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Autore: controcorrente    03/01/2013    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Benvenuti a questo nuovo capitolo. Nel precedente abbiamo la risoluzione di Erin che, almeno in parte risolve i suoi problemi. Sono i capitoli meno facili, per tutte quelle implicazioni sentimentali in cui penso che un calzino bucato ne sappia più di me. Ripeto che Oscar e André non avranno molta parte in tutto questo. Il punto è che sono problemi che devono risolversi da soli.

Eccovi la lettura!

 

IL SILENZIO DI ROSALIE

 

L'arrivo di Alain De Soisson venne accolto con un certo clamore.

Nessuno degli abitanti della casa dei Grandier si aspettava un ritorno così repentino. Oscar gli lasciò una camera accanto al dottore, badando però che questa non passasse nelle vicinanze di Marie.

Aspetta tuo figlio. Non vorrai che passi una gravidanza con più preoccupazioni di quante già non ne abbia? gli aveva detto, con la sua solita ironia.

Il ritorno di Bernard, invece, giunse quasi in sordina.

Rosalie se lo ritrovò davanti in modo inaspettato.

Pur vivendo stabilmente presso i Grandier, ogni tanto passava dalla sua casa, per prendere della biancheria o pulire le stanze. Era un'abitudine che faceva spesso.

Fu così che lo vide di fronte alla porta della dimora.

-Bernard- disse.

Lui si irrigidì, voltandosi di scatto.

-Rosalie- fece, a sua volta -Non mi aspettavo che tu non fossi in casa- .

La bocca della moglie si stirò in una smorfia.

-Oscar e Marie aspettavano un bambino. D'accordo con Madame, abbiamo deciso di prenderci cura di loro nella stessa dimora. In questo modo è più semplice.- rispose pragmatica.

-Allora forse dovrò andare da loro.- disse- prima però voglio darmi una ripulita.-

 

Rosalie preparò la vasca come al solito.

Fece bollire la pentola d'acqua e poi la verso nella bacinella.

Bernard vi si mise dentro subito.

-Come stanno?- domandò, mentre prendeva i saponi.

-Abbastanza bene- rispose la moglie, dall'altra parte del paravento- la gravidanza di Oscar procede bene...e lo stesso vale per Marie. Anche Alain è tornato.-

Chatelet sbuffò, beandosi del calore dell'acqua.

Si strofinò a lungo, desideroso più che mai di togliersi la salsedine di dosso.

-Tu come stai?- sentì dire, dall'altra parte.

Bernard si bloccò.

La sagoma di sua moglie era dall'altra parte, in attesa di una risposta. Non avrebbe mollato...e, conoscendola, sapeva di non poter battere la sua testardaggine. - Ho trovato delle persone interessate al progetto di Oscar- disse, riprendendo a buttarsi l'acqua calda addosso.

-Ah- fece lei.

-Sono inglesi, però.- disse il giornalista.

La sagoma di Rosalie rimase muta.

Bernard si fissò perplesso le mani, ormai in procinto di diventare grinzose per via dell'acqua.

Con uno sbuffo si levò in piedi.

-Rosalie...- disse.

-Spero che tu abbia trovato quello che cerchi- fece lei, l'ombra della testa leggermente abbassata.

Bernard non rispose.

-Sei sempre stato insofferente a quest'isola. Troppo tranquilla, troppo poco interessante...lo vedevo, sai? Perché sei tornato? Stiamo bene. Siamo figli del popolo, sappiamo sempre come cavarcela.- continuò, l'ombra di tensione nella voce.

Una reazione inevitabile, che metteva allo scoperto tanti nodi finora ben nascosti. Suo marito non aveva mai cambiato atteggiamento verso di lei ma Rosalie aveva capito. I suoi modi, le sue espressioni erano meno vivaci di un tempo. -Hai seguito Oscar e André perché desideravi ricambiare quanto ti avevano dato...ma la verità è che, così facendo, hai perduto te stesso.- continuò-Quello che davvero mi dispiace è aver sottovalutato questo tuo malessere, considerandolo un capriccio. Troppo presa dai problemi di Oscar e André, ho trascurato le nostre esigenze.-

-Anche io l'ho fatto- la interruppe Bernard- Da quando ho causato ad André quella ferita all'occhio, il mio senso di colpa non si è mai sopito. Ho continuamente cercato di porre rimedio alla mia azione, senza curarmi del resto. Volevo riscattarmi ad ogni costo...ed è stato allora che le mie convinzioni di rivoluzionario hanno cominciato a passare in secondo piano. Non c'è un colpevole in tutto questo...a parte me, forse.-

Rosalie sussultò.

-Avevi ragione tu- continuò il marito, avvolto da un panno- avevi ragione tu su tutta la linea. I progetti di Robespierre e di Saint Just sono troppo assoluti per me. Io non sono capace di perseguire l'ideale, schiacciando tutto quello che mi sta intorno. Non posso sacrificare i miei affetti ed i miei principi in nome del fine.-

-Che intendi dire?- domandò lei, porgendogli degli abiti puliti.

Bernard sospirò.

-Ho incontrato mio cugino. E'stato lui a fornirmi dei nomi per quella progetto che Oscar intende fare...e mi ha detto varie cose a proposito della situazione al governo. Pare che Robespierre abbia stretto dei rapporti con il duca d'Orleans.- disse.

Rosalie si fece pallida.

-Cosa?- esalò, sentendo quel nome. - Quell'uomo ha quasi provocato la morte del marito di Madame, privandola anche dei suoi averi. Ha quasi distrutto la famiglia di Madamigella Oscar...come può mischiarsi a quel finto mecenate?-

Chatelet la guardò.

-Per una strategia politica. In questi anni, mentre Orleans viveva lontano dalla corte, si è guadagnato la fama di mecenate e di uomo amante del sapere. Ha persino ospitato nel suo salotto molti illuministi, al fine di mantenere questo nome...niente di più falso. In verità, vuole ottenere consensi dalla borghesia che, dopo il 14 luglio dell'anno scorso, ha  preso sempre più potere. Ora questo bacino di consensi fa comodo...e Robespierre e Saint Just lo sanno.- disse, passandosi una mano sulla testa- Tutti i morti di quel giorno, tutti i sacrifici fatti...tutti gli ideali...usati come mercimonio senza alcuna dignità.-

Rosalie lo osservava muta, senza dar segno di quali fossero i suoi pensieri.

Lo aveva studiato a lungo in quel periodo.

Aveva visto l'ossessivo affannarsi ad aiutare Oscar e André, il suo piegare ogni parte della sua anima, pur di sostenere le idee dei loro amici. Aveva ammirato quel modo di fare...ma sapeva che ognuno aveva il suo punto di rottura...e Bernard lo aveva raggiunto. -Ed ora cosa pensi di fare?- chiese alla fine, non riuscendo a trattenersi- Di tutti noi, tu solo hai rimpianto Parigi. Vuoi tornare nella capitale, per vedere la costruzione della nuova Francia?-

Andarsene per la signora Chatelet era una scelta assai dolorosa.

L'amicizia con Oscar e André le sarebbe mancata molto. Non aveva recriminazioni sulla scelta del posto. La rivoluzione di luglio le aveva mostrato quanto la città fosse un luogo poco adatto alla crescita dei bambini...e lei non voleva che Francois avesse dei brutti ricordi.

- Non sono sicura che sia il posto giusto per nostro figlio- provò a dire- ma forse, crescendo, avrà maggiori opportunità piuttosto che qui. Se vuoi andare, non possiamo fare altro che seguirti, anche se non approvo.-

Bernard scosse il capo.

- Non voglio litigare di nuovo- rispose- e comunque penso che tu abbia ragione. Brehat è il luogo migliore per Francois. Rimaniamo qui, almeno fino a quando non vedremo che anche l'isola è diventata pericolosa.-

Rosalie sgranò gli occhi.

-Cos'è quella faccia?- chiese il giornalista- Pensavi che ancora nutrissi nostalgia per Parigi. Ormai mi è passata. Anche io desidero che nostro figlio sia sereno...e, comunque, la Parigi che sognavo non esiste più. La lontananza me l'ha resa più bella di quella che pensavo, tanto da farmi passare in secondo piano il fatto che la storia ha il brutto vizio di ripetersi e che non tutti gli ideali tendono a realizzarsi.-

Istintivamente si appoggiò al materasso, poco distante dalla vasca. Quella confessione lo aveva come svuotato di molte energie. Non avevano mai litigato per quella cosa. Tutto era stato spaventosamente lineare e privo di crepe, come se il problema si fosse conservato in una sorta di quiescenza.

- Bernard- disse Rosalie- perché non me ne hai parlato?-

Il marito chinò la testa.

Nemmeno lui sapeva darle una risposta. -Chi lo sa- disse, senza crederci davvero.

La verità era che, a volte, quando la guardava, le veniva in mente la prima volta che l'aveva incontrata. Quel giorno le era sembrata una giovane fragile e provata dalla vita...niente di più sbagliato. Certe impressioni però erano dure a morire, persino per uno strenuo cacciatore di superstizioni quale era Bernard Chatelet.

-Ho il brutto vizio di sottovalutarti, di credere che tu sia la giovane sperduta che vidi per la prima volta sulla strada, quando tua madre Nicole morì.- disse, quasi vergognoso per le sue stesse parole.

Rosalie sospirò.

-Non hai motivo di farlo- rispose, mettendosi a sedere accanto a lui -ho visto l'inferno...ma sono ancora qui. Io mi piego ma non mi spezzo, Bernard. Andrò avanti, nonostante tutto. Ora cosa intendi fare?-

-Tu cosa vorresti?- domandò Bernard, fissandola di sottecchi.

La moglie, per tutta risposta, gli rifilò una gomitata.

-Ahi!- si lamentò.

-Non dubitare di me- disse, con l'ombra di un sorriso sul volto- Non farlo mai più.-

 

 

Oscar osservava distrattamente la finestra.

La luce del giorno stava scemando piano piano, facendosi pallida e fioca.

Con uno sbuffo posò la penna.

Non aveva più motivo di continuare lo studio di quei testi.

-Vedo che vi state impegnando- disse suo padre, che fino a quel momento, nella massima discrezione, aveva ficcanasato qua e là.

La figlia sogghignò.

-Devo pur fare qualcosa- rispose- oppure impazzirei.-

Poi si fece improvvisamente seria.

-Non avete risolto l'alterco con mia madre?- domandò, tentando di essere disinteressata.

Da quando era tornato, aveva visto come il corpo fosse curvo e pesto, allo stesso modo di una crisalide senza il suo contenuto. Sua madre era molto arrabbiata e non poteva biasimare il suo risentimento. Lui non rispose, non troppo velatamente demoralizzato.

-Forse dovreste insistere...-continuò.

-PER L'AMOR DI DIO, OSCAR!- tuonò, ormai irritato per quell'insistere- Vi ho già detto che non sono affari che vi riguardano e che è una questione tra me e mia moglie.-

Oscar lo guardò scettica.

-E allora ritornate alla carica- disse - non siete voi il grande Generale De Jarjayes, quello che è riuscito a far di sua figlia un capo militare fiero e rispettato?-

Francois la scrutò accigliato.

Le parole di Oscar avevano il sapore di una sfida bella e buona.

Era chiaro che volesse spronarlo a ritentare.

Non poteva essere altrimenti.

-E sia- esalò prima di alzarsi, dritto verso la porta.

 

 

 

André se ne stava comodamente appoggiato allo stipite della porta, in una posa falsamente indolente che gli dava un che d'intrigante.

-Ho visto il generale marciare a passo di carica verso il castello- disse, ancora perplesso.

Oscar si pose una piuma sulle labbra carnose, in una smorfia che la faceva sembrare una bambina pestifera. Lui scosse la testa. -Immagino che centri il tuo zampino- chiosò, tentando di pensare ad altro.

La moglie si stiracchio, badando di non premere troppo sul rigonfiamento, ormai sempre più visibile.

-Cosa te lo fa pensare?- domandò, con la migliore faccia di bronzo del repertorio.

Lui le rivolse un sorriso di scherno.

-Oscar...-disse di nuovo, lanciandole un'occhiata severa.

-Sì?- domandò questa facendo la gnorri.

Il marito rimase interdetto.

-Cosa hai fatto per spingere tuo padre a tornare da Madame?- domandò, mettendosi una mano sul fianco.

La donna lo guardò.

Per un momento, con quella posa, le era sembrato di aver di fronte Nanny.

-Allora?- incalzò André.

Oscar si stiracchiò sulla sedia.

-Nulla di particolare- disse con un sorriso- ho solo pungolato il suo orgoglio militare...ed il gioco è fatto.-

 

 

 

Marguerite non se lo aspettava.

Era appena scesa nel giardino del maniero, dopo aver passato il giorno a conversare con Girodelle, per poter prendere una boccata d'aria. Aveva infatti scoperto che poco prima del tramonto, la luce del sole colpiva le finestre, creando dei giochi di luce davvero pittoreschi.

Il castello ha gli occhi le aveva detto il proprietario, con l'ombra di un sorriso...ed era così.

Marguerite passeggiò per qualche tempo, fissando quel gioco di luce.

Le piaceva vedere quella spirale di colori riverberare al suolo, allo stesso modo di un piccolo arcobaleno.

Poi, improvvisamente, sentì dei passi dirigersi verso di lei.

La dama, in un primo momento, non ci fece caso...poi però si ricordo che Girodelle era nel castello, immerso nella lettura.

D'istinto, s'irrigidì.

Poco distante da lei, quasi a portata di tiro, c'era una sagoma scura.

I raggi del sole morente la colpivano a tratti, facendo scintillare due occhi azzurri e tempestosi.

Il cuore cominciò a batterle nel petto, come impazzito.

-Che cosa ci fate qui?- domandò, sulla difensiva.

Per un momento, quel bagliore, quasi ipnotico, sparì, ritornando subito dopo, come gli scogli quando vengono coperti dalle onde.

- Sono venuto qui, per chiudere i conti, Marguerite.- disse, con voce ferma.

La dama si fece di pietra.

Quelle parole, per qualche strano motivo, avevano il sapore di una condanna.

Di cosa, però, non sapeva ancora dirlo.

Il generale era lì e non aveva intenzione di andarsene...e se c'era una cosa che Madame aveva imparato in tanti anni di matrimonio, era la sua profonda testardaggine, capace di sovvertire, all'occorrenza, le leggi del buon costume e della natura. Il viso si distese in una piega serena che contrastava nettamente la tensione che la dominava.

E si piegò, come la canna al vento tempestoso, con la certezza, non sempre solida, che, una volta passata la tempesta, avrebbe ripreso a guardare il cielo e le stelle.

 

Bene, questo è il capitolo, dove si parla di Bernard e di Madame. Oscar nuovamente maneggia la cosa da dietro le file usando l'ingegno. Le cose non potevano continuare e quindi abbiamo un accenno del confronto risolutivo tra i due. Quanto a Rosalie e Bernard, voglio precisare che non hanno litigato...non ne hanno avuto il tempo perché il giornalista è partito alla volta di Parigi e lei lo ha lasciato sbollire. Ringrazio di nuovo tutte voi e vi informo, per chi non lo avesse ancora capito che mancano meno di 5 capitoli, tanto per star larghi, alla fine della storia. Grazie a tutti.

   
 
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