Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ArwenUndomiel    03/01/2013    4 recensioni
Salve! :)
Mi sono imbattuta in questo sito di fan fiction per caso, a dire il vero fino a qualche tempo fa non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Ho letto come ospite numerosi racconti legati alla saga di Harry Potter, la passione che le autrici hanno mostrato nello scrivere le loro storie, mi ha ispirata, così ho deciso di farlo anch'io.
Amo molto i personaggi creati dalla Rowling e proprio per questo non sono riuscita ad accettare la tragica fine di alcuni di essi.
Ho deciso così di dar loro una seconda opportunità!
La storia che ho deciso di scrivere è ambientata dopo la fine della seconda guerra magica, Harry è distrutto, ma qualcuno gli ridarà speranza facendo in modo che partendo dall'epilogo, egli possa costruire una nuova storia.
Grazie a tutti per l'attenzione!!
Buona lettura! ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Mangiamorte, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 15

“… Forse è stato il tempo, forse quella solitudine che ci portiamo dentro, però credimi
Se tornerai, magari poi … Noi riconquisteremo tutto.
Come tanti anni fa, quando per noi forse la vita era più facile …”
                883

La tensione che regnava ad Hogwarts poteva essere tagliata con un coltello.
Dopo la partenza di gran parte del gruppo alla volta del San Mungo, le persone che erano rimaste nella tenda si erano dedicate alle attività più disparate per tenere la mente occupata.
Dora e Molly si erano date alle pulizie di primavera in grande stile; i gemelli avevano deciso di recarsi al castello e si erano impegnati più del solito nella sua ricostruzione, ormai mancava solo la guferia: il lavoro sarebbe terminato a breve.
Severus Piton si era rinchiuso nel rinnovato reparto proibito della biblioteca sotto lo sguardo sbigottito di Draco che aveva deciso di aiutarlo nelle sue ricerche, ma il catalogare libri sull’oltretomba non era proprio ciò che aveva in mente per distrarsi.
Ginny, da quando aveva ripreso conoscenza, si era chiusa in sé stessa e raggomitolata sul divano sembrava fare un’enorme fatica anche a respirare.
“Dovremmo dirle qualcosa …” esordì Dora mentre osservava la giovane da dietro le spalle della signora Weasley.
“Vorrei tanto trovare il modo adatto per rivolgermi a lei, ma ho paura di peggiorare la situazione … L’unica cosa che possiamo fare,mia cara, è sperare che arrivino buone notizie dall’ospedale …” aveva risposto la donna, rivolgendo speranzosa lo sguardo castagna al cielo oltre la finestra.
Ad un tratto trasalì, facendo sobbalzare di riflesso anche Tonks e si affrettò ad aprire le imposte: un  uccello rosso come il fuoco attendeva che qualcuno lo lasciasse entrare.
Entrambe seguirono con apprensione il volo della fenice che si arrestò ai piedi della ragazza acciambellata accanto al camino.
Ginny aveva puntato gli occhi nocciola sulla lettera che Fanny le tendeva.
Ormai esangue, l’aveva afferrata ed aveva preso a rigirarsela tra le mani tremanti.
L’aprì, vi erano solo poche righe dalle quali dipendeva il suo futuro … La sua vita.
Non aveva il coraggio di leggere, apprendere che non avrebbe più sentito l’odore di Harry, il calore dei suoi baci , che non avrebbe più potuto rimproverarlo per i nomignoli sdolcinati che le affibbiava,che non avrebbe più potuto fissarlo mentre sonnecchiava sul divano: le faceva  esplodere il cuore dalla disperazione.
Si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
“Ginevra, ti stai comportando da codarda … “ si rimproverò mentalmente pur sapendo che effettivamente non lo era mai stata.
Nonostante le sue giovani spalle fossero esili, aveva dimostrato in più di un’occasione di poter sostenere enormi pesi, aveva dovuto sforzarsi di farlo quando la guerra le aveva strappato uno degli  amati fratelli e la sua indistruttibile mamma aveva ceduto alla depressione; era stata lei ad occuparsi della sua numerosa famiglia e,  nonostante l’ansia minacciasse di divorarla quotidianamente, aveva sempre aiutato tutti con il sorriso sulle labbra.
Harry era stato la sua colonna portante, quando pensava di cedere al dolore, le bastava stringere le sue mani per sapere che ce l’avrebbe fatta, che quel periodo negativo sarebbe finito prima o poi.
Ma ora non c’era lui a rassicurarla, a dirle che quell’ulteriore fardello lo avrebbero portato insieme.
Non c’erano le sue braccia a stringerle le spalle scosse dai tremori.
Srotolò la pergamena lentamente e ,tenendo il coraggio a due mani, si accinse a leggere.
Molly e Tonks la fissavano con apprensione e quando videro le prime lacrime bagnarle le ciglia, chiusero gli occhi come a volersi convincere che se non avessero visto le labbra della giovane muoversi, le parole che stava per pronunciare non sarebbero mai state dette.
“Il professore dice che Harry è stabile. L’operazione è andata bene, i parametri vitali sono tornati nella norma e …”
Sgranò gli occhi.
“E ?” aveva domandato Tonks agitata.
“Ha chiesto di me …” aveva risposto crollando sulle ginocchia ed iniziando a singhiozzare.
Le due donne che erano rimaste con il fiato sospeso ad osservarla si erano sciolte in lacrime ed erano corse ad abbracciarla.
Fu così che le trovarono gli altri ospiti della tenda qualche minuto dopo.
“E’ successa qualcosa ad Harry?” aveva domandato George la cui bacchetta era rotolata fino a Grattastinchi che la osservava curioso.
“No, sta bene … Ha subito un intervento e si è svegliato da poco … “ aveva risposto sua madre con un gran sorriso.
La manifestazione di gioia dei due gemelli si era conclusa con dei fuochi d’artificio che avevano bruciato le sopracciglia di Piton e fatto nascondere il povero gatto sotto la credenza.
Dopo aver recuperato un minimo di contegno che le era venuto del tutto meno alla vista del suo ex docente di Pozioni in fiamme, Tonks aveva proposto a Ginny una capatina al San Mungo.
La nuova politica dell’ospedale “AllDayAllNight”  prevedeva che fosse possibile fare delle visite ai pazienti anche in tarda serata.
La piccola di casa Weasley non se lo fece ripetere due volte e, prima che Tonks potesse dare un bacio a Ted appollaiato tra le braccia di Molly, stavano già volteggiando tra le linee della metropolvere.
 
“Professor Silente?”
“Sì?”
“Harry vorrebbe parlare con lei …”
Il preside aveva annuito e si era chiuso la porta della camera alle spalle.
James aveva fissato per qualche minuto il punto in cui l’anziano mago era scomparso.
Avrebbe tanto voluto tempestare suo figlio di domande per sapere cosa fosse accaduto, ma se gli somigliava almeno un po’, non avrebbe ottenuto nulla procedendo in quel modo.
Doveva solo aspettare.
Un bel problema visto che tra i geni Potter non aveva mai trovato spazio quello della pazienza.
Mentre si arrovellava le meningi, aveva iniziato a camminare avanti e indietro per il lungo corridoio.
Sentiva che sarebbe impazzito se non avesse trovato subito una risposta ai dubbi che lo affliggevano.
Durante una delle brevi soste dal suo via vai, delle dita lunghe ed affusolate si erano intrecciate sul suo petto ed aveva sentito la testa di sua moglie premere tra le scapole.
Sorrise di riflesso.
Da solo non sarebbe mai riuscito ad aspettare che quella dannata situazione giungesse ad un epilogo, ma con lei accanto avrebbe potuto farlo per secoli.
 
Il cambio di illuminazione tra il corridoio e la penombra della stanza  costrinse il preside ad arrestarsi per mettere a fuoco il letto in cui giaceva Harry.
Si avvicinò e prese posto accanto alla testiera.
“Professore …”
“Harry, ragazzo mio … Come ti senti?”
“Dolorante, ma tutto sommato non mi lamento … Come posso ringraziarla?Ancora una volta mi ha salvato la vita …”
“Uno splendido modo per dirmi grazie sarebbe non cacciarti più in queste situazioni …”
“Sa bene che non è possibile …”
“Harry …”
“Non le ho chiesto di raggiungermi per parlare di questo, professore …”
si fermò per qualche secondo a riprendere fiato, parlare a lungo era ancora troppo complicato per lui.
“Ho avuto un tête a tête con Regulus Black.”
Silente gli rivolse uno sguardo penetrante.
“Quando non riprendevo conoscenza, ero intrappolato in una sorta di luogo di transizione …”
“Ed è lì che lo hai incontrato …”
Il giovane annuì  e il mago gli fece cenno di proseguire il racconto.
“Mi ha detto che è lì da anni, sembra che il suo corpo sia rimasto intrappolato nella caverna in cui era stato nascosto il medaglione di Serpeverde , ma lui non è ancora un Infero …”
Silente si prese la radice del naso tra le dita, come sempre quando era impegnato in complessi ragionamenti.
Il ragazzo era stato trascinato nel lago infestato da quelle creature quasi vent’anni prima, com’era possibile che il suo corpo non si fosse ancora decomposto rendendolo uno di loro?
Tutto ciò non aveva senso, ma del resto, negli ultimi tempi nulla sembrava averne.
D’improvviso ebbe un’illuminazione.
“Ma certo!”
“Cosa?”
“E’ possibile che il corpo di Regulus sia stato preservato dalla pozione che ha dovuto bere per prelevare l’Horcrux!”
Il giovane sgranò gli occhi.
“Sì, credo proprio che sia così professore … Quando Voldemort ha violato la sua tomba per prendere la bacchetta di Sambuco, il suo corpo era intatto nonostante fosse trascorso un anno dalla sua … Morte.”
Harry non amava ricordare quanto accaduto al Preside, nemmeno parlandone con lui in persona.
“Bene, un’altra prova a confutare la mia tesi …”
“Ma come mai la sua anima è rimasta intrappolata così a lungo?”
“Probabilmente perché qualche faccenda che ha in sospeso lo tormenta al punto da non consentirgli il trapasso e penso proprio di sapere di cosa si tratti …”
“Sirius …”
Il preside annuì.
“Come intende agire?”
“Mi recherò con il professor Piton  alla caverna, porteremo via il corpo e lo affideremo alle cure di Madama Chips. Meglio evitare di rendere il fatto pubblico. Ti terrò aggiornato.”
“Faccia attenzione.”
Silente gli carezzò il capo e con un sorriso si congedò.
Gli eventi stavano prendendo una piega inaspettata, dietro tutto quello che stava accadendo c’era un qualche disegno, ne era sicuro.
Doveva solo individuarne la chiave di lettura.
 
Dopo essere sbucate da uno dei camini dell’atrio, Dora e Ginny avevano avuto l’impressione di trovarsi più nella hole di un hotel a 5 stelle che in un ospedale.
Si smarrirono almeno tre volte a causa del proverbiale senso dell’orientamento di Tonks ,ma fortunatamente riuscirono a giungere a destinazione prima che l’orario delle visite fosse terminato.
In corridoio vi erano James e Remus che esausti stavano per addormentarsi appoggiati l’uno all’altro, Lily aveva fatto comparire due cuscini e li stava posizionando alla bell’e meglio sotto le loro teste.
Presa com’era nella sua attività, non si era resa conto dell’arrivo delle due donne, così quando se le era ritrovate davanti era sobbalzata per la sorpresa.
“Ragazze!! Scusatemi … Non vi avevo sentite arrivare!” aveva detto con una mano premuta sul petto.
“Eri impegnata a sistemare quei due e non ci siamo annunciate per evitare di disturbarti …” aveva risposto Tonks facendo un cenno verso i loro mariti.
“Sono dei bambinoni!” avevano convenuto entrambe prima di scoppiare in un’unica risata.
Ginny era rimasta ad osservarle in disparte.
Vedere Lily sollevata, le aveva liberato il petto da un enorme peso.
Aveva ancora impresso nella mente lo sguardo di puro dolore che le aveva rivolto dopo aver appreso la notizia di quanto fosse accaduto a suo figlio.
“Ginny, stai bene?”
“Mmm ? Sì …” la voce di Dora l’aveva riscossa dai suoi pensieri.
“Harry ha chiesto di te non appena si è svegliato …” aveva detto Lily sorridendole teneramente.
Le guance della ragazza avevano preso un abbagliante colorito porpora.
“Se vuoi puoi entrare a salutarlo, è sveglio … Ha parlato con il preside finora.”
Ginny aveva annuito ed abbassando delicatamente la maniglia , si era affacciata nella stanza.
Il cuore le era scivolato nelle scarpe per poi infrangersi nell’impatto contro il pavimento quando aveva notato le diverse macchine che aiutavano Harry a respirare.
Il ragazzo aveva socchiuso un occhio, ma prima ancora di vedere la sua figura, aveva sentito il suo profumo di biscotti appena sfornati.
Si era aperto in un sorriso radioso e , con qualche smorfia di dolore, le aveva teso una mano.
“Ginny …”
La ragazza, nonostante si fosse ripromessa di non piangere almeno cento volte, gli era corsa incontro ed inginocchiata accanto al suo letto sembrava un fiume in piena.
“Non piangere … Mi fai sentire male, così …” aveva detto Harry in un sussurro.
La rossina si era passata una mano sugli occhi, come a voler asciugare le lacrime, e si era sporta sul letto.
“Gin ?”
“Mmm ?”
“Sei adorabile con quella candela di moccio al naso …”


“Scemo!!”
 
… QUALCHE GIORNO DOPO …
 
Harry guardava sconsolato la minestrina che gli avevano propinato per cena l’ennesima volta .
“Su, devi mangiare se vuoi riprenderti del tutto …” aveva detto sua madre mentre soffiava sul cucchiaio e glielo portava alla bocca.
“Sjfjdksvlv !!” aveva mugugnato il ragazzo contrariato.
“Tesoro, non si parla con la bocca piena!!”
“Se tu gli dessi il tempo di respirare tra un boccone e l’altro, luce dei miei occhi, sono sicuro che non lo farebbe!” James aveva osservato divertito la scena ed aveva deciso di intervenire all’ennesimo sguardo supplice di suo figlio.
Lily lo aveva guardato male e voltandosi verso il giovane che annuiva con vigore aveva assottigliato pericolosamente lo sguardo; il povero ragazzo, colto in flagrante, aveva così deciso che sarebbe stato saggio fingere di sentirsi male.
“Credo di non sentirmi molto bene …” aveva detto con i lucciconi agli occhi e una vocina da piccola fiammiferaia.
“Oh, tesoro della mamma … Su, sdraiati … Niente più minestra se non vorrai!”
Remus che stava sulla porta era scoppiato in una risata a pernacchia e si era dileguato giusto qualche secondo prima che Lily gli lanciasse contro  un incantesimo insonorizzante.
“Su, fuori voi due!!!Il mio piccolo Harry ha bisogno di riposo!!” e così dicendo li aveva sbattuti in corridoio.
“Certo che quando entra in modalità mamma apprensiva, fa davvero paura … “ aveva convenuto James rabbrividendo.
“Per fortuna Harry ha tutta la tua malandrina abilità, Prongs … Hai visto come si è finto moribondo prima?”
“E l’Oscar per il ruolo dell’infermo vaaaa ad Harry Potter!!!”
I due avevano preso a ridacchiare sottovoce per non essere mandati via anche dall’ospedale.
Circa mezz’ora dopo e con gli addominali che pulsavano si erano accomodati sulle sedie poste di fronte alla stanza del ragazzo.
“Remus, non vedo Sirius da un po’ … Che fine ha fatto? Non si sarà messo a rimorchiare infermiere?” aveva domandato James inarcando un sopracciglio.
“Aveva detto che sarebbe andato a prendere qualcosa da bere … “ aveva risposto il licantropo guardando il suo vecchio orologio da polso.
“… Ma ora che ci penso è passato parecchio da quando è andato via …
Sparisce sempre ultimamente …” aveva aggiunto pensoso.
“Sì, esce verso quest’orario e rientra a notte inoltrata … Qui gatta ci cova!!” aveva convenuto l’animagus con tono cospiratore.
“Già …”
“Possibile che voi due non facciate altro che ciarlare come due comari?“aveva detto una voce femminile alle loro spalle, seguita da una risata cristallina.
“Ginny …”
“Dora! “ Remus le era andato incontro e le aveva posato un bacio sulla guancia.
“Eccoci qui per la nostra consueta visita serale …” aveva detto la donna sorridendo.
 “Ah, a proposito, Rem… E’ quasi l’ora del tramonto …”
“Sì, capo! Vado … Ho preso la pozione Antilupo, ma è meglio se non mi trasformo qui davanti a tutti …”
“Moony, saluto Harry e ti raggiungo …” aveva detto James con un sorriso che non lasciava intuire nulla di buono.
Remus gli aveva fatto l’occhiolino e salutandoli con la mano si era diretto verso l’uscita dell’ospedale.
Cominciava ad avvertire dei dolori insopportabili alle articolazioni ed un’emicrania da guinness dei primati gli stava facendo scoppiare la testa.
Quella trasformazione sarebbe stata davvero dura da smaltire.
 
Come ogni sera da quando aveva scorto la sgradevole figura di Peter Minus oscurare l’uscio di una delle bettole sul Tamigi, Sirius era andato a tenerlo d’occhio, sapere vivo e in libertà l’ignobile essere che aveva causato la distruzione della sua vita, non lo faceva stare tranquillo.
Tutti lo credevano morto, non c’erano Auror a dargli la caccia né taglie sulla sua testa.
Avrebbe tanto voluto prenderlo e massacrarlo alla babbana maniera, in sordina, senza dare nell’occhio; ma non poteva rischiare di mandare nuovamente tutto a puttane … Non per lui almeno.
Era ormai una settimana che ne studiava i movimenti.
Intorno alle 19:30 arrivava a lavoro, alle 04:00 del mattino era l’ultimo a lasciare il locale e poi camminava fino a casa.
Un appartamentino squallido situato in uno dei quartieri più malfamati di Londra.
Cambiava tragitto tutti i giorni e sceglieva le strade più trafficate o illuminate, allungando a volte anche di miglia e perdendo un sacco di tempo ad aspettare i mezzi pubblici quando gli sarebbe bastato smaterializzarsi per essere a destinazione in meno di un secondo
C’era qualcosa che non quadrava e lui era altamente intenzionato a scoprire di cosa si trattasse.
Quella sera aveva deciso che sarebbe entrato a dare un’occhiata più da vicino.
Ormai la trasfigurazione umana  gli riusciva anche ad occhi chiusi, per cui non gli fu difficile crearsi una nuova identità.
Al posto dei capelli color ebano che gli arrivavano di poco sopra le spalle, si era fatto comparire un disordinato caschetto castano chiaro e le iridi color ghiaccio avevano lasciato spazio ad un verde chiaro con delle striature di marrone.
Modificò qualche altro tratto del suo viso ed abbassò il suo tono di voce di qualche ottava , dopo essersi specchiato nel parabrezza di un’automobile, soddisfatto si accinse ad entrare.
Il locale non era quello che si potesse definire un posto ben frequentato.
Gli avventori erano quasi tutti ubriachi e delle ragazze seminude si prodigavano per intrattenerli.
Peter era dietro il bancone ed al suono della porta che si chiudeva , aveva voltato di scatto la testa, poi aveva sospirato ed aveva rivolto un saluto al nuovo arrivato.
L’espressione di sollievo che si era dipinta sul volto dell’ometto non era sfuggita a Sirius, che ebbe conferma dei suoi sospetti.
Prese posto al bancone ed attese di essere servito.
“Buonasera signore, cosa prende?”
Padfoot ebbe un moto di rabbia nell’udire la voce di quello che era stato uno dei suoi più cari amici.
“Qualcosa di forte . Scelga lei per me …”
Peter prese un bicchiere dalla forma tozza e lo riempì di Wisky fino all’orlo, poi lo porse al cliente
“Ecco qui, il primo lo offre la casa … “ disse sorridendo affabile
“Grazie …”
Sirius avvertì un senso di nostalgia ,che proprio non gli piaceva,  attanagliargli la gola.
Perché lo hai fatto Pete, perché ci hai traditi?
“E’ nuovo da queste parti?” aveva chiesto l’ometto.
“In un certo senso … Lei invece ha sempre vissuto qui?”
“No, sono dovuto andare via dal posto in cui sono cresciuto.”
Sirius si mise in allerta.
“Sono indiscreto se le chiedo il perché?”
“No, non si preoccupi … Ecco diciamo che ho fatto degli sbagli,grandissimi sbagli … Ho deciso di ricominciare e mi sono lasciato tutto alle spalle, anche se i sensi di colpa mi rodono il culo.”
Padfoot sgranò gli occhi impercettibilmente, stava parlando di quello che aveva fatto a James e Lily.
“Mi hanno insegnato che ad ogni sbaglio c’è rimedio …”
“Non a questo … “
Era una sua impressione o sembrava che quel dannato topo si tormentasse per quello che era accaduto?
“Se potessi tornare indietro morirei piuttosto che rifare quegli errori, ma purtroppo si può andare solo avanti.”
Sirius lo fissò intensamente, poi decise che ne aveva abbastanza di quella conversazione.
Lo salutò e si sistemò al tavolo più remoto del locale.
Incredibile, sembrava di parlare con il Peter Minus che frequentava Hogwarts, quello in cui c’era ancora del buono, ma non poteva commettere l’errore di credere che ci fosse ancora del salvabile in lui, lo aveva fatto una volta e ne stava pagando ancora il prezzo.
Trascorse la serata ad osservare l’uomo affaccendarsi attorno al bancone e rifiutò, seppur a malincuore, le avance di una delle ragazze che lavoravano lì.
Stava bevendo il quarto bicchiere di Wisky, quando il penultimo cliente aveva lasciato il locale.
Erano soli.
Prese a sorseggiare il liquido ambrato, dalla finestra penetrava la luce argentea della luna piena.
“Moony si starà chiedendo che fine ho fatto … “ si disse, fece per alzarsi, ma  si bloccò all’ ingresso di una figura incappucciata nel locale.
Potè vedere chiaramente il colorito abbandonare la pelle di Minus.
“Buonasera Wormtail …”
L’ometto indietreggiò dietro il bancone.
Il nuovo arrivato abbassò il cappuccio del mantello rivelando la sua identità.
Dalla posizione favorevole in cui si trovava, Sirius riuscì a scorgere chiaramente il profilo di Theodore Nott.
“Dovevi saperlo che presto o tardi ti avremmo trovato …”
“Cosa volete ancora da me?”
“Bellatrix mi ha mandato a cercarti …”
Black sgranò gli occhi … Quella pazza in circolazione non lasciava presagire nulla di buono.
Un tremito scosse il corpo di Minus.
“Pensa tu abbia qualcosa che possa esserci utile …” aveva detto Nott con tono mellifluo.
“Cosa, di grazia?” aveva chiesto l’uomo in uno slancio di coraggio.
“Non fare il finto tonto con me, Wormtail .
Non ho tempo da perdere.
 Mi segui con le buone o devo ricorrere a metodi più … Persuasivi?”
In quel momento Padfoot ebbe la consapevolezza che se avesse lasciato andare quell’idiota di Peter con il mangiamorte, sarebbe accaduto l’irreparabile.
Senza esitare oltre, scattò lateralmente in modo da trovarsi di fronte al suo bersaglio e gli scagliò contro un Everte Statim che lo colpì in pieno petto e lo fece sbattere con violenza contro il muro.
Quando ricadde al suolo, Nott era privo di sensi.
 
Minus gli rivolse uno sguardo sconvolto.
“Tu sei un mago?!” disse facendo saettare lo sguardo da lui al mangiamorte svenuto.
“E..E perché mi hai aiutato?”
“Già una volta ti ho lasciato scappare, non intendo commettere lo stesso errore.
Incarceramus!”  pronunciando l’incantesimo per far apparire delle corde che si strinsero intorno al corpo dell’ex amico, l’animagus riprese le sue sembianze.
“Sirius ?” Peter era sconvolto, non avrebbe mai creduto di incontrarlo nuovamente ed avere il tempo di rendersene conto prima di morire tra atroci sofferenze.
“Già … E non provare a fare il furbo Pete … Ho l’Avada facile.”
Minus rabbrividì.
“Ad ogni modo, meglio essere previdenti: Impedimenta!”
Ora era nel sacco, non si sarebbe potuto trasformare.
Decise di smaterializzarsi in un luogo più tranquillo con il roditore al guinzaglio, i seguaci di Voldemort erano pazzi, ma non stupidi e per quanto Peter potesse essere una schiappa, Nott non si sarebbe mai mosso da solo.
I rinforzi sarebbero arrivati a breve.
Pensò all’appartamento di Minus come destinazione ultima, ma non accadde nulla.
Qualcosa impediva loro di smaterializzarsi.
“Evidentemente il tuo amichetto non era da solo … ”
Si voltò verso il muro ai cui piedi giaceva il mangiamorte svenuto, ma non vi trovò nessuno.
La situazione si complicava.
Avrebbe potuto attaccarli e invece era andato via … Perché?
“Non faccio più parte dei Mangiamorte!” le parole di Peter interruppero il suo ragionamento.
Rise senza allegria.
“Come se potessi scegliere .Sei sempre stato uno stupido!”
L’ometto era arrossito ed aveva abbassato il capo.
Per quanto gli seccasse ammetterlo, Sirius aveva ragione.
Aveva sempre sbagliato tutto.
“Beh, usciamo noi prima che entrino loro …”  convenne l’animagus, trascinandosi dietro un Minus sempre più restio a muoversi.
Prima che potessero raggiungere l’uscita, la grande finestra che dava sul retro finì in frantumi sotto il peso di un enorme lupo mannaro dal pelo nero.
“Ecco perché Nott ha levato le tende!!” Padfoot riuscì a malapena a rendersi conto di quanto stesse accadendo, prima di venire sbalzato contro alcuni tavoli dalla creatura che avventandosi come una furia su Peter, lo aveva strappato dalla sua presa.
“Bene, tra tutti i mangiamorte proprio Greyback doveva portarsi dietro … Merda!”
Sirius imprecò mentalmente.
Il licantropo era distratto, avrebbe potuto lavarsene le mani e lasciare che uccidesse quel sudicio ratto, ma qualcosa glielo impediva:
“Maledizione a me ed alla mia coscienza!!” si disse ed evocò uno schiantesimo che allontanò il lupo dalla sua preda, permettendole di strisciare via.
Greyback era rotolato a qualche metro di distanza, dopo un primo momento di smarrimento si era rimesso subito in piedi ed era partito alla carica, ma questa volta il bersaglio non era Minus, era lui.
Fece  per trasformarsi, ma il mannaro gli si gettò addosso e dovette concentrare tutte le sue forze per tenere distante la mascella che voleva serrarsi contro il suo collo.
Provò a divincolarsi menando colpi in tutti i punti del corpo del licantropo che aveva sotto tiro, ma senza sortire grossi effetti.
Stava per cedere quando sentì un fruscio sinistro, il peso sul suo corpo alleggerirsi e Greyback uggiolare cadendo di lato.
Si spostò dal punto in cui il mangiamorte lo aveva placcato e con lo sguardo cercò la causa di quella fortunata serie di avvenimenti. Rischiò quasi di mordersi la lingua, quando il suo sguardo si posò su un pugnale e sulla mano tozza che lo stringeva.
Peter doveva averlo ferito.
Lo aveva salvato … Assurdo.
Facendo forza su un braccio, si era rimesso in piedi a fatica, aveva battuto violentemente la testa contro il pavimento quando il mannaro aveva deciso di spostare il suo peso piuma su di lui.
Una volta recuperato l’equilibrio, aveva guardato nuovamente nel punto in cui si trovava l’ex amico, ma di lui non c’era traccia.
Se l’era data a gambe. 
“Cazzo, me lo sono perso di nuovo!
Spero solo non si faccia trovare da quella psicopatica.
Ho un brutto presentimento.” 
“E poi io ho la precedenza!” si disse prima di dirigersi verso la finestra rotta dal licantropo ed allontanarsi il più possibile da lui.
Evidentemente sconvolto dal comportamento di Peter, aveva commesso la leggerezza di pensare che il suo nemico fosse fuori gioco, non si era reso conto che si era rialzato e si stava preparando ad attaccarlo di nuovo.
Prima che potesse reagire, sentì un dolore lancinante nel punto in cui le unghie del mannaro gli stavano trafiggendo la pelle.
Cadde bocconi a poca distanza dalla lama che lo aveva salvato qualche minuto prima.
Doveva essere rapido o per lui non ci sarebbe stato scampo, allungò una mano e l’afferrò voltandosi giusto qualche istante prima che Greyback sferrasse il morso.
Gli sfregiò il musò, ma non riuscì a spostare il braccio prima che i suoi canini aguzzi lo ferissero.
Preso alla sprovvista il lupo si scostò da lui dandogli il tempo di lanciarsi fuori e smaterializzarsi ai confini di Hogwarts.
Troppo debilitato per reggersi in piedi, crollò supino sull’erba umida.
Decisamente non era il suo periodo fortunato.
 
Remus aveva ripreso da poco le sue sembianze umane.
James gli aveva portato dei vestiti ed intanto che li indossava si guardava intorno inquieto.
“Sirius non è venuto …” aveva detto Prongs con una punta di nervosismo nella voce.
“Strano …”
“Sì, sono preoccupato … Non è da lui mancare alla luna piena!”
“Potremmo andare a cercarlo …”
“Remus, tu devi solo riposare adesso … Stanotte eri una belva in tutti i sensi, è stato difficile tenerti a bada … “ aveva detto l’animagus con un sorriso.
“Ti ho ferito?” aveva chiesto Moony con apprensione.
“No, sto bene … Sei veramente esasperante sai!” aveva ribadito James con uno sbuffo contrariato.
Dopo essersi beccato una smorfia da parte dell’amico, lo aveva aiutato ad appoggiarsi a lui per tornare all’accampamento;
avevano mosso solo pochi  passi quando lo aveva sentito irrigidirsi sotto al suo braccio.
“Moony, che succede?”
Remus si era voltato di scatto in direzione dei cancelli di Hogwarts.
“Odore di lupo.”
 
 
 
 Angolo di Arwen
 
Holaaa!!!
Questa volta non vi tormenterò con le mie logorroiche spiegazioni!
Vi auguro una buona lettura e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!!
Come sempre vi ringrazio per l’attenzione che dedicate alla mia storia!
A presto!!
Arwen
 
!! I PERSONAGGI NON MI APPARTENGONO!!
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ArwenUndomiel