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Autore: maude17    04/01/2013    8 recensioni
Città nuova, amici nuovi, scuola nuova. Andare a vivere a Bayville era un proprio e vero cambiamento per Caroline Ryan, ma è proprio ciò a cui sua madre l’aveva costretta. E ora Caroline era obbligata a lasciare il suo migliore amico, Justin, e tutta la sua vita per andare in Tennessee. Tutto però nella nuova scuola sembra smentire quello che aveva letto su internet, ma niente è come sembra, come le aveva ricordato Derek, un compagno di scuola; infatti tutto inizia a peggiorare dall’arrivo di Scott Lafferty, giocatore di football incredibilmente bello quanto stronzo, che insieme alla sua banda di bulli la iniziano a tormentare senza un evidente motivo. E il fondo viene toccato in quel maledetto giorno in cui tutto a scuola cambiò.
E cosa può esserci di così grave da far mettere da parte i rancori reciproci di Caroline e Scott?
Cosa può accadere da far ribaltare la situazione e da far apparire Scott per quello che è davvero e non solo per lo stronzo della scuola?
E quando Caroline si accorgerà di non odiarlo più come prima, che accadrà?
In fondo lei era una normalissima nuova arrivata.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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 Grazie mille a Jess Graphic per la nuova copertina! :D
 

 
Capitolo 17___Caroline 1, Samantha 0
 
 

 
Era venerdì pomeriggio, il giorno della partita e anche della mia cena con Scott.
Quella mattina a scuola non ci eravamo praticamente visti perché lui era troppo impegnato con gli ultimi allenamenti visto che questa partita decretava la scuola che sarebbe diventata campionessa di Stato.
In compenso avevo parlato molto di lui con Danielle, Felicia, Justin e mia mamma. Mi avevano fatto un terzo grado e si erano messi a saltellare come degli scemi a fine racconto.
Li capivo. Chi lo avrebbe mai detto che Caroline Ryan, la nuova arrivata, sarebbe diventata la ragazza di Scott Lafferty, il bullo della scuola che la tormentava?
Ma si sa che le più belle storie d’amore nascono da un sentimento di odio. O almeno così credevo.
In più non ero sicura che il nostro fosse amore… io ne ero innamorata ma lui aveva parlato solamente di piacere.
Me lo facevo bastare per il momento, era un buon punto di partenza e non volevo allontanarlo di nuovo.
Stavo guardando da trenta minuti l’armadio senza trovare niente da potermi mettere e la mia camera ormai sembrava un campo di battaglia in piena regola.
Così mi arresi e recuperai il cellulare e composi un numero che ormai sapevo a memoria: quello di Justin.
-Ciao bellissima! Come stai?-, chiese rispondendo al terzo squillo.
-Justin sono in piena crisi!-, esclamai togliendomi l’ennesima gonna, posizionando il cellulare tra la spalla e l’orecchio.
-Che succede?-, chiese preoccupato.
-Allora, sai che stasera esco con Scott no?-
Lui emise un verso strano come per annuire, facendomi ridacchiare.
-Dunque, prima c’è la partita di football e non posso andare vestita elegante, ma dopo usciamo a cena. E sono in totale crisi perché non ho idea di dove andremo!-
-Quante cose bisogna insegnare a questo ragazzo… bisogna sempre dirlo a una donna dove si va a mangiare! Pff-
-Infatti!-, annuii convinta.
-Comunque tranquilla… allora, io opterei per jeans stretti e chiari. No, scherzavo! Le panchine dello stadio saranno lercissime, quindi non chiari-, sentenziò.
Guardai tra i miei jeans. –Quelli neri sono da lavare e me ne rimangono un paio blu scuro e uno bordeaux-
-Blu, assolutamente!-, disse schifato.
-Ehi! Non discriminare così i miei bellissimi jeans bordeaux-, esclamai risentita facendolo ridere.
-Per un appuntamento, blu sicuro!-
-E la maglia?-, mormorai tirando fuori una maglia che mi aveva regalato Justin un anno prima. –Quella che mi hai regalato bianca, stile Burberry?-
-Uuuh! Si, si! Perfetta!-, gongolò.
La maglietta in questione era una maglia bianca con le maniche a tre quarti, il colletto e uno scollo a V decorato con un motivo a scacchi stile quello di Burberry.
-E mettiti gli stivali marroni di camoscio col tacco. Capelli sciolti e trucco leggero!-, mi quasi ordinò. –A che ora c’è  la partita?-, domandò iniziando a masticare qualcosa.
-Alle cinque, ho ancora un’ora per prepararmi. Che stai mangiando?-
-Una frittella di stamattina-, spiegò.
-Mmm… buone!-
-Si-
-Quando esci con Nate?-, mi informai mettendo il vivavoce per infilarmi i jeans.
-Mai. Abbiamo litigato-
-Come? Perché non me l’hai detto prima?!-
-Perché eri in crisi!-
-Ma io sono rimasta a parlare di me e Scott mentre te e Nathan avete litigato!-, mi sentii in colpa. –Spiega-, dissi perentoria, infilando la maglietta.
-Perché fa il cascamorto con un ragazzo del suo corso di arte-, sbuffò.       
-Come il cascamorto?-
-Massì, ride sempre, fa lo scemo e guarda caso lui è pure gay e bellissimo e latino americano e con una bega…-
-Justin!-, lo interruppi scandalizzata: e lui che ne sapeva?!
Lui sghignazzò mentre io cambiai discorso: -E Nathan che dice?-
-Dice che mi invento tutto e che Miguel –che nome da puttaniere poi- è solo un amico e che lui non lo guarda nemmeno-
-Allora perché hai dei dubbi? Non ti fidi di Nate?-
-Si che mi fido, non mi fido di Miguel-, fece il verso al ragazzo.
-Ma Nathan chi ama?-, chiesi sorridendo.
Era incredibilmente geloso delle persone a cui teneva, era sempre stato così ed era comprensibile che avesse paura ora, ma questo non doveva essere un limite per la sua storia.
-Me-, sospirò.
-Esatto e tu non sei Miguel. E credo, anzi sono sicura, che tu sia più sexy-
-Ovviamente-, e ridemmo entrambi.
-Sei più tranquillo?-, chiesi amorevolmente.
-Si, grazie-
-E non farti viaggi inutili, lui sta con te e vuole stare con te; non rovinarti un venerdì sera per niente e chiamalo-
-Va bene. Ora devo andare che mia mamma chiama: ti saluta a proposito!-
-Grazie e ricambia. A presto, ti chiamo domani per raccontarti!-
-Anche io! A domani-, e riattaccò.
Sorrisi leggermente e lanciai il cellulare sul letto ancora coperto di vestiti: piangevo al pensare che avrei dovuto mettere tutto in ordine!
Infilai la maglietta e presi un golfino marroncino da metterci sopra in caso mi venisse freddo; mi spruzzai un po’ di profumo poi andai in bagno e accesi la piastra.
Dunque faccia, ora a noi: misi la crema, la base per il trucco, un po’ di matita e l’indimenticabile mascara.
Mi pettinai i capelli controllando l’ora: avevo ancora mezz’ora.
Incominciai a piastrarmi i capelli canticchiando “Up in the sky” dei Bombay Street, canzone che avevo sentito quella mattina alla radio.
-Tesoro a che ora esci con Scott?-, mi chiese mia mamma da dietro alla porta.
-Passa per le cinque-
-Okay, io vado da Marta, ci vediamo stasera se non tornate tardi o direttamente domani mattina-, mi salutò.
-Va bene! Buona serata mamma!-
-Anche a te, tesoro, e fai la brava!-, alzai gli occhi al cielo sentendola allontanarsi per le scale.
Facevo sempre la brava io.
 
Mezz’ora più tardi avevo sistemato tutto e finito di farmi i capelli ed ero già in macchina con Scott che tamburellava i pollici sul voltante.
-Sei nervoso?-, chiesi sorridendogli.
-Un po’… okay tantissimo-, mormorò parcheggiando la macchina vicino allo stadio della scuola affiancandomi dopo che ero scesa dalla macchina.
-Tranquillo, siete bravissimi, tu sei bravissimo e vincerete di sicuro!-, esclamai entusiasta.
Avevo sempre odiato il football come sport, ma diciamo che i giocatori –specialmente uno- non mi erano mai dispiaciuti.
Mi sorrise radioso e mi mise una mano sul fianco facendomi sobbalzare leggermente: dovevo ancora abituarmi a quel livello di intimità.
-Grazie per essere venuta, nonostante non ti piaccia il football-
Iniziai a giocare con il cordino della sua felpa. –Potresti farmi cambiare idea-, arrossii leggermente: non ero mai stata una tipa spudorata.
Lui mi sorrise malizioso e fece comparire quella dannata fossetta.
Mi alzai in punta di piedi e gli diedi un bacio dolce sul mento.
Lui sorrise e mi bloccò il viso per darmi un bacio lento a fior di labbra.
-E’ il mio porta fortuna-, mi sussurrò sulle labbra poi, sorridendo.
Ridacchiai leggermente e gli morsi un labbro. –Ahi!-, scherzò lui.
Gli diedi un buffetto sulla spalla. –Dai andiamo! Ti avranno dato per disperso!-, risi prendendolo per mano e trascinandolo verso gli spalti.
 
Il football era uno sport violento, molto violento. Ad ogni calcio di inizio c’era uno scontro fra le due squadre, ad ogni placcaggio c’era il rischio di rompersi qualcosa, ad ogni meta –nella gioia del momento- si veniva assaliti dai compagni e poi, quando tutto ripartiva, gli avversari erano sempre più violenti.
Per non parlare degli spettatori. A volte più violenti degli stessi giocatori e cosa c’era di peggio di adolescenti –specialmente maschi- che esprimevano tutto il loro essere urlando come forsennati e incominciando inni da stadio da cavernicoli.
E quando la propria squadra sta perdendo non c’è niente di più animalesco che la tifoseria.
Anzi una cosa c’era: le cheerleaders.
Avevo la nausea dei loro coretti da galline tipo: “Datemi una S; datemi una C; datemi una O; datemi una T; datemi un’altra T; VAI SCOTT!”
Avevo il dubbio che quella fosse una piccola vendetta di Samantha, il capitano, che ogni tanto mi lanciava occhiate di puro odio.
Dopo due ore di agonia da parte della sottoscritta perché, essendo il quarterback, Scott veniva spesso preso di mira, mi ero avviata verso lo spogliatoio maschile, ansiosa, mentre tutti gli altri nostri compagni di scuola andavano a festeggiare la vittoria tanto sudata di 49-48.
-Chi sono i campioni di Stato!? Noi!-, i cori che si sentivano dagli spogliatoi erano giustamente meritati e mi fecero sorridere.
-Ehi Ryan!-, mi affiancò Scott, mettendomi una mano sul fianco.
-Scott! Sei tutto intero!?-, chiesi preoccupata
Lui incominciò a ridere sguaiatamente, quasi piegandosi in due dalle risate.
-Ryan, è tutta scena, ci sono le protezioni! Non ci facciamo male-, continuò a ridacchiare.
Io mi corrucciai: io mi preoccupavo e lui mi prendeva in giro?!
-Oh dai, non ti offendere-
-Gne!-, sbuffai.
 Lui mi abbracciò leggermente dandomi un bacio sulla testa che mi fece sciogliere: questa nuova situazione mi stava piacendo più del lecito.
-Comunque te l’avevo detto-, dissi dopo un po’, mentre ci incamminavamo verso il parcheggio: eravamo quasi gli ultimi rimasti.
-Ehi Scott!-, lo chiamò qualcuno da dietro.
Ci voltammo e vedemmo Drake che ci stava raggiungendo.
-Ciao Caroline-, mi salutò.
Momento. Drake Sommers che mi saluta!? Doveva davvero finire il mondo quest’anno.
-Ciao Drake-, dissi allegra.
-Scott dopo vieni con noi a festeggiare la vittoria?-
Scott mi guardò poi scosse il capo dispiaciuto.
-Stasera passo mi sa-
-Ma non puoi è la vittoria della finale! Siamo campioni di Stato, non puoi mancare proprio te!-
-Ha ragione Scott…-
-Ma la nostra cena!-, si lamentò.
-Possiamo andarci anche un’altra volta. Oppure andiamo a mangiare e dopo alla festa-, proposi.
-Va bene! Allora ti raggiungiamo fra un’oretta più o meno Drake-
-Perfetto, lo dirò agli altri allora!-, esclamò entusiasta il suo amico.
-Ti adoro lo sai?-, mi sussurrò all’orecchio Scott.
Mi si fermò il respiro e divenni rossa come un peperone, poi mi voltai e lo abbracciai.
-Lo so-, sorrisi.
Mi diede un pizzicotto sul fianco e poi entrammo in macchina.
Ci stavamo dirigendo verso un ristorante in centro: il Dilectus; una pizzeria molto carina e –per fortuna- informale.
Scendemmo dall’auto e subito Scott mi prese per mano mentre ci incamminammo verso l’ingresso.
Aveva i capelli più spettinati del solito dopo la doccia –cercai di fermare i pensieri e di non immaginarmelo mentre se la stava facendo…-, ma era comunque bello nei suoi jeans neri e camicia leggermente sbottonata.
Entrammo e subito la cameriera ci raggiunse, scortandoci al nostro tavolo in un punto del ristorante appartato.
Ci sedemmo e incominciai a guardare il menu.
-Cambiato idea sul football?-, mi chiese Scott distraendomi dalla sorprendente vastità dei piatti.
-Mmm… non proprio. Sono stata in panico la metà della partita: è troppo violento-, mormorai scandalizzata, facendolo ridere. –Non capisco proprio come faccia a piacerti uno sport del genere!-
-Me lo chiede sempre anche mia sorella-, iniziò ricomponendosi. –Anche lei si scandalizza facilmente-
-Facilmente?!-
-Scusate l’interruzione, siete pronti per ordinare?-, arrivò la cameriera di poco prima.
-Io pasta al formaggio-, ordinai.
-Io una fiorentina con patate arrosto-
Mi ero dimenticata di dire che era un ristorante italiano? Beh, lo era.
-Da bere cosa vi porto?-
-Per me dell’acqua-, disse Scott.
-Anche per me, grazie-
-Perfetto, torno con le vostre ordinazioni-, si congedò cortese lei.
-Comunque non lo so nemmeno io perché mi piace in realtà; sarà la competizione, il gioco di squadra o l’adrenalina che ti scorre nelle vene quando hai la palla in mano! Non lo so, forse sono tutte queste cose messe insieme, ma ne vado matto-, sorrise riprendendo il discorso di poco prima.
Lo osservavo lentamente e non potei fare a meno di notare come gli si illuminavano quasi gli occhi a parlarne. Non capivo questa sua passione –troppa violenza per i miei gusti-, ma adoravo la passione che metteva nel giocare e grazie ad essa me ne riusciva a far apprezzare un po’.
Gli sorrisi, senza una reale motivazione, poi vidi un lampo di consapevolezza attraversare il suo sguardo, che si fece immediatamente più duro.
-Posso chiederti una cosa?-
-Dimmi-, chiesi leggermente timorosa.
-Che è successo martedì sera?-
Quando si dice essere salvati dalla cameriera che portava le ordinazioni.
Abbassai lo sguardo rossa come un peperone.
Resta sul vago, Caroline, non raccontagli completamente tutto.
-Niente, ho esagerato un po’ con l’alcool-
-E?-, chiese esortandomi ad andare avanti col racconto della mia notte da leonessa*.
-Mmm… questa pasta è buonissima! Com’è la carne?-
Non ne aveva ancora mangiato un pezzo ma dovevo cambiare argomento. Assolutamente.
Incominciò a mangiare lanciandomi un’occhiata alla “ne riparleremo” molto minacciosa, ma per il momento l’argomento Adam era chiuso.
Tirai un sospiro di sollievo e incominciammo a parlare del più e del meno tra un rubarsi il cibo e una presa in giro.
Era sempre più piacevole stare con Scott, mi era mancato questo suo essere così spensierato e scemo.
Mi erano mancate tutte le risate che facevamo insieme e il fatto che ora flirtavamo a vista d’occhio mi piaceva ancora di più di quanto fosse lecito.
Ero innamorata persa e me ne accorgevo ogni momento sempre di più.
 
Uscimmo dal locale un’ora più tardi sazi di primo piatto, secondo piatto e dolce. Aveva pagato tutto lui, proprio come ad un vero appuntamento.
L’aria fredda della sera si infranse subito su di me appena varcammo la soglia del ristorante.
-Tutto questo freddo?-, chiesi retorica.
-Davvero! Non dovrebbe essere estate a momenti?-
-Scott, è fine aprile!-, ridacchiai avvicinandomi a lui.
-Appunto! Per me maggio è già estate e a scuola non si fa niente-
-A parte gli esami-
-Quelli finiscono entro la prima settimana, quindi poi siamo liberi-
-Questo è vero-, mormorai pensando felice a quel momento.
Salimmo in macchina e ci allacciammo le cinture.
-Dov’è questa festa?-
-Alla casa al lago del padre di Drake-
-Ci credi se ti dico che non lo avevo mai sentito emettere suoni prima di oggi pomeriggio?-, risi, muovendomi leggermente i capelli.
-Si non parla molto-, ridacchiò, partendo e fermandosi poco dopo ad un semaforo.
-Comunque mi sono dimenticato di darti una cosa prima-, si voltò verso di me.
Io mi sporsi verso di lui curiosa con ancora un sorriso sulle labbra, quando lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mio viso.
Le nostre labbra si scontrarono in un incastro strano che ci fece sorridere. Quando Scott si stava per tirare indietro, però, lo fermai e mi sistemai meglio per poterlo baciare come si deve.
Infilai le mani tra i suoi capelli e gli morsicai leggermente il labbro inferiore, facendogli schiudere la bocca per iniziare a giocare leggermente con la sua lingua.
Un rumore assordante di clacson interruppe l’incantesimo facendoci staccare ridendo: il semaforo era verde.
E sempre ridendo, Scott ripartì per andare verso casa di Drake.
 
La musica assordante era udibile anche da fuori e si potevano sentire gli schiamazzi delle cheerleaders proveniente dall’interno e dal retro della casa. Sul davanti c’erano sparsi qua e là gruppetti di persone con bicchierini rossi e blu in mano, presumevo non di acqua.
-Ehi Scott finalmente!-, gridò un tipo che non riconobbi.
-Ehi Matt!-, lo salutò con uno dei soliti saluti da uomini duri alla “yo bro”.
-Bella partita amico!-, lo salutò un altro.
-Grande Scott!-, un altro ancora.
Mi sentivo molto in mezzo a dir la verità, ma rimasi comunque al suo fianco sorridendo e felice per tutti i complimenti che stava ricevendo: era stato davvero bravo, bisognava ammetterlo.
-Caroline!-, mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Felicia insieme a Drake.
-Licy! Drake…?-, chiesi sorpresa di vederli insieme, entrambi poco sobri a giudicare dalla lucidità degli occhi e dal colore rosso delle guance.
-Tesoro! Ti ho mai detto che sei simpatica?-, mi circondò le spalle col braccio e mi picchiettò il petto.
-Wow! Licy, sei ubriaca!-
-E’ quello che cerco di dirle io da un’ora quasi-, mi spiegò Drake. –Ehi amico, ce l’hai fatta! Credevamo ti fossi rintanato in un qualche bagno a spassartela!-, bisbigliò, urlando in realtà, e cercando di coprirsi con una mano per non farmi sentire. -A proposito, ti cerca Sam!-, esclamò traballando un poco mentre si dirigeva verso il suo amico.
Mi si drizzarono le orecchie al nome della Jeffrey, ma fui subito distratta da Felicia.
-Drake dove vaaaai?-, chiese lamentosa la mia amica.
Avevo troppo a che fare con l’alcool ultimamente e la cosa non mi piaceva affatto.
-Felicia il tuo cellulare dov’è?-, chiesi.
-Nella giacca credo-, ridacchiò.
-Su, andiamo vieni con me che chiamo Sean!-, la trascinai con lentezza verso l’ingresso della casa e verso il piano superiore dove presupponevo ci fossero anche le giacche che per mia grande fortuna, e grazie ad una gentilissima ragazza del secondo anno circa, le trovai.
Impiegai dieci minuti buoni a trovare quella giusta mentre la mia amica aveva incominciato a cantare come una pazza canzoni che non avevo mai sentito prima, facendomi sorridere.
-Eccolo!-, esclamai prendendo il cellulare di Felicia dalla tasca.
Composi il numero di Sean e gli spiegai la situazione e che doveva assolutamente passare a prenderla. Lui, anche se scocciato come lo sarebbe stato ogni sedicenne che il venerdì sera fosse stato chiamato per andare a recuperare la sorella a una festa perché aveva esagerato, acconsentì.
Dopo altri dieci minuti dove avevo completamente perso di vista Scott, vedemmo comparire Sean. Grazie al cielo.
Lo aiutai a mettere Felicia in macchina e lo salutai, più allegra perché potevo tornare da Scott.
Ma lo sapevo che non avrei dovuto mai lasciarlo da solo, specialmente se c’era in giro Samantha Jeffrey.
Li vidi in cucina che parlavano, lui scocciato lei che cercava di mettergli le tette in faccia tutto il tempo.
Mi sentii ribollire il sangue nelle vene e con una determinazione mai avuta prima di allora mi incamminai verso i due.
-Ciao amore!-, li interruppi.
Era il tempo della vendetta ora.
Scott si voltò verso di me sorpreso e lo fu ancora di più quando mi spalmai sulle sue labbra con rabbia, forza e prepotenza. Lasciando di stucco la vacca numero uno.
Era un bacio porno, un bacio da “sto marcando il territorio, troia” e Scott lo capì subito; ma non fece niente e ricambiò semplicemente il bacio stringendomi forte a sé, facendo sorprendere Samantha sempre di più, che se ne andò con un grugnito di rabbia.
E finalmente il punteggio era cambiato: Caroline 1, Samantha 0.


*notte da leonessa è riferito al film "Una notte da leoni", molto divertente :'3




Spazio dell'autrice:


Eccomi quaaaa! Un giorno prima!
Ordunque, finalmente Scott e Car stanno insieme ed escono insieme!
La partita ... beh, non so bene come si gioca e ho provato ad acculturarmi ma era complicato e tutti i dettagi mi sembravano noiosi se inseriti quindi ho preferito riassumerla :D
Justin e Nate faranno pace, non preoccupatevi <3
La faccenda di Adam non andrà nel dimenticatoio e Scott glielo richiederà, geloso marcio :D
E abbiamo visto la nostra Caroline finalmente in azione da gelosa, ora che può, e si vendicherà ancora con Samantha con una bella taccata :DD
E la coppia Felicia-Drake non so come mi è spuntata fuori, ma visto che lo ignoravo sempre quel povero uomo ho deciso che ora spunterà come spasimante della nostra bella Licy :D
Danielle non c'è in questo capitolo, ma solo perchè la nostra Car non l'ha vista :D
Visto che mi sto rendendo conto di stare trascurando un po' il loro rapporto nel prossimo capitolo ci sarà un pezzo sole donne :D
Eeee ieri sera ho scritto la fine della storia . . . piango ç_ç e posso ufficialmente affermare che ci mancano solo 3 capitoli ç_ç 
Detto questo vi lascio bedde e vi dico solo che dal prossimo capitolo la situazione si scalda :DD if you know what I mean :DDD


Alla prossima, un bacio


MaudeScott
  
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