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Autore: StelladelLeone    03/01/2013    11 recensioni
Mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava quando Mirajane ci venne incontro con un sorriso diabolico da metter voglia a chiunque di scappare via; rifuggendo questo istinto, mentre Natsu mi usava come scudo, alla faccia della galanteria, la raggiunsi sorridendo.
“Buongiorno Mira-chan! Come mai così di buon umore?” chiesi reprimendo un brivido.
Mirajane fece una sorriso malizioso e rimproverò Natsu con lo stesso tono che si usa con un bambino di tre anni: “Ma come Natsu?! Non l’hai ancora detto a Lu-chan?! Oggi inizia la parte migliore, la fase preliminare: l’ACCOPPIAGGIO!”
Io la guardai come fosse ubriaca mentre Natsu mi saltellava intorno urlando: “Ecco! Era quello! Era quello che dovevo dirti!!” io, dopo averlo calciato lontano presso il tavolo di Gray ed Elfman, lo ignorai completamente e tornai a Mira.
“Scusa Mira, ma la fase preliminare di cosa?”
“Ma è ovvio! Della Grande Gara di Coppia di Fiore!!” disse lei entusiasta saltellandomi intorno.
Nel mio cervello si accese un gigantesco punto di domanda al neon.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 YOOO MINNAAAA!!!! Eccomi qua! Per la prima volta puntuale (fa partire standing ovation registrata). Finalmente mi si sono scongelate le dita (chi se lo aspettava che facesse così freddo in Svizzera?!) e ho potuto aggiornare! Yuppiiiii! Che dire di questo capitolo?! Beh di sicuro si noterà la mia ossessione per Leon e Laxus, ma cosa ci posso fare io se sono così aadabsafkjfdskj?! Niente, appunto quindi vi tocca subire muhahahaha. Ho avuto invece qualche problema con la coppia ElfmanxEver, non sapevo assolutamente cosa scrivere, e quindi è stato il mio lato demenziale a scrivere (tranquilli, lo noterete anche da soli) mentre anche nella coppia Gerza ho puntato di più sul lato comico che quello serio/romantico *sogghigna*. Se avete qualche idea per gestire meglio le coppie vorrei davvero sapere perché credo che altrimenti impazzirò!!!! Vi avviso già che il prossimo aggiornamento sarà tra un po’ poiché nei primi dodici giorni di scuola avrò ventiquattro verifiche e non ho ancora fatto un tubo, ma ABBIATE PIETÀ!!
Ok, ho finito di sclerare; un ultima cosa (tanto non potete uccidermi perché altrimenti non saprete come finisce la storia XD): RE-CEN-SI-TE!!!!

Buona lettura!! 
 
Primo giorno (pt. 2): cosa mi sta succedendo? (Ho voglia di un procione!)
 
 
Lisanna guardava crucciata il mago biondo seduto davanti a lei: era stata così contenta quando lui le aveva chiesto di essere la sua partner, anche se era stato più simile ad un imposizione, ma da quando l’aveva trasportata con la sua magia a terra, si era limitato a parlarle a grugniti e bofonchi. “Possibile che non sapesse intrattenere una conversazione decente o almeno sorridere?!” si chiese irritata la giovane maga. “Forse è timido? O magari non è abituato a stare in compagnia? Oppure pensa che io abbia paura di lui per quello che ha fatto alla gilda? Ma io non c’ero nemmeno e sono convinta che sia cambiato, che sia un bravo ragazzo! Come Natsu…chissà cosa sta facendo…ma è con Lucy…non devo preoccuparmi…meglio non pensarci! Chissà se anche Laxus ha una ragazza… oh cavolo sto diventando come mia sorella! ... però se non ce l’avesse…ma no! Cosa vado a pensare...eppure è stato così dolce quando mi ha abbracciato per non lasciarmi spiaccicare a terra…”
 
 
Laxus guardava sempre più perplesso la bella maga albina davanti a lui, che per tutto il giorno lo aveva seguito fiduciosa, sorridendogli e parlando del più e del meno, nonostante lui rispondesse a monosillabi, senza mai lamentarsi o arrabbiarsi, tranne quando lui si era rifiutato di mangiare quelle schifose barrette, poiché riteneva che saltare i pasti facesse male, specialmente ai ragazzi. Infatti dopo che si erano fermati per fare una pausa, lei lo aveva scrutato a lungo con sguardo torvo, poi si era alzata di scatto con espressione esasperata e infine aveva cominciato a camminare in cerchio tenendosi il mento con una mano e scavando un solco nel terreno, come persa in chissà quale ragionamento complesso. Di punto in bianco si era illuminata e aveva battuto un pugno sulla mano aperta, evidentemente era giunta ad una conclusione soddisfacente, ma poi si era lasciata cadere seduta sul sasso con espressione afflitta, tenendosi la testa fra le mani. A questo punto aveva scosso la testa e, per un attimo, il suo sguardo si era perso nel vuoto, finché la sua mano era passata sul suo viso che aveva assunto un’espressione esasperata. Infine era diventata di un colore indefinito tra il viola e il bordeaux e si era presa il volto tra le mani, come se fosse imbarazzata.

Che stesse male? Oppure era a disagio nel trovarsi con lui? Dopotutto lei sapeva cosa aveva fatto alla gilda…però aveva accettato comunque di partecipare alla gara con lui!

Sbuffando Laxus si alzò dalla sua postazione, non era fatto per ragionamenti complessi, e raggiunse la maga, accucciandosi di colpo davanti a lei.

“Che hai?”

“AAAHH!” urlò Lisanna presa alla sprovvista, cadendo all’indietro dal sasso.

Per un attimo si scrutarono a vicenda: lui indagatore e piuttosto perplesso, lei, dal basso della sua posizione, con i suoi grandi occhi azzurri sgranati per lo spavento appena preso, il fiatone e le guance ancora arrossate.

“LAXUS! Non comparirmi davanti così all’improvviso! Mi hai spaventata!” lo rimproverò lei risiedendosi sul sasso con una mano sul cuore, come a calmarne i battiti.

“Non hai risposto.”

Lei lo guardò un attimo, arrossendo, ma poi il suo sguardo si fece deciso e i suoi occhi lo incatenarono.

“LAXUS DREHER! SORRIDI!”

“Eh?” fece lui preso alla sprovvista.

“Ti ho chiesto di sorridere! Fa male non sorridere mai e devi imparare a rapportarti con le altre persone, a intrattenere discorsi!” fece lei ammonendolo con un dito.

“TCH!” rispose lui girandosi dalla parte opposta. Ma che le è preso?! È pazza a dare ordini ad uno a cui arriva a malapena alla vita?! Forse sta davvero male…

“LAXUS!”

Prima che lui si potesse rendersi conto del pericolo, la piccoletta tese le mani e afferrò il suo viso; a questo punto con i pollici cercò di sollevare gli angoli della sua bocca, in un tentativo di sorriso.

“Visto?! Non è difficile!” fece lei sorridendo.

“Ma che cosa stai facendo?! Sei diventata pazza?!”  Fece lui scioccato afferrandola per i polsi nel tentativo di levarsela di dosso; ma Lisanna era più tenace di quanto si potesse immaginare.

“TOGLITI!”

“SOLO SE TU SORRIDI!”

“NO!!”

“FALLO!”

“NO!”

“Sì!”

“NO!”

“Sì!”

A questo punto della lotta entrambi persero l’equilibrio, col risultato che Laxus cadde all’indietro portandosi con se la piccola albina.

Per un attimo il tempo parve congelarsi.

Lei, appoggiata al suo petto, lo guardava con occhi stupiti e le guance in fiamme, mentre lui la teneva ancora stretta nella sua morsa ferrea, disorientato da quell’insolito contatto, da quell’insolito calore.

Poi il momento magico si ruppe: lui si tirò su di scatto e per l’onda d’urto Lisanna si trovò anch’essa seduta tra le sue braccia; l’imbarazzo prese entrambi e, mentre cercavano di districarsi, Lisanna non faceva che chiedergli scusa e Laxus continuava grugnire e bofonchiare in risposta, scandalizzato da se stesso.

Quando finalmente riuscirono a separarsi, si trovarono in ginocchio a venti centimetri di distanza l’uno dall’altra.

Si guardarono a lungo, entrambi cercando di domare il rossore.

“Non l’hai fatto!” disse improvvisamente Lisanna mettendo il broncio e incrociando le braccia, “non hai sorriso!”

Il povero mago biondo, alla vista di quell’espressione così tenera, non poté fare a meno di sentire gli angoli della sua bocca incurvarsi in un sorriso.

Lisanna sgranò gli occhi per la sorpresa.

Laxus stava sorridendo.

E aveva un bellissimo sorriso.
 
Rimasero così, come se il tempo avesse smesso di scorrere, finché…

“Guarda, guarda cosa abbiamo qui …due bei piccioncini!” un uomo grasso e dall’aspetto volgare, pieno di anelli e collane pacchiane, avanzava verso di loro seguito da una donna alta, smunta, con i capelli biondo platino evidentemente appena tinti, vestita in modo imbarazzante così da mettere in risalto le sue curve, che stonavano con la magrezza del corpo.

“Caro, guarda com’è carino il ragazzo biondo…sarebbe un peccato venderlo al mercato degli schiavi!” disse la tizia con al collo la pelliccia di un povero procione, che avrà avuto almeno sessant’anni per gamba a
giudicare dalle rughe sulla faccia.

“Già, anche la ragazzina non è male…potrei tenermela per me…” disse l’altro avvicinandosi sempre più e sghignazzando in modo volgare.

Lisanna si alzò in piedi di scatto, mettendosi in posizione di difesa. Un brivido di disgusto e paura l’attraverso, ma la sua determinazione ebbe la meglio. Se avessero fatto un altro passo e si sarebbe trasformata.

Laxus li guardò un attimo, pieno di sprezzante disgusto.

Alle parole contro Lisanna il suo viso si incupì.

Poi si alzò lentamente in piedi.

Si mise il giubbetto in spalla

Si frappose fra Lisanna e la coppia avversaria.

“Laxus cosa…”

Laxus corrugò leggermente la fronte.

L’aria cominciò a crepitare.

Un tuono squarciò il cielo

Due fulmini caddero dal cielo sopra i due malcapitati.

I corpi abbrustoliti, ma ancora viventi, caddero a terra a peso morto.

Il bellissimo mago biondo si diresse tranquillo verso i corpi e sparò in cielo il loro raggio segnalatore; dopodiché prese la loro cassetta con il cibo e il kit di pronto soccorso e se la mise in vita, per poi ritornare da
Lisanna, che lo guardava scioccata. Ma non impaurita, come si aspettava Laxus.

“Andiamo” disse passandole di fianco.

Lei lo seguì.

“Il loro marchio. Era di una gilda oscura: gli Slaveholders.” Disse mentre lei lo ascoltava attentamente, “il vecchio aveva ragione: c’è qualcosa che non va in questa gara…”

Lisanna assunse un’espressione preoccupata, mentre un brivido freddo le scorreva nuovamente lungo la schiena. Improvvisamente la foresta che il mattino le era sembrata tanto bella e rigogliosa, ora, mentre le ombre cominciavano ad allungarsi, le sembrava piena di insidie e pericoli.

Laxus se ne accorse e la guardò, indeciso su cosa potesse fare o dire.

“È pericoloso. Stammi vicino.” Disse poi guardando davanti a sé.

Lei arrossì un poco, ma poi sorrise, rassicurata, e gli si avvicinò.

 

 

******

 
“Freeed?!” il mago dai capelli verdi sobbalzò al sentire la dolce voce di Mirajane chiamare il suo nome.

“Freed è pronto! Vieni a mangiare e dimmi com’è.” Disse lei sorridendo allegra.

Lui si alzò dal tronco su cui si era seduto a pensare e si avvicinò alla maga; mentre faceva ciò, già sentiva le guance colorirsi di rosso: ma perché cavolo Mirajane aveva deciso di vestirsi così?

Sospirando ripensò alla “’sorpresa’” che aveva avuto quel mattino…

Freed e Mirajane atterrarono con grazia sul terreno mentre gli altri loro compagni precipitavano ancora dal cielo.

“Sono preoccupata per i ragazzi…Freed dici che ce la faranno ad arrivare alla fine della Gara tutti interi?”

Freed le sorrise, reprimendo la voglia di sottolineare che finché non incontravano lei avevano qualche possibilità di sopravvivenza.

“Sono sicuro che arriveranno quasi incolumi.” La rassicurò.

Lei guardò dubbiosa il cielo ancora per qualche secondo poi sospirò e sorrise con un’espressione decisa sul volto.

“Bene! È ora di darsi da fare! Per prima cosa eliminiamo questi vestiti!” disse allegra.

Freed spalancò gli occhi: aveva di sicuro capito male…Mirajane non avrebbe davvero fatto quello che lui…

Mira iniziò a slacciarsi il fiocco che legava il vestito dietro al collo.

“M-Mirajane f-fermati! C-cosa stai facendo?” tentò di fermarla il povero mago delle rune coprendosi gli occhi con una mano e voltandosi dall’altra parte con il viso in fiamme.

Sentì il fruscio della stoffa che cadeva a terra e il respiro di soddisfazione di Mirajane.

Il sangue cominciò a scorrergli copioso dal naso.

“Freed? Perché non ti giri?” chiese l’angelica voce del demone.

“N-no, penso sia meglio di no!” ma che cosa era preso a Mirajane ?! Che lei fosse innam…?!

“Freed…girati…” lui rabbrividì, riconoscendo la voce di Satan Soul accarezzarlo.

Lentamente inizio a girarsi.

“Ora Freed, apri gli occhi…”

Piano il mago tolse le mani dal viso, aprì gli occhi e…

Gli cadde la mascella!

“Allora? Come sto?” disse esultante Mira facendo un giro su se stessa.

Freed perse nuovamente un’abbondante quantità di sangue dal naso.

La maga albina indossava dei corti shorts di jeans, degli stivali neri fino al polpaccio e un top nero senza spalline molto corto; i capelli erano raccolti in una coda alta, che però lasciava scappare alcuni ciuffi che le
incorniciavano il volto, mentre al collo aveva una specie di “’collare’” nero con le borchie.


“Tu-tu-n-non sei n-n…”

“Hai visto?! Non lo metto da dieci anni ma mi calza ancora a pennello: è come se non fossi mai cresciuta!” disse esaltata mentre continuava a saltellargli intorno.

Freed avrebbe voluto rispondere che no, una parte di lei era cresciuta eccome e il corpetto lo rendeva evidente, ma, conoscendo l’ira della maga e avendo saldi principi morali, si sforzò di distogliere lo sguardo e
si limitò a farle un debole sorriso dicendole che gli donava molto.

“Forza Freed! Non stare lì impalato! Abbiamo un sacco di strada da fare! Dobbiamo andare sulla Collina dei fiori da sogno a recuperare il Fiore di Ipno. In marcia!” disse lei che aveva già estratto la mappa e aveva già incominciato a camminare.

Freed sospirò: Mirajane, il demone, era tornata.


La stessa Mirajane gli tese una noce di cocco riempita di un liquido fumante, distogliendolo dai suoi ricordi; poi si sedette davanti a lui, con le mani in grembo, impaziente di sapere cosa ne pensava. Lui prese un piccolo sorso e deglutì a forza: assomigliava al sapore dei pesci volanti. Era terribile.

Allora alzò il viso, incontrando così due giganteschi occhi azzurri pieni di aspettativa e speranza, prese un grosso respiro, dopotutto era un uomo e aveva il dovere di dire e fare certe cose, e…

“È la zuppa di procione più buona che io abbia mai mangiato!” disse sorridendole.

Mira lanciò un urletto deliziato e gli saltò addosso, buttandogli le braccia al collo.

Freed si paralizzò e, ancora prima che potesse rispondere al suo gesto, lei si staccò da lui per incominciare a saltellargli intorno.

“Oh sono così contenta che ti piaccia! È la prima volta che cucino un procione e aveva paura che l’avresti trovata disgustosa…mi riempie così tanto di soddisfazione…sta tranquillo, se anche domani riesci a cacciarmi un procione come hai fatto oggi, potremo evitare di mangiare quelle disgustose barrette e assaporare la mia deliziosa zuppa!”

Freed sorrise ritenendo che l’abbraccio e il vederla così felice erano una ricompensa più che sufficiente per il suo sacrificio.

“Freed? Non finisci la zuppa?!”

Forse.

 

                                                                                               ****


Il ventaglio viola batté nuovamente sulla sua testa.

“Ti vuoi muovere?! Non ho mai visto una persona più lenta di te! E dici di essere un uomo?! Tch!” Elfman represse l’istinto di lanciare la dolce fata Evergreen in un cespuglio di rovi, sapendo bene che la sua vendetta sarebbe stata terribile; si astenne anche dal commentare il peso della suddetta fata, come già aveva fatto quel mattino per poi esser lasciato cadere in un pino; fortunatamente, in uno slancio di dolcezza, la fatina aveva deciso di andarlo a riprendere ma, così facendo, aveva urtato contro un ramo con la sua caviglia fatata, slogandosela, e ora toccava a lui portare in spalla il fatato fondoschiena di quest’ultima.

“Io sono un vero uomo!”

“Oh certo come no! Infatti non sei riuscito a procuraci niente per pranzo!”

“E il procione che ho catturato?!”

“Ti aspetti che mi metta a spellare una bestiolina indifesa?!”

“Ho in mente il tuo amore per le bestioline indifese, Ever: per il tuo amore verso di loro hai pietrificato il procione e quindi il nostro pranzo!”

“Mph! Primo: non mi chiamare mai più Ever se non vuoi finire nella mia collezione privata di statue in marmo, solo Laxus può farlo. Secondo: cosa staresti insinuando con questa accuse?!” disse lei punta sul vivo
cominciando a picchiarlo con il ventaglio.

“Sto insinuando che non sei un vero uomo!”

“Infatti sono una donna! Una fata!”

“Allora combatti da uomo!”

“Ma cosa c’entra?! In compenso non vedi qualche cespuglio di frutti o qualcos’altro da mangiare”

“Hai ancora fame?! Nonostante tu ti sia mangiata anche la mia razione di cibo?!”

Gli occhi della fata scintillarono minacciosi.

“IO sono ferita e ho bisogno di rimettermi in forze.” Disse gelida.

“Certo! Se avessi fatto qualcosa!  Invece sono io a fare tutta la fatica!”

“Tu sei un uomo!”

“Certo che sono un uomo!”

“Quindi non dovrebbe darti fastidio portare il mio fatato corpicino, giusto?”

“Giusto! È da uomo!”

Evergreen sorrise soddisfatta: aveva vinto ancora una volta.

 
                                                                                                ****
Wendy saltò in aria quando uno scricchiolare sinistro rimbombò nell’aria. Durante tutta la giornata non avevano incontrato nemici e si erano goduti la bella giornata, come se fossero in gita, ma, ora che le tenebre stavano calando e un vento freddo che sapeva di mistero, paura e solitudine faceva frusciare alberi e foglie, la piccola Dragon Slayer si sentiva sempre più inquieta.

Romeo si girò a guardarla e vedendola spaventata le fece un caloroso sorriso.

“Hai paura Wendy?”

“Un pochino Romeo…” disse lei titubante e vergognandosene un po’.

Il sorriso di Romeo si allargò ancora di più: era il suo momento!

Il giovane mago del fuoco le si avvicinò e la prese per mano.

“Non avere paura Wendy: ci sono qua io a proteggerti!”

Wendy arrossì e gli sorrise dolcemente, felice di non essere sola.

“Grazie Romeo.”

Lui le sorrise ancora e incominciarono a camminare, stretti l’uno accanto all’altra.

Dopo pochi minuti, mentre l’oscurità si faceva sempre più fitta e i due ragazzini erano alla disperata ricerca di un posto dove dormire, un rumore di passi si avvicinò a loro.

Passi umani.

La luce di una torcia illuminò i loro volti.

“Ehi James! Sono due bambini!” disse la voce acuta di una ragazza con i capelli rossi, corti e due occhi dilatati che le davano un aria da pazza.

“Dici sul serio Jude?! Beh…questo non cambia le cose…per vincere la gara dobbiamo eliminare le altre coppie quindi…” disse un ragazzo con lunghi capelli neri e gli stessi occhi di lei, raggiungendo la sua partner.

Romeo si frappose fra loro due e Wendy.

“Sono tutto infiammato” urlò il ragazzino facendo apparire nelle mani due fiamme violacee.

“Sta’ attento Romeo!”

“Uh! il ragazzino vuole giocar…” una sfera di fuoco colpì in pieno la faccia della donna, carbonizzando le sue sopracciglia.

Romeo sorrise vittorioso, ma così facendo si distrasse e l’uomo, dilatando il suo braccio all’inverosimile, lo colpì mandandolo a sbattere contro un albero.

“ROMEOOO!!” urlò Wendy precipitandosi di fianco al suo compagno, che provò a rimettersi in piedi senza però riuscirci.

“Che c’è ragazzina?! Preoccupata per il tuo amichetto?! Hahahahah” disse l’uomo avvicinandosi mentre la donna lo seguiva esibendo un sorriso da mettere i brividi.

Wendy guardò prima Romeo, poi i suoi nemici.

Si alzò in piedi e si mise davanti a Romeo.

“Wendy non fare stupidate!” urlò Romeo preoccupato: doveva proteggerla! Era suo compito e dovere proteggerla! E lui…

“TENRYOU NO HOKOU!!”

Romeo guardò scioccato i due nemici volare a schiantarsi contro un albero.

I due provarono a rialzarsi sotto gli occhi sempre più increduli di Romeo ma…

“TENRYOU NO HOKOU!!” Wendy ripeté senza pietà l’incantesimo, per poi correre accanto ai corpi dei due nemici, storditi, e sparare il raggio segnalatore.

In pochi secondi fu come se nulla fosse successo.

Wendy corse veloce verso Romeo, inciampando in una radice.

“Romeo stai fermo un attimo: devo guarire le tue ferite!” disse ponendo le mani sopra il suo petto.

L’avvertimento era piuttosto inutile visto che lo shock subito impediva al mago del fuoco di proferire parola o di muoversi.

 Uno strano calore lo invase e inghiottì il suo dolore.

Appoggiandosi a Wendy riuscì a rialzarsi.

“Romeo? ...” lo chiamò timida Wendy.

“Sì?” rispose imbarazzato; probabilmente lei voleva dirgli che era stato completamente inutile dato che lei stessa era più che sufficiente per proteggersi.

“Grazie per avermi protetta.”

Eh?

Romeo la guardò scioccato mentre lei gli rivolgeva uno dei suoi sorrisi più belli.

“D-di n-niente…” rispose lui confuso e sentendosi davvero uguale a Natsu.

“Bene! Ora andiamo a cercare un posto dove fermarci per la notte e magari anche qualcosa da mangiare” disse lei intrecciando nuovamente le sue di dita con quelle del ragazzo.

“Okay” disse lui sorridendo a sua volta, nonostante non avesse ancora capito bene cosa fosse successo, e seguendola nella boscaglia.

“Chissà magari riusciamo a catturare un procione…”

“Potremmo farlo allo spiedo…”

“Oppure in brodo…”
 


                                                                                       ****
Gerard guardò la giovane e severa maga dai capelli rossi finalmente sedersi e riposarsi. Per tutta la giornata avevano camminato senza fermarsi, mangiando in marcia, parlando del più e del meno. Godendo della compagnia dell’altro, del suo silenzio, della sua voce, della sua vicinanza.

“Gerard?” lo chiamò la maga con l’armatura vedendolo assorto in chissà quali pensieri.

“Gerard, io avrei…”

BUORPPPP!

Lo stomaco di Erza si ribellò al potere della sua padrona, che diventò di un colorito bordeaux.

Inizialmente il mago dai capelli blu cercò di trattenere le risate ma, alla vista della faccia scandalizzata di Erza, scoppiò a ridere senza ritegno, finché…

BUUUUORPP”

Lo stomaco di Gerard, sentendosi in sintonia con quello di Erza, aveva espresso anche lui il suo malumore, facendo anche lui arrossire il suo proprietario.

Anche Erza scoppiò a ridere tenendosi la pancia.

Quando finalmente si calmò si trovò davanti la faccia di Gerard che esprimeva una dolcezza infinita.

I due rimasero incatenati l’uno nello sguardo dell’altra.

Poi si resero conto della situazione e si alzarono in piedi di scatto, rossi come non mai.

“Va-vado a c-cercare qualcosa da mangiare…un Gerar...nonono volevo dire un procione! Sì un procione!”

“A-allora io vado a baciar…cioè no-no…a cercare! Sì a cercare un procione!”

Balbettando i due si allontanarono in due direzioni diverse, cercando di domare i loro pensieri che correvano liberi come procioni cavalli impazziti.

Dopo dieci minuti Gerard ritornò soddisfatto al punto di ritrovo con un grosso procione in mano e accese un bel falò per cucinarlo.

“Gerard?!” la voce di Erza richiamò la sua attenzione: trasudava soddisfazione.

“Erza ho catturato un procio…” a Gerard cadde il povero procione di mano per lo shock.

Davanti a lui c’era Erza con in braccio, a occhio, una quindicina di procioni morti stecchiti.

“E-Erza…n-non credi di aver esagerato…?”

Erza mise il broncio.

“Lo so che ho un po’ esagerato, però volevo provare a cucinarti una cenetta come si deve…” spiegò arrossendo.

Gerard sorrise intenerito.

“Va benissimo: non vedo l’ora di assaggiarla!”

Erza si illuminò, “Mi metto subito al lavoro!”

“RIEQUIP!”

Erza venne avvolta da una luce scintillante finché non apparve…

Nella sua divisa da cuoca!

Gerard divenne arrossì di colpo, sputando l’acqua che aveva provato a bere. “Possibile che quella ragazza non avesse abiti normali?! Perché poi erano tutti così corti e scollati?! E quei due enormi coltelli e tutti quegli utensili da cucina appesi alla cintura?! Era legale?!” Gerard si perse scioccato e accaldato in questi pensieri mentre Erza, concentrata al massimo, cucinava i procioni il più velocemente possibile.

Dopo soli dieci minuti Erza lo richiamò.

“Ho finito!” annunciò entusiasta e fece per dire qualcosa, ma guardando i suoi abiti, evidentemente cambiò idea.

“RIEQUIP”

Una luce abbagliante avvolse nuovamente Erza e quando svanì svelò ad un terrorizzato Gerard la bella e forte maga dai capelli rosso fuoco… nella sua divisa da cameriera!

Il sangue che uscì dal naso di Gerard innaffiò abbondantemente il terreno.

“Non è possibile…non è possibile…” Pensò traumatizzato, “prima la divisa da infermiera, poi l’armatura alata del purgatorio, poi la divisa da cuoca e ora pure quella da cameriera!! Mi vuole sicuramente uccidere!”

Erza, senza accorgersi minimamente dell’effetto che il suo cambio d’abito aveva inflitto al suo povero partner, si mise ad elencare le pietanze che aveva cucinato.

“Antipasti di procione, zuppa di procione in brodo, procione all’arancia, procione arrosto e allo spiedo, insalata di procione, budino di procione e torta panna e fragole con procione!” disse entusiasta.

Un po’ meno lo era Gerard che aveva la nausea al solo pensiero. E la perdita di sangue non aiutava affatto.
 
 
TRE ORE DOPO
 

“D-davvero Erza e-era tutto delizioso, ma non ce la faccio proprio a prendere un bis di dolce al procione…” disse Gerard supplicando con gli occhi la sua amica che, dopo essersi assicurata che non fosse avanzato nient’altro del suo banchetto, decise di risparmiarlo.

“Va bene! Allora andiamo a letto…no, no …volevo dire io vado a letto di qui e tu…tu di là! Dobbiamo svegliarci presto domani!” balbettò confusa e imbarazzata Erza

Gerard fece un sospiro di sollievo: finalmente Erza si sarebbe massa in pigiama e lui non avrebbe più dovuto sforzarsi di mantenere il controllo del suo viso, che aveva preso la simpatica decisone di diventare di
un bel rosso scarlatto appena lei si avvicinava a più di due metri da lui, e dei suoi pensieri.

Erza preparò il suo giaciglio (un masso ricoperto di pelli di procione come cuscino e delle foglie come materasso) mentre Gerard faceva lo stesso, per poi compiere il tanto atteso Riequip.

“RIEQUIP!”

Gerard sospirò di sollievo mentre la luce avvolgeva Erza, coprendola alla sua vista, per poi mostrarla…

…in canottiera e pantaloncini corti, molto corti, di pizzo bianco con delle spade ricamate sopra!!

……….!!!!!!

Erza guardò dolcemente il suo compagno: doveva essere proprio stanco per crollare addormentato da in piedi!
 
                                                                       

                                                                                   *****

Leon guardò il viso di Cana illuminato alla luce del fuoco, che danzava all’interno del cerchio di pietre che avevano appositamente preparato. Durante tutta la giornata era stato sempre più confuso: lei non gli aveva mai rivolto la parola, rispondendo a monosillabi, ma quando a pranzo aveva assistito alla sua lotta con un procione, che poi si erano mangiati, si era lasciata andare ridendo e chiacchierando per tutto il pranzo, per poi richiudersi una volta che avevano ripreso a camminare. Il mago del ghiaccio sperava che la magia accaduta a pranzo riaccadesse ora, a cena, poiché aveva scoperto che la sua compagnia gli piaceva molto e la sua risata altrettanto…

Scosse la testa per scacciare questi pensieri. Che cosa gli succedeva?!

Non riuscì a rispondersi, ma, nuovamente, si ritrovò a guardare la maga dei tarocchi.
 


Cana contò fino a dieci.

Fino a venti.

Fino a trenta.

“ORA BASTA!!!!!” esplose facendo prendere un infarto al povero Leon.

“NON NE POSSO PIÙ!!! AL DIAVOLO LE REGOLE!! IO FACCIO QUEL CHE MI PARE!” sotto lo sguardo confuso di Leon cominciò a rovistare in quella piccola borsetta azzurra che, a suo dire, conteneva le sue
carte.  

“C-Cana va tutto ben?” chiese cauto e preoccupato che combinasse qualche altro guaio.

“Tra cinque minuti starò meglio!” disse con la testa infilata nella borsetta.

“Eccola!” urlò esultante uscendo dalla borsa insieme ad una fiaschetta, che teneva in mano come se fosse un tesoro.

“Cana! È vietato portare con sé oggetti personali che non servano per fare incantesimi!” disse lui, scandalizzato, alla maga che non gli prestava un minimo di attenzione e che stava assaporando la bevanda, facile immaginare cosa fosse, contenuta nella fiaschetta a piccoli sorsi.

Leon si alzò di scatto, raggiunse la bella maga e le strappò di mano la fiaschetta.

Lei lo guardò scioccata, incontrando il suo sguardo severo.

“RIDAMMELA!!!” sibilò lei furiosa.

“No.” Rispose lui, assumendo un’espressione impassabile.

La maga si accucciò prima di scagliarsi contro di lui nel tentativo di riprendersi il suo tesssoro tesoro, ma Leon fu più veloce e si tolse dalla sua portata cosicché lei atterrò invece che su di lui per terra. Subito dopo il mago del ghiaccio congelò la fiaschetta in un cubo di ghiaccio perfetto che rilanciò a Cana.

“Tieni. Ora puoi riprenderla.” Disse lui tornando a sedersi tranquillo mentre lei lo guardava paralizzata.

Quando realizzò cosa aveva fatto tirò fuori i suoi tarocchi e incominciò a lanciare ogni genere di incantesimo sul ghiacciolo al sakè: fulmini, acqua, fuoco, terra…niente.

“Non si scioglierà.” la informò ridendo sotto i baffi per quella scena Leon: com’era possibile essere così tanto dipendenti dal sakè?! E com’era possibile avere un’espressione tanto buffa?!

Cana si alzò in piedi con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire Erza, ma che provocò solo un leggero brivido e una sensazione di pericolo imminente all’impassabile mago del ghiaccio.

“Allora scioglierò te.” Disse lei glaciale.

Per miracolo Leon riuscì ad evitare il primo fulmine e, veloce, si lanciò al contrattacco; nel vero senso della parola visto che saltò addosso a Cana, disorientandola, per poi creare delle manette di ghiaccio che le immobilizzarono i polsi.

Col fiatone si rimise in piedi, mentre Cana lo guardava seduta a terra, nella speranza di carbonizzarlo con lo sguardo.

Vedendo che non aveva intenzione di muoversi, Leon si risedette davanti a lei.

“Possibile che non ti rendi conto di quanto sia pericoloso bere in missione?! Quando sei ubriaca, sei completamente incapace di difenderti o pensare lucidamente, un giorno o l’altro finirai per essere ferita gravemente o addirittura ammazzata!” le disse serio, contenendo a malapena la sua rabbia e la sua preoccupazione.

Lei lo guardò stupita, abbandonando ogni aria arcigna: si stava preoccupando per lei?! Com’era possibile che l’unica cosa che gli interessasse fosse che lei non bevesse così da potersi difendere?! La conosceva da tre giorni! Facciamo due perché quand’era ubriaca non valeva!

Cana era sempre più perplessa e…colpita dalle sue parole. Nessuno si era mai preoccupato per lei così, nemmeno in gilda.

Si guardarono ancora per un po’, alla luce del fuoco, ognuno assorto nei suoi pensieri.

“Dimmi perché hai iniziato a bere.” Disse ad un certo punto Leon.

Lei spalancò gli occhi sbalordita: nessuno, nemmeno suo padre, in tutta la sua vita le aveva chiesto perché aveva iniziato a bere. E ora, un ragazzo dal carattere indefinibile e una bellezza fuori dal comune, un ragazzo che non aveva mai visto, riusciva a smuovere qualcosa nel suo cuore, con poche semplici parole riusciva a risvegliare un cuore che non avrebbe mai più immaginato di poter provare quel tipo di amore.

 Lei si alzò di scatto e si allontanò da lui per andare a sdraiarsi, sempre ammanettata e senza sakè, per la notte.

“N-no sono affari tuoi…” gli mugugnò mentre un dolore che pensava di aver superato tornava ad agguantarla con le sue mani nere.

“e per tua informazione: quando tornerò a casa racconterò tutto a mio padre!”

Leon ebbe uno strano presentimento.

“Chi è tuo padre?”

“Gildarts!” rispose sogghignando prima di girarsi di spalle.

Leon sbiancò come se avesse visto un fantasma: anche lui conosceva la fama di Gildarts.

Era davvero morto!

Infine sospirò dicendosi che non c’era nient’altro da fare se non ricordarsi, una volta tornato alla gilda di  Fairy Tail, discappare via il più velocemente possibile.

Leon tornò a guardare nuovamente Cana, domandandosi cos’era quell’oscurità e quel dolore che aveva visto negli occhi di quella bella maga, fino a che non sentì il suo respiro farsi più pesante; a questo punto le si avvicinò per osservarla mentre dormiva: il suo sonno era agitato.

Un refolo d’aria fredda fece rabbrividire Cana e Leon, mostrando il suo lato cavaliere e sorridendo dolcemente, si tolse la giacca per coprire la sua compagna; dopotutto lui ne faceva anche a meno.

Poi si diresse verso l’altro masso e, dopo essersi tolto tutti gli altri vestiti meno l’intimo, si distese anche lui, con un inspiegabile felicità nel cuore.
 
 
 

Fairy Chat

Autrice: ragazzi…? Ragazzi dove siete finiti tutti?



Tutti: PERCHÉ DOVREMMO MAI MANGIARE UN PROCIONE?!?!

Autrice: licenza poetica! *sogghigna*

Laxus: tch!

Lisanna: Laxus! Cosa ti ho detto?! Sorridi! Subito! *trasformazione in Mirajane il demone*

Laxus: *scappa da Freed*

Mirajane: FREEED! Come mi sta questo vestito? Vuoi assaggiare ancora un po’ di zuppa al procione? Ne ho fatta tanta visto che ti piace!

Freed: *scappa da Laxus* 

Evergreen: se sei un uomo cacciami un altro procione!

Elfman: ma poi non lo mangi!

Evergreen: fai quello che ti dico o ti trasformo in un vaso da giardino!

Elfman: *scappa da Freed e Laxus*

Laxus&Freed&Elfman: *scappano a nascondersi dietro all’autrice*

Autrice: Tsk! Vigliacchi!


Laxus&Freed&Elfman: vorremmo vedere te!!!

Autrice: *sogghigna*

Wendy: aaaahh!!. Un ragno!!!

Romeo: Wendy!! Ti proteggo io!!

Wendy: TENRIOU NO HOKOU!!

Romeo: *vola lontano nel cielo, per colpa di Wendy (hahaha)*

Erza: *dorme beatamente*

Gerard: *basta cibo…digestivo…no Erza versione infermiera no! AIUTOOOO! * poverino, ha un brutto incubo*

Cana: *sogna mari di sakè e di strozzare Leon*

Leon: *sogna Cana, no Lluvia, no Cana…Lluvana!*

Leon: ARGGGGH!!!


Autrice: *si rotola per terra dalle risate*

Leon: *congela anche lui l’autrice (SIGH!) e torna a dormire*
  
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