Benvenuti
a questo nuovo capitolo.
Questa
volta non dico niente, tranne un BUONA LETTURA!
NERO/GHIACCIO
Marie lo stava
evitando.
Nei limiti del
possibile, stava riducendo al massimo tutte le eventuali occasioni
d'incontro. Alain
si era pentito non poco di essersene andato via ed aveva dato per
scontato che
la soluzione del pasticcio, che tra alcuni mesi avrebbe avuto le
fattezze di un
esserino urlante e con il moccio al naso,fosse lontana dal suo
avverarsi...solo
che non immaginava che avrebbe dovuto impiegare così tanto
per riuscire a
rimettere le cose in sesto.
André ed Oscar avevano
diplomaticamente deciso di non intervenire.
Si limitavano a
tenerlo d'occhio, con quell'aria sorniona e serena che faceva andare in
bestia
l'ex soldato.
Spiacente
De Soisson, ora devi sbrigartela da solo aveva detto serafico il primo.
Voglio
proprio vedere come riesci a spuntarla con una
donna per bene
aveva invece rincarato
la dose la seconda.
A quel pensiero, il
colosso sbuffò.
Non sapeva francamente
come sciogliere quel nodo gordiano.
Tutto era diventato
difficile e fastidioso...e quello su cui non aveva alcun dubbio era di
non
avere nessuna pazienza.
Era un uomo d'azione,
non certo un tipo riflessivo.
E
infatti, ecco la fine che ti ritrovi si disse Hai
messo incinta quella poveretta che adesso, giustamente, ti tratta come
un
appestato. Sei un manigoldo della peggiore specie. Don Giovanni ti fa
decisamente un baffo. si disse, in quella sorta di biasimo
interiore che
non lo lasciava mai.
In quel momento, erano
seduti a tavola, l'uno di fronte all'altro.
Oscar aveva lamentato
dei dolori alla schiena e si era coricata a letto, seguita da Grandier.
Briac, invece, si era allontanato con il dottore che, annunciando di avere un regalo per lui, se lo era portato via. Erano ormai soli.
Difficile dire quanto quella cosa fosse casuale.
Marie aveva preso a
sparecchiare, con calma metodica.
Evitava accuratamente
di vederlo, come se lui fosse delle dimensioni di una mosca.
Alain era palesemente
seccato.
La signorina Chevalier
non lo aveva degnato di una minima considerazione...e questo ignorare
lo stava
irritando. Alla fine, si avvicinò a lei e, con un gesto
deciso e quasi brusco
le tolse i piatti di mano.
-Che cosa intendete
fare?- sibilò Marie, fissandolo minacciosa.
-Parlare- rispose
questi, mettendo i piatti di nuovo sul tavolo- cosa che non abbiamo
fatto.-
Marie si porò una mano
sul fianco.
Alain la guardò male.
Non sopportava
quell'espressione. Lei doveva sorridere, non sfoggiare quel tipo di
smorfia.
-Sì- disse, tentando di frenare la stizza- e di certo,
questa volta non
mollerò.-
L'ex novizia pestò con
violenza il piede a terra.
-Non sono stata io a
darmi alla macchia, in tutti questi mesi- sbottò- spero per
te che tu non sia
tornato per assumerti le tue responsabilità...se sei venuto
qui solo perché ti
faccio pena, puoi ritornare da dove sei venuto. Non voglio la
carità di
nessuno...men che meno da te!-
Alain la guardò, senza
avere il coraggio di fiatare.
Gli occhi di Marie, in
quel momento, avevano perso parte della loro gelida luce, acquisendo un
calore
che aveva scorto poche volte.
-Ho sbagliato ad
andarmene...- disse, studiando la sua espressione- ma il fatto
è che me la sono
fatta sotto, quando ho saputo la notizia. Non volevo piantarti qui in
questo
modo.-
-Ma lo hai fatto.-
incalzò lei.
-OH, FAMMI FINIRE!-
gridò lui, non potendo però non darle ragione- Ho
sbagliato...su tutta la linea...
ma il fatto, Marie, è che per molto tempo ho visto in te la
mia povera Diane.-
Marie incassò.
Le avevano vagamente
parlato di quella giovane e della triste vicenda che aveva passato...ma
sentirsi paragonare a lei, sua sorella, era uno smacco difficile da
mandar giù.
In un primo momento, venne presa dal desiderio di mollarlo una seconda
volta,
in modo definitivo...salvo poi ripensarci. Alain, dietro l'aria
spaccona e
attaccabrighe, si era sempre dimostrato restio a scoprirsi come invece
stava
ora facendo. Via, posso
sempre aspettare si disse, inghiottendo la
serie d'insulti che minacciavano di uscirle di bocca.
-Lei era la mia povera
sorellina. Avevo giurato, dopo la morte di mio padre, che mi sarei
preso cura
di lei, proteggendola dallo schifo che ci circondava. Però
ho fallito, per ben
due volte. Non ho potuto evitare che rischiasse di essere disonorata
per via di
un mio superiore e non ho potuto impedire che si togliesse la vita
perché non
vedeva per lei altre possibilità di riscatto.- disse,
fissando apatico il
pavimento.
La sensazione di
fallimento per quella vicenda pesava sulle sue spalle come un macigno.
-Io non sono capace di
proteggere nessuno, a mala pena me stesso- continuò.
Marie ripensò a quella
sera in cui si era giocata in tutto per tutto...e, come sempre, non era
minimamente pentita di quello che aveva fatto. -Non immagini nemmeno
quanto tu
mi abbia fatto male.-disse lei, tentando di scegliere bene le parole
per esprimere
il contraddittorio stato d'animo che la logorava in quei giorni. -Dirmi
che
volevi farti carico di questa situazione...hai idea di quanto sia
umiliante? Io
non sono un peso... Sono una persona! Non puoi venirmi a dire che
intendi porre
rimedio...così, come se si trattasse di un secchio rotto.-
Alain la guardò muto,
trovando quelle parole specchio di quelle che aveva detto Erin.
Non immaginava che la
bassa considerazione che avevano istillato in quella piccola donna
l'avesse
portata a considerarsi un carico ingombrante. - No, non posso saperlo.-
rispose, mettendo sul piatto tutta la verità che pensava di
possedere -Il
dolore è una cosa troppo personale per poter essere
condivisa. In questo
periodo sono andato nel tuo villaggio natale, insieme ad Erin e...ho
saputo che
razza di vita hai fatto. Non voglio compatirti perché
è la cosa di cui hai
davvero meno bisogno. Io non sono un buon partito. Ho davvero
tanti...troppi
difetti per poter essere la persona che meriti e sono stato
fottutamente
vigliacco, al punto da piantarti qui perché me la facevo
sotto. Il fatto è che
non avrei mai pensato di avere dei figli né, tantomeno, di
poter diventare
padre. Io non sono adatto, dannazione!-
-Ah, ma davvero?- fece
ironica Marie- Nemmeno io sarei tagliata per fare la mamma. La mia
è morta
quando sono nata e la donna che mi ha cresciuto mi ha fatto spesso
rimpiangere
di essere venuta al mondo...vogliamo cominciare ad elencare le sfortune
della vita
di ciascuno?-
Alain la fissò
impacciato.
Quello che diceva la
piccola donna non faceva una grinza.
-Oh bhe- disse allora,
non sapendo più che pesci prendere-allora, povero bambino!-
Marie si fece di
pietra.
La situazione aveva un
che di assurdo e, complice la gravidanza, aveva davvero ben poca
pazienza.
-Come sarebbe a dire?- fece, tremando.
Alain si grattò la
testa.
-Va bene, ho fatto la
più grande fesseria del mondo e, sicuramente,
sarò il peggiore padre di
Francia...ma, a questo punto, che intendi fare? Ammetterai pure tu che
la fuga
era una reazione possibile, dato che non siamo fidanzati e non
è che abbiamo
passato poi chissà quanto tempo insieme...-provò
a dire.
Marie si portò una
mano sul fianco. -Non sarai proprio un mascalzone del tutto- concesse,
prima di
rivolgergli un'occhiata scettica- ma anche se ho passato parte della
mia vita
in convento, so riconoscere chi è allergico ad un
matrimonio.-
Alain impallidì.
-MATRIMONIO?- domandò
incredulo- Proprio tu ora mi vieni a parlare di matrimonio? Ti ricordo
che
questa idea ti ha schifato non poco, quando te l'ho proposta!-
-E COME DOVEVO
REAGIRE?- strillo la giovane, rossa in volto- SEMBRAVA CHE TI AVESSERO
CHIESTO
DI PULIRE LE LATRINE DI UNA BETTOLA, TANTO ERI ENTUSIASTA DELLA COSA!-
A quelle parole, calò
un silenzio imbarazzante.
Alain si ritrovò
spalle al muro.
Marie era furibonda.
-Non hai la più
pallida idea di come mi sia sentita sola in questi mesi- disse
rabbiosa- né
della preoccupazione che ho avuto, sapendo che questa creatura avrebbe
vissuto
come una bastarda. Immagini che razza di situazione possa essere?-
Il gigante sussultò.
-Bhé, comunque sia, io
ora non me ne vado, chiaro?-ribatté- Ho commesso una
colossale cazzata ma non
ho intenzione di rinnegare il pargolo, quando deciderà di
fare capolino in
questo mondo. Sono indubbiamente la persona meno adatta a fare il padre
ma,
francamente, non ho intenzione di lasciarti nei casini che io stesso ti
ho
procurato...E NON LO FACCIO PERCHE' MI FAI PENA, E'INUTILE CHE MI
GUARDI A
QUESTA MANIERA!-
La signorina Chevalier
si bloccò e, per la prima volta da quando si erano
reincontrati, provò a
guardarlo davvero.
Fissò gli occhi scuri di brace ed il sempre più evidente impaccio di chi decide di fare una cosa pur di vergognarsi a morte. A quella vista, sgranò le pupille di ghiaccio.
Alain
era tornato lo stesso.
Ma per
chi?
Quell'interrogativo le
gettò addosso nuove preoccupazioni.
L'insicurezza che
fosse tornato solo per il piccolo la fece di nuovo sentire in secondo
piano,
come se fosse un sacco di cui contava solo il contenuto. -Oh no no no
no, eh!-
disse di nuovo Alain con fare quasi orripilato- Non farmi questa faccia
sai!-
Marie sussultò.
-Che...che faccia?-
provò a dire, tentando di non far tremare troppo la voce.
-Hai la faccia di un
cane abbandonato sul ciglio della strada- fece esasperato- Sembra
sempre che tu
pensi Non mi merito niente di tutto
questo!...E CHE CAVOLO! Sei una grande lavoratrice,
intelligente, colta,
gentile anche con le teste di legno come il sottoscritto...e
sì...ecco...-
La donna allungò il
collo.
-Sì?- lo
incalzò.
L'espressione del
gigante era tutta un programma.
Il viso di Marie era a
poca distanza. Quasi senza rendersene conto, si era avvicinata a lui
più del
previsto...e questo complicava ancora di più le remore
dell'ex soldato.
Non c'era modo di
uscire da quella situazione spinosa...e questo non sfuggiva nemmeno ad
Alain De
Soisson.
-Allora?- fece la
donna.
Il soldato chiuse gli
occhi.
Non ho
altra scelta
si disse.
Marie strabuzzò gli
occhi e non fece più domande...forse perché la
bocca di Alain si era chiusa
sulla sua, mettendo finalmente a tacere quella lite.
Oscar picchiettò
nervosamente il piede.
-Allora?- chiese
all'indirizzo di André, scomodamente accoccolato sulle
scaline, poco sotto di
lei.
-Non sento più
niente.- rispose questi, grattandosi la testa.
-Che abbiano fatto
pace?- domandò.
-Mah- disse questi-
Alain è sempre il solito. Mi domando come abbia messo fine
alla lite.-
Oscar scosse il capo.
-Comunque sia- fece
lei- potevano pure dirsi prima che erano innamorati. Si evitavano tante
incomprensioni.-
André sgranò
gli
occhi.
Per i
riccioli di Luigi XV! Proprio tu che hai
impiegato la bellezza di 30 anni per ricambiare i miei sentimenti, ti
metti a
fare questi discorsi! fu il pensiero orripilato che lo
colse...eppure si guardò bene dal proferire parola.
Disarmata o meno,
Oscar era sempre Oscar.
Altro
capitolo che mette fine alla cosa di Marie e
Alain. La loro situazione si trascinava in maniera abbastanza
complessa...e
spero che questa soluzione, molto fluff sia accettabile.
Ragionevolmente, non
poteva che essere così, almeno secondo me! Io come sempre
non so come
ringraziare la vostra gentilezza per avermi letto sinora. Sono molto
affezionata a questa fic ma, salvo imprevisti, non farò un
seguito. Ho
sistemato ora la parte più semplice ma devo aggiustare le
altre due coppie.
Vedremo cosa inventerò.
Ah, ho
concluso il prossimo capitolo The secretary,
per chi volesse saperlo.