mending broken
Pieces of the life I had before.. Before you.."
-Muse, Unintended
3. You could be my unintended choice..
Per -quasi- la prima volta nella sua vita, Hermione Granger avrebbe voluto saltare una lezione. Per prima cosa, voleva tornare subito in Infermeria a salvare la sua povera migliore amica dalla compagnia di Theodore Nott, che doveva essere pessimo anche solo per il fatto di essere migliore amico di Malfoy; secondo, nessuno poteva salvarla dalla compagnia di Malfoy, -come lei voleva fare con Ginny- che adesso gli camminava accanto, e per la prima volta se ne stava in silenzio.
Hermione alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto fosse stata stupida la sera prima, e vide un'ombra su di lei, quella di Malfoy, eccessivamente più alto di lei, ed eccessivamente vicino. Un pensiero molto poco Grifondoro e molto più Serpeverde le balenò in testa: adesso lui era disarmato, aveva lei stessa la sua arma.. avrebbe potuto schiantarlo, pietrificarlo con un'espressione stupida e metterlo all'ingresso della Sala Grande dove tutti avrebbero potuto osservarlo, con un'espressione che per la prima volta lo rispecchiava dentro.. Ma si rese presto conto che la prima che l'avrebbe ammirato per ore ed ore, e non per prenderlo in giro, sarebbe stata solo lei..
e tutte le altre stupide oche Serpeverde.
Un moto di strana gelosia la fece produrre un suono strano, contrariato, come quando una bambina di tre anni mette il broncio.
"Cos'hai, Granger? Te la sei fatta sotto?" Chiese ridacchiando il Serpeverde, al quale non era sfuggito il suono contrariato della ragazza, tanto che lo aveva perfino trovato carino.. poi era tornato in sé.
"Io non oserei Malfoy.. non senza bacchetta, almeno." Sorrise lei, un sorriso falso, perché non la facevano più ridere i loro litigi.
"Dovrei avere paura.. di te?" Rise lui, non certo con la stessa risata del giorno prima, che sembrava aver dimenticato.. sembrava. "Ma non farmi il piacere, Granger!"
"Stupeficium!" Gridò lei.
L'incantesimo stordì Malfoy e lo fece volare di qualche metro, ma non gli fece perdere conoscenza, come aveva programmato Hermione. Lui si alzò, scosse leggermente la veste dalla polvere che i muri, ancora sanguinanti per la guerra, perdevano.
"Hai vinto tu, Granger." Disse, guardandola di sottecchi.
Si resero conto solo nel momento in cui, a seguito del gran baccano, la McGranitt uscì dall'aula, dove avrebbero dovuto essere anche loro, e li guardò, senza nascondere una grande traccia di stupore dal volto.
"Granger.. Malfoy? Cosa ci fate, voi due, fuori dalla mia aula, in ritardo di ben.. quarantacinque minuti?" Chiese, muovendo velocemente gli occhi da Draco ad Hermione, e da Hermione a Draco.
"Noi.. beh.." Dissero in coro.
Se Draco non fosse stato un superbo Serpeverde, e Hermione una cocciuta Grifondoro, avrebbero smesso di parlare fastidiosamente all'unisono, ma, essendolo, non lo fecero.
"I nostri amici.. sono in infermeria. E noi.. eravamo con loro, e stavamo venendo qua quando.."
"Basta,basta. Ho capito abbastanza. Entrate in classe e cominciate subito la lezione dove io l'ho lasciata. Potrete chiedere indicazioni ai vostri compagni" Disse sbrigativa la Preside.
"Granger" disse allora Malfoy, rivolto verso la Caposcuola Grifondoro.
"Io.. nella furia di portare Ginny in infermeria.. ho lasciato la bacchetta nel Dormitorio." Disse Hermione, molto imbarazzata per la sua sbadataggine ed ancor di più per la strigliata che avrebbe subito a breve dalla sua amata McGranitt.
"Professoressa.. ci sarebbe un problema." Disse asciutto Draco, ancora in fondo all'aula con Hermione.
"Quale problema?" Chiese la McGranitt, visibilmente infastidita.
"La Signorina Granger. Si dà il caso che.." Cominciò Draco, suscitando la curiosità di tutti i presenti, chiamando Hermione 'Signorina Granger' e non con altri epiteti poco carini molto soliti alla sua persona.
"Ho sentito abbastanza, Malfoy. Grazie mille.. bene, bene.. io credo che.. si, okay, andate a fare compagnia alla Signorina Weasley e al Signor Nott. Grazie. Siete esonerati dal resto delle lezioni di quest'oggi, anche si mi auguro che voi ripassiate tutto ciò che i vostri compagni studieranno oggi." Disse, farfugliando, talmente confusa che assomigliava sinistramente alla professoressa Cooman quando veniva messa sotto pressione, o alzava troppo il gomito.
"Ma Professoressa.." Tentò di optare Hermione.
"Vedrà, Granger.. domani si sveglierà e sarà tutto apposto.." Farfugliò, ancora più scossa, la McGranitt. "E' solo un incubo.." si sentiva sussurrare.
A quanto pare, ci sarebbe dovuta essere un'altra visita in Infermeria, quel giorno, come reazione ad un accenno alla relazione Malfoy-Granger.
Hermione uscì dall'aula visibilmente scossa, Draco, invece, sfoggiava un sorriso soddisfatto.
"Quali sono i tuoi programmi per la giornata, Granger?" Chiese, divertito.
"Studierò sicuramente tutto ciò che gli altri studieranno in classe, al contrario di me, per un improvviso momento di pazzia della McGranitt.. Ma che le sarà successo?" Si chiese, Hermione, agrottando le sopracciglia rivolta verso Malfoy.
"Cosa le è preso? Capisco sempre di più perché non sei finita in Corvonero, Granger.." Ridacchiò.
"E dimmi un po', perché?" Chiese lei, sempre confusa, con aria di sfida.
"Vediamo.. primo, perché sei odiosa come una Grifondoro.."
"Se fossi veramente odiosa sarei finita in Serpever.."
"Fammi finire, stupida. Secondo, perché non sei perspicace. Ora, lascia che la mia brillante mente Serpeverde, ti spieghi che la nostra carissima McGranitt, ci ha lasciati quando io ti ho chiamata Signorina Granger. E ora ci attende un bel giorno intero passato a gozzovigliare, per giunta, col permesso della Pres.."
"Eh no, caro! La McGranitt era confusa già da prima.." Disse Hermione, interrompendolo, per fare mente locale sugli attimi appena passati, ancora in classe, con la McGranitt.
"Quando abbiamo parlato usando un 'noi'." Dissero allora in coro, un po' contrariati, un po' sperduti, un po' intimoriti. Ma Malfoy scosse di dosso questi sentimenti poco degni del suo Animo Principesco, e disse sprezzante:
"Anche di questo, devi ringraziare me." Disse lui.
"Ho parlato anche io!" Strillò lei, contrariata.
".. Ma tu non l'hai fatto apposta." Disse Malfoy, parlando a lei ma anche a se stesso, come per dirsi 'Sveglia, Draco. Ciò che ti manca è lei, e tu l'hai già in pugno..', ma si riscosse ben presto da questo pensiero decisamente poco.. giusto, per un Purosangue d'alto rango come lui.
"Vuoi andare in Dormitorio a recuperare la bacchetta oppure vuoi rimanere impotente di fronte alla mia.. ira?" Chiese Hermione, quasi scherzosa nel pronunciare le ultime paure, desiderosa di cancellare dalla sua mente e da quella di Malfoy la frase appena pronunciata da quest'ultimo.
"Immagino di sì, Granger. Cominci a spaventarmi, tu con la tua ira. Certo, mi sentirei un sudicio Babbano senza la mia bacchetta.."
"Beh, dovresti sapere che i Babbani sono molto più puliti anche di alcuni Serpeverde.." Sentenziò lei.
"Taci, Granger. Stavo parlando del Sangue. Il Sangue babbano è nettamente inferiore al mio, quindi anche il tuo."
Hermione rimase colpita da quelle parole. Ferita. Perché se prima credeva di poter trovare del buono in lui, adesso non lo credeva più. Non dopo tutte quelle cattiverie ricevute. Sperava che dopo il bacio fosse cambiato qualcosa.. non voleva certo essere la sua ragazza, ma perlomeno poteva mantenersi un silenzio imbarazzato tra loro. Ma come potevano non parlarsi se lei aveva la sua bacchetta? Prima o poi avrebbe dovuto ammetterlo a se stessa, solo non adesso. Non dopo che quello che dovrebbe, potrebbe, essere il ragazzo per il quale lei provi una certa.. "simpatia", l'aveva offesa così tanto pesantemente.
Malfoy rise.
Bene, Malfoy. Vuoi giocare? Scommetto che vinco io.
"Certo, credo che però la saliva babbana non sia contagiosa, o forse il nostro piccolo Purosangue, ieri si è dimenticato a chi stesse cacciando la lingua in bocca.." Sorrise compiaciuta Hermione, sentendosi tuttavia un po' Serpeverde.
Malfoy tacque a lungo, poi, accettando la sconfitta ma non che la Mezzosangue avesse l'ultima parola, disse soltanto:
"Già, probabilmente sì." Ma prima che potesse frenarsi, altre parole uscirono dalla sua bocca velenosa, improvvisamente addolcita da sentimenti apparentemente sconosciuti: "Forse sono stato inebriato dal tuo profumo.." Si voltò di scatto verso di lei, sperando che non avesse sorriso. Lei, invece, aveva sentito forte e chiaro, e sorrise sincera a quel lato non-meschino di Draco che si era aperto a lei, compiaciuta e, sotto sotto, estasiata da quel piccolo complimento che valeva come milioni di 'Ti amo' da chiunque altro.
Stavolta fu l'animo gentile e Grifondoro a replicare alla piccola Serpe, trasformata per un secondo in un Grifone:
"Hai visto? Dopotutto anche i Babbani profumano."
Malfoy rise, non tanto. Una risata controllata ma tranquilla, dolce. E quella risata lo prese tutto, dalle radici dei capelli alla punta dei piedi. Perché non poteva essere solo Draco? Perché doveva essere anche Malfoy?
Procedettero tranquilli fino alla Torre Grifondoro, dove la Caposcuola Grifondoro si fermò davanti al ritratto della Signora Grassa, pronunciò la parola d'ordine ed entrò, curiosa di vedere se Malfoy sarebbe entrato o no.
"Voglio proprio vedere com'è questa Torre Grifondoro.." Ridacchiò lui ed entrò.
Per un attimo rimase folgorato dell'accoglienza della Sala Comune, nonostante odiasse profondamente quei colori e più o meno tutte le persone che vi alloggiavano. Più o meno, certo. Perché lui non odiava Hermione Granger, anche se non l'avrebbe mai ammesso, non adesso.
Hermione imboccò velocemente le scale per i Dormitori, mentre Malfoy rimase nella Sala Comune, chino davanti alle fiamme dorate che scoppiettavano allegramente nel camino, nonostante l'assenza di spettatori vista l'ora.
Hermione uscì dai Dormitori con la bacchetta di Draco e si soffermò a guardare il suo profilo, di nascosto, vedere quell'oro fare a pugni col candore della pelle e con l'argento dei suoi occhi la incantava tantissimo, tanto che non si accorse subito che lui si era accorto del fatto che lei lo stesse guardando, o meglio, ammirando.
Ma lui, decise di stupirla e non fare commenti acidi sul fatto che lei lo stesse guardando con ammirazione, e alzò solo la mano, col palmo aperto, rivolto verso l'alto, ansioso che lei vi posasse la sua bacchetta.
Lei non tardò ad accontentarlo, sorridente. Lui le rivolse uno sguardo quasi grato, poi si diresse verso il buco del ritratto, ansioso di uscire da quel luogo troppo.. accogliente, per lui.
"Mi sarebbe piaciuto vedere il tuo letto, Granger." Ghignò lui una volta fuori dalla Sala Comune.
"Ne avrai visti tanti altri sicuramente." Disse lei, un po' infastidita dalla realtà dei fatti.
"A dir la verità no." Hermione cacciò un sospiro, che dissimulò abilmente con un colpo di tosse, e una volta che Hermione ebbe finito di fare un qualsiasi rumore che potesse disturbare la quiete del discorso del Caposcuola Serpeverde, questo continuò: "Preferisco sempre andare da altre parti.. sgabuzzini, classi vuote.."
"La Stanza della Necessità.." disse lei a mezza voce.
Lui la guardò e scoppiò a ridere.
"Come le sai, queste cose, Mezzosangue?" Chiese, allora.
"Smetti di chiamarmi Mezzosangue o ti.. ti.." Balbettò lei.
"Così si che mi fai paura, Granger. Facciamo un patto. Io smetto di chiamarti Mezzosangue, e tu.. passi il pomeriggio con me." Disse, semplicemente, alzando il mento, con aria da bambino piccolo che ha trovato il modo per ricattare i genitori e farsi comprare il giocattolo più bello.
"Passo il pomeriggio con te?" Si stupì lei. "Credevo che tu ti volessi liberare di me, non passare il pomeriggio insieme a me." Ma non poteva certo dire che non le piacesse quel patto.
"Magari ti faccio baciare dalla piovra, così smetti di sentire il mio sapore in bocca e di pensarmi così ardentemente.." Sorrise malizioso.
"Allora facciamo che ti butto nel lago dopo avergli dato un profumo intenso, così tu smetti di ricordarti il mio profumo e sentirlo ovunque!" Strillò lei, decisamente alterata, ma più che con Malfoy, con se stessa, perché per una volta lo stava lasciando vincere.. perché per una volta aveva ragione lui, e solo per colpa sua, perché non riusciva a controllarsi, non riusciva a dimenticare il suo sapore..
"Guarda che scherzavo." Disse Malfoy, cupo.
"Io no!" Urlò di nuovo lei.
No, non scherzava. Non scherzava quando parlava alla prima persona plurale di lei e Draco, già come un piccolo noi. Non scherzava quando dava ragione a Malfoy, perché aveva davvero il suo sapore in bocca..
Malfoy balbettò qualcosa di molto simile a "Scusa", ma lo dissimulò con un attacco di tosse, sperando ancora una volta che Hermione non avesse sentito, ma ancora una volta, lei l'aveva sentito, e l'avevano sentito anche quelle farfalle che adesso le giravano nello stomaco, tormentandola.
Lei decise che era abbastanza, e non poteva pretendere più di quanto non avesse già avuto, da Malfoy.
"Dove hai intenzione di andare, allora, Malfoy?"
"Giretto ad Hogsmeade?" Chiese allora lui.
Non c'era niente di più bello delle libere uscite ad Hogsmeade per quelli del settimo anno, per Draco. Non c'era niente di meglio di poterci portare qualcuno, con sé, ad Hogsmeade. Soprattutto se quel qualcuno era lei, ma non l'avrebbe mai ammesso.
Fortunatamente era ancora Settembre, per cui non dovettero preoccuparsi del freddo, anzi, quel giorno era un giorno perfetto: il sole era alto nel cielo, e non c'erano nuvole all'orizzonte, c'era gran luce.. così posso vederlo meglio. Pensarono entrambi, poi si voltarono verso l'altro all'unisono e risero, risero di cuore, perché erano degli stupidi, perché stavano andando contro ai loro principi, a chi credeva in entrambi, per motivi diversi, perché andavano contro a loro stessi, alla loro natura..
Ma poteva la natura di Draco, non comprendere quel fiore che era Hermione, quella rosa che si stava staccando le spine, solo per farsi prendere in mano da lui, che al contrario voleva solo tagliarla? E poteva, la natura di Hermione, non concepire quell'erba rara, se non unica, che era Draco Malfoy? Come una pianta rampicante che si attacca ovunque e che ricopre ogni tuo muro.. ma i muri di Hermione, adesso, erano quelli della guerra. E lei voleva solo che venissero abbattuti.. anche da lui. L'unico, in quel momento, che riusciva a non farle pensare a quelle grida, quelle lacrime.
"Chissà come se la passano Ginny e Nott, là dentro.." Disse pensierosa Hermione, con un'accenno di sorriso sul volto.
"Come minimo si saranno stuprati a vicenda." Osservò Draco.
"O magari sono loro a pensare questo di noi, mentre invece stanno solo ridendo di noi come noi stiamo facendo di loro."
"No.. Theodore è uno che passa subito ai fatti." Rise Draco. E ancora una volta Hermione rimase incantata da quella risata, quella voce. Quella sopresa negli occhi, perché ancora non ci crede, di saper sorridere, di poterlo ancora fare..
Hermione risentì le parole del giovane risuonarle in testa, e le venne spontanea una domanda, che non riuscì a frenare:
"E tu che tipo sei?" La curiosità di scoprire qualcosa di Draco le fece un po' fremere la voce, ma lui sembrò non accorgersene, colpito da quella domanda.
Che tipo era lui? Lui non era un tipo, semplicemente.
"Io sono.. uno tosto." Disse, annuendo, un pizzico d'autoironia nel tono che si impegnò per rimuovere, perché l'autoironia non era per i Malfoy, per i Purosangue.
"Ne dubito." Disse lei, pensierosa.
"Andiamo, che tipo pensi che io sia?" Chiese allora, curioso quanto lei lo era stata prima.
"Io credo tu ti nasconda. Un po' perché.. non vuoi pensare al tuo passato, perché vuoi lasciarti certe cose alle spalle.. e ti capisco, certo.. anche io ho cose da lasciarmi alle spalle.. ma alla fine ti stai rendendo solo superficiale.. sai, c'è un libro, dei Babbani, che si chiama 'Il Piccolo Principe', e parla di un bambino che gira per i pianeti.. ed ha una rosa, sul suo pianeta. Per lui quella rosa è la più bella rosa di tutte le altre, lui le vuole bene, la accudisce.." Draco pensò a se stesso come quella rosa, e sperò che Hermione potesse essere il suo Piccolo Principe.. o meglio, Principessa. "Ma quando arriva sulla Terra, trova altre rose. E all'inizio si arrabbia, perché credeva che la sua rosa fosse solo una rosa comune, ma ben presto scoprì che le rose non erano come la sua rosa, lei era unica, le altre erano solo rose. E una frase, che ricordo bene, e che mi ha fatto un po' pensare a te, è quella che dice alle rose: 'voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi.'"
Draco ci pensò un po', riflettè, si stese sull'erba, con le mani dietro la testa, e ben presto, Hermione lo imitò, e il contatto tra i loro gomiti li faceva rabbrividire, e nessuno dei due sapeva cosa volesse dire, ma forse dipendeva dalla cotta che si erano presi l'uno per l'altro.
Ad un certo punto, con una mossa repentina Draco si alzò a sedere, e si voltò verso la Grifondoro:
"Tu credi di essere astuta, non è così? Tu.. credi di sapere cosa sia la Guerra. Ma vedi, tu conosci la Guerra solo perché hai conosciuto la Pace. Tu non sai cosa sia la guerra." Si stese a pancia in su, accanto a lei,e la guardò negli occhi, le loro labbra così vicine.. Ma lui non si fece intimorire e continuò, nonostante sentisse il respiro mozzato della Grifondoro, per paura che lui si arrabbiasse e se ne andasse, ma non c'era rabbia nelle sue parole, solo tristezza. "Io so cosa sia davvero la Guerra. La Guerra non è impugnare le bacchette e pronunciare 'Avada Kedavra', non è un getto verde. La Guerra è quella che avevo io dentro,quando volevo dire 'No' ma continuavo a dire 'Sì'. Quel giorno, io, sapevo che quello fosse Potter, che tu fossi tu e Weasley fosse Weasley, ma stetti zitto perché io.. io vi guardai negli occhi. Io vidi il Coraggio in quelli di Potter, vidi l'Amore in quelli di Weasley, vidi la Purezza, la Paura nei tuoi. E non volevo che Potter diventasse un codardo perché il coraggio l'aveva portato nelle grinfie di.. nelle sue grinfie; un codardo come me. Io non volevo che Weasley provasse solo odio perché l'amore non l'aveva portato da nessuna parte, come me. Non volevo che tu ti macchiassi, che la tua anima si sporcasse.. non volevo che tu avessi paura, come me. Voi sembravate ciò che era rimasto ancora al mondo da vivere, e volevo che voi vi salvaste, volevo che gli altri sorridessero, volevo consumare le mie colpe in silenzio.. non volevo che non rimanesse nulla da vivere a nessuno, solo perché io non avevo nulla da vivere. Sai, certe volte le persone sembrano vuote solo perché sono troppo piene.""
Hermione stava piangendo, sia fuori che dentro. Per Draco, invece, piangevano le sue parole, la voce che si era spezzata, alla fine, l'unico singhiozzo ripudiato nella gola, come ogni sprazzo di felicità che avesse mai provato.
La ragazza lo abbracciò forte, bagnandogli la veste sul petto, un orecchio appoggiato sul cuore per sentirlo ancora vivo, perché lei non credeva lui fosse morto, morto dentro.
"Io ci sono.. per te." Balbettò la ragazza sul suo petto.
Draco sembrò riscuotersi, si alzò velocemente, lanciando un'occhiata sprezzante a quella creatura rannicchiata sul prato a piangere, mentre l'occhiata era segretamente per se stesso. Perché lui aveva macchiato quella purezza, col suo odio, la sua frustrazione, la sua tristezza.
"Io sono un nemico. Tu devi combattermi, non amarmi." Disse, e se ne andò a grandi passi, desideroso di non essere inseguito. Perché non voleva che una delle sue più grandi colpe gli venisse sventolata così, davanti, come una bandiera, un qualcosa di cui non poteva certo andar fiero, come non poteva andar fiero di qualsiasi cosa lui facesse.
Lui era un suo nemico, ma voleva venir sconfitto, lui, voleva che lei lo pugnalasse con quella dolcezza e quella purezza, che lui aveva appena macchiata. Perché per quanto si sforzasse, Draco Malfoy non riusciva a non rovinare tutto ciò che toccava, come un bambino che distrugge le costruzioni. Solo che lui non era più bambino, e le costruzioni erano Hermione. E lui l'aveva fatta crollare, com'era crollato lui, come erano crollate quelle costruzioni che rappresentavano il mondo, e adesso, a rappresentare il mondo, c'era lei..
Hermione alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto fosse stata stupida la sera prima, e vide un'ombra su di lei, quella di Malfoy, eccessivamente più alto di lei, ed eccessivamente vicino. Un pensiero molto poco Grifondoro e molto più Serpeverde le balenò in testa: adesso lui era disarmato, aveva lei stessa la sua arma.. avrebbe potuto schiantarlo, pietrificarlo con un'espressione stupida e metterlo all'ingresso della Sala Grande dove tutti avrebbero potuto osservarlo, con un'espressione che per la prima volta lo rispecchiava dentro.. Ma si rese presto conto che la prima che l'avrebbe ammirato per ore ed ore, e non per prenderlo in giro, sarebbe stata solo lei..
e tutte le altre stupide oche Serpeverde.
Un moto di strana gelosia la fece produrre un suono strano, contrariato, come quando una bambina di tre anni mette il broncio.
"Cos'hai, Granger? Te la sei fatta sotto?" Chiese ridacchiando il Serpeverde, al quale non era sfuggito il suono contrariato della ragazza, tanto che lo aveva perfino trovato carino.. poi era tornato in sé.
"Io non oserei Malfoy.. non senza bacchetta, almeno." Sorrise lei, un sorriso falso, perché non la facevano più ridere i loro litigi.
"Dovrei avere paura.. di te?" Rise lui, non certo con la stessa risata del giorno prima, che sembrava aver dimenticato.. sembrava. "Ma non farmi il piacere, Granger!"
"Stupeficium!" Gridò lei.
L'incantesimo stordì Malfoy e lo fece volare di qualche metro, ma non gli fece perdere conoscenza, come aveva programmato Hermione. Lui si alzò, scosse leggermente la veste dalla polvere che i muri, ancora sanguinanti per la guerra, perdevano.
"Hai vinto tu, Granger." Disse, guardandola di sottecchi.
Si resero conto solo nel momento in cui, a seguito del gran baccano, la McGranitt uscì dall'aula, dove avrebbero dovuto essere anche loro, e li guardò, senza nascondere una grande traccia di stupore dal volto.
"Granger.. Malfoy? Cosa ci fate, voi due, fuori dalla mia aula, in ritardo di ben.. quarantacinque minuti?" Chiese, muovendo velocemente gli occhi da Draco ad Hermione, e da Hermione a Draco.
"Noi.. beh.." Dissero in coro.
Se Draco non fosse stato un superbo Serpeverde, e Hermione una cocciuta Grifondoro, avrebbero smesso di parlare fastidiosamente all'unisono, ma, essendolo, non lo fecero.
"I nostri amici.. sono in infermeria. E noi.. eravamo con loro, e stavamo venendo qua quando.."
"Basta,basta. Ho capito abbastanza. Entrate in classe e cominciate subito la lezione dove io l'ho lasciata. Potrete chiedere indicazioni ai vostri compagni" Disse sbrigativa la Preside.
"Granger" disse allora Malfoy, rivolto verso la Caposcuola Grifondoro.
"Io.. nella furia di portare Ginny in infermeria.. ho lasciato la bacchetta nel Dormitorio." Disse Hermione, molto imbarazzata per la sua sbadataggine ed ancor di più per la strigliata che avrebbe subito a breve dalla sua amata McGranitt.
"Professoressa.. ci sarebbe un problema." Disse asciutto Draco, ancora in fondo all'aula con Hermione.
"Quale problema?" Chiese la McGranitt, visibilmente infastidita.
"La Signorina Granger. Si dà il caso che.." Cominciò Draco, suscitando la curiosità di tutti i presenti, chiamando Hermione 'Signorina Granger' e non con altri epiteti poco carini molto soliti alla sua persona.
"Ho sentito abbastanza, Malfoy. Grazie mille.. bene, bene.. io credo che.. si, okay, andate a fare compagnia alla Signorina Weasley e al Signor Nott. Grazie. Siete esonerati dal resto delle lezioni di quest'oggi, anche si mi auguro che voi ripassiate tutto ciò che i vostri compagni studieranno oggi." Disse, farfugliando, talmente confusa che assomigliava sinistramente alla professoressa Cooman quando veniva messa sotto pressione, o alzava troppo il gomito.
"Ma Professoressa.." Tentò di optare Hermione.
"Vedrà, Granger.. domani si sveglierà e sarà tutto apposto.." Farfugliò, ancora più scossa, la McGranitt. "E' solo un incubo.." si sentiva sussurrare.
A quanto pare, ci sarebbe dovuta essere un'altra visita in Infermeria, quel giorno, come reazione ad un accenno alla relazione Malfoy-Granger.
Hermione uscì dall'aula visibilmente scossa, Draco, invece, sfoggiava un sorriso soddisfatto.
"Quali sono i tuoi programmi per la giornata, Granger?" Chiese, divertito.
"Studierò sicuramente tutto ciò che gli altri studieranno in classe, al contrario di me, per un improvviso momento di pazzia della McGranitt.. Ma che le sarà successo?" Si chiese, Hermione, agrottando le sopracciglia rivolta verso Malfoy.
"Cosa le è preso? Capisco sempre di più perché non sei finita in Corvonero, Granger.." Ridacchiò.
"E dimmi un po', perché?" Chiese lei, sempre confusa, con aria di sfida.
"Vediamo.. primo, perché sei odiosa come una Grifondoro.."
"Se fossi veramente odiosa sarei finita in Serpever.."
"Fammi finire, stupida. Secondo, perché non sei perspicace. Ora, lascia che la mia brillante mente Serpeverde, ti spieghi che la nostra carissima McGranitt, ci ha lasciati quando io ti ho chiamata Signorina Granger. E ora ci attende un bel giorno intero passato a gozzovigliare, per giunta, col permesso della Pres.."
"Eh no, caro! La McGranitt era confusa già da prima.." Disse Hermione, interrompendolo, per fare mente locale sugli attimi appena passati, ancora in classe, con la McGranitt.
"Quando abbiamo parlato usando un 'noi'." Dissero allora in coro, un po' contrariati, un po' sperduti, un po' intimoriti. Ma Malfoy scosse di dosso questi sentimenti poco degni del suo Animo Principesco, e disse sprezzante:
"Anche di questo, devi ringraziare me." Disse lui.
"Ho parlato anche io!" Strillò lei, contrariata.
".. Ma tu non l'hai fatto apposta." Disse Malfoy, parlando a lei ma anche a se stesso, come per dirsi 'Sveglia, Draco. Ciò che ti manca è lei, e tu l'hai già in pugno..', ma si riscosse ben presto da questo pensiero decisamente poco.. giusto, per un Purosangue d'alto rango come lui.
"Vuoi andare in Dormitorio a recuperare la bacchetta oppure vuoi rimanere impotente di fronte alla mia.. ira?" Chiese Hermione, quasi scherzosa nel pronunciare le ultime paure, desiderosa di cancellare dalla sua mente e da quella di Malfoy la frase appena pronunciata da quest'ultimo.
"Immagino di sì, Granger. Cominci a spaventarmi, tu con la tua ira. Certo, mi sentirei un sudicio Babbano senza la mia bacchetta.."
"Beh, dovresti sapere che i Babbani sono molto più puliti anche di alcuni Serpeverde.." Sentenziò lei.
"Taci, Granger. Stavo parlando del Sangue. Il Sangue babbano è nettamente inferiore al mio, quindi anche il tuo."
Hermione rimase colpita da quelle parole. Ferita. Perché se prima credeva di poter trovare del buono in lui, adesso non lo credeva più. Non dopo tutte quelle cattiverie ricevute. Sperava che dopo il bacio fosse cambiato qualcosa.. non voleva certo essere la sua ragazza, ma perlomeno poteva mantenersi un silenzio imbarazzato tra loro. Ma come potevano non parlarsi se lei aveva la sua bacchetta? Prima o poi avrebbe dovuto ammetterlo a se stessa, solo non adesso. Non dopo che quello che dovrebbe, potrebbe, essere il ragazzo per il quale lei provi una certa.. "simpatia", l'aveva offesa così tanto pesantemente.
Malfoy rise.
Bene, Malfoy. Vuoi giocare? Scommetto che vinco io.
"Certo, credo che però la saliva babbana non sia contagiosa, o forse il nostro piccolo Purosangue, ieri si è dimenticato a chi stesse cacciando la lingua in bocca.." Sorrise compiaciuta Hermione, sentendosi tuttavia un po' Serpeverde.
Malfoy tacque a lungo, poi, accettando la sconfitta ma non che la Mezzosangue avesse l'ultima parola, disse soltanto:
"Già, probabilmente sì." Ma prima che potesse frenarsi, altre parole uscirono dalla sua bocca velenosa, improvvisamente addolcita da sentimenti apparentemente sconosciuti: "Forse sono stato inebriato dal tuo profumo.." Si voltò di scatto verso di lei, sperando che non avesse sorriso. Lei, invece, aveva sentito forte e chiaro, e sorrise sincera a quel lato non-meschino di Draco che si era aperto a lei, compiaciuta e, sotto sotto, estasiata da quel piccolo complimento che valeva come milioni di 'Ti amo' da chiunque altro.
Stavolta fu l'animo gentile e Grifondoro a replicare alla piccola Serpe, trasformata per un secondo in un Grifone:
"Hai visto? Dopotutto anche i Babbani profumano."
Malfoy rise, non tanto. Una risata controllata ma tranquilla, dolce. E quella risata lo prese tutto, dalle radici dei capelli alla punta dei piedi. Perché non poteva essere solo Draco? Perché doveva essere anche Malfoy?
Procedettero tranquilli fino alla Torre Grifondoro, dove la Caposcuola Grifondoro si fermò davanti al ritratto della Signora Grassa, pronunciò la parola d'ordine ed entrò, curiosa di vedere se Malfoy sarebbe entrato o no.
"Voglio proprio vedere com'è questa Torre Grifondoro.." Ridacchiò lui ed entrò.
Per un attimo rimase folgorato dell'accoglienza della Sala Comune, nonostante odiasse profondamente quei colori e più o meno tutte le persone che vi alloggiavano. Più o meno, certo. Perché lui non odiava Hermione Granger, anche se non l'avrebbe mai ammesso, non adesso.
Hermione imboccò velocemente le scale per i Dormitori, mentre Malfoy rimase nella Sala Comune, chino davanti alle fiamme dorate che scoppiettavano allegramente nel camino, nonostante l'assenza di spettatori vista l'ora.
Hermione uscì dai Dormitori con la bacchetta di Draco e si soffermò a guardare il suo profilo, di nascosto, vedere quell'oro fare a pugni col candore della pelle e con l'argento dei suoi occhi la incantava tantissimo, tanto che non si accorse subito che lui si era accorto del fatto che lei lo stesse guardando, o meglio, ammirando.
Ma lui, decise di stupirla e non fare commenti acidi sul fatto che lei lo stesse guardando con ammirazione, e alzò solo la mano, col palmo aperto, rivolto verso l'alto, ansioso che lei vi posasse la sua bacchetta.
Lei non tardò ad accontentarlo, sorridente. Lui le rivolse uno sguardo quasi grato, poi si diresse verso il buco del ritratto, ansioso di uscire da quel luogo troppo.. accogliente, per lui.
"Mi sarebbe piaciuto vedere il tuo letto, Granger." Ghignò lui una volta fuori dalla Sala Comune.
"Ne avrai visti tanti altri sicuramente." Disse lei, un po' infastidita dalla realtà dei fatti.
"A dir la verità no." Hermione cacciò un sospiro, che dissimulò abilmente con un colpo di tosse, e una volta che Hermione ebbe finito di fare un qualsiasi rumore che potesse disturbare la quiete del discorso del Caposcuola Serpeverde, questo continuò: "Preferisco sempre andare da altre parti.. sgabuzzini, classi vuote.."
"La Stanza della Necessità.." disse lei a mezza voce.
Lui la guardò e scoppiò a ridere.
"Come le sai, queste cose, Mezzosangue?" Chiese, allora.
"Smetti di chiamarmi Mezzosangue o ti.. ti.." Balbettò lei.
"Così si che mi fai paura, Granger. Facciamo un patto. Io smetto di chiamarti Mezzosangue, e tu.. passi il pomeriggio con me." Disse, semplicemente, alzando il mento, con aria da bambino piccolo che ha trovato il modo per ricattare i genitori e farsi comprare il giocattolo più bello.
"Passo il pomeriggio con te?" Si stupì lei. "Credevo che tu ti volessi liberare di me, non passare il pomeriggio insieme a me." Ma non poteva certo dire che non le piacesse quel patto.
"Magari ti faccio baciare dalla piovra, così smetti di sentire il mio sapore in bocca e di pensarmi così ardentemente.." Sorrise malizioso.
"Allora facciamo che ti butto nel lago dopo avergli dato un profumo intenso, così tu smetti di ricordarti il mio profumo e sentirlo ovunque!" Strillò lei, decisamente alterata, ma più che con Malfoy, con se stessa, perché per una volta lo stava lasciando vincere.. perché per una volta aveva ragione lui, e solo per colpa sua, perché non riusciva a controllarsi, non riusciva a dimenticare il suo sapore..
"Guarda che scherzavo." Disse Malfoy, cupo.
"Io no!" Urlò di nuovo lei.
No, non scherzava. Non scherzava quando parlava alla prima persona plurale di lei e Draco, già come un piccolo noi. Non scherzava quando dava ragione a Malfoy, perché aveva davvero il suo sapore in bocca..
Malfoy balbettò qualcosa di molto simile a "Scusa", ma lo dissimulò con un attacco di tosse, sperando ancora una volta che Hermione non avesse sentito, ma ancora una volta, lei l'aveva sentito, e l'avevano sentito anche quelle farfalle che adesso le giravano nello stomaco, tormentandola.
Lei decise che era abbastanza, e non poteva pretendere più di quanto non avesse già avuto, da Malfoy.
"Dove hai intenzione di andare, allora, Malfoy?"
"Giretto ad Hogsmeade?" Chiese allora lui.
Non c'era niente di più bello delle libere uscite ad Hogsmeade per quelli del settimo anno, per Draco. Non c'era niente di meglio di poterci portare qualcuno, con sé, ad Hogsmeade. Soprattutto se quel qualcuno era lei, ma non l'avrebbe mai ammesso.
Fortunatamente era ancora Settembre, per cui non dovettero preoccuparsi del freddo, anzi, quel giorno era un giorno perfetto: il sole era alto nel cielo, e non c'erano nuvole all'orizzonte, c'era gran luce.. così posso vederlo meglio. Pensarono entrambi, poi si voltarono verso l'altro all'unisono e risero, risero di cuore, perché erano degli stupidi, perché stavano andando contro ai loro principi, a chi credeva in entrambi, per motivi diversi, perché andavano contro a loro stessi, alla loro natura..
Ma poteva la natura di Draco, non comprendere quel fiore che era Hermione, quella rosa che si stava staccando le spine, solo per farsi prendere in mano da lui, che al contrario voleva solo tagliarla? E poteva, la natura di Hermione, non concepire quell'erba rara, se non unica, che era Draco Malfoy? Come una pianta rampicante che si attacca ovunque e che ricopre ogni tuo muro.. ma i muri di Hermione, adesso, erano quelli della guerra. E lei voleva solo che venissero abbattuti.. anche da lui. L'unico, in quel momento, che riusciva a non farle pensare a quelle grida, quelle lacrime.
"Chissà come se la passano Ginny e Nott, là dentro.." Disse pensierosa Hermione, con un'accenno di sorriso sul volto.
"Come minimo si saranno stuprati a vicenda." Osservò Draco.
"O magari sono loro a pensare questo di noi, mentre invece stanno solo ridendo di noi come noi stiamo facendo di loro."
"No.. Theodore è uno che passa subito ai fatti." Rise Draco. E ancora una volta Hermione rimase incantata da quella risata, quella voce. Quella sopresa negli occhi, perché ancora non ci crede, di saper sorridere, di poterlo ancora fare..
Hermione risentì le parole del giovane risuonarle in testa, e le venne spontanea una domanda, che non riuscì a frenare:
"E tu che tipo sei?" La curiosità di scoprire qualcosa di Draco le fece un po' fremere la voce, ma lui sembrò non accorgersene, colpito da quella domanda.
Che tipo era lui? Lui non era un tipo, semplicemente.
"Io sono.. uno tosto." Disse, annuendo, un pizzico d'autoironia nel tono che si impegnò per rimuovere, perché l'autoironia non era per i Malfoy, per i Purosangue.
"Ne dubito." Disse lei, pensierosa.
"Andiamo, che tipo pensi che io sia?" Chiese allora, curioso quanto lei lo era stata prima.
"Io credo tu ti nasconda. Un po' perché.. non vuoi pensare al tuo passato, perché vuoi lasciarti certe cose alle spalle.. e ti capisco, certo.. anche io ho cose da lasciarmi alle spalle.. ma alla fine ti stai rendendo solo superficiale.. sai, c'è un libro, dei Babbani, che si chiama 'Il Piccolo Principe', e parla di un bambino che gira per i pianeti.. ed ha una rosa, sul suo pianeta. Per lui quella rosa è la più bella rosa di tutte le altre, lui le vuole bene, la accudisce.." Draco pensò a se stesso come quella rosa, e sperò che Hermione potesse essere il suo Piccolo Principe.. o meglio, Principessa. "Ma quando arriva sulla Terra, trova altre rose. E all'inizio si arrabbia, perché credeva che la sua rosa fosse solo una rosa comune, ma ben presto scoprì che le rose non erano come la sua rosa, lei era unica, le altre erano solo rose. E una frase, che ricordo bene, e che mi ha fatto un po' pensare a te, è quella che dice alle rose: 'voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi.'"
Draco ci pensò un po', riflettè, si stese sull'erba, con le mani dietro la testa, e ben presto, Hermione lo imitò, e il contatto tra i loro gomiti li faceva rabbrividire, e nessuno dei due sapeva cosa volesse dire, ma forse dipendeva dalla cotta che si erano presi l'uno per l'altro.
Ad un certo punto, con una mossa repentina Draco si alzò a sedere, e si voltò verso la Grifondoro:
"Tu credi di essere astuta, non è così? Tu.. credi di sapere cosa sia la Guerra. Ma vedi, tu conosci la Guerra solo perché hai conosciuto la Pace. Tu non sai cosa sia la guerra." Si stese a pancia in su, accanto a lei,e la guardò negli occhi, le loro labbra così vicine.. Ma lui non si fece intimorire e continuò, nonostante sentisse il respiro mozzato della Grifondoro, per paura che lui si arrabbiasse e se ne andasse, ma non c'era rabbia nelle sue parole, solo tristezza. "Io so cosa sia davvero la Guerra. La Guerra non è impugnare le bacchette e pronunciare 'Avada Kedavra', non è un getto verde. La Guerra è quella che avevo io dentro,quando volevo dire 'No' ma continuavo a dire 'Sì'. Quel giorno, io, sapevo che quello fosse Potter, che tu fossi tu e Weasley fosse Weasley, ma stetti zitto perché io.. io vi guardai negli occhi. Io vidi il Coraggio in quelli di Potter, vidi l'Amore in quelli di Weasley, vidi la Purezza, la Paura nei tuoi. E non volevo che Potter diventasse un codardo perché il coraggio l'aveva portato nelle grinfie di.. nelle sue grinfie; un codardo come me. Io non volevo che Weasley provasse solo odio perché l'amore non l'aveva portato da nessuna parte, come me. Non volevo che tu ti macchiassi, che la tua anima si sporcasse.. non volevo che tu avessi paura, come me. Voi sembravate ciò che era rimasto ancora al mondo da vivere, e volevo che voi vi salvaste, volevo che gli altri sorridessero, volevo consumare le mie colpe in silenzio.. non volevo che non rimanesse nulla da vivere a nessuno, solo perché io non avevo nulla da vivere. Sai, certe volte le persone sembrano vuote solo perché sono troppo piene.""
Hermione stava piangendo, sia fuori che dentro. Per Draco, invece, piangevano le sue parole, la voce che si era spezzata, alla fine, l'unico singhiozzo ripudiato nella gola, come ogni sprazzo di felicità che avesse mai provato.
La ragazza lo abbracciò forte, bagnandogli la veste sul petto, un orecchio appoggiato sul cuore per sentirlo ancora vivo, perché lei non credeva lui fosse morto, morto dentro.
"Io ci sono.. per te." Balbettò la ragazza sul suo petto.
Draco sembrò riscuotersi, si alzò velocemente, lanciando un'occhiata sprezzante a quella creatura rannicchiata sul prato a piangere, mentre l'occhiata era segretamente per se stesso. Perché lui aveva macchiato quella purezza, col suo odio, la sua frustrazione, la sua tristezza.
"Io sono un nemico. Tu devi combattermi, non amarmi." Disse, e se ne andò a grandi passi, desideroso di non essere inseguito. Perché non voleva che una delle sue più grandi colpe gli venisse sventolata così, davanti, come una bandiera, un qualcosa di cui non poteva certo andar fiero, come non poteva andar fiero di qualsiasi cosa lui facesse.
Lui era un suo nemico, ma voleva venir sconfitto, lui, voleva che lei lo pugnalasse con quella dolcezza e quella purezza, che lui aveva appena macchiata. Perché per quanto si sforzasse, Draco Malfoy non riusciva a non rovinare tutto ciò che toccava, come un bambino che distrugge le costruzioni. Solo che lui non era più bambino, e le costruzioni erano Hermione. E lui l'aveva fatta crollare, com'era crollato lui, come erano crollate quelle costruzioni che rappresentavano il mondo, e adesso, a rappresentare il mondo, c'era lei..