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Autore: Black_Yumi    08/01/2013    1 recensioni
Questa è la prima storia che publico in questa categoria.
Comunque la storia parla di una ragazza di nome Luna che da quando è nata non ha avuto l'affetto da parte di suo padre e questo con il passare degli anni non ha fatto che pesarle. Crescendo si è allontanata sempre più da lui e si è chiusa in se stessa, ma tutto è cambiato quando ha conosciuto la sua amica Alice e il ragazzo che si innamorerà, Shane McAndrew.
Lei e Shane non si sono mai sopportati e per loro ogni momento è buono per litigare.
Spero che la storia vi abbia incuriositi :-)
Tratto dalla storia:
[...] Io non ho mai visto i miei genitori mentre si scambiano carezze, si tengono per mano o si danno un bacio, l'unica cosa che ricordo sin da quando ero una bambina non sono altro che le loro grida mentre litigano anche per il più banale dei motivi.
[...] Non ho nemmeno un ricordo felice di noi tre insieme e questo con gli anni ha iniziato a pesarmi.
[momentaneamente sospesa]
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Seconda media, quinta ora, l'una e dieci circa. Sabato.


Mancavano ancora venti minuti al suono della campanella e io speravo che non passassero, non ho mai desiderato tanto che la scuola non finisse.

La professoressa Cope stava finendo di spiegare la sua noiosissima lezione di Storia dell'arte, per poi assegnare i compiti per la settimana successiva.

Tre minuti dopo suonò la campanella, anche questa volta le lezioni volarono così come le ore.

Devo ancora finire di mettere via i libri nella cartella e faccio tutto con molta calma per guadagnare maggior tempo.



Uscii dall'aula e lentamente mi avviai verso l'uscita, vicino alle scale incontrai la mia amica Alice che mi passò un biglietto, sa benissimo quanto non sopporti quel giorno.

Poi le feci un cenno di saluto e le strinsi la mano in segno di conforto, cosa che mi servirebbe proprio ora visto che l'unica cosa che vorrei sarebbe poter ritornare a casa mia.

Dopo che ci siamo separate andai verso il luogo in cui devo incontrarmi con mio padre, lo vedi da lontano appoggiato alla sua macchina mentre fuma una sigaretta.

Appena arrivai gli do lo zaino e lo mise nel sedile posteriore, poi salii in macchina e biascicai un saluto mentre lui mi da un bacio sulla guancia.

Per tutto il viaggio non faccio una parola, se non per rispondere a qualche domanda, per poi ritornare al mio silenzio.

So già che questi due giorni saranno duri, come lo sono stati anche gli altri in passato.



Circa un quarto d'ora dopo arrivammo a casa sua, una costruzione pitturata si bianco e suddivisa in due piani.

Feci un lungo sospiro, per poi entrare in casa.

Sorrisi falsamente a Vivien, la compagna di mio padre. Una donna con gli occhi castani e i capelli rossi e ricci.

Andai al piano di sopra per andare a togliermi il cappotto e nel frattempo estraggo il biglietto che mi aveva dato Alice.

Ci sentiamo stasera alla solita ora.

È questo che c'era scritto e in effetti non vedo l'ora di sentirla, di solito mi fa sempre stare meglio.

Quando ritornai in salotto mi aspettava il mio pranzo, anche se non mi piace Vivien devo ammettere che in cucina se la cava molto bene.

Mentre mangiavo vidi al riflesso della vetrinetta che iniziava ad aprire le cerniere dello zaino per vedere se trova il libretto delle giustificazioni, cosa che accade.

Non ho mai sopportato il fatto che frugava fra le mie cose senza nemmeno chiedermi il permesso, e solo per vedere quante volte non sono andata a scuola.

Aprì anche lo zaino ed estrasse il diario, dopo di che iniziò a sfogliarlo per vedere se ci sono delle note di demerito.

Io continuai a mangiare indifferente, tanto lo so che se gli avessi detto che non sono affari suoi avrebbe iniziato a rompere ancora di più.


Ho già finito di pranzare da circa un'ora e mezza e anche se non ho voglia non mi resta che studiare, non avevo altro da fare visto che è l'unico modo per non annoiarmi.

Almeno mio padre è andato a dormire, mentre Vivien è sdraiata in divano che riposa.

Feci tutti i compiti che mi sono stati assegnati, o almeno solo quelli dove ho i libri delle materie di quella mattina.

Passarono circa altre due ore quando finii di studiare.

Lucas, mio padre e Vivien si erano già alzati da un bel po' e quest'ultima è andata a trovare sua figlia Janie, che abita vicino a casa. Mentre mio padre stava pulendo la macchina.

Io guardai la televisione; nel frattempo con una mano mi tengo il viso mentre con l'altra picchietto le dita sul tavolo.



Andai avanti in questo modo almeno fino a quando non rientrò mio padre dicendo che mi porterà a trovare mia nonna.

Sono felice di poterla rivedere, visto che non la sento spesso quanto vorrei.

Quando vado a casa sua mi sento a mio agio e non sento la pressione che percepisco quando sono a casa di mio padre e quando Vivien osserva e commenta tutto quello che faccio.

Mi misi il giubbotto di filata, non vedendo l'ora di arrivare a casa di mia nonna per poterla abbracciare.



Dopo circa dieci minuti arrivammo a casa sua, una graziosa villetta dipinta di bianco e con le imposte colorate di rosso.

Appena la macchina si fermò scesi subito e andai a suonare il campanello.

Quando mia nonna aprì la porta l'abbraccio di slancio venendo subito ricambiata anche da lei.

Dopo di che entrammo tutti e tre.

Mio padre se ne andò dopo qualche minuto dicendo che sarebbe venuto a riprendermi tra un po'.

Guardai mia nonna, una donnina bassa e in carne, ma il suo sorriso mi fece stare meglio, trasmettendomi il calore che mi mancava.

Parlammo un po' di tutto, era molto felice di vedermi visto che ci incontravamo così poco.

Dopo un'ora mio padre tornò a riprendermi e questa volta insieme a lui c'era anche Vivien.

Capì dalla direzione in cui stava andando che saremmo andati a trovare Megan, la sorella di Vivien.

Almeno potevo sperare di incontrare Shia, la figlia del marito di Megan avuta dal precedente matrimonio.

Lei mi capiva visto che anche per Shia è stato difficile accettare la relazione fra suo padre e Megan.



Per fortuna quando arrivammo a casa di Megan vidi Shia seduta fuori in giardino.

Appena scesi dalla macchina e dopo aver detto a Vivien dove andavo, raggiunsi subito Shia salutandola con un abbraccio per poi sedermi di fronte a lei.

<< Ciao! >> sorrisi salutandola, mi era mancata molto in fondo ci vedevamo pochissimo.

<< Allora? Come stai? >> mi domandò, mentre finiva di scrivere qualcosa sul cellulare per poi posarlo di fronte a lei.

<< Non mi lamento, in fondo lo sai quanto mi diverto a venire qui >> dissi mentre sorridevo sarcasticamente.

Si mise a ridere e io poco dopo la seguì.

Parlammo per qualche altro minuto prima che Vivien venisse a chiamarmi per ritornare a casa.

Dopo aver salutato ancora una volta Shia, andai a salutare anche Megan e suo marito Anthony, dopo di che salii in macchina.

Per strada continuai per tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino, ascoltando la radio.



Quando arrivammo a casa, andai al piano di sopra con la scusa di farmi una doccia, così almeno prima che sia pronta la cena posso stare un po' da sola.

Sentivo l'acqua che mi scorreva sul corpo mi rilassava molto e mi tolse tutto il peso della giornata.

Volevo stare ancora sotto la doccia, ma ero lì sotto da un bel po'.

Uscii avvolta in un asciugamano, mentre mi tamponavo i capelli con uno più piccolo, per poi attorcigliarlo intorno alla testa.

Nel frattempo guardai nel cassetto della biancheria e presi l'intimo, che me lo infilai velocemente; poi presi anche un paio di jeans e un maglioncino e indossai anche quelli.

Dopo essermi vestita asciugo i capelli e poi li legai in una coda di cavallo per stare più comoda.



La cena fu molto tranquilla, come sempre.

Non vedevo l'ora di andarmene a letto, così da poter sentire la mia amica Alice.

Ma dovevo aspettare l'ora adatta altrimenti si insospettivano, sapevano bene che non andavo mai a letto troppo presto.

Il resto della serata lo passai osservando la TV seduta in divano e guardai un film molto noioso insieme a mio padre e Vivien.

Per fortuna quando mio padre notò che stavo per addormentarmi mi ha mandata a letto.



Quando salii le scale e arrivai vicino a dove c'era l'attaccapanni, andai vicino al mio giubbotto e stando ben attenta che Vivien non mi sentisse misi una mano all'interno della tasca sinistra dove era leggermente scucita.

Tastai per trovare il cellulare che tenevo nascosto e riuscii a prenderlo, poi lo nascosi nella manica della maglia.

Quando andai nuovamente in camera, misi il telefono tra il muro e il materasso.

Velocemente mi spoglia e mi misi il pigiama.

Mi infilai sotto le coperte.

Stetti ben attenta a non farlo cadere e presi il cellulare e l'accesi, per fortuna quella mattina l'avevo già messo silenzioso altrimenti avrebbe fatto rumore.

Ogni volta mi toccava fare tutta questa storia; solo perché quando ce l'avevo liberamente mio padre me lo prendeva e senza chiedermi se a me stava bene iniziava a guardare chi mi telefonava o chi mi mandava i messaggi e cosa c'era scritto, qualche volta guardava anche i numeri in rubrica.

Tutto questo non lo sopportavo ed è per questo motivo che di tanto in tanto gli dicevo che lo dimenticavo a casa anche se spesso non era vero.

Mandai subito un messaggio ad Alice, poi aspettai che mi rispondesse.




Mi dispiace moltissimo per questo ritardo, ma ho avuto qualche problema familiare.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere quello pensate :-)

   
 
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