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Autore: ValeryJackson    04/01/2013    1 recensioni
Avete presente la saga "Percy Jackson"? Bene, scordatevela. Anzi no! Scordatela in parte, perchè questa è una storia (quasi) totalmente diversa. Il protagonista non è più solo il nostro amato Percy, bensì tre ragazze.
Tutti noi sappiamo che il Campo Mezzosangue ospita giovani semidei. Ma se non fosse solo questo? Se fosse un rifugio anche per altri componenti della magia? come maghi, o supereroi? In tal caso la storia sarebbe totalmente diversa.
Alex, Bella ed Emma sono ragazze apparentemente normali. Vestono come noi. Parlano come noi. Vivono come noi. Ma non sono affatto come noi. Loro, infatti, sono in grado di fare cose che noi non possiamo neanche sognare. Hanno poteri che noi non riusciamo neanche a immaginare. Bella riesce a diventare invisibile. Alex può prendere fuoco e può volare. Emma sa allungarsi in maniera smisurata. Insieme lottano per difendere il mondo dal male. Ma nessuno deve scoprire la loro vera identità. O saranno guai. Avete presente i supereroi dei fumetti e dei film? Una cosa del genere, ma loro sono reali.
Ovviamente, però, la mia storia fa riferimento anche alla fantastica saga quale è "Percy Jackson", presentandovi una rivisitazione della storia e riportando molti dei suoi personaggi, tra cui Percy!
Sperovipiacciaa!Commentatee! :*
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Bianca ed Emma camminavano nel bosco, fianco a fianco.
Era ancora giorno, quando si erano inoltrate, ma a causa dell’ombra degli alberi sembrava mezzanotte. Faceva anche freddo e, nonostante l’armatura fosse abbastanza imbottita, Bianca tremava.
Emma la guardò preoccupata. – Stai bene?
- S .. si- balbettò lei, stringendo i denti. – Ho … ho solo un po’ f … fred .. do.
Emma annuì, continuando a camminare. L’aria era davvero fredda, e lei aveva tutti i muscoli tesi, le orecchie pronte ad avvertire ogni minimo rumore, il corpo pronto a scattare. Quando Bianca le fece la sua domanda dovette impegnarsi molto per sentirla.
- P … p … perché Alex e Percy litigano tanto?
Emma sorrise, scrollando la testa. – Beh, è una lunga storia.
- Tanto ora ab … b … biamo tempo.
Emma si fermò, di scatto. Si voltò e guardò Bianca negli occhi azzurri.
Si, sapeva perché litigavano. Alex glie lo aveva confidato la sera prima. È che non sapeva se era la cosa giusta da fare, se Bianca era la persona giusta a cui dirlo.
Bianca la guardava, piena di aspettative. Aveva gli occhi in attesa, e Emma vi vedeva chiaramente una montagna di curiosità.
La curiosità è l’unico modo per arrivare alla verità”, le aveva detto Quintus. Anche se non glie l’avrebbe detto lei, la ragazza lo avrebbe scoperto comunque.
Prese un bel respiro.
- Alex ha visto Percy baciare Elle Raiton.
- Elle Raiton?- urlò Bianca. – La Figlia di Afrodite?
- Schh!- la zittì Emma portandosi un dito alla bocca e guardandosi intorno. – Abbassa la voce!
- Ops- disse Bianca, arrossendo. – Ne sei proprio sicura?- chiese, stavolta in un sussurro.
Emma annuì. – Purtroppo si. Alex li ha 'colti in fragrante'.
Bianca annuì, cupa. Improvvisamente trovava molto interessante il terreno sotto di lei. – E … e Percy che ha detto?
- Ha provato a smentire, ovviamente- rispose la bionda, scrollando le spalle.
Ripresero a camminare, in silenzio. Dopo un po’ Bianca disse: - Certo che da lui proprio non me l’aspettavo.
Emma sorrise amaramente. - È un ragazzo, Bianca. E si comporta come tale.
Bianca scosse il capo, contraria. – Si ma Percy è diverso. Lui non va con la prima che capita.
Emma la guardò, inarcando un sopracciglio. – Che c’è? Non ti sarai mica innamorata anche tu di lui?
Bianca si sentì avvampare e raddrizzò la schiena. – No, certo che no- disse, scuotendo il capo. – Dico solo che mi è sembrato più … più bravo.
Emma rise. – Ma guardati! Sei rossa come un peperone.
Bianca si sorprese a battere un piede a terra come una bambina, i pugni stretti lungo i fianchi. – Non è vero!- urlò.
Emma la guardò con un mezzo sorriso, scuotendo il capo. – Bianca, è normale che ti piaccia qualcuno. Percy ha il classico 'fascino dell’eroe da romanzo romantico', ed è normale che tu ne sia rimasta affascinata. Lui è molto gentile, e ti ha fatto sentire subito a tuo agio. Ma fossi in te lo lascerei perdere. Sai, non per dire qualcosa, ma mentre per te questa è una semplice cotta di passaggio, potresti ritrovarti in un mare di guai- Sorrise al suo pensiero. – E poi Alex ti incenerirebbe!
Bianca si irrigidì. Emma aveva ragione. Si, a lei piaceva un po’ Percy, ma era logico che ad Alex piaceva molto di più. Valeva davvero la pena mettersi contro quella ragazza? Non aveva mai avuto delle vere amiche, e ora che ne aveva trovate alcune le avrebbe perse? per un ragazzo? Ovvio che no.
Annuì, afferrando il concetto. Emma si voltò e continuò a camminare, seguita dalla mora, che aveva ripreso a tremare e che ora faticava a tenere il passo.
 
Nel buio della foresta era quasi impossibile restare vicini.
Per Alex e Percy, poi, lo era ancora di più.
Alex continuava a camminare davanti, impettita, con un Percy riluttante al seguito. Avevano trovato delle tracce quasi subito: segni del passaggio di qualcosa munito di zampe, molte zampe. Cominciarono a seguire quella pista.
Saltarono un ruscello e udirono dei rametti che si spezzavano nelle vicinanze. Si accucciarono dietro a un masso, ma erano solo i fratelli Stoll che avanzavano e inciampavano, imprecando in mezzo al bosco.
Saranno anche stati figli del Dio dei Ladri, ma erano furtivi come una coppia di bufali.
Quando si furono allontanati, uscirono dal nascondiglio e si addentrarono ancora di più nella zona occidentale del bosco.
Alex continuava a camminare avanti, non tenendo conto dell’affanno e delle proteste di Percy.
- Potresti rallentare?- sbraitò lui, ad un certo punto.
- No!- urlò lei. – Sei tu che dovresti accelerare, Testa d’Alghe!
Percy sbuffò, esausto. – Sei proprio una Testa Calda!- gridò, in modo che lei lo sentisse. – In tutti i sensi!
Alex si fermò di colpo, permettendo così al ragazzo di raggiungerla. Aggrottò la fronte e sembrò pensare alla risposta adatta da dare. Ma, inspiegabilmente, non sapeva cosa dire. Aveva finito le risorse.
Si girò lentamente a guardarlo. Lui aveva il respiro affannoso, a la guardava con la stessa serietà e freddezza con cui lei stessa si accorse di guardarlo. Il loro era uno sguardo spento, distaccato, privo della ben ché minima emozione.
Alex sorrise di traverso e annuì. – Touchet, Testa d’alghe- disse, dandogli dei leggeri schiaffetti sulla guancia. Poi allargò ancora di più il suo sorriso, a tal punto da provocarsi delle false ‘zampe di gallina’ alle estremità degli occhi. – Touchet.
Poi gli diede le spalle e continuò a camminare, stavolta più veloce. Percy faceva sempre più fatica a seguirla. - Alex!- urlò, arrabbiato. – Alex, fermati!
Ma lei niente, non si fermava. Non aveva nessuna intenzione di farlo. Percy scrollò la testa e cercò di riprendersi. Doveva fare qualcosa, non potevano continuare a camminare così.
Già, qualcosa. Ma cosa? L’unica cosa che gli venne in mente di fare era forse la più stupida, ma forse anche la più efficace.
Iniziò a correre più veloce che poteva, come quando un corridore si impegna per fare il rush finale. A perdifiato, oltre il suo solito limite.
Una volta raggiunta la ragazza la afferrò per un braccio e la tirò a se, facendola voltare e ritrovandosela di fronte.
Alex rimase alquanto sorpresa da quell’atteggiamento. Come aveva osato strattonarla così? Chi era lui per trattarla in quel modo?
Lo guardò, torva. Aveva l’aria stanca, il fiato grosso. La fronte era imperlata da un leggero strato di sudore, eppure lui si sforzava di mantenere una posizione eretta, rispettabile.
- Senti- le disse, con il tono più fermo che riusciva ad avere. – Credo che …- prese un bel respiro, prima di continuare. – Ti propongo una tregua. Proviamo … proviamo a mettere il rancore da parte, per una volta, e a collaborare come una vera squadra. Una squadra che lotta per la propria sopravvivenza. Ci stai?
Alex restò in silenzio. Alzò lo sguardo e puntò gli occhi nei suoi. Erano azzurri, proprio come se li ricordava. Proprio come li aveva visti l’ultima volta in cui era stata davvero felice con lui. Proprio come quelli che la facevano impazzire.
Ma adesso no. Lei lo odiava. Lo odiava con tutta se stessa. Lui l’aveva ingannata, aveva giocato con i suoi sentimenti.
Le aveva fatto credere di provare qualcosa per lei. Che tra loro due poteva nascere un sentimento, o che forse c’era già. L’aveva consolata, l’aveva abbracciata. L’aveva fatta ridere, l’aveva fatta sorridere. L’aveva fatta sentire una principessa e le aveva fatto provare delle sensazioni che lei ormai credeva perdute. Le aveva fatto girare la testa e le aveva fatto battere il cuore.
Lui era il suo nuovo inizio, il punto da cui lei voleva ricominciare. Ricominciare a fidarsi di qualcuno, ricominciare a desiderare gli abbracci di una persona. Ricominciare ad amare un ragazzo.
Ci credeva, ci sperava davvero. Lui era diventato il suo migliore amico, il suo consulente, la persona di cui non poteva fare a meno.
Lui forse l’aveva capito e l’aveva sfruttata. Aveva giocato con lei proprio come si gioca con una bambola di pezza. La usi un po’, poi, quando vedi che non ti piace più, passi ad un’altra.
Aveva baciato, aveva baciato un’altra ragazza sotto i suoi occhi. Ed Alex lo odiava per questo. Non era giusto. Non era giusto, perché quel bacio era suo.
È questo che aveva fatto. Aveva giocato con lei. Ma non si era reso conto delle conseguenze di giocare con il fuoco.
Alex si sentì avvampare e la sua temperatura iniziò a salire.
Lo odiava. Lo odiava davvero tanto.
Percy sentì la sua mano scottare. La sua pelle bruciava e il dolore era davvero lancinante, ma lui non mollò. Sapeva perfettamente che quello era un modo della ragazza per sfuggire dalla realtà. Per risolvere i suoi, i loro problemi, usufruendo dei suoi poteri. Strinse i denti e la sua presa sul suo braccio si fece più salda.
Alex continuò a guardarlo negli occhi.
Lo odiava. Lo odiava davvero tanto.
E allora perché se lo odiava tanto aveva uno strano morso allo stomaco? Perché le sue gambe sembravano di gelatina e il suo cuore sembrava aver preso non uno, ma cinque battiti?
Inizialmente aveva attribuito questi sentimenti alla rabbia, la rabbia che portava dentro. Ma ora, così vicina a lui, con la sua mano che sfiorava la sua pelle, si rendeva conto che non era così.
Perché?, si chiese, Perché non riusciva ad odiare quel ragazzo così come avrebbe voluto? Perché si lasciava sempre sopraffare dalla sua bellezza e incantare da quegli occhi del colore del mare? Perché aveva una voglia irrefrenabile di stringergli le braccia al collo e dargli un bacio? Perché in quel momento avrebbe tanto voluto dirgli che lo amava?
Lei non lo amava, lei lo odiava. Punto.
Questa era la pura verità.
Eppure, pensandoci, quello che aveva detto non era del tutto errato. Dovevano provare a fare squadra, se volevano uscire vivi da quella situazione.
- Allora?- chiese lui, impaziente. Ormai era da un po’ che Alex stava in silenzio.
Lei lo guardò ancora un po’. – Hai l’armatura storta- fu il suo unico commento. Poi si divincolò dalla sua presa e, dopo avergli riallacciato le bretelle, riprese a camminare, stavolta più lentamente.
Percy sorrise, compiaciuto. – Questo è un ‘ok’?- chiese, raggiungendola.
- Questo è un ‘tieni a portata di mano la spada’, Testa d’Alghe- rispose lei.
Lui annuì. – Lo prendo come un si- mormorò.
Continuarono a camminare per un po’, in silenzio, un silenzio che fu Percy a rompere.
- Sai, sono felice che tu abbia accettato un compromesso. Così potremo collaborare meglio- disse, tanto per dire qualcosa.
Alex lo guardò di sottecchi, poi sospirò. – Beh, se questa cosa l’avessimo fatta qualche giorno fa, non avremmo avuto tanti problemi.
Lui la guardò, gli occhi pieni di rammarico. Si passò una mano fra i capelli. – Alex, riguardo a quello che è successo con Elle, io …
Un ramo si spezzò nel bosco. Le foglie secche frusciarono. Qualcosa di grosso si stava muovendo in mezzo agli alberi, proprio oltre le rocce.
- Questi non sono i fratelli Stoll- bisbigliò Alex.
Percy sguainò la sua spada.
 
Raggiunsero il Pugno di Zeus, un grosso mucchio di massi al centro del bosco occidentale. Era un punto di riferimento naturale dove i ragazzi del campo si incontravano spesso nelle spedizioni di caccia, ma adesso non c’era nessuno in circolazione.
- Laggiù- bisbigliò Alex.
- No, aspetta- replicò Percy. – Dietro di noi.
Era strano. Dei rumori sospetti sembravano provenire da più direzioni diverse. Stavano girando attorno ai massi, le spade sguainate e i nervi attenti, pronti a scattare, quando udirono un fruscio alle loro spalle.
Entrambi si voltarono. Un insetto ambrato, luccicante, stava sbucando dal bosco: era lungo più di tre metri e aveva due tenaglie aguzze, una coda corazzata e un pungiglione grande quando la spada di Percy.
Uno scorpione.
Legato alla schiena aveva un sacchetto di seta rosso.
- Uno di noi lo prende alle spalle- propose Alex, mentre la creatura gli zampettava incontro – e gli mozza la coda, mentre l’altro lo distrae davanti.
- A distrarlo ci penso io- rispose Percy. – Tu hai la super velocità.
- Prova a creare un diversivo con l’acqua.
- Riesci ad incenerire la coda?
Lei annuì. Avevano combattuto insieme così tante volte che ormai conoscevano molto bene le reciproche mosse. Potevano farcela senza problemi.
Ma quando gli altri due scorpioni sbucarono dal bosco, le loro certezze scemarono.
- Tre?- esclamò Alex. – Non è possibile! Con tutto il bosco a disposizione, metà dei mostri viene proprio da noi?
Percy deglutì. Uno, potevano farcela. Due, con un po’ di fortuna. Tre? Ne dubitava.
- Ci arrampichiamo?- propose.
- Non c’è tempo- replicò la ragazza.
Aveva ragione. Gli scorpioni li stavano già circondando. Erano così vicino che i ragazzi riuscivano a vedere la schiuma che avevano alla bocca pregustando un pasto gustoso a base di mezzosangue.
- Attenta!- Percy schivò un pungiglione con il piatto della lama. Alex tentò con una palla di fuoco, ma lo scorpione la evitò per un soffio. Percy, allora, provò un affondo con Vortice, ma lo scorpione arretrò, fuori dalla sua portata.
Iniziarono a spostarsi di lato, lungo i massi, e quelle bestiacce li seguirono. Alex menò un’altra palla di fuoco, ma attaccare era troppo pericoloso. Se miravano al corpo, la coda scattava verso il basso. Se miravano alla coda, le tenaglie cercavano di afferrarli ai fianchi. Non potevano fare altro che difendersi, e non avrebbero retto a lungo.
Percy fece un altro passo laterale e ad un tratto sentì il vuoto alle sue spalle. C’era una fessura fra due dei massi più grandi, qualcosa a cui era passato davanti un milione di volte ma …
- Qui dentro- disse.
Alex menò una lingua di fuoco contro uno scorpione e poi si voltò a guardarlo come se fosse pazzo. – Lì dentro? È troppo stretto.
- Ti copro io. Vai!
Alex si chinò dietro di lui e cominciò ad infilarsi fra i massi. Poi gridò e lo afferrò per le bretelle dell’armatura.
All’improvviso caddero in una voragine che un attimo prima non c’era. Videro gli scorpioni sopra di loro, il cielo violetto della sera e gli alberi, poi il varco si chiuse come l’obbiettivo di una macchina fotografica e si ritrovarono nel buio più totale.
Il loro respiro riecheggiava contro la pietra. L’aria era umida e fredda. Erano seduti su un pavimento irregolare che sembrava fatto di mattoni.
Percy sollevò Vortice. Il debole bagliore della lama riusciva a illuminare il volto spaventato di Alex e le pareti di pietra ricoperte di muschio.
- Dove siamo?- chiese lei, con voce tremante. Percy vi scorse un filo di terrore.
- Al sicuro dagli scorpioni- rispose, cercando di sembrare calmo. Ma era terrorizzato. Quello che era successo era impossibile. Era come se la terra si fosse spalancata e li avesse inghiottiti.
Percy sollevò di nuovo la spada a mo’ di torcia, ma non serviva a molto. Il buio era più forte.
La mano di Alex scivolò nella sua. Era calda, ma sembrava essere attraversata da degli spasmi di freddo, o forse erano di paura. In altre circostanze Percy si sarebbe sentito in imbarazzo, ma in quel momento, nel buio più totale, era felice di sapere dove fosse. Era praticamente l’unica cosa di cui fosse sicuro.
La strinse ancora di più e lei fece lo stesso, imprigionandolo in una morsa d’acciaio.
Alex aveva lo sguardo terrorizzato. Percy le illuminò il volto e rimase turbato. Non l’aveva mai vista in quello stato, e ora era ancora più sicuro che quelli spasmi della sua mano erano spasmi di terrore.
- Non si vede nulla- cercò di dire, ma la sua voce suonò meno ferma di quanto sperasse.
Alex ci mise un po’ per focalizzare la situazione e rendersi finalmente conto di ciò che doveva fare. Alzò una mano e questa prese fuoco, illuminando lo spazio intorno a loro.
Lei sembrò rilassarli e allentò la presa sulla mano del ragazzo. Sembrava più calma.
- È una stanza lunga- mormorò lui.
Lei strinse di nuovo la sua mano. – Non è una stanza. È un corridoio.
Aveva ragione lei. Il buio sembrava … più vuoto di fronte a loro. C’era una brezza calda, come nelle gallerie della metropolitana, solo che l’aria sembrava più stantia e in qualche modo più pericolosa.
Lui fece per incamminarsi, ma lei lo fermò. – Non ti muovere. Dobbiamo trovare l’uscita.
- Ok- disse. - È proprio qua so …
Guardò in su e si rese conto che non riusciva a vedere il punto da cui erano caduti. Il soffitto era di pietra massiccia. Il corridoio sembrava continuare all’infinito in entrambe le direzioni.
- Due passi indietro- gli ordinò.
Si mossero all’unisono, come su un campo minato.
- Ok- continuò. – Aiutami ad esaminare le pareti.
- Perché?
- L’ho visto fare in un film- rispose, come se la cosa avesse senso.
- Ah, ok. E cosa dovremmo trovare, esattamente?
- Una specie di mattonella rialzata o qualcosa del genere. Un fessura, magari. Un pulsante.
- Ok.
Iniziarono ad osservare le pareti, più ossessivamente di quanto avessero mai fatto.
- Eccola!- esclamò Alex, sollevata. Poggiò la mano sul muro e premette contro una minuscola fessura. Poi spettò. Per un attimo non successe niente, poi, però la fessura iniziò ad emanare una lieve luce azzurra. Poi comparve un simbolo: ∆. Poteva sembrare un semplice triangolo, ma Percy sapeva che quella era la lettera delta in greco antico.
Il soffitto si aprì e i ragazzi rividero il cielo notturno e le stelle.
Era molto più buio di quanto avrebbe potuto essere. Alcuni appigli di metallo comparvero sulla parete, diretti verso l’alto. Si udirono delle persone gridare i loro nomi.
- Percy! Alex!- la voce di Bella era la più forte di tutte, ma non era la sola.
I due si guardarono, nervosi. Poi cominciarono ad arrampicarsi.
 
Avanzarono fra le rocce e si imbatterono in Clarisse e in un gruppetto di altri ragazzi con le torce. Tra loro, c’era anche Emma.
- Dove siete stati?- li aggredì quest’ultima. – Vi cerchiamo da un’eternità!
- Ma se siamo stati via solo qualche minuto- protestò Alex.
Chirone arrivò al trotto, seguito da Maria e Bella.
- Percy! Alex!- esclamò la bionda, correndogli incontro e abbracciandoli. – State bene?
- Si- rispose il ragazzo. – Siamo caduti in una fossa.
Gli altri lo guardarono scettici, poi si voltarono verso Alex.
- Sul serio!- insistette lui. – Avevamo tre scorpioni alle calcagna, così siamo scappati e ci siamo nascosti fra le rocce. Ma siamo stati via solo un minuto.
- È quasi un’ora che siete dispersi- rispose Chirone. – La partita è finita.
Alex inarcò un sopracciglio. Un’ora? come poteva essere passata un’ora? Erano stati li dentro pochi minuti.
Avrebbe voluto chiederlo, ma l’unica domanda che le uscì fuori fu: - Ah. E chi ha vinto?
Clarisse e Michael indossavano la corona d’alloro, ma non si stavano vantando neanche un po’ per la vittoria, il che non era da loro.
- Una fossa?- chiese Clarisse, sospettosa.
Percy si girò esasperato verso Alex, che fino ad allora non aveva detto niente per rafforzare la sua teoria. Se quella era una teoria. In realtà non lo sapeva neanche lui.
La guardò ancora, ma la ragazza non parlò. Era impegnata ad osservare Maria e Chirone.
- Che genere di fossa?- chiese la donna.
Percy aprì la bocca per parlare, ma stavolta Alex lo precedette. – Era … strana. Non era una vera e propria fossa. Siamo caduti in un buco, ma poi questo si è richiuso e ci ha lasciato … - deglutì a fatica. - … ci ha lasciato al buio.
Il ragazzo la guardò, inarcando un sopracciglio, ma non la interruppe. 
- Abbiamo provato ad illuminare quella grotta- continuò lei. – Ma l’unica cosa che siamo riusciti a vedere sono state le pietre. Pietre ovunque. Non era una grotta, era una stanza. O forse addirittura un corridoio.
Qui si fermò, perché aveva notato gli occhi terrorizzati di quei due. Chirone si stava agitando sugli zoccoli, la fronte aggrottata, come se stesse pensando. Maria, invece, contorceva convulsamente le mani, gli occhi fissi nel vuoto. 
- Maria?- chiamò la mora. – Va … va tutto bene?
Maria non rispose, e si voltò verso Chirone con aria preoccupata. – Lo hanno trovato, vero?- chiese.
Il centauro sembrò annuire, cupo. – Credo di si.
- Aspettate- esclamò Emma. – Che cosa hanno trovato?
Nessuno dei due rispose. Qualcuno degli altri ragazzi cominciò a fare domande, confuso quanto i due ragazzi, ma Chirone zittì tutti alzando la mano. – Questo non è né il momento né il luogo adatto.- Scrutò i massi come se si fosse appena accorto quanto fossero pericolosi. – Tornate tutti nelle capanne a riposare. È stata una bella partita, ma il coprifuoco è già passato.
Ci furono un sacco di borbottii e lamentele, però gli altri si allontanarono, parlottando e lanciando occhiate sospettose ai due ragazzi.
- Aspettate un secondo- replicò Percy. – Che cosa abbiamo trovato?
Maria lo guardò, gli occhi cupi per la preoccupazione. – Questo vale anche per voi, ragazze- disse, rivolgendosi alle tre amiche. – Tornate a casa.
- Maria ma noi … - iniziò Emma, ma la donna la zittì, alzando la mano. Poi guardò il centauro, si scambiarono uno sguardo di intesa e se ne andarono.
Emma aggrottò la fronte, segno evidente che stava raggruppando e catalogando le informazioni assimilate. Bella, invece, guardava i due ragazzi con un sopracciglio inarcato. – Allora … - disse. – Cosa è successo fra voi due lì dentro?
Sia Alex che Percy si sentirono avvampare. Si guardarono.
Nessuno dei due aveva voglia di parlare di ciò che era successo in quella grotta, tanto meno Alex. Aveva ancora gli occhi spaventati, e anche se nessuno se ne rendeva conto, Percy lo aveva capito, perché ormai aveva imparato benissimo a scrutare quegli occhi.
Aggrottò la fronte, non capendo il motivo di tanta preoccupazione. Nella fossa si era comportata in modo strano.
Alex Chadwich, la ragazza che non ha paura di niente, in quel momento era terrorizzata.
Certo, anche lui aveva avuto un po’ di paura, ma quella della ragazza, stranamente, aveva iniziato a scemare quando aveva fatto luce con il fuoco.
Ma perché?
Alex distolse lo sguardo, e Percy si annotò mentalmente di chiederle cosa le fosse successo.
- Credo sia meglio andare- disse la mora, tossicchiando senza averne davvero bisogno e avviandosi a testa bassa verso l’uscita del campo.
Bella la guardò andarsene, poi si voltò verso il ragazzo. – Ma che le è successo?- chiese.
Percy la guardò. Non sapeva esattamente cosa le fosse successo. O meglio, l’aveva intuito, ma non aveva capito il perché di quell’atteggiamento. E se Alex fosse stata lì, di sicuro non lo avrebbe detto. E se non lo avrebbe fatto lei, non capiva perché doveva farlo lui. Decise di non dire niente, almeno fin quando anche lui non ci avesse capito qualcosa.
- Beh, lei … è rimasta incuriosita da quel posto – mentì, passandosi una mano fra i capelli. – Sai com’è Alex … la curiosità è una sua dote naturale. Credo che voglia rielaborare le informazioni.
Bella lo guardò un po’, un sopracciglio inarcato, scettica. Poi si voltò nella direzione da cui se n’era andata l’amica. – Già … - disse. – Alex è fatta così.
Percy sospirò, sollevato che l’avesse creduto. La bionda si avvicinò alla sua amica, che aveva smesso di pensare ed era rimasta in silenzio.
- Andiamo?- le disse.
Emma annuì. Tutte e due salutarono Percy e si avviarono verso l’uscita del campo.
Percy sospirò e si guardò intorno. Era rimasto solo.
Quell’esperienza aveva scioccato molto anche lui. Voleva sapere la verità, voleva sapere che cosa avevano trovato, ma ora, la sua preoccupazione più grande, era sapere che cosa fosse successo ad Alex.
Un grido agghiacciate squarciò l’aria, e Percy sapeva benissimo che cosa significava. Iniziò a correre a perdifiato verso la sua capanna, mille pensieri per la testa, la spada stretta in mano, intento a non farsi vedere ( e divorare) dalle arpie del campo.


Angolo Scrittrice.
Salve Gente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Sinceramente non ho nulla di importante da dirvi, ma ormai mi sono abituata a scrivere qualcosa nel mio angolo scrittrice xDxD
Vabbè, dato che non ho niente da dire, credo di dover ringraziare tutti voi. Tutti quelli che fino ad ora hanno commentato ( in particolare Lily97 ;D (ciao Lily!) *saluta*), tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite, fra le seguite, ma anche fra quelle da ricordare, e poi tutti quelli ce hanno continuato a leggerla, e che ancora non si annoiano leggendola ;)
Vi ringrazio, siete bellissimi.
Mi raccomando, continuate a leggere e/o commentare.
Ciao ciao
ValeryJackson <3
  
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