Benvenuti
a questo nuovo
capitolo. Nel precedente abbiamo la risoluzione di Erin che, almeno in
parte
risolve i suoi problemi. Sono i capitoli meno facili, per tutte quelle
implicazioni sentimentali in cui penso che un calzino bucato ne sappia
più di
me. Ripeto che Oscar e André non avranno molta parte in
tutto questo. Il punto
è che sono problemi che devono risolversi da soli.
Eccovi
la lettura!
IL SILENZIO
DI ROSALIE
L'arrivo di Alain De Soisson venne
accolto con un certo clamore.
Nessuno degli abitanti della casa
dei Grandier si aspettava un ritorno
così repentino. Oscar gli lasciò una camera
accanto al dottore, badando però
che questa non passasse nelle vicinanze di Marie.
Aspetta tuo figlio.
Non vorrai che passi una gravidanza con più preoccupazioni
di quante già non ne
abbia?
gli
aveva detto, con la sua solita ironia.
Il ritorno di Bernard, invece,
giunse quasi in sordina.
Rosalie se lo ritrovò
davanti in modo inaspettato.
Pur vivendo stabilmente presso i
Grandier, ogni tanto passava dalla sua
casa, per prendere della biancheria o pulire le stanze. Era
un'abitudine che
faceva spesso.
Fu così che lo vide di
fronte alla porta della dimora.
-Bernard- disse.
Lui si irrigidì,
voltandosi di scatto.
-Rosalie- fece, a sua volta -Non mi
aspettavo che tu non fossi in casa-
.
La bocca della moglie si
stirò in una smorfia.
-Oscar e Marie aspettavano un
bambino. D'accordo con Madame, abbiamo
deciso di prenderci cura di loro nella stessa dimora. In questo modo
è più
semplice.- rispose pragmatica.
-Allora forse dovrò
andare da loro.- disse- prima però voglio darmi una
ripulita.-
Rosalie preparò la vasca
come al solito.
Fece bollire la pentola d'acqua e
poi la verso nella bacinella.
Bernard vi si mise dentro subito.
-Come stanno?- domandò,
mentre prendeva i saponi.
-Abbastanza bene- rispose la
moglie, dall'altra parte del paravento- la
gravidanza di Oscar procede bene...e lo stesso vale per Marie. Anche
Alain è
tornato.-
Chatelet sbuffò,
beandosi del calore dell'acqua.
Si strofinò a lungo,
desideroso più che mai di togliersi la salsedine
di dosso.
-Tu come stai?- sentì
dire, dall'altra parte.
Bernard si bloccò.
La sagoma di sua moglie era
dall'altra parte, in attesa di una
risposta. Non avrebbe mollato...e, conoscendola, sapeva di non poter
battere la
sua testardaggine. - Ho trovato delle persone interessate al progetto
di Oscar-
disse, riprendendo a buttarsi l'acqua calda addosso.
-Ah- fece lei.
-Sono inglesi, però.-
disse il giornalista.
La sagoma di Rosalie rimase muta.
Bernard si fissò
perplesso le mani, ormai in procinto di diventare
grinzose per via dell'acqua.
Con uno sbuffo si levò
in piedi.
-Rosalie...- disse.
-Spero che tu abbia trovato quello
che cerchi- fece lei, l'ombra della
testa leggermente abbassata.
Bernard non rispose.
-Sei sempre stato insofferente a
quest'isola. Troppo tranquilla, troppo
poco interessante...lo vedevo, sai? Perché sei tornato?
Stiamo bene. Siamo
figli del popolo, sappiamo sempre come cavarcela.- continuò,
l'ombra di
tensione nella voce.
Una reazione inevitabile, che
metteva allo scoperto tanti nodi finora
ben nascosti. Suo marito non aveva mai cambiato atteggiamento verso di
lei ma
Rosalie aveva capito. I suoi modi, le sue espressioni erano meno vivaci
di un
tempo. -Hai seguito Oscar e André perché
desideravi ricambiare quanto ti
avevano dato...ma la verità è che,
così facendo, hai perduto te stesso.-
continuò-Quello che davvero mi dispiace è aver
sottovalutato questo tuo
malessere, considerandolo un capriccio. Troppo presa dai problemi di
Oscar e
André, ho trascurato le nostre esigenze.-
-Anche io l'ho fatto- la interruppe
Bernard- Da quando ho causato ad
André quella ferita all'occhio, il mio senso di colpa non si
è mai sopito. Ho
continuamente cercato di porre rimedio alla mia azione, senza curarmi
del
resto. Volevo riscattarmi ad ogni costo...ed è stato allora
che le mie
convinzioni di rivoluzionario hanno cominciato a passare in secondo
piano. Non
c'è un colpevole in tutto questo...a parte me, forse.-
Rosalie sussultò.
-Avevi ragione tu-
continuò il marito, avvolto da un panno- avevi
ragione tu su tutta la linea. I progetti di Robespierre e di Saint Just
sono
troppo assoluti per me. Io non sono capace di perseguire l'ideale,
schiacciando
tutto quello che mi sta intorno. Non posso sacrificare i miei affetti
ed i miei
principi in nome del fine.-
-Che intendi dire?-
domandò lei, porgendogli degli abiti puliti.
Bernard sospirò.
-Ho incontrato mio cugino. E'stato
lui a fornirmi dei nomi per quella
progetto che Oscar intende fare...e mi ha detto varie cose a proposito
della
situazione al governo. Pare che Robespierre abbia stretto dei rapporti
con il
duca d'Orleans.- disse.
Rosalie si fece pallida.
-Cosa?- esalò, sentendo
quel nome. - Quell'uomo ha quasi provocato la
morte del marito di Madame, privandola anche dei suoi averi. Ha quasi
distrutto
la famiglia di Madamigella Oscar...come può mischiarsi a
quel finto mecenate?-
Chatelet la guardò.
-Per una strategia politica. In
questi anni, mentre Orleans viveva
lontano dalla corte, si è guadagnato la fama di mecenate e
di uomo amante del
sapere. Ha persino ospitato nel suo salotto molti illuministi, al fine
di
mantenere questo nome...niente di più falso. In
verità, vuole ottenere consensi
dalla borghesia che, dopo il 14 luglio dell'anno scorso, ha preso sempre
più potere. Ora questo bacino di
consensi fa comodo...e Robespierre e Saint Just lo sanno.- disse,
passandosi
una mano sulla testa- Tutti i morti di quel giorno, tutti i sacrifici
fatti...tutti gli ideali...usati come mercimonio senza alcuna
dignità.-
Rosalie lo osservava muta, senza
dar segno di quali fossero i suoi
pensieri.
Lo aveva studiato a lungo in quel
periodo.
Aveva visto l'ossessivo affannarsi
ad aiutare Oscar e André, il suo
piegare ogni parte della sua anima, pur di sostenere le idee dei loro
amici.
Aveva ammirato quel modo di fare...ma sapeva che ognuno aveva il suo
punto di
rottura...e Bernard lo aveva raggiunto. -Ed ora cosa pensi di fare?-
chiese
alla fine, non riuscendo a trattenersi- Di tutti noi, tu solo hai
rimpianto
Parigi. Vuoi tornare nella capitale, per vedere la costruzione della
nuova
Francia?-
Andarsene per la signora Chatelet
era una scelta assai dolorosa.
L'amicizia con Oscar e
André le sarebbe mancata molto. Non aveva
recriminazioni sulla scelta del posto. La rivoluzione di luglio le
aveva
mostrato quanto la città fosse un luogo poco adatto alla
crescita dei
bambini...e lei non voleva che Francois avesse dei brutti ricordi.
- Non sono sicura che sia il posto
giusto per nostro figlio- provò a
dire- ma forse, crescendo, avrà maggiori
opportunità piuttosto che qui. Se vuoi
andare, non possiamo fare altro che seguirti, anche se non approvo.-
Bernard scosse il capo.
- Non voglio litigare di nuovo-
rispose- e comunque penso che tu abbia
ragione. Brehat è il luogo migliore per Francois. Rimaniamo
qui, almeno fino a
quando non vedremo che anche l'isola è diventata pericolosa.-
Rosalie sgranò gli occhi.
-Cos'è quella faccia?-
chiese il giornalista- Pensavi che ancora
nutrissi nostalgia per Parigi. Ormai mi è passata. Anche io
desidero che nostro
figlio sia sereno...e, comunque, la Parigi che sognavo non esiste
più. La
lontananza me l'ha resa più bella di quella che pensavo,
tanto da farmi passare
in secondo piano il fatto che la storia ha il brutto vizio di ripetersi
e che
non tutti gli ideali tendono a realizzarsi.-
Istintivamente si
appoggiò al materasso, poco distante dalla vasca.
Quella confessione lo aveva come svuotato di molte energie. Non avevano
mai
litigato per quella cosa. Tutto era stato spaventosamente lineare e
privo di
crepe, come se il problema si fosse conservato in una sorta di
quiescenza.
- Bernard- disse Rosalie-
perché non me ne hai parlato?-
Il marito chinò la testa.
Nemmeno lui sapeva darle una
risposta. -Chi lo sa- disse, senza
crederci davvero.
La verità era che, a
volte, quando la guardava, le veniva in mente la
prima volta che l'aveva incontrata. Quel giorno le era sembrata una
giovane
fragile e provata dalla vita...niente di più sbagliato.
Certe impressioni però
erano dure a morire, persino per uno strenuo cacciatore di
superstizioni quale
era Bernard Chatelet.
-Ho il brutto vizio di
sottovalutarti, di credere che tu sia la giovane
sperduta che vidi per la prima volta sulla strada, quando tua madre
Nicole
morì.- disse, quasi vergognoso per le sue stesse parole.
Rosalie sospirò.
-Non hai motivo di farlo- rispose,
mettendosi a sedere accanto a lui
-ho visto l'inferno...ma sono ancora qui. Io mi piego ma non mi spezzo,
Bernard.
Andrò avanti, nonostante tutto. Ora cosa intendi fare?-
-Tu cosa vorresti?-
domandò Bernard, fissandola di sottecchi.
La moglie, per tutta risposta, gli
rifilò una gomitata.
-Ahi!- si lamentò.
-Non dubitare di me- disse, con
l'ombra di un sorriso sul volto- Non
farlo mai più.-
Oscar osservava distrattamente la
finestra.
La luce del giorno stava scemando
piano piano, facendosi pallida e
fioca.
Con uno sbuffo posò la
penna.
Non aveva più motivo di
continuare lo studio di quei testi.
-Vedo che vi state impegnando-
disse suo padre, che fino a quel
momento, nella massima discrezione, aveva ficcanasato qua e
là.
La figlia sogghignò.
-Devo pur fare qualcosa- rispose-
oppure impazzirei.-
Poi si fece improvvisamente seria.
-Non avete risolto l'alterco con
mia madre?- domandò, tentando di
essere disinteressata.
Da quando era tornato, aveva visto
come il corpo fosse curvo e pesto,
allo stesso modo di una crisalide senza il suo contenuto. Sua madre era
molto
arrabbiata e non poteva biasimare il suo risentimento. Lui non rispose,
non
troppo velatamente demoralizzato.
-Forse dovreste
insistere...-continuò.
-PER L'AMOR DI DIO, OSCAR!-
tuonò, ormai irritato per quell'insistere-
Vi ho già detto che non sono affari che vi riguardano e che
è una questione tra
me e mia moglie.-
Oscar lo guardò scettica.
-E allora ritornate alla carica-
disse - non siete voi il grande
Generale De Jarjayes, quello che è riuscito a far di sua
figlia un capo
militare fiero e rispettato?-
Francois la scrutò
accigliato.
Le parole di Oscar avevano il
sapore di una sfida bella e buona.
Era chiaro che volesse spronarlo a
ritentare.
Non poteva essere altrimenti.
-E sia- esalò prima di
alzarsi, dritto verso la porta.
André se ne stava
comodamente appoggiato allo stipite della porta, in
una posa falsamente indolente che gli dava un che d'intrigante.
-Ho visto il generale marciare a
passo di carica verso il castello-
disse, ancora perplesso.
Oscar si pose una piuma sulle
labbra carnose, in una smorfia che la
faceva sembrare una bambina pestifera. Lui scosse la testa. -Immagino
che
centri il tuo zampino- chiosò, tentando di pensare ad altro.
La moglie si stiracchio, badando di
non premere troppo sul
rigonfiamento, ormai sempre più visibile.
-Cosa te lo fa pensare?-
domandò, con la migliore faccia di bronzo del
repertorio.
Lui le rivolse un
sorriso di scherno.
-Oscar...-disse di
nuovo, lanciandole un'occhiata severa.
-Sì?- domandò
questa
facendo la gnorri.
Il marito rimase
interdetto.
-Cosa hai fatto per
spingere tuo padre a tornare da Madame?- domandò, mettendosi
una mano sul
fianco.
La donna lo guardò.
Per un momento, con
quella posa, le era sembrato di aver di fronte Nanny.
-Allora?- incalzò
André.
Oscar si stiracchiò
sulla sedia.
-Nulla di particolare-
disse con un sorriso- ho solo pungolato il suo orgoglio militare...ed
il gioco
è fatto.-
Marguerite non se lo
aspettava.
Era appena scesa nel
giardino del maniero, dopo aver passato il giorno a conversare con
Girodelle,
per poter prendere una boccata d'aria. Aveva infatti scoperto che poco
prima
del tramonto, la luce del sole colpiva le finestre, creando dei giochi
di luce
davvero pittoreschi.
Il
castello ha gli occhi le aveva detto il proprietario,
con l'ombra di un
sorriso...ed era così.
Marguerite passeggiò
per qualche tempo, fissando quel gioco di luce.
Le piaceva vedere
quella spirale di colori riverberare al suolo, allo stesso modo di un
piccolo
arcobaleno.
Poi, improvvisamente,
sentì dei passi dirigersi verso di lei.
La dama, in un primo
momento, non ci fece caso...poi però si ricordo che
Girodelle era nel castello,
immerso nella lettura.
D'istinto, s'irrigidì.
Poco distante da lei,
quasi a portata di tiro, c'era una sagoma scura.
I raggi del sole
morente la colpivano a tratti, facendo scintillare due occhi azzurri e
tempestosi.
Il cuore cominciò a
batterle nel petto, come impazzito.
-Che cosa ci fate
qui?- domandò, sulla difensiva.
Per un momento, quel
bagliore, quasi ipnotico, sparì, ritornando subito dopo,
come gli scogli quando
vengono coperti dalle onde.
- Sono venuto qui, per
chiudere i conti, Marguerite.- disse, con voce ferma.
La dama si fece di
pietra.
Quelle parole, per
qualche strano motivo, avevano il sapore di una condanna.
Di cosa, però, non
sapeva ancora dirlo.
Il generale era lì e
non aveva intenzione di andarsene...e se c'era una cosa che Madame
aveva
imparato in tanti anni di matrimonio, era la sua profonda
testardaggine, capace
di sovvertire, all'occorrenza, le leggi del buon costume e della
natura. Il
viso si distese in una piega serena che contrastava nettamente la
tensione che
la dominava.
E si piegò, come la
canna al vento tempestoso, con la certezza, non sempre solida, che, una
volta passata
la tempesta, avrebbe ripreso a guardare il cielo e le stelle.
Bene,
questo è il capitolo, dove si parla di Bernard e
di Madame. Oscar nuovamente maneggia la cosa da dietro le file usando
l'ingegno.
Le cose non potevano continuare e quindi abbiamo un accenno del
confronto
risolutivo tra i due. Quanto a Rosalie e Bernard, voglio precisare che
non
hanno litigato...non ne hanno avuto il tempo perché il
giornalista è partito
alla volta di Parigi e lei lo ha lasciato sbollire. Ringrazio di nuovo
tutte
voi e vi informo, per chi non lo avesse ancora capito che mancano meno
di 5
capitoli, tanto per star larghi, alla fine della storia. Grazie a tutti.